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Hai mai sentito parlare della dieta Duke? Rientra tra i tanti piani dietetici ideati per perdere peso velocemente.
Ma chi l’ha inventata? E come funziona? Questa dieta dimagrante nasce negli Stati Uniti ed è organizzata in 4 fasi. La regola principale è il numero di pasti: puoi mangiare 4 volte al giorno, ma entro le ore 15.
Ovviamente non tutti gli alimenti sono permessi in questa dieta. Alcuni cibi sono proprio vietati, altri concessi con moderazione. Cosa puoi mangiare e cosa invece devi evitare? Quanto dura la dieta Duke? Quanti kg si perdono?
La dieta Duke promette una perdita di peso sostanziosa. Tuttavia, si porta dietro non poche controindicazioni. Chi può seguire questa dieta? E chi invece dovrebbe evitarla?
Continua a leggere per saperne di più.
Dieta Duke: definizione e che cos’è?
La dieta Duke è un piano dimagrante organizzato in 4 fasi, ciascuna delle quali dovrebbe durare dalle 3 alle 4 settimane. La prima fase è molto restrittiva, mentre le successive permettono una variabilità maggiore tra i cibi concessi.
Tra gli obiettivi della dieta Duke vi è ovviamente la perdita di peso. Quanti kg puoi perdere? Questa dieta assicura un calo ponderale di almeno 8 kg nelle prime 4 settimane. Ma la cosa fondamentale è la promessa che non li riprenderai facilmente. Questa dieta, infatti, punta a modificare lo stile alimentare delle persone per rendere definitiva la perdita di peso. Per avere buoni risultati occorre seguirla per almeno 3 mesi, durante i quali non potrai trasgredire le sue regole ferree.
Come accennato, in questa dieta è importantissimo il timing. Potrai consumare 4 pasti al giorno, ma entro – e non oltre – le ore 15 del pomeriggio. Perché questo “coprifuoco” sul cibo?
Secondo i principi della dieta Duke, introdurre calorie nelle prime ore del giorno permette al tuo corpo di gestirle in maniera più efficiente e “bruciare” di più. Ecco perché in questa dieta, già dal primo pomeriggio non puoi più consumare cibi solidi o bere liquidi zuccherini.
Siamo sicuri che sia davvero così che funziona il nostro corpo? I ricercatori moderni parlano di ritmo circadiano alimentare e dell’importanza della distribuzione del cibo (e quindi delle kcal) in maniera bilanciata durante l’arco della giornata. Anche mentre dormiamo abbiamo bisogno di energia! Analizzeremo in dettaglio questo argomento nel paragrafo dedicato alle controindicazioni.
Come funziona questo piano alimentare?
Ad ogni modo, la dieta Duke non è un regime alimentare tanto più restrittivo rispetto alle altre diete dimagranti. Ti permette di mangiare molte verdure, dal potere saziante e ricche di fibre.
E bere molti liquidi durante l’arco della giornata (succo di limone, brodo, tisane). In questo è molto simile ad altre diete dimagranti di cui forse hai già sentito parlare, come la dieta del minestrone, la dieta dei liquidi, o la dieta detox.
A differenza di questi piani alimentari, però, la dieta Duke non mette il divieto sui cibi proteici. Permette di consumare carne, pesce, uova e formaggi, fin dalla prima settimana. Ma con moderazione. Non si tratta infatti di un piano dietetico ad alto contenuto di proteine!
Quindi da non confondere assolutamente con la dieta Dukan. Con questo regime alimentare ha poco in comune! Sia la dieta Dukan che la dieta Duke (prima fase) sono entrambi piani dietetici ipocalorici e lowcarb! Però, la Dukan è anche un regime iperproteico con cui la dieta Duke non ha nulla a che vedere.
La dieta Duke prende il suo nome da quello di una famosa Università statunitense, la Duke University. I suoi ricercatori idearono questa dieta intorno agli anni ’70, con l’obiettivo di ridurre l’obesità nella popolazione americana. Questo programma dimagrante non lasciava indietro l’esercizio fisico, che è parte fondamentale della dieta. Nacque così il Duke Diet and Fitness Center.
L’importanza dell’attività fisica
Un aspetto fondamentale di questa dieta è proprio l’importanza che dà all’attività fisica. Questa viene tenuta in considerazione non meno degli alimenti. Se vuoi seguire la dieta Duke non potrai evitare una camminata quotidiana di almeno mezz’ora.
Per dimagrire in modo sano è perciò importante mantenersi attivi! In questo si avvicina molto al pensiero della dieta mediterranea, che mette l’attività fisica al primo gradino della piramide alimentare. Ad ogni modo, le somiglianze tra le due diete finiscono qui.
La dieta Duke non solo non garantisce un apporto bilanciato di nutrienti in tutte le sue fasi, ma si basa su alcuni principi non proprio corretti. Come vedremo in seguito, infatti, non è adatta a tutti. E forse, al contrario di come si presenta, nemmeno così tanto utile per dimagrire in modo sano e duraturo.
A cosa serve la dieta Duke e quando intraprenderla
La dieta Duke è una dieta dimagrante che ha come obiettivo primario quello di far perdere peso. In realtà questo non è l’unico scopo di questo regime dietetico.
La Duke si pone come promotrice dell’educazione alimentare e dell’esercizio fisico. Vorrebbe quindi insegnare alle persone ad alimentarsi senza esagerare e abituarle gradualmente a praticare attività fisica.
Potrai consumare i pasti solo quando sentirai davvero necessità di farlo. Allo stesso modo, dovrai smettere quando inizierai a sentirti sazio. Mentre una sana camminata (almeno 30 minuti) dovrà essere integrata nella tua routine fin dai primi giorni di dieta.
Prima di entrare nel vivo della spiegazione, ecco 3 regole di base che ti aiuteranno a seguire la dieta Duke:
- Nelle prime tre fasi della dieta non si devono consumare cibi solidi, o zuccherini, dopo le 15.
- Dovrai mangiare solo quando hai fame.
- L’attività fisica è parte integrante della dieta.
Gli ideatori della dieta Duke l’hanno pensata per la popolazione americana, fortemente in sovrappeso, o obesa, e poco propensa all’attività fisica. Ecco perché la camminata quotidiana viene imposta in questo piano dietetico.
Nulla ti vieta di iniziare questa dieta se godi di buona salute ma hai qualche chili di troppo. Bisogna considerare però che questa dieta, soprattutto nella prima fase, è molto restrittiva e porta a una perdita di peso sostanziosa (8 chili nelle prime 4 settimane).
Ecco perché sarebbe meglio rivolgersi a un professionista della nutrizione prima di decidere in autonomia. La Duke non è l’unica dieta dimagrante che esiste. Forse potrebbe non essere quella giusta per te. Solo un esperto potrà valutare la tua condizione fisica e stabilire se iniziare o meno questa dieta.
Chiarito questo aspetto, veniamo al dunque: come funziona la dieta Duke?
Come funziona la dieta Duke: schema e fasi
Si tratta di un piano dietetico articolato in 4 fasi, che si distinguono sia per la scelta degli alimenti che per la dose di attività fisica giornaliera. Ciascuna fase può durare dalle 3 alle 4 settimane. Ecco che, nel complesso, la dieta avrà una durata minima di 3 mesi.
Vediamo in dettaglio come si strutturano le 4 fasi della dieta Duke.
Fase 1
È lo step più drastico. Consiste in un vero e proprio regime ipocalorico e lowcarb. In questa fase abbondano le verdure, alternate da cibi proteici, mentre sono esclusi cereali, pseudocereali, frutta e legumi.
Ogni giorno a pranzo dovrai consumare una tazza di insalata cruda (radicchio, valeriana, rucola, lattuga, e/o insalata riccia), più una porzione (1 tazza, dosata a crudo) di verdure cotte. A questo si aggiunge una componente “proteica” (carne, pesce, uova, formaggi magri). Mentre a cena potrai solo sorseggiare due tazze di brodo chiaro (vegetale o di carne).
La dieta Duke promette di perdere fino a 8 kg già in questa prima fase.
Fase 2
Occorre seguire la seconda fase se richiedi una perdita di peso maggiore. In queste settimane di dieta non dovrai fare altro che continuare a rispettare lo schema alimentare suggerito nella prima fase, ma ti sarà concesso di aggiungere la frutta!
Il consiglio resta sempre quello di preferire la frutta fresca di stagione, più ricca di vitamine e minerali. Quanta potrai consumarne? Non più di 2 porzioni al giorno (2 frutti) e sempre prima delle 15!
Oltre ad essere una buona fonte di nutrienti importanti, la frutta è anche molto zuccherina e calorica. Ovviamente queste calorie non sono “regalate”. Nella seconda fase dovrai incrementare l’esercizio fisico giornaliero, portando la tua passeggiata ad almeno 1 ora.
Fase 3
La terza fase reintroduce alcuni alimenti fondamentali di un’alimentazione bilanciata.
Potrai quindi ricominciare a mangiare cibi ricchi di carboidrati, come cereali, pseudocereali, ma anche legumi.Tali alimenti sono anche fonte di energia (kcal), perciò non dovrai abusarne.
Le indicazioni della dieta Duke nella terza fase suggeriscono così le porzioni: 50 g di cereali (o pseudocereali), 180 g di legumi. Naturalmente ti sarà richiesta una maggiore dose di attività fisica.
Alla tua camminata quotidiana di 1 ora dovrai aggiungere l’esercizio a corpo libero (30 minuti, 2 o 3 volte a settimana).
Fase 4
L’ultima fase è anche detta di mantenimento. Viene considerata parte della dieta perché la persona ricominci ad alimentarsi normalmente in modo graduale. Potrai quindi continuare a seguire le indicazioni della quarta fase anche oltre le 4 settimane consigliate.
In cosa consiste questo mantenimento? Prima di tutto, non viene ancora eliminata la regola del consumare i cibi solidi prima delle 15:00.
La cena resta composta da due tazze di brodo, con la possibilità di fare un’eccezione una volta a settimana. In questo frangente torna ad essere composta da un pasto regolare, simile al pranzo.
Nella quarta fase, però, a colazione possono essere aggiunti latticini, come yogurt e latte scremato, e cereali senza zuccheri aggiunti (avena, cornflakes).
Dieta Duke: cosa mangiare nelle diverse fasi
Gli alimenti consigliati e concessi
Per capire quali alimenti è possibile mangiare occorre fare una distinzione tra le varie fasi della Dieta. Ciasuna ha infatti delle indicazioni differenti.
Quali cibi sono concessi nella prima fase?
Le verdure, ricche di fibre, dal potere saziante, possono essere d’aiuto in questa dieta per ridurre il senso della fame. Potrai introdurne a volontà, sia a pranzo che durante gli spuntini.
Nella dieta Duke, quindi, non possono proprio mancare:
Cibi vegetali
- Verdura cruda (radicchio, valeriana, rucola, indivia, insalata riccia, lattuga, carote, finocchi, ravanelli).
- Verdura cotta (carciofi, zucchine, melanzane, pomodori, broccoli, cavolo, cipolle, zucca, fagiolini, asparagi, bieta, spinaci, cicoria).
- Altri alimenti vegetali concessi (funghi e olive).
Cibi ricchi di proteine
- Carne magra (pollo, tacchino, vitello, agnello, fettine di maiale).
- Pesce (orata, branzino, nasello, merluzzo, sogliola, tonno, trota), ma anche calamari, polpo, gamberi, vongole e cozze.
- Salumi (bresaola, prosciutto cotto, fesa di tacchino).
- Formaggio stagionato (grana) – per un massimo di 50 g al giorno.
- Uova.
- Alternative vegane: seitan, tofu, tempeh, avocado.
Condimenti: olio extravergine d’oliva (un cucchiaio, a crudo), aceto, succo di limone, sale, spezie.
Altri alimenti con funzione saziante: tè, caffè e tisane, senza zuccheri aggiunti.
Alimenti concessi nella seconda fase
A partire dalla seconda fase è permesso aggiungere la frutta, ricca di vitamine e minerali. Ma è importante preferire la frutta di stagione!
- Frutta estiva: pesche, albicocche, melone, ananas, anguria, ciliegie, fragole, lamponi, more, mirtilli e nespole.
- Per il resto dell’anno: arance, mandarini, pompelmo, limone, kiwi, mele, pere e clementine.
Cosa mangiare nella terza fase
Nella terza fase potrai inserire di nuovo cereali, pseudocereali e legumi. Vediamo quali e in che quantità:
- Cereali (50 g) e pseudocereali (80 g), fonte di carboidrati ed energia: riso, grano (pasta), farro, orzo, segale, avena, ma anche miglio, quinoa e grano saraceno
- Legumi (180 g), principalmente ricchi di fibre dal valore saziante, conferiscono energia a lento rilascio: fagioli, piselli, fave, lenticchie, ceci, lupini.
Nelle ultime settimane di dieta non si aggiungono nuovi cibi nei pasti principali. La dispensa resta la stessa delle fasi precedenti, ma è concesso aggiungere cereali e latticini (yogurt magro e latte scremato) alla prima colazione.
I cibi vietati
Come tutte le diete, anche la Duke ha un elenco di alimenti da evitare. Alcuni cibi sono totalmente vietati in tutte le fasi della dieta. È questo il caso del così detto “cibo spazzatura”, ovvero quegli alimenti che apportano solo grassi, zuccheri semplici e kcalorie senza troppi valori nutrizionali (kcal vuote). Di cosa si tratta?
- Succhi di frutta e bevande zuccherate.
- Cibo surgelato, sughi pronti o salse (maionese, senape).
- Patatine fritte, o fritture in generale.
- Salumi “grassi” (mortadella, salame, salsiccia, coppa, lardo).
- Zuccheri semplici ed edulcoranti.
- Prodotti confezionati (snack, merendine, biscotti).
- Burro e margarine.
Le restrizioni della prima fase, però, mettono un paletto anche ad altri cibi normalmente ritenuti sani, se inseriti in una dieta bilanciata. Ecco che nelle prime settimane di dieta non potrai consumare neppure:
- Frutta.
- Cereali e pseudocereali.
- Legumi.
- Cioccolata fondente
Le restrizioni si allentano un pò nelle fasi successive, ma i cereali sono sempre da consumare con moderazione (non oltre 50 g a porzione).
Dieta Duke: esempio di menù settimanale
La dieta Duke non è un regime dietetico continuativo. Come abbiamo appena visto, ciascuna delle sue 4 fasi ha regole diverse in termini di scelte alimentari.
Per capire meglio come potrai strutturare il tuo menù ti suggeriamo un esempio valido per la prima fase, quella più restrittiva (ipocalorica e low-carb). Per le fasi successive non dovrai fare altro che modificare il piano settimanale, integrando quegli alimenti che sono nuovamente permessi.
Inoltre, ricordando che vi è un orario stabilito entro cui poter consumare i pasti (entro le 15), non parleremo di colazione – pranzo e cena ma di primo, secondo, terzo e quarto pasto.
Ecco un esempio di menù settimanale che puoi seguire per i primi 7 giorni della dieta (prima settimana della prima fase).
Condimento: 1 cucchiaio d’olio extravergine a crudo.
Ricorda che la prima fase può durare da 3 a 4 settimane. Trascorso questo tempo, potrai modificare il piano dietetico, come ti suggeriremo di seguito.
Fase 2
Si reintegra la frutta, preferibilmente scegliendo tra quella di stagione. Puoi mangiare un frutto dopo il primo e/o il terzo pasto.
Aumenta anche l’esercizio fisico richiesto: almeno 1 ora di camminata veloce tutti i giorni.
Fase 3
Adesso sono concessi anche legumi e cereali. Puoi modificare il pasto principale aggiungendo 50 g di riso integrale, o una porzione (180 g) di legumi (fagioli, lenticchie, ceci).
Dovrai abbinare alla camminata di 1 ora anche 30 minuti di esercizi a corpo libero (aerobica), 2 o 3 volte a settimana.
Fase 4 (ultime 4 settimane)
Le indicazioni sono analoghe a quelle della fase precedente. Durante il pasto principale potrai aggiungere legumi o cereali, e un frutto (come indicato nella 3 fase). Negli spuntini dovrai continuare ad abbinare verdure a cibi proteici (grana, bresaola, uova). Mentre il pasto della sera resta a base di brodo (fatta eccezione per un giorno libero a settimana).
Quello che cambia è solo il primo pasto della giornata, in cui potrai aggiungere latte, yogurt e cereali senza zucchero.
Non smettere di fare attività fisica. Questa dieta punta ad educare all’esercizio fisico. Non perdere la sana abitudine della camminata. Se vuoi puoi incrementare gli esercizi a corpo libero, o dedicarti alla palestra. Impara però ad ascoltare il tuo corpo. Non esagerare con l’esercizio fisico: un’ora al giorno è sufficiente per mantenerti in forma e in salute.
La dieta Duke funziona? Controindicazioni e rischi
La dieta Duke non ha fondamenti scientifici a suo sostegno. Non mettiamo in dubbio che possa davvero aiutarti a perdere i chili promessi (8 kg in 4 settimane). Ma quello proposto è realmente un metodo sano per dimagrire?
Il piano dietetico della Duke University può essere considerato come una forma di digiuno intermittente. Non concede infatti di consumare pasti solidi dopo le 15 del pomeriggio. Che cosa provoca questa restrizione nel nostro metabolismo? È davvero una strategia utile per ritrovare il peso forma? Oppure è controproducente?
La dieta Duke è stata studiata per rispondere alle esigenze di persone obese o in forte sovrappeso. Ma si porta dietro non poche controindicazioni. Se godi di buona salute, nulla ti vieta di provare questa dieta per qualche giorno, per dare una “scossa” al tuo metabolismo. Ma è sconsigliato seguirla a lungo termine. Vediamo perché!
Ecco quali sono i principali aspetti negativi della dieta Duke:
Aumenta il rischio di chetosi
La prima fase della dieta vuole eliminare quegli alimenti fonte di carboidrati semplici (cereali, pseudocereali, frutta). Il tutto per facilitare l’utilizzo delle riserve metaboliche di glicogeno. Qui si presenta in realtà il primo grande punto interrogativo di questa dieta.
Gli zuccheri semplici, infatti, nelle giuste quantità, sono necessari. Il nostro cervello funziona proprio grazie a questi zuccheri semplici, in grado di passare la barriera ematoencefalica e portare nutrimento alle cellule nervose. Oltre a questo, in mancanza di glucosio, l’organismo va ad attingere dalle riserve, non di zuccheri semplici, ma di glicogeno, in primis, e di grassi.
La principale molecola di riserva energetica è il glicogeno, immagazzinato a livello muscolare (e epatico). Questo rappresenta una forma di energia pronta all’uso, per rispondere in maniera efficace agli stimoli motori (e alla risposta attacco–fuga).
Tuttavia, in assenza di glucosio nella dieta, questa energia viene sottratta ai muscoli per sopperire alle richieste metaboliche. Il nostro organismo è in grado di ricavare gli zuccheri attingendo dalle riserve di grasso. La conversione degli acidi grassi però porta alla formazione di corpi chetonici.
Un eccesso di tali molecole può portare allo sviluppo di chetosi metabolica, una condizione clinica diagnosticabile per la presenza di chetoni nelle urine.
Questo avviene spesso qualora si seguano diete sbilanciate e low–carb (come la dieta chetogenica), o in caso di digiuno (dieta del digiuno intermittente).
Non rispetta le necessità metaboliche (ritmo circadiano)
La dieta Duke impone una forte restrizione: non consumare cibo dopo le 3 del pomeriggio. Per capire come mai questo digiuno forzato non è sano facciamo un passo indietro.
Il nostro organismo è finemente regolato da un team di molecole, dette ormoni, la cui produzione varia in funzione delle fasi del giorno (ad esempio, con l’alternanza di luce e buio). Influenzano il senso di fame–sazietà, i processi digestivi, l’assorbimento intestinale, nonché il funzionamento di molti organi interni.
Si parla di un vero e proprio orologio biologico (internal clock), che scandisce il ritmo dei processi fisiologici. Non solo del nostro sistema digerente, ma anche del microbiota (i microrganismi che lo popolano).
A tal propostio, è nata una vera e propria branca della scienza: la cronobiologia (da “Kronos”, tempo). Questa evidenzia la presenza di un centro di controllo ormonale, influenzato dal cibo: il Food Entrainable Oscillators (FEO). Insieme all’ipotalamo, che coordina i ritmi sonno–veglia, il FEO è coinvolto nella regolazione di ormoni quali: gelina, leptina, corticosterone, insulina, glucagone e GLP-1.
Il lavoro di questi ormoni permette agli esperi della nutrizione di suddividere la giornata in 3 fasi, come segue (per praticità descrittiva riportiamo solo la variazione di melatonina e cortisolo, ma il team di molecole che collaborano tra loro è molto più complesso e articolato):
- 8 p.m. – 4 a.m. ciclo assimilativo (aumenta la melatonina).
- 4 a.m. – 12 a.m. ciclo eliminativo (si riduce la melatonina e aumenta il cortisolo).
- 12 a.m. – 8 p.m. ciclo appropriativo (si riduce il cortisolo).
In base a queste fasce orarie possiamo solo affermare che sarebbe meglio cenare presto, prima delle 20, ma non saltare la cena. Si dovrebbe consumare invece un pasto leggero e bilanciato.
Questo proprio per impedire che si verifichino cali glicemici al nostro risveglio. Mentre dormiamo, infatti, la nostra attività cerebrale continua e richiede energia.
Cosa succede quindi se seguiamo i consigli della dieta Duke? Ovvero se mangiamo solo entro le 3 del pomeriggio?
In sostanza, il nostro metabolismo è strutturato per funzionare in cicli di 24 ore (non si ferma alle 3 del pomeriggio). Il mancato rispetto dei cicli circadiani ha impatto negativo su processi fisiologici come anabolismo-catabolismo, ma influenza anche la psiche.
Molte condizioni psicologiche (depressione, ansia, stress, o patologie neurodegenerative) sono infatti causate, in parte, da uno squilibrio alimentare.
Può causare sbalzi glicemici
Il fatto di imporre una restrizione oraria ai momenti del pasto ha un solo ed unico vantaggio: meno tempo hai a disposizione per mangiare, e meno calorie potrai introdurre (considerando ovviamente che è permesso scegliere solo tra gli alimenti consentiti). In realtà, il digiuno non è mai consigliato in una dieta sana. Capiamo perché.
Il tutto si riconduce alla regolazione ormonale, in particolare a quella di insulina e glucagone. Cosa sono questi ormoni? L’insulina stimola l’accumulo di glucosio nelle cellule, ovvero, riduce la glicemia (glucosio nel sangue). Il glucagone è il suo antagonista, lavora in senso opposto: stimola il rilascio di glucosio nel sangue.
Chiarito ciò, veniamo al dunque! Il digiuno è controproducente per vari aspetti legati alla regolazione di insulina e glucagone:
- Riduce la produzione di insulina e stimola quella del glucagone.
- Peggiora la risposta insulinica dopo il pasto (nel caso della dieta Duke, dopo il primo pasto della mattina).
- Facilita l’accumulo di adipe nel momento in cui si riprende a mangiare normalmente (termina il digiuno).
Ecco perché è importante non saltare mai un pasto, ma imparare a bilanciare tutti i nutrienti di cui hai bisogno durante l’arco della giornata.
Incentiva l’effetto yo–yo
L‘effetto yo-yo consiste nel riprendere facilmente i kg persi al termine della dieta. Solitamente questo effetto si attribuisce alle diete veloci, o diete lampo.
La dieta Duke non è propriamente una dieta dimagrante veloce. Il suo piano dietetico infatti si articola in 3 fasi della durata di 3 o 4 settimane ciascuna. E comprende anche una fase di mantenimento del peso (quarta fase).
Queste lunghe tempistiche potrebbero lasciarti pensare che la perdita di peso promessa possa davvero essere duratura. Tuttavia non è propriamente così. La dieta Duke è infatti un piano dietetico sbilanciato dal punto di vista nutrizionale. Questo è uno svantaggio per chi vuole dimagrire in modo sano.
I chili vengono persi soprattutto nella prima fase, fortemente ipocalorica e davvero poco bilanciata. Cosa accade in questo tipo di diete drastiche? I chili persi sono da attribuire alla forte restrizione calorica e alla perdita di liquidi. La dieta Duke, infatti, punta ad utilizzare le riserve di glicogeno (intramuscolare) e per utilizzare questa molecola viene eliminata acqua, ovvero massa magra.
Fatte queste premesse, la dieta Duke non è indicata per alcune tipologie di persone: bambini, adolescenti, anziani, donne in gravidanza o allattamento.
Inoltre, si consiglia sempre di rivolgersi al proprio medico curante se si stanno assumendo farmaci. Solo un professionista può valutare la compatibilità di questa, o di altre diete low-carb e ipocaloriche, con la tua condizione di salute.
Come accennato, un individuo sano può seguire questa dieta per qualche giorno. Ma non è il miglior modo per dimagrire. La dieta in questione, infatti, non tiene conto di molti aspetti che sono di fondamentale importanza per un corretto dimagrimento.
Dieta Duke VS dieta mediterranea
Primi tra tutti, il bilanciamento dei nutrienti e l’importanza del ritmo circadiano. A tal proposito, la dieta Mediterranea, alla quale si ispira la dieta Melarossa, resta ancora una volta la prima scelta per il benessere fisiologico. Le indicazioni riportate nella piramide alimentare e nella suddivisione dei pasti sposano perfettamente i concetti della cronobiologia.
La dieta Mediterrranea suggerisce una buona colazione, ricca di frutta e cereali integrali, energia utile da bruciare dalle prime ore della mattina.
Un pranzo equilibrato dal punto di vista dei macronutrienti (carboidrati, grassi e proteine), scegliendo sempre frutta fresca e verdura di stagione. E una cena leggera, ma non assente, a base di verdure, proteine e pochi carboidrati.
Questo per consentire che i livelli di insulina restino bassi durante la notte, ma impedire – al contempo – l’eccessivo innalzamento il mattino seguente.
Anche gli spuntini sono fondamentali, proprio per evitare i cali glicemici durante l’arco della giornata. Un’alimentazione circadiana bilanciata, associata a una buona dose di attività fisica, può quindi aiutare a migliorare il profilo lipidico ed eliminare il grasso viscerale.
Inoltre, solo un piano dietetico mirato, studiato su misura sulle tue esigenze metaboliche, ti permetterà di perdere peso in modo sano e duraturo nel tempo.
Fonti
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