La cistite è un’infiammazione della vescica causata, generalmente, da un’infezione batterica. È un disturbo piuttosto comune che colpisce il tratto urinario, soprattutto nelle donne. Può creare spesso un notevole disagio, poiché si manifesta solitamente con bruciore, aumento dello stimolo a urinare e difficoltà nella minzione.
Secondo le statistiche, ne soffre 1 donna su 10, a tutte le età, e va curata con attenzione per evitare recidive e cronicizzazione. Per questo motivo, all’arrivo dei primi sintomi, è necessario intervenire subito con terapie mirate.
Ma come si capisce se si ha la cistite? Quali sono le cause, i sintomi, i rimedi e le cure consigliate?
Cos’è la cistite: caratteristiche e definizione

La cistite è uno dei disturbi più frequenti delle vie urinarie e può interessare adulti (compresi gli uomini) e bambini. Si tratta di un’infiammazione della vescica, causata da un’infezione batterica delle basse vie urinarie.
È tipica del sesso femminile, tanto che la metà delle donne ha affrontato, almeno una volta nella vita, un episodio acuto di cistite.
La parola è composta da “cisti” che significa vescica, mentre “ite” indica il termine medico che sta per “infiammazione”.
Dopo i 50 anni, la cistite è frequente anche tra gli uomini, il più delle volte favorita dall’aumento di volume della prostata (ipertrofia prostatica).
Se non adeguatamente curata, può diventare cronica e comportare frequenti ricadute.
L’infiammazione può manifestarsi con una sintomatologia fastidiosa e anche dolorosa, con bruciore alla minzione, difficoltà ad urinare e la sensazione di dover spesso correre in bagno. A volte si avverte anche una percezione di peso nella zona genitale. Tuttavia, si tratta di una malattia benigna, facilmente curabile e non pericolosa per la salute.
È necessario però intervenire già ai primi sintomi, anche per evitare possibili complicanze, come il coinvolgimento dell’uretere e quindi del rene (pielonefrite).
I tipi di cistite

Le cistiti possono essere catalogate in vari modi. Se la classificazione prende in esame la sintomatologia, generalmente si distinguono in semplici e complesse: tra queste ultime rientrano quelle in cui ai sintomi classici si accompagnano anche febbre e perdite di sangue.
Invece, se prendiamo in esame le cause per cui insorgono, le cistiti possono essere infettive e non infettive.
Poi, abbiamo anche un’altra importante distinzione per le cistiti:
- Acute.
- Croniche.
- Ricorrenti.
Ogni tipo ha una sintomatologia simile, ma che si presenta in modi diversi e va, per questo, trattata con cure opportune.
Cistiti complesse
Rientrano tra queste tutte le cistiti che, accanto ai sintomi tipici come dolore, bruciore alla minzione e urgenza di urinare, si manifestano anche con sangue nelle urine (cistite emorragica) o febbre. Si tratta di segnali che indicano che l’infezione si è propagata alle alte vie urinarie.
Nell’uomo, l’ipertrofia prostatica benigna (ingrossamento fisiologico della prostata a partire dai 40 anni) può ostacolare lo svuotamento della vescica. La possibile conseguenza è un ristagno di urina e lo sviluppo di un’infezione delle vie urinarie, cioè la cistite maschile.
Infettive e non infettive
Le cistiti infettive sono le più comuni, e tra queste, quelle batteriche rappresentano da sole il 90% di tutte le forme di cistite. Sono causate per lo più da batteri normalmente presenti a livello del colon che risalgono le vie urinarie e raggiungono la vescica. L’agente patogeno più comune è l’ Escherichia Coli.
Seguono l’Enterobacteriaceae e gram-positivi come Enterococcus faecalis e Staphylococcus saprophyticus. Ci sono poi cistiti infettive da fungo, come quelle da Candida albicans, che hanno origine dalla flora vaginale o dalla cute della zona del perineo.
Tra le cistiti non infettive, invece, ci sono quelle definite “radioindotte”, cioè che derivano da un danno a carico della vescica dovuto alla radioterapia per la cura dei tumori, in particolare per quelli della prostata, del colon retto o dell’utero.
Il rischio aumenta in relazione all’estensione della zona irradiata, anche se l’incidenza si è ridotta grazie all’utilizzo di apparecchi di ultima generazione.
La cistite non infettiva può anche essere la conseguenza dell’impiego di un catetere vescicale o dell’esposizione a sostanze tossiche.
Acute, croniche o ricorrenti
La cistite acuta in genere ha una durata abbastanza breve, pochi giorni, ma i sintomi sono molto intensi e piuttosto dolorosi. Si caratterizza da un episodio singolo, spesso isolato, che può manifestarsi dopo un rapporto sessuale, durante la gravidanza o dopo aver avuto la diarrea.
La cistite cronica, invece, è caratterizzata da sintomi più lievi ma che si protraggono nel tempo, per mesi o perfino anni.
È importante distinguere le due tipologie di cistite: nella cronica, i sintomi sono sempre presenti, anche se di lieve entità, mentre nella forma ricorrente, gli episodi di cistite acuta si ripresentano più volte durante l’anno, almeno 4 volte nell’arco dei dodici mesi.
Le cistiti croniche e ricorrenti (o recidivanti) sono quelle più invalidanti perché, nonostante la lievità dei sintomi, i trattamenti sono spesso inefficaci.
Cistite emorragica
È una forma di cistite o una sua complicanza caratterizzata da sanguinamento, cioè l’infiammazione della vescica si manifesta anche con il sangue nelle urine (ematuria).
Spesso la causa è un danno alla mucosa vescicale da parte di batteri, radiazioni, farmaci o malattie.
Le cause infettive della cistite emorragica includono batteri e virus, mentre la forma non infettiva si verifica più comunemente nei soggetti sottoposti a radioterapia pelvica, chemioterapia o entrambi.
Si può sviluppare ematuria microscopica e asintomatica (urine limpide) o ematuria macroscopica, con piccoli coaguli di sangue e conseguente ritenzione urinaria. Il trattamento dipende dalle cause scatenanti, dalla gravità dell’emorragia e dai sintomi.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sulla cistite emorragica.
Cistite interstiziale
Si tratta di una condizione cronica non infettiva di origine infiammatoria. È detta anche “sindrome del dolore vescicale”, caratterizzata da dolore pubico e aumento della frequenza minzionale diurna o notturna, in assenza di altre patologie o infezioni urinarie.
Non è ancora possibile identificare una causa precisa per questa malattia e i sintomi sono spesso sovrapponibili a quelli di una cistite di origine batterica. La diagnosi quindi è piuttosto difficile e la sintomatologia in genere comprende:
- Dolore nella zona pelvica e un senso di peso.
- Alterazione dello svuotamento vescicale con conseguente urgenza o aumentata frequenza minzionale, minzione notturna o dolorosa.
- Urinocoltura negativa.
È dunque una condizione abbastanza complessa che può comportare una certa disabilità, limitando le normali attività quotidiane, e causare perfino stati di ansia e/o depressivi.
Il trattamento può richiede un cambiamento dello stile di vita e dell’alimentazione, ginnastica vescicale (ad esempio gli esercizi di Kegel) e uso di farmaci. La maggior parte delle persone solitamente migliora con le cure, ma una totale guarigione è purtroppo rara.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sulla cistite interstiziale.
Sintomi della cistite e quando preoccuparsi

L’infezione si presenta di solito con una sintomatologia tipica che ne consente una diagnosi veloce, necessaria per individuare il trattamento più efficace e rapido.
Quando preoccuparsi? Se i sintomi non si risolvono in due o tre giorni dalla cura, se si aggravano o se la cistite si ripresenta con una certa frequenza. In questi casi è meglio consultare il proprio medico.
Ecco i principali sintomi della cistite.
Stranguria
Si riferisce a una minzione caratterizzata da bruciore, dolore e brividi. L’urina poi è intermittente (goccia a goccia) e associata a tenesmo vescicale, cioè uno spasmo doloroso a cui segue il bisogno, urgente, di fare pipì.
Sono diversi i disturbi che si manifestano con stranguria: dalle varie affezioni a carico dell’apparato urinario (cistite, vaginite, uretrite, prostatite, pielonefrite, calcoli renali), fino a malattie più gravi.
Alla stranguria, in base alla patologia sottostante, si può associare anche un senso di tensione a livello della vescica, pollachiuria (aumento eccessivo della frequenza delle minzioni senza aumento del volume totale dell’urina emessa) e nicturia (frequenti minzioni notturne).
Pollachiuria
Si intende una minzione frequente e dolorosa durante il giorno senza però un aumento del volume totale dell’urina emessa. Si caratterizza da una sensazione di urgente necessità a urinare. Il dolore, o il bruciore, rimangono anche dopo aver fatto pipì.
La parola pollachiuria, infatti, deriva dal greco pollaki(s), che vuol dire “spesso”, e “-uria”, che rimanda alla parola “urina”.
Disuria
È la difficoltà a urinare, a volte accompagnata da dolore e bruciore. Il malessere spesso è più intenso subito dopo aver smesso di fare pipì e a volte si percepisce anche nella zona dei genitali.
Si verifica quando l’infiammazione e l’irritazione delle vie urinarie stimolano le terminazioni nervose della vescica e dell’uretra.
Urine torbide, a volte maleodoranti
Sono urine poco limpide e abbastanza torbide per la presenza di pus, muco, batteri, sangue o materiale lipidico. Si associano alle infezioni dell’apparato urinario come, appunto, la cistite, e possono presentare anche cattivo odore, tracce di sangue e bruciore durante la minzione.
Solitamente questo sintomo è uno dei primi campanelli di allarme per sospettare una cistite.
Ematuria
È la presenza di sangue nelle urine. Se il sangue è visibile a occhio nudo, cioè il colore della pipì è rosa o rosso scuro, si parla di macroematuria. Invece, se il sangue è occulto e quindi non evidente, che si può rilevare soltanto con l’esame delle urine, si parla di microematuria.
L’ematuria segnala solitamente un sanguinamento delle vie urinarie e, in presenza di leucociti o batteri, è sintomo di infezione. Può essere asintomatica o accompagnata da difficoltà e bruciore alla minzione e sensazione di urgenza a fare pipì.
Febbre
Solitamente la cistite non causa febbre, che è l’espressione di un aggravamento del disturbo. Infatti, se la temperatura è al di sopra dei 38°C, con brividi e dolore lombare, è possibile che l’infezione si sia propagata alle alte vie urinarie.
Anche in questo caso, la febbre è uno dei primi segnali di un’infezione in atto se si associa alla cistite. In questi casi è bene avvisare il proprio medico per una terapia mirata.
Cause della cistite

La cistite è più frequente nelle donne per la loro specifica conformazione anatomica, che favorisce la colonizzazione della vagina e delle vie urinarie da parte di germi solitamente provenienti dall’intestino. Gli agenti patogeni, infatti, possono risalire l’ultimo tratto urinario (uretra), arrivando ad infettare la vescica e determinando così l’infiammazione alla base dei sintomi di cistite.
Questo perché l’uretra femminile è più corta di quella maschile e ciò rende più semplice la risalita dei germi dai genitali esterni. Inoltre la vicinanza anatomica con la vagina rende la vescica sensibile ai traumi “meccanici” come quelli causati dai rapporti sessuali quando la lubrificazione non è adeguata.
La cistite può essere anche favorita dai rapporti sessuali che, anch’essi, favoriscono la risalita dei batteri.
Fattori di rischio

I fattori di rischio più frequenti, quelli che rendono la donna maggiormente vulnerabile alla cistite, sono molti e diversi tra loro. Ecco i principali:
- Stitichezza: la permanenza delle feci a livello rettale facilita le infezioni da parte di batteri come l’Escherichia Coli e l’Enterococcus faecalis.
- Menopausa: in questa fase della vita cambia l’equilibrio ormonale. La carenza di estrogeni è la causa dell’alterazione del trofismo vaginale, quindi della secchezza, che favorisce le vaginiti e rende il rapporto sessuale più difficile.
- Rapporti sessuali frequenti, che facilitano l’ingresso dei batteri a livello vescicale.
- Utilizzo di crema spermicida e/o di diaframma, anticoncezionali che possono alterare l’ecosistema vaginale.
- Uso frequente di antibiotici, che alterano la flora batterica vaginale rendendola facilmente colonizzabile da batteri come l’Escherichia Coli.
- Non corretta igiene personale o uso di detergenti troppo aggressivi.
- Cambiamenti ormonali durante la gravidanza che agiscono sull’apparato urinario, rendendo la gestante più soggetta a piccole infezioni.
- Malformazione dell’apparato urinario, che può causare un costante reflusso dell’urina nell’uretra.
Diagnosi ed esami strumentali
La diagnosi di cistite non è particolarmente complicata e si può basare sulla storia clinica dei sintomi (bisogno impellente di urinare, la sensazione di pesantezza al basso ventre, il bruciore e il dolore, ecc.), associata all’assenza di secrezioni vaginali o irritazioni. Le persone anziane possono presentare, invece, sintomi più subdoli, come un dolore a livello addominale non ben identificato.
La cistite si può quindi diagnosticare rapidamente e dopo aver consultato il proprio medico che prescriverà semplici esami di laboratorio per evidenziare la presenza di globuli bianchi, batteri e a volte sangue. Tra questi c’è un test diagnostico che si effettua tramite l’esame delle urine, nello specifico, urinocoltura e antibiogramma.
Se l’esame colturale delle urine è positivo, ossia c’è in atto un’infezione delle vie urinarie, grazie all’antibiogramma è possibile identificare l’antibiotico più efficace per eradicare il microrganismo responsabile dell’infezione.
In caso di cistite cronica o infezioni recidivanti (cistite ricorrente) è consigliato un tampone uretrale e, se il medico lo ritiene opportuno, un esame ecografico dell’apparato urinario per verificare la presenza di un’ostruzione delle vie urinarie o di un’infezione renale (pielonefrite).
Per diagnosticare la cistite quindi occorre:
- Esame delle urine: evidenzia la presenza dei batteri nelle urine (batteriuria), dei leucociti e talvolta la microematuria (sangue nelle urine).
- Urinocoltura: consente l’identificazione dell’agente patogeno, della carica batterica e, grazie all’antibiogramma, l’antibiotico più efficace.
Cistite, menopausa e rapporti sessuali
Nelle donne soggette ad amenorree protratte o in menopausa, è consigliabile valutare il livello di estrogeni e il pH vaginale: una terapia estrogenica locale è normalmente sufficiente per porre fine all’infezione.
Quando le cistiti si verificano dopo i rapporti sessuali, invece, è importante valutare il tono dei muscoli perivaginali, poiché se troppo rilassati, il trauma meccanico e una ridotta congestione vascolare possono favorire la cistite.
Sarà anche utile eseguire una valutazione microbiologica sia del secreto prostatico che del liquido seminale del partner.
Quando serve l’ecografia?
In caso di episodi ricorrenti, l’ecografia dell’apparato urinario è molto utile per escludere o scoprire la presenza di ostruzione delle vie urinarie.
Le indagini strumentali sono necessarie anche nel caso di febbre persistente in corso di trattamento antibiotico, per escludere calcoli ai reni o un ascesso renale o perirenale.
Cure, rimedi e trattamenti per la cistite

La cistite, pur essendo un disturbo piuttosto diffuso e in genere poco grave, può comunque causare alcune complicanze infettive a livello renale, pertanto deve essere adeguatamente curata. Grazie a un trattamento efficace, i sintomi di solito scompaiono in pochi giorni.
Curare correttamente e per tempo la cistite può anche scongiurare il rischio di recidive. Come abbiamo visto, ci sono due forme di cistite, una batterica (infezione delle basse vie urinarie) e l’altra no.
La prima, in genere, si risolve abbastanza facilmente, bevendo più acqua e seguendo una terapia antibiotica. Le seconde, invece, hanno un decorso più complesso con l’utilizzo di farmaci e riabilitazione del pavimento pelvico e perineale. Dopo la menopausa, la terapia per la cistite cronica può avvalersi anche di estrogeni naturali o sintetici.
Anche bere molta acqua, almeno due litri al giorno per diluire la carica batterica e ottenere un “lavaggio” delle vie urinarie, è molto utile. Così come è indicata un’accurata igiene personale, soprattutto durante il ciclo mestruale e dopo i rapporti sessuali.
Farmaci
Oggi sono disponibili antibiotici molto efficaci, che consentono di curare la cistite in modo semplice e rapido, ad esempio assumendo una sola compressa al giorno per 3 giorni. Gli antibiotici devono però essere sempre prescritti dal medico, che individuerà il farmaco più adatto in base al tipo e alla gravità della cistite.
Una cura adeguata consente di guarire definitivamente, tuttavia, nel caso di ricaduta, è fondamentale tornare dal medico. Infatti, è bene non assumere di propria iniziativa l’antibiotico eventualmente “avanzato” dalla precedente terapia, perché potrebbe non essere più efficace.
Rimedi naturali per curare la cistite
Se il disturbo si presenta in modo episodico si può ricorrere a semplici rimedi naturali che non presentano controindicazioni. Si tratta per lo più di infusi e tisane a base di piante con proprietà antibatteriche, antinfiammatorie e antibiotiche che aiutano a disinfettare le vie urinarie.
Naturalmente, se il disturbo diventa cronico o è particolarmente acuto, è necessario consultare il proprio medico per stabilire la terapia più adatta. Se, invece, si tratta di episodi isolati con sintomi lievi, si può tentare la strada dei rimedi naturali.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento Rimedi naturali per la cistite: quali sono i migliori.
Possibili complicazioni e conseguenze
Nei casi più gravi, l’infezione potrebbe passare dalla vescica al rene, risalendo l’uretere (il canale che unisce il rene alla vescica) e causando una pielonefrite (infezione del rene e dei condotti che raccolgono l’urina prodotta dal rene), con febbre anche alta. Tuttavia, è un’evenienza piuttosto rara.
Altre possibili complicanze sono la cronicizzazione dei sintomi e un dolore ricorrente localizzato nella zona pelvica che può implicare le vie urinarie e/o i genitali.
Anche la cistite emorragica, come abbiamo visto, è una delle complicanze più comuni dell’infezione della vescica in cui l’emorragia si deve al coinvolgimento dei capillari della vescica.
Cistite: chi colpisce e soggetti a rischio

Come abbiamo visto, è un disturbo che caratterizza prevalentemente le donne, anche durante la gravidanza. In realtà, possono essere colpiti da cistite anche gli uomini e i bambini. Vediamo allora in che modo.
Cistite in gravidanza
La cistite in gravidanza, del tutto simile alle altre forme di cistite acuta, può essere favorita dai mutamenti che il corpo della donna subisce in questa fase della vita. In particolare, i cambiamenti ormonali possono esporre la vescica a un più alto rischio di infiammazione.
L’aumento del livello di progesterone, infatti, induce il rilassamento della muscolatura liscia e diminuisce il tono dell’uretere e dell’uretra, elemento che può rallentare il flusso urinario e determinare lo sviluppo di un reflusso.
Un altro fattore di rischio è rappresentato dalla compressione meccanica esercitata dall’utero in crescita sull’uretere. Soprattutto negli ultimi mesi di gestazione, questo fenomeno ostacola il completo svuotamento della vescica (stasi urinaria).
Durante la gravidanza, infine, le urine sono ricche di substrati nutritivi che possono favorire la proliferazione dei germi.
Tutte queste componenti possono creare un ambiente fertile per l’attecchimento dei germi vaginali o intestinali (in prevalenza Escherichia Coli) che risalgono l’uretra.
La sintomatologia è la stessa degli altri tipi di cistite. Sul fronte dei trattamenti, è in genere consigliabile una terapia antibiotica, che non presenta rischi né per la donna né per il feto.
Questo anche per allontanare il rischio di complicanze, come le infezioni renali (pielonefrite) e il parto prematuro, che sono comunque molto rare. Le cure più appropriate saranno consigliate dal medico dopo la valutazione clinica e gli opportuni esami diagnostici.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento su cistite in gravidanza.
Cistite nell’uomo
Non è vero che la cistite colpisce soltanto le donne. La cistite maschile, anche se meno frequente, può manifestarsi con sintomi piuttosto fastidiosi come bruciore durante la minzione e dolore nella zona pelvica.
Le secrezioni della prostata svolgono una lieve attività antibatterica e antiinfiammatoria, aiutando a ridurre la colonizzazione batterica e prevenendo le infezioni. Tuttavia, la cistite nell’uomo può essere facilitata da un ingrossamento della ghiandola prostatica che può determinare un’ostruzione durante la minzione. La vescica, quindi, non si svuota completamente e, in presenza di un’elevata carica batterica nelle urine, favorisce la proliferazione dei germi e l’insorgenza del disturbo.
Come per quella femminile, il trattamento prevede l’uso di antibiotici e semplici regole di igiene intima come forma di prevenzione.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento su cistite maschile.
Cistite nei bambini
Il rischio di cistite nei bambini, quindi di infezione delle vie urinarie, è piuttosto alto, soprattutto entro i 10 anni di età. La causa è sempre una contaminazione batterica dell’apparato urinario.
Il sintomo che indica una possibile infezione, in particolare nei bambini più piccoli, è la febbre, anche molto alta e senza altri sintomi.
La febbre vuol dire che i batteri sono riusciti, attraverso le vie urinarie, ad arrivare al rene (pielonefrite). È una condizione più rischiosa dell’infezione vescicale che si manifesta con sintomi tipici come bruciore durante la minzione e stimolo a urinare spesso o dolore al pube.
Si accerta con un semplice esame delle urine e la cura prevede l’uso di antibiotici prescritti dal pediatra.
Nelle bambine, è bene non confondere una cistite con una vaginite. Quest’ultima, infatti, si manifesta quasi sempre con perdite vaginali, ma a volte anche con bruciore durante la minzione.
Cistite in menopausa
L’alterazione ormonale tipica di questa età femminile, nello specifico la carenza di estrogeni, modifica l’ecosistema vaginale, favorendo la colonizzazione batterica. Vi è anche una riduzione della lubrificazione vaginale che, associata a un’iniziale atrofia delle mucose, predispone l’organismo a vaginiti batteriche o irritative, facilitando le cistiti.
Quella della menopausa, è anche un’età in cui si possono verificare dei lievi prolassi vescicali che comportano uno svuotamento vescicale incompleto. Il ristagno dell’urina potrebbe quindi favorire la cistite.
In questi casi il ginecologo può prescrivere una terapia locale con ovuli e creme a base di estrogeni per favorire il trofismo delle mucose.
Anche la ginnastica perineale (esercizi di Kegel) può migliorare lo svuotamento vescicale e tonificare la muscolatura del pavimento pelvico.
Come prevenire la cistite

Per prevenire la cistite è possibile mettere in atto alcuni accorgimenti, tra cui:
Bere molta acqua
È la strategia più semplice per prevenire la cistite, eliminando i batteri dalla vescica e dalle vie urinarie prima che riescano ad insediarsi. Assumere più liquidi, infatti, favorisce uno svuotamento vescicale più frequente.
È importante anche urinare appena si avverte lo stimolo e assicurarsi di aver ben svuotato la vescica.
Igiene intima
I genitali andrebbero puliti con un movimento che va da avanti a indietro. I batteri, infatti, possono anche provenire dall’ano. Quindi, una detersione che inizia dalla parte anteriore dei genitali, andando verso quella posteriore, soprattutto dopo essere andati in bagno, abbassa il rischio che i batteri arrivino all’uretra.
È consigliabile anche lavarsi prima e dopo un rapporto sessuale per allontanare i batteri dall’uretra.
È meglio poi evitare detergenti intimi irritanti, che alterano il pH vaginale. Meglio scegliere pertanto dei prodotti che rispettano il pH e proteggono la cute.
Anticoncezionali
Il diaframma o lo spermicida possono facilitare le cistiti e quindi la proliferazione batterica. Se si contraggono infezioni urinarie con una certa frequenza e si utilizza uno di questi metodi anticoncezionali, potrebbe essere utile considerare un altro tipo di contraccettivo.
Chiedere quindi al proprio ginecologo un consiglio su una possibile alternativa è senz’altro molto utile.
Biancheria
È consigliabile indossare biancheria intima di cotone e di colore bianco ed evitare pantaloni troppo aderenti che possano intrappolare i batteri vicino all’uretra, trattenendo calore e umidità. Anche le fibre sintetiche impediscono la traspirazione e quindi potrebbero favorire una cistite.
Gli esperti, infatti, consigliano da tempo l’uso di biancheria di cotone per l’intimo, poiché è una fibra naturale che può stare a contatto con la pelle delle parti intime senza creare possibili disturbi o disagi.
Cistite e alimentazione: cosa mangiare?

La principale regola è evitare gli zuccheri raffinati: quando questa infezione urinaria è di natura batterica, la proliferazione dei microrganismi patogeni è favorita dallo zucchero.
Come cura immediata durante l’attacco acuto, evitare alimenti come il peperoncino, il pepe e i cibi piccanti che potrebbero peggiorare il sintomo del bruciore.
Invece, meglio orientarsi su alimenti ricchi di fibre (come i cereali integrali) e su frutta e verdura fresca e di stagione, preferibilmente diuretica.
È bene dunque consumare quotidianamente alimenti come: finocchi, verdure a foglia verde, cetrioli, ananas, fragole, melone e anguria.
Un alimento particolarmente utile in questo caso è il mirtillo, il cui succo possiede proprietà diuretiche e depurative delle vie urinarie e impedisce l’adesione dei batteri alle pareti della vescica.
Fonti:
- NHS, Cystitis.
- Neuromed, Istituto Neurologico Mediterraneo, Cistite? Spegni il bruciore.
- Servizio Sanitario Regionale Emilia Romagna, Cistite acuta. Che cosa fare?
- Mayo Clinic, Cystitis
- Istituto Superiore di Sanità, Cistite.


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