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Home » Salute » Psicologia » Ansia e disturbi d’ansia: cause, sintomi e trattamenti

Ansia e disturbi d’ansia: cause, sintomi e trattamenti

Flavia Rodriguez di Flavia Rodriguez
13 Ottobre 2020
Ansia e disturbi d'ansia: cause, sintomi, trattamento
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Sommario

  • Cos’è l’ansia?
  • Ansia fisiologica
  • Ansia patologica
  • Ansia di tratto e ansia di stato
  • Caratteristiche e componenti dell’ansia
  • Le cause: fattori ereditari, biologici e inconsci
  • Categorie dei disturbi di ansia
  • Sintomi dell’ansia
  • Diagnosi
  • Cura dell’ansia con la psicoterapia
  • Trattamento farmacologico
  • Alimentazione
  • Rimedi naturali

Si fa presto a dire ansia. Questa condizione, che ormai viene considerata quasi come un’appendice obbligatoria della vita stressante della società odierna, in realtà è molto complessa e sfaccettata.

Intanto, è necessario specificare che si tratta di un insieme di reazioni cognitive, comportamentali e fisiologiche, che non sempre dà luogo allo stesso tipo di disturbi.

Poi, non dovremmo dimenticarci che di base l’ansia non è una manifestazione anormale. Si tratta di un’emozione comune, che fa parte del retaggio dell’evoluzione umana. Infatti, l’ansia è un’emozione che si attiva quando ci troviamo di fronte a una situazione che percepiamo soggettivamente come pericolosa.

Diventa un problema quando inizia a manifestarsi in maniera molto eccessiva, oppure in modo particolarmente frequente, fino al punto di diventare cronica. A questi livelli, l’ansia può impattare in maniera consistente sulle normali attività delle persone, impedendo loro di condurre una vita serena.

In questi casi si parla di disturbo d’ansia che, a seconda delle diverse situazioni, richiede trattamenti specifici e mirati.

Per capire meglio tutte le sfaccettature di questo disturbo, ne abbiamo parlato con il Dr. Antonio Raneri, psicoterapeuta ad orientamento analitico-transazionale psicodinamico.

Cos’è l’ansia?

ansia cosa è

Con questa definizione dell’ansia, si intende descrivere una situazione in cui noi abbiamo paura, ma non sappiamo di cosa abbiamo paura.

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“Nell’ansia – ci spiega il Dr. Raneri – abbiamo timore di un pericolo o di un evento futuro negativo, che però non sono chiaramente delineati . È proprio questa caratteristica che distingue l’ansia dalla paura, che invece ha un oggetto ben chiaro e definito. Nell’ansia si vive uno stato diffuso di allerta, come se fossimo costantemente in uno stato di paura, senza sapere però con chiarezza quale sia l’oggetto del nostro temere.”

Facciamo degli esempi per chiarire meglio il concetto, che ci aiuteranno anche a distinguere l’ansia fisiologica da quella patologica.

Ansia fisiologica

L’ansia si può definire fisiologica quando ha una funzione adattiva per le persone. Questo vuol dire che l’ansia fisiologica ha delle caratteristiche che aiutano le persone a sopravvivere e ad adattarsi meglio al proprio ambiente. In questo senso, l’ansia è legata alla costruzione mentale di uno schema di anticipazione: io sto in ansia perché questo mi serve a valutare il pericolo/rischio.

Un esempio di ansia fisiologica è quella che proviamo quando dobbiamo fare un esame. È adattiva, perché se gli studenti non avessero paura di dare un esame, forse non studierebbero a sufficienza e non lo passerebbero. Quindi un po’ di ansia può aiutare a prepararsi al meglio.

In questo caso parliamo di ansia, e non di paura, perché in un esame non c’è un esito certo: se ci trovassimo davanti a un leone, il pericolo sarebbe reale, e l’esito piuttosto sicuro, quindi potremmo parlare di paura. Ma nell’esame, se abbiamo studiato e siamo sufficientemente preparati, cosa potrebbe accadere di così grave da farci avere paura? Potremmo essere bocciati e ripetere l’esame: cosa c’è di così spaventoso in questo?

Effettivamente, in questo caso quello che proviamo è uno stato di ansia dovuto al timore di una valutazione esterna: “l’esito dell’esame non è tutto nelle nostre mani – spiega il Dr. Raneri – ma dipende da come ci valuterà il professore. In realtà, in questo esito, ci sono caricate una serie di aspettative e di valutazioni su di sé, quindi l’ansia è più legata a una paura sull’immagine di sé.”

Ansia patologica

Se questo stato di ansia per l’esame diventa tale da impedirci di presentarci all’esame, possiamo parlare di ansia patologica e di disturbo d’ansia.

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Ansia e disturbo d'ansia

Quindi l’ansia diviene patologica quando ci impedisce di vivere le normali attività quotidiane, quali avere rapporti sociali, lavorare, avere relazioni affettive, ecc. Tornando all’esempio dell’esame, se l’ansia è così forte che arriviamo a non laurearci per paura di dare l’esame, parliamo di ansia patologica: diventa un disturbo che ci toglie la possibilità di affermarci professionalmente, di avere una vita autonoma e via dicendo.

Ansia di tratto e ansia di stato

Dobbiamo citare un’ulteriore distinzione, tra l’ansia di stato e quella di tratto.

L’ansia di stato è una condizione transitoria, che si attiva solo per rispondere a specifiche situazioni. Potrebbe arrivare a essere patologica, ma la sua caratteristica rimane quella di attivarsi sempre e solo in risposta a determinate situazioni, che la persona giudica pericolose.

L’ansia di tratto è riferita a una disposizione generale verso l’ansia, per cui le persone rispondono con ansia a tutte le situazioni che contengono un pericolo, oggettivo o soggettivo. Si usa il termine ‘tratto’ proprio per indicare una tendenza emotiva a preoccuparsi e a spaventarsi in maniera sistematica. La presenza di ansia di tratto può essere un segnale della presenza di ansia patologica.

Caratteristiche e componenti dell’ansia

Cosa entra in gioco quando scatta l’ansia? La percezione di un pericolo.

Questa percezione ha una componente neurofisiologica e una componente della rappresentazione del pensiero.

Per spiegare il concetto in termini semplici, possiamo dire che la percezione neurofisiologica di un pericolo avviene secondo questo schema:

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  1. Pensiero: vedo un leone e penso che sono in pericolo.
  2. Sentimento: provo l’emozione della paura. Le emozioni sono un circuito sinaptico: si provano perché nell’organismo i neuroni vengono attivati in una determinata maniera. Le pupille degli occhi si dilatano, i capelli si rizzano in testa, si alzano i peli sulle braccia, aumenta la pressione sanguigna e anche il battito cardiaco: il sistema nervoso si prepara al pericolo.
  3. Comportamento: sento la paura e fuggo.

Ansia e ambiente

La nostra reazione ansiosa e di paura può essere determinata geneticamente, ma è anche legata alla rappresentazione del pensiero. Se, per me, trovarmi davanti a un leone è una cosa normale perché i miei genitori erano domatori al circo, questa condizione non rappresenterà un pericolo. Se invece da bambino sono stato eccessivamente sottoposto a un clima di paura, e ho avuto una mamma o un papà molto ansiosi, alcuni dei miei circuiti sinaptici rimangono più facilmente attivati in questo senso. Quindi, entrerò più facilmente in uno stato di ansia.

Secondo le ricerche, l’ansia può essere appresa dall’ambiente: dipende da quello che abbiamo imparato nella nostra infanzia.

“La nostra realtà è sempre una rappresentazione – aggiunge il Dr. Raneri -. Pur essendo un dato oggettivo, viene sempre costruita attraverso i sensi, quindi attraverso la nostra capacità di immaginare. Per cui, quando percepiamo degli stimoli, se abbiamo imparato che questi stimoli sono fonte di pericolo, li associamo in automatico a una risposta di tipo ansioso. Se mia mamma in generale dinanzi alle cose nuove è ansiosa, probabilmente anche io quando avrò delle cose nuove da fare entrerò in ansia. Inoltre, un altro aspetto importante da considerare è che, di solito, quando la persona che strutturalmente è ansiosa pensa di non poter affrontare delle cose nuove, questa sua ansia dipende molto dalla sua idea su di sé. Non si sente capace, sentendosi non capace si spaventa e quindi prova ansia.”

Cause dell'ansia: fattori ereditari, biologici e inconsci

Le cause: fattori ereditari, biologici e inconsci

Le cause dell’ansia sono diverse e complesse. Volendo fare una sintesi, possiamo suddividere in 3 macro categorie i fattori che determinano stati di ansia più o meno gravi:

  • I fattori ereditari. Ci sono studi genetici che hanno rilevato come, frequentemente, gli individui con disturbi d’ansia abbiamo un famigliare affetto dalla stessa patologia.
  • I fattori biologici. Secondo ricerche effettuate sul cervello umano, l’ansia potrebbe essere causata da alterazioni della quantità di alcuni neurotrasmettitori. Quindi, il sito biologico dell’ansia sembrerebbe essere il Locus Coeuruleus, che si occupa di attivare o disattivare i neuroni inibitori che vengono attivati dall’acido gamma-aminobutirrico (GABA).
  • I fattori inconsci. Secondo la teoria di Freud, l’ansia è causata da un conflitto inconscio.

I fattori inconsci di Freud

Per Freud – spiega il Dr. Raneri – l’ansia è legata quindi a un aspetto intrapsichico, e ha due significati:

  1. È la manifestazione di un conflitto nevrotico, cioè una lotta tra un desiderio (sessuale o aggressivo) e il divieto del super Io, teso a inibire la consapevolezza del desiderio, perché ritenuto riprovevole.
  2. È il modo per allontanare la consapevolezza del conflitto stesso.

Quindi noi, non riuscendo a entrare in contatto con questi desideri inaccettabili, sperimentiamo l’ansia, come segnale di pericolo di emersione di quei contenuti che vogliamo rimuovere. La persona prova ansia, ma non sa perché: per rimuoverla, dovrebbe decodificare il suo vissuto e capire cosa la stia spaventando.

Altre cause di ansia

Ci possono poi essere angosce esistenziali, che danno luogo ad ansia, ad esempio rispetto a fasi evolutive, come: sto entrando in pensione e provo angoscia per il futuro.

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“Come diceva Fromm – aggiunge il Dr. Raneri – l’ansia esprime la distanza dell’uomo contemporaneo da se stesso, ovvero dai valori e dai bisogni fondamentali dell’essere umano, come avere relazioni affettive significative ed esprimere se stessi nel proprio contesto sociale.”

Infatti, molto diffusa è l’ansia derivata da una deficitaria base sicura interiore.

“Quando le persone non hanno potuto costruire nella loro mente l’esperienza della base sicura, – spiega il Dr. Raneri – introiettando nella loro mente l’esperienza di un adulto, solitamente un genitore, che si prende cura di loro e si sa sintonizzare con i loro bisogni emotivi, spesso manifestano disturbi di ansia. Infatti il bambino, quando sperimenta un ‘caregiver’ che offre sicurezza, gradualmente memorizza dentro di sé questa relazione di supporto, confortante e in generale positiva, riportandola nella sua vita da adulto. Invece, quando manca questa sensazione piena di sicurezza, l’ansia è uno dei segnali di base relativi a questa situazione di insicurezza generalizzata.”

Quindi, per riassumere, l’ansia legata a fattori intrapsichici può essere connessa a:

  • impulsi interni, secondo la teoria di Freud;
  • angosce esistenziali;
  • mancanza di una base sicura interiorizzata.
Le categorie dei disturbi d'ansia

Categorie dei disturbi di ansia

Qui di seguito alcuni dei più diffusi disturbi d’ansia.

Fobia specifica e sociale

La fobia specifica è caratterizzata da una marcata e persistente paura, eccessiva o irragionevole, provocata dalla presenza o dall’attesa di un oggetto o di una situazione specifici (per es. aereo, spazi chiusi, ragni, cani, gatti, insetti, ecc.). Le fobie specifiche sono dunque comportamenti di evitamento di cose o situazioni specifiche, che attivano un’ansia sproporzionata e irragionevole.

La fobia sociale si contraddistingue per una paura marcata e persistente, nei confronti di situazioni sociali o prestazioni che comportano l’esposizione a persone non familiari o il possibile giudizio di altri. In tali situazioni, la persona teme di mostrare ansia o di agire in modo umiliante ed imbarazzante.

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“Anche un certo grado di ansia sociale può considerarsi come un’esperienza comune – specifica il Dr. Raneri – per esempio quando si deve parlare in pubblico, si affronta un esame, o si partecipa a feste o riunioni senza conoscere nessuno. Il confine fra normalità e patologia si riscontra nel forte disagio e nella notevole compromissione della vita sociale e lavorativa che il disturbo produce nelle persone che ne soffrono”.

Disturbo d’ansia generalizzato

Anche in questo caso, è importante distinguere il disturbo dalle preoccupazioni cosiddette normali e da quelle transitorie.

“Il carattere distintivo di questo disturbo è, infatti, la cronicità e pervasività della preoccupazione ansiosa con i suoi correlati somatici, e la mancanza di controllo della preoccupazione, che non permette alla persona di gestire efficacemente i problemi che, di volta in volta, assillano la sua mente.”

Vi sono evidenze di eventi di vita stressanti nell’insorgenza di questa tipologia di disturbo. La sovrapposizione e l’influenza reciproca con altri disturbi d’ansia e dell’umore è alta, ed è maggiore la frequenza nelle donne.

Disturbo di panico

L’attacco di panico si manifesta come un preciso periodo di paura o disagio intensi, durante il quale si sviluppano improvvisamente, raggiungendo un picco in circa dieci minuti, almeno quattro dei seguenti sintomi:

  1. palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia;
  2. sudorazione;
  3. tremori fini o a grandi scosse;
  4. dispnea o sensazione di soffocamento;
  5. sensazione d’asfissia;
  6. dolore o fastidio al petto;
  7. nausea o disturbi addominali;
  8. sensazione di sbandamento, d’instabilità, di testa leggera o di svenimento;
  9. derealizzazione (senso d’irrealtà del mondo) o depersonalizzazione (sensazione di essere distaccati da se stessi);
  10. paura di perdere il controllo o di impazzire;
  11. paura di morire;
  12. parestesie (sensazione di torpore o di formicolio);
  13. brividi o vampate di calore.

“Gli attacchi di panico sono definiti come causati dalla situazione, quando sono fortemente associati a fattori scatenanti ben individuabili, sensibili alla situazione, quando l’associazione è meno forte, e inaspettati, quando appaiono in situazioni che non li giustificano. Per fare diagnosi di disturbo di panico, devono essere presenti attacchi inaspettati e ricorrenti, mentre l’esclusiva presenza di attacchi causati dalla situazione riflette la presenza di una fobia.”

Agorafobia

Con agorafobia si intende l’ansia relativa al trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto, nel caso di un attacco di panico.

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Il timore agorafobico riguarda situazioni caratteristiche, che includono:

  • l’essere fuori casa da soli;
  • l’essere in mezzo alla folla o in coda;
  • l’essere su un ponte.

Tali situazioni vengono attivamente evitate, oppure sopportate con grande disagio e con l’aspettativa di incorrere in un attacco di panico, oppure viene richiesta la presenza di un accompagnatore.

Sintomi dell’ansia

L’ansia è spesso accompagnata dai seguenti sintomi fisici:

I sintomi dell'ansia

L’ansia cronica causa in chi ne soffre anche difficoltà a rilassarsi, iperattività, irritabilità e difficoltà di concentrazione.

Diagnosi

È necessario sottolineare che fare una diagnosi di disturbo d’ansia non è sempre così lineare, perché spesso si accompagna a molti altri quadri psicopatologici.

La diagnosi di un disturbo d’ansia, come la diagnosi di tutti i disturbi di natura psicologica, viene effettuata da uno psichiatra o da uno psicologo. Attualmente il manuale che viene usato per la diagnosi dei disturbi psicologici è il DSM-V (manuale statistico dei disturbi mentali).

In generale possiamo dire che possiamo parlare di disturbo clinicamente rilevante quando questo diventa seriamente invalidante per la persona che ne soffre.

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Cura dell’ansia con la psicoterapia

Il trattamento elettivo dell’ansia è la psicoterapia.

È importante che le persone che convivono permanente con uno stato di paura e di agitazione sappiano che, attraverso la psicoterapia, possono recuperare un senso di sicurezza interiore e imparare una capacità di padroneggiare la realtà, che può tranquillizzarle e limitare l’ansia.

Lo psicoterapeuta, attraverso un colloquio con la persona, raccoglie le informazioni mirate a comprendere quali aspetti producono nel soggetto l’esperienza dell’ansia, così come il grado di invalidità che il disturbo crea nell’individuo.

L’approccio psicodinamico

“Da un punto di vista terapeutico, schematicamente possono esserci due modi – ci dice il Dr. Raneri – per trattare l’ansia con la psicoterapia: uno è l’approccio cognitivo-comportamentale, che mira alla cura del sintomo in forma breve. L’altro è l’approccio psicodinamico, da me utilizzato, per cui l’ansia non si presenta mai come un disturbo a parte, ma va sempre associata a un’organizzazione di personalità all’interno della quale quest’ansia si inserisce.”

Che cosa significa questo esattamente? “Dobbiamo considerare l’ansia come un segnale positivo, un campanello che avvisa la persona che ci sono alcune cose da sistemare. Quando suona l’antifurto in casa, noi non sappiamo se suona perché è entrato un topolino, perché si è rotto l’impianto elettrico o perché è entrato un ladro. Attraverso la psicoterapia, noi dobbiamo capire cosa ci dice questo allarme, cosa nella persona non sta funzionando bene psicologicamente in questo momento storico. Cosa sta accadendo? Di solito ci sono delle questioni che la persona deve affrontare e ha paura, oppure non ha gli strumenti, o che ha tralasciato per tanto tempo: l’ansia diventa il campanellino che avvisa che è arrivato il momento di affrontarle.”

Psicoterapia per la cura dell'ansia

Trattamento farmacologico

In Italia l’uso di farmaci ansiolitici (benzodiazepine come Valium, Lexotan, Tavor, Xanax, ecc) è molto diffuso: vengono spesso considerati farmaci “leggeri” mentre, come tutte le sostanze psicoattive, provocano effetti di dipendenza psicologica e fisica, oltre al bisogno di aumentare la dose per sentirne gli effetti. Inoltre, l’uso prolungato di tranquillanti può a lungo termine provocare un calo della memoria e potrebbe favorire l’insorgenza della depressione.

Non bisogna dimenticare che gli ansiolitici non trattano le cause dell’ansia: fanno passare il mal di denti, ma non guariscono dall’infezione. Per questo motivo, andrebbero usati solo in situazioni di emergenza o per un periodo limitato, ad esempio in appoggio a una terapia psicologica, magari in fase iniziale.

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Mai usarli con l’autoprescrizione: gli psicofarmaci sono medicinali veri e propri, e vanno sempre assunti secondo prescrizione del proprio medico.

Alimentazione

Per quanto non sia possibile trattare l’ansia con il cibo, sicuramente operare alcuni cambiamenti nel proprio stile di vita, alimentazione compresa, può essere di aiuto.

È evidente come ci siano alcuni cibi che possono peggiorare gli stati di tensione: pensiamo a cibi fritti, carboidrati ad alto indice glicemico, zuccheri raffinati, bevande alcoliche o bevande nervine.

Invece, ci sono alimenti che hanno una funzione anti-stress o che favoriscono uno stato di relax.

Alla base di una dieta anti-stress ci sono frutta e verdura, che ti aiutano a contrastare l’ossidazione cellulare e ad assumere tutte le vitamine e i sali minerali necessari al tuo organismo per funzionare correttamente.

I cereali integrali ti assicurano un ottimo apporto di magnesio, che contrasta affaticamento, stati ansiosi e depressione, di zinco, che migliora la capacità di concentrazione, e di selenio, che stimola il tuo sistema immunitario.

Ottimi anche tutti gli alimenti ricchi di Omega 3, come il pesce azzurro. Questi “grassi buoni” favoriscono la vitalità del sistema nervoso e hanno un’azione positiva sul sistema cardiovascolare: li puoi trovare anche in mandorle e noci.

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Sì anche a carni bianche, come pollo e tacchino: grazie al triptofano, aminoacido precursore della serotonina, stimolano il tuo buon umore. Ricchi di triptofano anche latte, yogurt e formaggi.

E poi, ovviamente, non dimentichiamo il cioccolato fondente, che contiene serotonina, utile a stabilizzare l’umore e con ottime proprietà calmanti.

Rimedi naturali

Per contrastare apatia, inquietudine, stanchezza e difficoltà di concentrazione, puoi usare alcuni oli essenziali. valido aiuto contro l’ansia.

Oppure puoi ricorrere a piante ed erbe che stimolino la tua tranquillità, come camomilla, melissa e valeriana, biancospino e passiflora.

Non dimenticare che fare esercizio fisico è fondamentale per stimolare la produzione di endorfine,  le molecole del benessere che ti assicurano serenità. Puoi scegliere qualsiasi sport, basta che ti diverta e ti faccia staccare la mente dai pensieri.

In questo senso molto efficaci sono le discipline meditative, come la meditazione, spesso basate sulla respirazione. Procurano dei benefici legati a una migliore gestione dell’ansia, grazie all’abbassamento dei livelli del cortisolo, del ritmo cardiaco e della pressione arteriosa.

Questo articolo è stato scritto in collaborazione con il Dr. Antonio Raneri, psicoterapeuta ad orientamento analitico-transazionale psicodinamico.
www.antonioraneri.it

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ansia: sintomi, cause

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Giornalista dal 1995, sono Life Coach Umanista e lavoro con persone che vogliono allenarsi per raggiungere obiettivi in linea con la loro natura. Per la redazione di Melarossa, scrivo articoli e approfondimenti curando in particolare le sezioni dieta, nutrizione e psicologia.

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