L’emicrania, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è tra i disturbi più diffusi al mondo e uno tra i più invalidanti. È una particolare forma di mal di testa, piuttosto dolorosa che si chiama così per la localizzazione del dolore. Infatti, solitamente colpisce soltanto un lato della testa, il destro o il sinistro senza differenze (può essere anche bilaterale).
Non va confusa con la cefalea. Si tratta sempre di mal di testa, ma per cefalea si intende qualsiasi dolore alla testa che percepiamo al di sopra di una linea immaginaria che collega l’occhio con l’orecchio. L’emicrania, invece, è un tipo di cefalea con caratteristiche specifiche.
Più frequente nel sesso femminile, è probabilmente connessa a fattori ereditari e le cause scatenanti non sono ancora del tutto chiare.
L’emicrania comunemente si presenta durante la pubertà o in età giovane-adulta e può variare per intensità e frequenza nel corso degli anni, diminuendo dopo i 50 anni. Il trattamento è prevalentemente farmacologico, anche di tipo preventivo, per attacchi particolarmente frequenti e/o duraturi.
Secondo i dati epidemiologici, l’emicrania colpisce circa il 15-18% delle donne e il 6% degli uomini nel corso della vita, con un picco di prevalenza tra i 25 e i 55 anni. La prevalenza globale è dell’11,6%.
Emicrania: che cos’è
Dal greco hemikranìa (dolore su un lato della testa), l’emicrania si presenta con un dolore generalmente unilaterale, bilaterale e pulsante. Può durare dalle 4 alle 72 ore e si può associare a sintomi come nausea, ipersensibilità alla luce, ai suoni o agli odori.
L’emicrania è un tipo di cefalea (cefalea primaria) che il più delle volte segnala uno stato di disagio dell’organismo, come quando si dorme poco o si ha la febbre.
Non è un sintomo ma una malattia vera e propria di natura neurologica che affligge soprattutto le donne. Rappresenta poi la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Oggi l’emicrania è una delle patologie che dispone del maggior numero di conoscenze e dati scientifici e per la quale è disponibile il maggior numero di farmaci innovativi e molto specifici. Tuttavia resta una malattia poco conosciuta e spesso non trattata adeguatamente, nonostante sia potenzialmente molto invalidante.
Può essere secondaria però a una patologia sottostante, ma generalmente si presenta come sintomo occasionale.

Caratteristiche e fasi dell’emicrania
L’emicrania è una vera e propria “tempesta” che può durare diversi giorni. Segue un percorso sequenziale composto da varie fasi. Infatti, può manifestarsi già 24 ore prima dell’arrivo del dolore, con sintomi poco specifici come stanchezza, irritabilità, depressione, sbadiglio, voglia di dolci (soprattutto cioccolato), per poi sfociare nell’attacco vero e proprio che dura dalle 4 alle 72 ore.
In questa fase, oltre al dolore pulsante che colpisce generalmente metà cranio, possono presentarsi anche sintomi come nausea e vomito. Il dolore poi peggiora con il movimento e i rumori e si diventa più sensibili alla luce. Spesso è difficile anche sdraiarsi, poiché il dolore può diventare ancora più martellante.
Ma l’attacco emicranico non si ferma qui: dopo il dolore segue la fase post-dromica, della durata di circa 24-48 ore, caratterizzata da insofferenza, abbattimento, umore basso, bisogno di urinare più spesso.
Nel 30% dei casi, la fase dolorosa è preceduta dalla cosiddetta aura, cioè un sintomo neurologico focale (in genere disturbi del campo visivo, alterazioni della sensibilità a un arto superiore corrispondente alla metà del volto colpita, difficoltà a convertire il pensiero in parole) che dura in media 20-30 minuti. Tende a sparire con la comparsa del dolore.
Nella donna, l’emicrania si presenta in forma più severa rispetto all’uomo, con attacchi più frequenti, di maggiore intensità e durata.
Sulla base della frequenza è possibile poi distinguere l’emicrania in:
- Episodica – (fino a 14 giorni al mese).
- Cronica – (>15 giorni al mese da almeno 3 mesi).

Emicrania: classificazione
Emicrania senz’aura
È una forma molto diffusa che colpisce circa il 12% della popolazione generale ed è tre volte più frequente nel sesso femminile. Tale prevalenza aumenta gradualmente dai 12 ai 40 anni, età oltre la quale si registra una progressiva diminuzione. Si caratterizza da dolore, sintomi di tipo neurovegetativo e ipersensibilità agli stimoli sensoriali.
Si presenta generalmente con attacchi ricorrenti e invalidanti di dolore pulsante, di intensità e di durata variabile dalle 4 alle 72 ore se non trattata.
Può anche essere accompagnata da sintomi come fotofobia, fonofobia, nausea e vomito. Nella metà circa dei casi, la localizzazione del dolore è invece bilaterale o variabile, così come il dolore può non essere di tipo pulsante.
Emicrania con aura
Gli attacchi emicranici con aura, in circa il 20% dei casi, sono preceduti da sintomi neurologici transitori (aura emicranica). Si tratta di un insieme di disturbi visivi, motori e/o neurologici che possono precedere l’arrivo dell’attacco emicranico.
I più comuni sono: la visione di lampi (fotopsia), scotomi scintillanti (macchie nere nel campo visivo), deformazioni degli oggetti ed emianopsia (oscuramento di metà del campo visivo). Può anche verificarsi l’addormentamento del braccio e della gamba (parestesia) o difficoltà nel parlare.
La frequenza degli attacchi è più irregolare rispetto all’emicrania senz’aura, con periodi di remissione anche molto lunghi; generalmente le due forme possono coesistere.
Inoltre, esistono tipologie particolari di aura, come quella tronco-encefalica ed emiplegica. Nel primo caso, i sintomi possono riguardare disturbi della vista, dell’udito e senso di disorientamento. Invece, l’emicrania emiplegica è caratterizzata solitamente da un deficit motorio completamente reversibile nell’arco delle 72 ore.
Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sull’emicrania con aura.
Altre forme di emicrania
Emicrania parossistica
È caratterizzata da attacchi di dolore unilaterale, di elevata intensità, nella zona del cranio tra occhio e orecchio che può durare dai 2 ai 30 minuti.
La frequenza degli attacchi è solitamente superiore ai cinque al giorno.
SUNCT
Si tratta di una sindrome rara caratterizzata da attacchi di dolore unilaterale, localizzato nella zona dell’occhio, di tipo trafittivo, che può durare dai 5 secondi ai 10 minuti.
La frequenza degli attacchi è in genere elevata e la terapia è soltanto di tipo preventivo, poiché gli attacchi sono di durata troppo breve per essere trattati con farmaci.
Hemicrania continua
È un mal di testa persistente unilaterale, con dolore quotidiano e continuo moderatamente intenso per almeno 3 mesi. Inoltre, può essere accompagnata da sintomi come: lacrimazione, congestione nasale, e/o miosi (restringimento della pupilla).
La remissione completa si ottiene solamente con determinati farmaci.
Emicrania oftalmica
È un tipo di mal di testa contraddistinto dalla comparsa di disturbi visivi e/o sintomi neurologici. Tra questi fotofobia, fosfeni (flash e lampi di luce), scotomi (visione di macchie scure o colorate), perdita transitoria della vista (parziale o completa), nausea, vertigini e formicolio agli arti superiori.
Le cause non sono ancora chiare, ma è possibile fare delle ipotesi tra cui:
- Infiammazione del trigemino, il nervo cranico che dall’orecchio si irradia sul volto, fino a coinvolgere fronte, occhi e mandibola.
- Difetti della vista come miopia, astigmatismo e ipermetropia, che non sono corretti con gli occhiali.
- Affaticamento degli occhi.
Possono anche essere genetiche o vascolari, cioè i vasi sanguigni del bulbo oculare si restringono all’improvviso, riducendo il flusso sanguigno. Un episodio di emicrania oftalmica può durare da pochi minuti a diverse ore.

Emicrania: sintomi
Nell’emicrania, il dolore pulsante o lancinante è solitamente avvertito da un lato della testa ma può manifestarsi anche in entrambi i lati. Può essere, inoltre, moderato ma anche grave e invalidante.
L’attività fisica, la luce intensa, i rumori e alcuni odori possono aggravare il dolore. Infatti, l’aumento della sensibilità costringe molte persone a stare al buio, a sdraiarsi e se possibile a dormire. Le emicranie tipicamente passano durante il sonno.
La progressione dei sintomi è detta “marcia emicranica”.
L’emicrania si può associare, inoltre, ad altre patologie quali: disturbi di natura psichiatrica, epilessia, sindromi dolorose croniche, allergie, asma e patologie circolatorie.
Sintomi nell’emicrania senza aura
I sintomi che accompagnano la crisi emicranica, legati in particolar modo all’ipersensibilità e alle stimolazioni ambientali, sono molto frequenti (in più dell’80% dei casi) e rappresentano un disturbo insopportabile quanto il dolore. Chi ne è colpito, tende a rimanere fermo, disteso e al buio, evitando qualsiasi stimolo ambientale, uditivo, visivo od olfattivo.
Al termine dell’attacco emicranico possono manifestarsi sensazioni di spossatezza, irritabilità, difficoltà di concentrazione o al contrario di euforia e iperattività.
L’emicrania va considerata una patologia cronica, sebbene con manifestazioni episodiche, che presenta comorbidità con altre malattie neurologiche come i disordini cerebrovascolari, psichiatrici, autoimmunitari, altre sindromi dolorose ed epilessia.
Sintomi nell’emicrania con aura
I sintomi si sviluppano gradualmente nell’arco di 5-20 minuti fino a un massimo di 60 minuti, sono transitori e completamente reversibili.
L’aura tipica è costituita, nella maggioranza dei casi, da sintomi visivi come un iniziale scotoma scintillante, cioè un piccolo puntino luminoso monocromatico o multicolorato che si espande a macchia d’olio, coinvolgendo a volte gran parte del campo visivo. In altri casi la percezione visiva può essere distorta, ad esempio a mosaico o come se fosse filtrata da un vetro smerigliato.
Tutti i disturbi visivi possono essere seguiti da sintomi sensitivi quali parestesie (alterazione della sensibilità degli arti o altre parti del corpo), tipo formicolio o puntura di spillo. Invece, a volte, può insorgere anche un disturbo del linguaggio. Sono generalmente più rari i sintomi come l’offuscamento della vista, perdita del campo visivo e ipoestesie (diminuzione parziale o totale della sensibilità tattile, termica o dolorifica).

Emicrania: cause e fattori di rischio
Secondo gli studi, nonostante i meccanismi non siano ancora noti, l’emicrania è una malattia a carattere familiare con base genetica.
Il cervello emicranico è ipereccitabile e spende molta più energia di quanta ne produca. La sua caratteristica è convertire in dolore gli stimoli non dolorosi come lo stress, le variazioni ormonali femminili, i cambi climatici, le irregolarità del ritmo sonno-veglia, il digiuno, ecc.
I ricercatori ipotizzano che un ruolo chiave nello scatenamento dell’attacco sia svolto dalla corteccia cerebrale pre-frontale, quella implicata nella gestione degli eventi stressanti, così come dall’ipotalamo, una zona molto sensibile alle variazioni dei ritmi di vita e responsabile dei prodromi dell’attacco. Durante la fase dolorosa vera e propria, tuttavia, il protagonista è il sistema trigemino-vascolare, costituito dall’interconnessione tra terminazioni nervose trigeminali e i vasi sanguigni della meninge.
Infatti, secondo gli studi, il dolore emicranico sarebbe in realtà un “dolore delle meningi” e non del cervello.
L’emicrania è dunque una patologia clinicamente eterogenea, nella quale una componente genetica e quindi ereditaria può interagire con dei fattori ambientali scatenanti. Tra questi:
- Alterazioni del ritmo sonno-veglia.
- Fattori ambientali (variazioni climatiche, altitudine, esposizione a luce intensa, ecc.).
- Assunzione di farmaci (contraccettivi orali, antiipertensivi, ecc.).
- Stress.
- Fluttuazioni ormonali.
- Assunzione di cibi particolari o bevande alcoliche.
Emicrania e fattori ormonali
Vista la prevalenza dell’emicrania nelle donne, i fattori ormonali rivestono spesso un ruolo decisivo. Infatti, generalmente, le crisi emicraniche coincidono con la fase di ovulazione o con il ciclo mestruale.
Durante la pubertà (quando i livelli di estrogeni aumentano) le emicranie diventano molto più frequenti tra le ragazze rispetto ai ragazzi, mentre diventano meno intense nell’ultimo trimestre di gravidanza, quando i livelli di estrogeni sono relativamente stabili.
Inoltre, i contraccettivi orali sembrano peggiorare il decorso della malattia e aumentare il rischio di ictus nelle donne che soffrono di emicrania con aura.
Infatti, l’etinilestradiolo (un ormone sessuale femminile) è un noto fattore di rischio per le trombosi arteriose e venose. Quindi, per chi soffre di emicranica con aura, l’uso delle pillole con associazioni estroprogestiniche può peggiorare o perfino scatenare le crisi. Non solo, incrementa anche il rischio di eventi ischemici cerebrali, in particolare se la donna è fumatrice.
Generalmente la menopausa comporta un miglioramento della frequenza e intensità delle crisi.
Emicrania in gravidanza
La gravidanza è un momento molto delicato nella vita di una donna, caratterizzato da una serie di cambiamenti fisiologici per la crescita e lo sviluppo del feto.
Durante i 9 mesi, infatti, possono manifestarsi alcuni disturbi e l’emicrania è uno dei più frequenti, circa 3 donne su 10 ne soffrono.
L’emicrania in gravidanza di solito colpisce le donne che già ne soffrivano prima del concepimento e il cambiamento ormonale tipico della gestazione certamente non aiuta. Infatti, le cause degli attacchi emicranici dipendono da vari fattori tra cui un’alta concentrazione di estrogeni, lo stress, sonno irregolare, un aumento della pressione, il fumo e il tipo di alimentazione.
Per evitare il rischio di complicazioni, è opportuno rivolgersi al medico quando l’emicrania è molto forte ed è accompagnata da nausea e vomito o è preceduta da auree e non si risolve entro le 24 ore.

Emicrania: diagnosi
La diagnosi dell’emicrania è essenzialmente clinica. Esami diagnostici quali Tomografia Computerizzata (TC) o Risonanza Magnetica non sono in genere necessari. Tuttavia, in presenza di sintomi atipici e se i risultati dell’esame obiettivo (che include un esame neurologico) sono alterati, solitamente vengono prescritti per indagini più approfondite.
Il medico attraverso la visita solitamente controlla la vista, la coordinazione dei movimenti e i riflessi. Ciò consente di escludere la presenza di altre cause. È importante poi capire se il dolore è: da un solo lato, è di tipo pulsante, compromette lo svolgimento delle attività quotidiane, peggiora con il movimento e l’attività fisica, si associa a nausea e vomito e/o a una eccessiva sensibilità alla luce e ai rumori.
La diagnosi si basa quindi sui sintomi caratteristici, ma anche sui risultati della visita neurologica completa che serve ad escludere altre patologie che possono essere alla base dell’emicrania.
Tra i segnali di allarme, infatti, che suggeriscono una diagnosi alternativa o un maggiore approfondimento diagnostico ci sono:
- Dolore che raggiunge picchi di intensità in pochi secondi.
- Manifestazione dopo i 50 anni.
- Mal di testa che aumentano di intensità o frequenza per settimane o più.
- Presenza di malattie come tumori o infezioni.
- Febbre e/o stato mentale alterato.
- Deficit neurologici persistenti.
- Terapia farmacologica non efficace.
Le informazioni raccolte dal medico durante l’anamnesi permettono anche di riconoscere il tipo di emicrania, come si manifesta e la ricorrenza, cioè se si tratta di episodi isolati, occasionali o cronici.
Può essere molto utile, per cercare di capire i fattori scatenanti, tenere un diario dove annotare tutti i dettagli degli attacchi emicranici: data e ora, descrizione del dolore (tipo, dove, intensità, durata e frequenza), eventuali farmaci assunti, cibi consumati, attività svolte prima della sua comparsa, ecc.
Serve anche per definire l’efficacia della terapia prescritta.

Criteri diagnostici nell’emicrania senza aura
Se la crisi non è trattata, spesso l’intensità del dolore è così forte da non permettere di svolgere le normali attività quotidiane, anche a causa dell’aumento del dolore durante l’attività fisica o il movimento in genere.
Inoltre, possono manifestarsi sintomi premonitori come cambiamenti d’umore o alterazioni del comportamento (irritabilità, euforia, depressione, iperattività, apatia) o altri sintomi come:
- Difficoltà di concentrazione.
- Sensibilità olfattiva.
- Stanchezza.
- Sbadigli.
- Inappetenza.
Criteri diagnostici nell’emicrania con aura

Emicrania: cure e terapia
La terapia dell’emicrania solitamente prevede l’uso di farmaci definiti sintomatici, da assumere durante l’attacco emicranico vero e proprio, allo scopo di diminuire o eliminare i sintomi, e una terapia profilattica da assumere quotidianamente, per un tempo variabile, ma non inferiore ai 3 mesi. Quindi, l’obiettivo è:
- Diminuire la frequenza degli attacchi, la loro intensità, durata e impatto sulla qualità di vita.
- Migliorare l’efficacia della terapia sintomatica, agendo in maniera sinergica.
Il trattamento pertanto prevede l’assunzione di analgesici, farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e terapie specifiche per l’emicrania, come i triptani; infine terapie adiuvanti come quelle per i disturbi gastrointestinali.
È possibile anche ricorrere a dei rimedi naturali, soprattutto nei casi di dolore più lieve.
Farmaci ed effetti collaterali
I farmaci maggiormente utilizzati per il trattamento farmacologico dell’attacco emicranico acuto sono i seguenti.
Analgesici semplici e FANS
Agiscono riducendo il dolore e l’infiammazione. Quindi, sono farmaci aspecifici per l’emicrania, ma se usati correttamente possono costituire una valida risorsa per attacchi lievi, in soggetti molto giovani o in caso di intolleranza o inefficacia dei triptani. I più utilizzati sono:
- Aspirina.
- Ibuprofene.
- Paracetamolo.
Gli effetti collaterali più comuni sono dolore epigastrico e diarrea. I FANS sono controindicati in chi soffre di gastrite o ulcera peptica e in chi assume terapie anticoagulanti.
Triptani
Sono farmaci specifici per l’emicrania e agiscono sia a livello del sistema nervoso centrale che periferico. Sono da considerarsi farmaci particolarmente idonei per l’attacco emicranico e per attacchi multipli, anche nel lungo termine. Questi farmaci, per il loro peculiare meccanismo d’azione, agiscono non solo sul dolore, ma anche sui sintomi associati (foto-fonofobia, nausea e vomito) e sulla disabilità funzionale in generale. I farmaci più utilizzati sono sumatriptan e zolmitriptan spray nasale.
Sono controindicati nelle persone a rischio di malattia cardio o cerebrovascolare e nei soggetti ipertesi. Inoltre, possono provocare: astenia, sonnolenza, nausea, senso di costrizione toracica lieve e transitorio.
Antiemetici
Si possono utilizzare efficacemente per ridurre la sintomatologia neurovegetativa (tachicardia, tremore, sudorazione, ecc.), talvolta invalidante, associata all’attacco emicranico. I più usati sono domperidone e metoclopramide.
Il principale effetto collaterale è la sedazione e la comparsa di effetti sul sistema extrapiramidale (alterazione della postura, equilibrio, tono muscolare, ecc.), per questo vanno utilizzati con prudenza.
Farmaci combinati
Si possono trovare in commercio diversi farmaci detti “combinati”, da acquistare in farmacia anche senza ricetta medica. Sono antidolorifici associati agli antinausea che agiscono efficacemente sull’emicrania.
Tuttavia non sempre il dosaggio dei singoli componenti è sufficiente ad alleviare i sintomi. In questi casi, dietro consiglio medico, è preferibile assumere antidolorifico e antinausea separatamente.

Cure naturali per l’emicrania
Per lenire gli attacchi emicranici, ci sono una serie di rimedi o cure naturali che possono attenuare il dolore e alleviare i sintomi correlati. Però, non ci sono evidenze scientifiche in tal senso. Eccone alcuni in sintesi:
Rimedi fitoterapici
Esistono piante calmanti adatte soprattutto per le emicranie da stress. Tra questi il partenio, il cui fiore ricorda quello della camomilla, che ha un effetto antinfiammatorio e allevia sintomi come nausea e sensibilità alla luce. Anche la radice di zenzero è nota per alleviare il dolore.
Infatti, secondo alcuni studi, lo zenzero sarebbe in grado di bloccare le prostaglandine, le molecole che scatenano l’infiammazione e che sono, in parte, responsabili del mal di testa. Inoltre, sono molto utili anche i Fiori di Bach da scegliere in base alla tipologia di emicrania e ai sintomi.
Aromaterapia e olii essenziali
Per dare sollievo all’emicrania, i seguenti olii essenziali sono particolarmente adatti:
- Olii all’arancia.
- Citronella.
- Eucalipto.
- Lavanda.
- Menta piperita.
- Sandalo.
Un buon modo per alleviare il mal di testa è fare un massaggio mescolando olio essenziale di lavanda con quello di menta. Infatti, la lavanda ha proprietà sedative e rilassanti mentre la menta ha un effetto analgesico naturale, utile anche per sciogliere le contratture muscolari.
Integratori
Per riequilibrare il sistema nervoso sono utili integratori che contengono magnesio e vitamina B6. Alcuni studi hanno dimostrato che anche un’integrazione di coenzima Q10 può contribuire a combattere naturalmente l’emicrania e i sintomi correlati come la nausea.
Agopuntura
Secondo i ricercatori americani della Duke University, l’agopuntura sembra essere molto utile nella cura delle emicranie, specialmente quelle dovute alla tensione muscolare.
Anche la medicina ufficiale sta riconoscendo che questa tecnica è perfino più efficace degli analgesici presi per calmare il dolore cronico e acuto. Inoltre, non presenta gli effetti collaterali che hanno i farmaci e i suoi effetti sono duraturi.
Cuscino di grano
Secondo alcune ricerche il cuscino di piume è quello meno indicato per combattere l’emicrania. Il migliore sembra essere invece un cuscino che contiene pula di grano saraceno.
Infatti, in Giappone è usato da secoli per alleviare il dolore ed è molto comune. Questo cuscino, ricoperto di cotone, è un valido rimedio per alleviare le tensioni muscolari e per permettere il rilassamento. Non si scalda a contatto con il corpo e non assorbe l’umidità come fanno i cuscini maggiormente usati. Inoltre, la pula di grano saraceno è un materiale durevole che non si deteriora.
Ayurveda
Un metodo efficace per curare il mal di testa è un massaggio abhyanga (massaggio caldo) con un particolare olio a base di olio di sesamo ed estratti di piante officinali.
Questo tipo di massaggio è indicato per riequilibrare i dosha, principi su cui si fonda l’Ayurveda, responsabili di tutti i processi di nascita, crescita, decadimento e morte.
Sport e attività fisica
L’attività fisica se fatta con regolarità può sicuramente essere un buon antidoto all’emicrania. Infatti, il maggiore apporto di ossigeno, la riduzione della dilatazione dei vasi sanguigni cerebrali e l’aumento dell’elasticità muscolare nella zona del collo e delle spalle sono un toccasana per chi soffre di emicrania. Tuttavia, vanno evitati gli sforzi fisici prolungati perché possono essere controproducenti.
Tra le attività consigliate dagli esperti ci sono il pilates, lo yoga e il Qi gong perché aiutano a desensibilizzare al dolore a livello del sistema nervoso centrale. Anche la corsa o andare in bicicletta può aiutare, poiché attenua lo stress e la tensione muscolare contribuendo al rilascio delle endorfine che sono antidolorifici naturali. Stessa cosa vale per il nuoto, soprattutto per rafforzare i muscoli dorsali e cervicali.
Ma lo yoga, in particolar modo, può ridurre l’intensità e la frequenza delle emicranie poiché combina posizioni fisiche che rinforzano e allungano i muscoli con respirazione profonda, meditazione e rilassamento.
Possibili complicazioni
Le complicanze dell’emicrania sono piuttosto rare e costituite principalmente da:
- Uno stato completamente disabilitante che perdura per più di 72 ore.
- Infarto emicranico (quando un ictus ischemico si manifesta con le caratteristiche tipiche dell’attacco di emicrania con aura in un individuo che ne è affetto).
- Epilessia indotta dall’emicrania.
L’emicrania è anche associata ad un lievissimo aumento della possibilità di sviluppare disturbi mentali come depressione, disturbo bipolare, disturbi d’ansia e attacchi di panico.

Prevenzione e convivenza con la malattia
Esistono vari rimedi, farmacologici e non, per ridurre il rischio di comparsa dell’emicrania. Vediamo i principali.
Prevenzione farmacologica
In caso di elevata frequenza e intensità delle crisi emicraniche mensili (almeno 3 crisi che causino disabilità della durata di 3 o più giorni), oppure quando la risposta alla terapia sintomatica non è più efficace, è importante sostenere una terapia farmacologica di prevenzione da assumere quotidianamente per almeno 3 mesi. Si ritiene efficace quando riesce a ridurre di almeno il 50% il numero delle crisi mensili, sebbene sia comunque positivo anche l’eventuale miglioramento della sintomatologia in termini di intensità e durata delle crisi.
Quindi i farmaci di prima linea per la terapia preventiva sono:
- Antiepilettici.
- Beta-bloccanti.
- Calcio-antagonisti.
- Antidepressivi triciclici.
Antiepilettici
La loro efficacia è stata ampiamente dimostrata in numerosi studi, ed è probabilmente legata alla stabilizzazione dell’eccitabilità corticale. Tuttavia, questi farmaci possono presentare diversi effetti collaterali come:
- Aumento o perdita di peso.
- Sonnolenza.
- Astenia.
- Disturbi dell’andatura.
- Parestesie.
- Nausea.
- Rash cutanei.
- Tossicità al fegato.
Pertanto, è fondamentale un controllo medico continuo.
Beta-bloccanti
I beta-bloccanti rappresentano anch’essi farmaci di prima scelta nella prevenzione dell’emicrania poiché sono in grado di attraversare la barriera ematoencefalica e sviluppare l’effetto antiemicranico a livello del Sistema Nervoso Centrale.
Ma tra i possibili effetti collaterali vi sono:
- Sonnolenza.
- Astenia.
- Ipotensione.
- Bradicardia.
- Impotenza.
- Depressione.
Inoltre, sono controindicati in pazienti affetti da asma, diabete mellito, marcata bradicardia.
Calcio-antagonisti
Questi farmaci svolgono un’attività anticonvulsivante, modulatoria sul tono vascolare e hanno effetto inibitorio su alcuni neurotrasmettitori. Sono generalmente ben tollerati, ma possono provocare:
- Aumento di peso.
- Sonnolenza.
- Disturbi gastrointestinali.
- Edemi.
Quindi, i calcio-antagonisti vanno utilizzati sotto stretto controllo medico e per brevi periodi.
Antidepressivi
L’amitriptilina è l’antidepressivo di prima scelta nella prevenzione dell’emicrania. È una sostanza utilizzata nella terapia di diverse tipologie di dolore cronico. La sua efficacia sull’emicrania non sembra legata all’effetto antidepressivo del farmaco stesso, dato che la dose usata per la prevenzione degli attacchi emicranici è molto più bassa di quella con attività antidepressiva.
Ma tra i possibili effetti collaterali ci sono:
- Sedazione.
- Ipotensione ortostatica.
- Stipsi.
- Aumento di peso.
- Vertigini.
- Ritenzione urinaria.
- Tachicardia.
- Confusione mentale.
- Disturbi cardiovascolari.
Altre sostanze
Studi recenti hanno dimostrato un effetto positivo della somministrazione di tossina botulinica nei muscoli cranici di pazienti affetti da emicrania cronica.
Recentemente gli anticorpi monoclonali anti CGRP, somministrati una volta al mese per via endovenosa, si sono dimostrati estremamente efficaci nel ridurre il numero degli episodi emicranici in pazienti con emicrania ad alta frequenza.
In aggiunta ai farmaci tradizionali, è stata dimostrata l’efficacia di terapie alternative quali la somministrazione di magnesio, riboflavina, coenzima Q10, meno efficaci ma con effetti collaterali irrilevanti.
Altre forme di prevenzione
Saper riconoscere i sintomi consente di agire tempestivamente. Molto utile in questo senso è il “diario della cefalea”, nel quale annotare tutti i sintomi che precedono di giorni o di ore l’arrivo dell’emicrania, i fattori scatenanti, il momento della giornata in cui compare l’attacco emicranico e tutte le informazioni utili.
Con queste informazioni, ove possibile, possono essere individuati ed eliminati i fattori scatenanti aiutando il medico a pianificare e regolare meglio la terapia.
Infine, è consigliabile anche adottare degli interventi comportamentali come il rilassamento, il biofeedback e la gestione dello stress per controllare gli attacchi di emicrania, soprattutto quando lo stress è un fattore scatenante o quando si assumono troppi farmaci per controllare le emicranie.

Emicrania: dieta e alimentazione
L’associazione emicrania/alimentazione non ha evidenze scientifiche certe, tuttavia ricorrere a una corretta alimentazione per prevenire e alleviare i sintomi delle emicranie è una pratica antica. Infatti, già Ippocrate conosceva la relazione tra il consumo di alcuni alimenti e l’insorgenza dell’emicrania. Quindi, alcuni cibi, per la presenza di determinate sostanze nutritive, possono causare emicrania.
È accertato che nell’attacco emicranico si succedono due fasi, una di vasocostrizione intracranica e una di vasodilatazione extracranica, con liberazione di alcune sostanze come ad esempio la serotonina, l’istamina, varie prostaglandine e neuropeptidi. Quindi, per questo motivo le persone predisposte dovrebbero evitare alimenti contenenti tali sostanze o che inducono la loro liberazione nel sangue.
Emicrania: cibi da evitare

Inoltre è bene fare attenzione anche ad alcune sostanze contenute negli alimenti: in particolare ai nitrati usati per conservare salumi e insaccati, alla tiramina presente nei formaggi stagionati, al glutammato di sodio usato nei dadi per brodo e nelle zuppe pronte in busta o nella cucina cinese, ai tannini del vino rosso.
Poiché la sensibilità agli alimenti è soggettiva, chi soffre di emicrania o cefalea dovrebbe prestare attenzione alle possibili correlazioni tra insorgenza dei sintomi e pasto precedente, per individuare esattamente i cibi che provocano o aggravano gli attacchi.
Le indicazioni generali sono comunque quelle di una dieta bilanciata evitando troppo sale e associando periodicamente all’alimentazione vitamine e sali minerali.
Emicrania: cenni storici
Se nella civiltà assiro-babilonese si maledicevano “i demoni della testa”, gli Egizi usavano esorcismi e formule magiche e, nei casi più gravi, la trapanazione del cranio per far fuoriuscire gli spiriti maligni.
Inoltre, il Papiro medico di Ebers (ca. 1550 a.C.) consigliava di cuocere nell’olio la testa di un pesce siluro e di spalmare l’unguento così ottenuto sul capo per alcuni giorni. Ma è stato Ippocrate, nell’antica Grecia, a descrivere per primo i disturbi visivi che talvolta precedono un attacco di emicrania. Come rimedio consigliava l’uso di una polvere estratta dalla corteccia del salice, e in questo fu davvero lungimirante in quanto i salicitati sono sostanze antinfiammatorie.
Ma, nei secoli successivi, la teoria più seguita fu quella “umorale”, secondo la quale ogni alterazione della salute dipendeva dallo squilibrio del cervello, sangue, milza e fegato.
Infatti, si credeva che l’emicrania fosse causata dall’eccesso di bile che si accumulava nel fegato, sangue e stomaco. Quindi, la cura consisteva nell’assunzione di lassativi per liberare l’organismo dalla bile in eccesso.
Nel Seicento l’anatomista inglese Thomas Willis intuì che il mal di testa nasceva da un “ingorgo” dei vasi sanguigni cerebrali provocato da diverse cause (come il freddo, il troppo sole, le abbuffate) e che era associato a sintomi come:
- Aumento della fame.
- Nausea.
- Vomito.
- Poliuria (urina abbondante).
Quindi, per questo motivo era vietato ai pazienti di consumare vino, carni speziate, di fare bagni e di avere rapporti sessuali. Erano vietate anche le “turbe violente della mente e del corpo” raccomandando invece “clisteri, salassi, decotti” e persino un succo di millepiedi e di tarme ben mescolato.
Epidemiologia
Numerosi studi epidemiologici dimostrano che l’emicrania colpisce circa il 15-18% delle donne e il 6% degli uomini nel corso della vita, con un picco di prevalenza tra i 25 ed i 55 anni.
Uno studio pubblicato su Journal of Neurological Science, condotto dai ricercatori della Stanford University School of Medicine di Palo Alto, Stati Uniti, riporta che la prevalenza globale dell’emicrania è di circa il 12%, con una tendenza a un aumento della prevalenza globale.
In sintesi, quindi lo studio indica che:
circa una persona su dieci soffre di emicrania, con oscillazioni significative soprattutto nel continente americano.
Inoltre, il disturbo colpisce soprattutto le donne, gli studenti e i residenti nelle zone urbane, per cause presumibilmente legate a fattori biologici e agli stili di vita.
Con la consulenza del Prof. Giovanni Fabbrini, professore ordinario di Neurologia c/o l’Università La Sapienza di Roma, Dipartimento di Scienze Umane e dirigente medico c/o il Policlinico Umberto I di Roma.
Si ringrazia il Prof. Alfredo Berardelli per la gentile concessione del materiale bibliografico: La Neurologia della Sapienza, edizione 2019, Esculapio Editore.


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