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Home » Salute » Terapie Naturali » Fitoterapia: cos’è, principi attivi delle piante, proprietà curative, ricette e controindicazioni

Fitoterapia: cos’è, principi attivi delle piante, proprietà curative, ricette e controindicazioni

Sylvie Pariset by Sylvie Pariset
13 Maggio 2020
in Terapie Naturali
fitoterapia: co'sè, cosa cura, ricette e pericoli
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Sommario

  • Fitoterapia: che cos’è
  • Fitoterapia: storia
  • Fitoterapia: principi attivi delle piante
  • Fitoterapia: proprietà curative delle piante
  • Applicazione della fitoterapia
  • Fitoterapia a supporto di cure farmacologiche
  • Fitoterapia: auto-prescrizione
  • Fitoterapia: guida all’uso delle piante
  • Fitoterapia: ricette di preparati casalinghi con le erbe
  • Pericoli della fitoterapia

Basata sulle qualità salutari delle erbe, la fitoterapia cura l’uomo da millenni e forse è nata con lui. La pratica considera il benessere generale dell’organismo che cerca di riportare all’equilibrio, o omeostasi. Quindi i rimedi verdi contengono i principi attivi delle piante che possono ripristinare la corretta fisiologia del corpo.

I fitocomposti così, più che alleviare i sintomi, rinforzano e sostengono l’organismo mentre combatte una malattia. Quindi, dal punto di vista naturale, i rimedi con erbe servono per prevenire i malesseri e per aumentare energia e vitalità.

Ma, per legge, in Italia, i preparati verdi devono essere titolati, ovvero devono dichiarare i grammi di principi attivi contenuti. Per alcune sostanze, sono stati fissati limiti da non superare e per altre è richiesta la ricetta medica per l’acquisto. Solamente, le Officine Farmaceutiche hanno la licenza per produrre composti come le tinture madri.

Inoltre, molti fitocomplementi sono inseriti o indicati tra gli “integratori alimentari”, come lo psilio, utile per le disfunzioni intestinali.

Tuttavia è possibile adoperare prodotti d’erboristeria per preparazioni casalinghe, in particolare sotto forma di tisane e infusi. Infatti solo per alleviare disturbi banali si può procedere con l’autoprescrizione che altrimenti sarebbe pericolosa.

In ambito medico, la fitoterapia può intervenire su sintomi comuni, come i dolori, eventualmente completando i farmaci. Tuttavia, quantità eccessive di alcuni preparati possono generare dipendenza ad essi oppure aumentare i disturbi che si vorrebbero curare.

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Fitoterapia: che cos’è

E’ la più antica e popolare forma di cura, che si basa sulle proprietà benefiche di molte piante. Pratica millenaria, la medicina delle erbe è rivolta soprattutto alla fisiologia del corpo, che viene considerato nel suo insieme.

Infatti, con i rimedi forniti dalla natura, si cerca di riequilibrare l’organismo, eliminare agenti patologici e anche prevenire i disturbi. Quindi, il metodo si occupa anche dei sintomi ma più in particolare della salute totale, per il recupero del benessere.

Per ripristinare la corretta biologia organica, alterata dalla malattia, i fitoterapeuti utilizzano principi attivi delle piante mirati. Perciò sono state fissate formule per estrarre e preparare composti dalle erbe, ognuno indicato per una diversa condizione.

Differenza con la medicina tradizionale

A differenza dei farmaci sintetici, che possono indebolire e intossicare l’organismo, i preparati erboristici rinforzano e sostengono.

Infatti, molte piante possono compensare carenze fisiologiche e stimolare le funzioni intaccate dalle patologie.

Ad esempio, il ricorso a fitoterapici in alcune malattie infettive può potenziare il sistema immunitario. In questo modo, il corpo riesce meglio a difendersi da solo, senza intervento massiccio di antibiotici.

Invece nelle sindromi croniche, il regolare utilizzo di prodotti d’erboristeria permette all’organismo di resistere. Inoltre, l’azione di compenso, dovuta alle medicine vegetali, risulta più innocua di alcuni esiti dati dai farmaci.

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fitoterapia clinica

Fitoterapia clinica

Al contrario, la fitoterapia è meno rapida e attiva nelle patologie acute, che richiedono medicinali ad effetto veloce e potenti. Comunque, numerosi medicinali da laboratorio sono stati creati a partire da sostanze “verdi”.

Attualmente la fitoterapia, pur rimanendo nella sua tradizione storica, è stata rivista e modernizzata. In prevalenza, i prodotti d’erboristeria affiancano quelli medici convenzionali, contribuendo ad aiutare l’organismo nella lotta contro la malattia.

Ad esempio, la terapia con le piante, per trattare infermità e mantenere la salute, impiega anche composti di diverse erbe medicinali. Ma, di solito, la fitoterapia utilizza le piante intere, mentre i farmaci classici sono realizzati estraendo un solo principio attivo da un’erba.

Fitoterapia: storia

La medicina “verde” è usata da secoli in tutto il mondo e probabilmente è nata con l’uomo. Infatti, avendo sotto mano le piante, i primitivi hanno avuto l’ispirazione di utilizzarle per lenire dolori e fastidi.

Quindi già agli albori della civiltà, l’uomo ha tentato di distinguere le varie erbe e di destinarle a malanni specifici. Ma, il processo è avvenuto in modo casuale, sperimentando radici, foglie ed altre parti forse su “cavie” umane.

La forza della natura, nella preistoria e nei periodi immediatamente successivi, era considerata magica.

Sacerdoti e guaritori

Particolarmente rilevante il fatto che i nostri avi vedevano nelle piante qualcosa di divino, anche in senso negativo. Infatti, tra le prime scoperte verdi dell’uomo, c’è il riconoscimento dei veleni vegetali, conseguente forse a molti avvelenamenti di prova.

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Ben presto il potere della terapia fu esclusivo di sacerdoti e “guaritori” che avevano capacità e intuito per selezionare le piante.

Ma, l’uso dei vegetali diventò sacro e destinato a rituali e cerimonie che potevano essere celebrati solo dagli iniziati. Infatti, ammalarsi era ritenuto un castigo di Dio per cui le pratiche per la guarigione venivano eseguite solo nei templi.

fitoterapia storia

Risvolti filosofici

Dal V secolo d.C., la fitoterapia ha assunto anche risvolti filosofici, con la concezione del mondo governato dai 5 elementi. Infatti, acqua, terra, fuoco, etere e aria sono le basi sui cui si sono fondate medicine tradizionali con le erbe, come quella cinese.

In Occidente, Ippocrate e altri autorevoli studiosi hanno negato l’essenza divina delle piante e introdotto la diagnosi per la cura. Ma, grazie a questi pionieri, la saggezza degli addetti alle erbe è stata tramandata nei secoli, all’inizio solo oralmente.

In seguito, le pozioni “magiche” con le erbe sono state divulgate attraverso gli scritti degli speziali o erboristi.

Nel II secolo d.C., il medico greco Galeno per primo ha illustrato 400 rimedi vegetali e ideato le ricette di preparazione. A lui si devono le “forme galeniche”, che introdussero proprietà e impiego dei composti, considerate ancora oggi.

Scuola salernitana

Poi, gli esperti di piante hanno affinato le tecniche, soprattutto nel Medio Evo, quando erano esclusiva dei conventi. Infatti, i monaci avevano a disposizione orti rigogliosi, detti “giardini dei semplici”, dove raccogliere la materia prima. Nei monasteri, le piante officinali erano trattate direttamente nei laboratori annessi, secondo le regole ereditate.

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Infatti, i monaci si sono limitati a rispettare e conservare le formule del passato, come ha fatto la famosa Scuola Salernitana.

Proprio nel Sud dell’Italia si è sviluppata l’erboristeria, sotto l’influsso degli Arabi che hanno inventato l’Alchimia.

Questa pratica, che preparava ricette più complesse e con l’introduzione della chimica, fu seguita fino al 1600. Il trattato più adottato nelle Università in Europa fu il “Canone della Medicina”, scritto dallo scienziato persiano Avicenna. Però già dai primi anni del ‘500, la scuola di pensiero del passato fu criticata dal medico svizzero Paracelso.

Rimedi spagirici

Anche alchimista e astrologo, il medico Paracelso diede impulso alla moderna erboristeria, esaminando le proprietà salutari di ogni vegetale. Infatti, secondo il medico svizzero, gli estratti delle piante contengono la forza guaritrice della natura e devono essere studiati in base alla malattia. I suoi rimedi, denominati ”spagirici”, ipotizzavano per la prima volta l’esistenza dei principi attivi nelle erbe.

Però, il vero pensiero scientifico si è evoluto nel ‘600, dietro a Galileo e Newton, con lo sviluppo di nuove tecniche.

Chinina e atropina

Nell’800, nei preparati fu introdotta la farmaceutica e quindi la chimica e si iniziò ad estrarre fitocomplementi, come chinina e atropina.

L’acido salicilico, tipico del salice bianco, è stato il primo farmaco sintetizzato nel 1870 dalla formula di una pianta.

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Inoltre, tra i vari medicinali convenzionali, come l’atropina, desunti dalla composizione di vegetali, nel 1944 venne creato il cortisone.

Fitoterapia moderna

In epoca moderna, la farmacopea ufficiale ha potuto realizzare molti medicinali efficaci prendendo spunto dalle erbe. Ma, negli ultimi anni, le industrie chimico-farmaceutiche si sono specializzate nella sintesi di composti copiati dal principio attivo di una pianta. Certamente i prodotti chimici, rispetto a quelli d’erboristeria, concentrano le sostanze e hanno un’efficacia maggiore e costante.

Infatti, oggi le piante non sono materia di studio ai corsi universitari e non compaiono in farmacia come tali. Tuttavia, la fitoterapia continua ad avere estimatori e ad essere adoperata per favorire la buona salute.

Inoltre, i farmaci possono rivelarsi impotenti o nocivi in alcune condizioni, a differenza dei rimedi vegetali, se prescritti e impiegati correttamente.

Fitoterapia: riconoscimento

Oggi, la fitoterapia è riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che definisce come fitomedicine “i prodotti medicinali finiti, provvisti di etichetta, che contengono come principi attivi esclusivamente delle piante o delle associazioni di piante allo stato grezzo sotto forma di preparati”.

Infatti, l’OMS si è dichiarata a favore dell’utilizzo della terapia come pratica curativa. Inoltre, nel 1977, l’Assemblea delle Nazioni Unite ha sollecitato l’OMS ”a promuovere le ricerche sull’utilizzo delle piante medicinali e collaborare alla migliore utilizzazione di queste attraverso lo scambio di informazioni e la valutazione del potenziale di risorse per la raccolta e la coltura di queste piante”.

fitoterapia: principi attivi

Fitoterapia: principi attivi delle piante

Rispetto ai farmaci, che concentrano un solo elemento, le erbe possiedono un “corredo” più completo, formato da molte sostanze:

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  • glucosidi, come salicina e digitossina, che però possono essere tossici in quantità elevata;
  • alcaloidi, dalla papaverina alla teina, attivi sul sistema nervoso, con proprietà sedative o stimolanti;
  • oli essenziali, diversificati in essenze volatili e resine, con doti antisettiche;
  • tannini, composti fenolici dal sapore aspro, astringenti e disinfettanti; vitamine, in prevalenza A, B e C, presenti nelle parti verdi;
  • sali minerali, quali potassio, ferro, zinco, litio e manganese;
  • flavonoidi;
  • antinfiammatori;
  • antivirali.

Droga

La parte della pianta in cui si trovano i principi terapeutici in concentrazione viene denominata “droga”. Questa materia prima riguarda l’intero vegetale oppure la parte aerea, cioè fusto e foglie, o il resto, tra cui fiori e semi.

Le erbe utilizzate in fitoterapia sono di solito in forma essiccata, private del liquido per evaporazione.

Per estrarre la sostanza attiva dal vegetale, è indispensabile l’intervento di un liquido che la faccia sciogliere. Per i fitofarmaci, si utilizza soprattutto l’acqua di cui, a caldo o a freddo, si sfrutta l’attività solvente.

In ogni modo, il liquido prescelto può agire sulla pianta intera o su parti specifiche, in percentuali ben definite.

fitoterapia: tintura madre

Tintura madre e gemmoderivati

In genere, le piante officinali o parti di esse, come i fiori, vengono prima tritate, per ricavarne meglio le sostanze salutari. Le forme “galeniche”, ovvero preparate e proposte dal laboratorio di fitoterapia, comprendono innanzitutto “tinture madri” e “gemmoderivati”.

Le prime vengono prodotte con la pianta fresca non trattata, macerata in un solvente, come l’alcol, anche conservante. Mentre, i gemmoderivati consistono nei giovani getti vegetali appena spuntati, come le piccole radici, macerati in alcol e glicerina.

Tra i 2 preparati, ci sono differenze riguardo a sostanze medicamentose e destinazione terapeutica.

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Tintura madre

Nelle tinture madri si riscontrano più principi attivi, ad alta concentrazione, ma dello stesso tipo. Quindi questo genere galenico è selettivo ed è indirizzato verso un organo specifico, che ha bisogno urgente di sostegno.

Perciò una tintura madre non va utilizzata a lungo, ma di solito funziona assumendo 60-90 gocce al giorno per il breve tempo necessario.

Ad esempio, la tintura madre di “uva ursina” contro le cistiti acute, ad azione disinfettante, al massimo va presa per 1 mese.

Gemmoderivato

Invece un gemmoderivato contiene gran parte dei principi attivi del vegetale, in concentrazione media, e lavora sulla costituzione.

Infatti, il prodotto dei virgulti non va su un organo bersaglio, ma riequilibra un apparato o un sistema dell’organismo. Il composto previene i disturbi, si modula in base alla dose, in media 60 gocce al giorno, e non ha effetti collaterali.

Tra i tanti, il gemmoderivato di “magnolia” agisce sull’apparato respiratorio, in particolare sulle mucose, ma anche sull’intestino. Pertanto le prescrizioni per questo fitofarmaco variano dalla sinusite alle nevralgie, dal mal di testa alla colite e altro.

Altri rimedi “verdi” sono disponibili come estratti, ovvero soluzioni ottenute dall’infusione o dalla macerazione di una sostanza in acqua.

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fitoterapia: tintura madre

Tisane, decotti  e infusione

Nella gamma della fitoterapia, ci sono anche gli infusi che rappresentano il metodo casalingo più comune per comporre le tisane. Così le parti delicate, come quelle aeree, di 1 o più erbe sono lasciate in acqua calda per alcuni minuti e poi filtrate.

Simili all’infusione, i decotti sono realizzati con le parti più dure della pianta, come:

  • radici
  • rami
  • corteccia
  • bacche.

Invece, per il derivato, una miscela dei costituenti è immersa in acqua fredda, portata ad ebollizione e cotta per un tempo determinato. La bevanda è pronta dopo un breve riposo fuori dal fuoco e l’indispensabile operazione di filtraggio.

Inoltre, in fitoterapia si può ricorrere anche a compresse, polveri e panni impregnati da applicare sulla cute.

Particolarmente rilevante il fatto che la fitoterapia cinese combina questi complessi vegetali con minerali e componenti animali.

Legge italiana

In Italia, per legge, tutte le preparazioni erboristiche devono essere titolate, dichiarando quanti grammi di principi attivi contengono. Quindi, per le varie sostanze vegetali esistono soglie di concentrazione che non devono essere superate, soprattutto se vendute in compresse.

Come l’iperico, che ha proprietà antidepressive e calmanti e che, da solo o in sinergia con altri elementi, va titolato. Ma, oltre a non presentare troppi grammi di principi attivi, questo tranquillante naturale può essere acquistato solo con ricetta medica.

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Anche gli “estratti secchi” e quelli “idroalcolici”, ricavati da piante secche, devono essere titolati nei principi attivi.

Integratori alimentari

Oggi, con il termine generico di “integratori alimentari”, si intendono complessi di sostanze naturali che includono le piante medicinali.

Fanno parte della nuova categoria:

  • guggul, contro il colesterolo
  • prodotti con psilio, utile per regolare l’apparato intestinale.

In pratica, si può dire che ormai i fitoterapici della farmaceutica sono intesi e venduti come integratori alimentari. Per la vendita al pubblico, in Italia, la produzione di composti complessi, in prevalenza tinture madri, è riservata alle Officine Farmaceutiche.

Invece, se si preferiscono i preparati da erboristeria, è opportuno conoscere le doti delle più comuni e semplici sostanze vegetali.

Fitoterapia: proprietà curative delle piante

Fitoterapia: vademecum delle piante

Applicazione della fitoterapia

In generale, la fitoterapia ha 2 indicazioni principali:

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  • può servire a livello medico per alleviare sintomi comuni, come raffreddori e dolori;
  • per usare la natura allo scopo di prevenire e di aumentare energia e vitalità.

Fitoterapia a supporto di cure farmacologiche

La medicina “verde” è un aiuto per mantenere la salute dato che regola l’omeostasi, ovvero l’equilibrio e la stabilità fisiologici. Inoltre, i preparati vegetali possono essere di supporto ai farmaci convenzionali nelle patologie degenerative o croniche, come l’osteoporosi.

In effetti, alcune piante vengono usate come sostegno nelle chemioterapie o contro gli effetti collaterali dei farmaci.

Invece i fitocomplementi da soli non sono sufficienti per sconfiggere le malattie, ma devono affiancare i farmaci. Perciò il fitoterapeuta, il naturopata o l’erborista, che si occupano di piante officinali, non possono sostituirsi al medico. Al contrario, queste figure professionali, pur avendo un ruolo diverso, lavorano a fianco dei dottori, in sinergia.

Comunque nei casi più gravi o particolari, occorrono la diagnosi e la prescrizione di un esperto perché vanno considerati vari fattori.

In effetti, azione e reazione delle erbe cambiano secondo:

  • età
  • sesso
  • interazioni con altri farmaci
  • condizioni, come gravidanza e ipertensione.

Cosa curare con la fitoterapia

Per utilizzare bene le erbe, bisogna conoscere le piante più adatte al proprio stato, secondo le caratteristiche personali. Infatti, i preparati più semplici possono contribuire a sostenere le difese dell’organismo e a intensificare l’efficacia dei farmaci. Inoltre, l’intensità degli effetti derivati dall’uso di piante officinali dipende dalla concentrazione dei principi attivi presenti.

Quindi, compresse con estratti secchi e tinture madre risultano i prodotti a maggior impatto sull’organismo.

Anche i gemmoderivati sono impiegati come immunostimolanti, per rinforzare le difese organiche. Invece, i decotti e le tisane sono meno ricchi di sostanze e facilmente si possono ottenere in casa senza problemi.

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Conoscere le piante

Ad esempio, per chi ha un apparato respiratorio fragile o un intestino delicato, anche in età infantile, si consigliano le capsule di ”olivello spinoso”. Invece, secco o fluido, l”astragalo”, fonte di oligoelementi, supporta la respirazione, contro la bronchite, ed è adatto alla prevenzione.

Il gemmoderivato di “ficus carica” ha 2 funzioni: le sue radichette sono balsamiche per l’intestino e riducono gonfiori e spasmi. Mentre, le gemme risultano antinfiammatorie nei problemi digestivi e le distonie alleviano i disturbi psicosomatici.

Ma, di fronte a un fatto acuto, sono opportuni preparati più forti che rigenerano, consigliati dagli esperti.

Il macerato glicerinato delle gemme di “ribes nero” è indicato per allergie e congiuntivite, in quanto antinfiammatorio e antistaminico. Questa pianta, in dose di 100 gocce, può modulare la risposta immunitaria, stimolare i surreni e il sistema linfatico.

Inoltre, in forma di tintura madre, il ribes nero disinfiamma le articolazioni e disintossica e drena l’organismo.

Dosi per bambini, adulti

Premesso che non esistono erbe buone o cattive, le dosi stabilite per gli adulti vanno ridotte per bambini e anziani. I gemmoderivati possono essere somministrati anche ai neonati, in dose di 2 gocce per chilo corporeo, diluite in acqua. Mentre, gli adulti dovrebbero trattenere in bocca i preparati erboristici liquidi, per poterli assorbire meglio.

Di solito, un fitofarmaco, soprattutto la tintura madre, dovrebbe essere assunto lontano dai pasti, a digiuno.

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fitoterapia: auto prescrizione

Fitoterapia: auto-prescrizione

Quanto all’autopratica, la somministrazione di fitofarmaci scelti da soli deve essere limitata a situazioni banali. In genere, i macerati glicerinati possono essere auto-prescritti perché al massino non fanno niente.

Quindi, nell’armadietto domestico dei farmaci “verdi”, sono ammessi:

  • arnica, per lenire i traumi;
  • calendula, contro escoriazioni e dermatiti;
  • uva ursina, con cautela, per dare sollievo alle punture d’insetti;
  • artiglio del diavolo, contro i dolori articolari.

L’autocura è consentita per composti blandi, come una tisana corroborante oppure rinfrescante e distensiva. In forma liquida, un fitofarmaco è decisamente più attivo per cui migliora la condizione del paziente.

Come preparare un’infuso: consigli del fitoterapeuta

Da notare, i fitoterapeuti danno grande importanza anche al modo e ai gesti con cui in casa si realizzano i composti da bere.

Infatti, il rito casalingo della preparazione, soprattutto dell’infuso, con i suoi aromi invitanti, influisce anche sulla psiche. In particolare, tisane e infusi offrono una sensazione rassicurante che predispone il fisico a ricevere e sfruttare i rimedi vegetali. Quindi, recuperando tempo per sé stessi, fuori dalla routine, con i preparativi, il sistema nervoso viene rieducato e si predispone al benessere.

Inoltre, gli estratti naturali assorbiti possono essere un buon sistema per contrastare i sintomi delle indisposizioni, come tosse e indigestione.

Indicazioni e posologia

Dunque, i preparati vegetali si possono scegliere a seconda del disturbo o dell’esito desiderato, a patto di utilizzarli in maniera corretta. Quindi, la “cura”, per avere risultati, va proseguita con costanza per giorni ma non si dovrebbero mai superare le dosi consigliate.

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Infatti, l’eccesso di un fitofarmaco potrebbe rivelarsi inefficace o addirittura controproducente. Ma, se si rispettano indicazioni e posologie, i prodotti vegetali non dovrebbero provocare inconvenienti.

Se si assume una pozione di piante comuni, come malva e camomilla, si riscontrano solo piccole aliquote di principi attivi. Quindi, di conseguenza, infuso, tisana e decotto non possono che avere di per sé un’azione lieve ma positiva.

fitoterapia: guida all'uso delle piante

Fitoterapia: guida all’uso delle piante

Per il “fai-da-te” con le erbe, esistono alcune “regole d’oro” che conviene osservare.

Inoltre, se nonostante la fitoterapia, i disturbi persistono o il problema si rivela più serio, è bene rivolgersi all’erborista o al medico.

Erbe

Vanno conservate in contenitori di vetro scuro o in vasetti di ceramica, al riparo da luce e umidità, in un luogo buio e al fresco.

Preparazione della tisana o dell’infuso o del decotto

Deve essere eseguita al momento, per non disperderne i componenti volatili. La buona pratica prevede l’uso di acqua non calcarea, meglio se minerale naturale, alla temperatura richiesta, bollente, tiepida o fresca. Inoltre, i recipienti devono essere puliti, in vetro e porcellana, mai smaltati o di metallo nudo.

Il tempo di riposo va da 5 a 15 minuti ed è consigliabile un filtro sul fondo del recipiente, da usare coperto.

Quando bere il preparato liquido

L’ora più opportuna per il consumo dipende dall’effetto ricercato, in generale:

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  • al mattino a digiuno, si assumono tisane o preparati depurativi, lassativi e diuretici; 
  • 2 ore prima o 2 ore dopo i pasti, quelli protettivi del fegato, antisettici, contro la tosse e tonici;
  • 20 minuti prima del pranzo, le preparazioni ricostituenti;
  • dopo i pasti, i prodotti digestivi e antifermentativi; 
  • prima di coricarsi, tutti i composti sedativi, lassativi e per migliorare la circolazione.

Inoltre, per una miglior reazione, il liquido andrebbe bevuto a piccoli sorsi. Infine, per esaltare il sapore di un preparato liquido, si possono aggiungere pochi cucchiaini di miele o pizzichi di erbe aromatiche. Ottimi per aroma sono:

  • angelica
  • basilico
  • origano
  • cedrina
  • spezie, come cannella e vaniglia, e fette di agrumi.

Fitoterapia: quale pianta per quale disturbo

fitoterapia: quale pianta per quale disturbo

Fitoterapia: ricette di preparati casalinghi con le erbe

Digestiva /Antiacido

  • 3 g di foglie di Altea (con mucillagini, emolliente e protettiva delle mucose)
  • 2 g di foglie di Malva (antimicrobica).

Il mix deve essere bollito per 10 minuti in 400 cc di acqua; il ricavato va bevuto in dose di 1 tazza per 3 volte al giorno.

Tisana diuretica

  • tarassaco (anche lassativo) 30 g;
  • gramigna (con potassio, contro edemi ed ipertensione) 30 g;
  • cicoria (ipoglicemizzante) 30 g.

Il preparato in 1/2 litro d’acqua va portato ad ebollizione e tenuto in infusione per 5 minuti. Da bere durante la giornata.

Depurativa

  • radice di Bardana (antiacne) 10 g;
  • radice di Romice gialla (purificante) in decotto (ovvero bollita per 20 minuti in 600 ml di acqua) 10 g;
  • l’insieme va poi filtrato su 10 g di Viola del pensiero (antinfiammatoria) e 5 g di Scutellaria (rinfrescante).

Dopo l’infusione per 10 minuti, va preso in dose di un bicchiere da vino per 3 volte al giorno, prima dei pasti.

fitoterapia: preparati casalinghi

Antistress

  • 40 g di Scutellaria
  • 20 g di Betonica (tonica)
  • 20 g di Verbena (sedativa)
  • 10 g di Melissa (antidepressiva);

2 cucchiaini del misto per 10 minuti in una tazza d’acqua bollente; 4 volte al giorno, ma non in gravidanza.

Per aumentare le difese immunitarie

  • 1 cucchiaio da tavola colmo del frutto di Rosa Canina (fonte di vitamina C).

In infusione in 250 ml di acqua calda per 10 minuti; da 1 a 3 tazze quotidiane, anche fredde.

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Rimedio per prevenire o curare le malattie da raffreddamento

  • 40 g di fiori e foglie di Tiglio (antispasmodico)
  • 40 g di Capelvenere (decongestionante)
  • 20 g di radice di Liquirizia (espettorante).

1 cucchiaio colmo in infusione in una tazza di acqua calda per 10 minuti. Da bere alla sera, anche come sedativo.

Trattamento dell’influenza e della tosse

1 cucchiaio da tavola colmo della miscela in parti uguali (25%) di:

  • foglie di Timo (antisettico)
  • Eucalipto (balsamico)
  • Capelvenere
  • Liquirizia.

In infusione in 300 ml di acqua calda per 10 minuti. Da 1 a 3 volte nella giornata.

Rimedio per facilitare la digestione e la diuresi

  • 50% di Finocchio (carminativo, contro il meteorismo)
  • 20% di Genziana (tonica e stimolante)
  • 20% di Anice (stomachica)
  • 10% di Liquirizia.

Nella dose da 1 cucchiaino a 1 cucchiaio, secondo l’esigenza, in infusione in 1 tazza di acqua calda per 10 minuti dopo i pasti.

Antispastico e digestivo, a favore dell’intestino

Del composto di 1/3 ciascuno di:

  • melissa (stomachica e coleretica)
  • menta (spasmolitica)
  • finocchio.

1 cucchiaio da tavola in infusione in 250 ml di acqua calda per 15 minuti; a fine pasto.

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Nota: L’attrezzatura domestica per gli infusi consiste in un bollitore e in una teiera con coperchio a tenuta.

Invece, per i decotti, servono una pentola (non d’alluminio) e una caraffa con coperchio. In entrambi i metodi, non devono mancare un colino di plastica e una tazza grande.

fitoterapia: pericoli

Pericoli della fitoterapia

Sostanze tossiche

Trattandosi di prodotti naturali, è opinione comune che tutti i fitoterapici siano sicuri e che se ne possa abusare. Al contrario, una sostanza non è sicura solo perché naturale, in quanto alcuni suoi componenti possono esercitare azioni dannose.

Infatti, tutti i prodotti che agiscono sull’organismo, farmaci o erbe, hanno effetti desiderati e indesiderati collaterali.

Ad esempio, uno dei più potenti veleni, in natura o artificiali, consiste in un vegetale, la cicuta. Molte piante presentano gli stessi principi attivi contenuti nei farmaci di sintesi, derivati da esse.

Perciò è indispensabile inquadrare chi e cosa si va a curare e con quali prodotti, a base di erbe.

Ad esempio, a chi è allergico all’aspirina è vietato il ricorso al “salice bianco”, che fornisce ugualmente l’acido salicilico caratteristico del medicinale.

Inoltre anche le diverse forme galeniche di uno stesso composto hanno esiti differenti sull’individuo interessato. In genere, la tintura madre non deve essere somministrata per troppo tempo perché concentra i principi attivi.

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Controindicazioni

La preparazione è sconsigliata ai bambini, alle gravide, alle nutrici e a chi ha patologie epatiche e dipendenza da alcol.

Ad esempio, la tintura madre di “uva ursina” può essere nociva per i reni, mentre quella di “iperico” interferisce con anticoagulanti e anticoncezionali. Invece il preparato di “valeriana”, di norma sedativo, potrebbe provocare:

  • cefalea
  • vertigini
  • fastidi gastrointestinali.

Il “tarassaco”, diuretico e disintossicante, può dare fastidi all’apparato digerente, tra cui reflusso e iperacidità.

Ma, tra i rischi che si possono correre con le piante, si annoverano anche le contaminazioni di queste con sostanze tossiche del terreno.

Inoltre, farmaci e alimenti insospettabili potrebbero interagire con le erbe e procurare gravi disturbi. Molte sostanze naturali, tra cui “biancospino” e “cardo mariano”, aumentano l’assorbimento di certi farmaci, come gli antibiotici.

Invece, altri prodotti vegetali inibiscono l’azione di un medicinale e altri ancora sconvolgono la sua distribuzione nel corpo.

Gravidanza e fitoterapia

Con le erbe, rischiano di più le donne in attesa per i possibili danni al nascituro dati da principi attivi che attraversano la placenta. Molto pericolosi in gravidanza risultano la propoli e gli alcaloidi, come la papaverina, che sono potenti mutageni per il feto.

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Altri fitofarmaci possono essere controindicati per molte persone, come l”artiglio del diavolo”, che irrita la mucosa gastrica. Chi ha difetti di coagulazione del sangue non deve assumere il “meliloto”, sedativo ma anche anticoagulante.

Inoltre, le stesse tisane diuretiche, ottime per dimagrire, si trasformano in tossiche se prese a lungo.

No all’autoprescrizione

Per questi motivi, in caso di problemi seri è sempre bene consultare uno specialista del settore e rinunciare all’autoprescrizione. Infatti non è facile conoscere il tipo del principio attivo del preparato erboristico e le sue eventuali controindicazioni.

Anche per imparare i tempi, le dosi e il modo di prendere un fitocomposto è consigliabile rivolgersi a un erborista. Infatti, dosi esagerate possono aumentare le probabilità di incorrere in esiti collaterali indesiderati, come l’epatotossicità.

Effetti collaterali

A volte l’uso protratto di una medicina “verde” può dare una specie di dipendenza ad essa o incrementare i disturbi originari. Infatti, alcune piante possono dare sonnolenza, pericolosa per chi guida, o rivelarsi troppo eccitanti.

Del resto, per un soggetto è difficile lavorare sul suo “terreno”, o costituzione, perché non ha le nozioni di base.

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Perciò, l’automedicazione è possibile solo in sicurezza, eventualmente dietro indicazioni di un esperto e con cognizione di causa.

Con la consulenza della dr.a Camilla Piantanida, naturopata, osteopata e insegnante di yoga a Milano e di Rosanna Ercole Mellone, divulgatrice della nutrizione e del benessere.

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Sylvie Pariset

Francese di origini, ma italiana d’adozione, sono stata insegnante di sport e attrice per 10 anni. Appassionata di salute e benessere, collaboro per Melarossa da 5 anni scrivendo soprattutto di fitness, lifestyle e alimentazione sana.

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