Sommario
Il lattosio è il principale zucchero presente nel latte. Molte persone non sono in grado di digerirlo. In seguito all’ingestione di latte o prodotti derivati (come formaggi molli, gelati, ma anche prodotti industriali contenenti lattosio) accusano spesso disturbi gastrointestinali (meteorismo, diarrea, gonfiore addominale, etc.), affaticamento, o alterazioni del tono dell’umore. Queste persone soffrono di intolleranza al lattosio.
Anche tu pensi di essere intollerante al lattosio? Fino a qualche mese fa consumavi latticini senza pensieri e oggi ti riconosci in questi sintomi? L’intolleranza al lattosio è una condizione molto comune in Europa. Sono tanti i motivi per cui una persona può diventare intollerante al lattosio e sono altrettante le tipologie di intolleranza al lattosio. Facciamo un po’ di chiarezza!
Forse ti stai chiedendo perché hai problemi a digerire il latte; quali sono le principali tipologie di intolleranze al lattosio; quali sono i sintomi; e soprattutto, come è possibile scegliere i giusti cibi senza-lattosio. Vediamo insieme tutto quello che c’è da sapere.
Cos’è l’intolleranza al lattosio
L’intolleranza alimentare è una condizione per cui l’individuo è incapace di digerire uno (o più) alimenti per carenze enzimatiche, per motivi farmacologici, o altre condizioni.
L’intolleranza al lattosio, nel nostro caso, è una forma di intolleranza enzimatica. Le persone intolleranti non producono il giusto quantitativo di enzimi necessario per digerire il lattosio, ovvero lo zucchero contenuto nel latte.
Normalmente, le cellule dell’intestino tenue sono in grado di produrre tale enzima, che prende il nome di lattasi. La lattasi ha la capacità di scomporre il lattosio in zuccheri semplici (glucosio e galattosio), permettendone l’assorbimento.
La condizione di intolleranza si verifica quando l’attività di questo enzima è ridotta, per deficit genetico (genotipo C/C), per cause farmacologiche o secondarie. In ognuno di questi casi il lattosio viene fermentato dai batteri lattici presenti nella flora intestinale. L’attività fermentativa di tali microrganismi causa sintomi come flatulenza, dolore intestinale e diarrea.
Attenzione: non confondere l’intolleranza al lattosio con l’allergia al latte! L’intolleranza, al contrario della risposta allergica, coinvolge prevalentemente zuccheri e, soprattutto, non implica l’azione diretta del sistema immunitario.
Lattosio, cosa sapere e dove si trova
Il lattosio quindi, come detto, è lo zucchero del latte. Contrariamente a quanto si può pensare, non è contenuto solamente nel latte di mucca. Il lattosio viene prodotto dalle ghiandole mammarie delle femmine di mammifero. Si trova quindi nel latte di asina, di bufala, di pecora, di capra e anche il latte materno contiene lattosio.
Si tratta di un disaccaride, ossia di uno zucchero formato da due molecole glucidiche: glucosio e galattosio. È solubile, quindi lo ritroviamo nel siero. Fatta qualche eccezione per yogurt bianco e formaggi stagionati, i prodotti derivati dalla lavorazione del latte contengono lattosio.
Forse non sai che il lattosio è presente anche in alcuni farmaci e prodotti di confetteria. Questo zucchero è, infatti, utilizzato spesso come eccipiente per le sue proprietà leganti ed il costo contenuto.
Occorre perciò prestare molta attenzione agli ingredienti in etichetta in caso di intolleranza.
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Intolleranza al lattosio: sintomi e cause
La sintomatologia più comune dell’intolleranza al lattosio coinvolge il tratto gastrointestinale. Il lattosio, non digerito, viene fermentato dai microrganismi presenti nell’intestino con conseguente sviluppo di gas. A questo seguono ulteriori complicazioni riconducibili alla fermentazione microbica intestinale.
I sintomi compaiono alcune ore dopo l’ingestione degli alimenti contenenti lattosio. La sintomatologia è aspecifica, ossia comune con altre condizioni. È quindi difficile da diagnosticare.
Sintomi più frequenti
- Alterazioni dell’alvo (diarrea, stitichezza)
- Dolori e crampi addominali
- Meteorismo e flatulenza
- Gonfiore gastrico e intestinale
- Cattiva digestione
- Nausea e vomito.
Sintomatologia e avvisaglie da non sottovalutare
- Mal di testa, alterazioni del tono dell’umore e irritabilità
- Stanchezza cronica e affaticamento
- Alitosi (alito pesante, con acidità)
- Perdita di peso
- Lesioni della mucosa orale
- Lacrimazione
- Eruzioni cutanee.
Possibili cause e pazienti a rischio
L’intolleranza genetica al lattosio si manifesta solitamente nel periodo dell’adolescenza, ma nulla esclude che possa presentarsi in età adulta.
Per l’intolleranza al lattosio acquisita, invece, non esiste una fascia d’età più a rischio. Può insorgere in qualsiasi periodo della vita, qualora si presentino alcuni fattori di rischio.
- Causa genetica (identificabile tramite appositi test genetici):
il genotipo CC svilupperà sicuramente intolleranza al lattosio, la sintomatologia può aggravarsi in associazione agli altri fattori
il genotipo CT è più a rischio di sviluppare intolleranza in presenza degli altri fattori, rispetto al genotipo TT. - Terapie farmacologiche (antibiotici, chemioterapici, etc.).
- Patologie infiammatorie croniche intestinali (morbo di Chron, colite ulcerosa, celiachia).
- Allergie alimentari.
- Infezioni intestinali e disbiosi.
Tipologie di intolleranza al lattosio: quali sono e come riconoscerle
Spesso si sente parlare di intolleranza al lattosio come se fosse un’unica condizione. Esistono più forme di intolleranza al lattosio ed è quindi più corretto parlare di intolleranze al lattosio.
Nonostante presentino la stessa sintomatologia, hanno cause differenti. È bene quindi imparare a distinguerle.
Intolleranza al lattosio genetica, o primaria
È la forma di intolleranza al lattosio più diffusa, soprattutto nella popolazione caucasica. In Europa, infatti, dopo lo svezzamento, gli individui iniziano a perdere la capacità di produrre lattasi. I sintomi si acuiscono in età adulta e sono strettamente correlati al tipo di alimentazione individuale.
Questo perché ai fini evolutivi il latte non sarebbe più necessario in età adulta. Il consumo di prodotti caseari è un’abitudine consolidatasi con la nascita dell’allevamento.
Forse non sai che le persone in grado di digerire il lattosio hanno subito una mutazione vantaggiosa nel gene della lattasi, che si è mantenuta nel corso dell’evoluzione.
Si tratta di una mutazione dominante con singolo cambiamento di base (C/T) nel gene LAC (lattasi). Le persone che presentano questa variazione possono quindi digerire correttamente il lattosio anche in età adulta, sono pertanto dette “lattosio tolleranti”.
I polimorfismi associati al gene della lattasi sono quindi 3:
- TT: mutazione C/T in entrambi gli alleli, quindi TOLLERANTE
- TC: mutazione parziale, ma comunque TOLLERANTE
- CC: genotipo originale in entrambi gli alleli, INTOLLERANTE.
L’intolleranza al lattosio genetica non è reversibile. L’unica soluzione per ridurre la sintomatologia nei pazienti intolleranti per via genetica è una dieta “lactose free” correttamente bilanciata e associata ad uno stile di vita sano.
Intolleranza al lattosio acquisita, o secondaria
L’intolleranza al lattosio è secondaria quando l’incapacità di digerire correttamente lo zucchero contenuto nel latte non è genetica, ma si realizza come conseguenza di altre condizioni. La presenza di patologie infiammatorie intestinali, quali morbo di Chron, colite ulcerosa e celiachia diagnosticata tardivamente, ad esempio, portano alla distruzione dei villi intestinali. Come conseguenza l’individuo avrà una minor capacità di produrre l’enzima lattasi, necessario alla digestione del lattosio, anche se geneticamente capace.
Anche la condizione di disbiosi intestinale può generare una forma di intolleranza al lattosio secondaria. In questo caso l’intolleranza è spesso transitoria e reversibile. Solitamente la condizione di intolleranza secondaria si risolve se viene rimossa la causa primaria. Ripristinando il corretto stato di equilibrio intestinale, infatti, l’individuo potrà tornare a consumare latticini senza accusare sintomi da intolleranza.
Intolleranza al lattosio congenita (Congenital Lactase Deficiency, CLD)
Si tratta di una condizione molto rara. Seppur anch’essa di origine genetica, differisce dalla condizione di intolleranza al lattosio primaria per il tempismo in cui si verifica.
L’intolleranza al lattosio congenita si manifesta nei primi giorni di vita del neonato, che quindi non potrà assumere né latte materno, né latte artificiale, se non privo di lattosio.
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Analisi diagnostica e conseguenze: come scoprire l’intolleranza al lattosio
Individuare gli alimenti verso i quali si è intolleranti è oggi possibile mediante l’esecuzione di semplici test. Per la diagnosi di intolleranza al lattosio i test validati e riconosciuti dalla comunità scientifica sono esclusivamente due.
Test genetico
Si tratta di un test diagnostico, non invasivo e di semplice esecuzione. Per svolgere il test è sufficiente un campione salivare da cui estrarre DNA, che sarà analizzato con la tecnica PCR (Polimerase Chain Reaction).
Si ricerca una variazione a singolo nucleotide nel gene della lattasi (single nucleotide polymorphism – SNP, C/T -13910). La persona intollerante al lattosio possiede entrambi gli alleli CC.
Test del respiro (o breath test)
Questo test si basa sul fatto che il lattosio non digerito dall’individuo intollerante viene metabolizzato dal microbiota intestinale, con conseguente produzione di gas (è proprio questa attività fermentativa che determina la sintomatologia gastrointestinale nel paziente intollerante).
Il test del respiro, o breath test, mediante l’utilizzo di un gascromatografo, misura le emissioni di idrogeno (H2) espirate in seguito all’assunzione di un quantitativo standard di lattosio (25 g) a intervalli regolari (ogni 30 minuti). Il test è molto lungo (3-4 ore).
Breath-test e test genetico non sono equivalenti, ma possono essere considerati complementari per una corretta diagnosi.
Il breath-test non è specifico e non è in grado di distinguere tra le condizioni di intolleranza al lattosio primaria (genetica) e secondaria (transitoria). Il test genetico, oltre ad essere di più facile esecuzione, è l’unico in grado di identificare l’intolleranza primaria.
Altri test utili per la diagnosi
Ci sono altri test che permettono di dare indicazioni utili riguardo alla presenza di intolleranze alimentari, ma non ne consentono la diagnosi.
- Test leucocitotossico
Il test leucocitotissico si basa sull’osservazione della morfologia assunta dai globuli bianchi messi a diretto contatto con un estratto dell’alimento oggetto di valutazione. In base al grado di risposta leucocitaria l’operatore assegna un “grado di intolleranza” verso l’alimento indagato (da 0 a 3).
- Test ELISA
La metodica ELISA (Enzime-Linked Immunosorbent Assay) per le intolleranze alimentari permette l’individuazione di eventuali reazioni avverse dell’organismo nei confronti di alcuni alimenti, ad opera di anticorpi di classe G (IgG).
L’esecuzione di questi test permette di valutare la presenza di eventuali intolleranze alimentari e di mettere in atto un percorso alimentare mirato a ritrovare lo stato di equilibrio e la salute della persona.
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Come curare l’intolleranza al lattosio: terapie e rimedi
Le intolleranze al lattosio non possono essere trattate tutte nella stessa maniera. Occorre distinguere i vari casi e agire di conseguenza.
Intolleranza genetica e la dieta senza lattosio
In questo caso l’unico rimedio per rimuovere i sintomi è una dieta ad esclusione di lattosio, a vita.
La persona intollerante al lattosio per via genetica (con genotipo CC) non potrà consumare latte, o derivati, se non opportunatamente delattosati.
Fortunatamente esistono alcuni “escamotage” che permettono alle persone intolleranti di seguire un’alimentazione varia. In farmacia, o anche nei negozi online, è possibile acquistare compresse di lattasi, l’enzima necessario a digerire il lattosio. Se assunte prima dei pasti, queste consentono di consumare latticini senza sviluppare i sintomi dell’intolleranza.
Intolleranza al lattosio secondaria
La prima cosa da fare in questa situazione è identificare la causa scatenante. In alcuni casi, infatti, l’intolleranza secondaria al lattosio può regredire rimuovendo la causa primaria. È consigliato seguire una dieta priva di lattosio per il periodo necessario a ripristinare il normale funzionamento dell’intestino. In seguito, il lattosio potrà essere reintrodotto nella dieta in modo graduale.
È questo il caso dell’intolleranza al lattosio causata da disbiosi intestinale. Riequilibrando la flora microbica, infatti, sarà possibile recuperare le corrette funzionalità digestive.
In altri casi invece, ad esempio quando l’intolleranza è causata da patologie croniche intestinali, è più difficile recuperare le funzioni digestive. In queste condizioni, infatti, l’infiammazione ha causato la distruzione di gran parte dei villi intestinali, con rischio di sviluppare anche carenze nutrizionali. La terapia dietetica deve essere quanto più mirata possibile nei soggetti affetti da queste patologie, non ci si può affidare al “fai da te”.
Intolleranza al lattosio congenita: cosa fare con i neonati
È necessario sospendere immediatamente l’allattamento al seno nel neonato che presenta intolleranza congenita al lattosio. In commercio esistono prodotti per l’allattamento ed il divezzamento privi di lattosio, che possono essere utilizzati come alimenti sostitutivi al latte materno.
In età pediatrica, il bambino dovrà consumare esclusivamente latticini senza lattosio. L’uso degli integratori di lattasi è consigliato solo in casi saltuari, o di necessità. Si tratta, infatti, di proteine, il cui “abuso” potrebbe sovraccaricare il fegato. Se ne sconsiglia quindi l’assunzione ad ogni pasto.
Intolleranza al lattosio: cosa mangiare e cosa NON mangiare
L’inserimento di latte e derivati nella dieta aiuta a soddisfare i fabbisogni nutrizionali giornalieri di alcuni nutrienti “essenziali” (non in grado di essere sintetizzati dal nostro organismo). Il latte e i prodotti derivati, infatti, apportano ottime quantità di calcio, zinco, fosforo, selenio, vitamina A, B12 e proteine di alto valore biologico.
Le persone che non consumano latte e derivati, perché intolleranti al lattosio, possono manifestare carenze di nutrienti essenziali di cui questi alimenti sono ricchi. Si sconsiglia quindi di escludere questi alimenti in assenza d’intolleranza conclamata.
Scopriamo insieme quali sono gli alimenti contenenti lattosio e quali, invece, vengono considerati “lactose-free”.
Cosa mangiare: gli alimenti concessi
Alimenti naturalmente privi di lattosio
- Frutta e verdura.
- Cereali, olio d’oliva e frutta secca.
- Carne, pesce, uova.
- Prosciutto crudo e bresaola.
- Formaggi stagionati come parmigiano Reggiano, grana padano, ma anche gorgonzola ed emmenthal.
- Yogurt greco o yogurt bianco senza zuccheri aggiunti e con fermenti lattici vivi, kefir (il lattosio è l’unico zucchero presente in questi alimenti e viene necessariamente fermentato dai microrganismi presenti per ottenere il prodotto finito, sarà quindi presente solo in tracce).
- Latte di soia, di riso, di mandorle, d’avena.
- Tofu e seitan.
- Prodotti da forno specificatamente formulati senza lattosio.
Alimenti delattosati
Si tratta di latte o prodotti latto-caseari in cui il lattosio è stato scomposto nelle sue due componenti: glucosio e galattosio. Sono facilmente identificabili per la presenza in etichetta di specifici marchi o indicazioni.
A seconda della sensibilità individuale e del quantitativo di alimento inserito nella dieta, una piccola differenza percentuale di lattosio può avere grande importanza.
Molte persone con intolleranza genetica al lattosio non tollerano un bicchiere di latte a basso contenuto di lattosio (> 1%), ma possono bere senza conseguenze anche mezzo litro di latte senza lattosio (> 0,01%).
Cosa NON mangiare: cibi da eliminare dalla dieta
Alimenti contenenti lattosio
- Latte di mucca, di capra, di asina, di pecora, di bufala
- Burro, panna
- Mozzarella e formaggi a pasta molle, come stracchino, certosa e ricotta
- Torte, biscotti, merendine
- Gelato, yogurt con zuccheri aggiunti o frutta
- Cioccolato al latte
- Liquori a base di crema di latte, come il Baileys.
Alimenti potenzialmente contenenti lattosio
- Dado per brodo
- Ginseng, tè e caffè in capsule
- Cioccolato fondente
- Prosciutto cotto
- Insaccati
- Caramelle e prodotti di confetteria.
Si consiglia di consultare l’etichetta del prodotto per verificare la presenza o meno di latticini o derivati.
I contenuti sono stati redatti da Melarossa in collaborazione con Céréal. Nell’articolo sono presenti prodotti a fini promozionali.
Fonti
- AILI – Associazione Italiana Lattosio Intolleranti
- Coluccia, E., Iardino, P., Pappalardo, D., Brigida, A. L., Formicola, V., De Felice, B., De Magistris, L., et al. (2019). Congruency of genetic predisposition to lactase persistence and lactose breath test. Nutrients, 11(6), 1383.
- Facioni, M. S., Raspini, B., Pivari, F., Dogliotti, E. e Cena, H. (2020). Nutritional management of lactose intolerance: the importance of diet and food labelling. Journal of Translational Medicine, 18(1), 1-9.
- Shaukat, A., Levitt, M. D., Taylor, B. C., MacDonald, R., Shamliyan, T. A., Kane, R. L. e Wilt, T. J. (2010). Systematic review: effective management strategies for lactose intolerance. Annals of internal medicine, 152(12), 797-803.
- Swagerty Jr, D. L., Walling, A. e Klein, R. M. (2002). Lactose intolerance. American family physician, 65(9), 1845.Vesa, T. H., Marteau, P. e Korpela, R. (2000). Lactose intolerance. Journal of the American College of Nutrition, 19(sup2), 165S-175S.
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