Le afte si manifestano sulle parti molli orali, come lingua, pavimento orale e interno di guance e labbra. Le lesioni si presentano come macchie bianche, circondate da un alone rosso, e possono anche essere plurime e recidivanti.
La “stomatite aftosa”, o “aftosi orale”, è un fastidioso disturbo della bocca, caratterizzato da piccole ulcerazioni tondeggianti. Tra le cause, non ancora ben definite, ci sono traumi, stress, allergie, immunodeficienze e carenze nutrizionali.
Tuttavia, le ulcere possono segnalare malattie più gravi, tra cui il morbo di Crohn, la celiachia e la Sindrome di Behçet. Molto comuni, le lesioni colpiscono dal 5 al 60% delle persone, soprattutto nei Paesi sviluppati.
Dopo un prurito premonitore, alla comparsa dell’aftosi, il paziente può avvertire da un semplice fastidio a un dolore intenso.
La sensazione dura da 4 a 7 giorni e può essere accompagnata da malessere e, in casi gravi, febbre e denutrizione. Il dolore viene esacerbato da sfregamenti, cibi piccanti e alimenti bollenti e a volte impedisce di parlare e deglutire.
Quindi la diagnosi è rivelata dai sintomi e solo raramente richiede test del sangue e allergici o biopsia della parte. In genere, le afte guariscono spontaneamente senza interventi, nel giro di 1-2 settimane, ma possono ripresentarsi.
Contro l’aftosi, non ci sono cure mirate, ma è possibile ridurre l’infiammazione, il dolore e la durata. Infatti, appositi gel, paste e collutori, a base di disinfettanti, antibiotici o cortisonici, possono dare sollievo.
Inoltre sono efficaci alcune erbe, come Tea tree oil e Aloe vera, e tecniche antistress.
Afte alla bocca: cosa sono
Le afte sono piccole lesioni tondeggianti e dolorose, che si formano all’interno della bocca per rottura della mucosa.
Il termine deriva dal greco “áphtha” che ha il significato di “pustola”, riferita all’aspetto della ferita.
L’ulcerazione appare come una macchia bianca rotonda, con un bordo rosso, che si sviluppa nelle parti molli.
L”aftosi orale”, o “stomatite aftosa”, interessa il rivestimento di lingua, pavimento della bocca, palato molle e interno di guance e labbra.
La lesione è una cavità nella mucosa che appare poiché viene meno lo strato superficiale, rendendo visibile il tessuto sottostante. La sua parte bianca è dovuta alla fibrina, proteina della coagulazione del sangue, e a cellule morte e detriti di cibo che la ricoprono.
Questa patina centrale può anche essere grattata via, ma la membrana fibrosa il più delle volte si riforma. E’ rilevante il fatto che le ulcere si formino sul rivestimento orale più sottile, non cheratinizzato.
Queste infiammazioni variano per dimensioni, aspetto, distribuzione e frequenza d’insorgenza. La loro manifestazione tende a ripetersi nel tempo per cui nuove afte crescono in punti sempre diversi oppure ricorrenti.
Afte e tipi di lesioni
Le lesioni si distinguono in tre forme principali di stomatite aftosa:
- minor in cui le afte sono in genere piccole, con un diametro inferiore a 1 centimetro;
- major nella quale le lesioni permangono per almeno 2 settimane, sono più grandi di 1 cm di diametro, possono essere molto dolorose e guariscono con cicatrici;
- erpetiforme, la più severa, comporta numerose ulcerazioni, anche un centinaio, con diametro di 1-2 millimetri, che scompaiono in 2 settimane.
In sintesi, le afte più piccole spesso si manifestano in gruppi di 2 o 3 e spariscono in 10 giorni, senza cicatrici. Invece le lesioni più grandi, meno frequenti, sono irregolari, richiedono molte settimane per guarire e lasciano cicatrici.
Ma, a differenza delle vescicole dell’Herpes, le afte non sono contagiose e non si trasmettono per via sessuale.

Epidemiologia: chi colpisce, sesso, in quali parti del mondo
La forma di afta più diffusa è quella “minor” che interessa oltre l’80% dei pazienti, mentre quella “major” riguarda il 15% dei casi. La “stomatite aftosa erpetiforme” è meno usuale delle altre visto che è diagnosticata al massimo nel 5% dei malati.
In molti sofferenti, le afte si ripresentano da 3 a 6 volte in un anno, con una durata media di 10 giorni. Il disturbo è comune tanto che colpisce il 20% delle persone, con variazioni dal 5 al 60% nei diversi Stati.
L’aftosi affligge soprattutto i Paesi più sviluppati, quali Stati Uniti, Canada, Australia e alcune Nazioni europee.
In maggioranza, sono i ceti socioeconomici elevati ad accusare il disturbo, con uomini e donne colpiti in uguale misura. I ragazzi sono i più suscettibili alle afte che esordiscono durante l’infanzia, per poi attenuarsi nel corso degli anni.
In effetti, l’80% degli interessati è incorso nella malattia prima dei 30 anni, con un picco tra i 10 e i 19 anni d’età.
Del resto, l’aftosi con il passare degli anni invece di peggiorare tende a risolversi senza alcun intervento. A rischio di aftosi, risultano in particolare gli individui di pelle scura, con probabilità 3 volte superiori a quelle degli individui di pelle chiara.
Inoltre, le lesioni appaiono più facilmente nei celiaci, negli immunodepressi, in soggetti con AIDS o altre malattie, come le intolleranze.
Circa il 40% dei pazienti ha parenti con aftosi e molti di loro sviluppano la forma severa della malattia in età precoce.

Cause più comuni delle afte orali
A tutt’oggi le cause che provocano le afte rimangono sconosciute, ma esistono teorie in proposito. Anche una certa predisposizione genetica, quindi con matrice ereditaria, è stata presa in considerazione.
Infatti gemelli separati alla nascita hanno presentato entrambi stomatite aftosa, pur vivendo in condizioni diverse. Particolarmente rilevante il fatto che alla base della formazione delle ulcere potrebbe esserci una combinazione di più fattori.
La loro origine potrebbe essere dovuta a squilibri ormonali, che alterano la barriera della mucosa orale, favorendo le ulcere.
Ciclo mestruale
Nelle donne, è stata ipotizzata la formazione di afte soprattutto durante il ciclo mestruale o dietro l’assunzione di contraccettivi. Il processo sarebbe in relazione alla diminuzione del progesterone, con conseguente minor crescita della mucosa.
Perciò, secondo alcuni ricercatori, potrebbe verificarsi una remissione della stomatite aftosa durante la gravidanza.
Afte e carenze nutrizionali
L’assottigliamento della mucosa potrebbe essere conseguente a carenze nutrizionali, in particolare di:
- vitamina B12
- acido folico
- ferro.
Il cattivo funzionamento del sistema immunitario sembra essere una delle cause più importanti alla base delle ulcere.
In questo caso, i globuli bianchi sarebbero stimolati ad attaccare le cellule della mucosa del cavo orale. L’immuno-disregolazione sistemica, che contraddistingue patologie come l’AIDS, potrebbe generare le stomatiti aftose ricorrenti e connesse.
Del resto, un calo delle barriere difensive a livello della bocca può rendere aggressivi agenti patogeni, normalmente presenti.
Inoltre, l’aftosi orale è stata messa in relazione a traumi locali, come uno spazzolamento eccessivo dei denti e morsi accidentali.

Afte e allergia
La comparsa delle afte potrebbe dipendere anche da reazioni allergiche, dovute a determinati cibi, dentifrici o collutori.
Inoltre, il soggetto potrebbe essere ipersensibile verso alcuni alimenti, quali:
- uova
- formaggio
- cioccolato
- fragole
- agrumi
- pomodori
- noci.
Tra le sostanze chimiche che inducono ulcere negli intolleranti, ci sono i benzoati, conservanti alimentari, e il laurilsolfato di sodio dei dentifrici.
Batteri e virus
Ma la risposta allergica del paziente potrebbe essere collegata ad alcuni batteri presenti nella bocca, come l’Helicobacter pylori.
Alcuni studiosi hanno proposto come elementi scatenanti antigenici alcuni virus, tra cui:
- varicella-zoster
- adenovirus
- herpes simplex.
Ma altri ricercatori sostengono che non ci sarebbero prove sufficienti a dimostrare un’eziologia virale delle afte. Le lesioni possono essere il segnale d’allarme di patologie più gravi, come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa.
Alla stomatite aftosa sono state associate la celiachia, il Lupus eritematoso sistemico e il lichen planus.
Nella Sindrome di Behçet, le afte compaiono anche su mucose genitali e semimucose, con manifestazioni oculari, come l’uveite.
Perciò è importante comunicare il disturbo al proprio medico, soprattutto se le afte sono associare ad altri sintomi:
- stanchezza
- dolore addominale
- febbre
- dolore agli occhi
- eruzioni cutanee
- altre ulcerazioni in varie parti del corpo.

Stress
Anche lo stress sembra giocare un ruolo nell’insorgenza delle lesioni per i suoi effetti dannosi sul sistema immunitario.
Ad esempio, uno studente può soffrire di afte durante l’ultima settimana degli esami, per il carico psico-fisico sopportato. Inoltre nei periodi impegnativi, lo stressato tende a serrare violentemente le mascelle e, in generale, ad aumentare i movimenti della bocca.
Questa iperattività orale può essere lesiva per la mucosa, sottoposta a traumi frequenti e più intensi. Infatti, in periodi di stress, si verificherebbe anche una reazione autoimmunitaria dell’organismo contro componenti dell’epitelio orale.
Infatti in convalescenza, dopo troppa esposizione al freddo o al sole e nel corso di terapie antibiotiche le afte compaiono più facilmente.
Fumo e afte
Chi elimina il fumo può diventare soggetto alle ulcerazioni che non presentava invece quando fumava. Il fenomeno avviene perché il tabacco stimola la cheratinizzazione della mucosa orale, che si rinforza ed è più spessa.
Al contrario, smettendo di fumare, il rivestimento della bocca si riduce in quanto risente della mancata azione della nicotina.
Tuttavia, non bisogna fumare per evitare le afte, dato che il tabacco può dare conseguenze, come la leucoplachia, cheratizzazione precancerosa.

Quali sono i sintomi delle afte
Sulla zona d’impianto, l’afta si preannuncia con bruciore o prurito che precedono di alcune ore la sua comparsa.
La prima manifestazione visibile è una macula eritematosa a cui segue l’ulcera con la patina bianca e l’alone rosso. L’aftosi può comportare un lieve pizzicore, spontaneo o da contatto, ma in alcuni individui procura difficoltà a mangiare e bere.
Il più consueto segnale della lesione è un dolore molto più forte di quanto si potrebbe prevedere da una ulcera così piccola. Normalmente il dolore è più vivo all’inizio della fuoriuscita dell’afta e poi si affievolisce all’avvicinarsi della guarigione.
La sensazione dolorosa dura circa 4-7 giorni e aumenta con lo sfregamento della lingua o del cibo nella zona.
In particolare, l’assunzione di alimenti piccanti, speziati, duri o caldi e di bevande bollenti può aggravare il dolore. Chi ha lesioni sulla lingua di solito prova fatica e fastidio sia a parlare sia a masticare il cibo. Invece un soggetto con afte sul palato o in gola ha problemi a deglutire e prova dolore, per l“odinofagia”.
Il dolore diventa cronico quando la malattia è grave, con sviluppo costante di nuove afte che sostituiscono quelle guarite. Tuttavia, a volte l’aftosi viene confusa con il mal di denti, se i linfonodi sotto la mandibola risultano gonfi.
Invece, se la responsabile delle afte è un’allergia alimentare, le ulcerazioni si manifestano dopo circa 12 ore dall’ingestione del cibo scatenante. Di solito, la stomatite aftosa può dare anche un senso di malessere generale e di debolezza.
Febbre e ingrossamento dei linfonodi del collo
Le afte più severe possono essere accompagnate da febbre e ingrossamento dei linfonodi del collo. Se non riesce a deglutire, il paziente diventa debilitato, a causa della malnutrizione e della perdita di peso.
In genere, l’aftosi orale impiega 1 o 2 settimane per scomparire, ma a volte può lasciare segni rosati per molte settimane. Tra un episodio e l’altro, il soggetto non avverte alcun sintomo in quanto le afte guariscono completamente, fino al loro ritorno.
I soggetti con AIDS frequentemente presentano afte di grandi dimensioni che persistono a lungo.

Afte: diagnosi
Il punto in cui si manifestano le afte può essere indicativo per capire a quale forma appartengano. Per identificarle, si può ricorrere al dentista o al medico che riconoscono le afte dall’aspetto e dal dolore che scatenano.
Distintivi sono tempi, regolarità e modi di apparizione delle lesioni, se ricorrenti o meno e se guariscono da sole. Le ulcerazioni recidivanti vengono attribuite di solito alla stomatite orale e, più raramente, ad altro, come l’eritema multiforme.
Test allergici: il patch test
In alcuni casi, gli specialisti possono richiedere l’esecuzione di esami ematici o di test allergici.
Infatti, le analisi del sangue devono escludere:
- anemia
- celiachia
- deficit di nutrienti, in particolare di vitamina B12.
Quando si presuppone che le lesioni siano collegate a determinati cibi, il paziente viene sottoposto a “patch test”.
Questo test allergologico si effettua tramite cerotti con le sostanze da valutare, applicati sulla cute dell’interessato. Dopo 2 o 3 giorni, gli adesivi vengono rimossi per verificare se vi è risposta allergica, causa delle afte. Invece le ulcerazioni dovute a farmaci si possono scoprire indirettamente sostituendo il prodotto sospetto, che smette di ledere la mucosa.
La biopsia del tessuto viene eseguita in circostanze rare e particolari, solo per escludere lesioni più gravi, come il carcinoma orale.

Cure e trattamenti delle afte
Una specifica cura per le afte non esiste, ma nella maggior parte dei malati le lesioni guariscono spontaneamente. Alcune terapie possono aiutare a ridurre il dolore e ad accelerare la scomparsa delle ulcerazioni.
Innanzitutto risulta utile tenere un diario su cui registrare quante volte, quando e come si formano le afte. Così è possibile capire se il disturbo è in rapporto a un alimento o all’uso di un dentifricio o collutorio.
Condividendo con il medico curante queste informazioni è più facile individuare le strategie e il trattamento più adatti.
Quando le afte sono numerose si può cercare sollievo con collutori o paste contenenti disinfettanti, come la clorexidina.
Per attenuare il dolore, può essere efficace un anestetico, tra cui la diclonina e la lidocaina, usato come collutorio. Tuttavia gli sciacqui rendono insensibili bocca e gola, per cui la deglutizione può risultare difficile.
Perciò i bambini che utilizzano il collutorio devono essere sorvegliati per evitare che possano soffocare con il cibo.
Gel
La lidocaina in forma meno liquida, ovvero viscosa, può essere pennellata direttamente sulla lesione. Uno strato di appositi gel, come quello a base di carbossimetilcellulosa, spesso può ridurre l’infiammazione.
Infatti, il gel, soprattutto associato a un corticosteroide, come il triamcinolone o il betametazone, è protettivo, applicato sull’afta.
Inoltre lo strato medicamentoso riesce a far diminuire il dolore, anche se solo temporaneamente. Se il paziente presenta ulcere numerose o grandi, lo specialista può prescrivere un collutorio a base di tetraciclina.
Il composto antibiotico può essere impiegato dai soggetti con afte ricorrenti non appena avvertono il formarsi delle ulcere.
Un’applicazione diretta e localizzata sulla lesione, fatta dallo specialista, viene eseguita con il nitrato d’argento, battericida. La sostanza chimica cauterizza, distruggendo le terminazioni nervose al di sotto dell’ulcera e alleviando il dolore.
Il curante può ottenere una cauterizzazione dell’afta anche con uno strumento specifico.
Laserterapia
La cicatrizzazione con laserterapia viene proposta sia per ridurre il dolore sia per accelerare la guarigione dell’afta. Infatti, il laser a diodo, che offre un sollievo immediato, asporta il tessuto superficiale, decontaminando l’area trattata.
Dopo un paio di giorni, la lesione dovrebbe regredire e anche le ricadute potrebbero diventare meno frequenti.
In situazioni serie, si può ricorrere a un corticosteroide, come il collutorio con desametazone oppure, raramente, le compresse di prednisone.
Però, nel caso, il medico deve accertarsi che l’interessato non abbia anche un’infezione da herpes simplex.
Infatti, quest’altra infezione del cavo orale può essere notevolmente aggravata dall’assunzione di corticosteroidi. Inoltre i corticosteroidi di collutori e compresse sono assorbiti dall’organismo più velocemente e meglio di quelli dei gel.
Quindi con tali somministrazioni si rischiano effetti secondari, come aumento della glicemia e della pressione sanguigna.
Un accorgimento utile è l’uso di integratori di vitamine, sali minerali e probiotici che migliorano il funzionamento del sistema immunitario.

Terapie naturali
Terapie più naturali comprendono prodotti di erboristeria che però, a parere di alcuni specialisti, avrebbero soprattutto un effetto placebo.
Infatti, un massaggio sulla lesione o sciacqui della bocca con Tea tree oil avrebbero potere lenitivo e antibatterico. Stesso procedimento ed uguale risultato si perseguono con l’Aloe vera in gel, potente antinfiammatorio.
Per rinforzare il sistema immunitario, viene indicato il Fieno greco, ricco di vitamine e minerali, da mangiare o stendere in pasta sull’afta.
Anche, echinacea e astragalo, erbe immunostimolanti, possono essere assunte in gocce, compresse o come collutorio.
Anche la salvia in foglie essiccata può apportare antiossidanti e disinfettare utilizzandola per sciacqui, sciolta in acqua. Per lenire le ulcere, si può provare l’olio di cocco, antivirale che forma una pellicola protettiva sull’afta.
Anche i rimedi tradizionali possono essere efficaci, come il bicarbonato o il sale grosso che sfiammano, applicati o per gargarismi.
La comparsa della stomatite aftosa può anche essere prevenuta grazie a una corretta e continua igiene orale.
Infatti gli specialisti raccomandano sempre l’uso dello spazzolino e del dentifricio dopo ogni pasto.
Cibi da evitare e stili di vita
Per precauzione, chi è predisposto dovrebbe evitare cibi acidi e piccanti, mangiare frutta e verdura e bere abbondante acqua. Inoltre, per tutti, è fondamentale ridurre i livelli di stress in quanto questo stato negativo può contribuire al ripetersi delle afte.
Tra le soluzioni antistress, è determinante il cambiamento dello stile di vita, con più esercizio fisico e ore di sonno. Inoltre, per aumentare le difese psicologiche e immunitarie, è opportuno anche concedersi spazi e tempi personali di svago.
E’ necessario rallentare il ritmo delle attività e migliorare i propri rapporti sociali, evitando ostilità.

Afte e tecniche di rilassamento
Ma la strategia più decisiva è il ricorso a tecniche di rilassamento, come:
- Yoga
- Training autogeno
- Meditazione.
Più semplice risulta fare respirazioni profonde e lente a livello del diaframma, con spalle basse, capo eretto e torace fermo. Un esercizio rilassante, da praticare più volte al giorno, va fatto in un proprio angolo, come l’auto o il bagno dell’ufficio.
Seduto, in pace e a occhi chiusi, il soggetto deve concentrarsi sul respiro che entra e che esce. Posizionando una mano sull’addome, bisogna lasciare che la respirazione si muova avanti e indietro, come le onde del mare.
Se l’interessato visualizza il respiro, inspirando per 4 secondi, questo inizia a penetrare al suo interno. Poi, trattenendo il fiato per 7 secondi, l’individuo avverte che l’aria si diffonde nell’organismo.
Con l’espirazione lenta, in 8 secondi, il praticante si accorge che l’aria esce, infondendo tranquillità interiore. In contemporanea agli atti respiratori, il ventre si muove lentamente con lo stesso ritmo.
Per prolungare lo stato di relax, il soggetto deve riposare per alcuni minuti, senza preoccuparsi di eventuali pensieri.
A fine esercizio, il soggetto può aprire gli occhi e riprendere con calma i suoi impegni abituali, ma senza stress.
Con la collaborazione di Rosanna Ercole Mellone, divulgatrice della nutrizione e del benessere e con la consulenza degli specialisti del Centro Odontoiatrico dell’Ospedale Humanitas Gavazzeni di Bergamo.
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