Sommario
La tonsillite è un’infiammazione delle tonsille palatine, organi posti ai lati della gola che hanno funzioni immunitarie attive soprattutto in età pediatrica. Spesso questa infezione si estende anche alle strutture anatomiche vicine: frequente è il quadro di faringo-tonsillite.
L’incidenza della tonsillite è relativamente elevata nella popolazione, tanto da rappresentare un carico notevole per i servizi di medicina di base, e massima nei bambini di età compresa fra 1 e 4-8 anni.
Con il superamento della pubertà e la progressiva atrofia delle tonsille, la possibilità che questa malattia insorga è molto bassa.
La tonsillite può avere origine virale, come accade nella maggior parte dei casi, oppure batterica. Nel primo caso, guarisce spontaneamente nel giro di qualche giorno, mentre nel secondo è necessario ricorrere agli antibiotici.
I punti chiave nella gestione della tonsillite sono rappresentati dalla diagnosi e dalla terapia: se viene individuata e trattata correttamente, ha un decorso benigno.
Ma differenziare le forme virali da quelle batteriche può non essere semplice.
Inoltre, quando non viene eseguito il tampone di conferma, spesso anche le forme apparentemente virali vengono trattate con antibatterici, nel timore che possano evolvere. Infine, l’aderenza alla terapia non è sempre soddisfacente.
Tutti questi aspetti promuovono lo sviluppo di resistenze batteriche e possono causare il fallimento della terapia. Quando l’infezione non viene completamente eradicata può ripresentarsi anche mote volte: è il caso della tonsillite ricorrente.
Diverso il quadro della tonsillite cronica, una forma prevalentemente associata all’infezione da Streptococco Beta Emolitico di Gruppo A.
L’indicazione per l’asportazione delle tonsille può presentarsi nelle forme ricorrenti o croniche correlate a complicanze. Oggi questo intervento è molto meno frequente di un tempo, grazie alla diffusione della terapia antibiotica e alla modifica delle indicazioni.
Tonsillite: cosa sono
Quelle che comunemente definiamo tonsille sono, più precisamente, le tonsille palatine.
Le tonsille sono organi pari, ossia simmetriche e presenti sia a destra che a sinistra. Sono costituite di tessuto linfatico e rivestite dello stesso epitelio che ricopre le mucose delle prime vie digestive. Questo epitelio non è disteso, ma descrive delle pieghe, le cripte tonsillari.
Le tonsille hanno forma ovoidale e si intravedono, ma non sono completamente visibili, in condizioni normali, osservando la gola con la bocca spalancata. Quando sono gonfie perché infiammate, diventano ben visibili lateralmente all’ugola.
Sono costituite da ammassi di tessuto linfoide ricoperto di epitelio di rivestimento che descrive le cripte tonsillari. Negli anfratti definiti da questi ripiegamenti possono accumularsi detriti e residui di cibo, talvolta scambiati per il loro aspetto e per il colore bianco per le placche causate da infezioni batteriche.
Come sono fatte le tonsille
Aprendo la bocca penetrano nel corpo germi potenzialmente patogeni. Questo ingresso deve, pertanto, essere sorvegliato scrupolosamente.
Durante l’infanzia, quando il sistema immunitario non è completamente sviluppato, la gola può contare su strutture anatomiche con funzioni di difesa. Si tratta di speciali “caserme” disposte a cerchio, nelle quali sono presenti sentinelle attente pronte ad entrare in azione in caso di avvicinamenti sospetti.
Oltre alle tonsille palatine, fanno parte di questo presidio (detto anello di Waldeyer) le adenoidi, che sono le tonsille della faringe e si trovano nel tratto fra naso e gola, le tonsille tubariche (dell’orecchio) e la tonsilla linguale (situate alla base della lingua).
Perché quando ho mal di gola mi si gonfiano i linfonodi del collo?
Il tessuto linfoide delle tonsille filtra i microbi e li drena verso i linfonodi del collo che si trovano ai lati della colonna vertebrale (latero-cervicali). Non a caso sono quelli che si gonfiano in caso di tonsillite o altri fenomeni infiammatori e infettivi della bocca e della gola.
A cosa servono le tonsille
Durante l’infanzia, quando il sistema immunitario non ha ancora raggiunto la maturazione completa, le tonsille hanno un importante ruolo di protezione delle vie respiratorie.
Andando verso lo sviluppo completo, le tonsille si atrofizzano progressivamente, sia dal punto di vista anatomico che funzionale: si riducono significativamente di volume e perdono la funzione immunitaria.
Perché le tonsille del bambino sono visibili quando apre la bocca e nell’adulto no?
In età pediatrica le tonsille sono fisiologicamente ipertrofiche: devono funzionare al massimo per garantire al bambino una protezione immunitaria adeguata.
Dopo la pubertà, questa funzione viene assunta dal sistema immunitario completamente sviluppato: le tonsille lavorano quindi sempre meno e si rimpiccioliscono.
Ecco perché normalmente è possibile solo intravedere questi organi nell’adulto, all’osservazione della gola.
La massima attività immunologica delle tonsille si verifica fra i 7 anni circa e la pubertà. Oltre i 23 anni, questi organi perdono quasi completamente la competenza immunologica.
Tonsille infiammate
Per la loro posizione di avamposto, le tonsille sono esposte all’aggressione da parte di microbi, generalmente virus e più raramente batteri. La loro funzione non è però quella di neutralizzarli con meccanismo diretto.
Piuttosto, in questi aggregati di tessuto linfoide si verifica il contatto fra i germi e le cellule del sistema immunitario (linfociti T-helper) che devono istruire i produttori di anticorpi (i linfociti B).
Si tratta, insomma, di un’attività di formazione delle truppe che si preparano a difendere l’organismo.
Epidemiologia
La fascia di età più colpita dalla tonsillite è quella in età scolastica, in particolare compresa fra i 3 ed i 7 anni, nella fase in cui la funzione immunitaria delle tonsille è massima. Dopo i 12 anni la sua incidenza è molto minore.
Trattandosi di una malattia contagiosa e che si trasmette piuttosto facilmente per via aerea, gli ambienti a rischio per la trasmissione sono gli asili e le scuole.
La forma batterica causata dallo Streptococco Beta Emolitico di Gruppo A compare più frequentemente fra i 5 e 15 anni ed è rara prima dei 3.
La tonsillite virale è una patologia piuttosto diffusa, che in Italia, negli ultimi anni, ha provocato il 2% circa di tutte le visite ambulatoriali.
La fascia di età più coinvolta da questo disturbo è quella dei bambini sotto i 10 anni, i maggiori frequentatori di posti chiusi e affollati (asili, scuole, palestre). L’elevata trasmissibilità dei virus responsabili di questa patologia e la relativa immaturità del loro sistema immunitario li rendono bersagli ideali.
Per il caratteristico stato di indebolimento del sistema immunitario, anche gli anziani e i pazienti immunocompromessi sono a rischio maggiore rispetto al resto della popolazione.
Tonsillite: come si presentano le tonsille infette
L’aspetto fisiologico tipico della tonsilla palatina è piuttosto tipico. Ha bordi frastagliati, che ricordano i fiordi delle coste scandinave, ed è ricoperta da un rivestimento ripiegato che delimita numerose cavità.
La forma e le irregolarità della superficie delle tonsille favoriscono l’accumulo di cibo e detriti provenienti dal ricambio cellulare. Questi depositi possono cristallizzare, formando i cosiddetti tonsilloliti.
Molti pazienti si allarmano nel vedere i tonsilloliti: per la loro posizione ed il colore, vengono scambiati per placche prodotte da una contaminazione batterica.
Poiché si tratta di accumuli di materiale organico, rappresentano un terreno ideale per la proliferazione microorganica: per questa ragione possono essere causa di alitosi.
Cosa sono le placche in gola
Quando l’infezione, invece, è già in atto, le tonsille appaiono generalmente gonfie e arrossate e spesso sono coperte di essudati purulenti. Possono comparire le cosiddette placche, che si presentano come macchioline biancastre sulla superficie delle tonsille.
Le placche sono il risultato della formazione di microascessi nelle cripte tonsillari come reazione all’infezione microbica.
Va ricordato che le placche non sono il criterio distintivo delle infezioni batteriche rispetto a quelle virali. Per questo non ha senso istituire una terapia antibiotica in presenza di placche in gola senza ulteriori dati a conferma del fatto che si tratti di un’infezione batterica.
Come distinguere le diverse forme di tonsillite
La tonsillite acuta
Per tonsillite acuta, si intende comunemente l’infiammazione autolimitante, ossia che guarisce spontaneamente e senza recidive, delle tonsille palatine.
La forma acuta interessa specialmente:
- bambini
- adolescenti
- giovani adulti.
Forma ricorrente
La tonsillite ricorrente è più diffusa nei bambini di età compresa fra i 6 e i 12 anni ed ha una sintomatologia sovrapponibile a quella della forma acuta, ma che si ripresenta da 4 a 6-7 volte l’anno.
È quasi sempre causata da Streptococco Beta Emolitico di Gruppo A, ma possono essere coinvolti anche microorganismi come:
- Streptococcus aureus
- Klebsiella pneumoniae
- Haemophilus influenzae.
Quando l’infezione ritorna, significa che non è stata completamente eradicata.
Questo può verificarsi per diverse ragioni:
- è stato scelto un farmaco incapace di vincere totalmente il microorganismo, che sopravvive mantenendo la malattia in fase subacuta
- il batterio produce beta lattamasi, enzimi che inattivano l’antibiotico
- il farmaco non è stato assunto correttamente
- si tratta di episodi tutti indipendenti fra loro.
La tonsillite cronica
Bisogna distinguere il fenomeno della cronicizzazione da quello della ricorrenza.
Rispetto a quest’ultima, la tonsillite cronica è tipica dell’età adulta e può dipendere dal fatto che:
- il microorganismo responsabile dell’infezione è particolarmente virulento
- l’antibiotico è inefficace o non sufficientemente potente alla dose prescritta
- il soggetto ha difese immunitarie particolarmente indebolite.
Possibili cause della tonsillite
L’origine della tonsillite è generalmente virale e più raramente batterica.
Il 30% circa di tutti i casi è dovuto a batteri classici, il 15% a batteri atipici, il 40% a virus. Nel 15% dei casi non viene individuata l’eziologia.
Streptococchi nella tonsillite batterica
Un criterio generale di distinzione di massima fra tonsillite batterica e virale è rappresentato dalla durata dei sintomi. Generalmente, se persistono più di 72 ore si tratta verosimilmente di un’infezione batterica.
I batteri più frequentemente chiamati in causa quando si parla di tonsillite sono gli streptococchi. In assoluto il più comune è lo Streptococco Beta Emolitico di Gruppo A (SBEGA), diffuso soprattutto nei bambini fra i 5 ed i 15 anni.
Alcuni dei batteri responsabili della tonsillite, ricordiamo lo Staphylococcus aureus e l’Haemophilus influenzae, producono una sostanza, la beta lattamasi, che inattiva un gruppo di antibiotici molto usato in terapia, i beta lattamici. Il medico deve tenerne conto quando prescrive la terapia.
Streptococco Beta Emolitico di Gruppo A
Lo Streptococco Beta Emolitico di Gruppo A è stato, in passato, una fonte di complicanze a lungo termine della tonsillite di una certa gravità. L’uso più appropriato degli antibiotici ed il miglioramento della diagnostica hanno ridotto l’incidenza di questi fenomeni.
Infatti, la sua permanenza nel corpo scatena eventi che possono portare ad alterazioni di vari organi. Ad esempio, possono intaccare l’integrità delle valvole cardiache, causando soffi o aritmie.
Lo SBEGA può anche colpire il rene, provocandone un’infiammazione e una conseguente perdita parziale della funzione filtrante.
Anche le articolazioni possono finire nel mirino del microorganismo. In questo caso, il risultato è il reumatismo articolare acuto.
Leggi il nostro approfondimento su infezioni da streptococco: cosa sono, quali sono, sintomi e come curarle.
Adenovirus e rhinovirus nella tonsillite virale
I virus più frequentemente responsabili della tonsillite virale sono:
- adenovirus
- rhinovirus (responsabili del raffreddore)
- orthomyxovirus (che causano l’influenza).
Più raramente alla base di questa condizione possono esserci alcuni Herpes virus, come il virus di Epstein Barr (conosciuto per essere l’agente che provoca la mononucleosi), l’Herpes simplex, il citomegalovirus o anche retrovirus come l’HIV.
La tonsillite virale tende ad avere un andamento stagionale, con maggior prevalenza tra novembre e marzo.
Come si trasmette la tonsillite e quali sono i fattori di rischio
La tonsillite ha una modalità di trasmissione di tipo aereo. Il contagio è dunque favorito dalla sosta in luoghi pubblici affollati, specialmente se riscaldati a temperature elevate, come capita frequentemente in inverno nei posti di lavoro e pubblici.
I luoghi nei quali si diffonde più rapidamente sono quelli frequentati dai bambini.
Chi ha la tonsillite e vuole, auspicabilmente, evitare di diffondere il microorganismo deve ricordarsi di starnutire e tossire in un fazzoletto usa e getta da eliminare subito dopo l’uso (in alternativa nella piega del gomito) lavandosi le mani con acqua calda corrente e sapone. È anche importante mantenere la distanza di sicurezza dalle altre persone.
La forma virale può, in determinate circostanze di indebolimento immunitario, favorire la superinfezione batterica.
Tonsillite: sintomi
I sintomi della tonsillite raggiungono il picco entro 72 ore, per risolversi entro una settimana circa.
È presente mal di gola e dolore alla deglutizione (odinofagia), che rende difficile l’ingestione dei cibi (disfagia). Il dolore alla deglutizione è un elemento distintivo che, nei bambini più piccoli, porta spesso al rifiuto del cibo.
Il dolore può estendersi anche all’orecchio. Questo sintomo può essere letto come il segno di un’estensione dell’infezione, ma è più spesso un dolore riflesso: la gola e l’orecchio condividono, infatti, alcune fibre nervose.
Le tonsille sono gonfie (ipertrofia tonsillare) e arrossate; possono essere coperte di essudato purulento, che si raccoglie nelle cripte formando le placche. Questo quadro di proliferazione microbica è causa di alitosi. Soprattutto nelle tonsilliti virali sono presenti raffreddore e tosse, dovuta allo scolo di muco nella zona retronasale.
I linfonodi latero-cervicali sono gonfi e dolenti.
L’infezione e lo stato di infiammazione da essa innescato causano quasi sempre febbre, più elevata e ad insorgenza più rapida nelle forme batteriche. La tonsillite è anche accompagnata da malessere generale.
Sintomi della forma cronica
Non esiste una definizione universale della tonsillite cronica in base alla durata della sintomatologia.
Alcuni testi indicano una durata di almeno 3 mesi come discriminante per determinare l’avvenuta cronicizzazione. Secondo altri testi, invece, per essere definita cronica è sufficiente che un’infezione superi le 4 settimane.
In ogni caso, i sintomi della tonsillite cronica sono piuttosto simili a quelli delle forme acute:
- mal di gola e dolore alla deglutizione persistenti
- alitosi marcata
- ingrossamento dei linfonodi del collo.
Quali sono i sintomi della tonsillite batterica
Pur essendo caratterizzata da una sintomatologia piuttosto simile a quella virale, la tonsillite batterica, rara sotto i 2 anni e più frequente in età scolare, si differenzia per alcuni aspetti peculiari.
L’esordio improvviso con febbre già elevata, che può anche salire oltre i 40°C, l’ingrossamento dei linfonodi del collo (adenopatia), la comparsa di macchioline puntiformi sul palato (petecchie palatine) ed essudato (placche) sono più frequenti nelle forme batteriche.
Ricordiamo anche che l’infezione da Streptococco Beta Emolitico di Gruppo A può essere associata ad un’eruzione sul viso (esantema) sovrapponibile a quella causata dalla scarlattina, malattia della quale è peraltro responsabile lo stesso microorganismo.
Inoltre, la tonsillite batterica produce un aumento del numero dei globuli bianchi (leucocitosi), valutabile con un esame del sangue.
Nausea e vomito sono presenti soprattutto nei bambini piccoli colpiti dalla forma batterica.
Sintomi della tonsillite virale
La tonsillite virale provoca mal di gola e febbre, che normalmente raggiungono il picco entro 72 ore e si risolvono spontaneamente nell’arco di qualche giorno.
Possono essere presenti placche e altri sintomi analoghi a quelli della forma batterica.
Rispetto alle forme batteriche, quelle virali hanno solitamente insorgenza più graduale e sono associate a mal di gola meno intenso e arrossamento meno marcato.
Sono spesso accompagnate da raucedine (questo sintomo segnala che anche la laringe è coinvolta nel processo infettivo), tosse e rinite con rinorrea (più semplicemente naso che cola).
La tonsillite virale non produce in genere leucocitosi e non altera significativamente i parametri del sangue associati all’infiammazione come la VES.
Il decorso della tonsillite
I sintomi si risolvono generalmente nel giro di una settimana, sia nel caso sia di origine virale che batterica (se trattata correttamente con l’antibiotico).
Il picco dei sintomi si verifica dopo 72 ore circa.
Generalmente l’infezione si risolve così. Se, però, non viene opportunamente trattata, può recidivare e causare infezioni ricorrenti.
In questi casi, infatti, il microorganismo sopravvive alla terapia e, per così dire, si nasconde al sistema immunitario, per riattivarsi improvvisamente e generare una nuova infezione.
In casi particolari, la tonsillite può anche cronicizzare.
La tonsillite ricorrente e cronica rappresenta, in alcuni pazienti, una delle indicazioni per la chirurgia.
Le complicazioni della tonsillite
Al contrario della tonsillite, che di per sé, in condizioni normali, non genera particolari preoccupazioni, le sue complicanze possono rappresentare un problema vero.
Le complicanze sono generalmente tipiche delle tonsilliti streptococciche, le uniche correlate a sequele a breve o lungo termine.
Le complicanze suppurative
In circostanze particolari, i microorganismi ospitati nel tessuto infetto possono proliferare e generare complicanze suppurative.
Questi disturbi provocano:
- difficoltà marcata alla deglutizione
- perdita involontaria di saliva (scialorrea)
- contrazione involontaria dei muscoli della masticazione (trisma).
Cos’è l’ascesso peritonsillare
L’ascesso peritonsillare è una complicanza rara nel bambino e relativamente frequente nel giovane adulto.
Non è per forza correlato ad una tonsillite particolarmente grave: può avere origine anche da un’infezione apparentemente banale.
Compare con mal di gola e febbre non elevata, ma poi durante l’evoluzione, esprime una sintomatologia caratteristica, che definisce la cosiddetta triade tipica e che comprende dolore di gola intenso, trisma e rinolalia chiusa posteriore. Quest’ultima condizione è responsabile della cosiddetta “voce da rospo” tipica dei soggetti colpiti.
Il trattamento dell’ascesso peritonsillare prevede incisione e drenaggio della raccolta.
Le complicanze non suppurative
Raramente la tonsillite streptococcica può essere all’origine di complicanze a lungo termine come il reumatismo articolare acuto, le alterazioni delle valvole cardiache e la glomerulonefrite.
Infatti, il contatto dell’organismo con questo batterio può scatenare una risposta errata del sistema immunitario, che, nel tentativo di contrastare il microbo, produce anticorpi contro strutture presenti nel corpo. Questa reazione autoimmune si scatena contro il tessuto connettivo e produce i danni maggiori in corrispondenza di organi e strutture anatomiche che ne sono ricchi.
L’infezione da SBEGA nei bambini piccoli può determinare lo sviluppo della scarlattina. In questo caso, all’eruzione palatina (enantema) si accompagna un esantema che colpisce il viso.
Inoltre, la diffusione locale dell’infezione può lambire il condotto uditivo e causare otite.
La terapia antibiotica è in grado di prevenire queste complicanze.
Nel bambino può accadere che l’infezione sia tanto intensa e persistente da causare un aumento significativo del volume delle tonsille. Si parla di ipertrofia tonsillare ostruttiva quando le tonsille sono tanto voluminose da impedire la corretta respirazione.
Il piccolo va così incontro a episodi di apnea nel sonno, che nel tempo sono responsabili di affaticamento cardio-respiratorio.
Questa condizione non deve essere confusa con l’aumento di volume di tonsille e adenoidi fisiologico in età pediatrica, associato ad un’intensa attività immunologica.
Le complicanze mediate da tossine
In condizioni molto particolari di depressione immunitaria o di rapido aumento della virulenza del batterio, si può verificare una complicanza molto grave, la Sindrome da Shock Tossico.
Se, a causa della debolezza dell’ospite o dell’aggressività del microbo (o di entrambe queste condizioni), quest’ultimo contamina il torrente circolatorio, si diffonde in tutto l’organismo (sepsi) e può causare un’insufficienza multiorgano potenzialmente letale.
La diagnosi della tonsillite
Il punto interessante nella diagnosi della tonsillite è la distinzione fra forme virali e forme batteriche, non sempre facile.
La valutazione otorinolaringoiatrica
La tonsillite comporta il 15% circa di tutte le visite ambulatoriali presso i medici di medicina generale, il 2% di tutti gli accessi al medico di base nel nostro Paese. Negli Stati Uniti è alla base di 40 milioni di visite.
Durante la visita, il medico osserva il cavo orale e la gola, controlla l’eventuale ingrossamento dei linfonodi latero-cervicali e ascolta il racconto del paziente. La presenza di rinorrea (scolo di muco dalla zona retronasale verso la gola) e della tosse depone di solito per l’origine virale. La persistenza dei sintomi oltre le 72 ore, invece, per quella batterica.
Un’ulteriore differenziazione che può essere operata a questo livello riguarda l’esclusione della mononucleosi infettiva. Questa patologia comporta sì ingrossamento dei linfonodi cervicali, ma anche degli altri linfonodi del corpo. Inoltre, causa il tipico aumento di volume del fegato e della milza (epatosplenomegalia), affaticamento e malessere.
La diagnosi di mononucleosi può essere confermata con un esame del sangue per la ricerca degli anticorpi diretti contro il virus di Epstein-Barr.
Il dosaggio del titolo antistreptolisinico (TAS) permette di escludere o confermare la presenza dello Streptococco Beta Emolitico di Gruppo A e può essere usato come indicatore per monitorare l’evoluzione dell’infezione nel tempo.
Leggi il nostro approfondimento sulla mononucleosi.
I test di laboratorio
Sono disponibili test rapidi oppure tradizionali per accertare la diagnosi della tonsillite.
Non sempre la diagnosi passa attraverso queste procedure. In molti casi, negli adulti, il tampone viene bypassato e la diagnosi si basa sui criteri del punteggio di Centor modificato. Il medico valuta la presenza di 4 parametri:
- febbre
- essudati tonsillari
- assenza di tosse
- ingrossamento dei linfonodi latero-cervicali.
I soggetti che ne presentano uno solo o nessuno hanno scarsa probabilità di essere affetti da infezione batterica e possono non essere sottoposti ad esami.
I pazienti che soddisfano 2 criteri possono essere sottoposti a esame; coloro che soddisfano 3 o 4 criteri possono essere sottoposti a esame oppure trattati empiricamente per lo SBEGA.
Test antigenici rapidi
I test rapidi di identificazione sono molto usati. Anche se specifici, però, non sono molto sensibili e producono molti falsi negativi. Spesso devono essere seguiti da un esame colturale per la conferma.
I vantaggi offerti dai test rapidi sono molti. Innanzitutto, rendono possibile l’istituzione immediata della terapia antibiotica, laddove ce ne fosse bisogno. In secondo luogo, come è stato verificato nel corso di alcuni studi, riducono la somministrazione inutile di antibiotici, rivelando in prima istanza la natura virale dell’infezione.
Malgrado l’esistenza di questi test e le raccomandazioni a riguardo, si stima che una tonsillite su 7, nel dubbio, sia trattata con antibiotico.
Tampone faringeo
Viene usato sempre più raramente.
Per effettuare un tampone faringeo, il medico preleva un campione di secrezioni presenti sulle tonsille tramite un bastoncino simile ad un cotton fioc, spremendo le tonsille e non semplicemente strisciando il bastoncino su di esse.
Il campione viene poi posto in coltura, al termine della quale viene verificata l’eventuale crescita di colonie di microorganismi.
Questo sistema permette di ricavare un antibiogramma, ossia una lista di antibiotici nei confronti dei quali il microorganismo è sensibile, che può aiutare a gestire le infezioni ricorrenti.
Come si cura la tonsillite
La cura della tonsillite dipende dalla causa che l’ha generata.
Nel caso si tratti di infezione virale, la guarigione è spontanea e si verifica entro 7-10 giorni dal momento dell’insorgenza dei primi sintomi, con il picco sintomatologico nelle prime 72 ore.
Nel caso, invece, in cui l’origine sia batterica, è necessaria la terapia antibiotica.
Tonsillite virale
Farmaci
La tonsillite virale è una condizione autolimitante, che guarisce spontaneamente nel giro di una settimana. Può, occasionalmente, essere necessaria una terapia di supporto.
Per controllare la febbre e il dolore può essere usato il paracetamolo.
In alcuni casi il medico consiglia farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), disponibili sia in formulazione per uso sistemico che locale (spray, pastiglie), anche in associazione con benzocaina o lidocaina, che, essendo anestetici locali, hanno un effetto analgesico.
In alcuni testi vengono citati schemi di trattamento con una singola dose di un cortisonico (ad esempio desametasone), che può ridurre la durata dei sintomi senza però influenzare i tassi di ricaduta o le possibili complicanze.
È possibile effettuare gargarismi con una soluzione diluita (al 50% in acqua) di perossido di idrogeno, la comune acqua ossigenata: il lavaggio promuove lo sbrigliamento e migliora l’igiene orofaringea. I gargarismi con acqua ossigenata sono utili anche per eliminare i tonsilloliti.
Rimedi naturali
Seguire qualche regola di buonsenso può aiutare a migliorare la sintomatologia della tonsillite virale.
Poiché la mucosa della gola è irritata e si disidrata facilmente, è utile bere un’adeguata quantità di acqua. L’ingestione di bevande fresche, come le tisane non zuccherate, dà anche sollievo al fastidio.
Stare a riposo per qualche giorno facilita il recupero.
Tonsillite batterica
L’obiettivo della terapia è rappresentato dalla prevenzione delle complicanze della malattia.
La scelta di prescrivere l’antibiotico in sede di diagnosi, anche senza la certezza che si tratti di un’infezione batterica, non è basata su considerazioni scientifiche.
Infatti, nella maggior parte dei casi, la tonsillite ha natura virale. Inoltre, in molti casi, quelli che sono ritenuti comunemente segni distintivi della forma batterica, come le placche, sono in realtà presenti anche in quella virale.
Generalmente, come riportano i testi, la terapia antibiotica dovrebbe essere istituita dopo 72 ore di attesa a sintomatologia invariata e assunta con posologia e durata di trattamento corrette. Diversamente, il rischio è un parziale risultato terapeutico, che può evolvere verso una recidiva.
Quale antibiotico?
Per la terapia della tonsillite batterica vengono impiegati antibiotici ad ampio spettro, solitamente beta-lattamici. Occorre però tenere conto del fatto che molti dei microorganismi responsabili di questa patologia sono produttori di beta lattamasi (ossia enzimi capaci di inattivare questa categoria di antibiotici) e valutare l’uso di medicinali beta lattamasi resistenti, come le cefalosporine e le aminopenicilline.
In caso di infezioni ricorrenti oppure quando si sospetta una scarsa efficacia terapeutica, deve essere eseguito un tampone con antibiogramma, per individuare precisamente l’antibiotico verso il quale il microbo risulta più sensibile.
Le linee guida nazionali raccomandano di protrarre l’assunzione dell’antibiotico per 10 giorni, per ottenere l’eradicazione completa del batterio.
Perché l’antibiotico a volte non funziona
Le possibili cause di fallimento della terapia antibatterica possono riguardare la diagnosi: un errore in questa fase pregiudica il successo della terapia.
Oppure il batterio può essere resistente al farmaco usato. Ancora, l’antibiotico può essere efficace ma non abbastanza potente da eradicare il microorganismo.
In altri casi, come capita abbastanza spesso, il paziente non aderisce correttamente allo schema terapeutico prescritto dal medico:
- prende una dose inferiore
- dimentica di assumere il farmaco
- abbrevia di sua spontanea iniziativa la durata del trattamento.
Quando le tonsille devono essere tolte
Oggi, gli interventi di asportazione delle tonsille sono molto meno frequenti di un tempo, quando insieme alle tonsille venivano rimosse anche le adenoidi, grazie al miglioramento degli antibiotici e alla modifica delle indicazioni alla chirurgia.
Resta, però, il fatto che l’intervento di tonsillectomia può essere la soluzione se le infezioni sono ricorrenti: come riferimento viene considerata una frequenza superiore a 6 episodi all’anno oppure 4 episodi all’anno per 2 anni consecutivi o ancora 3 episodi all’anno per 3 anni.
Si ricorre alla chirurgia anche quando le tonsilliti danno luogo a complicazioni importanti, come l’ascesso tonsillare o l’ostruzione respiratoria.
La decisione deve essere guidata da criteri di personalizzazione della scelta: il medico esamina vari fattori, fra cui:
- età del paziente
- fattori di rischio
- risposta alle recidive.
Quando viene considerata la chirurgia nella forma ricorrente
La ricorrenza delle tonsilliti può spingere a valutare l’ipotesi dell’intervento chirurgico di asportazione.
In particolare, la tonsillectomia viene considerata per le infezioni ripetute da SBEGA, in particolare quando sono associate a complicanze a carico delle valvole cardiache, dei reni o delle articolazioni.
La chirurgia per le tonsille
La tonsillectomia viene eseguita in anestesia generale e può essere effettuata con diverse tecniche chirurgiche.
L’intervento è associato a un breve ricovero, di solito 24 ore nel bambino e 48 nell’adulto.
La complicanza più frequente (ma che comunque si verifica in meno del 2% dei pazienti) è il sanguinamento intraoperatorio o postoperatorio. In questi casi, l’emorragia viene bloccata e il paziente tenuto in osservazione. L’applicazione del ghiaccio previene questa evenienza.
Il dolore postoperatorio viene controllato con la somministrazione di analgesici.
Le complicanze sono generalmente più frequenti e più gravi negli adulti.
Come si previene la tonsillite
Ci si può proteggere dal rischio di tonsillite applicando le regole di base valide per tutte le infezioni, ovvero con il lavaggio frequente delle mani, con il distanziamento rispetto alle persone che potrebbero essere veicolo di contagio.
Durante la stagione invernale, quella in cui la tonsillite raggiunge la massima incidenza, una dieta ricca di antiossidanti, fra i quali la vitamina C e lo zinco, può aiutare a mantenere efficiente il sistema immunitario.
Fonti
- Large-Scale Validation of the Centor and McIsaac Scores to Predict Group A Streptococcal Pharyngitis – A.M. Fine et al – Archives of internal medicine, 2012.
- Corticosteroids as standalone or add-on treatment for sore throat – G. Hayward et al – Cochrane Database System Review, 2012.
- La patologia faringo-tonsillare: terapia medica e terapia chirurgica – Università di Ferrara – Otorinolaringoiatria.
- Intracellular reservoir of Streptococcus pyogenes in vivo: a possible explanation for recurrent pharyngotonsillitis – A. Osterlund et al – Laryngoscope, 1997.
Ti è piaciuto il nostro articolo? Condividilo su Pinterest.