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Home » Nutrizione » Alimenti dalla A alla Z » Rabarbaro: cos’è, proprietà, benefici, botanica, controindicazioni, usi in cucina e valori nutrizionali

Rabarbaro: cos’è, proprietà, benefici, botanica, controindicazioni, usi in cucina e valori nutrizionali

Claudia Tartaglia by Claudia Tartaglia
11 Marzo 2021
in Alimenti dalla A alla Z
Rabarbaro: cos'è, valori nutrizionali, benefici, ricette e tisane
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Sommario

  • Rabarbaro: cos’è
  • Principi attivi del rabarbaro
  • Valori nutrizionali del rabarbaro ( 100 g)
  • Rabarbaro: proprietà e benefici
  • Trattamenti
  • Rabarbaro: come assumerlo
  • Controindicazioni
  • Consigli per l’acquisto
  • Rabarbaro in cucina
  • Rabarbaro: botanica

Il rabarbaro è una pianta conosciuta soprattutto per le sue proprietà lassative e purganti. La radice amarognola è ricca di sostanze benefiche per il nostro organismo e in particolare esercita un’azione purgante senza paragoni. Inoltre, il gambo dal sapore fruttato-acidulo viene impiegato come ingrediente principe per la realizzazione di prelibatezze culinarie come marmellate, torte salate o dolci. Anche il succo della pianta è un ottimo rimedio naturale per regolarizzare l’intestino.

La parte commestibile dell’ortaggio è il gambo, che si presta ad essere consumato sia crudo che cotto. Il fusto è contraddistinto da una peculiare tonalità di rosso.

Al contrario, le foglie, ricche di acido ossalico, essendo tossiche, non sono commestibili.

L’arbusto asiatico, nonostante vanti numerose proprietà terapeutiche, non è esente da controindicazioni.

Rabarbaro: cos’è

E’ un arbusto erbaceo perenne appartenente alla famiglia delle Polygonaceae. Se ne contano ben 60 specie in tutta Europa. In erboristeria vengono impiegate le parti ipogee del Rheum officinale e del Rheum palmatum. 

Il significato etimologico del termine rabarbaro deriva dall’unione di due parole greche ‘ra’ (radice) e ‘barbaron’ (dei barbari). Tale nome è stato attribuito alla pianta officinale in ragione del fatto che il suo impiego terapeutico era in voga presso le popolazioni straniere, definite dagli ellenici ‘barbari’.

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Era molto usato, in Cina e in Mongolia, non solo in campo medico ma anche nell’arte culinaria, a partire dal ventottesimo secolo avanti Cristo. Al contrario, la sua diffusione in Occidente ha origini recenti.

E’ spesso considerato un frutto ma in realtà consiste in un ortaggio rizomatoso.

rabarbaro: principi attivi

Principi attivi del rabarbaro

Le forme ossidate sono presenti massicciamente in estate, mentre in inverno sono praticamente inesistenti. Tempo fa si riteneva che l’azione purgante del rabarbaro fosse esercitata dal crisofanolo e dagli antrachinoni in generale. Invece, oggigiorno, sembra che tale proprietà sia imputabile ai sennosidi dimerici.

Antrachinoni

Possono essere considerati come i principali costituenti chimici della pianta del rabarbaro. Gli antrachinoni sono dei composti appartenenti alla famiglia dei glicosidi e si suddividono in liberi e combinati.

Gli antrachinoni liberi, presenti nella pianta asiatica, comprendono i seguenti composti organici:

  • reina
  • emodina
  • aloe-emodina
  • crisofanolo
  • fiscione.

Invece, i glicosidi combinati sono costituiti da quelli liberi in aggiunta ai glicolisi. La reina esercita un’azione protettiva sui reni e migliora i disturbi lipidici. L’emodina possiede interessanti proprietà farmacologiche:

  • riduce l’ipertensione
  • migliora la microcircolazione
  • abbassa la concentrazione dei lipidi nel sangue.

Il crisofanolo svolge un’azione protettiva nei confronti del sistema nervoso oltre a ridurre i danni derivanti dai radicali liberi. Invece, il fiscione ha proprietà neuroprotettive.

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L’aloe emodina è dotata di interessanti virtù terapeutiche. Infatti, è un ottimo antinfiammatorio, un antimicotico, un antibatterico ed esercita un’eccellente azione purgante.

Antroni e diantroni

Sono delle componenti chimiche caratteristiche del rabarbaro e vengono considerate le principali responsabili dell’attività purgante del rabarbaro. Sono costituiti principalmente da:

  • reinosidi A-D
  • palmitina A, B, C
  • sennosidina A-F.
rabarbaro: valori nutrizionali

Valori nutrizionali del rabarbaro ( 100 g)

  • Acqua: 80.83 g
  • Energia: 71 kcal
  • Proteine: 0.81 g
  • Lipidi totali:  0.22 g
  • Carboidrati: 17.45 g
  • Fibre: 1.6 g
  • Zuccheri: 14.4 g
  • Calcio: 73 mg
  • Ferro: 0.2 mg
  • Magnesio: 11 mg
  • Fosforo: 13 mg
  • Potassio : 233 mg
  • Sodio: 4 mg
  • Selenio: 1.1 µg
  • Vitamina C: 5.7 µg
  • Folati: 4 µg
  • Colina: 5.5 µg
  • Vitamina A:  4 µg
  • Beta carotene:  46 µg
  • Luteina più zeaxanthin: 129 µg
  • Vitamina K: 26.3 µg.
rabarbaro: benefici
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Rabarbaro: proprietà e benefici

Le parti della pianta impiegate in fitoterapia sono il rizoma e le radici.

Rimedio naturale per regolarizzare l’intestino

Il rabarbaro viene impiegato principalmente nel trattamento della stipsi occasionale. Tuttavia, il rimedio deve essere utilizzato per brevi periodi di tempo.

La pianta asiatica agisce, similmente agli altri lassativi stimolanti antrachinonici, attraverso un duplice meccanismo. Da una parte i sennosidi e i reinosidi stimolano la motilità intestinale accelerando il transito delle feci.

Dall’altra parte, si verifica un incremento della permeabilità paracellulare che aiuta ad incrementare la concentrazione dell’acqua all’interno dell’intestino crasso.

Inoltre, a causa della presenza di tannini nella composizione chimica del rabarbaro, all’azione purgante fa seguito un effetto astringente.

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I fitopreparati a base della pianta officinale rientrano nella classe dei lassativi occasionali, per tanto non vanno impiegati nel trattamento della stipsi cronica.

L’azione catartica si registra non prima delle sei ore dalla somministrazione. Talvolta bisogna attendere anche 24 ore prima che il rimedio faccia effetto. I principi attivi presenti nel rabarbaro, una volta assorbiti, colorano l’urina di una tonalità che va dal bruno-giallastro al rosso violaceo.

Per di più il rhizoma rhei, a volte, viene sfruttato per tenere sotto controllo la diarrea causata da sostanze irritanti presenti nell’intestino. Tale azione viene esercitata per mezzo di un effetto astringente secondario.

Epatoprotettore

Gli antrachinoni e i tannini presenti nel rabarbaro esercitano una duplice azione sul fegato, non solo di protezione ma anche di riparazione dei danni.

L’effetto degli antrachinoni sul fegato ha registrato un netto miglioramento sulla fibrosi epatica e sul trattamento di problematiche che interessano le cellule epatiche.

Migliora  la circolazione sanguigna

Il rabarbaro incide sull’emostasi, bloccando il sanguinamento. Inoltre, la pianta cinese migliora notevolmente la viscosità plasmatica e l’ematocrito.

L’azione sull’emostasi è esercitata prevalentemente dal crisofanolo e dai tannini. Il crisofanolo accelera i tempi coagulazione, incrementa il numero delle piastrine e promuove la vasocostrizione locale.

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Azione ipolipidemizzante

La pianta asiatica è in grado di ridurre l’elevata concentrazione di lipidi presenti nel sangue. Abbassa i livelli di LDL, TC e TG derivanti da una dieta ricca di grassi.

La reina e l’emodina riescono a regolamentare la presenza dei lipidi, a bloccare la formazione di una iperlipidemia e a prevenire il sopraggiungere dell’aterosclerosi.

Il rabarbaro protegge la vescica

La pianta cinese esercita un‘efficace azione protettiva a livello renale. Tale proprietà è dovuta alla coesistenza di diverse attività farmacologiche imputabili alla pianta officinale. Fondamentali sono:

  • attività antibatterica e quella antinfiammatoria
  • rafforzamento dell’immunizzazione
  • effetto diuretico
  • regolazione del metabolismo.

Migliora la funzionalità respiratoria

Il rabarbaro trova impiego nel trattamento nella sindrome da distress acuto respiratorio:

  • migliora la  disfunzione dell’organo
  • incrementa l’ossigenazione, riducendo il tempo di ventilazione meccanica.

Si sono riscontrati effetti terapeutici interessanti nella cura di altre patologie che causano insufficienza respiratoria.

Azione antinfiammatoria

La pianta asiatica esercita un’interessante azione antinfiammatoria e viene impiegata per trattare le flogosi di diverso genere ed entità. L’effetto antinfiammatorio è esercitato dall’emodina, dalla reina e dall’aloe emodina. L’emodina è in grado di interferire sulle citochine che causano l’infiammazione, riducendole. 

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In tal modo viene drasticamente diminuita la loro carica flogistica. L’aloe emodina diminuisce la produzione di citochine proinfiammatorie presenti nei macrofagi.

Ottimo antibatterico

Studi scientifici dimostrano che gli antrachinoni presenti nel rabarbaro hanno una potente attività antibatterica nei confronti di diversi ceppi batterici. Il rabarbaro esercita tale proprietà modificando la permeabilità della membrana, bloccando la sintesi delle proteine e incidendo sul metabolismo respiratorio.

Inoltre, l’emodina è in grado di distruggere la struttura della citomembrana del batterio staphylococcus aureus.

rabarbaro: trattamenti

Trattamenti

E’ un rimedio per:

  • contrastare la stipsi occasionale
  • le infiammazioni
  • le infezioni batteriche
  • trattare alcune sindromi respiratorie
  • proteggere la vescica e il fegato
  • contrastare l’eccesso dei lipidi nel sangue
  • migliorare la circolazione sanguigna.
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Rabarbaro: come assumerlo

La dose corretta è quella idonea a produrre feci morbide.

La posologia media è pari a 0,5-1,5 g di radice essiccata. Le preparazioni che contengono 10-30 mg di derivati idrossiantracenici  devono essere somministrate la sera prima di coricarsi.

Uso interno

In erboristeria, il rabarbaro viene somministrato principalmente per il trattamento della stipsi occasionale. Solitamente viene associato ad altre piante officinali per favorire l’evacuazione.

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Tisana lassativa al rabarbaro, finocchio e menta

Regolarizza l’intestino, favorisce la digestione e sgonfia l’addome.

Ingredienti:

  • radice di rabarbaro: 15 g
  • radice di finocchio: 15 g
  • foglie di menta: 10 g
  • foglie e fiori di malva: 10 g.

Mescolare in un barattolo di vetro le piante officinali. Mettere sul fuoco 300 ml di acqua e lasciare che questa raggiunga l’ebollizione. Dopodiché aggiungere un cucchiaio di tisana e lasciare il rimedio in infusione per circa 5 minuti. Bere una tazza prima di andare a letto. Puoi dolcificare con zucchero di canna biologico.

Infuso per depurare il fegato e favorire la digestione

Procurarsi 5 g di radice essiccata di rabarbaro e 2 g di bicarbonato di sodio. Aggiungerli in una tazza con acqua bollente e lasciare in infusione per 5 minuti. Successivamente, filtrare e bere prima dei pasti principali.

Tintura madre di rabarbaro ad azione lassativa e digestiva

Aggiungere 50 gocce di soluzione idroalcolica, dalle 2 alle 3 volte al giorno in poca acqua. Assumere lontano dai pasti.

Estratto secco titolato per trattare la stipsi

Consiste in un rimedio erboristico contenente derivati idrossiantracenici al 5%. Il dosaggio medio va dai 2 ai 4 ml per peso corporeo. Il preparato va assunto la sera.

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Liquore di rabarbaro digestivo

La bevanda alcolica si prepara utilizzando 2 dl di alcool a 95°, 25 g di radice di rabarbaro, 500 g di zucchero e 20 g di acqua.

Si pesta la radice e la si lascia macerare in alcool diluito con dell’acqua, per una durata di 12 giorni. Sciogliere lo zucchero in poca acqua e versare nella soluzione contenente il rabarbaro. Successivamente filtra il rimedio e imbottiglialo.

Uso esterno

Il rabarbaro viene impiegato sotto forma di tinture madri al 10% per realizzare impacchi cicatrizzanti, per trattare ragadi anali ed emorroidi. Le creme vengono utilizzate per curare infezioni anche di tipo virale. In particolare, risulta efficace per debellare l’herpes labiale.

Invece, ad uso cosmetico, il rabarbaro viene sfruttato prevalentemente per tingere i capelli.

Crema per trattare l’herpes labiale

Applicare ogni 2-4 ore una crema a base di rabarbaro e salvia contenente una concentrazione di 23 mg per grammo. Continuare il trattamento per 10-14 giorni fino alla remissione dell’infezione virale.

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Procurati presso l’erborista di fiducia o online una polvere ottenuta dalla lavorazione del Rhizoma Rhei.

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Miscela il composto con dell’acqua calda fino ad ottenere una consistenza cremosa. Successivamente applica il rimedio sui capelli, inumidisci e avvolgi i capelli con un turbante realizzato con della pellicola trasparente per alimenti.

Modula la durata dei tempi di posa in base alla tonalità che desideri ottenere. Solitamente si va da un minimo di 10 minuti ad un massimo di 90. Risciacqua abbondantemente con acqua tiepida, dopodiché procedi con l’asciugatura.

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Controindicazioni

Il rabarbaro, al pari degli altri lassativi stimolanti, non deve essere somministrato ai soggetti affetti da:

  • ostruzione
  • atonia intestinale
  • disidratazione grave
  • stipsi cronica.

E’ sconsigliato l’impiego della  pianta cinese ai soggetti che presentano patologie intestinali infiammatorie. In particolare, se soffrono di:

  • appendicite
  • morbo di Crohn
  • sindrome dell’intestino irritabile
  • colite ulcerosa.

I preparati erboristici a base di rabarbaro non vanno somministrati ai bambini che non abbiano compiuto i dieci anni d’età, alle donne gravide e durante l’allattamento. Fatta salva diversa prescrizione del medico curante.

Inoltre, è controindicato nei soggetti che soffrono di:

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  • crampi
  • dolori addominali
  • nausea
  • vomito
  • coliche
  • emorroidi
  • nefrite.

In caso di sovradosaggio, si può manifestare grave diarrea con conseguente perdita di liquidi ed elettroliti e crampi addominali.

Inoltre, il trattamento fitoterapico deve essere somministrato insieme ad un’abbondante assunzione di liquidi. Durante la terapia devono essere tenuti sotto controllo i livelli di potassio, in particolare nei bambini e nei pazienti anziani.

L’uso di lassativi stimolanti non dev’essere protratto per più di due settimane consecutive.

La riduzione del transito intestinale può diminuire l’assorbimento dei farmaci somministrati oralmente. Uno scompenso elettrolitico causato dalla perdita di potassio può intensificare l’azione di alcuni medicinali, come xompresi. Ma anche gli antiaritmici, che sono rimedi a base di glicosidi cardiotonici, e le piante officinali possono causare ipopotassiemia.

rabarbaro: ricette

Consigli per l’acquisto

I fitopreparati a base di rabarbaro sono reperibili dal tuo erborista di fiducia o presso negozi specializzati sia fisici che online. Prediligi sempre prodotti di origine naturale che contengano un’apposita certificazione di provenienza da agricoltura biologica.

Rabarbaro in cucina

L’uso del rabarbaro cinese in campo alimentare ha origini antichissime. Grazie al suo sapore fruttato-acidulo e alla sua profumazione tipicamente aromatica, la pianta asiatica si presta ad impreziosire variegate ricette.

E’ presente come ingrediente in torte, sia dolci che salate, in salse, nelle confetture e nelle insalate.

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Come cucinare il rabarbaro

Prima di aggiungere il rabarbaro nella ricetta, ricordati di mondare l’ortaggio in maniera analoga a quella descritta per pulire il sedano. Quindi, elimina le foglie e il gambo avendo cura di togliere gli eventuali residui di terra e togli le estremità del fusto.

Successivamente, rimuovi i filamenti dell’ortaggio. Infine, disponi il rabarbaro in ammollo in una soluzione di acqua e limone.

marmellata di rabarbaro

Ricette con rabarbaro

Liquore di rabarbaro

Non è solo un semplice digestivo ma è anche un rimedio ricco di proprietà benefiche per l’organismo.

Il sapore del liquore è dolciastro e la massiva presenza di flavonoidi presenti nel rabarbaro, lo rendono una pozione ricca di antiossidanti. La pianta asiatica è un eccellente antibatterico, in particolare è in grado di proteggere il tratto gastrico dalla formazione di infezioni.

Inoltre, la reina, un altro prezioso elemento chimico presente nel rabarbaro, favorisce i processi digestivi.

Oltretutto gli antiossidanti svolgono una notevole funzione cosmetica. Tali molecole rallentano i processi di invecchiamento cutaneo, costituendo un vero e proprio toccasana per la bellezza della pelle.

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Marmellata di rabarbaro

E’ una valida alternativa alle classiche confetture di fragole, ciliegie ecc. I gambi del rabarbaro impiegati per realizzare la confettura sprigionano un profumo molto intenso e possiedono proprietà nutrizionali molto interessanti.

Oltre alla pianta officinale altri due elementi caratteristici della marmellata sono il limone e lo zucchero di canna. L’agrume è in grado di avviare una peculiare reazione chimica che stimola la fuoriuscita del succo dal rabarbaro. Inoltre, dona alla confettura una texture leggermente acidula.

Lo zucchero di canna, a differenza degli altri dolcificanti, non solo è più salubre ma aggiunge corposità agli altri ingredienti.

Ingredienti

  • 600 g gambi di rabarbaro
  • 350 g zucchero di canna oppure 90 g di stevia
  • 1 limone.

Scopri come preparare la ricetta della marmellata di rabarbaro.

Cocktail a base di rabarbaro

Il sapore tipico della pianta officinale e la sua intensa profumazione rendono il rabarbaro un ottimo ingrediente per la realizzazione di bevande da aperitivo.

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Tra le più note abbiamo:

  • il succo composto dalle coste dell’arbusto asiatico. Utilizzato soprattutto nei paesi nordici, in particolare in Germania. Può essere consumato singolarmente o come ingrediente principe per la realizzazione di cocktail alcolici e analcolici. E’ una bevanda sana e dissetante.
  • Il cocktail Pritz. Costituito dalla sinergia di due liquori: il rabarbaro zucca e l’isolabella in aggiunta a del prosecco, un’arancia e a un baccello di vaniglia.
  • Il bitter al rabarbaro. Realizzato insieme ad altre due importanti pianti aromatiche: il calamo e la bardana. Quest’ultima, oltre a donare alla bevanda una degustazione delicata e dolciastra, vanta interessanti proprietà drenanti ed antibatteriche.

Il succo di rabarbaro non solo viene assunto in qualità di digestivo ma apporta anche benefici terapeutici al tratto gastrointestinale.

rabarbaro: botanica

Rabarbaro: botanica

Le diverse specie arboree che appartengono al genere Rheum consistono in piante erbacee con un ciclo vitale perenne.

La parte sotterranea è costituita da un rizoma robusto dal quale si propagano delle radici di consistenza carnosa. Invece, la parte aerea è formata da foglie lunghe, provviste di picciolo, che emergono dal rizoma nel periodo primaverile. Dai rami fioriferi sbocciano delle pannocchie fogliose, a forma allungata composte da fiori che vanno dal bianco al viola scuro.

Inoltre, la lamina della foglia si presenta cordata e approssimativamente dentata nella specie del Rheum officinale. Mentre nel rheum palmatum il fogliame ha una conformazione palmato-lobata.

Il frutto consiste in un achenio oblungo ed ovoidale dotato di ali membranose.

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Il Rheum officinale e il Rheum palmatum appartengono alla tradizione agricola cinese e coreana, in particolare vengono coltivate a Gansu, Sichuan e Quinghai.

La pianta viene ampiamente commercializzata sotto forma di diversi prodotti erboristici.

Come coltivare il rabarbaro

E’ un ortaggio semplice da coltivare, sia se vuoi inserirlo nell’orto domestico a scopo ornamentale, sia se preferisci disporlo in vaso. Inoltre, la pianta cinese si presta alla coltivazione biologica.

L’arbusto è poliennale e non richiede particolari cure da parte dell’orticoltore. In Italia si coltivano principalmente due specie di rabarbaro: il Rheum rhaponticum e il Rheum palmatum.

Il rabarbaro non tollera le zone dal clima particolarmente torrido ma predilige le temperature moderate. Nonostante le coste e le foglie della pianta tendano a seccarsi in autunno, la parte ipogea continua a vivere nel suolo e, ad inizio primavera, i germogli spuntano vigorosi.

Prima di avviare l’impianto, bisogna procedere con una concimazione di fondo effettuata con del letame o del compost. Il rabarbaro patisce i ristagni idrici, per tale motivo il terreno deve garantire un buon drenaggio.

E’ consigliabile ripulire la pianta dalle erbe infestanti attraverso il metodo della pacciamatura. Inoltre, nei primi mesi di vita, è importante che il terreno dove è innestata la pianta sia sempre umido. Successivamente, man mano che l’arbusto cresce, è sufficiente bagnare il terreno solo in caso di siccità del suolo.

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Nel periodo tardo autunnale, bisogna procedere con una concimazione annuale. Si può utilizzare del compost, del letame, o in alternativa, dell’humus: importante è che il terriccio sia ricco di azoto.

Modalità di riproduzione

Per far sì che l’arbusto asiatico cresca vigoroso in vaso, è consigliabile collocare la pianta in un contenitore di ampie dimensioni. In tal modo, si riesce ad ospitare comodamente la grossa radice a fittone. Vanno benissimo i vasi in geotessuto dotati di drenaggio. Inoltre, si raccomanda di fertilizzare periodicamente il rabarbaro con del concime liquido.

La pianta cinese si può riprodurre attraverso la semina o, in alternativa, si può procedere con il metodo della partizione del rizoma.

La semina deve avvenire ad inizio primavera per poi effettuare il trapianto nell’orto, nel mese estivo. Se partite dal seme, la pianta comincerà a prodursi dopo il secondo anno di vita.

Il miglior metodo per riprodurre il rabarbaro è la divisione dei rizomi. In tal modo, ogni cespo interrato originerà una nuova piantina.

Affinché la pianta cinese riesca a moltiplicarsi, è fondamentale che ogni porzione di rizoma possieda almeno una gemma. Questo procedimento di moltiplicazione agamica va effettuato ad inizio primavera.

Il rabarbaro è una pianta che cresce rigogliosa pertanto si consiglia di lasciare una distanza di almeno un metro tra un arbusto e un altro.

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Fonti
  1. OMS. Monografie delle piante medicinali vol.1.
  2. Usda U.S. Department of Agriculture.
  3. Pubmed.

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Claudia Tartaglia

Claudia Tartaglia

Diplomanda in naturopatia, esperta in erboristeria, alimentazione naturale, aromaterapia, oligoelementi, autoguarigione, tecniche di rilassamento e medicina ayurvedica. Nutre una forte passione per la medicina non convenzionale e la sua divulgazione.

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