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Alzheimer: che cos’รจ, cause e fattori di rischio, sintomi, diagnosi, cura e prevenzione

Ivana Barberini by Ivana Barberini
10 Settembre 2023
in Patologie
Alzheimer: cos'รจ, cause, sintomi, cure e prevenzione
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Sommario

  • Morbo di Alzheimer: che cos’รจ?
  • Morbo di Alzheimer: sintomi
  • Alzheimer: cause e fattori di rischio
  • Alzheimer: diagnosi e prognosi
  • Alzheimer: cura e terapie
  • Alzheimer: prevenzione
  • Alzheimer: cenni storici

La malattia di Alzheimer รจ un tipo di demenza che determina la perdita progressiva delle funzioni cognitive. รˆ caratterizzata dalla degenerazione del tessuto cerebrale, dallโ€™accumulo di una proteina anomala chiamata beta-amiloide e dallo sviluppo di grovigli neurofibrillari.

Quindi, il declino รจ lento e graduale e coinvolge facoltร  come memoria, pensiero, giudizio e capacitร  di apprendimento.

L’Alzheimer colpisce piรน le donne che gli uomini, in parte perchรฉ le donne vivono piรน a lungo. Inoltre, si prevede che il numero di persone affette da Alzheimer aumenti in modo considerevole, man mano che aumenta la percentuale di persone anziane rispetto alla popolazione globale.

Uno dei segni precoci della malattia รจ la perdita dei ricordi. Difatti, si dimenticano eventi recenti, si evidenzia gradualmente uno stato confusionale, lโ€™alterazione delle altre funzioni mentali, disturbi del linguaggio e difficoltร  a svolgere le normali attivitร  quotidiane.

Tuttavia, non esiste al momento una cura. Il trattamento implica per lo piรน strategie per prolungare le capacitร  funzionali e puรฒ includere lโ€™uso di farmaci per rallentare la progressione della malattia.

L’Alzheimer inoltre puรฒ essere ereditario.

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Infine, รจ difficile prevedere esattamente lโ€™aspettativa di vita, ma il decesso avviene in media circa 7 anni dopo la diagnosi.

Morbo di Alzheimer: che cos’รจ?

Con il termine โ€œdemenzaโ€ (o disturbo neurocognitivo maggiore) si definisce una sindrome acquisita, caratterizzata da un evidente e significativo declino cognitivo. Questo declino puรฒ essere associato o meno a manifestazioni neuropsichiatriche, la cui gravitร  รจ tale da interferire con lโ€™abituale svolgimento della vita quotidiana e con lโ€™indipendenza del soggetto affetto.

Infatti, studi recenti hanno mostrato come le demenze siano la conseguenza di un lento e progressivo accumulo di danni neuropatologici, che inizia durante la vita adulta per poi manifestarsi pienamente con lโ€™invecchiamento. Parallelamente, le manifestazioni cliniche di tali patologie si evolvono gradualmente nel corso del tempo, configurandosi inizialmente con sfumati sintomi cognitivi, fino allโ€™insorgenza di una demenza conclamata.

Ma la malattia di Alzheimer rappresenta la prima causa di demenza (circa il 60% di tutti i casi).

Macroscopicamente, il cervello di un individuo affetto da Alzheimer presenta un grado variabile di atrofia in base alla fase clinica. Quindi, lโ€™atrofia interessa prevalentemente la corteccia cerebrale ed รจ piรน marcata nelle regioni anteriori e mesiali dei lobi temporali (in particolare lโ€™ippocampo) e parietali. Inoltre, i solchi cerebrali e i ventricoli appaiono ingranditi per la perdita di sostanza (dilatazione ex vacuo). Infine, il peso e le dimensioni dellโ€™organo risultano gravemente ridotte.

Invece, microscopicamente, lโ€™encefalo presenta depositi extracellulari ed inclusioni intracellulari definite rispettivamente placche senili e grovigli neurofibrillari.

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Alzheimer: percentuale di etร 

Si manifesta raramente prima dei 65 anni, diventando piรน frequente con lโ€™avanzare dellโ€™etร , con le seguenti percentuali di incidenza. Etร  compresa tra:

  • 65 e 74 anni: 3%
  • 75 e 84 anni: 17%
  • pari o superiore a 85 anni: 32%.
Alzheimer: cenni storici

Morbo di Alzheimer: sintomi

Come si manifesta la malattia di Alzheimer? La storia clinica abbraccia un lungo arco temporale. Il progressivo accumulo del danno e la conseguente incapacitร  dellโ€™encefalo di compensare avvengono in maniera lenta e progressiva.

Quindi, esiste un lungo periodo, compreso tra i 15 e i 30 anni, in cui la patologia รจ presente, senza perรฒ alcuna evidenza di deficit cognitivo. Ciรฒ vuol dire che lโ€™esordio dei sintomi accade tardivamente nel corso della malattia, preceduto da una lunga fase asintomatica.

Fasi della malattia

In linea generale, le fasi della malattia sono tre:

  • Alzheimer preclinico. Corrisponde alla fase asintomatica della malattia, in cui tutti i meccanismi patogenetici sono in atto, ma lโ€™entitร  del danno non รจ tale da determinare lo sviluppo dei sintomi. Questa fase sfugge completamente alla diagnosi nella pratica clinica. Invece, รจ riconoscibile nei soggetti ancora asintomatici ma portatori di mutazioni genetiche responsabili dellโ€™insorgenza della malattia, mediante apposite indagini cliniche.
  • Alzheimer prodromico. Corrisponde alla fase sintomatica iniziale della malattia. La patologia raggiunge un livello di danno che compromette alcune funzioni cognitive in modo lieve e senza interferire nel funzionamento globale dellโ€™individuo.
  • Demenza. Corrisponde alla fase conclamata della malattia. Il livello di alterazione neuropatologica รจ cosรฌ grave da compromettere molte funzioni cognitive.
Alzheimer: sintomi iniziali

Sintomi iniziali

Nello stato iniziale della malattia, i sintomi piรน evidenti possono essere:

  • Smemoratezza per gli eventi recenti, perchรฉ รจ difficile formare un nuovo ricordo.
  • Cambiamenti della personalitร  (le persone possono diventare emotivamente meno reattive, depresse o insolitamente timorose o ansiose).
  • Cambiamento nel linguaggio (si usano parole piรน semplici o piรน parole rispetto a una specifica).
  • Insonnia e difficoltร  nellโ€™addormentamento.

Sintomi avanzati della malattia

  • Difficoltร  a ricordare eventi passati (si dimenticano i nomi di amici e familiari).
  • Perdita dellโ€™autonomia (puรฒ essere necessaria assistenza per mangiare, vestirsi, lavarsi o andare in bagno).
  • Perdita dellโ€™orientamento spazio-temporale (le persone affette possono perfino perdersi in casa).
  • Aumento dello stato confusionale (che implica il rischio di vagabondaggio – perchรฉ la persona non ritrova piรน la strada di casa e si perde – e di cadute).
  • Comportamenti distruttivi o inadatti, agitazione, irritabilitร , ostilitร  e aggressione fisica.
  • Perdita totale dellโ€™autonomia (non si รจ piรน in grado di camminare o di prendersi cura di se stessi; si puรฒ andare incontro a incontinenza, difficoltร  di deglutizione, perdita del linguaggio).

I sintomi che si manifestano nel corso della malattia possono essere distinti in sintomi cognitivi e sintomi comportamentali e psicologici.

Sintomi fase avanzata dell'Alzheimer

Sintomi Cognitivi

  • Perdita di memoria. La funzione piรน frequentemente alterata nellโ€™Alzheimer รจ la memoria. Il deficit della memoria per gli eventi recenti รจ la caratteristica clinica preminente della malattia. Quindi, dimenticare il luogo in cui sono riposti gli oggetti o ripetere spesso le stesse domande, sono sintomi iniziali tipici. Invece, la memoria autobiografica e quella relativa ai fatti storici, non recenti e a lungo termine, risulta inalterata.
  • Disorientamento (spaziale e temporale). Si manifesta costantemente nel corso della malattia. Allโ€™inizio, la difficoltร  รจ limitata alle date, ma con lโ€™aggravarsi della malattia si perde la capacitร  di collocare se stessi e gli eventi vissuti nel tempo e nello spazio. Quindi, per questo motivo sono frequenti smarrimenti fuori di casa e, nei casi piรน gravi, perfino nella propria abitazione.
  • Deficit della concentrazione e dellโ€™attenzione. Sono tra i sintomi piรน precoci che comportano difficoltร  di apprendimento. Il soggetto non riesce piรน ad acquisire e a trattenere nuove informazioni.
  • Linguaggio. La compromissione del linguaggio รจ piuttosto frequente. Allโ€™inizio la funzione linguistica รจ preservata, ma un impoverimento del vocabolario si puรฒ riscontrare giร  nei primi colloqui clinici (si ha difficoltร  nel trovare i vocaboli o i sinonimi). Successivamente, una sindrome afasica piรน complessa, con deficit della denominazione, della ripetizione e della comprensione si presenta in genere tardivamente.
  • Disturbi gnosici (difficoltร  nella percezione degli oggetti, persone, ecc.), prassici e visuospaziali.

Inoltre, la difficoltร  nel riconoscere le coordinate spaziali corporee ed extracorporee puรฒ compromettere la deambulazione, con un piรน elevato rischio di caduta.

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Sintomi Comportamentali e Psicologici

Questi sintomi โ€œnon cognitiviโ€ spesso condizionano profondamente il decorso della malattia, con un impatto importante sulla qualitร  della vita della persona affetta e dei familiari e/o caregivers.

Infatti, oltre il 70% dei pazienti, con diverse modalitร  e frequenza a seconda delle varie fasi della malattia, sviluppa:

  • Depressione.
  • Ansia.
  • Apatia.
  • Deliri e allucinazioni.
  • Agitazione e aggressivitร  (verbale e/o fisica).
  • Irritabilitร .
  • Comportamenti sociali inappropriati.
  • Attivitร  motoria alterata.
  • Disinibizione ed euforia.
  • Disturbi del sonno, della condotta alimentare e sessuale.

Anche se le fluttuazioni dei sintomi non caratterizzano la malattia, non di rado il soggetto va incontro a un peggioramento โ€œcircadianoโ€ che si verifica nel tardo pomeriggio e nelle ore serali.

Quindi, tale fenomeno รจ definito โ€œsindrome del tramontoโ€ poichรฉ รจ caratterizzato da un peggioramento dei disturbi cognitivi e comportamentali (stato confusionale, ansia, irrequietezza, agitazione psicomotoria) man mano che si avvicinano le ore serali.

La sindrome del tramonto si riscontra nel 65% dei malati.

Sintomi finali

Nelle fasi avanzate di malattia il deterioramento cognitivo รจ cosรฌ grave che il paziente non รจ piรน in grado di svolgere da solo anche le attivitร  basilari della vita quotidiana, come vestirsi, lavarsi e provvedere alle proprie necessitร  fisiologiche.

Inoltre, la comparsa di incontinenza, per la perdita del controllo volontario degli sfinteri, compromette ulteriormente la situazione. Nel tempo anche la memoria a lungo termine e il linguaggio sono compromessi, cosรฌ come la capacitร  di comprensione. Infine, nella fase terminale possono manifestarsi anche deficit motori e turbe del tono muscolare. Ma puรฒ anche manifestarsi disfagia, disidratazione e polmoniti ab ingestis.

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Inoltre, la difficoltร  nella deambulazione puรฒ complicarsi con cadute e conseguenti fratture. Perciรฒ, lโ€™allettamento che ne consegue puรฒ incrementare il rischio di infezioni (urinarie e delle vie respiratorie) e peggiorare la stipsi, fino al possibile blocco intestinale.

Le alterazioni del pensiero astratto, che in alcuni casi sono presenti giร  allโ€™esordio dei sintomi, con lโ€™avanzare della malattia compromettono la capacitร  di pianificazione, critica e di giudizio. Ciรฒ pone importanti questioni medico-legali perchรฉ risultano compromesse le capacitร  decisionali dellโ€™individuo.

Alzheimer: cause e fattori di rischio

Quali sono le cause dellโ€™Alzheimer? Purtroppo non sono ancora note. Infatti, il 90% di tutti i casi sono sporadici, cioรจ si manifestano senza ereditarietร  tra le generazioni di una famiglia. Invece, nel 10% dei casi, la malattia si presenta in forma familiare, con la presenza di almeno due soggetti affetti tra i parenti di primo grado.

Ma il fattore genetico sembra svolgere un ruolo importante. Quindi, un genitore affetto da Alzheimer ha il 50% delle probabilitร  di trasmettere il gene anomalo a ogni figlio. Inoltre, circa la metร  di questi figli sviluppa generalmente la malattia di Alzheimer prima dei 65 anni.

Progressione della malattia di Alzheimer

Degenerazione del cervello

Nella malattia di Alzheimer, si assiste alla degenerazione progressiva di alcune parti del cervello, alla perdita di cellule nervose e alla riduzione della reattivitร  nei confronti dei messaggeri chimici che trasmettono i segnali tra le cellule (neurotrasmettitori).

Anche il livello di acetilcolina, un neurotrasmettitore coinvolto nelle funzioni cognitive come memoria e apprendimento, si presenta piuttosto basso.

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Inoltre l’Alzheimer provoca le seguenti anomalie nel tessuto cerebrale:

  • Depositi di beta-amiloide: accumulo di beta-amiloide (una proteina anomala e insolubile) poichรฉ le cellule non riescono piรน a metabolizzarla e a rimuoverla.
  • Placche senili o neuritiche: addensamenti di cellule nervose morte intorno a un nucleo di beta-amiloide.
  • Grovigli neurofibrillari: filamenti arrotolati di proteine insolubili nella cellula nervosa.
  • Alti livelli di tau: una proteina anomala che compone i grovigli neurofibrillari e beta-amiloidi.

Quindi, queste anomalie si presentano con lโ€™avanzare dellโ€™etร , entro certi livelli, in tutte le persone, ma sono molto piรน frequenti in quelle affette dalla malattia di Alzheimer. Perรฒ, attualmente ancora non รจ noto se tali anomalie determinano direttamente la malattia di Alzheimer o se sono secondarie ad altre patologie che causano sia la demenza, sia le anomalie nel tessuto cerebrale.

Alzheimer: fattori di rischio

Fattori di rischio

Tra i fattori di rischio, a parte lโ€™avanzamento dellโ€™etร  e la componente genetica, ci sono anche aspetti legati allo stile di vita. Quindi, sono fattori in gran parte modificabili come:

  • Fumo.
  • Assunzione di alcol.
  • Carenza di vitamine.
  • Scarsa attivitร  fisica.
  • Ridotte attivitร  mentali e sociali.

Inoltre, il diabete, lโ€™ipercolesterolemia, lโ€™ipertensione, lโ€™obesitร  e la dislipidemia sono altri fattori di rischio associati allโ€™Alzheimer, cosรฌ come alcuni traumi cerebrali, patologie cerebrovascolari e vasculopatie. Anche una bassa scolaritร , la depressione e una dieta sbilanciata sono aspetti associati a un maggior rischio di contrarre la malattia.

Ma alcuni studi ancora in corso stanno anche indagando lโ€™incidenza dellโ€™inquinamento o lโ€™esposizione ad alcune sostanze tossiche come possibili fattori di rischio.

Fattori di protezione

Invece, i fattori di protezione rappresentano lโ€™altra faccia della medaglia. A parte lโ€™assenza di familiaritร  per la malattia, ci sono aspetti che ci possono in qualche modo tutelare:

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  • Alta scolaritร .
  • Stile alimentare sano.
  • Allenamento del fisico e del cervello.
  • Buone relazioni sociali.
  • Monitorare e trattare con attenzione eventuali problematiche cardiovascolari.

In molte Regioni e comuni italiani stanno nascendo i Caffรจ Alzheimer. Lโ€™idea di fondo รจ che lโ€™Alzheimer non si combatte solo con i farmaci, ma anche con un caffรจ, insieme ai propri familiari, fuori dalle mura domestiche.

Queste iniziative propongono attivitร  ludiche e di socializzazione, importanti per il mantenimento delle facoltร  cognitive dei malati di Alzheimer, e forniscono un supporto informativo e di orientamento per le famiglie. Inoltre, con il sostegno di psicologi, si aiutano familiari e caregivers a comprendere lโ€™evoluzione della malattia e ad affrontare al meglio la quotidianitร 

Alzheimer: diagnosi e prognosi

La diagnosi clinica si basa prevalentemente sul riscontro di un deficit cognitivo che riguarda la memoria e almeno unโ€™altra funzione.

Il deficit deve avere quattro caratteristiche:

Alzheimer 4 caratteristiche

Quindi, la presenza di questi criteri consente di effettuare una diagnosi, ma se manca solo una di queste 4 caratteristiche si parla Alzheimer possibile. Ad esempio, รจ questo il caso in cui i deficit cognitivi mostrino un andamento atipico o si presentino nellโ€™ambito di un quadro di deterioramento per la presenza di malattie cerebrovascolari o in concomitanza di sintomi tipici di altre sindromi neurologiche come il Parkinson e la malattia del motoneurone, ecc.

Quindi, alcuni sintomi possono aiutare a distinguere la malattia di Alzheimer da altre demenze. Ad esempio, le allucinazioni visive sono piรน comuni nella demenza da corpi di Lewy rispetto allโ€™Alzheimer.

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Analisi del liquido cerebrospinale

Lโ€™analisi del liquido cerebrospinale, ottenuta mediante una puntura lombare, e la tomografia ad emissione di positroni (PET) possono aiutare a diagnosticare la malattia.

Tuttavia, una diagnosi esatta puรฒ essere confermata solo con il prelievo di un campione di tessuto cerebrale (dopo il decesso, durante unโ€™autopsia) esaminato al microscopio.

In vita, la diagnosi si basa sulla raccolta accurata delle informazioni anamnestiche, sullโ€™esame neurologico e fisico generale, sulle neuroimmagini (TC e/o RMN dellโ€™encefalo) e sulla valutazione delle funzioni cognitive.

Esami di laboratorio

Gli esami di laboratorio di routine, il dosaggio degli ormoni tiroidei, della vitamina B12 e dellโ€™acido folico, completano lโ€™iter diagnostico. La raccolta dellโ€™anamnesi deve indagare accuratamente l’esordio dei sintomi, la modalitร  di progressione e l’impatto sui livelli di autonomia del soggetto.

Valutazione delle funzioni cognitive

La valutazione delle funzioni cognitive rappresenta il momento centrale della fase diagnostica. Quindi, la somministrazione di test da parte di neuropsicologi presso strutture specializzate, come i Centri per i Disturbi Cognitivi e Demenze (CDCD), permette di ottenere un profilo neuropsicologico accurato e di descrivere, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, i deficit presenti.

Infine, lโ€™impiego di neuroimmagini standard (TC e/o RMN) consente di escludere altre cause del deterioramento cognitivo, come ad esempio le lesioni vascolari.

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Quanto tempo si puรฒ vivere con lโ€™Alzheimer? รˆ difficile dare una risposta esatta. Generalmente la malattia puรฒ durare dai sette ai vent’anni, con un tempo medio di 10 anni, molto dipende dallโ€™etร  di diagnosi. Tuttavia, alcuni farmaci possono rallentare la malattia per un breve periodo, ma non ne impediscono la progressione.

Alzheimer: decorso

Lโ€™Alzheimer รจ definita la โ€œmalattia delle quattro Aโ€ poichรฉ implica:

  • Amnesia: perdita significativa di memoria.
  • Afasia: incapacitร  di formulare e comprendere i messaggi verbali.
  • Agnosia: incapacitร  di identificare correttamente gli stimoli, riconoscere persone, cose e luoghi.
  • Aprassia: incapacitร  di compiere correttamente alcuni movimenti volontari complessi, ad esempio vestirsi.

Tuttavia, anche se il decorso della malattia รจ unico per ogni individuo, si puรฒ suddividere generalmente in tre fasi.

  • Fase iniziale: sono prevalenti i disturbi della memoria, ma possono essere presenti anche disturbi del linguaggio. Perciรฒ, la persona รจ ripetitiva nellโ€™esprimersi, tende a perdere gli oggetti, tende a smarrirsi e non ritrovare la strada di casa. Inoltre, puรฒ manifestare alterazione emotiva, irritabilitร , reazioni imprevedibili.
  • Fase intermedia, si assiste a una progressiva perdita dellโ€™autonomia ed รจ necessaria unโ€™assistenza continua.
  • Fase severa, invece, รจ caratterizzata dalla completa perdita dellโ€™autonomia: smette di mangiare, non riesce piรน a comunicare, diventa incontinente, รจ costretto a letto o su una sedia a rotelle.

Tuttavia, la durata di ogni fase varia da persona a persona e in molti casi una fase puรฒ sovrapporsi allโ€™altra.

Alzheimer e trattamenti

Alzheimer: cura e terapie

Come si cura lโ€™Alzheimer? Ad oggi non sono disponibili terapie farmacologiche efficaci e la malattia resta una patologia incurabile.

Terapie farmacologiche

I trattamenti prevedono lโ€™uso di farmaci cosiddetti โ€œsintomaticiโ€ che alleviano alcuni sintomi senza intervenire, perรฒ, sui meccanismi patogenetici.

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Gli inibitori dellโ€™AcetilColinEsterasi (AChEI) agiscono incrementando i livelli di acetilcolina nel cervello. Lโ€™acetilcolina รจ un neurotrasmettitore importante per il corretto funzionamento cognitivo. Quindi, lโ€™azione degli AChEI mira a compensare il deficit funzionale legato a questa compromissione.

Le molecole utilizzate per la terapia farmacologica, nelle fasi lieve e moderata della malattia, sono: donepezil, rivastigmina, galantamina.

Invece, la memantina รจ impiegata per il trattamento delle fasi moderate e severe della malattia, anche se ha dimostrato una limitata efficacia nel favorire il rallentamento della progressione dei sintomi.

Ma negli ultimi due decenni, la ricerca si รจ dedicata allo studio di farmaci in grado di interferire con i meccanismi patogenetici della malattia. Farmaci di questo tipo non sono sintomatici, ma mirano a cambiare il decorso della malattia.

Invece, altre ricerche puntano sulla risposta immunologica dellโ€™organismo contro la malattia, cercando di sviluppare un vaccino in grado di contenere la produzione di beta-amiloide (il peptide che si aggrega a formare le placche).

Tuttavia, le ricerche sono ancora in corso.

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Terapie non farmacologiche

La scarsa efficacia della terapia farmacologica convenzionale e la dimostrazione che la mancata e costante stimolazione cognitiva durante la vita riduce la riserva cognitiva e favorisce il deterioramento, hanno spinto i ricercatori anche verso interventi non farmacologici.

Tali interventi hanno come obiettivo:

  • Aumento delle performance cognitive.
  • Controllo dei sintomi comportamentali e psicologici della demenza.
  • Miglioramento della qualitร  della vita dei pazienti.

Tuttavia, lโ€™efficacia di questi approcci รจ generalmente transitoria e di modesta entitร , ma se prolungati nel tempo possono apportare benefici simili a quelli della terapia farmacologica.

Stimolazione cognitiva

La stimolazione cognitiva รจ tra le tecniche piรน utilizzate. E’ un approccio dedicato principalmente alle interazioni sociali ed รจ generalmente attuato sotto forma di attivitร  di gruppo.

Poi, รจ focalizzata sullโ€™identificazione di obiettivi da raggiungere rispetto ai deficit cognitivi. Quindi, il metodo proposto รจ di tipo compensatorio, ovvero una funzione preservata va a compensare quella deficitaria. Inoltre, coinvolgendo anche i familiari, la stimolazione cognitiva mira al miglioramento del funzionamento globale dellโ€™individuo.

Training cognitivo

Il training cognitivo prevede l’esecuzione di compiti standard ideati per le varie funzioni cognitive. Gli esercizi proposti possono prevedere lโ€™uso di carta e penna o essere riprodotti sul computer.

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La difficoltร  dellโ€™esercizio รจ stabilita in base al grado di compromissione della specifica funzione cognitiva e modulata in base ai miglioramenti.

Ma il principio รจ che lโ€™esercizio ripetuto e la pratica possano migliorare o mantenere stabile una funzione alterata.

Dieta e Alzheimer

Alzheimer: alimentazione

Si puรฒ prevenire lโ€™Alzheimer con la dieta? Uno studio pubblicato su Neurology ha visto coinvolte piรน di 1.200 persone, con piรน di 65 anni di etร , senza alterazioni cognitive.

Dopo aver compilato un questionario dettagliato sulle loro abitudini alimentari, queste persone, un anno e mezzo dopo, sono state sottoposte a un prelievo di sangue per misurare il livello della proteina beta-amiloide (principale responsabile della formazione delle placche presenti tipicamente nel cervello di un malato di Alzheimer).

Lo studio mirava ad evidenziare lโ€™esistenza di un legame tra questa proteina e le sostanze nutritive presenti negli alimenti, come:

  • Acidi grassi saturi.
  • Omega 3 e omega 6.
  • Acidi grassi monoinsaturi.
  • Vitamina E, C, D, B12.
  • Folati e betacarotene.

Quindi, รจ emerso che piรน un individuo consuma alimenti ricchi di omega 3 (come pesce, crostacei e frutta secca), piรน sono bassi i tassi di proteina beta-amiloide nel sangue.

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Quindi, la dieta mediterranea รจ particolarmente adatta al mantenimento di un cervello attivo, poichรฉ ricca di verdura, frutta e pesce.

Alzheimer: evitare i cibi AGEs

Inoltre, รจ importante ridurre il consumo di carne, formaggi stagionati e, soprattutto, evitare i cibi precotti. Infatti, questi cibi contengono gli AGEs (Advanced Glication End products) che rappresentano un importante fattore di rischio per la malattia di Alzheimer.

Gli AGEs sono delle sostanze chimiche prodotte dalla combinazione degli zuccheri con altre molecole come grassi o proteine. In alcuni alimenti industriali sono aggiunti come esaltatori del sapore, ma la maggiore quantitร  di AGEs si forma durante la cottura degli alimenti.

La loro formazione dipende dalla temperatura e dal tipo di cottura. Quindi, maggiore รจ la temperatura e il tempo di cottura, maggiore sarร  la formazione e lโ€™accumulo di AGEs. Perciรฒ, le cotture alla griglia, alla piastra o la frittura sono da sconsigliare se abituali, favorendo invece cotture in umido, al vapore o la bollitura.

Alzheimer: esercizio fisico, sport e yoga

Lo sport puรฒ ridurre il rischio di Alzheimer? Vari studi confermano che il movimento e lโ€™attivitร  fisica aiutano il soggetto a restare piรน a lungo indipendente, mantenendo e stimolando le capacitร  mentali e fisiche, facilitando anche il sonno notturno.

Quindi, incoraggiare la persona affetta ad avere degli interessi, a restare attivo e a fare del movimento puรฒ aiutarla a condurre una vita il piรน normale possibile.

Secondo alcune ricerche, l’irisina, un ormone prodotto in grandi quantitร  dal tessuto muscolare durante le attivitร  fisico-sportive, giocherebbe un ruolo importante come possibile antidoto al decadimento cognitivo. Infatti, l’ormone รจ presente in concentrazioni inferiori nelle persone colpite da Alzheimer.

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Quindi, lo sport, aumentando la produzione di irisina, puรฒ contribuire al mantenimento delle funzioni cognitive. Anche in presenza degli accumuli di beta-amiloide, la proteina che forma le tipiche placche nel cervello delle persone colpite dalla malattia.

Lโ€™importanza dellโ€™attivitร  intellettiva, ma soprattutto fisica, รจ confermata anche da uno studio pubblicato su Science. La ricerca ha evidenziato (su modello animale) come l’esercizio fisico promuova la sintesi di nuovi neuroni a livello dell’ippocampo, una delle prime regioni del cervello a mostrare i segni della malattia.

Poichรฉ non รจ possibile attualmente eliminare le placche di beta-amiloide, i ricercatori stanno tentando nuove strade, tra le quali il โ€œpotenziamentoโ€ del tessuto nervoso, per garantire un turnover ai neuroni danneggiati. L’ippocampo, d’altra parte, ha una peculiaritร , quella di rinnovarsi continuamente anche grazie alla presenza di cellule staminali che, se adeguatamente stimolate, possono sopperire alla perdita di altre cellule.

Respirazione yoga

Uno studio pubblicato su International Psychogeriatrics ha evidenziato i benefeci della respirazione yoga, in grado di aumentare il Fattore di Crescita Nervoso (NGF). E’ una proteina fondamentale per lo sviluppo del Sistema Nervoso Centrale, che รจ significativamente ridotta nelle persone con Alzheimer.

Quindi, i ricercatori hanno chiesto a 20 volontari di effettuare la respirazione yoga e hanno usato i loro campioni di saliva per misurare il livello di NGF. Nello specifico, i volontari hanno partecipato a un programma di 20 minuti di respirazione yoga. Al termine dellโ€™esperimento, il 60% dei volontari ha mostrato un marcato aumento dei livelli di NGF.

Alzheimer: prevenzione

Alzheimer: prevenzione

Le demenze sono state riconosciute come una prioritร  per la sanitร  pubblica. Il progressivo invecchiamento della popolazione e la mancanza di una cura stanno, infatti, determinando un marcato aumento della prevalenza e dellโ€™impatto socio-assistenziale di tali patologie.

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Quindi, diventa fondamentale identificare e attivare strategie preventive efficaci.

Si puรฒ prevenire lโ€™Alzheimer? A tale riguardo, gli studi epidemiologici hanno identificato unโ€™ampia gamma di fattori di rischio per la demenza potenzialmente modificabili come: disturbi cardiovascolari, depressione e stili di vita e abitudini non salutari (ridotta attivitร  fisica, fumo, abuso di alcool, bassa scolarizzazione, scarse relazioni sociali, ecc.).

Al contrario, attivitร  mentalmente e fisicamente stimolanti, buone relazioni sociali, elevato livello di istruzione e di complessitร  professionale, regimi dietetici equilibrati (come la dieta mediterranea) sembrano essere fattori protettivi verso la demenza.

Quindi, lโ€™incidenza della malattia potrebbe essere ridotta sensibilmente implementando strategie di sanitร  pubblica finalizzate a ridurre la prevalenza di questi fattori.

Alzheimer: regole di prevenzione

Sono 6 le principali regole di prevenzione:

  1. Essere fisicamente attivi.
  2. Seguire una dieta sana ed equilibrata.
  3. Non fumare.
  4. Assumere poco alcool.
  5. Allenare la mente.
  6. Controllare lo stato di salute.
Alzheimer: giornata mondiale

Morbo di Alzheimer: giornata mondiale

In occasione della XXV Giornata Mondiale Alzheimer del 21 settembre 2022, รจ stato presentato il Rapporto Mondiale Alzheimer che ha evidenziato come la malattia di Alzheimer e le altre demenze rappresentano la settima causa di morte nel mondo.

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In Italia, secondo stime dellโ€™Istituto Superiore di Sanitร  (ISS), circa 1.100.000 persone soffrono di demenza (di cui il 50-60% sono malati di Alzheimer, circa 600mila persone)

Lโ€™adozione di stili di vita salutari (corretta alimentazione, svolgimento di regolare attivitร  fisica, non fumare e non abusare di alcol) puรฒ svolgere, secondo la comunitร  scientifica, un ruolo nel diminuire il rischio di sviluppare diverse forme di demenza. Le linee guida OMS (2019) forniscono infatti raccomandazioni basate sull’evidenza sui comportamenti e sugli interventi nello stile di vita per ritardare o prevenire il declino cognitivo e la demenza

In Italia per la protezione sociale delle persone affette da demenza e per garantire la diagnosi precoce e la presa in carico tempestiva delle persone affette da malattia di Alzheimer, รจ stato istituito dalla Legge 30 dicembre 2020, n. 178 (comma 330, 331 e 332) il Fondo per lโ€™Alzheimer e le demenze 2021-2023.

Alzheimer: cenni storici

La malattia di Alzheimer รจ stata descritta per la prima volta nel 1906 dallo psichiatra e neuropatologo tedesco Alois Alzheimer.

Infatti, durante la Conferenza psichiatrica di Tubinga, Alzheimer presentรฒ il caso di una donna di 51 anni affetta da una forma di demenza finora sconosciuta.

Successivamente, nel 1910 lo psichiatra tedesco Emil Kraepelin nel suo trattato โ€œPsichiatriaโ€, descriveva la nuova forma di demenza scoperta da Alzheimer, chiamandola appunto malattia di Alzheimer.

Ma nella definizione della nuova malattia, anche un ricercatore italiano, Gaetano Perusini, ebbe un ruolo rilevante. Infatti, Perusini faceva parte di un gruppo di psichiatri che privilegiava, rispetto ai trattamenti psicoanalitici, lo studio anatomico dei pazienti. Questa era anche la linea di Alois Alzheimer, che seguiva gli orientamenti della scuola prettamente anatomica di Emil Kraepelin.

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Poi, nel 1906, a Monaco, Perusini affiancรฒ Alzheimer nellโ€™attivitร  di ricerca per decifrare la particolare forma di demenza scoperta. Quindi, lo studio che ne scaturรฌ fu pubblicato sulla rivista Histologische und histopathologische Arbeiten.

In questo studio, Perusini intuรฌ l’azione di โ€œuna specie di cemento che incolla le fibrille insiemeโ€. Di fatto, con quasi 80 anni di anticipo, comprese la presenza della proteina beta-amiloide, la sostanza di cui sono fatte le placche, come โ€œprodotto metabolico patologicoโ€.

In seguito, questa proteina รจ stata poi scoperta, grazie alla biologia molecolare, nel 1984.

Con la consulenza del Dott. Matteo Bologna, Neurologo Ricercatore c/o lโ€™Universitร  Sapienza di Roma, Dipartimento di Neuroscienze Umane.

Si ringrazia il Prof. Alfredo Berardelli per la gentile concessione del materiale bibliografico: La Neurologia della Sapienza, edizione 2019, Esculapio Editore.

Link esterni

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  1. Ministero della Salute.
  2. Fondazione Umberto Veronesi.

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Ivana Barberini

Ivana Barberini

Dietista e giornalista in ambito medico-scientifico, scrivo di salute, nutrizione e sanitร  per alcuni magazine on line. Per Melarossa scrivo di patologie e alimentazione in modo semplice e fruibile, per unโ€™informazione chiara, ma sempre scientificamente corretta.

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