Sommario
Il rabarbaro è una pianta conosciuta soprattutto per le sue proprietà lassative e purganti. La radice amarognola è ricca di sostanze benefiche per il nostro organismo e in particolare esercita un’azione purgante senza paragoni. Inoltre, il gambo, dal sapore fruttato-acidulo, viene impiegato come ingrediente principe per realizzare ottime marmellate, torte salate o dolci. Anche il succo della pianta è un efficace rimedio naturale per regolarizzare l’intestino.
La parte commestibile dell’ortaggio è il gambo, che si presta a essere consumato sia crudo che cotto. Il fusto è contraddistinto da una peculiare tonalità di rosso. Al contrario, le foglie, ricche di acido ossalico, essendo tossiche, non sono commestibili.
Ma che gusto ha il rabarbaro? Dipende dalla varietà. Infatti, quella con gambo e polpa verdi ha un sapore amaro e molto aspro. La varietà con gambo rosso e polpa verde è meno amara ma un po’ acidula, mentre il rabarbaro con gambo e polpa rossi ha un sapore più dolce.
L’arbusto asiatico, nonostante vanti numerose proprietà terapeutiche, non è però esente da controindicazioni.
Rabarbaro: cos’è
Il rabarbaro (Rheum rhabarbarum) è una pianta erbacea perenne, della famiglia delle Polygonacee, originaria dell’Asia, in particolare Cina e Tibet. È conosciuta fin dai tempi antichi per i suoi fusti carnosi e commestibili e dalle proprietà terapeutiche. I fusti sono solitamente di colore verde scuro o rosso e hanno una consistenza simile a quella del sedano. Il sapore del rabarbaro è acidognolo, ma cambia in base alle diverse varietà della pianta. Si usa spesso in cucina per preparare dolci, marmellate e sciroppi.
È composto da un lungo gambo, solitamente di colore rossastro, con al vertice grandi foglie, le quali però non vengono usate in cucina. A essere generalmente impiegate per la preparazione di confetture e torte sono, infatti, le coste.
Possiede interessanti proprietà medicinali ed è stato utilizzato tradizionalmente per trattare problemi digestivi e altri disturbi intestinali.
Tuttavia, alcune parti della pianta, come le foglie, sono tossiche se consumate in grandi quantità, quindi è importante utilizzare solo i fusti.
Esistono diverse varietà di rabarbaro, ognuna con differenti sfumature di gusto: quelle a gambo e polpa verdi hanno un sapore più asprigno, mentre le varianti a gambo e polpa rossi si distinguono per un gusto più dolce e meno acido.
Principi attivi del rabarbaro
Sono presenti nel rabarbaro alcuni principi attivi di particolare interesse per la salute. Ad esempio, l’azione purgante della pianta sarebbe imputabile ad alcune sostanze chimiche chiamate sennosidi dimerici.
Non mancano gli antrachinoni che possono essere considerati come i principali costituenti chimici della pianta del rabarbaro. Si tratta di composti appartenenti alla famiglia dei glicosidi e si suddividono in liberi e combinati. I primi comprendono i seguenti composti organici: reina, emodina, aloe-emodina, crisofanolo e fiscione.
In particolare, la reina esercita un’azione protettiva sui reni e migliora i disturbi lipidici. L’emodina, invece, possiede interessanti proprietà farmacologiche:
- Riduce l’ipertensione.
- Migliora la microcircolazione.
- Abbassa la concentrazione dei lipidi nel sangue.
Il crisofanolo svolge un’azione protettiva nei confronti del sistema nervoso oltre a ridurre i danni derivanti dai radicali liberi. Invece, il fiscione ha proprietà neuroprotettive.
L’aloe emodina è dotata di interessanti virtù terapeutiche. Infatti, è un ottimo antinfiammatorio, un antimicotico, un antibatterico ed esercita un’eccellente azione purgante.
Gli antroni e diantroni, infine, sono delle componenti chimiche caratteristiche del rabarbaro e vengono considerate le principali responsabili dell’attività purgante del rabarbaro.
Valori nutrizionali del rabarbaro
Il rabarbaro presenta un interessante profilo nutrizionale. Le calorie sono 71 per 100 g e non mancano gli zuccheri e le fibre alimentari. Le calorie tuttavia possono variare in base alla preparazione. Infatti, alla polpa di rabarbaro, visto il suo gusto un po’ amaro, spesso è mescolata con una notevole quantità di zucchero.
Ma cosa contiene esattamente il rabarbaro? All’interno del gambo sono presenti preziosi sali minerali come potassio e fosforo, ma anche vitamine.
In particolare, spicca la presenza di vitamina C, la quale è coinvolta in numerosi processi metabolici e protegge le cellule dallo stress ossidativo. A determinare il sapore tipico del rabarbaro sono invece gli acidi della frutta, come quello citrico e quello malico, presenti anche nelle mele.
Ciò che comunque caratterizza questa pianta sono appunto i fitocomposti di cui è ricca e che svolgono un ruolo benefico per alcune funzionalità organiche.
Proprietà del rabarbaro per 100 g
Acqua | 80.83 g |
Energia | 71 kcal |
Proteine | 0.81 g |
Lipidi | 0.22 g |
Carboidrati | 17.45 g |
Fibre | 1.6 g |
Zuccheri | 14.4 g |
Calcio | 73 mg |
Ferro | 0.2 mg |
Magnesio | 11 mg |
Fosforo | 13 mg |
Potassio | 233 mg |
Sodio | 4 mg |
Selenio | 1.1 µg |
Vitamina C | 5.7 µg |
Folati | 4 µg |
Colina | 5.5 µg |
Vitamina A | 4 µg |
Betacarotene | 46 µg |
Luteina + zeaxanthin | 129 µg |
Vitamina K | 26.3 µg |
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A cosa fa bene il rabarbaro: proprietà e benefici
Per preparare rimedi fitoterapici o farmaci si usano, del rabarbaro, le radici e il rizoma, la parte sotterranea del fusto, poiché contengono le molecole con azione potenzialmente farmacologica e terapeutica.
Si tratta di molecole dall’effetto lassativo (sennosidi) e che agiscono sull’intestino aumentandone la motilità (emodica). Il rabarbaro contiene inoltre principi attivi che esercitano un’azione antimicrobica, agiscono positivamente sui livelli di colesterolo e favoriscono la salute della mucosa intestinale.
Scopriamo i principali benefici del rabarbaro.
Rimedio naturale per regolarizzare l’intestino
Il rabarbaro viene impiegato principalmente nel trattamento della stipsi occasionale. Tuttavia, il rimedio deve essere utilizzato solo per brevi periodi di tempo.
La pianta asiatica agisce, similmente agli altri lassativi, attraverso un duplice meccanismo. Da una parte, i sennosidi e i reinosidi stimolano la motilità intestinale accelerando il transito delle feci. Dall’altra parte, si verifica un incremento della permeabilità cellulare che aiuta a incrementare la concentrazione dell’acqua all’interno dell’intestino crasso.
Inoltre, a causa della presenza di tannini nella composizione chimica del rabarbaro, all’azione purgante fa seguito un effetto astringente.
I fitopreparati a base della pianta officinale rientrano nella classe dei lassativi occasionali, pertanto, non vanno impiegati nel trattamento della stipsi cronica.
Gli effetti si esplicano non prima delle sei ore dalla somministrazione. Talvolta bisogna attendere anche 24 ore prima che il rimedio faccia effetto. I principi attivi presenti nel rabarbaro, una volta assorbiti, colorano l’urina di una tonalità che va dal bruno-giallastro al rosso violaceo.
Amico del fegato e della circolazione sanguigna
Gli antrachinoni e i tannini presenti nel rabarbaro esercitano una duplice azione sul fegato, non solo di protezione ma anche di riparazione dei danni.
L’effetto degli antrachinoni sul fegato, secondo alcuni studi, ha evidenziato un netto miglioramento sulla fibrosi epatica e sul trattamento di problematiche che interessano quest’organo così importante per la salute.
Il rabarbaro incide anche sull’emostasi, bloccando il sanguinamento. Inoltre, migliora notevolmente la viscosità plasmatica e l’ematocrito.
L’azione sull’emostasi è esercitata prevalentemente dal crisofanolo e dai tannini. Il crisofanolo accelera i tempi di coagulazione, incrementa il numero delle piastrine e promuove la vasocostrizione locale.
Azione ipolipidemizzante
La pianta asiatica è in grado di ridurre l’elevata concentrazione di lipidi presenti nel sangue. Abbassa anche i livelli di colesterolo “cattivo” o LDL, derivanti da una dieta ricca di grassi.
La reina e l’emodina riescono a regolamentare la presenza dei lipidi, a bloccare la formazione di una iperlipidemia e a prevenire il sopraggiungere di malattie a carico dell’apparato cardiocircolatorio come l’aterosclerosi.
Il rabarbaro protegge la vescica
La pianta cinese esercita un‘efficace azione protettiva a livello renale. Tale proprietà è dovuta alla coesistenza di diverse attività farmacologiche imputabili alla pianta officinale. Fondamentali sono:
- Attività antibatterica e antinfiammatoria.
- Rafforzamento dell’immunizzazione.
- Effetto diuretico.
- Regolazione del metabolismo.
Funzionalità respiratoria e azione antinfiammatoria
Il rabarbaro trova impiego nel trattamento nella sindrome da distress acuto respiratorio, poiché migliora l’ossigenazione. Alcune ricerche hanno poi riscontrato alcuni effetti terapeutici interessanti nella cura di altre patologie che causano insufficienza respiratoria.
La pianta asiatica esercita anche un’interessante azione antinfiammatoria e viene impiegata per trattare le flogosi di diverso genere ed entità. L’effetto antinfiammatorio è esercitato dall’emodina, dalla reina e dall’aloe emodina. L’emodina, nello specifico, è in grado di interferire sulle citochine che causano l’infiammazione, riducendole.
Ottimo antibatterico
Studi scientifici dimostrano che gli antrachinoni presenti nel rabarbaro hanno una potente attività antibatterica nei confronti di diversi ceppi batterici. Il rabarbaro esercita tale proprietà modificando la permeabilità della membrana, bloccando la sintesi delle proteine e incidendo sul metabolismo respiratorio.
Inoltre, l’emodina è in grado di distruggere la struttura della citomembrana del batterio staphylococcus aureus.
Trattamenti
Il rabarbaro possiede quindi alcune proprietà medicinali che lo rendono utile in diversi trattamenti. Tuttavia, è importante evidenziare che la maggior parte delle ricerche sugli effetti del rabarbaro sulla salute sono ancora in fase preliminare e occorrono altri studi per confermare i suoi potenziali benefici.
Tra i possibili utilizzi del rabarbaro:
- Problemi digestivi. Il rabarbaro può essere utile per trattare i disturbi digestivi, come la stipsi, grazie alla sua azione lassativa. Tuttavia, è importante sottolineare che l’uso prolungato degli estratti di questa pianta può causare effetti collaterali, come crampi addominali e diarrea.
- Riduzione dell’infiammazione. Contiene composti anti-infiammatori che possono aiutare a ridurre gli stati infiammatori.
- Controllo del diabete. Alcuni studi preliminari suggeriscono che il rabarbaro può aiutare a controllare il diabete, grazie alla sua capacità di ridurre i livelli di zucchero nel sangue.
- Salute del cuore. Secondo alcune ricerche preliminari, il rabarbaro proteggerebbe il cuore, riducendo i livelli di colesterolo nel sangue e migliorando la salute delle arterie.
Nondimeno, prima di ricorrere al rabarbaro per scopi medicinali, è importante ascoltare il parere del proprio medico per valutare la sicurezza e l’efficacia di questo trattamento.
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Rabarbaro: come assumerlo
Il rabarbaro si trova in commercio anche sotto forma di integratori. Secondo gli attuali studi clinici, il dosaggio quotidiano varia dai 20 ai 50 mg per kg di peso corporeo.
In caso di trattamento dell’herpes labiale, invece, è prevista l’applicazione ogni 2 o 4 ore, per circa due settimane, di una crema a base di estratti di rabarbaro e salvia a una concentrazione di 23 mg/grammo.
Se invece il disturbo da risolvere è la stitichezza e feci dure, allora la posologia media è pari a 0,5-1,5 g di radice essiccata. Infatti, in erboristeria, il rabarbaro viene somministrato principalmente per il trattamento della stipsi occasionale. Solitamente è associato anche ad altre piante officinali per favorire l’evacuazione.
Con le radici essiccate si possono anche preparare ottime tisane lassative, infusi depurativi o liquori digestivi.
Prima di ricorrere a integratori a base di rabarbaro, si consiglia però di rivolgersi prima al proprio medico di famiglia, soprattutto se si soffre di specifiche malattie o si segue una terapia farmacologica.
Uso esterno
Il rabarbaro viene impiegato sotto forma di tinture madri al 10% per realizzare impacchi cicatrizzanti, per trattare ragadi anali ed emorroidi. Le creme vengono utilizzate per curare infezioni anche di tipo virale. In particolare, risulta efficace per debellare l’herpes labiale. In particolare, una crema a base di rabarbaro e salvia.
Invece, ad uso cosmetico, il rabarbaro viene sfruttato prevalentemente per tingere i capelli.
Si acquista presso l’erborista di fiducia o online una polvere ottenuta dalla lavorazione del Rhizoma Rhei. Si miscela il composto con dell’acqua calda fino a ottenere una consistenza cremosa. Successivamente si applica sui capelli inumiditi e si lascia riposare per circa 15 minuti. Poi si risciacqua abbondantemente con acqua tiepida.
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Rabarbaro in cucina
L’uso del rabarbaro cinese in campo alimentare ha origini antichissime. Grazie al suo sapore fruttato-acidulo e al suo aroma, la pianta si presta a impreziosire molte ricette.
Infatti, è presente come ingrediente in torte, sia dolci che salate, in salse, nelle confetture e nelle insalate.
Prima di aggiungere il rabarbaro nella ricetta, ricordati di pulire l’ortaggio in maniera accurata. Quindi, elimina le foglie e il gambo avendo cura di togliere gli eventuali residui di terra e togli le estremità del fusto.
Successivamente, rimuovi i filamenti dell’ortaggio. Infine, disponi il rabarbaro in ammollo in una soluzione di acqua e limone.
Ricette con rabarbaro
Liquore di rabarbaro
Non è solo un semplice digestivo ma è anche un rimedio ricco di proprietà benefiche per l’organismo.
Il sapore del liquore è dolciastro e la massiva quantità di flavonoidi presenti nel rabarbaro, lo rendono una pozione ricca di antiossidanti. La pianta asiatica è un eccellente antibatterico, in particolare è in grado di proteggere il tratto gastrico dalla formazione di infezioni.
Inoltre, la reina, un altro prezioso elemento chimico presente nel rabarbaro, favorisce i processi digestivi.
Oltretutto gli antiossidanti svolgono una notevole funzione cosmetica. Tali molecole rallentano i processi di invecchiamento cutaneo, costituendo un vero e proprio toccasana per la bellezza della pelle.
Marmellata di rabarbaro
E’ una valida alternativa alle classiche confetture di fragole, ciliegie ecc. I gambi del rabarbaro impiegati per realizzare la confettura sprigionano un profumo molto intenso e possiedono proprietà nutrizionali molto interessanti.
Oltre alla pianta officinale, altri due elementi caratteristici della marmellata sono il limone e lo zucchero di canna. L’agrume è in grado di avviare una peculiare reazione chimica che stimola la fuoriuscita del succo dal rabarbaro. Inoltre, dona alla confettura una texture leggermente acidula.
Lo zucchero di canna, a differenza degli altri dolcificanti, non solo è più salubre ma aggiunge corposità agli altri ingredienti.
Ingredienti
- 600 g gambi di rabarbaro.
- 350 g zucchero di canna oppure 90 g di stevia.
- 1 limone.
Scopri come preparare la ricetta della marmellata di rabarbaro.
Cocktail a base di rabarbaro
Il sapore tipico della pianta officinale e la sua intensa profumazione rendono il rabarbaro un ottimo ingrediente per la realizzazione di bevande da aperitivo.
Tra le più note abbiamo:
- Il succo composto dalle coste. Utilizzato soprattutto nei paesi nordici, in particolare in Germania. Può essere consumato singolarmente o come ingrediente principe per la realizzazione di cocktail alcolici e analcolici. E’ una bevanda sana e dissetante.
- Il cocktail Pritz. Costituito dalla sinergia di due liquori: il rabarbaro Zucca e l’Isolabella in aggiunta a del Prosecco, un’arancia e a un baccello di vaniglia.
- Il bitter al rabarbaro. Realizzato insieme ad altre due importanti piante aromatiche: il calamo e la bardana. Quest’ultima, oltre a donare alla bevanda una degustazione delicata e dolciastra, vanta interessanti proprietà drenanti e antibatteriche.
Il succo di rabarbaro non solo viene assunto in qualità di digestivo ma apporta anche benefici terapeutici al tratto gastrointestinale.
Controindicazioni
Il tipico gusto acidulo del rabarbaro si deve a un acido, nello specifico l’acido ossalico, che in alcuni casi è perfino tossico. Quindi, una quantità eccessiva può provocare sintomi da intossicazione ed essere piuttosto pericolosa.
L’acido ossalico è contenuto per lo più nelle foglie, dunque è bene non mangiarle mai crude.
È anche una sostanza che entra in contrasto con l’assorbimento del calcio. Tuttavia, con la cottura, il contenuto di questo acido si ridurrà sensibilmente. Ricordarsi però che l’acqua di cottura non va riusata in alcun modo.
Inoltre, se si soffre di malattie renali o calcoli delle vie urinare, il rabarbaro va necessariamente evitato, così come in generale tutti gli alimenti che contengono acido ossalico, tra cui le barbabietole.
Inoltre, rabarbaro, al pari degli altri lassativi stimolanti, non deve essere somministrato ai soggetti affetti da: ostruzione e atonia intestinale, disidratazione grave e stipsi cronica. E’ sconsigliato l’impiego anche ai soggetti che presentano patologie intestinali infiammatorie. In particolare, se soffrono di:
- Appendicite.
- Morbo di Crohn.
- Sindrome dell’intestino irritabile.
- Colite ulcerosa.
I preparati erboristici a base di rabarbaro non vanno somministrati ai bambini che non abbiano compiuto i dieci anni d’età, alle donne gravide e durante l’allattamento. Fatta salva diversa prescrizione del medico curante.
Inoltre, è controindicato anche nei soggetti che soffrono di: crampi e dolori addominali, nausea e vomito, coliche, emorroidi.
In caso di sovradosaggio, si può manifestare grave diarrea con conseguente perdita di liquidi ed elettroliti e crampi addominali. Infatti, è un trattamento fitoterapico che va somministrato insieme a un’abbondante assunzione di liquidi. Durante la terapia devono essere tenuti sotto controllo i livelli di potassio, in particolare nei bambini e nelle persone anziane.
L’uso di lassativi stimolanti non dev’essere protratto per più di due settimane consecutive.
Infine, la riduzione del transito intestinale può diminuire l’assorbimento dei farmaci somministrati oralmente. Uno scompenso elettrolitico causato dalla perdita di potassio può intensificare l’azione di alcuni medicinali..
Rabarbaro: botanica
Le diverse specie arboree che appartengono al genere Rheum consistono in piante erbacee con un ciclo vitale perenne.
La parte sotterranea è costituita da un rizoma robusto dal quale si propagano delle radici di consistenza carnosa. Invece, la parte aerea è formata da foglie lunghe, provviste di picciolo, che emergono dal rizoma nel periodo primaverile. Dai rami fioriferi sbocciano delle pannocchie fogliose, a forma allungata, composte da fiori che vanno dal bianco al viola scuro.
Inoltre, la lamina della foglia si presenta cordata e approssimativamente dentata nella specie del Rheum officinale. Mentre nel rheum palmatum il fogliame ha una conformazione palmato-lobata.
Il frutto consiste in un achenio oblungo e ovoidale dotato di ali membranose.
Il Rheum officinale e il Rheum palmatum appartengono alla tradizione agricola cinese e coreana, in particolare vengono coltivati a Gansu, Sichuan e Quinghai.
La pianta viene ampiamente commercializzata sotto forma di diversi prodotti erboristici.
Come coltivare il rabarbaro
E’ un ortaggio semplice da coltivare, sia se vuoi inserirlo nell’orto domestico a scopo ornamentale, sia se preferisci disporlo in vaso. Inoltre, la pianta cinese si presta alla coltivazione biologica.
L’arbusto è poliennale e non richiede particolari cure da parte dell’orticoltore. In Italia si coltivano principalmente due specie di rabarbaro: il Rheum rhaponticum e il Rheum palmatum.
Il rabarbaro non tollera le zone dal clima particolarmente torrido ma predilige le temperature moderate. Nonostante le coste e le foglie della pianta tendano a seccarsi in autunno, la parte ipogea continua a vivere nel suolo e, a inizio primavera, i germogli spuntano vigorosi.
Prima di avviare l’impianto, bisogna procedere con una concimazione di fondo effettuata con del letame o del compost. Il rabarbaro patisce i ristagni idrici, per tale motivo il terreno deve garantire un buon drenaggio.
E’ consigliabile ripulire la pianta dalle erbe infestanti attraverso il metodo della pacciamatura. Inoltre, nei primi mesi di vita, è importante che il terreno dove è innestata la pianta sia sempre umido. Successivamente, man mano che l’arbusto cresce, è sufficiente bagnare il terreno solo in caso di siccità del suolo.
Nel periodo tardo autunnale, bisogna procedere con una concimazione annuale. Si può utilizzare del compost, del letame, o in alternativa, dell’humus: importante è che il terriccio sia ricco di azoto.
Modalità di riproduzione
Per far sì che l’arbusto asiatico cresca vigoroso in vaso, è consigliabile collocare la pianta in un contenitore di ampie dimensioni. In tal modo, si riesce a ospitare comodamente la grossa radice a fittone. Vanno benissimo i vasi in geotessuto dotati di drenaggio. Inoltre, si raccomanda di fertilizzare periodicamente il rabarbaro con del concime liquido.
La pianta cinese si può riprodurre attraverso la semina o, in alternativa, si può procedere con il metodo della partizione del rizoma.
La semina deve avvenire a inizio primavera per poi effettuare il trapianto nell’orto, nel mese estivo. Se partite dal seme, la pianta comincerà a prodursi dopo il secondo anno di vita.
Il miglior metodo per riprodurre il rabarbaro è la divisione dei rizomi. In tal modo, ogni cespo interrato originerà una nuova piantina.
Affinché la pianta cinese riesca a moltiplicarsi, è fondamentale che ogni porzione di rizoma possieda almeno una gemma. Questo procedimento di moltiplicazione agamica va effettuato a inizio primavera.
Il rabarbaro è una pianta che cresce rigogliosa, pertanto si consiglia di lasciare una distanza di almeno un metro tra un arbusto e un altro.