Vivere senza glutine è possibile. Negli ultimi anni sono stati aperti gli occhi su tematiche molto delicate, come l’intolleranza alimentare, la necessità di eliminare il glutine per i soggetti affetti da celiachia e l’importanza di avere una vita sana ed equilibrata, a 360°.
Tutti fattori ugualmente complementari per il benessere della persona, a tavola a non. Ecco perché oggi è più semplice convivere con la celiachia. Ma cos’è la celiachia? Quali sono le buone norme gluten free per uno stile di vita corretto? Conosciamo questo mondo, passo dopo passo.
Vivere senza glutine? Innanzitutto conosciamo la celiachia!
La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine, la componente proteica che si trova nel frumento – quello che comunemente è chiamato “grano” – e in altri cereali, tra i quali è importante annoverare:
- Farro, orzo, segale e avena, i più conosciuti e utilizzati
- Poi kamut (grano egiziano), spelta, triticale, bulgur (grano cotto), malto, greunkern (grano greco) e seitan (alimento ricavato dal glutine).
Viene chiamata intolleranza, ma in realtà si tratta di una malattia vera e propria che crea una reazione autoimmunitaria nel soggetto affetto. In presenza del glutine, difatti, si risveglia nell’organismo una risposta immunitaria patologica; un effetto in grado di scatenare degli anticorpi contro il proprio stesso corpo, in particolare contro i villi intestinali. L’intestino non riesce più ad assorbire i nutrienti e il soggetto presenterà un calo ponderale, oltre che episodi di diarrea acuta.

Convivere con la celiachia: dati in aumento
Le persone che oggi (2021) soffrono di celiachia sono circa 600 mila, secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Questo, però, è un dato teorico; infatti la tendenza stimata si basa su un calcolo statistico, che si aggira attorno all’1% della popolazione. In pratica, un italiano su 100 è affetto da intolleranza alimentare al glutine, tra quelli diagnosticati e non.
I celiaci diagnosticati, difatti, erano poco più di 225 mila a fine 2019, con un rapporto “70/30” a (s)favore delle donne: sono loro le più colpite dalla patologia. Questa statistica certifica il fatto che si tratta dell’intolleranza alimentare più frequente nei nostri confini.
E i dati sono in aumento. Basti pensare che nel 2013 le celiachie diagnosticate, secondo l’AIC (Associazione Italiana Celiachia), erano poco più di 170 mila. Per tale motivo negli utlimi anni è stato elaborato dal Ministero della Salute – con il comitato di AIC – un nuovo protocollo per la diagnosi.
Tale protocollo è valido anche per l’età pediatrica, poiché diagnosticare la celiachia in tempi brevi consentirebbe di evitare molte conseguenze della malattia, compresa l’infertilità e l’alterazione del ciclo mestruale.
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Come si cura la celiachia?
Non addentrandoci nella tematica relativa a farmaci e cure farmacologiche, si sappia che la celiachia è uno stato continuo e costante e, come tale, è necessaria una sana convivenza. Il glutine è, in questo caso, il primo nemico.
La naturale conseguenza è il controllo perenne di ciò che si mangia (o si beve); seguire una dieta dedicata, varia e completa per tutta la vita, escludendo gli alimenti che contengono glutine e favorendo quelli gluten free. E con la dieta mediterranea non è così agevole aggirare frumento, orzo e compagnia.

Il glutine, in realtà, non è presente nel chicco del cereale o nella farina, ma si forma solo in seguito all’aggiunta di acqua e alla formazione dell’impasto. Come abbiamo già affrontato, nei soggetti celiaci questa sostanza, se presente nella dieta, attiva costantemente in maniera anomala il sistema immunitario, danneggiando quindi l’intestino.
Il problema, spesso, è che il glutine viene introdotto e utilizzato anche per la preparazione di alimenti dichiaratamente non farinacei. Laddove si pensa non sia presente. Questo perché si tratta di uno straordinario addensante, da sempre usato in tecnologia alimentare, per rendere più amalgamate ricette e dosaggi: per fare un esempio, è possibile trovarlo nella crema di yogurt o in altre creme spalmabili.
Oramai, già da qualche anno, è obbligatorio dichiarare la presenza di glutine nelle etichette dei prodotti in vendita. Al supermercato così come in bar e ristoranti. Il primo passo decisivo per vivere senza glutine “sani e felici” è proprio questo: conoscere ciò che bramiamo, compriamo e mangiamo.
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Vivere senza glutine: la classificazione degli alimenti
Alimenti con glutine o senza? Questa è la distinzione fondamentale da imparare per una giusta convivenza con la celiachia. Una tabella promemoria, con tutti gli alimenti che contengono o meno il glutine.
Ecco che in soccorso arriva la gìà citata AIC, la quale, per informare pazienti e interessati, garantendo un accesso sicuro ai prodotti, ha suddiviso gli alimenti in 3 categorie:
- Permessi (OK)

- A rischio (A RISCHIO)

- Vietati (NO).

Tale suddivisione è stata effettuata considerando diversi fattori, per ogni prodotto alimentare.
- L’ingredientistica
- Il processo di lavorazione
- La possibile contaminazione da glutine.
La completa esclusione del glutine dalla dieta non è facile da realizzare. I cereali non permessi ai celiaci si ritrovano in numerosi prodotti; in alcuni più di altri, in base al rischio di contaminazione accidentale che talvolta è insito nel processo di lavorazione. Per tale motivo la distinzione in 3 fasce, invece che in 2.
Clicca qui e scarica il pdf completo con la lista di TUTTI GLI ALIMENTI PERMESSI E VIETATI AI CELIACI!
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La conoscenza è potere: le buone norme da attuare per combattere la celiachia
Vivere senza glutine significa convivere con la celiachia. Questo concetto base talvolta viene travisato, lasciando troppo spesso spazio a falsi miti e frustrazioni. Essere celiaci significa rinunciare ad alcuni alimenti, sì, ma non eliminare i principi e i benefici di una dieta sana e completa.
I diktat in materia di alimentazione sono gli stessi per tutti. Celiaci e non. La varietà, la stagionalità degli ingredienti, la genuinità dei menù sono fattori determinanti per il benessere a tavola. Anzi, è importante tenere a mente alcuni passaggi che non sempre vengono rispettati.
- La diagnosi è fondamentale: disturbi con sintomi “gastrici” e la scarsa digeribilità di alcuni alimenti non sono segnali che veicolano unicamente la presenza di celiachia; è importante che sia un medico a indicare al paziente la necessità di seguire o meno una dieta priva di glutine
- Non si deve rinunciare ai cereali: l’abbiamo accennato poc’anzi, non bisogna dimenticare che i cereali, anche nei celiaci, devono rappresentare la maggior fonte di calorie ed energia; quindi sì all’assunzione di quelli senza glutine, come riso, mais e grano saraceno, tra gli altri
- Studiare, documentarsi e imparare per non sbagliare: se la conoscenza è potere, l’alimentazione sana è vita; oggi in commercio sono presenti molti prodotti senza glutine e, per conoscerli, bisogna leggere l’etichetta come se fosse routine e fidarsi di marche e marchi affidabili, di qualità e dai feedback realistici.
In tal senso, la sfida lanciata dai prodotti della linea Céréal è l’esempio calzante di come qualità e affidabilità possano andare a braccetto. Una soluzione unica per una dieta senza glutine equilibrata e completa, dove la ricchezza dei nutrienti è sicura e certificata. Tutti i prodotti del marchio Céréal, infatti, sono approvati ed erogabili dal Ministero della Salute. Alimenti sani, leggeri e gustosi, da inserire nei menù di tutti i giorni. Provare per credere!
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I contenuti sono stati redatti da Melarossa in collaborazione con Céréal. Nell’articolo sono presenti prodotti a fini promozionali.
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