Sommario
I semi di lino sono ideali per una dieta proteica, ricca di fibre dal potere saziante, disintossicante e lassativo. I loro effetti antiossidanti e protettivi hanno spinto l’industria farmaceutica a produrre sempre più preparazioni con i semi, sotto forma di integratori alimentari e di prodotti farmacologici.
Lo stesso vale per l’industria cosmetica che da sempre riconosce all’olio di lino proprietà rigenerative e ricostituenti dei capelli e della pelle.
La struttura del seme è gommosa e ha un piacevole sapore di nocciola.
Il lino è tra i prodotti vegetali più ricchi di storia. Sembrava quasi dimenticato, ma da qualche anno il suo consumo è tornato a crescere perché le sue proprietà nutraceutiche sono state riscoperte e valorizzate. I suoi semi sono un piccolo concentrato vegetale di estremo valore per la salute, con un contenuto eccezionale di Omega-3 e Omega-6.
Molti sono i pregi terapeutici, ma il loro utilizzo va sempre disciplinato per evitare effetti indesiderati. In cucina sono molto versatili e si prestano come ingrediente per molte ricette, preferibilmente da aggiungere a crudo.
Semi di lino: cosa sono
Il lino (Linum usitatissimum L.) è una pianta appartenente alla famiglia delle Linaceae.
La pianta è una erbacea annuale a duplice vocazione:
- pianta tessile
- pianta da seme (oleaginosa).
Purtroppo, le due caratteristiche del lino sono divergenti rispetto alle varietà. Quelle utili al lino tessile presentano una limitata produzione di semi. Mentre le varietà da olio sono ricche di semi, presentano steli con fibre corte e poco resistenti, inadatte alla tessitura.
Le ibridazioni finora ottenute non sono riuscite a valorizzare in un’unica varietà di pianta entrambe le proprietà più ricercate.
Varietà di semi
I semi di lino vengono raccolti e poi setacciati attraverso una maglia fina, permettendo di ottenere semi interi e uniformi (considerati puri al 99,9%).
Il colore dei semi è variabile: normalmente bruno, bruno-rossastro, ma anche bruno-giallo e bruno-olivastro, a seconda delle varietà. La colorazione varia in funzione della quantità di pigmento nel rivestimento esterno del seme. Ma questa caratteristica dipende dalle varietà ed è facilmente modificabile attraverso semplici tecniche colturali.
I semi di colore bruno sono ricchi di acido alfa-linolenico (ALA), e sono più comunemente prodotti in Europa e in Canada. Invece, i semi di colore giallo possono essere di due tipi.
Il primo tipo è una varietà sviluppata negli USA chiamata Omega, perché è ricca di ALA, come il lino marrone. Invece, il secondo tipo è una varietà completamente diversa chiamata Solin, con un basso contenuto di ALA.
Il lino Solin è stato sviluppato per l’uso in prodotti alimentari ed è attualmente utilizzato in margarine di alta qualità, soprattutto in Europa.
Il lino bruno e Omega sono venduti in negozi di alimenti naturali, alcuni supermercati e attraverso Internet. Invece, la varietà Solin non è venduta direttamente ai consumatori, ma è disponibile come ingrediente in alcuni prodotti da forno a base di grano intero che vengono commercializzati in Australia e nel Regno Unito.
Semi di lino: valori nutrizionali
La composizione dei semi di lino può variare a seconda della varietà e della genetica della pianta.
L’ambiente e il trattamento delle sementi in fase di essiccazione sono altrettanto determinanti. Il contenuto di olio può essere modificato dalle pratiche agricole adottate ed è influenzato anche dalle condizioni geo-climatiche della zona di produzione.
Sembra che l’escursione termica tra giorno e notte migliori il contenuto e la qualità dell’olio di semi di lino.
I semi di lino hanno un contenuto lipidico che oscilla tra il 38 e il 45% a seconda della varietà di lino e della posizione e dell’ambiente in cui cresce la pianta.
L’olio di lino contiene dal 50 al 62% di acido α-linolenico (ALA) come acido grasso principale nonché buone quantità di altri acidi grassi come:
- linoleico.
- Oleico.
- Palmitico.
- Stearico.
Tale composizione lipidica presenta caratteristiche molto valide per la salute umana, per via del contenuto di acidi grassi, preziosi dal punto di vista nutraceutico e farmaceutico.
L’apporto di questi nutrienti denominati omega-3, omega-6 e omega-9 deve necessariamente provenire dall’alimentazione, dal momento che l’organismo non è in grado di produrli a partire da altri substrati lipidici.
Semi di lino | |
Parte edibile (%): | 100 |
Acqua (g): | 6,1 |
Proteine (g): | 18,3 |
Lipidi (g): | 42,2 |
Carboidrati solubili (g): | 1,55 |
Fibra totale (g): | 27,3 |
Energia (kcal): | 534 |
Energia (kJ): | 2201 |
Proteine e acidi grassi
Le analisi sulla composizione chimica riportano la presenza anche di luteina e zeaxantina, che sono carotenoidi dal potere antiossidante molto importante.
Altri composti antiossidanti presenti nei semi di lino sono i tocoferoli (vitamina E). Sono sostanze liposolubili con la capacità di proteggere i grassi e gli oli dall’irrancidimento.
Le proteine totali del seme di lino rappresentano circa il 20% del peso.
Ricerche sulla struttura molecolare delle proteine dei semi di lino hanno indicato la presenza di proteine miste o eterogenee. In realtà, le proteine dei semi di lino sono simili a quelle degli altri semi oleosi e sono state classificate in due principali gruppi in base alla loro solubilità in acqua, ovvero: albumine e globuline.
La composizione aminoacidica delle proteine dei semi di lino è comparabile a quella delle proteine della soia, ma strutturalmente più lipofila.
Soprattutto, contengono livelli relativamente elevati di acido aspartico, acido glutammico e arginina. Le proteine di lino, rispetto alle proteine di soia, hanno minori effetti lipidemici e aterogeni, in quanto non favoriscono la colesterologenesi che provoca la comparsa di lesioni aterosclerotiche, grazie al loro basso rapporto lisina/arginina.
Le potenzialità nutrizionali e terapeutiche delle proteine di lino non sono state ancora pienamente sfruttate.
Gli enzimi proteolitici della digestione permettono di soddisfare il fabbisogno di aminoacidi e di generare peptidi bioattivi capaci di apportare vari benefici fisiologici e salutari (ad es. cardioprotezione).
Un altro aspetto di rilievo nella composizione dei semi di lino è rappresentato dall’abbondanza di fibre sia solubili che insolubili, che insieme rappresentano circa il 28% della massa del seme.
Per finire, i semi contengono mucillagini, resine e tannini che conferiscono loro proprietà:
- emollienti.
- Rinfrescanti.
- Diuretiche.
- Vermifughe.
- Espettoranti.
- Lassative.
Minerali
Il seme di lino è una ricchissima fonte di elementi minerali, quali:
Costituenti | Semi di lino |
Ferro, mg | 5,73 |
Calcio, mg | 255 |
Sodio, mg | 30 |
Potassio, mg | 813 |
Fosforo, mg | 642 |
Zinco, mg | 4,34 |
Magnesio, mg | 392 |
Rame, mg | 1,22 |
Selenio, µg | 25,4 |
Vitamine idrosolubili
Vitamina B1, Tiamina, mg | 1,64 |
Vitamina B2, Riboflavina, mg | 0,16 |
Vitamina C (mg): | 0,6 |
Vitamina B3 o Vit. PP, Niacina, mg | 3,08 |
Vitamina B6, Piridossina, mg | 0,47 |
Folati totali, µg | 87 |
Vitamina J, Colina, mg | 78,7 |
Vitamine liposolubili
Vitamina E (ATE), mg | 0,5 |
Vitamina K, µg | 4,3 |
Luteina + Zeaxantina, µg | 651 |
I numerosi benefici per la salute dei semi di lino
I semi vengono utilizzati già dalla medicina tradizionale per la cura di:
- ascessi.
- Catarro.
- Emorroidi.
- infiammazioni della gola, dell’intestino e della vescica.
Cataplasmi di farina di semi di lino calda si adoperano con grande beneficio per risolvere infiammazioni bronchiali o per lenire le infiammazioni cutanee.
Oggi, in fitoterapia, l’olio di lino è consigliato come antinfiammatorio ed emolliente, soprattutto cutaneo, in quanto è fornito del fattore vitaminico F (costituito da acidi grassi polinsaturi), che è un ottimo ausilio nelle cure delle dermatosi da scottature.
Infine, l’olio di lino è utilizzato in cosmetica particolarmente nel trattamento dei capelli, a cui dona lucentezza e morbidezza.
Scopri il nostro approfondimento sull’olio di semi di lino.
Attività antiossidante
Gli antiossidanti nella dieta umana sono di grande interesse come possibili agenti protettivi per aiutare il corpo umano a ridurre il danno ossidativo.
Un recente lavoro su estratti di semi di lino ha indicato il ruolo dei componenti bioattivi presenti nell’olio nel mantenere la stabilità ossidativa. Questo ruolo è stato attribuito alla composizione in acidi grassi dell’olio di semi di lino e al loro contenuto totale di tocoferoli e proteine che possono incrementare la loro stabilità.
Gli elevati rapporti di cisteina e metionina delle proteine di lino porterebbero un miglioramento della capacità antiossidante del corpo umano, un potenziale aumento della stabilità del DNA durante la divisione cellulare e una riduzione del rischio di cancro del colon (Fonte: Oomah, 2001).
Le ricerche hanno riportato che le frazioni peptidiche di proteine idrolizzate di semi di lino hanno un’attività antiossidante dell’82,3- 89,9%. Un dato elevatissimo se confrontato con gli idrolizzati di proteine di altri alimenti proteici, come i ceci con un’attività antiossidante del 38%-81%, o il tuorlo delle uova con il 74%.
L’attività antiossidante dei semi di lino è potenziata dall’ottimo contenuto in vitamina E. Buona anche la presenza di lecitina, un insieme di fosfolipidi necessari per il buon funzionamento del sistema nervoso e del cervello.
Acidi grassi del lino: protettivi del sistema cardiocircolatorio e antinfiammatori
I semi di lino sono una buona fonte di acidi grassi particolarmente utili al benessere dell’organismo. Sono i famosi omega-3 e i suoi compagni omega-6 e omega-9.
L’acido α-linolenico (ALA) è uno degli acidi grassi polinsaturi essenziali appartenenti al gruppo degli omega-3. Questo composto ha dimostrato di possedere proprietà antinfiammatorie, antitrombotiche e antiaritmiche.
Attraverso la purificazione dell’olio di lino è possibile isolare i componenti omega-3, omega-6 e omega-9 dei quali è particolarmente ricco, ottenendo così prodotti preziosi dal punto di vista nutraceutico e farmaceutico. Questi acidi grassi sono nutrienti che l’organismo non è in grado di produrre da solo e si possono assumere solo attraverso l’alimentazione.
Il vantaggio dell’olio di lino rispetto ad altri oli vegetali è la capacità di fornire sia omega-3 che omega -6 in un rapporto più equilibrato, considerato soprattutto che nell’alimentazione moderna questo rapporto è troppo sbilanciato a favore degli omega-6.
Tuttavia, rispetto agli oli di origine animale, come quelli di pesce, i composti lipidici dei semi di lino risultano meno efficaci, perché privi di altri acidi grassi, sempre appartenenti alla categoria omega-3.
Gli acidi grassi Omega-3 sono ampiamente riconosciuti per avere un ruolo importante nella prevenzione delle malattie cardiovascolari aterosclerotiche, della carcinogenesi e di un’ampia gamma di altre malattie e condizioni, comprese quelle del sistema nervoso centrale (come la demenza), del sistema cardiovascolare (come l’insufficienza cardiaca cronica) e del sistema immunitario (incluse artrite reumatoide e psoriasi), e nella difesa contro le infezioni.
Semi di lino possono ridurre il rischio cardiovascolare
Il tasso di mortalità per malattie cardiovascolari aterosclerotiche, in particolare per infarto miocardico, è alto nei paesi occidentali. Molti studi epidemiologici si sono quindi concentrati sulle differenze nello stile di vita, in particolare nelle abitudini alimentari, tra paesi che differiscono nell’incidenza dell’infarto miocardico associato all’aterosclerosi.
Uno studio condotto in sette paesi ha riportato che la mortalità per cardiopatia ischemica è più bassa in Giappone e nei paesi mediterranei rispetto a quella negli Stati Uniti e nei paesi del Nord Europa e ha evidenziato il ruolo degli acidi grassi insaturi che sono abbondanti nelle diete giapponesi e mediterranee. Le ricerche suggeriscono che gli acidi grassi Omega-3 sono importanti nella prevenzione delle malattie aterosclerotiche.
I benefici per la salute degli acidi grassi Omega-3 come parte di una dieta ricca di acidi grassi sono stati ampiamente studiati in studi epidemiologici su larga scala.
I risultati confermano una riduzione statisticamente significativa nel rischio relativo di malattie cardio vascolari nelle persone che consumano acidi grassi Omega-3.
Proteggono le funzioni cerebrali
La grave carenza di assunzione di omega-3 evidenziata da numerosi studi epidemiologici aumenta la vulnerabilità del cervello rappresentando un importante fattore di rischio nello sviluppo e/o nel deterioramento di alcune cardio- e neuropatologie.
I ruoli dell’ALA nei disturbi neurologici rimangono poco chiari, specialmente nell’ictus, che è una delle principali cause di morte. Tuttavia, non sembra esserci dubbio che l’ALA rappresenti un potenziale nutraceutico per proteggere il cervello da eventi ischemici, considerati i suoi effetti pleiotropici nella neuroprotezione, vasodilatazione delle arterie cerebrali e neuroplasticità.
Ricerche eseguite hanno evidenziato come la somministrazione cronica di ALA protegga dal danno ipossico-ischemico ed eserciti un’attività simile a quella di un antidepressivo, effetti che probabilmente coinvolgono più meccanismi nel cervello e possono essere applicati nella prevenzione dell’ictus.
Comprendere i ruoli precisi dell’ALA nei disturbi neurologici fornirà le basi per lo sviluppo di nuove terapie per pazienti affetti anche da deficit neuronale, difetti nell’apprendimento e nella memoria.
Proteggono la pelle, capelli e unghie
Gli acidi grassi dei semi di lino possono apportare effetti benefici alla pelle.
Sotto forma di olio, in molti casi, aiutano a ridurre le infiammazioni dell’epidermide e a contribuire a riequilibrare la produzione del sebo. Questo vale anche in caso di brufoli, acne ed eczemi.
Con l’alimentazione i risultati non sono immediati, infatti bisognerà attendere diversi mesi, continuando ad assumere regolarmente i semi di lino, prima di vedere i loro effetti benefici. Gli effetti si estendono anche a capelli e unghie.
Fibre alimentari: effetto saziante e salute dell’apparato gastrointestinale
I semi di lino sono ricchi di fibre solubili e insolubili.
Le prime, solubili perché si sciolgono in acqua, aiutano ad abbassare i livelli di colesterolo, ad alleviare il diabete e a regolare la glicemia. Queste sono composte principalmente da polisaccaridi che diventano viscosi incorporando acqua e formando le mucillagini.
Le seconde, le fibre insolubili composte da cellulosa e lignina, non vengono assorbite ed aumentano il volume delle feci, favorendo la peristalsi intestinale e ottenendo un effetto lassativo meccanico.
Le fibre dei semi di lino sono efficaci in caso di costipazione, perché trattengono l’acqua e formano una massa contenente mucillagine che rende il bolo intestinale più fluido e protegge le mucose gastrointestinali. Inoltre, risultano utili nella riduzione dei sintomi della sindrome dell’intestino irritabile e nel riequilibrio di disfunzioni intestinali come la diarrea.
Creano un senso di sazietà che permette di limitare l’alimentazione ad un consumo più moderato. È stato dimostrato che una bevanda al lino o il pane preparato con farina di semi di lino determinano una importante diminuzione del colesterolo totale e LDL nel sangue e un aumento dell’escrezione di grasso.
Le fibre alimentari viscose dei semi di lino possono essere uno strumento naturale utile per abbassare il colesterolo nel sangue e potenzialmente svolgere un ruolo nell’equilibrio energetico.
Semi di lino e diabete
I semi di lino, oltre ad essere ricchissimi di proteine, contengono composti, come l’acido α-linolenico, i lignani, un gruppo di polifenoli non flavonoidi, e il “secoisolariciresinolo diglucoside” (SDG) un fitoestrogeno, con effetti antiossidanti, ipolipemizzanti e ipoglicemizzanti.
Sembra che gli effetti ipoglicemizzanti siano principalmente dovuti al contenuto SDG. Gli studi condotti per stabilire se tali composti riducano effettivamente l’incidenza del diabete e/o ne ritardino lo sviluppo hanno dimostrato che nel complesso migliorano il controllo glicemico.
Il trattamento con SDG ha ridotto l’incidenza del diabete utilizzando i livelli sierici di glucosio del 75%. Queste riduzioni nello sviluppo del diabete sono state associate a diminuzioni dello stress ossidativo misurato a livello pancreatico.
Controindicazioni ed effetti collaterali
Il seme di lino contiene alcuni composti che vengono considerati indesiderabili o potrebbero avere alcuni effetti anti-nutrizionali.
Esaminandoli nel particolare, i più rilevanti sono:
- I glucosidi cianogenetici quali linamarina, linustatina, lotsutralina e neolinustatina hanno la capacità di rilasciare acido cianidrico per azione della idrolisi acida o enzimatica. Il contenuto dei glicosidi cianogenetici nei semi di lino può essere molto variabile da pianta a pianta e a seconda della loro posizione e dello stadio di sviluppo. Linustatina e neolinustatina sono i più abbondanti glicosidi cianogenetici.
- L‘acido fitico è considerato un potenziale anti-nutriente perché noto per essere un forte chelante di cationi minerali come potassio, magnesio, ferro, zinco e si lega a proteine e amido, rendendo tali nutrienti non disponibili all’organismo. Il lino contiene 23-33 g/kg di acido fitico. Questa quantità è paragonabile a quella presente in arachidi e soia. Questa molecola è contenuta in molti cereali, legumi, semi oleosi e noci. E’ utilizzata dalla pianta per accumulare e conservare il fosforo nei semi e nella fibra, da spendere poi durante la fase di maturazione. Diversi studi, tuttavia, hanno suggerito che l’acido fitico possa avere anche un ruolo positivo riducendo l’incidenza di cancro al colon.
- La Linatina è un composto giudicato antivitamina B6. Il consumo di semi di lino ha dimostrato di essere un problema negli allevamenti aviari. Ma non sembra possa indurre ad alcuna carenza di vitamina B6 negli esseri umani.
I semi di lino e i suoi derivati sono tossici?
La risposta è: dipende. L’impiego dei semi di lino o di prodotti da essi derivati in alimentazione comporta una certa cautela sia nelle modalità di utilizzo, sia nei quantitativi di assunzione.
Sebbene il livello di cianuro che può essere rilasciato dal seme di lino sia inferiore al livello di tossicità, il riscaldamento dei semi o un trattamento acquoso a temperatura elevata della farina di semi di lino sono suggeriti per la rimozione di questi composti.
Per quanto riguarda l’acido fitico, esistono diversi sistemi per ridurne o eliminarne la presenza.
La cottura è sicuramente uno di questi, sebbene non consigliabile per i semi di lino, così come l’eliminazione della crusca, cioè della pellicina di rivestimento dove si concentra l’acido fitico.
Un buon apporto di vitamina C e di minerali associato a cibi contenenti l’acido fitico aiuta a limitare gli effetti anti-nutrizionali. Ma il più tradizionale ed efficace dei sistemi è l’ammollo.
In acqua, i semi, oltre a ridurre il potenziale di quest’acido, avviano la germinazione che permette agli enzimi di attivarsi migliorandone la digeribilità e favorendo la disponibilità di nutrienti.
I semi oleosi come il lino vanno tenuti in ammollo in pochissima acqua acidulata con un po’ di limone o aceto per circa 20 minuti.
Le fibre del lino formano immediatamente una mucillagine intorno al seme, un composto gelatinoso molto prezioso per la salute dell’intestino. Questa non va risciacquata, passata o scolata. Ma va utilizzata insieme al seme al momento della preparazione. Normalmente non vanno cucinati in quanto il calore distruggerebbe gran parte delle loro proprietà enzimatiche e nutrizionali.
Uso dei semi in gravidanza
Alcuni suggeriscono cautela nel consumo anche in gravidanza per via della presenza dei lignani, cioè di fitoestrogeni che potrebbero interferire.
Di fatto, non risultano controindicazioni precauzionali, tenuto conto che i fitoestrogeni sono presenti in moltissimi prodotti vegetali. Tra questi anche la soia che, a giudicare dal tasso di crescita demografica in Oriente, non sembra influisca negativamente sulle nascite.
Al contrario, le indicazioni per la donna in gravidanza suggeriscono l’assunzione di prodotti come il lino, ricchi di Omega-3 e di folati, importantissimi per il regolare sviluppo del feto.
Intolleranza o allergia
Anche i semi di lino, come accade non raramente con altri semi, possono procurare effetti di intolleranza o reazioni allergiche.
Tuttavia, il lino non contiene glutine e i suoi semi possono rappresentare un ottimo sostituto dei semi di cereali. Chi ha quindi una intolleranza al glutine li può consumare tranquillamente. Sono anche indicati come fonte di acidi grassi omega 3 per le persone allergiche ai frutti di mare.
Infine, un consumo eccessivo di semi di lino può ostacolare l’azione di alcuni medicinali assunti per via orale.
Come si possono mangiare i semi di lino
In cucina i semi di lino possono essere impiegati in maniera varia e fantasiosa.
Alla loro versatilità non corrisponde un’altrettanta variabilità del sapore, poiché questi semi hanno un leggero gusto di nocciola, blando quasi impercettibile. Per questa ragione si prestano ad essere mescolati insieme ad altri ingredienti senza rischiare di alterare il gusto della preparazione. Possono costituire un valido ingrediente addensante, grazie alla mucillagine che sviluppano se uniti all’acqua.
I semi di lino hanno motivo di essere utilizzati in alimentazione più per le loro caratteristiche funzionali e per i loro effetti benefici, piuttosto che per il loro sapore.
Le proprietà benefiche dei semi di lino ci arrivano principalmente dal loro consumo sotto forma di semi interi, oppure dalla farina ottenuta dalla macinazione dei semi, oppure dalle bevande che se ne ricavano o sotto forma di olio per estrazione. Tutti questi, semi interi e derivati dei semi è preferibile utilizzarli a crudo.
Modalità d’uso dei semi interi
I semi ingeriti tal quali, se non vengono frantumati con la masticazione o sminuzzati prima del loro consumo, arrivano intatti nell’apparato digerente intestinale, perché il tegumento che li ricopre non viene sciolto completamente dagli acidi gastrici.
Pertanto, per usufruire al massimo delle proprietà nutrizionali è consigliabile triturarli, anche grossolanamente.
In tal modo, possono essere aggiunti ai cibi, ma alla fine, senza subire cottura. Possono arricchire i condimenti di primi piatti (pasta, riso, minestre, zuppe), di secondi piatti, di insalate e verdure, possono essere aggiunti allo yogurt, al latte, ecc.
Lo sminuzzamento deve avvenire in prossimità del momento di consumo per evitare che le parti grasse irrancidiscano rapidamente. L’utilizzo del seme frantumato deve comunque avvenire entro una giornata avendo cura di conservarli in frigorifero o in freezer.
I semi di lino interi o sminuzzati possono, comunque, essere sottoposti a cottura, addizionati a impasti per la preparazione di prodotti da forno, come pane, grissini, schiacciate ecc.
Inoltre, possono sostituire le uova nella preparazione dei dolci, torte, sformati. Questo può essere fatto aggiungendo ad un cucchiaino di semi di lino triturati, circa 3 cucchiaini di liquido (acqua, brodo vegetale, bevanda di soia, succo di frutta, ecc.)
Quanti grammi di semi di lino al giorno
I quantitativi di assunzione dei semi di lino sono molto soggettivi, ma occorre sempre tener conto della loro efficacia nel facilitare il transito intestinale: un eccesso da parte di chi soffre di intestino irritabile può provocare effetti indesiderati come mal di stomaco, gonfiori e diarrea.
Anche in presenza di problemi digestivi, permeabilità intestinale o malattie autoimmuni, è consigliato limitare fortemente o sospendere l’uso dei semi per il periodo necessario.
Un consumo eccessivo potrebbe portare ad un eccesso di Omega 6, che sono acidi grassi potenzialmente infiammatori.
La dose che viene ritenuta adeguata è di un paio di cucchiai, un paio di volte la settimana.
Il buon senso ci invita a consumare i semi di lino moderatamente inserendoli in una dieta quanto più variata possibile, evitando di associarli ad altri cereali integrali e legumi.
Sicuramente, i semi possono essere inseriti come validi sostituti di proteine di origine animale, in quanto più salubri ed equilibrate, associando ad essi alimenti ricchi di minerali e vitamine.
Farina di semi di lino: proprietà e come usarla
La farina si ottiene dalla macinazione dei semi del lino. Il prodotto è facilmente riconoscibile perché caratterizzata da una grana grossa, di colore giallo scuro tendente al bruno e al tatto presenta una untuosità che le altre farine non hanno.
Le proprietà nutraceutiche del seme sono mantenute tali e quali nella farina di semi di lino, con il vantaggio che la macinazione del seme consente di sfruttare a pieno tutti i suoi benefici effetti perché può essere facilmente assorbita dall’intestino.
Usi in cucina
La farina di semi di lino andrebbe utilizzata preferibilmente a crudo.
Sono sufficienti due cucchiaini di farina aggiunti a qualche liquido saporito come latte, yogurt, brodo, passato di verdura, ecc. per formare una crema densa grazie alla caratteristica mucillaginosa dei semi.
Per quanto riguarda l’uso in cottura, la farina si presta alla preparazione di ricette sia dolci, quali torte, che salate come pizze, torte salate, pane, pasta.
In ogni caso, la farina non può essere utilizzata da sola ma sempre in aggiunta ad altri tipi di farine, con un rapporto di 1 a 5.
La farina di semi di lino si presta a moltissimi altri usi in cucina, sia come ingrediente che come addensante, o come guarnizione, lasciando ampi spazi alla fantasia per un impiego inconsueto.
L’uso della farina, soprattutto a crudo, è un toccasana per ripulire l’intero tratto intestinale da depositi che possono risultare dannosi all’organismo e dare origine a fenomeni di stitichezza cronica e disturbi metabolici che di riflesso interessano molte altre funzionalità del corpo.
Infatti, assumendo la farina di semi di lino ogni giorno per circa tre settimane, l’intestino si ripulisce completamente, si eliminano depositi nel colon di muco stagnante e si dissolvono placche fecali accumulate insieme ad eventuali parassiti, lasciando intatta la preziosa microflora intestinale utile.
Questa semplice soluzione contribuisce anche ad una migliore normalizzazione del peso corporeo e del corretto processo di assunzione dei nutrienti.
Trattamento curativo
La farina può essere usata anche per uso esterno, ottenendo in questo modo altri benefici per la salute.
Questo prodotto viene adoperato sempre più spesso per trattamenti curativi e di benessere, mediante maschere o impacchi. Per esempio, chi soffre di dolori reumatici, di costipazione o di tosse, di eccesso di catarro, oppure per trattare varie infezioni cutanee o ustioni.
Per fare un impacco si mescolano 50 g di farina di semi di lino in acqua fino ad ottenere una densa pappa cremosa. L’impasto va scaldato fino a raggiungere la bollitura. Poi si versa il composto in un fazzoletto di cotone sul quale si è prima applicato un pezzo di carta da cucina.
L’impacco si lascia freddare fino ad una temperatura di circa 40 gradi, ripiegando gli angoli del fazzoletto che va applicato sulla parte interessata al trattamento. Quindi, in caso di disturbi delle vie aeree, sul petto per la tosse o sulla fronte per la sinusite.
Attenzione a conservare in frigorifero la farina appena aperta.
Impacchi, tisane e integratori con semi di lino
Tonificante del viso
E’ possibile utilizzare i semi di lino interi (ma non la farina) per realizzare una crema gelatinosa per il trattamento della pelle del viso.
In questo caso occorre preparare un decotto. Si uniscono i semi di lino con 50ml di acqua e si fanno bollire per alcuni minuti.
Il composto formerà una mucillagine. Una volta raffreddato si filtra con un colino e il gel estratto andrà applicato sul viso fino a quando non si sarà completamente asciugato.
La crema svolgerà la sua funzione elasticizzante, tonificando la pelle, pulendola in profondità e restringendo i pori, attenuando gonfiori e risolvendo eventuali cause infettive o irritazioni.
Il composto può essere spalmato ripetutamente fino a tre volte dopo aver risciacquato il viso tra un’applicazione e l’altra.
Impacco per reumatismi
Tra i rimedi cosiddetti “di una volta” sembra che l’impacco con semi di lino contro i reumatismi offra tanto giovamento.
Realizzarlo in casa è semplice: si riempie un sacchetto di stoffa (o anche una vecchia fodera di cuscino) con 50 g di farina di semi e si cuoce a vapore per circa un quarto d’ora. Il vapore serve ad attivare lo scioglimento delle fibre contenute nella farina di semi e la formazione della mucillagene.
Appena l’impacco si è intiepidito a sufficienza, appoggiare il sacchetto a contatto diretto con la parte del corpo interessata per circa 15 minuti in modo che agisca insieme al calore.
L’operazione può essere ripetuta, tornando a scaldare l’impacco e lasciandolo agire sulla zona colpita dal dolore reumatico.
Tisana per gargarismi
Basta versare un cucchiaino colmo di semi in 25ml di acqua tiepida e lasciarli in ammollo per un paio d’ore, avendo l’accortezza di mescolare ogni tanto.
Al termine filtrare il composto con un colino ed utilizzarlo per degli sciacqui, come cura del cavo orale e dei gargarismi, come rimedio per il mal di gola.
Infuso con i semi di lino
L’infuso di semi di lino si ottiene previa macerazione per tutta la notte di due cucchiaini di semi di lino in mezzo bicchiere di acqua. E’ il rimedio ideale contro la stipsi. L’infuso è preferibile berlo a digiuno, ripetendo l’operazione per un paio di settimane.
Integratori
Sia la farina che, soprattutto, l’olio di lino trovano impiego come integratori alimentari.
Il prodotto con olio viene incapsulato, per mantenerlo più a lungo al riparo dall’ossidazione, con una formulazione più o meno pura a seconda del prodotto.
L’olio e la farina di semi di lino sono spesso utilizzati come ingredienti insieme ad altri, miscelati per migliorare l’assortimento proteico o per migliorare la funzione e la salute della flora intestinale o per un complessivo effetto disintossicante e purificante.
Botanica e varietà di lino
Le numerose varietà appartenenti alla specie Linum usitatissimum, a seconda della destinazione d’uso, presentano aspetti botanici differenti.
Lino da fibra
Comprende forme a taglia alta, stelo elastico, fibre lunghe e duttili, infiorescenze ridotte, fiori piccoli azzurri o a volte bianchi, semi piccoli, poco numerosi e bruni; queste forme prediligono ambienti costieri, freschi, senza forti escursioni termiche.
Piante di lino da seme
Prediligono ambienti caldi e assolati. Il lino da seme comprende forme a taglia ridotta, a portamento rigido, con steli brevi e robusti, ramificati nella parte finale, con fibre corte e grossolane. Le foglie sono sessili o brevemente picciolate, intere, strette, glabre, alterne, raramente opposte.
Le infiorescenze sono molto sviluppate, i fiori sono grandi, solitari o riuniti in corimbi, di colore azzurro e a volte bianchi o violacei.
Il frutto è una capsula penta carpellare e ogni carpello è biloculare. Ogni loggia contiene un seme, piccolo e lucente, ricco di olio, di forma ovale, allungata e piatta, con una delle estremità a punta.
Le sue dimensioni sono comprese tra 4 e 6 mm, cioè leggermente più grandi del seme di sesamo. Il peso di 1000 semi è di 5,5 grammi.
Il tegumento esterno, cioè lo strato che circonda il seme, è formato da cellule poligonali che hanno la proprietà di rigonfiare in acqua.
Cenni storici
Il lino è una pianta dalla storia antichissima.
Il suo nome botanico (Linum) deriva dal greco λivov e dal latino “linon” che significa filo, per via dell’uso che ne veniva fatto già in tempi assai remoti, cioè l’estrazione di fibra destinata alla tessitura.
Gli egizi lo utilizzavano per la fabbricazione dei tessuti destinati principalmente all’abbigliamento o ad usi domestici, e perfino per le bende con cui venivano avvolti i morti nella complessa pratica di conservazione dei corpi (mummificazione). Già dal 3700 a.C., in Egitto, il lino era anche utilizzato per ricavare oli medicamentosi e decotti utilizzando le varietà da seme.
Sembra che la pianta sia arrivata ben presto alle popolazioni del bacino del Mediterraneo ad opera dei Fenici, i quali con i loro commerci navali riuscirono a distribuirlo fino in Europa settentrionale e in Inghilterra.
Il lino fu usato anche dai Greci e, soprattutto dagli Etruschi, che seppero sfruttare le proprietà farmaceutiche e le qualità emollienti e antinfiammatorie del seme, oltre a quelle pratiche, della fibra per la fabbricazione di vesti, vele, reti da pesca, cordami e bendaggi e come materia scrittoria per testi di carattere sacro o di particolare importanza.
I romani usavano anche i semi del lino per l’alimentazione: la polta (puls), una specie di polenta di farina di farro cotta in acqua e sale, era spesso addizionata con semi di lino.
Tiglio
Durante il Medioevo, in tutta Europa la fibra vegetale derivata dal lino era molto usata, mentre l’utilizzo alimentare era più limitato.
In Italia, veniva chiamata commercialmente “tiglio”, ed era molto diffusa, soprattutto nel centro-nord. Con la nascita dei primi grandi centri manifatturieri, tra il 1100 e 1300 d.C. le coltivazioni di lino aumentarono e nel Rinascimento la presenza del tessuto di lino era molto diffusa, soprattutto nei ceti più abbienti.
Vennero prodotti manufatti di uso quotidiano ma con alti livelli di raffinatezza. Invece, l’utilizzo dell’olio venne applicato alla produzione di:
- vernici
- colori
- inchiostri.
Trattandosi di una fibra che mantiene fresco il corpo nelle condizioni climatiche più calde, con il lino venne confezionato l’abbigliamento usato dai grandi viaggiatori ed esploratori impegnati nelle terre esotiche d’Oriente e africane. Fu così che venne creato lo stile “coloniale”, da cui la moda successivamente trasse ispirazione.
Lino da fibre
L’affermazione di fibre naturali come il cotone e soprattutto l’introduzione delle fibre sintetiche, alternative al lino, decretarono tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, il progressivo disinteresse da parte dell’industria manifatturiera e il conseguente abbandono delle coltivazioni, che in Italia avevano avuto a metà ‘800 la loro massima espressione produttiva con circa 50.000 ha. Già nel 1913 la superficie coltivata era scesa a 8.760 ha.
Un importante rilancio della coltivazione del lino avvenne tra il 1935 e 1940, e poi negli anni ’80 con varietà destinate sia a lino da fibra, sia a lino da seme per la produzione di olio e farina.
Attualmente, la superficie coltivata in Europa si aggira intorno ai 400.000 ha su un totale di 550.000 ha a livello mondiale. I principali produttori di lino da fibra sono Francia, Germania, Belgio e Olanda.
L’Italia registra una coltivazione complessiva che non arriva agli 800 ha.
Fonti
- USDA– dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti.