Sommario
La varicella è un’infezione acuta, soprattutto dell’età pediatrica, causata dal virus varicella Zoster, o VVZ. La malattia si presenta con un esantema, ovvero con papule che si trasformano in vescicole, molto pruriginose. Sintomi d’accompagnamento possono essere febbricola, mal di testa, disappetenza, mal di gola, tosse e diarrea.
L’incubazione dura da 2 a 3 settimane, in cui il paziente è asintomatico, e poi si verifica, per 2 giorni, la “fase prodromica”. Inoltre, il senso di malessere sfocia nella “fase esantematica”, o “conclamata”, per cui, dal 23° al 26° giorno, avviene l’eruzione cutanea. Infatti, sulla pelle, compaiono da 10 a 1.500 macchie rosse piatte, su tronco, testa, volto e poi su braccia e gambe. Ma, trascorse 6-8 ore, la macula da piatta diventa rilevata e si trasforma in una papula che poi diventa vescicola.
Soltanto nel 1875 è stato scoperto che la varicella non è una variante del vaiolo, ma una malattia a sé. Epidemica nel mondo, in particolare nelle zone fredde, la malattia colpisce per il 90% i bambini dai 5 ai 10 anni.
Altamente contagiosa, la varicella si trasmette attraverso goccioline respiratorie, emesse con starnuti, tosse o baci. Inoltre, lo stesso materiale delle lesioni cutanee risulta un veicolo di contagio, anche per adulti che hanno avuto la varicella.
Ma per la diagnosi di varicella, è sufficiente constatare l’eruzione cutanea caratteristica e molto di rado si eseguono esami di laboratorio. Antipiretici, pomate contro il prurito e antistaminici orali sono i trattamenti blandi per risolvere i sintomi dei casi comuni.
Antibiotici, per evitare infezioni batteriche, e antivirali sono indicati per i pazienti a rischio di complicanze, come gli immunodepressi.
L’impiego del vaccino, costituito da virus vivi ma inoffensivi, è diventato obbligatorio per i nati dal 2017 in poi.
Varicella: che cos’è
E’ un’infezione acuta, causa di epidemie, dovuta al virus della varicella-zoster, VVZ, e caratterizzata da un’eruzione pruriginosa.
L’agente patogeno è detto anche Human Herpes virus 3 e fa parte dell’ordine Herpesvirales.
Il virus appartiene alla famiglia Herpesviridae, sottofamiglia Alphaherpesvirinae, genere Varicellovirus. Quindi, il microorganismo è responsabile della varicella, diffusa in età pediatrica, e dell’Herpes Zoster, o “fuoco di Sant’Antonio”, tipico degli adulti.
Infatti, l’uomo è l’unico serbatoio del virus per cui la varicella passa da una persona all’altra. Ma il virus non sopravvive a lungo fuori dall’organismo umano e quindi il contagio avviene per contatto stretto. Inoltre, l’infezione si propaga per trasmissione diretta attraverso le goccioline di saliva che contengono l’Herpes virus 3.
Varicella e bambini
La varicella è altamente contagiosa, in particolare tra i bambini che spesso manifestano semplicemente lesioni su pelle e bocca.
L’eruzione cutanea della malattia è peculiare, costituita da pustole rilevate, che si trasformano in vescicole e poi croste. Difatti, alcuni piccoli presentano poche macchie rosse, altri invece le hanno dappertutto, compreso il cuoio cappelluto. Inoltre, la comparsa dell’eruzione è a gittata e si accompagna soprattutto a malessere e a febbre e cefalea di livello moderato.
Le pustole possono infettarsi e procurare piodermite, impetigine bollosa e altri disturbi della cute. Tuttavia, il virus a volte può anche determinare infezioni interne in vari organi, in particolare i polmoni.
Epidemia: stagionalità
L’epidemia di varicella di solito si verifica nella stagione invernale e all’inizio di quella primaverile. Il virus ricompare a cicli alterni, di 3-4 anni, ma attualmente il ricorso all’apposito vaccino ha ridotto molto la diffusione della malattia.
Comunque, chi ha avuto la varicella sviluppa l’immunità per tutta la vita e non può più ammalarsi.
Tuttavia il virus rimane quiescente nell’organismo di un soggetto che è guarito dalla malattia. Ma a volte, il microrganismo si può “svegliare”, ovvero si riattiva, in particolare in età avanzata, e provoca le vescicole da “herpes zoster”.
Quindi, il paziente con il “fuoco di Sant’Antonio” torna anche ad essere contagioso, causando la varicella nelle persone non vaccinate.
Varicella: epidemiologia
Storia della malattia
Oltre l’uomo, la malattia affligge anche altri primati, come i gorilla e gli scimpanzé. Alla sua comparsa tra gli umani, la varicella è stata scambiata per una variante del vaiolo.
La scoperta della reale portata della malattia si deve a un italiano, Gianfilippo Ingrassia, che l’ha descritta nel XVI secolo. Ancora 100 anni dopo, l’infezione era considerata vaiolo, anche se il medico inglese Richard Morton la denominò “chikenpox”.
Soltanto nel 1767 il medico inglese William Heberden comprese e provò che si trattava di un altro tipo di malattia. Nonostante ciò, fino agli inizi del XX secolo, gli scienziati non si trovarono d’accordo sulle diversità tra vaiolo e varicella.
Successivamente, nel 1875 l’austro-ungarico Rudolf Steiner mise fine alle contese dimostrando che la varicella è provocata da un virus specifico. Come prova, il ricercatore strofinò materiale delle vescicole di un infetto sulla pelle di un sano che così sviluppò la malattia.
Scoperta varicella e herpes zooster
In seguito, dal 1920 agli anni ’60, la scienza ha cercato la connessione tra varicella ed Herpes Zoster. Nel 1958, il virologo americano Thomas Huckle Weller ha scoperto che alla base di entrambe le malattie c’è il VVZ.
Un vaccino efficace è arrivato solo nel 1974 quando Michiaki Takahashi lo ha realizzato con virus vivi ed attenuati.
Diffusione nel mondo
La varicella è endemica, presente in tutto il mondo e, senza vaccinazione, colpisce prima dell’età adulta. Però esistono differenze tra Paesi, determinate dal tipo di clima, temperato o tropicale. Poiché il virus è sensibile al calore, è stato ipotizzato che si possa diffondere meglio nelle zone più fredde.
Quindi, nei Paesi a clima temperato, la varicella è una delle semplici e tradizionali malattie dell’infanzia. Infatti, in tali aree, il 90% dei casi riguarda bambini tra i 5 e i 10 anni d’età, forse in relazione alla scolarità.
La densità della popolazione, l’affollamento in aula e l’appartenenza a famiglie numerose sono fattori che espongono al contagio. Tuttavia il 10% dei giovani rimane sensibile al virus, passibile di contagio.
Invece nei Paesi Tropicali, la malattia è più frequente tra gli anziani e ha una prognosi più severa. Infatti facilmente negli adulti rimangono segni sulla pelle molto scuri e cicatrici più rilevate di quelle dei bambini.
Europa
In Europa, nel 2010, 18 Paesi hanno denunciato quasi 600.000 casi di varicella, in prevalenza:
- Polonia
- Spagna
- Repubblica Ceca.
Ma il più alto numero dei casi ha riguardato bambini non vaccinati, di età inferiore ai 10 anni.
Italia
Invece in Italia, i dati regionali dal 2003 al 2013 mostrano una maggior incidenza della malattia al Nord, rispetto al Sud. Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana guidano la classifica della propagazione annuale della varicella.
Particolarmente rilevante il fatto che nel 2013 in Lombardia siano stati accertati 24.417 ammalati, contro i 51 della Basilicata.
Inoltre, in un anno, 300.000 persone sviluppano l’herpes zoster, in pratica 3 soggetti su 1.000 della popolazione totale.
Su 100 malati, 1 è ultra 65enne, ma, ad ogni età, difficilmente il virus si riattiva più di 2 volte. Ma, in Italia, la varicella è soggetta a notifica dal 1934 per cui uno studio ha potuto rilevare un suo trend costante negli ultimi 10 anni.
Altre ricerche mostrano che l’infezione aumenta rapidamente fino a 9 anni d’età.
Dati epidemiologici per fascia d’età
Dati epidemiologici, riferiscono che l’incidenza della malattia arriva al 22% nei piccoli tra i 6 mesi e i 4 anni. Infatti, la fascia pediatrica tra i 5 e i 9 anni è colpita al 62%, mentre quella più alta rimane stabile e al ribasso.
Studi
Per molto tempo, la varicella è stata ritenuta una malattia benigna, senza valutare i costi sanitari ed economici connessi. Ma, solo in epoca recente, gli scienziati hanno associato la risposta immunitaria e l’età al rischio di forme più severe.
Grazie a indagini approfondite, è stato scoperto il percorso che il virus effettua nell’organismo. Infatti, dopo essere penetrato, il VVZ infetta le cellule della mucosa delle vie respiratorie e i linfonodi circostanti.
Da lì il microrganismo passa nel sangue e arriva al fegato, alla milza e ai linfonodi dell’area. Il virus, dopo essersi ulteriormente moltiplicato, ritorna nella pelle e nelle mucose dove instaura l’esantema.
Varicella: contagio
Modalità di trasmissione
La varicella, molto contagiosa, si trasmette per mezzo di goccioline respiratorie infette sparse nell’aria con:
- tosse
- baci
- starnuti.
La saliva è il principale vettore del VVZ, soprattutto se emessa in luoghi chiusi e con molta gente. Inoltre, il virus può colpire anche per contatto diretto, attraverso il materiale contenuto nelle eruzioni cutanee, anche dell’Herpes Zoster.
Perché avvenga sicuramente il contagio, il rapporto tra malato e sano deve essere ravvicinato, ripetuto e prolungato.
Facilmente il virus pasa dall’uno all’altro se vengono toccate le vesciche sulla pelle, in particolare rotte. Quindi, per questo motivo, è consigliabile ripulire la lesione aperta con garze e disinfettanti e poi ricoprirla.
Anche il contatto con chi soffre di Herpes Zoster o di alcune specie di Herpes labiale va evitato per impedire la propagazione del virus.
Al contrario, non sarebbe possibile la trasmissione indiretta del microorganismo, tramite portatori sani. Infatti, il virus risiede nel materiale dentro le lesioni e può essere rilasciato con le secrezioni del naso e della faringe infetti.
Incubazione e contagiosità
Dopo l’avvenuto contagio, l’incubazione della varicella può durare da 14 a 21 giorni. Ma, durante questo periodo, il soggetto è asintomatico e non si rende conto dell’infezione in atto.
Ma, a sua volta, l’infetto diventa contagioso a partire da 2 giorni prima della comparsa delle macchie rosse.
Inoltre, la varicella può essere trasmessa fino a che le lesioni apparse per ultime non sono guarite, ovvero presentano la crosta. Comunque un soggetto con varicella risulta più contagioso dopo l’esordio dei sintomi.
In sintesi, la possibilità di infettare gli altri continua per tutta la malattia, anche se diminuisce del 70% gradatamente lungo il decorso.
Quindi chi è affetto dal virus rimane contagioso finché tutte le vescicole non si sono trasformate in croste.
Varicella: sintomi
Segni
Dal 22° al 24° giorno, il contagiato entra nella “fase prodromica” in cui inizia ad avvertire un senso di malattia generale. Tuttavia, di solito, i bambini al di sotto dei 10 anni non hanno disturbi in questo lasso di tempo.
Invece, gli adulti già all’inizio della malattia possono manifestare sintomi, anche gravi.
Lieve rialzo della temperatura, leggero mal di testa e perdita dell’appetito sono in genere i segnali dell’insorgenza della varicella.
Alcuni pazienti possono accusare anche:
- naso gocciolante
- mal di gola
- tosse
- dolore addominale
- nausea.
Inoltre, durante la malattia, i linfonodi ai lati del collo possono ingrossarsi e diventare dolenti.
Fase conclamata e remissiva
Dopo 24-36 ore dalla comparsa dei segnali della “fase prodromica”, il paziente passa alla “fase esantematica”, o “conclamata”.
Eruzione cutanea
Infatti, dal 23° al 26° giorno, nella varicella, si verifica l’eruzione cutanea, con trasformazioni graduali e peggiorative delle lesioni.
Sulla cute, appare un rash fugace, formato da macchie rosse non rilevate, in un numero che può variare da 10 a 1.500.
Solitamente le macule sulla pelle si manifestano dapprima sul tronco, sulla testa e sul volto e più tardi su braccia e gambe. Inoltre, nella varicella, le eruzioni non risparmiano nemmeno:
- palmi delle mani
- piante dei piedi
- mucose.
Al fiorire delle macchie rosse può accompagnarsi uno stato di irritabilità e uno sgradevole prurito. Difatti, sembra che lo stimolo a grattarsi sia causato dalla sollecitazione del virus sulle terminazioni nervose.
Vescicole
Dopo circa 6-8 ore, ogni lesione da piatta diventa rilevata e si trasforma in una papula. In poco tempo, l’eruzione cambia aspetto e le macchie diventano vescicole, all’inizio chiare e poi pustolose. Le vescicole della varicella sono riconoscibili per la forma a lacrima, su uno sfondo eritematoso.
La successiva pustola è rotondeggiante, circondata da un fondo rosso e piena di liquido, ed è molto pruriginosa. Infine, ogni pustola si “asciuga” e viene praticamente ricoperta da una crosta secca.
Per vari giorni, nel malato continuano a svilupparsi, a ondate, altre formazioni pustolose cutanee e croste. Infine, passata l’acne dell’eruzione, il paziente entra nella “fase remissiva”, che porta alla guarigione dal 31° giorno in poi.
Varicella: complicazioni
Gravi conseguenze a seguito della varicella sono più frequenti in:
- neonati
- adulti maturi
- soggetti con sistema immunitario compromesso.
Impetigine
La più classica complicanza è l”impetigine”, ovvero l’infezione da parte dei batteri delle lesioni cutanee, con placche e prurito. Ma, nelle persone con scarse difese immunitarie, l’infezione può propagarsi agli organi, soprattutto polmoni, cervello, cuore e articolazioni.
Apparato respiratorio
Le complicanze polmonari si sviluppano in circa 1 paziente su 400, in particolare adolescenti e adulti. All’apparato respiratorio, la varicella causa:
- tosse
- irritazione
- fame d’aria, ovvero difficoltà di respiro.
Encefalite
Invece l’infezione cerebrale, o encefalite, è più rara e procura:
- instabilità nel camminare
- cefalea
- vertigini
- confusione
- crisi epilettiche.
Quando il virus attacca il cuore, nell’infezione cardiaca, sopravvengono disturbi cardiocircolatori, tra cui il soffio.
Infiammazione articolare
L’infiammazione articolare, dopo la varicella, è rivelata da forti dolori alle articolazioni. Infatti, una grave complicanza cutanea è segnalata da gonfiore e arrossamento di aree della pelle, accompagnati da forte dolore.
Inoltre, una superinfezione batterica delle lesioni cutanee può subentrate nei pazienti più deboli, con polmonite e glomerulonefrite dei reni.
Varicella dopo i 50 anni
Soprattutto dopo i 50 anni, è possibile il risveglio del virus che, anche per decenni, rimane dormiente e asintomatico nel SNC.
Infatti, superata la varicella, il soggetto continua ad ospitare il VVZ nei gangli nervosi sensitivi dei nervi spinali e cranici. Durante l’infezione primitiva, il virus si diffonde nel circolo ematico e infetta molte cellule nervose, restando lì quiescente.
La riattivazione avviene se una persona non vaccinata entra in contatto con le vescicole non ancora secche di un malato di varicella.
Herpes zooster
L’herpes zoster può insorgere anche condividendo asciugamani ed indumenti infetti o frequentando piscine e facendo sport di contatto.
Ma una volta su 10 si verifica l’infezione e l’interessato ridiventa contagioso, causando la varicella in chi non è vaccinato. Dopo il contagio, il virus ripercorre a ritroso le fibre nervose fino alla pelle, dove compaiono vescicole pruriginose, piene di liquido.
Quindi, l’eruzione a grappolo è circoscritta all’area cutanea del nervo infettato e può essere preceduta da:
- febbre
- diarrea
- formicolio
- prurito.
Ma, dopo 5 giorni, le vescicole iniziano a seccarsi, formando la crosta, e il paziente gradatamente guarisce in circa 2 settimane.
Decorso
Il “fuoco di Sant’Antonio” raramente si può presentare più di 2 volte nello stesso individuo e dare complicazioni.
A seconda del decorso del nervo colpito, possono manifestarsi:
- encefalite
- paralisi del nervo facciale
- alterazione di vista o equilibrio.
Inoltre, in pochi soggetti, in particolare anziani, dopo la malattia, può persistere in zona un dolore cronico, o nevralgia post-erpetica. Però, l’infezione del nervo facciale, che innerva l’occhio, può implicare problemi seri, fino alla compromissione della vista.
Infine, il virus è più pericoloso per i soggetti deboli, come immunodepressi, affetti da malattie autoimmuni o in cura chemioterapica.
Bambini e sindrome di Reye
Quasi esclusivamente nei soggetti al di sotto dei 18 anni d’età con la varicella può comparire la “Sindrome di Reye”. La grave e poco comune complicanza inizia 3-8 giorni dopo l’esordio dell’eruzione ed è potenzialmente letale.
La Sindrome origina anche da altre infezioni virali ed è facilitata nei bambini che assumono l’aspirina. Ma, senza il farmaco, meno di una decina di piccoli, tra i 4 e i 12 anni, presenta annualmente la complicanza.
Il bambino malato di varicella e con la Sindrome accusa improvvisamente nausea e vomito violenti. Dopodiché, nel giro di 24 ore, il piccolo diventa confuso, disorientato, agitato e, a volte, arriva alle convulsioni, al coma e al decesso.
Inoltre, nella Sindrome di Reye, anche il fegato può degenerare, con problemi di coagulazione del sangue ed emorragie.
L’entità dell’edema cerebrale determina la prognosi che può essere infausta per il 20% dei casi. I guariti dalla Sindrome di solito recuperano completamente la salute, ma alcuni possono subire danni cerebrali, come il ritardo mentale.
Quasi tutti i bambini superano indenni la varicella senza problemi e solo 2 su 100.000 purtroppo muoiono.
Neonati
Di solito, i neonati vengono protetti passivamente dalla malattia grazie alla madre, se lei però ha incontrato il virus in precedenza. Gli anticorpi materni, acquisiti tramite malattia o vaccino, passano al figlio attraverso la placenta e lo rendono immunizzato.
Oltre la scorta di anticorpi, anche l’allattamento al seno difende il piccolo, che di rado potrà avere una lieve infezione.
Varicella in gravidanza
Al contrario, la madre infettata dal virus nel primo trimestre di gravidanza o 5 giorni prima o dopo il parto contagia il neonato.
All’inizio della gestazione, il virus può provocare nel feto la sindrome della “varicella congenita” con malformazioni. Infatti, nel 2% dei casi danni al cervello, tra cui:
- idrocefalo
- encefalite
- microcefalia
- ritardo mentale.
Inoltre, i problemi dati agli occhi dall’infezione possono essere:
- cataratta
- atrofia ottica
- corioretinite
- microftalmia.
Anche disfunzioni neurologiche possono affliggere il piccolo, con danni al midollo spinale, soprattutto nelle parti cervicale e lombosacrale.
Inoltre, l’infetto può subire deficit motori o della sensibilità e abolizione dei riflessi profondi dei tendini.
Sindrome di Horner
A volte, nei bambini, si può manifestare la sindrome di Horner, con squilibrio tra sistema nervoso simpatico e parasimpatico, soprattutto negli occhi.
Anche la cute può essere compromessa, con esiti cicatriziali e ipopigmentazione. Alterata funzionalità della vescica e dello sfintere anale nel malato possono accompagnarsi o meno all’ipoplasia degli arti.
Invece nel periodo del parto, l’infezione trasmessa dalla madre potrebbe determinare nel figlio una grave “varicella neonatale”.
Le conseguenze più temibili di questo stato sono la sepsi e la polmonite, anche con esito mortale fino al 30%.
Varicella: diagnosi
L’aspetto tipico delle lesioni cutanee della varicella non lascia dubbi sull’infezione. La malattia può essere distinta dal vaiolo in quanto presenta pustole di calibri diversi, a differenza di quelle vaiolose, tutte uguali. Quindi in genere non sono necessarie indagini di conferma e supplementari.
Tuttavia a volte si ricorre a un esame di laboratorio per cercare nel sangue gli anticorpi contro il virus. L’indagine permette di differenziare la risposta a un’infezione acuta in corso da quella dopo una pregressa malattia.
Oppure, per l’analisi diagnostica, viene raccolto liquido dalle vescicole in cui poter isolare il microrganismo. Tramite uno striscio, detto di Tzanck, oppure per immunofluorescenza diretta o con la coltivazione del liquido si può riscontrare il VVZ.
Herpes zooster
Invece la diagnosi di herpes Zoster può risultare difficile prima della comparsa delle vescicole. Tuttavia il dolore iniziale caratteristico, limitato a un’area di un solo lato del corpo, può essere il segnale decisivo.
Però la localizzazione del dolore può ingannare in quanto, a seconda del nervo coinvolto, può essere attribuita ad altro, come l’appendicite.
Una volta apparse le vescicole, lungo il nervo colpito, la diagnosi diventa certa e gli esami di laboratorio non sono richiesti.
Varicella fetale
La “varicella fetale” può essere riconosciuta per mezzo dell’ecografia oppure tramite un esame particolare. Il PCR (reazione a catena della polimerasi) del liquido amniotico è usato raramente per il rischio di aborto spontaneo da amniocentesi.
Varicella: trattamenti
I casi più leggeri di varicella richiedono soltanto il trattamento dei sintomi fastidiosi, ad esempio con antipiretici.
Rimedi e farmaci per allievare il prurito
Sulla superficie delle lesioni cutanee, il prurito intenso viene ridotto dal tamponamento con garze umide. Meglio ancora funzionano il ricorso a pomate antiprurito e l’assunzione di antistaminici per via orale. Sempre per alleviare il prurito, possono essere somministrati per via orale anche altri farmaci adeguati.
Al limite, i pazienti dovrebbero indossare guanti di cotone in modo da non grattarsi e spandere il virus. In effetti, i rimedi che prevengono il grattamento limitano il diffondersi dell’infezione e la formazione di cicatrici durature.
Al contrario, non sono raccomandabili il talco mentolato, che ritarda le croste, e l’acido acetilsalicilico, che favorisce la Sindrome di Reye.
Inoltre, per evitare sovrainfezioni batteriche, la pelle deve essere lavata spesso con acqua e sapone. Anche le mani devono essere mantenute ben pulite e le unghie tagliate per ridurre al minimo le lesioni da prurito. Per lo stesso motivo, tutti gli indumenti e la biancheria indossati dal malato devono essere sempre puliti e asciutti. Ma, se sopraggiunge un’infezione da batteri, possono essere utili gli antibiotici.
Farmaci antivirali
A volte, contro la varicella vengono prescritti farmaci antivirali, come:
- aciclovir
- famciclovir
- valaciclovir.
Questi medicinali sono adatti a:
- bambini con deficit del sistema immunitario
- adolescenti
- adulti
- pazienti a rischio di complicanze.
All’opposto, gli antivirali non devono mai essere somministrati alle donne in stato di gravidanza.
Comunque occorre prudenza nella loro prescrizione poiché possono interferire con le difese immunitarie e procurare ricadute. Per essere efficaci, i farmaci antivirali vanno assunti entro 24 ore dall’esordio della varicella. In questo modo possono abbassare la febbre e far diminuire il numero delle lesioni cutanee.
Terapia per herpes zooster e sindrome di Reye
La stessa terapia viene utilizzata per l’Herpes Zoster, soprattutto negli anziani e negli immunodepressi. In associazione con gli antivirali, per il “fuoco di Sant’Antonio” spesso si impiegano corticosteroidi e, per lenire il dolore, analgesici. In caso di complicanze è indispensabile il ricovero in ospedale, anche in terapia intensiva nelle manifestazioni più serie.
Invece, per la Sindrome di Reye, non esistono cure mirate. Ma, per prevenire emorragie, i piccoli ricevono vitamina K o trasfusioni di plasma.
Inoltre, per ridurre la pressione all’interno del cranio, vengono usati farmaci come:
- mannitolo
- corticosteroidi
- barbiturici.
Varicella: prognosi e decorso
Il periodo peggiore della varicella, con i sintomi più marcati, dura di solito dai 4 ai 7 giorni.
L’andamento sfasato delle lesioni, per cui si presentano in tempi e stadi diversi, rappresenta il quadro denominato “effetto a cielo stellato”.
In media, nuove pustole smettono di comparire entro il quinto giorno della fase e molte sono crostose dopo il sesto giorno. Lo sviluppo dell’esantema comporta che la maggior parte delle lesioni scompaia in meno di 20 giorni.
Il più delle volte, la maggior parte delle croste non permane per più di 3 settimane.
Varicella: cicatrici
Tuttavia, in alcuni casi, le pustole possono rimanere sulla pelle come segni indelebili, sotto forma di cicatrici. Invece, le lesioni del cavo orale si rompono rapidamente, lasciano piaghe torpide, o ulcere, e rendono la deglutizione dolorosa.
Le ulcere possono apparire anche nelle palpebre, in bocca, nella gola, nel retto e nella vagina.
Talvolta le lesioni sulle corde vocali, o laringe, e nella parte superiore dell’apparato respiratorio possono dare grave difficoltà respiratoria.
Comunque, la quasi totalità degli infetti guarisce senza danni oppure conseguenze. Tuttavia, prima dell’avvento del vaccino, alcune decine di bambini morivano ogni anno a causa delle complicanze.
L’infezione è più grave negli adulti, con un tasso di mortalità di circa 30 su 100.000.
Inoltre la varicella è letale nel 15% dei soggetti con alterazioni del sistema immunitario.
Cicatrici e herpes zooster
In merito all’herpes Zoster, studi recenti hanno evidenziato che i pazienti guariti mostrano più cicatrici che in passato. Un tempo queste malformazioni rimanevano sulla cute soltanto di quanti rompevano le vesciche troppo presto.
Il fenomeno attuale viene fatto risalire alle creme antiprurito, molto lesive, oppure al virus diventato più aggressivo.
Varicella: prevenzione
Precauzioni anti contagio
La profilassi della varicella prevede 1 settimana di isolamento nelle forme leggere e circa 2 settimane in quelle più gravi. Quando non ci sono più febbre e tosse, il paziente deve attendere ancora fino a 2 giorni prima di uscire.
Ma se sono ancora presenti vesciche, l’interessato deve coprirle delicatamente con cerotti o garze in modo che non si rompano. Inoltre, la reclusione di chi è infetto, aiuta a impedire la propagazione della varicella ai soggetti che non l’hanno ancora avuta.
Altra precauzione anti-contagio è l’impiego di disinfettanti, come la candeggina, per uccidere il virus negli ambienti dei malati.
Alle persone non immunizzate e ad alta probabilità di complicazioni e alle gravide esposte al virus possono essere dati anticorpi. Queste immunoglobuline specifiche combattono con efficacia il virus della varicella-zoster.
Vaccino contro la varicella
Il mezzo più potente per neutralizzare l’agente patogeno è il vaccino costituito da virus vivi ma inoffensivi. In Europa, il vaccino è stato introdotto nel 1984, ma la prima vaccinazione universale si deve agli Stati Uniti nel 1996.
Comunque, dal 1999 al 2003, in Italia l’encefalite da varicella ha rappresentato il 27% delle ospedalizzazioni degli infetti. Invece, in questo periodo, il 10% dei ricoveri dei giovani adulti malati è stato provocato dalla polmonite da VVZ.
Alcuni studi, come quello dell’Osservatorio di Epidemiologia ARS Toscana, hanno fatto una valutazione economica sulla vaccinazione.
Nei Paesi con obbligo alla vaccinazione, si è visto un notevole risparmio in termini di salute e di finanze.
Vaccino obbligatorio in Italia
In Italia, la vaccinazione anti-varicella è diventata obbligatoria per i nati dal 2017 in avanti.
Il vaccino riduce del 50% il rischio di contagio e del 60% quello di contrarre una nevralgia post-erpetica. Tuttavia la vaccinazione, che stimola le difese immunitarie, non previene completamente la varicella ma ne determina sintomi più leggeri.
Il vaccino può essere somministrato per via sottocutanea in 2 dosi, la prima tra i 12 e i 15 mesi d’età e l’altra a 5-6 anni.
Inoltre, a partire dai 65 anni, questo può essere somministrato insieme al vaccino anti-pneumococcico.
Quando il 95% della popolazione è vaccinata, grazie all”immunità di gregge”, tutti sono protetti, compresi i giovani più vulnerabili.
Tuttavia, non vengono vaccinati gli immunodepressi, le donne gravide e chi è affetto da tumori del midollo o del sistema linfatico.
Con la consulenza del dottor Manrico Cimoli, specialista in pediatria a Massa Carrara, e di Rosanna Ercole Mellone, divulgatrice della nutrizione e del benessere.
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