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Colon irritabile o infiammato: Il segnale tipico è il dolore di pancia, accompagnato da gonfiore, meteorismo, stitichezza e/o diarrea (esclusive o alternate tra loro) e, talvolta, come sintomi accessori, da nausea, crampi, difficoltà a digerire. E’ la sindrome del colon irritabile, il cui nome più corretto sarebbe “sindrome dell’intestino irritabile” (IBS, Irritable Bowel Syndrome), un disturbo che a lungo andare può diventare cronico.
E’ una delle patologie più frequenti in campo gastroenterologico (ne soffrono circa 11 milioni di italiani), caratterizzata da un insieme di sintomi intestinali, riferibili al tratto di intestino crasso chiamato colon.
È un disturbo molto diffuso (interessa circa il 10/20% della popolazione), che colpisce maggiormente le donne, pur essendo comune anche tra gli uomini. Solitamente si manifesta prima dei 35 anni, in circa la metà dei pazienti.
È una patologia persistente, la cui sintomatologia può avere un impatto significativo sul benessere di chi ne è affetto: infatti, i fastidi derivanti dall’IBS possono compromettere il regolare svolgimento delle attività quotidiane, generando anche problemi di carattere relazionale.
Purtroppo, la sua diagnosi non è semplice: non esiste infatti un test diagnostico preciso e i sintomi che la caratterizzano sono aspecifici, ovvero comuni anche a tanti altri disturbi dell’intestino.
Escludendo casi di intolleranza e celiachia, o un’alterazione batterica intestinale, che presentano sintomi simili, a scatenare più o meno intensamente la sindrome del colon irritabile sono stress e ansia che colpiscono in maniera differente chi è coinvolto. Ma anche un’alimentazione squilibrata può avere le sue colpe.
Cos’è la sindrome del colon irritabile?
Per comprendere meglio i meccanismi alla base di questo disordine, è prima necessario spiegare che si tratta di una patologia funzionale e non organica, ovvero non presenta delle lesioni evidenziabili con indagini o accertamenti: nel colon irritabile l’aspetto dell’intestino è normale e non c’è alcuna anomalia, o almeno non in modo macroscopico.
Infatti, è un disordine “funzionale” dell’intestino. Non ci sono danni e lesioni organiche ma soltanto dolore, a volte però così frequente e insistente da creare molti disagi quotidiani e, anche, da compromettere pesantemente la vita sociale.
La sindrome del colon irritabile è un disturbo funzionale che può essere definito cronico (in quanto non esiste una cura definitiva), che riguarda il tratto intestinale.
Quindi, possiamo definire l’IBS come una patologia funzionale dell’apparato gastrointestinale, principalmente caratterizzata da disturbi provenienti dal colon, quali dolore addominale e alterazioni dell’alvo (problemi nella defecazione).
Pur essendo cronico (con andamento fluttuante negli anni), non è responsabile di nessun cambiamento dell’anatomia intestinale. Inoltre, non si ritiene favorisca in alcun modo la comparsa di tumori al colon o al retto.
Molto frequentemente, la sindrome dell’intestino irritabile viene volgarmente chiamata colite, ma questo è un termine improprio. Infatti, il suffisso “ite” tende a identificare un processo infiammatorio (non macroscopico a livello intestinale), dunque questo termine andrebbe utilizzato per le patologie infiammatorie reali, come il Morbo di Crohn, la rettocolite ulcerosa, la colite ischemica o le patologie infettive.
Colite e sindrome dell’intestino irritabile: che differenza c’è?
La colite prevede la presenza di un processo infiammatorio, elemento che finora non è stato chiaramente dimostrato per la sindrome dell’intestino irritabile, sebbene esistano alcune evidenze istologiche che sembrano provarlo.
E’ pertanto più corretto, per evitare confusione, riservare il termine “colite” ad altre patologie come le malattie infettive (batteriche, virali o parassitologiche), immunitarie croniche (rettocolite ulcerosa e Morbo di Crohn) o su base ischemica.
Le cause della sindrome del colon irritabile
Nonostante le ricerche fatte, ancora non è stata scoperta alcuna causa specificache possa spiegare la comparsa della sindrome del colon irritabile. Secondo la teoria più diffusa, chi ne soffre ha una condizione di ipersensibilità del sistema nervoso enterico (il secondo cervello), che determina risposte anomale sia sensitive (dolore), sia motorie (diarrea o stipsi).
Quindi, le cause che provocano questa patologia non sono ancora certe. Infatti, si ritiene che ci siano molti fattori coinvolti nella sua comparsa, come per esempio le gastroenteriti infettive, che sembrano essere responsabili di questa patologia nel 30% dei casi.
I fattori scatenanti delle riacutizzazioni possono essere di origine:
- psicologica
- alimentare
- ormonale
- farmacologica
- ambientale (come i viaggi).
Le cellule muscolari che costituiscono parte della parete intestinale regolano il transito del cibo durante il processo digestivo, attraverso le peristalsi, ovvero delle contrazioni ritmiche.
La sindrome del colon irritabile produrrebbe contrazioni troppo forti o troppo deboli, causando nel primo caso sintomi quali gonfiore, meteorismo e diarrea, mentre nel secondo caso stitichezza e feci dure o secche.
I fattori scatenanti
I fattori che possono scatenare la sindrome sono diversi. Tra questi possiamo ricordare:
- stress o ansia eccessivi.
- Consumo di alcuni cibi, in particolare quelli ricchi in FODMAPs, acronimo che indica oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili, zuccheri che non vengono digeriti dagli enzimi intestinali e che, fermentando, producono gas come idrogeno e metano.
- Alterazioni ormonali, come quelle dovute ad esempio al ciclo mestruale.
- Infezioni intestinali.
- Utilizzo frequente di farmaci come antinfiammatori o antibiotici.
- Fattori emotivi e cause psicologiche.
- Intolleranze alimentari, come ad esempio quella al lattosio o l’ipersensibilità al glutine.
In questo video, Luca Piretta, nutrizionista e gastroenterologo della Sapienza Università di Roma, ci spiega le cause della sindrome del colon irritabile.
Colon irritabile: i sintomi
Come precedentemente spiegato, la sindrome del colon irritabile, essendo una malattia funzionale, si definisce sulla base dei sintomi e non attraverso accertamenti diagnostici.
Un panel di esperti ha definito in modo preciso come si può riconoscere clinicamente la sindrome del colon irritabile, creando quelli che sono stati chiamati “i criteri di Roma”, arrivati ormai alla IV edizione.
Dunque, se compilando il questionario si evidenzia che, per un periodo di almeno tre mesi, il paziente ha sofferto almeno una volta a settimana di dolore addominale associato ad alterata consistenza o frequenza delle feci, si può fare diagnosi di IBS.
Criteri di Roma 2006
Dolore/fastidio addominale da almeno 3 mesi, associato con 2 o più dei seguenti sintomi:
- Alterata frequenza dell’intestino
- Alterata consistenza delle feci
- Miglioramento dei disturbi con l’evacuazione.
Esistono poi altri sintomi accompagnanti, spesso frequenti:
- minor dolore dopo l’evacuazione
- feci di forma anomala
- tensione nel corso di una defecazione
- urgenza defecatoria
- gonfiore o sensazione di distensione addominale
- sensazione di evacuazione incompleta
- muco nelle feci.
In generale, è inutile fare accertamenti diagnostici, a meno che non si tratti di una persona anziana o ci siano dei segnali di allarme, quali un’anomala perdita di peso o sangue/muco nelle feci.
Sarà comunque il medico di fiducia a valutare la situazione, per darti le indicazioni opportune da seguire a seconda dei casi.
Chi soffre di sindrome dell’intestino irritabile, oltre ai sintomi sopraelencati, a volte lamenta:
- nausea
- vomito
- difficoltà a digerire
- disfunzione sessuali (dolore durante il rapporto e calo della libido)
- alterazioni urinarie.
In alcuni casi, possono verificarsi dolore cronico alla schiena, cefalea, fibromialgia e sindrome da fatica cronica.
Nel video che segue, il nutrizionista i spiega i sintomi della sindrome del colon irritabile.
Le complicanze della sindrome del colon irritabile
Come accennato, questa patologia, essendo cronica, a lungo andare può accompagnarsi a una serie di complicanze più o meno serie.
Tra le complicanze più diffuse ricordiamo:
- Ridotta qualità della vita, dovuta ai disturbi tipici dell’IBS che rendono difficile condurre una vita serena e normale.
- Emorroidi, dovute a stipsi o a evacuazioni molto frequenti.
Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sulle emorroidi.
Diagnosi della sindrome del colon irritabile: esami da fare
La diagnosi della sindrome del colon irritabile è essenzialmente clinica, ovvero si basa sull’anamnesi e sulla presenza di sintomi precisi.
Se per caso si manifestano dei segnali di allarme, o se i sintomi cambiano all’improvviso, è indicato procedere con indagini più approfondite.
Queste suggerite e prescritte dal medico curante, possono essere:
Colonscopia
È consigliato effettuarla in presenza di segnali di allarme, o se i disturbi colpiscono una persona di età maggiore di 50 anni o con famigliarità per il tumore al colon.
Scopri la dieta per colonscopia.
Test per intolleranze alimentari
Sono test volti a ricercare la presenza di eventuali allergie o intolleranze alimentari
Tra questi ricordiamo il Breath Test, per la diagnosi di intolleranza al lattosio, o test allergici per escludere allergie alimentari. Sempre necessario escludere la celiachia, attraverso degli appositi test anticorpali.
Esami del sangue
Gli esami che vengono eseguiti solitamente sono:
- emocromo
- sideremia
- transaminasi
- glicemia
- emoglobina glicosata
- creatininemia.
A questi si possono aggiungere altri esami, atti a escludere la presenza di alcune patologie specifiche, come ad esempio il Morbo di Crohn.
Ecografia
In caso di dolori addominali, questo esame può essere utile per svelare la presenza di patologie a carico delle ovaie o di calcoli alla colecisti.
Se eseguita con mezzo di contrasto (SICUS), può aiutare ad escludere patologie infiammatorie croniche dell’intestino.
Coprocoltura
Si tratta di un esame microbiologico delle feci, per la ricerca di parassiti o batteri.
Esplorazione rettale
Eseguita nel caso di sintomi di incontinenza rettale o di presenza di sangue nelle feci.
Come curare il colon irritabile
Trattamento farmacologico
L’approccio di cura iniziale per la sindrome del colon irritabile si basa su una corretta educazione alimentare. Dopo di che, la terapia farmacologica deve essere adatta a contrastare i sintomi prevalenti, quindi è diversificata a seconda della situazione individuale.
Per il dolore si prescrivono solitamente farmaci antispastici e miolitici, che aiutano a ridurre lo spasmo intestinale.
Per la stipsi si utilizzano farmaci procinetici, che possono determinare un aumento della motilità intestinale e facilitare la progressione delle feci. Utili anche le fibre contenute nei lassativi comuni, come:
- Agar agar
- Crusca
- Glucomannani
- derivati dello psillio
- lassativi osmotici.
Invece, per la diarrea, la loperamide agisce riducendo la peristalsi dell’intestino. Usati anche i farmaci assorbenti, quali carbone attivo e caolino, che assorbendo i liquidi aumentano la consistenza delle feci.
Non possiamo dimenticare che la sindrome del colon irritabile ha una forte componente psicosomatica. Quindi, al fine di ridurla, possono essere prescritti ansiolitici e antidepressivi a seconda dei casi.
Dieta del colon irritabile
Così come la terapia farmacologica, anche la dieta adatta a curare l’IBS non è stereotipata, ma deve essere gestita dal medico in base ai sintomi del paziente.
Infatti, gli alimenti in grado di peggiorare la situazione non sono uguali per tutti, quindi spesso si richiede un lavoro di inserimento/esclusione dalla dieta per capire quali effettivamente siano i cibi che causano i sintomi.
In generale, comunque, molti studi hanno dimostrato che una dieta a basso contenuto di FODMAPs (sostanze altamente fermentabili, come zuccheri e oli) può dare risultati molto positivi nella riduzione dei disturbi dovuti all’IBS.
Di conseguenza, alcuni alimenti più ricchi di queste sostanze, come i legumi, alcune verdure o i cereali integrali, in una fase iniziale molto probabilmente dovranno essere eliminati dalla dieta.
Però, dal momento che sono alimenti importanti per l’organismo, in una seconda fase si studierà con il nutrizionista una strategia per reintegrarli.
Il miglior trattamento per prevenire o combattere la sindrome del colon irritabile è comunque quello di seguire uno stile di vita sano ed equilibrato. Quindi, una dieta che includa gli alimenti suggeriti ed escluda quelli nocivi, così come una corretta idratazione e la giusta attività fisica.
Dieta FODMAP: cosa mangiare per combattere la sindrome del colon irritabile
Anche se non esiste una dieta standard che può andare bene per tutti, ci sono infatti alcuni alimenti che possono scatenare o acuire i sintomi.
Sono quelli ricchi di sostanze particolari, i cosiddetti FODMAPs, acronimo che indica oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili, zuccheri che non vengono digeriti dagli enzimi intestinali e che, fermentando, producono gas come idrogeno e metano.
Questo è un processo normale che in genere non crea malessere, a meno che non si abbia, appunto, il colon irritabile.
In questo caso, anche se non si tratta di una cura vera e propria, è decisamente positivo consumare con moderazione o addirittura evitare i cibi con maggiore presenza di FODMAPs, anche se è necessario sottolineare che è impossibile (e non salutare) cercare di intraprendere un regime alimentare FODMAPs–free, come invece capita con il glutine per chi è celiaco.
Tra questi alimenti ci sono:
- latte e formaggi freschi (ma solo per chi è intollerante al lattosio)
- patate
- legumi
- broccoli
- melanzane
- carciofi
- pizza
- prodotti con dolcificanti in genere
- gomme da masticare (perché rischiano di far inghiottire involontariamente più aria del solito provocando la formazione di gas e perché abitualmente contengono molti polioli).
Invece, tra la frutta, limitare:
- susine
- prugne
- anguria
- pesche
- mele.
- Da segnalare che fibre e cibi integrali hanno fortune alterne sul colon irritabile, nel senso che per alcuni mangiarne migliora la situazione, per altri la peggiora.
Anche un consumo eccessivo di spezie, tè, caffè, cioccolata, bevande gassate e contenenti caffeina non è amico di chi soffre di colon irritabile (che alcuni definiscono non correttamente “colite”). È utile poi evitare troppi farmaci se non necessario, soprattutto lassativi.
Per saperne di più, scopri tutto sulla dieta per colon irritabile nell’approfondimento di Melarossa.
Gli alimenti sconsigliati
Pur non esistendo consigli sull’alimentazione per la sindrome del colon irritabile universalmente validi, in linea generale gli alimenti più ricchi di FODMAPs devono essere consumati con moderazione.
Oltre a queste indicazioni di massima, con il proprio medico sarà poi necessario stabilire delle linee guida per la propria dieta, basate sui sintomi prevalenti.
Colon infiammato: alimenti consigliati
Gli alimenti da preferire sono:
- riso e pasta (in quantità sempre moderata, perché anche loro contengono discrete quantità di FODMAPs)
- carne bianca come pollo e tacchino
- pesce (soprattutto sogliola e merluzzo)
- verdure tipo carote, bieta, spinaci, sedano, finocchio, zucchine
- uova e formaggi stagionati (con misura).
I frutti più consigliati sono banana (matura), arancia, mandarino, uva, melone.
Importante è anche la tecnica di cottura delle pietanze: evitare le fritture e la brace, prediligere bollitura, cottura al vapore e al forno. Sul fronte dei condimenti, no a quelli elaborati e ricchi di grassi saturi come il burro, sì al gusto genuino dell’olio extravergine di oliva, meglio se usato a crudo.
In ogni caso, non conviene mai abbondare eccessivamente con uno stesso alimento.
Le regole alimentari da seguire
Il timing dei pasti, ovvero i tempi di assunzione degli alimenti, sembra avere un ruolo molto importante.
Non solo bisogna mangiare lentamente e frazionare l’alimentazione, ma sembra essere anche molto importante mangiare di più al mattino (mai saltare la prima colazione!) e a pranzo e meno alla sera.
Quindi, l’ideale è fare colazione tra le 7 e le 8, pranzare tra le 13 e le 14 e cenare alle 20.
Qualche consiglio generale
Nei casi in cui la stipsi sia il sintomo più forte, si consiglia di aumentare il consumo di fibre e di aumentare l’idratazione. Al contrario, quando la sindrome si manifesta con diarrea e crampi addominali, il consumo di fibre va ridotto e andrebbe evitata la fibra della crusca, che ha un’azione irritante sulle pareti dell’intestino.
Da evitare anche le fibre grezze, come quelle contenuti nella buccia della frutta, nei legumi o nelle verdure crude.
Tra la frutta, anguria, melone, agrumi e per alcuni anche le mele possono creare più disagio per chi soffre di IBS, mentre tra le verdure meglio evitare broccoli, cavoli, cavolfiori e carciofi, perché possono acuire gonfiore e meteorismo.
In generale, si consiglia di consumare le verdure cotte, con condimenti leggeri, come olio extravergine di oliva a crudo.
Discorso a parte meritano il latte e i latticini: solitamente questo gruppo di alimenti tende a peggiorare la sindrome del colon irritabile, soprattutto quando vi è anche un’intolleranza al lattosio accertata. Essendo alimenti ricchi di calcio, fondamentale per la salute ossea, si potrebbe provare a lasciare nella dieta lo yogurt, che solitamente viene meglio tollerato, perché con minor quantità di lattosio, e i formaggi stagionati, che ne sono abitualmente totalmente privi.
Per le proteine, in linea di massima andrebbero evitati i legumi, optando per carne e pesce magri.
Importantissima l’idratazione, anche nei casi in cui il sintomo prevalente sia la diarrea: bere almeno 1,5-2 litri al giorno (preferibilmente oligominerale naturale). No a caffè e bevande nervine, come cola o cioccolate, perché irritano la mucosa acutizzando crampi e dolore addominale.
Lo stesso discorso vale anche per le cotture molto pesanti, come la frittura, o per cibi troppo speziati, che andrebbero evitati.
In questo video il nutrizionista ti dà alcune informazioni aggiuntive su come gestire la tua alimentazione in caso di sindrome del colon irritabile.
Come prevenire la sindrome del colon irritabile
Oltre a dieta e possibile trattamento farmacologico, ci sono altri rimedi naturali che possono alleviare i disturbi della sindrome del colon irritabile.
Uno di questi è una corretta attività fisica, che può contribuire ad alleviare i disturbi gastrointestinali in chi soffre di IBS. Infatti, questa patologia è spesso provocata o peggiorata da situazioni stressanti, stati ansiosi e stili di vita poco salutari. Tra gli sport consigliati:
- camminata
- jogging
- bicicletta
- yoga.
Anche altre attività, come stretching, rilassamento, training autogeno o ipnosi, possono alleviare i sintomi.
Senza dimenticare che, per intervenire sulla possibile componente psicosomatica, potrebbe essere utile anche un percorso di psicoterapia.