Il morbo di Crohn è una malattia cronica dell’apparato digerente, che provoca infiammazione e irritazione. Si tratta di una patologia molto più frequente nei paesi industrializzati (circa 300 casi ogni 100.000 abitanti nel Nord Europa e America) rispetto a quelli in via di sviluppo. In Italia l’incidenza di nuovi casi si attesta intorno a 5 casi ogni 100.000 abitanti per anno. Il rapporto tra maschi e femmine è leggermente maggiore in queste ultime e l’età più frequente di insorgenza si attesta intorno ai 20-25 anni.
Tuttavia, non è una malattia ereditaria, sebbene ci sia una predisposizione genetica e sia più frequente la presenza di altri casi di morbo di Crohn (come anche di rettocolite ulcerosa) tra i familiari di questi pazienti.
Non è una patologia molto conosciuta: vediamo cos’è nel dettaglio e quali sono le cause e i migliori rimedi da mettere in pratica.
Morbo di Crohn: cos’è
Il morbo di Crohn, chiamato anche enterite regionale, è una malattia che colpisce il tratto gastrointestinale. Rientra nel gruppo delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino (insieme alla Rettocolite Ulcerosa e alla colite indeterminata).
E’ una patologia che può colpire dalla bocca all’ano, anche se la sede più frequente è quella dell’ultima ansa dell’intestino tenue. È stata diagnosticata per la prima volta agli inizi del secolo scorso. Ma, ai tempi veniva spesso confusa con la diagnosi di tubercolosi intestinale, a causa della caratteristica presenza dei granulomi all’esame istologico.
Quindi, è una malattia infiammatoria cronica e non ha una cura definitiva: non sempre la sua diagnosi è facile.
Per questo, la definizione diagnostica arriva spesso qualche anno dopo l’esordio dei sintomi. Talvolta viene confusa anche con un’altra malattia infiammatoria cronica intestinale chiamata rettocolite ulcerosa.

Le cause del morbo di Crohn
I fattori che causano il morbo di Crohn non si conoscono con esattezza.
- Sicuramente intervengono fattori ambientali più frequentemente presenti nelle società più industrializzate, tra i quali il consumo di alimenti processati e inquinanti. Questi, in qualche modo, potrebbero innescare la reazione autoimmunitaria tipica del morbo di Crohn.
- Il ruolo dei batteri intestinali (microbiota) sembra essere cruciale anche se non è ancora stato possibile definirlo con precisione.
- Infine, il fumo sembra essere un fattore di rischio per questa malattia.

Morbo di Crohn: sintomi
E’ una patologia che si caratterizza per un andamento a fasi.
Alle fasi acute, si alternano fasi di remissione nelle quali il paziente può non avere alcun disturbo. La durata delle remissioni e la severità delle recidive sembra essere sempre molto specifica e caratteristica di ogni singolo individuo. Quindi, questo vuol dire che il soggetto subirà delle ricadute tendenzialmente sempre molto simili tra loro, riconoscibili facilmente dal paziente.
Ma, i sintomi più caratteristici sono rappresentati da:
- diarrea (talvolta con sangue)
- febbre
- dolori addominali.
A volte questi dolori sono molto forti e localizzati nel quadrante inferiore destro dell’addome, tanto da confondere il quadro con quello di un’appendicite acuta e portare all’intervento chirurgico. In questi casi il riscontro di una appendice sana dovrebbe indurre al sospetto concreto di una diagnosi di morbo di Crohn e ad effettuare le biopsie intestinali già durante l’intervento.
Inoltre, nel corso della malattia, possono comparire anche sintomi extraintestinali come dolori articolari e patologie oculari o cutanee.
Il calo del peso è spesso presente soprattutto nelle fasi acute, ma anche in fase di remissione, quando il coinvolgimento dell’intestino è molto esteso e dà origine a malassorbimento e malnutrizione. Quest’ultima può evidenziarsi con un calo ponderale, oppure manifestarsi esclusivamente con delle carenze selettive di:
- minerali (calcio, ferro, magnesio);
- vitamine (B12, D);
- sali biliari.

Diagnosi
La diagnosi viene avviata in presenza di dolori addominali ricorrenti in un paziente giovane, accompagnati da febbre e calo ponderale. Ma quali sono gli esami da fare per capire se si ha il morbo di Crohn?
- L’esame più utile è la colonscopia, con esplorazione dell’ultima ansa intestinale. Questa deve essere associata alla biopsia, alla ricerca delle lesioni infiammatorie croniche con presenza dei granulomi non colliquativi (per colliquazione si intende una necrosi con liquefazione dei tessuti).
- È necessario eseguire anche l’ecografia con mezzo di contrasto (tecnica SICUS) e l’enteroRM (risonanza magnetica mirata con mezzo di contrasto) per la valutazione dello stato della parete intestinale e per la ricerca delle complicanze.
- In alcuni casi può essere necessario l’impiego di tecniche particolari come la fistolografia. E’ un esame radiologico che permette di analizzare il tragitto delle fistole, comunicazioni patologiche che si possono formare tra due organi cavi (ad esempio tra il retto e la vescica o tra il retto e la vagina) o tra un organo cavo e la cute (ad esempio una fistola perianale).
Complicanze del morbo di Crohn
La caratteristica del morbo di Crohn è quella di dare origine ad una infiammazione a tutto spessore della parete intestinale (aspetto che lo differenzia dalla Rettocolite Ulcerosa). Inoltre, questo implica spesso la perforazione intestinale o la comparsa di fistole per adesione tra due anse adiacenti, oppure con la parete addominale. Questa complicanza può evidenziarsi anche in superficie, soprattutto a livello anale.
L’infiammazione dell’intero spessore della parete intestinale dà origine ad un’altra complicanza frequente, la stenosi. Questa comporta il rischio di arrivare all’occlusione intestinale, situazione che può richiedere un intervento chirurgico di urgenza. Molto meno frequente rispetto alla Rettocolite Ulcerosa è la complicanza tumorale.

Le migliori cure per il morbo di Crohn
Trattandosi di una malattia cronica a causa sconosciuta, le terapie a disposizione del medico puntano alla regressione del quadro acuto, al mantenimento dello stato di remissione, alla riduzione dei sintomi e alla correzione/prevenzione dello stato di malnutrizione.
I farmaci più utilizzati
I farmaci in dotazione per questa malattia sono cambiati molto nel corso degli anni.
- Inizialmente i medici avevano a disposizione solo dei farmaci antinfiammatori intestinali come la sulfasalazina e la mesalazina. Questi venivano associati o meno al cortisone (sempre necessario nelle fasi acute e talvolta anche nelle fasi di mantenimento).
- Successivamente sono stati utilizzati farmaci immunosoppressori come la ciclosporina e la azatioprina.
- I farmaci di ultima generazione sono rappresentati dai biologici, ovvero da anticorpi monoclonali diretti specificamente contro le citochine (molecole proteiche prodotte da vari tipi di cellule, di solito in risposta a uno stimolo, che sono in grado di indurre nuove attività come crescita, differenziazione e morte. La loro azione di solito è locale, ma talvolta può manifestarsi su tutto l’organismo). Grazie a quest’azione contro le citochine, questi farmaci mediano l’infiammazione e pertanto sono molto più selettivi e mirati.
- L’impiego dei farmaci probiotici, invece, ha dato risultati molto contrastanti in letteratura: pertanto non c’è uniformità di pensiero sul loro utilizzo.
La dieta da seguire
Anche i dati relativi alla dieta sono piuttosto discrepanti. Ma si possono descrivere diverse tipologie di alimenti per ogni fase della malattia.
- Per quanto riguarda la prevenzione della malattia (da raccomandare soprattutto nei familiari dei pazienti già affetti) si consiglia di seguire la dieta mediterranea ricca di antiossidanti e omega 3. Quindi alimenti come frutta e verdura fresca, olio di oliva, noci, mandorle, frutti di bosco, pesce azzurro.
- In caso di malattia già conclamata, durante le fasi di remissione si consiglia una corretta prevenzione del malassorbimento di ferro e calcio. In particolare, quindi, è raccomandato il consumo di carne (2-3 volte a settimana), pesce e noci per la presenza degli acidi grassi omega 3, che hanno una spiccata azione antinfiammatoria. Inoltre, per il loro contenuto di calcio e fosforo si consigliano anche latte e formaggi. È importante garantire un corretto assorbimento e utilizzo di questi minerali, anche con l’assunzione di uova e l’esposizione ai raggi solari per l’attivazione della vitamina D cutanea. Inoltre, è consigliata un’abbondante assunzione di verdure a foglia larga (spinaci, bieta, lattuga) per integrare i folati necessari, soprattutto in pazienti predisposti all’anemia.
- In fase acuta, la terapia è molto più complicata e personalizzata secondo le singole carenze ed esigenze. Spesso si rende necessaria la sospensione dell’alimentazione per bocca e si deve ricorrere, per periodi più o meno lunghi, all’alimentazione artificiale per via orale o parenterale.
Il trattamento chirurgico
Il trattamento chirurgico spesso risulta necessario quando compaiono delle complicanze severe come la perforazione intestinale, le fistole o l’occlusione intestinale.
Si tratta di una misura da impiegare per risolvere il quadro acuto complicato e non certo per curare la malattia con la falsa illusione che, resecando il tratto di intestino malato, la patologia si possa risolvere. Purtroppo spesso accade che poco dopo la resezione del tratto compromesso si verifichi in breve tempo una recidiva proprio a livello dell’intervento. Talvolta l’intervento chirurgico “accende” la patologia accelerando il decorso e richiedendo ulteriori interventi che rendono di volta in volta il quadro clinico sempre più complesso e difficile, aggiungendo alla patologia di partenza anche le conseguenti problematiche delle aderenze provocate dagli interventi stessi.

Morbo di Crohn: prevenzione
Chi mangia frutta e verdura fresca, con una quantità limitata di carne rossa e il giusto apporto di carboidrati, ha un tipo di flora intestinale meno soggetta a infiammazione: da questo si deduce che l’alimentazione è fondamentale nella prevenzione di questa patologia, per cui il buono stato di salute del microbiota intestinale è fondamentale, anche se ancora non è stato possibile comprenderne con precisione il ruolo.
Seguire la dieta mediterranea, ricca di antiossidanti e omega 3, è la chiave della prevenzione del morbo di Crohn, soprattutto in quei soggetti che hanno familiarità con questa patologia. Quindi è bene inserire sempre in menù frutta e verdura fresca, che assicurano un buon apporto di fibre e aiutano la funzionalità intestinale, ma anche olio extravergine di oliva, noci, mandorle, frutti di bosco, pesce azzurro: tutti alimenti ricchi di antiossidanti e grassi “buoni” omega 3.
L’articolo è stato realizzato con la collaborazione del dottor Luca Piretta, Medico chirurgo, specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva.
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