La fibromialgia è anche nota come sindrome del dolore miofasciale, sindrome fibromialgica, fibrosite o fibromiosite. Un’altra espressione con cui è conosciuta è Sindrome di Atlante, che viene usata soprattutto per le forme che causano forte dolore alla regione della nuca. E’ una malattia cronica che provoca dolore diffuso, astenia non correlata a proporzionale sforzo fisico, rigidità muscolare.
La fibromialgia è più diffusa tra le donne (che rappresentano circa il 90% dei malati). Non è congenita, ma compare nel corso della vita, a qualsiasi età. Il picco di insorgenza è fra i 25 ed i 55 anni.
Non esistono attualmente farmaci specifici: lo stile di vita è l’aspetto sul quale il paziente deve concentrarsi di più, dopo la diagnosi. Inoltre, è importante curare l’alimentazione, ma soprattutto intraprendere attività sportive specifiche, mirate al rilassamento muscolare. La diagnosi della malattia avviene su base clinica e parte dall’analisi del dolore diffuso. Poiché non esistono esami specifici e sussiste il rischio di non attribuire una corretta importanza ai sintomi, sono stati stilati criteri internazionali.
Questa malattia risente fortemente delle condizioni psicologiche del paziente. Quindi, per questa ragione sono consigliate tutte le iniziative che possono fornire strumenti per un’adeguata gestione della malattia, come la meditazione ed il supporto psicologico.
La terapia farmacologica è di supporto, ma deve essere istituita solo a fronte di un mancato miglioramento della sintomatologia dopo correzione dello stile di vita. I farmaci usati sono essenzialmente analgesici, non oppioidi, e antidepressivi triciclici, che favoriscono il rilassamento muscolare e il sonno. Questo è uno dei più importanti fattori nel controllo della malattia.

Fibromialgia: che cos’è
E’ una malattia cronica caratterizzata da dolore generalizzato che non ha origine articolare, maggiormente diffusa nella popolazione femminile e che compare principalmente fra i 25 ed i 55 anni.
Non è una malattia presente alla nascita, ma compare nel tempo, anche nell’infanzia. I pazienti con fibromialgia esprimono una maggiore sensibilità e reattività agli stimoli, presumibilmente a causa dell’alterazione delle modalità di percezione del dolore a livello del sistema nervoso centrale.
La fibromialgia era quasi sconosciuta fino a pochi anni fa e tuttora è spesso sottodiagnosticata, in particolare nella popolazione maschile e nei bambini e adolescenti.
La malattia non è accompagnata da anomalie specifiche delle cellule e dei tessuti colpiti. Quindi, questo aspetto rende spesso difficile la diagnosi e anche l’istituzione di un percorso di trattamento personalizzato per il paziente. Tutto questo porta ad un peggioramento della sintomatologia, che inevitabilmente innesca un circolo vizioso, penalizzando anche il quadro emotivo.
Il 12 maggio è la giornata mondiale della Fibromialgia.
Lady Gaga e la sua malattia
La cantante statunitense di origini italiane Lady Gaga ha raccontato la sua esperienza di malattia, descrivendo i sintomi della fibromialgia che si è manifestata per la prima volta molti anni fa.
La sua narrazione è interessante, per i tratti emotivi dai quali è accompagnata e per l’accurata descrizione dei sintomi psichiatrici che ne hanno cadenzato il decorso.
Lady Gaga ha più volte confessato di avere tratto molto sollievo dalle rassicurazioni e dalla gentilezza degli operatori sanitari, sottolineando uno degli aspetti più determinanti sulla qualità di vita dei pazienti.

Comorbilità nella fibromialgia
Per cause non note, questa malattia può comparire assieme ad altre patologie.
In generale, le comorbidità più frequenti sono:
- disturbi del sonno (83% dei pazienti)
- depressione (71%)
- ansia (63%)
- artrite (38%).
Ma, altre malattie spesso presenti nei pazienti con fibromialgia sono: la sindrome della fatica cronica, la sindrome della Guerra del Golfo, la sindrome delle gambe senza riposo, la sinusite, alcune sindromi autoimmuni (allergie, vitiligine, psoriasi, alopecia areata).
Inoltre, possono essere presenti anche alterazioni della funzionalità dei nervi (neuropatie), in particolare la neuropatia ereditaria con predisposizione alle paralisi da pressione (HNPP) e la sindrome del tunnel carpale. Spesso nel paziente viene diagnosticata anche un’ernia del disco, che può essere associata o meno alla sofferenza delle radicole nervose dei nervi che partono dal midollo spinale (radicolopatia).
A livello osteo-muscolare e articolare può manifestarsi contestualmente una tendinopatia o una sindrome miositica tensiva (un disturbo di tipo psicosomatico che comporta un livello accentuato di tensione muscolare), la cifosi (un’enfatizzazione delle curvature fisiologiche della colonna vertebrale) o la Sindrome di Scheuermann (una malattia delle cartilagini che porta all’alterazione dei corpi e dei dischi vertebrali).
Il paziente può anche sviluppare tremore essenziale.

Fibromialgia: chi ne soffre
A causa della scarsità di studi a riguardo, tutti i dati oggi disponibili sulla fibromialgia sono stati raccolti negli ultimi anni.
A livello internazionale, l’incidenza della malattia è compresa tra i 7 e gli 11 casi all’anno ogni 1.000 persone.
Inoltre, la comunità scientifica concorda sul fatto che le donne siano drammaticamente più colpite da questa malattia. Infatti, rappresentano quasi il 90% dei malati.
A che età insorge
La fascia di età più coinvolta nell’insorgenza della fibromialgia è quella compresa fra i 25 ed i 55 anni, proprio nel fiore degli anni, quando generalmente le persone mettono a segno gli obiettivi più importanti della vita, sia dal punto di vista professionale che per quanto riguarda la vita privata. Anche per questo aspetto, la fibromialgia ha un impatto estremamente pesante sulla qualità di vita.
Chi colpisce
Le statistiche dicono che sono più colpite le donne di cultura medio-bassa, casalinghe oppure impiegate in attività lavorative ripetitive e poco gratificanti e con situazioni familiari conflittuali.
Si stima che in Italia soffrano di fibromialgia quasi quattro milioni di persone: sulla base di questi numeri, è la seconda malattia reumatica, in termini di diffusione, dopo l’artrosi.
Uomini e bambini
Proprio per questa notevole differenza nell’incidenza fra i sessi, nell’uomo la fibromialgia è sottodiagnosticata.
Quindi, anche in presenza di dolore diffuso e astenia, sintomi pressoché comuni che dovrebbero far sospettare la malattia, difficilmente per gli uomini viene seguito un corretto iter diagnostico. Una penalizzazione che può riguardare anche i bambini, specialmente nei territori di guerra.

Fibromialgia: come riconoscerla
L’esordio della fibromialgia è in genere subdolo, poco riconoscibile, perché aspecifico. Tuttavia, un tratto comune fra i pazienti è che la malattia si manifesta per la prima volta dopo un evento traumatico di tipo psichico o fisico, che non rappresenta la causa ma solo un fattore scatenante.
Il sintomo predominante è l’indolenzimento diffuso dei muscoli, delle aree adiacenti ai tendini e della cute. Il dolore può interessare ogni area del corpo, anche se i distretti più frequentemente coinvolti sono:
- nuca
- collo
- spalle
- torace
- regione lombare
- cosce.
Tutti i sintomi associati alla malattia non sono correlati ad alterazioni fisiche, biologiche o strumentali. Nei pazienti non è presente una sofferenza del tessuto muscolare rilevabile, tanto che appaiono quasi sempre in buona salute, in condizioni generali soddisfacenti, ma fortemente sofferenti e limitati nello svolgimento delle normali attività quotidiane.
Dove colpisce
Il dolore è considerato diffuso quando i pazienti hanno dolore sia sul lato destro che sinistro del corpo, sia al di sopra che al di sotto della vita e anche allo scheletro assiale, ovvero alla porzione cervicale della colonna vertebrale, al torace anteriore o posteriore e alla regione lombare.
Il dolore diffuso è anche definito multifocale, perché non concentrato in un punto specifico.
Ma, il dolore può comparire anche al viso, in particolare a livello della mandibola e delle mascelle, e può essere determinato da una contestuale alterazione dell’articolazione temporo mandibolare. In questi casi, può anche essere associato a mal di testa.
Fra le tipologie di dolore che possono colpire le donne con fibromialgia, anche quelli mestruali (dismenorrea).

Quando e come compare il dolore
I pazienti descrivono il dolore della fibromialgia come bruciante, vibrante, martellante e profondo.
Il dolore da fibromialgia aumenta e si riduce di intensità molto rapidamente e si presenta in punti sempre diversi: per questo si dice che il dolore migra (dolore migrante).
Inoltre, i sintomi peggiorano con:
- affaticamento fisico (anche dovuto all’esercizio intenso)
- riduzione della qualità del sonno
- tensione muscolare
- freddo
- caldo
- umidità
- stress emotivo (come quello rappresentato da un evento luttuoso)
- ambientale (ad esempio l’esposizione ad un rumore forte e continuo) o fisico (un intervento chirurgico).
Ma, un altro degli aspetti correlati all’esacerbazione dei sintomi è la sottovalutazione, da parte del medico o delle persone vicine al paziente, della sua condizione. La fibromialgia non è una malattia psicosomatica e ripetere al paziente che i suoi sintomi sono psicologici e che, impegnandosi e mettendoci buona volontà può guarire, di fatto lo fa sentire peggio.
Infatti, ricevere una diagnosi di fibromialgia può paradossalmente essere un sollievo.
Fibromialgia: altri sintomi
La fibromialgia è caratterizzata da una decisa rigidità muscolare, che compare gradualmente e che progressivamente si diffonde. Inoltre, possono essere presenti crampi agli arti inferiori.
Affaticamento e stanchezza sono sintomi comuni. Ma, l’astenia non è correlabile ad uno sforzo fisico proporzionato ed è presente già dal primo mattino, anche dopo un adeguato sonno notturno. Il sonno è, comunque, generalmente compromesso. I pazienti hanno difficoltà ad addormentarsi, si risvegliano frequentemente e non riescono a trovare riposo.
Alcuni pazienti soffrono di disturbi gastrointestinali con alternanza di stipsi e diarrea, identica a quella descritta nella sindrome del colon irritabile, talvolta presente come comorbidità.
Sintomi neurologici
Spesso sono presenti confusione mentale e difficoltà di concentrazione, perdita della memoria a breve termine (disfunzioni cognitive), cefalea e vertigini.
L’aspetto psichico è quasi sempre pesantemente coinvolto, con manifestazioni di ansia o depressione e disturbi della sfera affettiva.
Fra le manifestazioni di tipo neurologico, anche alcuni disturbi della sensibilità, come parestesie (formicolii) e fenomeni di riduzione della sensibilità, ma anche alterazioni della vista dovute alla difficoltà di messa a fuoco, ronzii, fischi o vibrazioni percepiti all’interno delle orecchie (acufeni).
Invalidità
Attualmente, malgrado i pazienti con fibromialgia riportino disabilità nello svolgimento delle attività quotidiane altrettanto severe di quelle riportate dai malati di artrite reumatoide, la patologia non viene riconosciuta come causa di invalidità in Italia.
Secondo un’indagine svolta negli USA, oltreoceano il 15% circa dei pazienti riceve un indennizzo di disabilità.
Gravidanza
Uno studio condotto alla McGill University di Montreal (Canada) ha esaminato gli effetti della fibromialgia sulle donne in gravidanza e i loro neonati.
Ne è emerso che, rispetto ai controlli, queste pazienti sono generalmente più anziane e in sovrappeso, consumano più alcol, tabacco e sostanze stupefacenti. Inoltre, sono più frequentemente colpite da patologie psichiatriche e hanno rischio maggiore di:
- diabete gestazionale
- tromboembolismo venoso
- rottura prematura delle membrane
- distacco della placenta.
Inoltre, sono più frequentemente sottoposte a parto cesareo. I neonati, a loro volta, hanno più possibilità di nascere prematuramente e con basso peso.
Per tutte queste ragioni, la fibromialgia è una condizione altamente rischiosa per la gravidanza e richiede una strategia di trattamento personalizzata.
Fibromialgia e COVID-19
La fibromialgia non comporta alterazioni del sistema immunitario: pertanto, non esiste un rischio Covid maggiore per i pazienti affetti da questa patologia.

Fibromialgia: cause e perché insorge
Le cause precise della fibromialgia non sono note con chiarezza. Ciò che sembra essere stato ormai dimostrato è che non ha una genesi infiammatoria.
I dati ad oggi disponibili depongono per un’alterazione della sensibilità al dolore che ha origine nel sistema nervoso centrale, forse scatenata da un’alterazione del ciclo del sonno o da uno stress emotivo o fisico particolarmente intenso, come un intervento chirurgico o un’infezione virale. Inoltre, la Malattia di Lyme è spesso citata come possibile origine della patologia.
La fibromialgia sembra essere una malattia di tipo multifattoriale, che coinvolge aspetti biochimici, genetici, ambientali, ormonali e psicologici.
La presenza del dolore diffuso e della rigidità porta il paziente a limitare i movimenti e l’attività fisica. Il risultato? Un decondizionamento progressivo della muscolatura, dovuto all’inattività, che porta ad un ulteriore peggioramento della sintomatologia.
Ansia
Malgrado il peggioramento del tono dell’umore ne possa accelerare la manifestazione e acuire i sintomi, non può essere la causa: la fibromialgia non è una malattia psichiatrica.
Ormai sembra abbastanza chiaro che nella genesi della malattia sia coinvolto il rilascio di alcuni neurotrasmettitori, fra cui la serotonina (la cosiddetta molecola del benessere) e la dopamina, due sostanze coinvolte nella percezione ed elaborazione del dolore. Questo potrebbe anche spiegare la depressione e l’ansia spesso lamentate dai pazienti e l’ipersensibilità espressa dal sistema nervoso centrale.
Inoltre, si ritiene che vi possa essere una predisposizione genetica allo sviluppo della fibromialgia. Anomalie dei recettori della serotonina e della dopamina potrebbero causare un’amplificazione della percezione del dolore a livello centrale, un po’ come avviene per le sindromi miofasciali, per la cefalea muscolo-tensiva e le cosiddette sindromi funzionali somatiche, il cui denominatore comune è costituito da una riduzione generalizzata della soglia del dolore.
Fibromialgia: diagnosi
Proprio per l’assenza di lesioni d’organo e la contemporanea presenza di sofferenza fisica e psichica, il paziente può affrontare un percorso diagnostico anche molto lungo.
La diagnosi della fibromialgia è di tipo clinico e la valutazione delle condizioni del paziente è effettuata mediante l’analisi dei sintomi principali:
- dolore
- fatica
- disturbi del sonno
- depressione e ansia
- qualità della vita.
Inoltre, viene esaminato il dolore diffuso, variamente associato alle altre manifestazioni cliniche menzionate, in combinazione con la presenza dei cosiddetti tender points o trigger point, cioè punti elettivi di dolorabilità, localizzati nei muscoli, nelle inserzioni tendinee o a livello delle prominenze ossee.
In generale, per la formulazione di diagnosi di fibromialgia devono essere soddisfatti contemporaneamente 3 criteri:
- dolore diffuso in specifiche aree del corpo
- presenza di sintomi caratteristici
- durata della sintomatologia almeno di 3 mesi.
La fibromialgia è spesso sottodiagnosticata negli uomini, nei bambini e negli adolescenti.
Test per diagnosi
Punti dolenti
Nel tentativo di fornire un pattern di elementi di riferimento diagnostico, nel 1990 l’American College of Reumatology ha individuato 18 punti, detti tender points che rispondono, scatenando un dolore circoscritto, ad una digitopressione pari a circa 4 kg.
Questi tender points sono localizzati alla base di:
- cranio (accanto alla colonna vertebrale)
- collo (nella parte posteriore)
- in cima alle spalle (sulla parte posteriore), fra la clavicola e la colonna vertebrale
- cassa toracica
- sul bordo esterno dell’avambraccio (circa 2 centimetri sotto il gomito)
- parte superiore dell’anca
- parte alta dei glutei e sul ginocchio.
Elettroencefalogramma
Il paziente può essere sottoposto a polisonnografia, un esame che registra l’elettroencefalogramma (EEG), l’elettrooculogramma (EOG), l’elettromiogramma (EMG) e diversi parametri vegetativi per comporre un’analisi della continuità e dell’architettura del sonno, alterate nella fibromialgia.
Test alla spasmofilia
Un altro test spesso eseguito è quello per la valutazione della tetania latente, nel quale viene applicata una pressione in corrispondenza del braccio del paziente, che impedisce l’afflusso di sangue alla mano. Quindi, viene registrata tramite elettrodi posti sulla pelle, l’attività di un muscolo del pollice.
Il 20% circa dei pazienti con fibromialgia ha il test alla spasmofilia positivo.

Diagnosi differenziale
Le prove di laboratorio possono, tuttavia, essere eseguite per escludere la presenza di altre condizioni responsabili di segni e sintomi simili a quelli della fibromialgia, come altre malattie reumatiche, alcune disfunzioni tiroidee o infezioni virali.
Esami per differenziare la fibromialgia da altre malattie
Vengono, a scopo differenziale, effettuate rilevazioni della velocità di eritrosedimentazione (VES), proteina C-reattiva (PCR), creatinfosfochinasi (CPK) ed esami di screening per l’ipotiroidismo e l’epatite C, entrambi associati ad affaticamento e dolore muscolare generalizzato.
Prove specifiche, come i test sierologici per i disturbi reumatici, vengono eseguite solo se suggerite da sintomi particolari. Se un paziente ha già una malattia reumatica, la diagnosi di fibromialgia può essere più difficile, anche se piuttosto comune.
La fibromialgia deve essere differenziata dalla sindrome da fatica cronica, una malattia da intolleranza sistemica allo sforzo che può causare dolori muscolari diffusi analoghi e affaticamento e che è correlata a risultati dei test di laboratorio generalmente normali.
Fibromialgia o polimialgia?
I dolori muscolari sono più focalizzati nella polimialgia reumatica. E’ una patologia tipica degli anziani e che può essere distinta dalla fibromialgia in quanto colpisce perlopiù i muscoli prossimali, quelli più vicini al centro del corpo:
- addominali
- dorsali
- muscoli del bacino.
Inoltre, è più sintomatica al mattino ed è solitamente accompagnata da VES e PCR più alte della norma.
Fibromialgia o artrite reumatoide?
Le sovrapposizioni fra la fibromialgia e le altre malattie reumatiche possono essere tante. Infatti, la fibromialgia può essere erroneamente interpretata come un aggravamento dell’artrite reumatoide o del lupus eritematoso sistemico.

Cure della fibromialgia
Per la fibromialgia non esistono, ad oggi, farmaci specifici o misure preventive, ma sono state individuate abitudini che possono cambiare radicalmente la vita dei pazienti.
Dove curarsi e quale specialista consultare
La fibromialgia richiede un approccio multidisciplinare, una combinazione di terapie farmacologiche e trattamenti riabilitativi, finalizzati al miglioramento del tono muscolare e alla riduzione della percezione del dolore.
La strategia di cura comprende la consulenza di un reumatologo, uno psicologo ed un neurologo.
Stare meglio senza farmaci: è possibile?
Secondo le linee guida internazionali, l’approccio alla fibromialgia dovrebbe essere graduale.
Infatti, dapprima il paziente dovrebbe essere informato e educato sulla malattia, sul suo significato; successivamente, se una maggiore consapevolezza non produce miglioramenti, i medici ricorrono ai trattamenti non farmacologici.
Invece, i farmaci sono principalmente:
- analgesici
- anti-infiammatori non steroidei
- miorilassanti
- ipnotici
- sedativi
- antidepressivi.
Si ricorre ai farmaci quando le modificazioni dello stile di vita non hanno prodotto un sostanziale miglioramento della sintomatologia.
Il follow up del paziente che tenga conto della gravità dei suoi sintomi, anche in assenza di alterazioni biochimiche e fisiche rilevabili, è uno degli aspetti più determinanti nella riuscita della terapia.
Educazione del paziente
La letteratura internazionale mostra come l’educazione del paziente sia di per sé un trattamento efficace nella fibromialgia. L’intervento educativo migliora, secondo numerosi studi, alcuni dei sintomi della fibromialgia, tra cui la percezione del dolore, i disturbi del sonno e l’astenia, in maniera stabile nel tempo.
Gli interventi educativi possono essere proposti a singoli o a gruppi di pazienti e comprendono:
- letture
- distribuzione di materiale informativo
- dimostrazioni
- dibattiti.
I temi che, trattati, possono produrre migliori risultati, sono la condivisione dell’esperienza di malattia come di un aspetto reale e non immaginario, l’assenza di evidenze cliniche di infiammazione, il ruolo dello stress, del sonno, delle alterazioni dell’umore, dell’attività fisica e le possibili strategie di coping da mettere in atto.
L’attività educativa può essere svolta da un professionista dell’ambito sanitario coinvolto nella gestione della fibromialgia (un medico di medicina generale, uno specialista, un infermiere, un fisioterapista) e beneficia del ruolo attivo delle associazioni di pazienti e familiari.

Cosa fare per stare meglio
Lo stile di vita è considerato, ad oggi, l’aspetto terapeutico più importante.
Oltre agli aspetti qui di seguito trattati, il raggiungimento di un buon equilibrio del sonno può avere un effetto decisivo sulla sintomatologia.
Esercizio fisico
Secondo le indicazioni internazionali, l’esercizio fisico è il trattamento di prima scelta nella gestione iniziale della fibromialgia.
La sua efficacia nel miglioramento della sintomatologia è documentata da numerosi studi e si basa sulla riduzione della vulnerabilità del muscolo agli stimoli esterni ambientali, sull’aumento della tolleranza allo sforzo, della percezione del dolore e sul rilascio di endorfine, che riducono la percezione del dolore.
Che sport fare
Sono consigliate le attività aerobiche regolari, come:
- camminata veloce
- bicicletta
- nuoto
- ballo
- acquagym.
Nella pratica quotidiana, il tasso di abbandono dei pazienti dei programmi di esercizio fisico è elevato, perché inizialmente questo può causare un peggioramento del dolore e dell’astenia. Su questo aspetto è possibile lavorare mediante l’educazione e l’informazione.
Per prevenire l’abbandono, si sono sviluppate attività sportive da praticare in acqua calda (32°C), che hanno portato ad un miglioramento del quadro funzionale. Infatti, l’acqua calda permette di ridurre il peso corporeo e il dolore, alleviando lo spasmo muscolare e migliorando la forza e la mobilità con un lavoro antigravitazionale dei muscoli.
Inoltre, è consigliato ogni giorno lo stretching, con un allungamento da mantenere 30 secondi e da ripetere 5 volte. Infine, danno buoni risultati anche attività come il pilates e il tai chi.
Supporto psicologico
La terapia psicoanalitica con approccio cognitivo-comportamentale è, con l’attività fisica, uno degli interventi non farmacologici con efficacia scientificamente verificata, sia dal punto di vista della riduzione del dolore, che per il miglioramento dell’umore depresso e del livello di disabilità.
La terapia cognitivo-comportamentale, che trae origine dalla psicologia positiva, fornisce ai pazienti strumenti utili per affrontare in maniera ottimale la propria condizione sviluppando un’attitudine differente nei confronti del dolore e nella gestione dei sentimenti negativi.
Fibromialgia e agopuntura
Una revisione della Cochrane Collaboration ha evidenziato una moderata efficacia dell’agopuntura nel miglioramento del dolore, del sonno, dell’astenia. L’agopuntura sembra anche utile a potenziare l’efficacia dei trattamenti farmacologici.
L’inserimento degli aghi metallici nei punti specifici stimola i recettori sensoriali, che attivano il rilascio di neurotrasmettitori, in particolare le endorfine, che hanno azione sedativa sul dolore e che promuovono il tono dell’umore.

Dieta per combattere la fibromialgia
Fra i pazienti affetti da fibromialgia esiste un’elevata percentuale di obesità e sovrappeso che sono direttamente correlati (anche se non si conosce il meccanismo che li lega) all’aumento della sensibilità al dolore, al peggioramento dell’affaticabilità, della qualità del sonno e del tono dell’umore.
Non è chiaro se l’elevato peso corporeo sia causa o effetto della fibromialgia. Ma, sicuramente la riduzione dell’attività fisica, i disturbi del sonno, la depressione e le alterazioni ormonali possono giocare un ruolo importante nell’aumento ponderale.
Cosa mangiare e cosa evitare
Il controllo del peso corporeo, tramite un corretto programma alimentare e un adeguato esercizio fisico, sono fondamentali per migliorare la sintomatologia.
Ai pazienti viene consigliata:
- riduzione dell’apporto di grassi saturi e di zuccheri semplici
- congruo apporto proteico (proveniente da pesce, pollame, coniglio, uova e latticini)
- aumento della presenza di vegetali
- sostituzione dei cereali bianchi con quelli integrali, che contengono carboidrati complessi ricchi di fibra.
È anche bene moderare l’assunzione di sale e provvedere ad un’adeguata idratazione, per prevenire la formazione di edemi, evitare i superalcolici e limitare l’introduzione di caffeina. Inoltre, la mattina a colazione meglio preferire il tè verde (ricco di antiossidanti) al caffè.
Gli esperti consigliano una riduzione nel consumo di patate, peperoni e pomodori (ortaggi che contengono solanina, una molecola che abbassa la soglia del dolore), di dadi e dolcificanti artificiali.

Terapia iperbarica
L’ossigenoterapia iperbarica (OTI) è stata recentemente proposta come ulteriore trattamento della fibromialgia.
Il paziente viene esposto ad ossigeno puro al 100% a pressione maggiore di quella atmosferica, che garantisce un maggiore afflusso di ossigeno al cervello e quindi un miglioramento delle funzioni cerebrali con riduzione dell’iperattività di alcune regioni (specialmente le aree frontali) confermato dai risultati delle indagini strumentali neurologiche.
Il risultato è una riduzione del dolore, che si realizza con un meccanismo simile a quello dell’acido acetilsalicilico, ma, a differenza dei farmaci, agisce sui meccanismi alla base della malattia.
Sono comunque necessari ulteriori studi a conferma dei risultati sperimentali già ottenuti.

Fibromialgia: decorso e prognosi
I primi sintomi della fibromialgia compaiono di solito intorno ai 30-35 anni, per poi diffondersi e generalizzarsi progressivamente fino ai 45-55 anni ed attenuarsi dopo i 60.
Le difficoltà di inquadramento diagnostico della malattia prolungano l’intervallo di tempo compreso fra l’insorgenza dei primi sintomi e la diagnosi, che è mediamente pari a sette anni.
Infatti, studi comparativi indicano che i pazienti con fibromialgia tendono a vagare da un medico all’altro, da un esame all’altro, in cerca di una diagnosi, in un percorso frustrante che peggiora la sintomatologia. Inoltre, è dimostrato che subiscono un numero tre volte maggiore di interventi chirurgici rispetto alla popolazione normale.
La malattia alterna periodi di settimane o mesi durante i quali si verifica una remissione parziale o totale dei sintomi ad altri nei quali questi ricompaiono e si intensificano. Tipico è l’aggravamento del dolore con la stagione fredda.
La fibromialgia è una malattia cronica, che però può andare incontro a lunghi periodi nei quali la sintomatologia è assente, in particolare se vengono attuate tutte le misure previste in termini di educazione del paziente, di modifiche dello stile di vita e, quando necessario, di interventi farmacologici.
Le persone che partecipano ad un programma di sostegno completo hanno quindi un decorso mediamente migliore. La prognosi è quasi sempre peggiore se è presente un disturbo dell’umore sovrapposto che non viene adeguatamente diagnosticato e affrontato.
Quando la fibromialgia è invalidante
Pur essendo una malattia cronica e in alcuni casi anche invalidante (succede nel 10% circa dei pazienti) a causa dell’intensità della sintomatologia, la fibromialgia non ha caratteristiche degenerative: non porta ad alcuna alterazione delle articolazioni o di altri organi, una paura che molti pazienti hanno e che deve essere fugata da una appropriata informazione.
Fonti
- What happens to muscles in fibromyalgia syndrome – E.A. Ozturk et al – Irish Journal of Medicine, 2020
- EULAR revised recommendations for the management of fibromyalgia – G.T. Jones et al – Annals of the Rheumatic Diseases.
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