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Home » Salute » Patologie » Artrite reumatoide: che cos’è, cause e fattori di rischio, sintomi, cure

Artrite reumatoide: che cos’è, cause e fattori di rischio, sintomi, cure

Ivana Barberini by Ivana Barberini
27 Ottobre 2020
in Patologie
artrite reumatoide: cos'è, cause, sintomi e cure
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Sommario

  • Artrite reumatoide: che cos’è
  • Artrite reumatoide: epidemiologia
  • Artrite reumatoide: cause e fattori di rischio
  • Come si manifesta l’artrite reumatoide
  • Artrite reumatoide: sintomi
  • Artrite reumatoide: diagnosi
  • Come curare l’artrite reumatoide
  • Convivere con l’artrite reumatoide: prognosi e decorso
  • Artrite reumatoide: cenni storici

L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica e sistemica, cioè dura tutta la vita e si ripercuote su tutto l’organismo. Colpisce le articolazioni e come per la maggior parte delle malattie autoimmuni, riguarda prevalentemente le donne (rapporto F:M = 2:1). La prevalenza della malattia è compresa tra lo 0,3% e l’1,5% della popolazione mondiale, ma le cause non sono ancora note.

L’artrite reumatoide si manifesta tipicamente con rigidità articolare e altri segni, sempre a carico delle articolazioni. La diagnosi si basa principalmente sui sintomi, ma anche su specifici esami del sangue. La cura è prevalentemente farmacologica ed è mirata ad alleviare la sintomatologia.

Artrite reumatoide: che cos’è

E’ una patologia autoimmune e cronica, con un forte impatto sulla vita di chi ne è colpito. È caratterizzata dall’infiammazione della membrana sinoviale (sinovite) delle piccole e grandi articolazioni. Quindi, si manifesta con:

  • tumefazione
  • rigidità
  • dolore e progressiva perdita della funzionalità articolare.

Sono soprattutto le donne ad esserne colpite, con un rapporto maschi/femmine di 2 a 1. L’età di esordio è generalmente tra i 40 e i 60 anni, ma può manifestarsi a tutte le età.

Inoltre, come succede in tutte le patologie autoimmuni, come il Lupus Erimatoso Sistemico (LES), nell’artrite reumatoide il sistema immunitario produce anticorpi (autoanticorpi) diretti contro le cellule e i tessuti sani dell’organismo.

L’organo bersaglio in questo caso è la membrana sinoviale che riveste le capsule articolari.

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Quest’ultima reagisce all’infiammazione aumentando di volume e sviluppando il panno reumatoide. Tale tessuto cresce fino ad intaccare le cartilagini deteriorandole. Nei casi più gravi può perfino arrivare alle ossa, ai tendini e ai legamenti.

Malattia sistemica

La malattia si caratterizza anche per la presenza di piccole cisti sottocutanee e dolorose dette noduli reumatoidi che compaiono a livello delle mani, dei gomiti e degli avambracci.

Inoltre, gli autoanticorpi possono aggredire anche il tessuto connettivo di altre parti del corpo (polmoni, cuore, vasi sanguigni, ecc.). Per questo motivo l’artrite reumatoide è considerata una malattia sistemica.

Quindi, l’infiammazione può estendersi fino a coinvolgere vasi sanguigni, muscoli, polmoni, reni, cuore, sistema nervoso centrale e perfino i nervi periferici. Tuttavia il coinvolgimento extra-articolare non è così frequente.

Nella fase avanzata della malattia, la cartilagine, l’osso e i legamenti delle articolazioni si usurano, causando deformità. La velocità di deterioramento delle articolazioni è però variabile. Alcuni fattori, come la predisposizione genetica, possono, infatti, influenzare l’andamento della malattia.

Inoltre, alcune ricerche evidenziano anche il ruolo giocato da fattori ambientali, come le infezioni virali e il fumo.

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Cos’è la membrana sinoviale

È la membrana che avvolge la cavità articolare, aderendo alla capsula. All’interno della cavità articolare si trova il liquido sinoviale che serve a lubrificare l’articolazione, permettendo di muoversi senza attrito.

Panno reumatoide: che cos’è

È un tessuto vascolarizzato che si genera in seguito all’infiammazione e che invade un tessuto non vascolarizzato. In caso di artrite reumatoide, il tessuto patologico invade la cartilagine articolare.

Quando la membrana sinoviale, infatti, cerca di contrastare l’infiammazione, aumenta di volume, dando origine al panno reumatoide o sinoviale.

L’espansione del panno sinoviale può, pertanto, provocare il progressivo disfacimento della cartilagine.

Nei casi più gravi sono coinvolti anche le ossa e gli altri tessuti come i tendini e i legamenti.

Cosa sono i noduli reumatoidi

Nell’artrite reumatoide sono piuttosto frequenti. Si tratta di formazioni di dimensioni variabili, superficiali o profonde, costituite da agglomerati di granulomi. Sono, cioè, piccole formazioni di tessuto morto circondato da cellule, che si localizzano generalmente nel tessuto sottocutaneo di gomiti e avambracci. Tuttavia, si possono riscontrare anche nei tendini, capsule articolari, pleure, cuore, pareti dei vasi, polmoni (sindrome di Caplan) e occhi.

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artrite reumatoide e artrosi: differenze

Differenza tra artrite e artrosi

Si tratta di patologie che coinvolgono le articolazioni e che si manifestano con dolore articolare. Ma quali sono le differenze? L’artrite è una malattia infiammatoria cronica, di tipo autoimmune e che può manifestarsi a tutte le età.

Invece, l’artrosi è una patologia degenerativa che colpisce prevalentemente dopo i 50 anni. Nella prima poi, l’organo colpito è la membrana sinoviale, nella seconda è la cartilagine articolare.

Che cos’è l’artrite?

La sintomatologia dell’artrite prevede infiammazione articolare caratterizzata da gonfiore, tumefazione, arrossamento, rigidità e dolori. Con il passare del tempo, si può anche perdere la capacità motoria delle articolazioni interessate.

Nelle forme più gravi poi la deformazione delle articolazioni compromette la gestione della vita quotidiana.

Ci sono diversi i tipi di artrite:

  • artrite reumatoide
  • gotta
  • artrite nelle malattie del connettivo come il Lupus, ad esempio.

Che cos’è l’artrosi

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L‘artrosi, invece, è una patologia degenerativa cronica collegata all’usura delle articolazioni e all’età. Colpisce in particolar modo ginocchia, spalle, mani, piedi e colonna vertebrale.

Il processo degenerativo dell’artrosi comporta un assottigliamento della cartilagine articolare e deformità ossee che causano il dolore.

artrite reumatoide: infografica

Artrite reumatoide: epidemiologia

L’artrite reumatoide colpisce più frequentemente il sesso femminile (2 su 3). Può esordire a qualunque età ma in particolare tra i 40 e i 60 anni.

Secondo l’OMS, la prevalenza è 0,3-1,5% della popolazione mondiale.

In Europa è più frequente nelle popolazioni del Nord, mentre nelle aree del Mediterraneo, la malattia sembra essere meno severa.

In Italia colpisce circa lo 0,5% della popolazione generale (0,6% delle donne e 0,25% degli uomini), quindi circa 170.000 donne e 60.000 uomini sono affetti da questa malattia, per un totale di 230.000 soggetti adulti.

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Anche se la prevalenza dell’artrite reumatoide è inferiore a quella di altre patologie, come ad esempio l’artrosi, la gravità del quadro clinico la rende una malattia altamente disabilitante, con un forte impatto socio-economico.

Artrite reumatoide: rachide cervicale

Artrite reumatoide: cause e fattori di rischio

Non si conoscono ancora le cause dell’artrite reumatoide, ma la patologia è considerata multifattoriale, cioè causata da fattori genetici e ambientali.

Vi sono stati comunque molti progressi nell’identificazione dei meccanismi cellulari che la innescano.

Per molti anni le ricerche si sono basate sulla scoperta del fattore reumatoide, un autoanticorpo presente in più dell’80% dei soggetti con artrite reumatoide.

Invece, allo stato attuale, si è compreso che la malattia è più complessa e che il fattore genetico è rilevante. Infatti, si ritiene, che i soggetti geneticamente predisposti, se esposti all’azione di un evento o di un antigene scatenante (non ancora individuato), sviluppino più facilmente la malattia.

Anche alcuni fattori sono oggetti di studio, come:

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  • età
  • esposizione al fumo
  • alimentazione
  • fattori ormonali
  • infezioni virali.

Come si manifesta l’artrite reumatoide

Il più delle volte l’inizio della malattia si caratterizzo da sintomi poco specifici come debolezza, malessere generale e febbricola.

Sono, comunque, i dolori articolari a spingere il soggetto a recarsi dal medico. Infatti, uno dei sintomi più importanti dell’artrite reumatoide è la rigidità articolare, più intensa la mattina, che migliora con il movimento. Questo è il sintomo specifico della malattia e criterio diagnostico.

Può colpire tutte le articolazioni ma comunemente riguarda mani, polsi, dita delle mani e dei piedi.

Le altre articolazioni maggiormente coinvolte sono:

  • ginocchia
  • spalle
  • gomiti
  • caviglie
  • anche.
artrite reumatoide: mani

Artrite reumatoide: sintomi

La comparsa della sintomatologia è graduale e comporta dolore e rigidità articolare, soprattutto al risveglio. Altri sintomi possono essere:

  • stanchezza e malessere generale
  • febbricola
  • perdita dell’appetito
  • sensazione di occhio secco o bocca secca
  • noduli reumatoidi sottocutanei ai gomiti e dita delle mani.

Le articolazioni colpite appaiono anche calde e tumefatte a causa del gonfiore della membrana sinoviale infiammata e del liquido all’interno dell’articolazione (liquido sinoviale).

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Possono anche deformarsi o bloccarsi, impedendo la flessione o l’estensione. Generalmente poi le dita delle mani tendono a spostarsi leggermente verso il dito mignolo.

Principali tipi di deformazione articolare

  • A collo di cigno: l’articolazione alla base delle dita si flette verso l’interno, quella intermedia si estende e quella terminale si piaga verso l’interno.
  • A bottoniera: l’articolazione intermedia del dito è piegata verso il palmo mentre quella terminale è piegata verso l’esterno (in senso opposto al palmo).
  • Pollice con deviazione a Z.
  • Gomiti in flessione.
  • Spalle addotte e intraruotate.
  • Ginocchia in flessione.
artrite reumatoide: quando consultare il reumatologo

Red Flags

In presenza di determinati sintomi è bene rivolgersi subito al reumatologo:

  • 3 o più articolazioni appaiono tumefatte da più di un mese
  • dolore ai polsi e alle piccole articolazioni di mani e piedi
  • rigidità articolare al mattino per più di 30 minuti
  • squeeze test positivo (dolore alla palpazione articolare).
artrite reumatoide: diagnosi

Artrite reumatoide: diagnosi

La diagnosi è di tipo clinico e si basa sui sintomi riferiti al medico e sull’esame reumatologico per rilevare la presenza di dolore, gonfiore e calore alle articolazioni.

È importante anche la fase dell’anamnesi per appurare:

  • eventuale familiarità, poiché le patologie autoimmuni possono essere ereditarie
  • malattie cutanee (ad esempio la psoriasi che può associarsi all’artrite)
  • presenza di febbre
  • caratteristiche del dolore articolare.

Test diagnostici

Anche i test di laboratorio possono agevolare la diagnosi, evidenziando ad esempio:

  • anemia (la mancanza di globuli rossi nel sangue);
  • fattore reumatoide (un anticorpo presente nell’80% dei soggetti con artrite reumatoide, ma solo nel 30% all’esordio della malattia);
  • anticorpi anti-citrullina o antiCCP (anticorpi molto specifici);
  • presenza di elevati indici di infiammazione nel sangue come la VES e la proteina C reattiva (PCR) che in genere sono collegate al numero di articolazioni infiammate.

Invece, gli esami strumentali come le radiografie sono utili nel valutare la progressione della malattia. In caso di sospetto, l’ecografia può essere indicata per riconoscere le infiammazioni non immediatamente evidenti durante la visita.

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Diagnosi differenziale

Si pone con le seguenti patologie:

  • artriti reattive (infezioni delle vie aeree o urinarie)
  • artriti virali ( HIV, parvovirus, rosolia)
  • connettiviti (Lupus, sindrome di Sjogren, sclerosi sistemica)
  • artriti da microcristalli (condrocalcinosi, gotta)
  • artrite psorisiaca e spondiloartriti
  • polimialgia reumatica
  • artriti dovute ad altre malattie (sarcoidosi, endocardite infettiva, diabete)
  • neoplasie.
artrite reumatoide: cure

Come curare l’artrite reumatoide

Non esiste una cura definitiva per l’artrite reumatoide, cioè non si guarisce, ma ci sono trattamenti farmacologici o terapeutici per ridurre l’impatto dei sintomi.

La ricerca è da anni orientata allo sviluppo di nuovi farmaci che, in modo selettivo, bloccano il sistema immunitario, migliorando il decorso della malattia e rallentandone la progressione. Tuttavia resta sempre una patologia piuttosto seria, anche se le attuali terapie consentono a chi ne è colpito di controllare il dolore e avere una vita quasi normale.

La tempestività è ovviamente importante per evitare che le articolazioni siano danneggiate in modo irreparabile e la terapia cambia a seconda delle fasi di malattia.

artrite reumatoide: fisoterapia

Come si cura?

Il trattamento è finalizzato a:

  1. tenere sotto controllo l’infiammazione
  2. bloccare o rallentare lo sviluppo della malattia
  3. conservare e/o recuperare la funzionalità articolare
  4. prevenire e/o correggere le deformazioni articolari.

Per raggiungere questi obiettivi l’approccio terapeutico non può essere solo farmacologico e va calibrato anche in base alle caratteristiche del soggetto, alla durata della malattia e all’entità del danno.

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Terapia farmacologica

L’Artrite Reumatoide è una malattia cronica che prevede terapie prolungate che tengono sotto controllo la malattia.

I farmaci impiegati si distinguono in tre categorie:

  • “sintomatici” (analgesici, farmaci anti-infiammatori non steroidei, cortisonici)
  • “di fondo” o DMARDs (Disease Modifying Anti-Rheumatic Drugs) e farmaci biologici
  • complementari (antidepressivi, gastroprotettori, anti-osteoporotici, integratori vitaminici, ecc.).

Tra i farmaci usati per ridurre rapidamente l’infiammazione articolare e il dolore ci sono:

  • anti-infiammatori non steroidei (Brufen, Naprosin, Aulin, ecc.).
  • cortisonici a basso dosaggio (Deltacortene, Deflan, Medro, ecc.) sia per bocca che intra-articolari (infiltrazioni).

Invece, i farmaci di fondo (DMARDs) servono a migliorare i sintomi e la funzione articolare e includono:

  • methotrexate
  • leflunomide (Arava)
  • idrossiclorochina (Plaquenil)
  • sulfasalazina
  • ciclosporina (Sandimmun Neoral)
  • minociclina
  • azatioprina.

Quelli biologici possono bloccare le molecole del sistema immunitario responsabili del danno articolare.

Artrite reumatoide: medicinali in Italia

In Italia sono in commercio:

  • adalimumab (Humira)
  • anakinra (Kineret)
  • etanercept (Enbrel),
  • certolizumab (Cimzia)
  • infliximab (Remicade)
  • tocilizumab (Roactembra)
  • rituximab (Mabthera)
  • abatacept (Orencia)
  • golimumab (Simponi).
artrite reumatoide: terapia del calore

Fisioterapia e cure non farmacologiche

Oltre ai farmaci, per ridurre l’infiammazione articolare è consigliabile adottare anche terapie non farmacologiche che prevedano attività fisica, fisioterapia (massaggi, trazioni e trattamenti con calore in profondità) e terapia occupazionale.

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Infatti, sottoporre le articolazioni infiammate a un moderato esercizio fisico e a stretching, senza affaticarsi, può evitare che si fissino in una specifica posizione.

Anche la terapia con il calore è particolarmente adatta, poiché migliora la funzione muscolare limitando la rigidità e il dolore.

È consigliabile seguire però un programma in base alla gravità e alla localizzazione della malattia. Infatti, l’obiettivo, è conservare e migliorare il tono muscolare per prevenire le limitazioni nei movimenti causati dall’artrite reumatoide.

Le sedute possono durare dai 30 ai 120 minuti ogni giorno. Ma nelle fasi di riacutizzazione è preferibile la ginnastica passiva alternata a fasi di riposo.

Anche la terapia occupazionale, attraverso precise indicazioni e l’uso di specifiche apparecchiature, aiuta a sviluppare la capacità di adattamento e a migliorare le prestazioni articolari. L’obiettivo è l’indipendenza nelle attività di vita quotidiane ed, eventualmente, favorire il reinserimento lavorativo.

Artrite reumatoide: obiettivi della fisioterapia

  • Prevenire le deformità articolari
  • Mantenere o recuperare la funzionalità articolare
  • Raggiungere una maggiore autonomia gestuale
  • Facilitare le attività quotidiane, sociali e lavorative.

Artrite reumatoide e gravidanza

Durante la gravidanza, la malattia si attenua e generalmente non è necessario assumere farmaci. Tuttavia, dopo il parto può riacutizzarsi, anche per l’impegno fisico della madre nell’accudimento del neonato.

È comunque necessario programmare una gravidanza quando la malattia è sotto controllo e non è necessario assumere farmaci che possano causare malformazioni al feto.

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artrite reumatoide e dieta mediterranea

Dieta per artrite reumatoide

Secondo la Società Italiana di Reumatologia (SIR) i soggetti affetti da artrite reumatoide dovrebbero seguire con regolarità la dieta mediterranea.

Infatti,è un regime alimentare con elevato potenziale anti-infiammatorio. Recenti studi hanno testato questa dieta su più di 200 uomini e donne con artrite reumatoide evidenziando un collegamento positivo tra alimentazione e stato di salute generale. Quindi, via libera, al consumo di:

  • olio extravergine di oliva
  • cereali non raffinati
  • frutta e verdura (fresche e di stagione)
  • pesce azzurro
  • latticini
  • carne (preferibilmente bianca)
  • modiche quantità di vino rosso.

Artrite reumatoide ed esercizio fisico

Evitando i sovraccarichi articolari, una moderata attività fisica aiuta a prevenire l’atrofia muscolare e la rigidità articolare.

È possibile svolgere sport che evitano un carico eccessivo alle articolazioni di gambe e braccia. Quindi, semaforo verde per gli sport acquatici, per la bicicletta e per gli esercizi di mobilità articolare senza carico sulle articolazioni. Tuttavia, è sempre consigliabile consultare il reumatologo prima di intraprendere un’attività sportiva, poiché possono esserci controindicazioni a seconda dello stadio della malattia.

Gli esercizi sono quindi indispensabili per:

  • conservare e migliorare la mobilità articolare
  • contrastare la tendenza all’anchilosi (blocco) delle articolazioni
  • mantenere la coordinazione
  • mantenere “in forma” muscoli, tendini, ossa.

Convivere con l’artrite reumatoide: prognosi e decorso

Una diagnosi di artrite reumatoide non è facile da sostenere. È una malattia cronica dalla quale non si guarisce. Per questo motivo è facile che ansia e depressione si affaccino alla porta. I miglioramenti dei trattamenti farmacologici consentono tuttavia di attenuare il dolore e di avere una vita pressoché normale.

È fondamentale anche restare fisicamente attivi, valutando insieme al reumatologo le attività più adatte da svolgere. Quando però l’articolazione è infiammata e tumefatta va tenuta a riposo o mobilizzata dolcemente per conservare la flessibilità articolare.

Variabilità

La malattia presenta caratteristiche piuttosto variabili.

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I soggetti colpiti da artrite reumatoide si possono dividere in tre gruppi:

  1. soggetti (circa il 10%) con poliartrite transitoria cui è seguita una remissione duratura dei sintomi
  2. quelli (circa l’80%) in cui la malattia, pur mantenendo una evoluzione cronica e progressiva, si contraddistingue dall’alternarsi di fasi di riacutizzazione e di remissione più o meno durature
  3. soggetti (circa il 10%) nei quali la patologia ha un andamento progressivo e ingravescente.

Le fasi di remissione hanno una durata variabile (da settimane ad anni). In alcuni casi si riscontrano remissioni cliniche quasi complete e durature che sembrano una vera e propria guarigione.

Prognosi negativa

Si parla di prognosi negativa quando:

  • all’esordio della malattia sono più di 20 le articolazioni colpite
  • c’è disabilità funzionale già nel primo anno di malattia
  • gli indici infiammatori (VES, Proteina C reattiva) sono elevati e persistenti
  • positività duratura per i fattori reumatoidi e anticorpi anti-citrullina
  • insorgenza precoce di erosioni articolari all’esame radiologico
  • interessamento extra-articolare.

Passi avanti della ricerca

Solo qualche anno fa, la prognosi per i soggetti colpiti da artrite reumatoide non era favorevole. Dopo circa 10 anni di malattia più del 50% manifestava gravi compromissioni articolari con un significativo peggioramento della qualità della vita. Molti erano costretti a lasciare il lavoro.

L’aspettativa di vita poi era di 3-7 anni in meno (10-15 in soggetti con coinvolgimento extra-articolare) rispetto alla popolazione sana.

I decessi, infine, avvenivano prevalentemente per vasculiti, amilodosi renale e malattie cardiovascolari. Senza considerare gli effetti indesiderati dei farmaci.

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Grazie alle nuove terapie farmacologiche la prognosi di questa malattia è, invece, notevolmente migliorata e continuerà a migliorare in futuro.

artrite reumatoide: consigli per vivere meglio al quotidiano

Consigli pratici

  • Fare delle pause: alternare il lavoro con delle pause per salvaguardare le articolazioni, rispettando i propri limiti di faticabilità.
  • Non stare in piedi se si può stare seduti e muoversi di tanto in tanto.
  • Imbottire le impugnature. Saranno più facili da afferrare e più morbide.
  • Usare degli ausili per vestirsi o afferrare gli oggetti a distanza.
  • Prendersi cura delle articolazioni modificando le proprie abitudini.
  • Anche nelle fasi di remissione o senza dolore (anche grazie ai farmaci), ricordare che le articolazioni sono state infiammate e quindi sono più fragili.
  • Sottoporsi a controlli specialistici periodici.
  • Un bagno o una doccia calda al risveglio possono essere utili per attenuare la rigidità mattutina.
  • Evitare il fumo poiché può essere un fattore di rischio.

Artrite reumatoide: cenni storici

Il primo testo in cui si parla di artrite reumatoide risale a circa due secoli fa. Si tratta della tesi di dottorato di Augustin Jacob Landré-Beauvais, un medico francese che nel 1800, con il termine di “gotta astenica primitiva”, descrisse una malattia reumatica diversa dalla gotta. Colpiva soprattutto le donne, era poliarticolare, aveva un decorso cronico e si manifestava con rigidità e deformità articolare.

Nel 1853 Jean-Martin Charcot evidenziò anche la presenza di dolore notturno, confermò l’esordio alle piccole articolazioni distali e descrisse l’alternanza di fasi acute e di remissione. Sempre Charcot nel 1867 propose la denominazione di “reumatismo cronico primario”, definizione adottata dalla letteratura medica fino a dopo la seconda guerra mondiale.

Invece, nella cultura anglosassone, si usava già dal 1859 il termine “artrite reumatoide”, introdotto da Alfred Baring Garrod.

Sono scarsi i riferimenti di questa malattia nell’antichità. Occorre attendere il 1782 quando un medico islandese, Jón Pétursson, descrisse vagamente una forma di artrite.

Tuttavia, bisogna precisare, che probabilmente all’inizio del XIX secolo non sia stata “scoperta” la malattia, ma una delle sue varianti. In altre parole, l’artrite reumatoide sarebbe esistita anche prima, ma poiché era piuttosto rara e non diagnosticata, veniva confusa con altre malattie reumatiche.

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Con la consulenza della Dott.ssa Fulvia Ceccarelli, Reumatologo Ricercatore presso l’Università Sapienza di Roma, Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche. Fa parte del team della Lupus Clinic del Policlinico Umberto I di Roma.

Fonti
  1. Società Italiana di Reumatologia
  2. Alomar (Associazione lombarda malati reumatici)
  3. MSD
  4. Artrite reumatoide. Servizio Sanitario regionale Emilia Romagna, Dipartimento medicina interna, Reumatologia
  5. Azienda Ospedaliero – Universitaria S. Anna – Ferrara, Sezione e UOC Reumatologia
  6. Trattamento precoce dell’artrite reumatoide. Integrazione operativa tra territorio e centri specializzati. Giovanni Minisola, Direttore della Divisione di Reumatologia, Ospedale di Alta Specializzazione “San Camillo”, Roma.

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Ivana Barberini

Ivana Barberini

Dietista e giornalista in ambito medico-scientifico, scrivo di salute, nutrizione e sanità per alcuni magazine on line. Per Melarossa scrivo di patologie e alimentazione in modo semplice e fruibile, per un’informazione chiara, ma sempre scientificamente corretta.

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