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Stitichezza o stipsi: cause, sintomi, rimedi, cosa mangiare e cibi da evitare

Sylvie Pariset by Sylvie Pariset
14 Aprile 2024
in Patologie
Donna in bagno con carta igienica e pigiama a quadretti rosa e e bianchi che cerca di fare la cacca ma non ci riesce perché soffre di stitichezza
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Sommario

  • Stitichezza: cos’è
  • Quanto tempo si può stare senza andare in bagno?
  • Quali sono le cause della stitichezza?
  • Sintomi della stitichezza
  • Forme di stipsi
  • Diagnosi
  • Stitichezza: tutti i rimedi
  • Complicanze: fecaloma
  • Conclusioni

La stitichezza o stipsi è un disturbo molto diffuso soprattutto nella popolazione femminile.

Le cause sono numerose: può essere un problema transitorio oppure un disturbo funzionale, cioè un’attitudine del tuo intestino a svuotarsi con difficoltà. Tra le cause più comuni, una dieta sregolata e una vita troppo sedentaria giocano un ruolo cruciale.

Almeno una donna su due, durante la gravidanza, soffre di stitichezza a cause delle modificazioni ormonali tipiche di questo periodo. La stipsi è un disturbo di cui soffrono frequentemente anche i neonati.

Uno dei rimedi contro la stitichezza è mangiare alimenti ricchi di fibre come i semi di lino, frutta fresca, verdura, cereali integrali, legumi e semi per favorire il movimento intestinale. E bere almeno 2 litri di acqua durante il giorno per aiutare ad ammorbidire le feci.

E’ anche possibile ricorrere ai lassativi, ma sempre con misura. Spesso si tende ad usarli senza preoccupazione, perché sono preparati liberamente acquistabili in farmacia o in erboristeria, ma bisogna ricordare che non sono privi di rischi.

Stitichezza: cos’è

Per stitichezza, o stipsi, si intende un’evacuazione difficoltosa o poco frequente, con sensazione di incompleto svuotamento intestinale.

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Il termine “stipsi” deriva dal greco styphein (stretto) ed indica una difficoltà nell’espletamento della funzione intestinale che può condizionare anche in modo molto serio il benessere e la qualità della vita.

La stipsi può essere acuta, transitoria o cronica. E’ definita transitoria se il disturbo è passeggero e legato a cause contingenti.

La stipsi è cronica se dura più di 6 mesi. In questo caso può essere causata da disfunzioni motorie intestinali e/o anorettali oppure da patologie come la diverticolosi, le malattie infiammatorie croniche intestinali, il tumore del colon-retto.

Quanto tempo si può stare senza andare in bagno?

Mantenere un apparato digerente sano vuol dire anche una regolare eliminazione delle feci per espellere scorie e tossine.

Anche se le abitudini intestinali variano da persona a persona, solitamente una frequenza ottimale di defecazione oscilla tra le tre volte a settimana e le tre volte al giorno. Una o due volte al giorno sarebbe l’ideale.

Al di fuori di questo range, si può parlare di stitichezza legata a possibili disturbi nell’attività intestinale. È quindi importante monitorare queste abitudini per valutare la propria salute intestinale.

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Ma per quanto tempo si può stare senza andare in bagno? Non c’è una risposta uguale per tutti o un periodo specifico. Ogni persona è diversa e l’evacuazione è influenzata dalla dieta, dalla salute del sistema gastrointestinale, dallo stile di vita, dall’attività fisica e perfino dallo stress.

Non andare in bagno per una settimana, pur continuando a mangiare normalmente, potrebbe essere un campanello di allarme e indicare la presenza di una piccola ostruzione intestinale o di un fecaloma, cioè il tappo di feci.

È basilare non concentrarsi solo sul numero di giorni, ma sui sintomi del disagio come gonfiore addominale, dolore, nausea e incapacità di evacuare. In questi casi il parere del proprio medico per cercare di risolvere il problema è essenziale.

 grafica che spiega quali sono le numerose cause della stitichezza

Quali sono le cause della stitichezza?

La stitichezza può essere causata da una varietà di fattori:

  • Dieta povera di fibre alimentari: è una delle cause più comuni. Le fibre aiutano il movimento intestinale regolare.
  • Insufficiente idratazione: l’acqua è essenziale per mantenere le feci morbide.
  • Sedentarietà: fare sport è fondamentale per stimolare il movimento intestinale. Uno stile di vita sedentario può rallentare il transito intestinale.
  • Stress o, in casi più seri, condizioni patologiche come ansia, depressione, problemi psichiatrici.
  • Effetti collaterali di farmaci: alcuni farmaci rallentano il transito delle feci nell’intestino (per esempio analgesici, antiacidi, antidepressivi). Questo tipo di stipsi generalmente compare fin dalla nascita o può presentarsi come disturbo organico dovuto a patologie
  • La stipsi cronica può essere anche un sintomo della sindrome dell‘intestino irritabile, in cui stipsi e scariche diarroiche si alternano. Anche di malattie metaboliche come diabete, ipotiroidismo, e di malattie neurologiche come Parkinson e sclerosi multipla.

Emorroidi e ragadi

Le emorroidi e le ragadi anali possono anche peggiorare la stitichezza. Se le emorroidi sono presenti e infiammate, possono causare dolore durante la defecazione. Questo dolore può portare a una tendenza a evitare di defecare.

Dieta troppo rigida

Molto spesso accade che iniziando una dieta si diventi stitici. Generalmente questo è dovuto alla riduzione quantitativa del cibo. E’ un disturbo temporaneo che con il proseguimento della dieta scompare.

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Se è possibile, è meglio evitare i lassativi perché sono degli irritanti che, a lungo andare, possono causare colite. Se il problema non si risolve con rimedi naturali allora il consiglio è di rivolgersi al gastroenterologo.

Stitichezza in gravidanza

Uno dei principali responsabili della stipsi in gravidanza è il progesterone, che svolge un’azione miorilassante mirata a diminuire le contrazioni dell’utero nei primi 7-8 mesi. Il rovescio della medaglia è che contribuisce anche a indurire e disidratare le feci, provocando la stipsi.

Questo disturbo è legato anche all’ingrossamento dell’utero con il passare delle settimane e all’ingombro del feto sul sigma (la parte terminale del colon) e sul retto. 

Sintomi della stitichezza

La frequenza di defecazione varia da persona a persona ma indicativamente, in condizioni normali, dovrebbe oscillare dalle 3 evacuazioni al giorno alle 3 alla settimana. In presenza di evacuazioni meno frequenti, si può parlare di stipsi.

Accanto alla frequenza di evacuazione, la stitichezza può manifestarsi anche con altri sintomi, tra cui:

  • Feci dure o secche: le feci associate alla stitichezza tendono ad essere dure, secche e talvolta grumose. Possono essere difficili da eliminare e possono causare dolore durante la defecazione.
  • Sensazione di evacuazione incompleta: anche dopo aver defecato, si può sentire che l‘intestino non è completamente vuoto. Questo può causare una sensazione di disagio o gonfiore nell’addome.
  • Sforzo durante la defecazione: chi soffre di stipsi spesso deve sforzarsi e fare pressione durante la defecazione per evacuare le feci. Lo sforzo eccessivo può portare a dolore, disagio e talvolta emorroidi.
  • Malessere generale: alcune persone con stitichezza possono avere sintomi, come stanchezza, mal di testa o irritabilità.
  • Sensazione di blocco intestinale, con meteorismo, dolori e crampi diffusi nell’area addominale.

Altri effetti collaterali della stitichezza possono spaziare dall’alito cattivo alla ritenzione idrica, dal gonfiore addominale alla sonnolenza post-prandiale fino all’insorgenza di emorroidi e ragadi, causate soprattutto dalle feci dure e dai continui sforzi.

grafica illustrativa sul colon per spiegare  la stitichezza

Forme di stipsi

La stipsi può essere di due tipi.

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Stipsi da rallentato transito intestinale

Nella maggior parte dei casi, la stitichezza si verifica quando la peristalsi del colon è alterata e non permette il transito del contenuto colico con la regolare velocità.

Il termine “peristalsi” fa riferimento alle contrazioni dei muscoli enterici, che giocano un ruolo chiave nell’assimilazione dei nutrienti contenuti nel cibo ma favoriscono anche la spinta, verso la parte terminale dell’intestino, del materiale di scarto, che sarà poi espulso con le feci.

L’alterazione di questo meccanismo determina un rallentamento del transito intestinale e una conseguente difficoltà di evacuazione.

Stipsi da ostruita defecazione (SOD)

In questo caso il problema riguarda la parte finale del retto, quella retto – anale.

La stitichezza può essere causata dalla presenza di un prolasso del retto (una condizione medica in cui le pareti rettali fuoriescono dall’ano diventando visibili all’esterno), di un enterocele o di un rettocele (due condizioni, prettamente femminili, in cui, rispettivamente, una parte dell’intestino tenue o il retto scivolano in vagina), di una disfunzione del muscolo puborettale o di altre disfunzioni del perineo.

Stitichezza nei neonati

La stitichezza nei neonati è un problema comune, ma solitamente non grave. Si manifesta con la difficoltà a evacuare, feci dure e scarse. Nei neonati allattati al seno, è normale anche un’evacuazione ogni pochi giorni, purché le feci non siano dure.

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Se il neonato, invece, è alimentato con latte artificiale, potrebbe essere necessario aggiustare la quantità d’acqua o cambiare formula su consiglio del pediatra.

Per alleviare la stitichezza, è utile massaggiare delicatamente la pancia del bambino o muovere le sue gambine in movimenti circolari. Anche un bagno caldo può aiutare a rilassare i muscoli e facilitare l’evacuazione.

È importante osservare la frequenza e la consistenza delle feci del neonato e discutere qualsiasi preoccupazione con il pediatra, che potrebbe suggerire l’uso di probiotici o altri interventi. Mantenere il neonato ben idratato è fondamentale, soprattutto se è alimentato con latte non materno.

donna  sul water con un rullo di carta che si tiene le ginocchia perché soffre di stitichezza

Diagnosi

In presenza di stipsi, il primo passo è effettuare un’anamnesi accurata e un esame clinico del paziente.

L’approccio diagnostico dovrà individuare la causa organica o funzionale della stipsi e potrà variare in base ai sintomi e ai dati rilevati clinicamente, prevedendo eventualmente anche indagini strumentali più approfondite.

Tra i parametri da valutare, ci sono:

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  • Consistenza delle feci.
  • Frequenza della defecazione.
  • Necessità di sforzarsi o di usare manovre perineali (per esempio, premere sul perineo, sulla regione glutea o sulla parete retto-vaginale) durante la defecazione.
  • Frequenza e durata d’uso di lassativi o clisteri.
  • Eventuale presenza di sangue nelle feci (che può essere spia di un tumore) o di altri sintomi (es: perdita di peso) che potrebbero segnalare malattie croniche.
  • Presenza di patologie, metaboliche o neurologiche, che potrebbero essere causa di stitichezza.

Esami strumentali

Gli esami strumentali comprendono:

  • Clisma opaco a raggi X: attraverso l’introduzione di un mezzo di contrasto per via anale, permette di visualizzare l’anatomia del colon e individuare eventuali diverticoli o polipi.
  • Defecografia: questo esame radiologico con mezzo di contrasto consente di valutare la funzionalità dell’apparato anorettale (capacità di tenuta a riposo e durante la contrazione volontaria), l’efficacia della spinta, la presenza o meno di prolassi, l’eventuale abbassamento del piano perineale.
  • Colonscopia: attraverso uno strumento dotato di una sonda munita di telecamera e pinza, consente di esaminare l’intero colon e di eseguire, se necessario, piccoli prelievi di mucosa e di asportare polipi.
  • Manometria anorettale: valuta le pressioni del canale anale a riposo, durante la contrazione volontaria e durante la spinta.
  • Studio dei tempi di transito intestinale: per effettuare questo esame, il paziente deve ingerire dei piccoli marcatori radio-opachi. Dopo alcuni giorni si procede con un esame radiologico dell’addome: se più dell’80% dei marcatori è stato espulso, il transito può considerarsi normale.
  • La valutazione dei tempi di transito intestinale può essere eseguita anche tramite scintigrafia del colon, un esame più invasivo perché richiede tecniche di intubazione per raggiungere il colon.
grafica che spiega tutti rimedi per combattere la stitichezza

Stitichezza: tutti i rimedi

Cosa mangiare

Riequilibrare le nostre abitudini alimentari è il primo passo per combattere la stitichezza. E’ importante, quindi, inserire nella propria alimentazione cibi ricchi di fibre, prima di tutto verdura cruda e cotta. Gli ortaggi particolarmente benefici sono quelli a foglia verde, come spinaci e bietole.

Tra i frutti, sì a kiwi, susine e pesche con la buccia, prugne secche, uva, pere, banane mature. Quando possibile, mangia la frutta con la buccia, o in alternativa cotta.

Tra i cereali, sono particolarmente efficaci quelli integrali, in particolare l’avena e la segale, quindi è bene consumarli con regolarità, alternandoli a quelli raffinati. Anche i legumi sono di aiuto, con la raccomandazione di consumarli passati.

E’ importante però ricordare che sia i cereali integrali che i legumi (anche se passati) possono dare origine a gonfiore addominale, quindi i tentativi con questi alimenti devono sempre essere prudenti. Mangia almeno una porzione di verdura ad ogni pasto, cotta o cruda.

Tra le verdure cotte, preferibilmente lessate o cucinate al vapore, privilegia spinaci, zucchine, broccoli e cavolfiori (da consumarsi con moderazione in caso di meteorismo, aumentando a poco a poco le dosi), fagiolini, melanzane e carciofi.

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Inserisci nella tua dieta kefir e yogurt greco che sono utili a riequilibrare la flora batterica intestinale .

Anche inserire regolarmente nella dieta i semi (di lino, di chia, di girasole, di zucca, ecc.) è utile contro la stitichezza perché favoriscono la motilità intestinale. Nell’intestino, a contatto con l’acqua, i semi sono in grado di produrre delle mucillagini che lo “puliscono” e ne regolano lo svuotamento.

Stitichezza: cibi da evitare

Per alleviare la stitichezza, il consiglio è di evitare o limitare il consumo di alimenti che possono rallentare il transito intestinale o causare un indurimento delle feci. Ecco alcuni cibi da evitare o limitare.

Cibi grassi

I cibi ad alto contenuto di grassi possono rallentare la digestione e causare stitichezza. Quindi elimina dalla tua dieta cibi fritti o grassi e piatti elaborati con creme o salse pesanti.

Carne rossa

Le carni rosse possono essere difficili da digerire e possono contribuire alla stitichezza, sopratutto se consumate in grandi quantità. Riduci il consumo di carne rossa e introduci proteine magre come pollo, pesce o tofu.

Cibi raffinati

Alimenti altamente raffinati come pane bianco, pasta bianca, riso bianco e snack confezionati possono essere poveri di fibre. Preferisci alimenti integrali che sono ricchi di fibre.

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Banane verdi

Le banane verdi sono astringenti perché contengono amido resistente, un tipo di carboidrato che può essere difficile da digerire e può causare stitichezza.

Cibi ad alto contenuto di zucchero

Alimenti ricchi di zucchero, come dolci, caramelle e bevande zuccherate, possono influenzare negativamente la flora intestinale e contribuire alla stitichezza.

Riduci il consumo di zuccheri aggiunti e opta per fonti di zuccheri naturali come la frutta fresca.

Alcol e caffeina

L’alcol e la caffeina possono avere effetti disidratanti sul corpo e contribuire alla stitichezza. Limita il consumo di bevande alcoliche e bevande che contengono caffeina (anche se un caffè al mattino favorisce i movimenti intestinali) e assicurati di bere abbondante acqua per mantenere un’adeguata idratazione.

Stitichezza e sport

Condurre una vita attiva e praticare regolarmente sport aiuta a combattere la stitichezza perché permette un miglioramento della peristalsi intestinale.

L’attività fisica deve essere di bassa intensità e quotidiana: bastano una camminata veloce di 20-30 minuti oppure pedalare sulla cyclette tutti i giorni.

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Sono consigliati anche sport come il pilates: la contrazione addominale produce infatti degli effetti benefici sull’intestino.

Anche lo Yoga è benefico, in particolare la pratica della respirazione yogica (pranayama), che, oltre a ridurre lo stress, che è una delle cause della stipsi, può influenzare in positivo i movimenti intestinali e aiutarti a risolvere i problemi di stitichezza.

Rimedi naturali

Tra i rimedi principali per combattere la stipsi:

  • Bere succo di prugne o mangiare prugne secche: l’Efsa, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, consiglia di mangiare 100 grammi di prugne secche al giorno per ottenere effetti benefici.
  • Mangiare kiwi, ricchi di fibre: ne contengono 3 grammi/ 100 g.
  • Bere tisane a base di tarassaco o cicoria, che risvegliano dolcemente l’intestino.
  • Assumere probiotici, che hanno il potere di accelerare il transito intestinale, oltre a ristabilire l’equilibrio della flora batterica.

Stitichezza: l’importanza di ascoltare il tuo corpo

La regolarità nell’evacuazione è molto importante quindi bisogna concedere al nostro intestino il tempo necessario per favorirla. E’ fondamentale dare ascolto al proprio corpo ossia allo stimolo all’evacuazione.

Proprio reprimendolo, infatti, si arriva alla stitichezza. Quindi niente fretta la mattina, è meglio alzarsi prima dal letto e prendersi il tempo necessario per soddisfare il proprio intestino.

Procedure mediche

In alcuni casi, potrebbe essere necessario un intervento medico più invasivo, come l’irrigazione del colon o la rimozione manuale del tappo di feci sotto supervisione medica.

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I migliori lassativi per combattere la stipsi

E’ importante, in caso di stitichezza, interrompere, se possibile, l’assunzione di farmaci che possono aver scatenato o acuito questa condizione, così come è essenziale trattare le eventuali patologie che hanno causato la stipsi.

A lungo andare, i lassativi possono dare assuefazione e causare effetti collaterali come dolore addominale, diarrea, meteorismo, problemi renali, disidratazione, fecalomi, occlusione intestinale e emorragie del tratto gastrointestinale.

Ecco le principali tipologie di lassativi disponibili contro la stitichezza.

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Agiscono lentamente e delicatamente e rappresentano il mezzo più sicuro per favorire l’evacuazione.

Tra questi ci sono lo psillio, il policarbofil calcio e la metilcellulosa. In genere si assumono aumentando gradualmente il dosaggio e con una sufficiente quantità di acqua, per prevenire la formazione di un fecaloma fino a quando non si hanno delle feci più soffici e di massa aumentata.

Questo approccio favorisce naturalmente l’evacuazione e non causa assuefazione.

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2 – Lassativi osmotici

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I lassativi osmotici come macrogol ma anche mannite e tamarindo sciroppo contengono ioni polivalenti scarsamente assorbiti (come fosfato o solfato di magnesio) o carboidrati (lattulosio, sorbitolo) che rimangono nell’intestino, aumentando la pressione osmotica intraluminale e quindi richiamando acqua.

I lassativi osmotici sono ragionevolmente sicuri anche quando usati regolarmente.

3 – Lassativi stimolanti 

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I catartici secretori o stimolanti sono ad esempio bisacodile, olio di ricino e antrachinoni come senna, aloe, rabarbaro. Agiscono irritando la mucosa intestinale o stimolando direttamente la sottomucosa e il plesso mioenterico.

Questa tipologia di lassativi è, cioè, in grado di aumentare le contrazioni coliche, favorendo il progredire delle feci verso l’esterno. Sono potenti attivatori della motilità intestinale che dovrebbero essere utilizzati solo per brevi periodi.

Il loro uso prolungato può causare effetti avversi come crampi addominali, una melanosi colica (condizione benigna caratterizzata da una pigmentazione bruno-nerastra del colon), una degenerazione neuronale del colon, la “sindrome dell’intestino pigro”, gravi alterazioni idroelettrolitiche e reazioni allergiche.

Lassativi emollienti

Agiscono lentamente per ammorbidire le feci, facilitandone il passaggio, ma non sono potenti stimolatori della defecazione. I più conosciuti sono olio di vaselina e glicerina.

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I lassativi emollienti sono spesso utilizzati per il trattamento a breve termine della stitichezza e per alleviare il disagio associato alla defecazione dolorosa, come nel caso di emorroidi o ragadi anali.

Complicanze: fecaloma

La stitichezza, di solito, è una condizione benigna. Tuttavia, se compare all’improvviso in persone adulte che hanno familiarità con i tumori intestinali, o se si accompagna a sintomi come sangue nelle feci, dimagrimento o anemia, è opportuno rivolgersi al medico per degli approfondimenti.

Cosa fare se si ha il tappo di feci?

Il fecaloma è una piccola massa di feci molto disidratate e dure che si forma nel tratto finale dell’intestino, causando un’ostruzione.

È un problema spesso legato alla stitichezza cronica. Infatti, più tempo le feci rimangono nell’intestino, più acqua è assorbita, rendendo l’evacuazione più difficile. Inizialmente, il fecaloma può non presentare sintomi (a parte la difficoltà nella defecazione) ma, nei casi più gravi, può evolvere in occlusione intestinale.

Quindi, se si sospetta di avere un tappo di feci, è importante agire con prudenza e nel caso chiedere un parere al proprio medico. Il trattamento ha l’obiettivo di eliminare l’occlusione intestinale causata dalle feci accumulate.

Se il tappo è piccolo, si ricorre a clismi di olio caldo o glicerina, che ammorbidiscono o lubrificano le feci, facilitandone l’espulsione. Invece, nei casi di fecalomi più corposi, i clisteri possono non bastare.

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In questi casi, potrebbe essere necessaria la rimozione manuale da parte del medico che procede a frantumare con cautela la massa fecale in frammenti più piccoli per favorire l’evacuazione.

È una procedura da adottare con molta prudenza per evitare possibili danni alla mucosa rettale. Per i fecalomi molto grandi, che non rispondono ai trattamenti standard e che causano una occlusione intestinale, può essere necessario intervenire chirurgicamente.

Conclusioni

La stitichezza è una condizione comune che può causare notevole disagio e influire negativamente sulla qualità della vita. I consigli di alimentazione e stile di vita che aiutano a combattere la stitichezza sono utili anche per prevenirla.

Una dieta ispirata ai principi della dieta mediterranea, ricca di frutta, verdure e cereali e povera di grassi e zucchero, un’adeguata idratazione, un’attività fisica regolare e l’abitudine di dedicare il giusto tempo alle necessità del proprio intestino sono i 4 principi base che dovremmo seguire ogni giorno per tenere il più possibile lontana la stipsi.

Fonti
  1. Fondazione Veronesi.
  2. Constipation.
  3. Biblioteca medica.

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Sylvie Pariset

Sylvie Pariset

Giornalista, francese di origini, ma italiana d’adozione, sono stata allenatrice sportiva e attrice per diversi anni prima di approdare nell’Editoria. Sono appassionata di salute e benessere, ma scrivo anche di fitness, lifestyle e alimentazione sana.

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