La Proteina C reattiva (PCR) è uno degli indicatori di fase acuta più sensibili. I suoi livelli plasmatici aumentano notevolmente (100 volte o più) dopo gravi traumi, infezioni batteriche, infiammazioni, interventi chirurgici o durante la proliferazione tumorale.
Tradizionalmente, la determinazione della PCR è stata utilizzata per valutare e monitorare l’attività delle malattie infiammatorie, per rilevare le infezioni postoperatorie e il rigetto nel trapianto.
Infatti, negli ultimi anni numerosi studi epidemiologici hanno confermato che i pazienti con elevati livelli plasmatici di PCR vanno incontro ad un aumentato rischio di malattia coronarica e infarto miocardico.
Sebbene vi siano chiare prove del ruolo dell’infiammazione nella malattia coronarica, non è stato stabilito il meccanismo preciso della relazione tra i livelli plasmatici di PCR e il rischio cardiovascolare.
Il test per misurare la molecola consiste in un semplice prelievo venoso effettuato a digiuno ed il risultato arriva dopo qualche giorno. Di fondamentale importanza è l’indice PCR nei bambini e nei neonati, dove arriva a ricoprire un ruolo vitale nel capire l’avanzamento della flogosi e predirne la prognosi.
Proteina C reattiva: cos’è
La proteina C-reattiva (o CRP) è una sostanza prodotta dal fegato in risposta all’infiammazione.
Altri nomi per indicarla sono:
- proteina C-reattiva ad alta sensibilità (hs-CRP)
- proteina C-reattiva ultrasensibile (us-CRP).
Un alto livello di CRP nel sangue è considerato segno di infiammazione. Può essere causato da un’ampia varietà di condizioni, dalle infezioni al cancro.
Ma, livelli elevati possono anche indicare che c’è un’infiammazione nelle arterie del cuore, il che può significare un rischio maggiore di infarto.
Tuttavia, il test è estremamente aspecifico e i livelli di PCR possono essere elevati in qualsiasi condizione infiammatoria.

Metabolismo, sintesi, funzione
In termini medici, la proteina C-reattiva o CRP (C-Reactive Protein in inglese) è una molecola tipica della fase acuta, sintetizzata nel fegato dai macrofagi, una sottocategoria di cellule del sangue con un ruolo importante nel sistema immunitario, e dagli adipociti, cellule che formano il tessuto adiposo.
La PCR viene inviata nel flusso sanguigno in risposta all’insorgenza dell’infiammazione, diventando non solo marker, ma anche elemento attivo nel processo infiammatorio.
La PCR e gli altri indicatori di processi flogistici, come la velocità di eritrosedimentazione (VES), sono noti come reagenti di fase acuta, con un tasso di risposta di 8-12 ore dopo l’instaurarsi del processo.
Altri sinonimi che si trovano in letteratura sono proteina C-reattiva ad alta sensibilità (hs-CRP) e proteina C-reattiva ultrasensibile (us-CRP).
La PCR è, chimicamente, una proteina anulare, scoperta nel 1930 da W. S. Tillet e T. Francis, nel siero di pazienti affetti da polmonite nella fase acuta dell’infezione pneumococcica. Il suo nome deriva dalla reazione che avviene tra la proteina e il polisaccaride C nella parete dello Pneumococco. Essa è la formula di risposta dell’organismo a:
- infezioni (con batteri, virus e funghi)
- Infiammazione acuta
- danno tissutale (infarto miocardico, pancreatite acuta, trauma)
- infiammazioni croniche (malattie autoimmuni, reumatismi, neoplasie).
Quindi, in condizioni di salute normali, il livello di proteina C-reattiva nel sangue è basso ma aumenta rapidamente, anche se non in modo specifico, in risposta a lesioni e infiammazioni, essendo un marker più sensibile e veloce della VES.
Alti livelli di PCR possono segnalare infezioni croniche, malattie cardiovascolari o malattie autoimmuni.
Un alto livello di PCR è considerato, in termini medici, un biomarcatore, cioè una variabile da tenere in considerazione quando si analizza la salute di una persona, anche se non può essere indicatore di una particolare diagnosi (bassa specificità).

Proteina C reattiva: quando e perché va misurata
Il test PCR determina il livello di proteina nel sangue. I valori sono espressi in milligrammi per litro di sangue (mg/L) e l’esame è prescritto dai medici per diagnosticare o per monitorare una condizione che causa infiammazione nel corpo umano.
L’analisi del sangue viene eseguita a stomaco vuoto ed è indicata nei seguenti casi.
Infezioni
Nel contesto della comparsa dei sintomi di un’infezione quali:
- febbre
- brividi
- respirazione rapida
- battito cardiaco accelerato
- mal di testa
- nausea e vomito.
Malattie croniche
Nell’ambito del monitoraggio dell’evoluzione di malattie croniche, ustioni, trattamento antibiotico in caso di infezioni batteriche, trattamento antinfiammatorio nelle malattie reumatiche, individuazione di complicanze postoperatorie che possono scatenare infezioni occulte e rigetto di trapianti.
Per determinare se l’organismo risponde al trattamento eseguito, rispettivamente, si considera il livello di infiammazione proporzionalmente ai valori di PCR.
Patologie
Il test viene utilizzato anche nel contesto di una diagnosi differenziale tra:
- malattia di Crohn (alta PCR)
- colite ulcerosa (bassa PCR)
- artrite reumatoide (alta PCR)
- lupus non complicato (bassa PCR).
Ad esempio, i valori possono risultare alti:
- dopo una significativa perdita di sangue, un trauma o un intervento chirurgico maggiore
- piastrine basse ed alta PCR possono verificarsi sullo sfondo di un cancro o di una disfunzione renale
- bassa creatinina sierica ed alta proteina reattiva mostrano una bassa probabilità di infezione renale; nelle donne in gravidanza un basso livello di TSH, un basso livello di urea sierica e un alto livello di PCR sono considerati normali per questa condizione.
Tuttavia, si rammenta che i valori di PCR sono solo indicativi di alcune condizioni mediche, ma rimangono fini a sé stessi se non correlati da un processo diagnostico complesso sotto stretta osservanza medico-specialistica.

Preparazione all’esame
Il test della proteina C-reattiva viene effettuato attraverso un semplice prelievo di sangue. Si consiglia di effettuare la raccolta al mattino, a stomaco vuoto, in modo che l’accuratezza dei risultati sia massima.
E’ utile accertarsi con il proprio curante se sia possibile assumere i farmaci del mattino, inghiottendoli con un po’ d’acqua naturale.
Come si misura
La mattina del prelievo un infermiere lega un laccio emostatico attorno al braccio del paziente per rendere evidente una vena. Dopo aver accuratamente disinfettato la zona, provvede al prelievo di pochi ml di sangue, che riporrà accuratamente dentro una provetta sterile.
Il risultato è pronto dopo qualche giorno, a meno che non ci si trovi ricoverati o in pronto soccorso.
Esistono essenzialmente 2 tipi di test PCR che possono essere richiesti dal medico curante.
- PCR standard: solitamente utilizzato in pazienti con processi infettivi o infiammatori (generalmente con un intervallo di 3-200 mg/L).
- PCR ultrasensibile (hsCRP) o ad alta sensibilità: in grado di rilevare livelli inferiori di molecola nel circolo sanguigno con sensibilità analitica intorno allo 0,1 mg/L; viene utilizzato anche per stimare il rischio cardiaco.

Proteina C reattiva: interpretazione dei risultati
Per un test CRP standard, i valori normali possono essere inferiori a 5 mg/L.
Un risultato del test che mostra un livello di CRP superiore a 10 mg/L segnala l’esistenza di un problema di salute, una malattia cronica, un infortunio o delle ustioni.
L’aumento della PCR è una risposta non specifica all’infiammazione e all’infezione. Per valutare il rischio cardiaco, viene utilizzato il test PCR ultrasensibile.
Invece, per stimare il rischio di malattie cardiache esso tiene conto del fatto che un valore inferiore a 1 mg/L corrisponde ad una soglia di rischio basso (un valore medio normale è di circa 0,8 mg/L).
Al di sopra di tale valore ritroviamo le soglie di rischio intermedio e alto. Il test ultrasensibile viene utilizzato anche per la diagnosi precoce delle infezioni e della loro gravità in pediatria.
Infatti, particolarmente in questo ambito, la PCR rientra tra i primi parametri indicativi di una flogosi ed è ritenuta la pietra miliare dell’iter diagnostico.
Proteina C reattiva: valori normali
I valori medi di PCR normale per una persona sana sono inferiori a 5 mg/L, ma possono differire a seconda di molti fattori, quali:
- età
- genere
- stile di vita
- patologie mediche sottostanti.
Invece, valori più elevati di PCR, ma che non sono direttamente correlati all’esistenza di malattie croniche nell’organismo, possono essere registrati se una persona soffre di:
- ipertensione
- obesità
- sedentarismo
- dipendenza dal fumo attivo o dalle bevande alcoliche
- colesterolo alto
- dieta ricca di cibi infiammatori o allergeni.

Proteina C reattiva: valori alti
Un alto livello di PCR nel sangue è il segnale della presenza di un’infiammazione che può avere varie cause, da un’infezione batterica a varie forme di cancro.
Infatti, nelle infezioni batteriche acute, la concentrazione aumenta rapidamente, dopo 4-6 ore e può raggiungere valori superiori a 100 mg/L, diminuisce poi in pochi giorni con il trattamento dell’infezione.
Invece, nelle malattie infiammatorie croniche e nei tumori c’è un moderato aumento della concentrazione di PCR, tra 10-100 mg/L.
I livelli possono aumentare esponenzialmente (100 volte o più) a causa di:
- gravi traumi
- infezioni batteriche
- infiammazioni
- interventi chirurgici
- tumori estesi.
Range valori alti del test
Un valore alto può indicare l’esistenza di infiammazione nelle arterie, che può riflettersi in un aumento del rischio di malattie cardiovascolari ed infarto del miocardio.
- I valori del test al di sotto della soglia di 1 mg/L indicano che la persona ha un basso rischio di malattie cardiovascolari.
- Risultato del test con valori nell’intervallo 1 – 2,9 mg / L indica un livello di rischio intermedio.
- Un risultato del test con valori superiori a 3 mg/L indica un alto livello di rischio cardiovascolare.
- Risultato del test con valori superiori a 10 mg/L è un segnale di allarme e richiede ulteriori test per determinarne la causa.
N.B.: va ricordato che la valutazione del rischio cardiovascolare non comprende solo i valori di PCR, anzi, nella maggior parte dei casi questa è sinonimo di lesioni infiammatorie aspecifiche.
Un quadro generale del paziente, che comprenda età, genere, diabete, valori colesterolemici e capacità renale, aiuta lo specialista ad attribuire il rischio ad ogni singolo paziente.
Valori alti e possibile patologie
Numerosi studi scientifici hanno fornito prove del ruolo funzionale che la proteina C-reattiva svolge nei processi infiammatori che avvengono all’interno del corpo umano.
Essa è un biomarcatore dell’infiammazione ma alcuni studi suggeriscono che si attacchi alle membrane cellulari danneggiate per contribuire alla risposta infiammatoria.
La proteina C-reattiva non è solo un marker di infiammazione, ma ha anche un ruolo protettivo contro le infezioni batteriche. Quindi, alti livelli possono segnalare l’esistenza di diverse condizioni come:
- malattie cardiovascolari
- infarto
- malattie infiammatorie intestinali
- appendicite
- malattie autoimmuni (es. artrite reumatoide)
- malattie polmonari (es. BPCO, tubercolosi, polmonite)
- diabete
- tumori (polmonari, linfoma)
- malattie del tessuto connettivo
- malattie autoimmuni
- infezioni ossee (osteomielite)
- infezioni batteriche più o meno gravi
- setticemia
- colecistite
- infezioni fungine
- pancreatite acuta.
Inoltre, il livello può essere aumentato a seguito di:
- traumi importanti o fratture multiple
- interventi chirurgici.
Allo stesso tempo, possono verificarsi alti livelli di proteina C-reattiva in assenza di un processo infiammatorio, come nel caso di:
- donne che seguono una terapia contraccettiva orale
- donne in gravidanza
- persone con uno stile di vita sedentario, sovrappeso, anziani.

PCR e rischio di infarto
Negli ultimi anni numerosi studi epidemiologici hanno confermato che i pazienti con elevati livelli plasmatici di PCR vanno incontro ad un aumentato rischio di malattia coronarica e infarto miocardico.
Sebbene vi siano chiare prove del ruolo dell‘infiammazione nella malattia coronarica, non è stato stabilito il meccanismo preciso della relazione tra i livelli plasmatici di PCR e il rischio cardiovascolare.
Una questione irrisolta rimane se l’aumento dei livelli plasmatici sia la causa o la conseguenza della malattia (probabilmente entrambe). È possibile che la risposta infiammatoria associata alle lesioni ateromatose inneschi la produzione di citochine in quantità sufficiente a indurre un aumento misurabile della PCR nel plasma.
A sua volta essa, a causa dei suoi effetti proinfiammatori, può aumentare la vulnerabilità delle placche aterosclerotiche o può avere altre azioni che aggravano la malattia.

Proteina C reattiva: valori bassi
Normalmente, bassi valori di PCR indicano un basso livello di infiammazione nel corpo, proporzionalmente. E’ tuttavia un’evenienza raramente incontrata e poco considerabile.
Fonti
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- Osimo EF, Baxter LJ, Lewis G, Jones PB, Khandaker GM. Prevalence of low-grade inflammation in depression: a systematic review and meta-analysis of CRP levels. Psychol Med. 2019 Sep;49(12):1958-1970. doi: 10.1017/S0033291719001454. Epub 2019 Jul 1. PMID: 31258105; PMCID: PMC6712955.
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