Stitichezza, intestino pigro, stipsi: tanti nomi per descrivere un fastidiosissimo disturbo molto diffuso, soprattutto tra le donne.
Le cause che possono scatenarlo sono tante e, tra queste, una dieta sregolata e una vita troppo sedentaria giocano un ruolo cruciale. Inoltre, almeno una donna su due, durante la gravidanza, soffre di stitichezza a cause delle modificazioni ormonali tipiche di questo periodo.La stitichezza è un disturbo di cui soffrono frequentemente anche i neonati.
Un utile rimedio contro la stitichezza è mangiare frutta o bere, oltre a tanta acqua, tisane e succhi che svolgono un’azione lassativa naturale e aiutano, quindi, a rimettere in moto l’intestino un po’ impigrito.
E’ anche possibile ricorrere ai lassativi, ma sempre con misura. Spesso si tende ad usarli senza preoccupazione, perché sono preparati liberamente acquistabili in farmacia o in erboristeria, ma bisogna ricordare che non sono privi di rischi.
Vediamo, in dettaglio, cos’è la stipsi, quali sono i fattori di rischio e quali le soluzioni per risolvere il problema, dall’alimentazione allo sport.
Stitichezza: cos’è
Per stitichezza, o stipsi, si intende un’evacuazione difficoltosa o poco frequente, con sensazione di incompleto svuotamento intestinale.
Il termine “stipsi” deriva dal greco styphein (stretto) ed indica una difficoltà nell’espletamento della funzione intestinale che può condizionare anche in modo molto serio il benessere e la qualità della vita.
In Italia si stima che almeno il 15% della popolazione soffra di questo disturbo, con un’incidenza maggiore tra le donne e tra gli anziani.
Tipi di stitichezza
La stipsi può essere di due tipi:
Stipsi da rallentato transito intestinale
nella maggior parte dei casi, la stitichezza si verifica quando la peristalsi del colon è alterata e non permette il transito del contenuto colico con la regolare velocità.
Il termine “peristalsi” fa riferimento alle contrazioni dei muscoli enterici, che giocano un ruolo chiave nell’assimilazione dei nutrienti contenuti nel cibo ma favoriscono anche la spinta, verso la parte terminale dell’intestino, del materiale di scarto, che sarà poi espulso con le feci.
L’alterazione di questo meccanismo determina un rallentamento del transito intestinale e una conseguente difficoltà di evacuazione.
Stipsi da ostruita defecazione (SOD)
In questo caso il problema riguarda la parte finale del retto, quella rettoanale.
La stitichezza può essere causata dalla presenza di un prolasso del retto (una condizione medica in cui le pareti rettali fuoriescono dall’ano diventando visibili all’esterno), di un enterocele o di un rettocele (due condizioni, prettamente femminili, in cui, rispettivamente, una parte dell’intestino tenue o il retto scivolano in vagina), di una disfunzione del muscolo puborettale o di altre disfunzioni del perineo.

Stitichezza in gravidanza
Uno dei principali responsabili della stipsi in gravidanza è il progesterone, che svolge un’azione miorilassante mirata a diminuire le contrazioni dell’utero nei primi 7-8 mesi. Il rovescio della medaglia è che contribuisce anche a indurire e disidratare le feci, provocando la stipsi.
Questo disturbo è legato anche all’ingrossamento dell’utero con il passare delle settimane e all’ingombro del feto sul sigma (la parte terminale del colon) e sul retto.
“In caso di stitichezza in gravidanza – suggerisce la dottoressa Stefania Giambartolomei, nutrizionista – si consigliano una dieta ricca di fibre, una buona idratazione (almeno 2 litri d’acqua al giorno), rimedi naturali quali kiwi e/o prugne.
Nel caso in cui non fossero sufficienti, si può assumere lattulosio, che non danneggia il feto, o intervenire con dei microclismi.

Stitichezza in neonati e bambini
Di solito, nella prima settimana di vita, i lattanti evacuano in media 4-8 volte al giorno. Nei neonati allattati al seno, la frequenza di evacuazione è maggiore rispetto ai bambini alimentati con latte artificiale.
Durante i primi mesi di vita, i bambini allattati al seno hanno una media di 3 evacuazioni al giorno, contro le circa 2 evacuazioni al giorno dei bambini alimentati con latte artificiale.
Dall’età di 2 anni, il numero di evacuazioni diminuisce a meno di 2 al giorno, per poi ridursi a poco più di una.
Come negli adulti, si parla di stitichezza se il neonato o il bambino evacua con una frequenza ridotta o con difficoltà.
Le cause della stipsi nei neonati
La maggior parte dei casi di stipsi (circa il 95%) in neonati e bambini è di natura fisiologica.
Sono tre, principalmente, le fasi della crescita che possono favorirla:
- dopo l’introduzione di cereali e cibi solidi
- Quando il bambino impara a usare la toilette.
- Quando comincia a frequentare la scuola.
I bambini possono evitare la defecazione a causa di feci dure, difficili da evacuare, o perché non vogliono smettere di giocare.
Questa abitudine, se ripetuta, porta nel tempo a una riduzione dello stimolo, che rende le feci più dure e innesca un circolo vizioso di defecazione dolorosa e peggioramento della stipsi.
Invece, nei ragazzini più grandi, la stitichezza può essere causata da diete con scarso apporto di fibre o da un consumo eccessivo di latticini.
Cause organiche
Possono esserci anche cause organiche della stipsi, legate a patologie strutturali, neurologiche, tossico/metaboliche o intestinali. Fortunatamente, si tratta di circostanze rare (circa il 5%).
Le principali cause organiche includono:
- malattia di Hirschsprung, una malformazione congenita dell’innervazione dell’intestino inferiore.
- Malformazioni anorettali.
- Fibrosi cistica.
- Malattie metaboliche, come l’ipotiroidismo.
- Anomalie del midollo spinale.
L’eliminazione in ritardo (oltre le prime 24-48 ore di vita) del meconio (la sostanza bruno-verdastra che si trova nell’intestino del feto al momento della nascita) aumenta il sospetto di disturbi strutturali, in particolare per la malattia di Hirschsprung.
Quali sono isintomi della stitichezza?
La frequenza di defecazione varia da persona a persona ma indicativamente, in condizioni normali, dovrebbe oscillare dalle 3 evacuazioni al giorno alle 3 alla settimana. In presenza di evacuazioni meno frequenti, si può parlare di stipsi.
Accanto alla frequenza di evacuazione, la stitichezza può manifestarsi anche con altri sintomi, tra cui:
- durezza e forma irregolare delle feci.
- Sensazione di evacuazione non completa.
- Sforzo eccessivo e prolungato durante la defecazione.
- Sensazione di “blocco” intestinale, con dolori e crampi diffusi nell’area addominale.
Altri effetti collaterali della stitichezza possono spaziare dall’alito cattivo alla ritenzione idrica, dal gonfiore addominale alla sonnolenza post-prandiale fino all’insorgenza di emorroidi e ragadi, causate soprattutto dalle feci dure e dai continui sforzi.

Stitichezza: cause e fattori di rischio
In base alle cause che la scatenano, la stitichezza può essere classificata in:
Stitichezza transitoria o acuta
La stipsi è definita transitoria se il disturbo è passeggero e legato a cause contingenti.
E’ frequente, per esempio, nelle donne in gravidanza, durante viaggi che determinano cambiamenti di luogo o di abitudini alimentari, nelle persone sedentarie, in quelle che non si idratano a sufficienza, dopo interventi chirurgici e terapie antibiotiche, con l’avanzare dell’età.
Stipsi cronica
La stipsi è cronica se dura più di 6 mesi. In questo caso può essere causata da disfunzioni motorie intestinali e/o anorettali oppure da patologie come la diverticolosi, le malattie infiammatorie croniche intestinali, il tumore del colon-retto.
Può essere anche un sintomo della sindrome dell’intestino irritabile, in cui stipsi e scariche diarroiche si alternano.
Anche malattie metaboliche come il diabete e l’ipotiroidismo e malattie neurologiche (Parkinson, sclerosi multipla) possono accompagnarsi a stitichezza.
Questo disturbo può essere collegato anche all’assunzione di farmaci che rallentano il transito delle feci nell’intestino (per esempio analgesici, antiacidi, antidepressivi). Questo tipo di stipsi generalmente compare fin dalla nascita o può presentarsi come disturbo organico dovuto a patologie.
Le cause sono numerose: la stitichezza può essere un problema transitorio oppure un disturbo funzionale, cioè un’attitudine del tuo intestino a svuotarsi con difficoltà.
Ci sono poi dei fattori di rischio che possono predisporre alla stitichezza, aumentando le probabilità di soffrirne: accanto ad alimentazione sbagliata (soprattutto povera di fibre), insufficiente idratazione, sedentarietà, anche lo stress o, in casi più seri, condizioni patologiche come ansia, depressione, problemi psichiatrici.
Stitichezza a dieta: perché succede?
Molto spesso accade che iniziando una dieta si diventi stitici. Generalmente questo è dovuto alla riduzione quantitativa del cibo. E’ un disturbo temporaneo che con il proseguimento della dieta scompare.
Se è possibile è meglio evitare i lassativi e anche i rimedi dell’erboristeria perché sono entrambi degli irritanti che, a lungo andare, possono causare colite. Se il problema non si risolve con i rimedi naturali allora il consiglio è di rivolgersi al gastroenterologo.

Diagnosi
In presenza di stipsi, il primo passo è effettuare un’anamnesi accurata e un esame clinico del paziente.
L’approccio diagnostico dovrà individuare la causa organica o funzionale della stipsi e potrà variare in base ai sintomi e ai dati rilevati clinicamente, prevedendo eventualmente anche indagini strumentali più approfondite.
Anamnesi e esame clinico
Tra i parametri da valutare, ci sono:
- consistenza delle feci.
- Frequenza della defecazione.
- Necessità di sforzarsi o di usare manovre perineali (per esempio, premere sul perineo, sulla regione glutea o sulla parete retto-vaginale) durante la defecazione.
- Frequenza e durata d’uso di lassativi o clisteri.
- Eventuale presenza di sangue nelle feci (che può essere spia di un tumore) o di altri sintomi (es: perdita di peso) che potrebbero segnalare malattie croniche.
- Presenza di patologie, metaboliche o neurologiche, che potrebbero essere causa di stitichezza.
Esami strumentali
Gli esami strumentali comprendono:
- Clisma opaco a raggi X: attraverso l’introduzione di un mezzo di contrasto per via anale, permette di visualizzare l’anatomia del colon e individuare eventuali diverticoli o polipi.
- Defecografia: questo esame radiologico con mezzo di contrasto consente di valutare la funzionalità dell’apparato anorettale (capacità di tenuta a riposo e durante la contrazione volontaria), l’efficacia della spinta, la presenza o meno di prolassi, l’eventuale abbassamento del piano perineale.
- Colonscopia: attraverso uno strumento dotato di una sonda munita di telecamera e pinza, consente di esaminare l’intero colon e di eseguire, se necessario, piccoli prelievi di mucosa e di asportare polipi.
- Manometria anorettale: valuta le pressioni del canale anale a riposo, durante la contrazione volontaria e durante la spinta.
- Studio dei tempi di transito intestinale: per effettuare questo esame, il paziente deve ingerire dei piccoli marcatori radio-opachi. Dopo alcuni giorni si procede con un esame radiologico dell’addome: se più dell’80% dei marcatori è stato espulso, il transito può considerarsi normale. La valutazione dei tempi di transito intestinale può essere eseguita anche tramite scintigrafia del colon, un esame più invasivo perché richiede tecniche di intubazione per raggiungere il colon.

Stitichezza: cure
Rimedi naturali
Tra i rimedi principali per combattere la stipsi:
- bere succo di prugne o mangiare prugne secche: l’Efsa, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, ne raccomanda dieci al giorno per ottenere effetti benefici.
- Mangiare kiwi, ricchi di fibre: ne contengono 3 g per 100 g.
- Bere tisane a base di tarassaco o cicoria, che risvegliano dolcemente l’intestino.
- Assumere probiotici, che hanno il potere di accelerare il transito intestinale, oltre a ristabilire l’equilibrio della flora batterica.
Stitichezza: l’importanza di ascoltare il tuo corpo
La regolarità nell’evacuazione è molto importante quindi bisogna concedere al nostro intestino il tempo necessario per favorirla. E’ fondamentale dare ascolto al proprio corpo ossia allo stimolo all’evacuazione.
Proprio reprimendolo, infatti, si arriva alla stitichezza. Quindi niente fretta la mattina, è meglio alzarsi prima dal letto e prendersi il tempo necessario per soddisfare il proprio intestino.
Stitichezza in neonati e bambini: come intervenire
Di fronte a episodi di stitichezza, il pediatra dovrà procedere con un’analisi dei sintomi, compresi quelli associati alla stipsi che possono rappresentare un segnale di causa organica (dimagrimento, febbre, vomito), con un esame dell’addome e dell’ano e con una valutazione neurologica (andatura, riflessi tendinei, debolezza degli arti inferiori).
E’ importante anche esaminare le abitudini alimentari del bambino e le eventuali modifiche nella dieta prima della comparsa della stipsi: se, per esempio, i problemi di stitichezza sono cominciati dopo l’assunzione di grano potrebbero essere la spia di una celiachia.
Nel caso in cui la stipsi abbia natura organica, dovranno essere trattate le patologie che la causano. In caso di stitichezza di origine funzionale, la cura prevede di solito un intervento su due fronti:
- modifiche dell’alimentazione: possono essere previste l’aggiunta di succo di prugna alle formulazioni per lattanti, un aumento di frutta, verdure e altre fonti di fibra per lattanti più grandi e bambini, un aumento dell’assunzione di acqua e la riduzione della quantità di cibi astringenti come latte e formaggio.
- Modifiche del comportamento: nei bambini più grandi, che sono già in grado di usare il bagno da soli, è importante incoraggiare evacuazioni regolari dopo i pasti.
Eventuali farmaci, da assumere per via orale o rettale, devono essere prescritti dal medico. Per i neonati, di solito la cura della stitichezza non richiede particolari misure: per quelli allattati al seno, aumentare il consumo di fibre da parte della mamma può contribuire ad ammorbidire le feci, favorendo l’evacuazione.
Invece, per i neonati allattati artificialmente, il pediatra potrebbe suggerire di modificare la formulazione del latte e di provare a diluire con più acqua il latte in polvere.
Farmaci
E’ importante, in caso di stitichezza, interrompere, se possibile, l’assunzione di farmaci che possono aver scatenato o acuito questa condizione, così come è essenziale trattare le eventuali patologie che hanno causato la stipsi.
A lungo andare, i lassativi possono dare assuefazione e causare effetti collaterali come dolore addominale, diarrea, meteorismo, problemi renali, disidratazione, fecalomi, occlusione intestinale e emorragie del tratto gastrointestinale.
E’ importante evitare il fai da te e l’abuso e assumere lassativi solo dietro prescrizione medica.
Lassativi
Ecco le principali tipologie di lassativi disponibili contro la stitichezza.
Agenti che aumentano il volume delle feci
Agiscono lentamente e delicatamente e rappresentano il mezzo più sicuro per favorire l’evacuazione.
Tra questi ci sono lo psillio, il policarbofil calcio e la metilcellulosa. In genere si assumono aumentando gradualmente il dosaggio e con una sufficiente quantità di acqua, per prevenire la formazione di un fecaloma fino a quando non si hanno delle feci più soffici e di massa aumentata.
Questo approccio favorisce naturalmente l’evacuazione e non causa assuefazione.
Agenti osmotici
Contengono ioni polivalenti scarsamente assorbiti (come fosfato o solfato di magnesio) o carboidrati (lattulosio, sorbitolo) che rimangono nell’intestino, aumentando la pressione osmotica intraluminale e quindi richiamando acqua.
I lassativi osmotici sono ragionevolmente sicuri anche quando usati regolarmente.
Catartici secretori o stimolanti
I catartici secretori o stimolanti sono ad esempio bisacodile, olio di ricino, antrachinoni come senna, aloe, rabarbaro.
Agiscono irritando la mucosa intestinale o stimolando direttamente la sottomucosa e il plesso mioenterico.
Questa tipologia di lassativi è, cioè, in grado di aumentare le contrazioni coliche, favorendo il progredire delle feci verso l’esterno.
Sono potenti attivatori della motilità intestinale che dovrebbero essere utilizzati solo per brevi periodi. Il loro uso prolungato può causare effetti avversi come crampi addominali, una melanosi colica (condizione benigna caratterizzata da una pigmentazione bruno-nerastra del colon), una degenerazione neuronale del colon, la “sindrome dell’intestino pigro”, gravi alterazioni idroelettrolitiche e reazioni allergiche.
Agenti emollienti (docusato, olio minerale)
Agiscono lentamente per ammorbidire le feci, facilitandone il passaggio, ma non sono potenti stimolatori della defecazione. Il docusato, in particolare, è un surfattante, che permette all’acqua di penetrare la massa fecale per ammorbidirla e aumentarne il volume.

Dieta
I benefici della dieta Mediterranea
Riequilibrare le nostre abitudini alimentari è il primo passo per combattere la stitichezza.
“La dieta mediterranea – spiega la dottoressa Stefania Giambartolomei, nutrizionista – è un valido aiuto contro la stipsi perché contiene un alto quantitativo di fibre come frutta e verdura. Proprio la carenza di frutta e verdura nella dieta può far insorgere il problema della stitichezza, mentre non ci sono alimenti che possono indurla”.
E’ importante, quindi, inserire nella propria alimentazione cibi ricchi di fibre, prima di tutto verdura cruda e cotta. Gli ortaggi particolarmente benefici sono quelli a foglia verde, come spinaci e bietole.
Tra i frutti, sì a kiwi, susine e pesche con la buccia, prugne secche, uva, pere, banane mature (meglio evitare quelle verdi, perché sono astringenti).
Tra i cereali, sono particolarmente efficaci quelli integrali, in particolare l’avena e la segale, quindi è bene consumarli con regolarità, alternandoli a quelli raffinati. Anche i legumi sono di aiuto, con la raccomandazione di consumarli passati.
E’ importante però ricordare che sia i cereali integrali che i legumi (anche se passati) possono dare origine a gonfiore addominale, quindi i tentativi con questi alimenti devono sempre essere prudenti. Utili a riequilibrare la flora batterica intestinale anche i latticini, non solo latte ma anche yogurt.
Anche inserire regolarmente nella dieta i semi (di lino, di chia, di girasole, di zucca, ecc.) è utile contro la stitichezza perché favoriscono la motilità intestinale.
Nell’intestino, a contatto con l’acqua, i semi sono in grado di produrre delle mucillagini che lo “puliscono” e ne regolano lo svuotamento.
Stitichezza: perché le fibre sono importanti e quante assumerne?
Dovremmo assumere almeno 25 grammi di fibre al giorno perché, anche se sono polisaccaridi, cioè zuccheri, apportano pochissime calorie in quanto non digeribili e pertanto non assorbibili.
Ce ne sono di due tipi:
- le fibre solubili aiutano a ridurre il colesterolo e la glicemia, rallentando l’assorbimento dei carboidrati, e favoriscono il senso di sazietà. Le trovi soprattutto nella frutta e nella sua buccia, nei legumi, nelle patate, nell’avena;
- le fibre insolubili riducono il tempo di transito intestinale delle feci che, assorbendo acqua dall’intestino, diventano più morbide e voluminose, quindi più facili da espellere. Sono presenti in abbondanza nei cereali integrali, nei cavoli, nelle noci. Unica accortezza: se soffri di colon irritabile, meglio limitarne il consumo.
Invece, alcuni alimenti, come i carciofi, contengono sia fibre solubili che fibre insolubili.

Le sane abitudini a tavola contro la stitichezza
Ecco alcune semplici regole della Fondazione Veronesi per una dieta contro la stitichezza:
- mangia almeno una porzione di verdura ad ogni pasto, cotta o cruda. Tra le verdure cotte, preferibilmente lessate o cucinate al vapore, privilegia spinaci, zucchine, broccoli e cavolfiori (da consumarsi con moderazione in caso di meteorismo, aumentando a poco a poco le dosi), fagiolini, melanzane e carciofi.
- Mangia ogni giorno 2-3 frutti di medie dimensioni, scegliendo soprattutto tra kiwi (al mattino a digiuno), pere, albicocche, fichi e prugne. Quando possibile, mangia la frutta con la buccia, o in alternativa cotta.
- Porta in tavola i legumi almeno due volte alla settimana. Se soffri di meteorismo, mangiali passati o centrifugati.
- Includi nella tua dieta, ogni giorno, una porzione di yogurt o di latte fermentato.
- Assumi quotidianamente almeno 2 litri di liquidi: oltre all’acqua, puoi bere tisane non zuccherate.
- Limita il consumo di alcol, tè e caffè (anche se uno al mattino favorisce i movimenti intestinali)
- Evita i formaggi fermentati, i fritti e i grassi di origine animale.
Stitichezza e sport
Condurre una vita attiva e praticare regolarmente sport aiuta a combattere la stitichezza perché permette un miglioramento della peristalsi intestinale.
L’attività fisica deve essere di bassa intensità e quotidiana: bastano una camminata veloce di 20-30 minuti oppure pedalare sulla cyclette tutti i giorni.
Sono consigliati anche sport come il pilates: la contrazione addominale produce infatti degli effetti benefici sull’intestino.
Anche lo yoga è benefico, in particolare la pratica della respirazione yogica (pranayama), che, oltre a ridurre lo stress, che è una delle cause della stipsi, può influenzare in positivo i movimenti intestinali e aiutarti a risolvere i problemi di stitichezza.
Complicanze
La stitichezza, di solito, è una condizione benigna. Tuttavia, se compare all’improvviso in persone adulte che hanno familiarità con i tumori intestinali, o se si accompagna a sintomi come sangue nelle feci, dimagrimento o anemia, è opportuno rivolgersi al medico per degli approfondimenti.
Anche altri disturbi che possono essere associati a stitichezza, specie se prolungata, devono essere riferiti al proprio medico curante che suggerirà gli eventuali accertamenti e terapie. Tra questi:
- gonfiore del retto.
- Perdita di sensibilità dentro e intorno all’ano.
- Perdita involontaria di feci (incontinenza).
- Intestino che sporge dall’ano (prolasso rettale) a causa dei ripetuti sforzi.
- Emorroidi.
- Ragadi anali.
Il fecaloma
La complicanza più rischiosa della stipsi è l’occlusione intestinale causata da un fecaloma, cioè da un accumulo di feci in un tratto del colon. Se questa condizione non viene adeguatamente trattata, può portare, raramente, ad ischemia rettale, ovvero a mancanza di apporto sanguigno nella zona del retto.
Il primo approccio, in caso di fecaloma, è l’impiego di clisteri di acqua di rubinetto seguiti da piccoli clisteri di soluzione ipertonica, in genere da 100 ml, che si trovano in commercio.
Se il trattamento non risulta efficace, sono necessarie la frammentazione e l’evacuazione manuale della massa: una procedura dolorosa, che in genere richiede l’applicazione di un anestetico o la sedazione del paziente. Tra le cause che possono favorire lo sviluppo di un fecaloma c’è l’abuso cronico di lassativi.
Prevenzione
I consigli di alimentazione e stile di vita che aiutano a combattere la stitichezza sono utili anche per prevenirla.
Una dieta ispirata ai principi della dieta mediterranea, ricca di frutta, verdure e cereali e povera di grassi e zucchero, un’adeguata idratazione, un’attività fisica regolare e l’abitudine di dedicare il giusto tempo alle necessità del proprio intestino sono i 4 principi base che dovremmo seguire ogni giorno per tenere il più possibile lontana la stipsi.
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