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Il colon irritabile o sindrome dell’intestino infiammato, conosciuta anche come colite spastica, si manifesta con sintomi tipici come mal di pancia, gonfiore addominale e disturbi intestinali come stitichezza e/o diarrea.
Il nome più corretto è “sindrome dell’intestino irritabile” (IBS, Irritable Bowel Syndrome), un disturbo che a lungo andare può diventare cronico.
E’ una malattia molto frequente (ne soffrono circa 11 milioni di italiani), caratterizzata da un insieme di sintomi intestinali, riferibili al tratto di intestino crasso chiamato colon.
Non esiste infatti un test diagnostico preciso e i sintomi del colon irritabile sono comuni anche ad altri disturbi dell’intestino. Corretta alimentazione e stile di vita sono i primi approcci, quindi seguire una dieta per il colon irritabile sotto la supervisione del medico o di un nutrizionista può essere un’ottima strategia.
Cos’è la sindrome del colon irritabile?
Il colon irritabile, chiamato anche colite spastica o colite nervosa, si caratterizza da dolore o fastidio alla pancia e disturbi intestinali come diarrea o stitichezza.
È piuttosto frequente, più diffuso tra le donne, e spesso incide sulla qualità della vita e quella sociale di chi ne è colpito.
Per comprendere meglio i meccanismi alla base di questo disordine, è prima necessario spiegare che non presenta delle lesioni evidenziabili con indagini o accertamenti: nel colon irritabile l’aspetto dell’intestino è normale e non c’è alcuna anomalia ma soltanto dolore.
La sindrome del colon irritabile è poi un disturbo funzionale che può essere definito cronico (in quanto non esiste una cura definitiva), che riguarda il tratto intestinale.
Quindi, possiamo definire l’IBS come una malattia dell’apparato gastrointestinale caratterizzata da disturbi provenienti dal colon, quali dolore addominale e alterazioni dell’alvo (problemi nella defecazione).
Colite o sindrome dell’intestino irritabile? Spesso l’IBS è chiamata colite, ma questo è un termine improprio. Infatti, il suffisso “ite” tende a identificare un processo infiammatorio, dunque questo termine andrebbe utilizzato per le malattie infiammatorie reali, come il Morbo di Crohn, la colite ulcerosa, la colite ischemica o altre patologie infettive.
Quali sono i sintomi del colon irritabile?
Gli esperti hanno definito come riconoscere clinicamente i sintomi della sindrome del colon irritabile attraverso quelli che sono stati chiamati “i criteri di Roma”.
Dunque, se compilando il questionario si evidenzia che, per un periodo di almeno tre mesi, la persona ha sofferto almeno una volta a settimana di dolore addominale associato ad alterata consistenza o frequenza delle feci, si può fare diagnosi di IBS.
Quindi dolore/fastidio addominale da almeno 3 mesi, devono essere associati a 2 o più dei seguenti sintomi:
- Alterata frequenza dell’intestino.
- Alterata consistenza delle feci: diarrea o stitichezza.
- Miglioramento dei disturbi dopo l’evacuazione.
Esistono poi altri sintomi correlati, spesso frequenti come:
- Minor dolore dopo l’evacuazione.
- Feci di forma anomala.
- Tensione nella defecazione.
- Urgenza defecatoria.
- Gonfiore o sensazione di distensione addominale.
- Sensazione di evacuazione incompleta.
- Muco nelle feci.
In generale, è inutile fare accertamenti diagnostici, a meno che non ci siano dei segnali di allarme, quali un’anomala perdita di peso o sangue/muco nelle feci.
Il colon irritabile, infatti, non comporta la presenza di sangue nelle feci. Questo segno potrebbe, invece, correlarsi ad esempio alla presenza di polipi intestinali o emorroidi. In questo caso è bene approfondire e sentire il proprio medico.
Spesso poi i sintomi del colon irritabile si associano ad altri disturbi gastro-intestinali del tratto digestivo come il reflusso gastroesofageo, intolleranze alimentari (come quella al lattosio) o ad altre malattie come la celiachia.
Spesso però indicano eventi emotivi o fisici molto stressanti, gastroenteriti o terapie antibiotiche.
Nel video che segue, il nutrizionista i spiega i sintomi della sindrome del colon irritabile.
Quale sono le cause della sindrome dell’intestino irritabile
Nonostante le ricerche, le cause del colon irritabile non sono ancora certe. Infatti, si ritiene che ci siano molti fattori implicati, come ad esempio le gastroenteriti infettive, che sembrano essere responsabili di questa patologia nel 30% dei casi.
Quindi la sindrome del colon irritabile non ha una causa definita, mentre i fattori che la possono scatenare possono essere di due tipi: intestinali e non.
Nel primo caso sono comprese le seguenti alterazioni:
- Motilità intestinale.
- Sensibilità viscerale.
- Microbiota.
- Fattori ormonali.
Per quanto riguarda i fattori non intestinali, lo stress emotivo è uno dei principali. L’intestino, infatti, è definito anche “secondo cervello” poiché dotato di una sua rete neurale in diretta comunicazione con il cervello (asse cervello-intestino).
Sono importanti anche l’alimentazione e lo stile di vita in generale. È la combinazione di questi fattori e la loro interazione che possono favorire lo sviluppo della malattia.
Diagnosi della sindrome del colon irritabile: esami da fare
La diagnosi della sindrome del colon irritabile va ad esclusione.
I sintomi saranno valutati dal proprio medico che potrà prescrivere una visita con lo specialista gastroenterologo e potranno essere richiesti alcuni esami diagnostici come:
- Esami del sangue (compreso lo screening per la celiachia).
- Esami delle feci.
- Breath test per individuare un’eventuale intolleranza al lattosio.
- Ecografia addominale e delle anse intestinali.
- Colonscopia.
Come curare il colon irritabile
L’approccio di cura iniziale per la sindrome del colon irritabile si basa su una corretta educazione alimentare.
Nel caso, la terapia farmacologica deve essere adatta a contrastare i sintomi prevalenti, quindi è diversificata a seconda della situazione individuale. Per il dolore si prescrivono solitamente farmaci antispastici e miolitici, che aiutano a ridurre lo spasmo intestinale.
Per la stipsi si utilizzano farmaci procinetici, che possono determinare un aumento della motilità intestinale e facilitare la progressione delle feci. Utili anche le fibre alimentari contenute nei lassativi naturali, come la crusca, i derivati dello psillio, l’agar-agar, ecc.
Invece, per la diarrea, la loperamide agisce riducendo la peristalsi dell’intestino. Usati anche i farmaci assorbenti, quali carbone attivo e caolino, che assorbendo i liquidi aumentano la consistenza delle feci.
Non possiamo dimenticare che la sindrome del colon irritabile può avere una forte componente psicosomatica. Quindi, al fine di ridurla, possono essere prescritti ansiolitici e antidepressivi a seconda dei casi.
Dieta del colon irritabile: cosa mangiare?
Così come la terapia farmacologica, anche la dieta per il colon irritabile, va gestita con il proprio medico o un nutrizionista.
Infatti, gli alimenti in grado di peggiorare la situazione non sono uguali per tutti, quindi spesso si richiede un lavoro di inserimento/esclusione dalla dieta per capire quali effettivamente siano i cibi che causano i sintomi.
In generale, comunque, molti studi hanno dimostrato che una dieta a basso contenuto di FODMAPs, sostanze che non sono digerite dagli enzimi intestinali e che, fermentando, producono gas, può dare risultati molto positivi nella riduzione dei disturbi.
Di conseguenza, alcuni alimenti più ricchi di queste sostanze, come i legumi, alcune verdure o i cereali integrali, in una fase iniziale molto probabilmente dovranno essere eliminati dalla dieta.
Da segnalare che fibre e cibi integrali hanno fortune alterne sul colon irritabile, nel senso che per alcuni mangiarne migliora la situazione, per altri la peggiora.
Anche un consumo eccessivo di spezie, tè, caffè, cioccolata, bevande gassate e contenenti caffeina non è amico di chi soffre di colon irritabile. È utile poi evitare troppi farmaci se non necessario, soprattutto lassativi.
Però, dal momento che sono alimenti importanti per l’organismo, in una seconda fase si studierà con il nutrizionista una strategia per reintegrarli.
Il miglior trattamento per prevenire o combattere la sindrome del colon irritabile è comunque quello di seguire uno stile di vita sano ed equilibrato. Quindi, una dieta che includa gli alimenti suggeriti ed escluda quelli nocivi, così come una corretta idratazione e la giusta attività fisica.
Colon infiammato: alimenti consigliati
Gli alimenti da preferire sono:
- Riso e pasta (in quantità sempre moderata, perché anche loro contengono discrete quantità di FODMAPs).
- Carne bianca come pollo e tacchino.
- Pesce (soprattutto sogliola e merluzzo).
- Verdure tipo carote, bieta, spinaci, sedano, finocchio, zucchine.
- Uova e formaggi stagionati (con misura).
I frutti più consigliati sono banana (matura), arancia, mandarino, uva, melone.
Importante è anche la tecnica di cottura delle pietanze: evitare le fritture e la brace, prediligere bollitura, cottura al vapore e al forno. Sul fronte dei condimenti, no a quelli elaborati e ricchi di grassi saturi come il burro, sì al gusto genuino dell’olio extravergine di oliva, meglio se usato a crudo.
In ogni caso, non conviene mai abbondare eccessivamente con uno stesso alimento.
Qualche consiglio generale
Il timing dei pasti, ovvero i tempi di assunzione degli alimenti, sembra avere un ruolo molto importante.
Non solo bisogna mangiare lentamente e frazionare l’alimentazione, ma sembra essere anche molto importante mangiare di più al mattino (mai saltare la prima colazione!) e a pranzo e meno alla sera.
Quindi, l’ideale è fare colazione tra le 7 e le 8, pranzare tra le 13 e le 14 e cenare alle 20.
Nei casi in cui la stipsi sia il sintomo più forte, si consiglia di aumentare il consumo di fibre e di aumentare l’idratazione. Al contrario, quando la sindrome si manifesta con diarrea e crampi addominali, il consumo di fibre va ridotto e andrebbe evitata la fibra della crusca, che ha un’azione irritante sulle pareti dell’intestino.
Tra la frutta, anguria, melone, agrumi e, per alcuni, anche le mele possono creare più disagio per chi soffre di IBS, mentre tra le verdure meglio evitare broccoli, cavoli, cavolfiori e carciofi, perché possono acuire gonfiore e meteorismo.
In generale, si consiglia di consumare le verdure cotte, con condimenti leggeri, come olio extravergine di oliva a crudo.
Discorso a parte meritano il latte e i latticini: solitamente questo gruppo di alimenti tende a peggiorare la sindrome del colon irritabile, soprattutto quando vi è anche un’intolleranza al lattosio accertata. Essendo alimenti ricchi di calcio, fondamentale per la salute ossea, si potrebbe provare a lasciare nella dieta lo yogurt, che solitamente viene meglio tollerato, perché con minor quantità di lattosio, e i formaggi stagionati, che ne sono abitualmente totalmente privi.
Per le proteine, in linea di massima andrebbero evitati i legumi, optando per carne e pesce magri.
Importantissima l’idratazione, anche nei casi in cui il sintomo prevalente sia la diarrea: bere almeno 1,5-2 litri al giorno (preferibilmente oligominerale naturale). No a caffè e bevande nervine, come cola o cioccolata, perché irritano la mucosa acutizzando crampi e dolore addominale.
Lo stesso discorso vale anche per le cotture molto pesanti, come la frittura, o per cibi troppo speziati, che andrebbero evitati.
In questo video il nutrizionista ti dà alcune informazioni aggiuntive su come gestire la tua alimentazione in caso di sindrome del colon irritabile.
Come prevenire la sindrome del colon irritabile
Oltre a dieta e possibile trattamento farmacologico, ci sono altri rimedi naturali che possono alleviare i disturbi della sindrome del colon irritabile.
Uno di questi è una corretta attività fisica, che può contribuire ad alleviare i disturbi gastrointestinali in chi soffre di IBS. Infatti, questa patologia è spesso provocata o peggiorata da situazioni stressanti, stati ansiosi e stili di vita poco salutari. Tra gli sport consigliati:
Anche altre attività, come stretching, rilassamento, training autogeno o ipnosi, possono alleviare i sintomi.
Senza dimenticare che, per intervenire sulla possibile componente psicosomatica, potrebbe essere utile anche un percorso di psicoterapia.