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Molti ne soffrono, pochi ne parlano: le emorroidi sono una delle patologie più diffuse al mondo. Spesso, inoltre, si ricorre al medico solo in casi estremi, quando la situazione è al punto di non ritorno. Ecco cosa sono le emorroidi, come prevenirle e curarle.
Le emorroidi: cosa sono?
Le emorroidi sono strutture vascolari del canale anale che giocano un importante ruolo nel mantenimento della continenza fecale. Quando sono gonfie o infiammate diventano patologiche, causando una sindrome nota come malattia emorroidaria: spesso i due termini vengono infatti confusi. Le emorroidi, invece, sono una componente anatomica umana normale.
Inoltre, vengono di frequente scambiate con una serie di altri problemi della regione anorettale: prurito anale, ragadi anali, fistole e altre patologie.
Le emorroidi non sono strutture né di tipo arterioso, né di tipo venoso: sono piuttosto vasi sanguigni chiamati sinusoidi, localizzati nel tessuto sottomucoso. Normalmente svolgono una funzione importante: al termine della defecazione, si riempiono rapidamente di sangue e contribuiscono al 15-20% della pressione di chiusura anale. Inoltre agiscono a protezione dei muscoli dello sfintere anale, durante il passaggio delle feci.

Quando si infiammano?
Il termine emorroidi viene quindi utilizzato impropriamente per descrivere una circostanza in cui le vene emorroidali si dilatano eccessivamente formando delle varici: è qui che inizia la patologia emorroidaria. Questa si allarga alle strutture di sostegno del canale ano-rettale causando lo scivolamento verso il basso dei tessuti infiammati: il cedimento della mucosa rettale spinge verso l’esterno le emorroidi interne che, a loro volta, trascinano quelle esterne (prolasso) causando i tipici sintomi della patologia.
Tipologie e classificazioni
Ci sono diversi modi per classificare le emorroidi: la prima grande suddivisione è quella fra emorroidi interne ed emorroidi esterne.
- Le interne rimangono localizzate all’interno del canale anale, non sono visibili ad occhio nudo e sono solitamente indolori. Durante l’evacuazione possono uscire all’esterno (prolassare) per poi rientrare spontaneamente. Solo quando il prolassamento è completo o si associano a ragadi le emorroidi interne causano dolore.
- Le esterne sono invece visibili ad occhio nudo. Si sviluppano vicino all’ano, fuoriescono facilmente ed appaiono come protuberanze gonfie, dure e dolenti.
Le emorroidi possono essere classificate anche in base allo sviluppo della patologia.
- Emorroidi di I grado. Questa tipologia rimane all’interno dell’ano ed è visibile soltanto con l’anoscopia. Il dolore è spesso assente e il paziente si accorge della loro presenza per il sanguinamento.
- II grado. Restano all’interno e fuoriescono soltanto al momento della defecazione; rientrano spontaneamente, causando sanguinamento e fastidio.
- III grado. Prolassano all’esterno in maniera definitiva, tanto da necessitare di un intervento manuale per riposizionarsi all’interno del canale anale, generalmente sono dolorose.
- IV grado. Il prolasso è completo: le emorroidi si trovano perennemente all’esterno; non è possibile ricondurle all’interno con la semplice manovra manuale.
Al di là delle classificazioni, dolori e fastidi possono comparire in qualsiasi stadio della malattia emorroidiaria, così come il sanguinamento: dipende da soggetto a soggetto.

Le cause e i sintomi
Le emorroidi possono dipendere da cause di diversa natura, sia fisica che psicologica. Tra le più comuni ci sono:
- la stitichezza o anche l’eccesso di evacuazione;
- l’alimentazione scorretta;
- lo stress psichico;
- una gravidanza;
- le variazioni ormonali;
- il fumo.
Stitichezza e altri problemi: qual è il legame?
Come ha spiegato a Melarossa il Prof. Maurizio Gentile, responsabile dell’unità di Colon proctologia dell’Università Federico II di Napoli e consulente di OK salute, la stitichezza è un elemento che contribuisce ad avviare la patologia. “La stipsi, la diminuzione del numero di evacuazioni settimanali, comporta un aumento della pressione sui cuscinetti artero-venosi”. Questo, specifica il dottor Gentile, “per la presenza di feci molto dure, con una loro dislocazione verso il basso. La stipsi è l’elemento predominante. In maniera ugualmente dannosa, bisogna considerare anche il suo opposto: l’irregolarità in eccesso nell’andare di corpo”.
Ci sono poi altre patologie che possono portare alle emorroidi come conseguenza. “Soprattutto il colon irritabile presenta queste manifestazioni di ipermotilità. Inoltre, tutte le forme che oggi vengono etichettate come intolleranze alimentari. In queste ultime, l’assunzione di alcuni alimenti può provocare diarrea, anche profusa, con irritazione e sanguinamento dei gavoccioli emorroidari”.
I soggetti più colpiti
Circa il 50% della popolazione soffre di emorroidi. Queste si formano più facilmente in individui che abitano nei Paesi più sviluppati (per ragioni legate al tipo di alimentazione e allo stress). Sono piuttosto rare prima dei 50 anni, poi diventano più frequenti; ne sono colpiti più gli uomini che le donne (sebbene le emorroidi in gravidanza colpiscano quasi tutte le gestanti).

Complicanze
Ci sono diverse complicanze che si possono aggiungere alle emorroidi: fra queste c’è la trombosi, cioè la formazione di un coagulo di sangue (trombo) che si associa a prurito e dolore. Altri tipi di complicanze sono l’anemia dovuta alle ripetute emorragie, i processi flebitici e lo sviluppo di ragadi anali.
Gli esami da effettuare
La diagnosi della malattia emorroidaria si ottiene attraverso un’accurata visita proctologica, che prevede l’ispezione anale, l’esplorazione rettale e l’esecuzione di esami strumentali.
● Ispezione visiva: consente di diagnosticare emorroidi prolassate, ragadi, fistole o segni di infezione.
● Esplorazione digitale: valuta il tono dello sfintere anale ed è in grado di verificare la presenza di eventuali masse o indurimenti anomali.
● Esame del canale anale attraverso l’anoscopia, oppure del retto e del sigma attraverso la rettosigmoidoscopia.
Dal momento che la patologia emorroidaria dipende da una serie di fattori diversi, è molto importante il rapporto con il medico proctologo, che deve essere messo al corrente di tutti gli aspetti della vita del paziente.
Come curarle: i rimedi d’urgenza
La scelta del trattamento più adeguato per risolvere il problema è strettamente legata allo stadio della malattia. Nelle forme iniziali si possono ottenere risultati soddisfacenti apportando semplicemente delle modifiche alla abitudini alimentari ed igieniche ed allo stile di vita in generale, mentre nelle fasi più acute solitamente si ricorre all’intervento chirurgico. Nelle forme “intermedie” e per curare gli episodi che si presentano si può procedere con diversi strumenti. Naturalmente, in questo caso, non si tratta di curare la patologia, ma solo di un rimedio d’urgenza che deve essere seguito necessariamente da una visita proctologica, in cui il medicò potrà dare la soluzione più adeguata al paziente.
In generale, nei momenti di crisi emorroidaria, si procede in questo modo:
- somministrazione locale di farmaci ad azione terapica sfiammante (pomate ad azione sfiammante e analgesica);
- assunzione di farmaci e integratori per via orale.
Le pomate per le emorroidi
Le pomate per le emorroidi in commercio sono quasi tutte classificate come medicinali senza obbligo di prescrizione medica. Contengono diversi principi attivi e spesso anche una parte di anestetico, per alleviare il dolore. Alcune di queste possono contenere cortisone. Per fare qualche esempio, in commercio puoi trovare:
- Anestetici locali, che riducono l’eccitabilità delle membrane cellulari e diminuiscono la percezione del dolore. Fra questi trovi quelli a base di benzocaina (Proctosedyl, Proctosoll), chetocaina (Proctolyn), tetracaina (Ruscoroid) e lidocaina (Doxiproct).
- Antinfiammatori di tipo steroideo, che aiutano a ridurre l’infiammazione. Ad esempio il fluocinolone (Proctolyn), l’idrocortisone acetato (Proctosedyl e Proctosoll) e il desametasone (Doxiproct).
- Pomate a base di principi naturali. Estratti vegetali come le pomate a base di amamelide, ippocastano, rusco, malva, calendula e achillea.
- Pomate con estratti di cellule di Saccharomyces cerevisiae, tipo Preparazione H. L’applicazione topica di estratti di S. cerevisiae favorisce e accelera la risoluzione della malattia emorroidaria.
Solitamente, le pomate per emorroidi non presentano particolari controindicazioni, tranne nel caso in cui vi sia un’ipersensibilità nota ad uno qualsiasi dei loro componenti. Il consiglio più importante, però, è quello di non esagerare: usando la pomata in modo eccessivo, o per lungo tempo, si rischia di desensibilizzare la zona. La cosa migliore è applicare la pomata per qualche ora, poi sciacquare bene la zona con acqua tiepida e senza detergenti e asciugarla altrettanto bene.
Un elemento da tenere presente, infatti, è la necessità di tenere sempre la zona ben pulita e asciutta, per accelerarne la guarigione.
Farmaci e integratori ad azione orale
Per quanto riguarda i farmaci, nei casi più acuti il medico potrebbe anche prescrivere un antinfiammatorio per via orale (tipo Oki), in modo da ridurre il momento di infiammazione acuta. Anche in questo caso, si tratta di un rimedio assolutamente momentaneo.
Un rimedio che invece ha effetti benefici anche sul lungo periodo sono gli integratori che aiutano la circolazione e migliorano l’insufficienza venosa, tipo Venoruton e Daflon. Di solito contengono principi attivi appartenenti alla famiglia dei flavonoidi, molto usati per le loro proprietà antiossidanti e vasoprotettive. Un trattamento con questo tipo di integratori consente di migliorare, in generale, la circolazione sanguigna di tutto il corpo, ma alcuni agiscono direttamente sul plesso emorroidario.
Come prevenire le emorroidi e curare gli stadi non acuti
Per prevenire le emorroidi, o curare sul lungo termine le emorroidi che non sono ancora allo stato più acuto, ci sono una serie di accorgimenti che puoi prendere. Per prima cosa, devi ridurre o meglio eliminare del tutto:
- fumo
- alcol
- alimenti irritanti come peperoncino, spezie, caffè, cioccolato, frutti di mare, crostacei, bevande gassate
- alimenti troppo grassi e fritti.
Una componente non secondaria nello sviluppo della patologia è quella dello stress, che influisce direttamente sulla capacità di contrazione dell’ano e dello sfintere, aumentandola eccessivamente. Per questo motivo, anche se non è facile, sarebbe bene eliminare le fonti di stress e preoccupazione dalla tua vita, per quanto possibile.
Ci sono dei comportamenti da mettere in pratica per prevenirle:
- camminare un’ora al giorno e fare attività fisica regolare;
- non passare troppo tempo sul water e assumere una posizione corretta: le gambe devono essere più vicino al petto, rispetto alla posizione “consueta”, in modo da ridurre l’angolo che si forma tra addome e cosce. Se necessario, poggiare i piedi su uno sgabello.
- bere almeno 1 litro e mezzo di acqua al giorno, meglio se due;
- scegliere un’alimentazione varia e ricca di fibre.

L’alimentazione
Il legame emorroidi-alimentazione è molto stretto: come già detto, un eccessivo consumo di fritture, peperoncino, cioccolato e alcolici è una delle strade più brevi per portare alla loro comparsa. In generale, l’alimentazione ti può aiutare a prevenire le emorroidi: puntando su una dieta con un buon livello di fibre, quindi composta da molta frutta e verdura fresca, cereali e legumi.
Ma quali sono gli alimenti da preferire per prevenire le emorroidi?
- Per prevenire questa patologia scegli cibi che favoriscono la circolazione, per esempio tutti i frutti rossi (ciliegie, lamponi, mirtilli, ribes ecc).
- Puoi scegliere inoltre alimenti ricchi di zinco, che aiutano a preservare l’integrità delle pareti venose, come le uova, i piselli, il lievito di birra, l’avena, l’orzo, le arachidi, la lattuga, gli spinaci e i fagioli.
Trattamenti e cure negli stadi avanzati
In una fase più avanzata della patologia si può procedere con procedure ambulatoriali o intervento chirurgico. Per quanto riguarda le procedure ambulatoriali, esistono tante soluzioni.
- Legatura elastica. Un trattamento raccomandato nei pazienti che presentano un grado tra I e III della malattia. Si tratta di applicare degli elastici sulle emorroidi interne, con lo scopo di interrompere la perfusione sanguigna: le emorroidi dovrebbero cadere entro 5-7 giorni. Il tasso di successo dell’intervento è stimato intorno all’87%.
- Scleroterapia. Un metodo che prevede l’iniezione nelle emorroidi di un agente sclerosante, come il fenolo, che fa collassare le pareti venose e raggrinzire le emorroidi. Il tasso di successo, a quattro anni dal trattamento, è di circa il 70%.
- Crioterapia selettiva. Un metodo che mette insieme la legatura elastica con la crioterapia. In questo caso, la percentuale di successo varia da soggetto a soggetto.
L’intervento chirurgico

L’intervento chirurgico è sempre usato nei casi più gravi e in presenza di un certo grado di complicanze. Esistono diverse tipologie di intervento chirurgico.
Emorroidectomia escissionale
L’asportazione chirurgica delle emorroidi è associata a un certo grado di dolore post operatorio e richiede 2-4 settimane di convalescenza, secondo il soggetto. È usata solo nei casi più gravi ma è la tecnica che porta più benefici a lungo termine.
Dearterializzazione emorroidaria transanale (metodo THD)
Metodo mini invasivo che si avvale dell’ausilio di una sonda Doppler per individuare con precisione l’afflusso di sangue arterioso ai cuscinetti emorroidari. I rami terminali delle arterie emorroidarie vengono legati e il tessuto prolassato viene ricollocato nella sua posizione naturale. Il metodo ha la stessa efficacia dell’emorroidectomia tradizionale e un tasso di recidive simile.
Prolassectomia con emorroidopessi (stapled hemorrhoidopexy)
Tecnica conosciuta anche come emorroidopessi con suturatrice meccanica, usata di solito per il trattamento di emorroidi di II o III grado. In questo caso non si rimuove il tessuto emorroidario, ma il tessuto di sostegno lasso, allentato e anormalmente espanso: quella parte che ha permesso alle emorroidi di prolassare verso il basso. Una volta conclusa l’asportazione, i cuscinetti emorroidari e il tessuto rimanente sono tirati indietro fino nella loro corretta posizione all’interno del canale anale. L’intervento è generalmente meno doloroso ed è associato a una guarigione più rapida rispetto alla completa rimozione delle emorroidi. Purtroppo però la possibilità di recidiva è maggiore rispetto ad altre tecniche.
Dearterializzazione emorroidaria Doppler-guidata con laser (tecnica HeLP – Hemorrhoidal Laser Procedure)
Intervento che viene condotto senza anestesia e con una lieve sedazione: consiste nella chiusura delle arteriole che irrorano direttamente il plesso venoso emorroidario, attraverso l’utilizzo di un laser. In questo modo si procede verso una progressiva riduzione di volume delle vene emorroidarie. La completa chiusura avviene in un arco di tempo variabile dai 30 ai 45 giorni: verranno infatti chiusi tutti e 12 i rami responsabili dell’afflusso ematico alle emorroidi. Questo non comporta rischi o conseguenze per la parete dell’intestino perché la funzione di questi rami è solo quella di trasportare il sangue ai plessi venosi emorroidari. Questo tipo di intervento risulta più efficace nella cura delle emorroidi interne o esterne di I o II grado.
Fonte
Prof. Maurizio Gentile, responsabile dell’unità di Colon proctologia dell’Università Federico II di Napoli.
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