Rende nervosi, fa venire le palpitazioni e il mal di stomaco, dà energia e aiuta a stare svegli, accelera il metabolismo e fa dimagrire: quante notizie, e discordanti, sul caffè! Ma qual è la verità? Insomma, la bevanda che per tanti rappresenta un appuntamento irrinunciabile al risveglio o una pausa piacevole e conviviale a metà mattina e dopo pranzo, fa bene o fa male?
Caffè: istruzioni per l’uso
Tante ricerche e studi hanno sottolineato i benefici del caffè, se bevuto con moderazione.
Un fatto è certo: per godere dei suoi vantaggi, è importante limitarne l’assunzione a non più di tre, quattro tazzine al giorno. Naturalmente, questo vale per una persona sana. Invece, per chi soffre di disturbi come gastrite, ulcera, cirrosi, ipertiroidismo, il caffè è sconsigliato.
Controindicato anche alle donne in gravidanza e allattamento. Infatti, sembra ci sia un rapporto tra l’assunzione del caffè da parte della mamma e un minor assorbimento di ferro e calcio da parte del feto. Il bimbo potrebbe poi essere più agitato e irrequieto, soprattutto nei primi mesi di vita.
Il caffè dovrebbe essere evitato anche da chi non ne è un consumatore abituale poiché potrebbe portare a stati di eccitazione, tremori, tachicardia, insonnia. Sul banco degli accusati c’è in particolare la caffeina, uno dei componenti bioattivi del caffè, il cui abuso potrebbe influire negativamente sulla salute in generale. Infatti, la caffeina è responsabile, ad esempio, dell’aumento, seppur leggero, della pressione sanguigna.
I benefici del caffè
Se non si superano le dosi consigliate, il caffè ha diversi pregi. Svolge un’azione protettiva sulle arterie, riducendo aterosclerosi e rischio di ictus e infarti. Riesce anche a stimolare il sistema nervoso centrale, mettendo ko il sonno, rendendo più attivi e concentrati. Infatti, migliora la memoria e regala una sensazione generale di benessere contro il malumore.
Il caffè agisce in positivo anche sulla digestione, favorendo secrezione gastrica e biliare. Inoltre, ha proprietà antinfiammatorie poiché blocca la proteina IL-1-beta, che causa appunto infiammazioni, e allevia il mal di testa. Nei maschi, contribuisce a ridurre il rischio di disfunzione erettile, agendo come una specie di viagra.
Questa bevanda, inoltre, gustata senza zucchero, non influenza il diabete di tipo II. Anzi, le ricerche indicano una riduzione fino al 25% del suo sviluppo in chi beve caffè. Inoltre, non è associata all’insorgere di tumori di varie tipologie. Sembra addirittura sia determinante nello scongiurare quelli di colon, endometrio, fegato.
Il caffè sarebbe inoltre in grado di ridurre la possibilità di ammalarsi di Alzheimer, contrastando la beta amiloide, la proteina considerata un marcatore della malattia.
Un panorama positivo dovuto all’altra faccia della medaglia della caffeina, che si comporta come una valida alleata per l’organismo Infatti, agisce in sinergia con i polifenoli antiossidanti presenti nei chicchi, che difendono dai danni dei radicali liberi.
Ma il caffè fa dimagrire?
È stato affermato che la presenza di caffeina permetta al caffè di essere un alimento brucia-grassi, sferzando il metabolismo grazie al suo effetto termogenico. Tanto più che berne limita la sensazione di fame e può far diminuire l’appetito. Allora, significa che fa anche dimagrire? Purtroppo no!
Una tazzina contiene una percentuale di caffeina di 60-80 milligrammi, il che accelera certo le attività del metabolismo, ma di appena il 5-10%, al massimo per un paio di ore. Moltiplicando questo dato per i quattro caffè da non superare nelle 24 ore, l’effetto sarà un incremento del metabolismo di circa 30 calorie al giorno, che corrisponde a un dimagrimento di circa 5 grammi. Davvero irrilevante per azzerare i chili in più.
Da ricordare: un caffè apporta circa 2 calorie, che lievitano a 20 aggiungendo un cucchiaino di zucchero. Il consiglio è di assaporarlo amaro, così tra l’altro se ne apprezza meglio il gusto, come sostengono gli intenditori.
Moka, cialde o bar?
Nella preparazione del caffè con la tradizionale moka, con la cialda e apposita macchinetta, al bar, non solo cambia il gusto, ma anche la percentuale di caffeina.
Il caffè ottenuto con la moka ne ha in genere di più, 80 mg, perché filtra lentamente la polvere e ne fa passare una maggiore quantità. Invece, questo non accade per l’espresso del bar o in cialda, in cui la percentuale scende a 40-60 mg, a causa delle alte temperature che estraggono velocemente le sostanze aromatiche.
Attenzione al cosiddetto caffè lungo, all’americana: qui per una tazza si arriva anche a 120 mg di caffeina, quindi la moderazione è ancora più d’obbligo.
E il caffè decaffeinato? In realtà non è del tutto privo di caffeina, seppur presente in quantità minori, tra i 2 e i 4 mg a tazzina.
Quando è meglio berlo?
Bere il caffè è una questione di abitudini e gusto, certo, ma qual è l’ora migliore per godere dei suoi benefici?
Secondo alcuni neurobiologi, non al mattino appena alzati, tra le 6 e le 9. Infatti, in questa fase della giornata si produce più cortisolo, l’ormone che contribuisce al risveglio dei sistemi metabolici. In realtà, per molte persone l’effetto del cortisolo non è cosi efficace e il caffè può rappresentare un aiutino in più. Per coloro che, invece, al risveglio sono già arzilli, meglio berlo tra le 9.30 e le 11.30, quando i livelli di cortisolo tendono ad affievolirsi e allora, zac, il “soccorso” della caffeina arriva a mantenere efficienza e concentrazione.
Stesso discorso per il dopo pranzo, ma mai oltre le 17, perché potrebbe causare problemi di insonnia. Non tutte le persone hanno la stessa capacità di metabolizzare la caffeina e quelli che lo fanno a fatica possono risultare “intolleranti” al caffè. Ricordiamo comunque che questa capacità di eliminare la caffeina si “impara”, pertanto i consumatori abituali di caffè avranno meno effetti collaterali.
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