Sommario
La disbiosi intestinale è un disequilibrio nella flora intestinale che può avere molteplici cause, a partire da una dieta sbilanciata, stress e stile di vita sedentario. La sua diagnosi risulta tuttora difficile, in quanto la medicina tradizionale favorisce la ricerca di infezioni importanti nel tratto intestinale e le tecniche in maggioranza disponibili sono orientate verso ciò.
Questo comporta che le metodiche diagnostiche siano spesso oggetto di dibattito da parte della comunità scientifica. I sintomi sono poco specifici e variano da disturbi come flatulenza e stipsi a veri e propri cambiamenti dell’umore (ansia, depressione ecc.).
La terapia passa per diversi ambiti: dal seguire una dieta sana a un vero e proprio cambiamento nello stile di vita.
Cos’è la disbiosi intestinale: significato e caratteristiche
La disbiosi è un termine usato per descrivere uno squilibrio nell’ecosistema dei microbi che a volte può colpire il tratto digestivo di una persona. Anche se meno di frequente, la disbiosi può colpire anche la pelle, gli occhi, i polmoni, le orecchie, il naso, i seni nasali, le unghie e la vagina.
La disbiosi è talvolta chiamata anche “disbatteriosi” o “disbiosi batterica”, perché il tratto gastrointestinale contiene batteri buoni (o amici) e batteri ostili che formano la flora intestinale, contribuendo insieme a formare il cosiddetto “microbiota o microbioma” . Nel tratto gastrointestinale si trovano poi anche altri minuscoli organismi tra cui funghi (unicellulari o pluricellulari che producono spore), virus e parassiti.
Il corpo umano è pieno di colonie di batteri innocui, noti anche come “microbiota intestinale”. La maggior parte di questi batteri ha un effetto positivo sulla nostra salute e contribuisce ai processi naturali del corpo, ma quando l’equilibrio si perde ciò può portare al fenomeno della disbiosi.
La disbiosi di solito si verifica quando i batteri nel tratto gastrointestinale (che comprende, per definizione, lo stomaco e l’intestino) subiscono uno squilibrio. Alcuni effetti della disbiosi intestinale sono temporanei e piuttosto lievi. In molti casi, il corpo corregge lo squilibrio da solo senza bisogno di cure, ma se i sintomi diventano più gravi, è indicata una visita medica per una corretta diagnosi e cura.
Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sul microbiota intestinale.
Il ruolo dei batteri intestinali
Secondo la ricerca degli ultimi decenni, le popolazioni batteriche hanno un ruolo fondamentale nella fisiologia umana, essendo responsabili di molti processi naturali.
Tra di essi enumeriamo:
- Lo sviluppo e l’omeostasi del sistema immunitario.
- Digestione dei nutrienti e della sintesi dei micronutrienti.
- Accumulo dei grassi.
- Regolazione dell’angiogenesi.
- Disintossicazione reazioni.
- Trasformazione dei polisaccaridi vegetali in acidi grassi a catena corta.
- Maturazione delle mucose.
- Comunicazione intestino-cervello nei processi neuropsicologici attraverso la produzione di neurotrasmettitori e i processi ormonali, ecc.
Alcuni microrganismi intestinali codificano proteine, come gli enzimi coinvolti nell’idrolisi di composti nutritivi altrimenti indigeribili e nella sintesi di numerose vitamine.
Pertanto, il microbiota intestinale funziona come un vero e proprio organo del corpo, contribuendo al benessere dell’organismo ospite influenzando i processi locali e sistemici.
Sintomi della disbiosi intestinale
La disbiosi, come abbiamo visto, è una condizione in cui l’equilibrio dei microbi nell’intestino è compromesso, con un’eccessiva presenza di alcuni ceppi batterici dannosi e una carenza di altri benefici. Si manifesta specialmente con dolore addominale, gonfiore, meteorismo, flatulenza, diarrea o stitichezza. L’irritazione della mucosa intestinale, infatti, può portare a disturbi legati alla digestione e ad alcune intolleranze alimentari indirette, cioè non direttamente associate a un uno specifico alimento.
Questo perché i villi intestinali infiammati non riescono più ad assorbire tutti i nutrienti che introduciamo con il cibo. L’unica strada è trattare l’infiammazione causata dalla disbiosi.
I sintomi della disbiosi intestinale possono comunque variare da persona a persina, ma alcuni sono comuni tra cui:
- Disturbi gastrointestinali: problemi come gonfiore addominale, mal di stomaco, flatulenza, diarrea, stipsi, crampi addominali, reflusso gastroesofageo, nausea o sensazione di pesantezza dopo i pasti.
- Cambiamenti nelle abitudini intestinali: alterazioni nella frequenza delle evacuazioni o nella consistenza delle feci e alito cattivo (alitosi). A volte comporta anche difficoltà a urinare e candidosi.
- Affaticamento e mancanza di energia: la disbiosi intestinale può influire sul processo di digestione e assorbimento dei nutrienti, portando a una carenza di energia e affaticamento.
- Disturbi del sonno: i cambiamenti nella flora intestinale possono avere anche un impatto sulla qualità del sonno, causando insonnia o sonno non ristoratore.
- Cambiamenti di peso: l’alterazione della flora intestinale può influire sul metabolismo e sulla regolazione del peso corporeo. Alcune persone possono sperimentare un aumento di peso non spiegabile o difficoltà a perdere peso.
- Problemi della pelle: è un disturbo che può essere associato a eruzioni cutanee e arrossamento, acne, dermatite, eczema o prurito persistente anche vaginale o rettale.
- Cambiamenti dell’umore: il microbiota intestinale può influenzare il sistema nervoso, e alcuni studi hanno suggerito una connessione tra disbiosi intestinale e problemi di salute mentale come l’ansia, umore basso o depressione, difficoltà a pensare o a concentrarsi.
È importante evidenziare tuttavia che i sintomi della disbiosi intestinale possono sovrapporsi ad altre condizioni. Diventa quindi indispensabile una corretta diagnosi e un piano di trattamento appropriato.
Disbiosi intestinale: cause e soggetti a rischio
Qualsiasi cambiamento nell’equilibrio della flora intestinale (microbiota intestinale) può causare disbiosi. Quando questa si verifica nel tratto gastrointestinale, di solito è il risultato delle seguenti cause.
Dieta
Un cambiamento nella dieta che comporta un aumento dell’assunzione di proteine, zucchero o additivi alimentari, così come il consumo involontario di prodotti chimici, come i pesticidi che rimangono sulla buccia di alcune verdure o sulla frutta non lavata possono causare il fenomeno della disbiosi.
Allo stesso modo il consumo di alcol in dosi eccessive può portare ad uno squilibrio nel microbiota.
Pelle
La disbiosi è comune anche nella pelle. Il problema può essere causato dall’esposizione a batteri pericolosi o da una crescita eccessiva di un singolo tipo di batteri.
Ad esempio, lo Staphylococcus aureus (un tipo di batterio) può sfuggire al controllo del sistema immunitario e crescere molto, portando a una vera e propria infezione da stafilococco.
Un altro batterio (Gardnerella vaginalis) può proliferare diventando maggiormente presente dei batteri sani nei genitali esterni o interni e causare bruciore, prurito e perdite vaginali.
Altre cause
Ulteriori possibili cause includono:
- Assunzione di alcuni farmaci come gli antibiotici che influiscono sulla flora intestinale. Attenzione! A volte questi possono rappresentare l’unica terapia in determinate patologie; consultare sempre il proprio curante prima di assumere antibiotici.
- Scarsa igiene orale, che consente ai batteri di svilupparsi in eccesso e creare un tale squilibrio nella cavità orale.
- Alti livelli di stress e ansia, che possono indebolire il sistema immunitario.
- Sesso non protetto, che può esporre ad alcuni batteri o funghi pericolosi.
Disbiosi intestinale: diagnosi e test
Allo stato attuale la diagnosi della disbiosi intestinale rimane oggetto di dibattito nella comunità scientifica. Alcuni ritengono i test a nostra disposizione tutt’altro che affidabili e, spesso, poco specifici. Ad ogni modo tra di essi ricordiamo:
Analisi delle feci
Solitamente l’esame delle feci è indirizzato alla ricerca di germi patogeni nell’intestino o di parassiti. Questo esame è relativamente economico e praticamente disponibile nella maggior parte dei laboratori.
L’analisi completa delle feci (in inglese CDSA) invece può fornire l’analisi più approfondita dei batteri, sia buoni che patogeni, che vivono nell’intestino.
Inoltre, gli esami delle feci possono determinare la presenza di altre infezioni opportunistiche come organismi parassitari. Un campione di feci deve essere raccolto per 4 giorni consecutivi, per poi essere recapitato al laboratorio designato.
Questo esame può raggiungere costi molto più elevati e la sua rilevanza nella diagnosi finale è ancora oggetto di dibattito tra gli specialisti.
Breath test all’idrogeno
Questa indagine dovrebbe rilevare la presenza di gas prodotti dai batteri nell’intestino.
Nel Breath test all’idrogeno il medico farà bere al paziente una soluzione di glucosio o zucchero.
Successivamente, il soggetto espira all’interno di un pallone speciale dove l’aria viene esaminata per la presenza di gas prodotti da batteri. Quando ci sono quantità eccessive o insufficienti di gas, questo può indicare uno squilibrio nei batteri intestinali.
Disbiosi test
Il disbiosi test è apparentemente un semplice esame delle urine che si concentra però sulla ricerca di due sostanze in particolare: lo scatolo e l’indicano.
Entrambe le sostanze vengono naturalmente eliminate nell’organismo, ma in quantità maggiori in caso di disbiosi.
Ulteriori informazioni possono essere ricavate dal tipo di sostanza maggiormente escreta: l’indicano suggerisce una disbiosi prevalentemente localizzata a livello dell’intestino tenue, mentre lo scatolo rivela un disequilibrio della flora a livello del crasso.
Nel caso in cui entrambe le molecole venissero escrete in quantità consistenti si parla di una disbiosi generalizzata.
La preparazione al test non richiede particolare attenzione se non un “periodo finestra” tra l’ultimo ciclo di antibiotici, che dovrebbe essere di almeno 7 giorni.
È necessario un campione delle prime urine del mattino che vanno recapitate al proprio laboratorio di fiducia.
Biopsia
Il medico può prelevare un campione di tessuto dall’intestino in cui è presente un’infezione attiva per vedere quale tipo di batteri è responsabile. Questa procedura è però molto invasiva e scarsamente raccomandata per la diagnosi di una semplice disbiosi.
Trattare la disbiosi è molto più che assumere probiotici per mantenere l’equilibrio nell’intestino. Questo ha qualcosa a che fare con scelte alimentari adeguate, evitando determinati cibi e limitando l’assunzione di alcol o eliminandolo del tutto.
Seguire una dieta sana e ridurre la quantità di zucchero e additivi alimentari consumati sembra essere una via promettente per frenare la disbiosi e mantenere un intestino sano.
Disbiosi intestinale: cure, trattamenti e rimedi
Antibiotici
Nel caso in cui il curante stabilisca che un farmaco è alla base di un eventuale squilibrio batterico, molto probabilmente sarà egli stesso a consigliare di smettere di usarlo fino a quando l’equilibrio naturale non sarà ripristinato.
A seconda della condizione da curare, diversamente, il medico può consigliare diverse terapie per aiutare a tenere sotto controllo i batteri, tra cui:
- Ciprofloxacina, un antibiotico che tratta le infezioni intestinali derivanti dalla disbiosi.
- Rifaximina, un antibiotico che tratta i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile, una condizione comune associata alla disbiosi.
- Cotrimossazolo, un antibiotico che tratta le infezioni del tratto intestinale e urinario derivanti dalla disbiosi.
Dieta
Se la dieta è alla base del nostro equilibrio batterico, l’aiuto di un medico o di un nutrizionista risulta fondamentale per creare un piano nutrizionale personalizzato. A prescindere da ciò, generalizzando, è bene cercare di introdurre nel proprio regime alimentare cibi ricchi di:
- Vitamine del complesso B, come B6 e B12.
- Calcio.
- Magnesio.
- Betacarotene.
- Zinco.
Cosa mangiare e cosa evitare
Il medico potrebbe anche suggerire di smettere di mangiare determinati alimenti che contengono sostanze chimiche dannose o ricche di additivi (fast food, cibi molto elaborati o ricchi di grassi saturi ecc). Alcuni esempi includono:
- Carni lavorate, come salumi o carne in scatola.
- Mais, avena o pane derivati da farine OGM.
- Alcuni frutti, come banane, mele e uva.
- Latticini, inclusi latte e formaggio.
- Cibi ricchi di zucchero come sciroppo di mais, sciroppo d’acero e zucchero di canna grezzo.
Alcuni esempi di cibi che vanno invece prediletti includono:
- Verdure a foglia verde scuro, inclusi spinaci e cavoli.
- Pesce, tra cui salmone e sgombro.
- Carni fresche (evitare i prodotti a base di carne lavorata).
Attenzione! Prima di modificare drasticamente la propria dieta è consigliato sempre parlare con il proprio medico o nutrizionista per formulare un programma integrativo adeguato.
L’assunzione di pre e probiotici può anche aiutare a mantenere in equilibrio i batteri intestinali. Questi integratori contengono colture di batteri specifici sotto forma di pillole, bustine solubili o flaconi.
Esempio di menù settimanale per curare la disbiosi intestinale
Colazione | Spuntino | Pranzo | Spuntino | Cena | |
Lunedì | yogurt greco (125 ml) con muesli (35 g) e semi di psillio | smoothie con kiwi, banana e latte d’avena (200 ml) | riso integrale (60 g) con bocconcini di petto di pollo (180 g) e carciofi | 1 frutto di stagione (mela) | insalata mista con rucola, radicchio, pomodorini pachino, salmone (80 g) e mais |
Martedì | skyr con fiocchi di farro soffiato | spremuta d’arancia rossa (200 ml) | pasta integrale (60 g) con melanzane, tofu e pomodorini | 3 noci | straccetti di manzo (180 g) con limone, fagiolini verdi, 3 gallette di grano saraceno |
Mercoledì | 3 fette biscottate, 10 g di marmellata ai frutti di bosco, 200 ml latte d’avena | 1 frutto di stagione (pera) | riso basmati (60 g), zucchine e scaglie di grana (5 g) | 1 yogurt greco bianco naturale (125 ml) | omelette con spinaci, 3 gallette di grano saraceno |
Giovedì | kefir (125 ml), 4 – 5 biscotti digestive | smoothie finocchi, mela verde, avocado e zenzero (200 ml) | Bowl di riso integrale (50 g) con gamberetti, olive verdi, mais, carote, zucchine, succo di limone | 1 frutta di stagione (pesca) | petto di pollo alla piastra (180 g), carciofi lessi, 50 g di pane integrale tostato |
Venerdì | yogurt greco con muesli e semi di lino | succo di melograno (200 ml) | pasta integrale (60 g) con sgombro (150 g) radicchio e pomodorini | 3 mandorle | zuppa di farro con crostini integrali |
Sabato | 3 fette biscottate, 10 g di marmellata ai frutti di bosco, 200 ml latte d’avena | smoothie con mango, carote, curcuma e limone (200 ml) | riso freddo con peperoni, zucchine, carote, olive verdi e straccetti di pollo al limone (180 g) | frutta fresca di stagione (2 o 3 albicocche) | orata al forno con patate, mix di verdure (zucchine, melanzane, carote) |
Domenica | skyr con muesli e gocce di cioccolato fondente | succo d’arancia rossa (200 ml) | pasta integrale (60 g), con dadolata di verdure e scaglie di grana (5 g) | 3 noci | insalatona di farro (60 g) con lattuga romana, sedano, finocchio, carote, cipolle e tofu (90 g) |
Rimedi naturali nella disbiosi
Esistono anche alcuni rimedi utilizzati nella cura naturale della disbiosi, che possono essere molto utili, tra cui:
- Probiotici.
- Prebiotici.
- Rimedi omeopatici.
Ultima, ma non per importanza, l’adozione di una dieta che contenga alimenti con nutrienti sufficienti a mantenere l’equilibrio dei batteri nell’intestino, come vitamine del complesso B (soprattutto vitamine B6 e B12), calcio, magnesio, betacarotene e zinco.
Importante è ricordarsi di parlare con il proprio medico di fiducia prima di intraprendere qualsiasi azione di integrazione o regime alimentare.
Idrocolonterapia
Questa tecnica ha radici antichissime, probabilmente già dagli Egizi. Essa consiste nell’inserire nel colon un sondino contenente acqua depurata in modo da “scollare” lentamente i residui fecali aderenti alle pareti intestinali.
A differenza di un clistere, la pulizia delle pareti avviene in modo più lento ma più profondo, eliminando anche i residui dalla mucosa.
L’operazione può essere ripetuta in più sedute (ognuna di circa un’ora) e si consiglia sempre di rivolgersi al proprio medico per avere consigli e informazioni complete sul trattamento della disbiosi.
Come si può migliorare la propria salute intestinale?
In teoria, la disbiosi può essere tenuta a bada migliorando le abitudini alimentari e lo stile di vita in generale.
Attualmente esistono diverse opzioni supportate dalla ricerca scientifica per tenere a bada il disturbo, come mangiare probiotici (yogurt, crauti, olive verdi, ecc.) e prebiotici (cipolle, aglio, porri, ecc.).
Seguire una dieta sana potrebbe significare mangiare proteine di alta qualità da fonti come carne magra (pollo, tacchino), pesce, tofu, legumi, aumentare l’apporto di fibre e limitare il consumo in eccesso, oppure evitare cibi come zucchero, grassi saturi e farine raffinate.
I cambiamenti dello stile di vita possono includere anche misure come la gestione dello stress con esercizi di respirazione, preghiera, meditazione, posture yoga e gite nella natura (montagna o mare).
Come prevenire la disbiosi intestinale
Alcuni cambiamenti dello stile di vita possono aiutare a mantenere l’equilibrio batterico e prevenire la crescita eccessiva. Tra di essi ricordiamo:
- Assumere antibiotici solo sotto la supervisione e la raccomandazione del medico.
- Parlare con il proprio specialista dell’aggiunta di un integratore pre o probiotico alla propria routine quotidiana.
- Evitare di bere alcolici, perché ciò può interrompere l’equilibrio dei batteri nell’intestino.
- Assicurare una rigorosa igiene orale, per prevenire lo sviluppo incontrollato di batteri nel cavo orale (lavare i denti mattina e sera, aggiungendo l’utilizzo del filo interdentale e del collutorio).
- Utilizzare metodi protettivi di barriera per aiutare a prevenire la diffusione di batteri e infezioni a trasmissione sessuale.
Complicazioni della disbiosi intestinale
Malattia infiammatoria intestinale
La malattia infiammatoria intestinale racchiude in sé un gruppo di disturbi che causano infiammazione cronica nell’intestino.
Esempi di malattia infiammatoria intestinale sono il morbo di Crohn e la colite ulcerosa. I sintomi causati da queste condizioni sono dolore addominale, diarrea (a volte alternata a stitichezza) o bisogno urgente di defecare, gonfiore addominale e flatulenza, perdita di appetito o perdita di peso inspiegabile, muco o sangue nelle feci.
I trattamenti per la malattia infiammatoria intestinale possono consistere in farmaci (aminosalicilati, antibiotici, corticosteroidi, prodotti biologici, immunomodulatori, antidiarroici, farmaci antinfiammatori non steroidei) e integratori alimentari come i probiotici, ma nella maggior parte dei casi si può arrivare anche alla necessità di un trattamento chirurgico.
Sindrome dell’intestino irritabile
La sindrome dell’intestino irritabile comprende un gruppo di sintomi che colpiscono il sistema digestivo. Il tipo di sindrome dipende da quali movimenti intestinali anomali ha il paziente e i sintomi possono comprendere stitichezza, diarrea o disturbo misto.
Altri segni della sindrome dell’intestino irritabile includono dolore o crampi addominali, di solito nella parte inferiore dell’addome, gonfiore, movimenti intestinali anomali, con diarrea, costipazione o una combinazione delle due, eccesso di gas, muco nelle feci.
Le donne con sindrome dell’intestino irritabile possono notare che i sintomi peggiorano durante le mestruazioni. Il trattamento consiste in una dieta ricca di fibre ma povera di latticini e caffeina insieme all’esercizio fisico regolare. In casi selezionati il medico può anche prescrivere farmaci per gestire la diarrea, la stitichezza e il dolore addominale.
Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sulla sindrome dell’intestino irritabile.
Obesità
La disbiosi può anche contribuire a disturbi dell’aumento del peso (come sovrappeso o addirittura obesità).
Una dieta ricca di grassi e carboidrati fa sì che il microbiota intestinale sia dominato da batteri ostili come Clostridium, Prevotella e Methanobrevibacter a scapito di specie benefiche come Bacteroides, Bifidobacterium, Lactobacillus e Akkermansia.
Troppi grassi animali, zuccheri semplici e cibi dolcificati nella dieta quotidiana contribuiscono all’aumento di peso.
Per dimagrire in modo sano e mantenere un peso normale è necessaria una dieta a base di verdura, frutta, legumi, pane integrale, carne magra, pesce, latticini magri, noci e semi, olio d’oliva e limitare il consumo di zucchero e grassi trans e animali, il tutto sempre correlato a un regolare esercizio fisico.
Si si vuole iniziare a perdere peso in modo sano si consiglia di evitare le diete “fai-da-te” che regalano risultati immediati con il riacquisto dei Kg persi a lungo raggio. Per ricevere un piano alimentare equilibrato rivolgersi al proprio medico o a un nutrizionista.
Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sull’obesità.
Sindrome metabolica
La sindrome metabolica racchiude un gruppo di condizioni che insieme aumentano il rischio di malattie coronariche, diabete, ictus e altri gravi problemi di salute.
Una persona soffre, secondo la medicina, di sindrome metabolica se ha almeno tre dei seguenti sintomi:
- Eccessiva circonferenza addominale (obesità addominale).
- Ipertensione.
- Alti livelli di zucchero nel sangue.
- Trigliceridi aumentati.
- Colesterolo “buono” (HDL) troppo basso.
I cambiamenti dello stile di vita sono la prima linea di trattamento per la sindrome metabolica. Al paziente viene consigliato di scegliere cibi salutari per il cuore (verdura, frutta, cereali integrali, limitando zuccheri e grassi animali), fare esercizio regolarmente (nei limiti della tolleranza), gestire meglio lo stress, smettere di fumare e dormire circa 8 ore per notte.
Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sulla sindrome metabolica.
Diabete di tipo 2
Il diabete di tipo 2 è una malattia che si verifica quando la glicemia è troppo alta nel sangue. È più probabile sviluppare il diabete di tipo 2 se si ha più di 45 anni, così come le persone con una storia familiare o i soggetti che soffrono di sovrappeso o obesità. Anche l’inattività fisica (stile di vita sedentario) e l’ipertensione aumentano il rischio di sviluppare una resistenza all’insulina.
Gestire la glicemia, la pressione sanguigna, il colesterolo e smettere di fumare sono traguardi importanti per gestire il diabete di tipo 2. Una volta stabilita la diagnosi è anche importante iniziare una terapia con dei farmaci orali, iniezioni di insulina o una combinazione dei due.
Spondilite anchilosante
La spondilite anchilosante è una forma di artrite che causa un’infiammazione cronica della colonna vertebrale.
Sebbene non esista una cura per la malattia, i trattamenti (esercizio fisico, farmaci antinfiammatori non steroidei, farmaci antireumatici, corticosteroidi) possono prevenire complicanze a lungo termine, ridurre il danno articolare e alleviare il dolore.
Alcuni esperti sostengono che uno squilibrio nella flora intestinale potrebbe rappresentare un fattore predisponente. Un valido aiuto può anche venire dalla terapia riabilitativa, in ambulatorio o in ospedale, per i pazienti seguiti dal proprio fisioterapista.
Dermatite atopica
L‘eczema o dermatite atopica è la forma più comune di malattia della pelle, una condizione che provoca prurito accompagnato da secchezza e screpolature della cute.
Sebbene non esista una cura per la malattia, esistono modi per ridurre i sintomi e tenerla sotto controllo:
- Creme idratanti.
- Corticosteroidi topici.
- Evitare l’esposizione ai fattori scatenanti e allo stress.
Fonti
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