L’osteoporosi è una patologia che provoca un indebolimento delle ossa. La sua comparsa si manifesta sempre in persone “mature”, ma è un problema che può presentarsi anche prima di una certa età. Vediamo cos’è esattamente l’osteoporosi, come si cura e come fare a prevenirla.
Osteoporosi, l’identikit della patologia
L’osteoporosi è una condizione determinata dalla riduzione della resistenza ossea e da un’alterazione della micro architettura del tessuto scheletrico. Questo diventa più fragile ed è, di conseguenza, più esposto ad un rischio di fratture spontanee o di traumi di lieve entità. La frattura si verifica quando il carico che pesa sulle ossa supera la loro capacità di resistenza o nei casi più gravi, spontaneamente.
In Italia, quasi 5 milioni di persone soffrono di osteoporosi, nella gran parte dei casi donne. Anche a livello mondiale, le stime fatte da diversi istituti di ricerca spiegano come si verifichi una frattura di femore, polso o vertebra ogni 3 secondi, a causa di questa patologia.
Le fratture da fragilità più frequenti sono quelle del corpo vertebrale (in particolare il tratto della colonna dorso-lombare), del femore (a livello del collo o del trocantere) e dell’estremo distale del radio, queste ultime chiamate anche “fratture di Colles” (il radio è una delle due ossa che compongono lo scheletro dell’avambraccio).
L’osteoporosi è una malattia asintomatica: agisce segretamente e con un andamento progressivo. “Nelle prime fasi di insorgenza si manifesta con dolenza articolare sfumata che spesso si può confondere con dolori artrosici” ha spiegato la dottoressa Stefania Giambartolomei, gastroenterologo e medico nutrizionista della SISA (Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione). Ma “è possibile diagnosticarla con la MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata), unica indagine strumentale che ci permette di misurare la densità della massa ossea e quindi di scorgere la patologia”.

Tipologie di osteoporosi: le differenze fra primaria e secondaria
Esistono due diverse tipologie di osteoporosi, che a loro volta si suddividono in varie sotto-categorie:
L’osteoporosi primaria, chiamata anche “originale”, costituisce il 95% dei casi ed è quella che si verifica con l’indebolimento osseo. Questa si suddivide in:
- osteoporosi di tipo 1 o post-menopausale, che è dovuta alla caduta della produzione ormonale.
- Osteoporosi di tipo 2 o senile. Questa è dovuta a varie cause, tra cui una eventuale immobilizzazione, il ridotto apporto di sostanze come la somatotropina, il testosterone, ma anche di sali minerali come calcio e magnesio e di vitamine come la D e la K.
- Osteoporosi idiopatica. È la forma più rara di tutte, la cui causa non è ancora chiara alla comunità scientifica internazionale.
Ma esistono anche le osteoporosi secondarie, cioè quelle causate da eventi correlati e fattori esterni. Le secondarie costituiscono un gruppo molto ricco di varianti, ma colpiscono solo il 5% delle persone affette da questa patologia. Possono essere causate, fra i vari fattori, da:
- Uno stato di immobilizzazione che si protrae nel tempo. Non dimentichiamoci che l’osso aiuta e sostiene il muscolo e viceversa, in un rapporto di interscambio reciproco.
- L’uso di alcuni farmaci che possono eventualmente avere une funzione osteopenizzante, cioè farmaci che riducono massa e qualità dell’osso. Ad esempio i farmaci cortisonici nei periodi prolungati, gli antiepilettici, le eparine, gli anticoagulanti orali e alcuni farmaci contro l’HIV. Da appuntare che la riduzione ossea potrebbe essere un effetto collaterale che in realtà molto spesso non si verifica.
- Eccessiva riduzione del peso corporeo.
- Malassorbimento intestinale di nutrienti e vitamina D.
- Ipersurrenalismo, conosciuto anche come sindrome di Cushing. È un aumento eccessivo della produzione di ormoni corticosteroidei da parte delle ghiandole surrenali. . Anche lo stress simula in parte questa condizione, motivo per cui andrebbe quanto più possibile evitato.
- Ipercalciuria. E’ una patologia caratterizzata dall’elevata escrezione di calcio nelle urine.
- Fibrosi cistica.
Quali sono le cause dell’osteoporosi
Non tutti sanno che le ossa hanno un loro ciclo vitale e si rigenerano molte volte durante il corso della vita, per “adattarsi” alle diverse esigenze di ogni età. Il processo di adattamento dell’osso si chiama rimodellamento osseo.
La resistenza ossea ha due caratteristiche principali:
- massa, ovvero la quantità del tessuto osseo
- “qualità” dell’osso, cioè la sua composizione minerale.
Durante le fasi più avanzate della vita, entrambe si riducono in maniera regolare.però, se la riduzione è eccessiva le ossa diventano più fragili e quindi soggette a fratture.
Tracciare un quadro preciso delle possibili cause è difficile. Esistono però dei fattori che possono aumentare la probabilità di soffrire di osteoporosi. Questi possono essere di tipo:
- genetico (sesso femminile, razza bianca o asiatica, corporatura minuta e familiarità con osteoporosi o fratture osteoporotiche);
- ormonale (estrogeni, ormoni tiroidei, paratormone, menopausa precoce prima dei 45 anni);
- ambientale (sedentarietà, fumo, alcol);
- farmacologico (uso cronico e prolungato di cortisonici come gli anticoaugulanti);
- nutrizionale (dieta povera in calcio o carenza di vitamina D).

Osteoporosi e sesso femminile
Perché l’osteoporosi colpisce di più le donne sopra una certa età che gli uomini?
La perdita ossea, intesa sia come perdita della massa che della qualità, è un fenomeno normale in età avanzata: coloro che arrivano all’invecchiamento con maggiori “riserve” ossee hanno meno probabilità di sviluppare la patologia.
Le donne sono più soggette a questo fenomeno, che dipende dalla ridotta produzione di estrogeni che la menopausa comporta. Dopo la menopausa, la velocità della perdita ossea aumenta a causa della ridotta produzione di estrogeni da parte delle ovaie. Questa perdita è più rapida nei primi anni post menopausa, ma continua per tutta la vita in maniera costante.
Infatti, gli estrogeni, sono ormoni sessuali che incidono sulla salute delle ossa. La loro riduzione può essere causata non solo dalla menopausa, ma anche da altri fattori come ad esempio una rimozione chirurgica delle ovaie, o da trattamenti come la chemioterapia e la radioterapia.
Anche negli uomini si assiste a una riduzione della massa e della qualità dell’osso con l’avanzare dell’età a causa del calo della produzione degli ormoni sessuali. Ma, in questo caso, la diminuzione è più graduale.
Fattori di rischio dell’osteoporosi
La probabilità di sviluppare l’osteoporosi può aumentare per diverse cause: alcune di queste possono essere ridotte, altre invece no.
Ecco i fattori a cui devi fare attenzione, perché si possono ridurre o correggere del tutto.
- Equilibrio degli ormoni sessuali. Un basso livello di estrogeni dovuto a problemi fisici (il cui sintomo potrebbe essere ciclo mestruale irregolare), può provocare l’osteoporosi. Allo stesso modo, un livello troppo basso di testosterone negli uomini può far sviluppare la patologia.
- Carenze di calcio e vitamina D. Una dieta povera di calcio e vitamina D aumenta la predisposizione all’osteoporosi. Per questo è sempre bene tenere sotto controllo questi due importanti nutrienti, cercando di mantenere una dieta più varia possibile e ricca di frutta e verdura fresche
- Attività fisica inadeguata. Una scarsa attività fisica, o la sua assenza, è una delle cause primarie dell’osteoporosi. Allo stesso modo, l’allettamento prolungato, dovuto ad esempio a una malattia, è un fattore di rischio da considerare.
- Fumo e alcol. Sia l’abuso di alcol che il fumo possono provocare osteoporosi, oltre a indebolire il cuore e quindi favorire le malattie cardiovascolari.
- Anoressia nervosa. Questo disturbo del comportamento alimentare può creare gravi carenze di nutrienti e quindi favorire l’insorgere della patologia.

Le conseguenze dell’osteoporosi
La conseguenza più temuta dell’osteoporosi è la frattura. Quando le ossa della colonna vertebrale sono indebolite, basta un semplice movimento per rischiare di procurarsi una frattura.
È chiaro che in una condizione di osteoporosi la libertà di vivere la propria vita si riduce notevolmente: una persona affetta da questa patologia, infatti, è sempre a rischio.
Diagnosi
Diagnosticare l’osteoporosi non è difficile: basta fare un esame chiamato MOC (mineralometria ossea computerizzata) o densiometria ossea. La MOC identifica la patologia, determina un eventuale rischio di frattura e misura anche la risposta al trattamento prescritto dal medico.
La MOC è simile a una radiografia, ma con quantità di raggi inferiori. Misura la densità ossea a livello dell’anca e della colonna vertebrale.
In alternativa il medico può prescrivere l’ultrasonografia (una tecnica diagnostica che si usa per esplorare l’interno del corpo mediante ultrasuoni) del calcagno.
Per valutare la probabilità di sviluppare l’osteoporosi puoi sottoporti a un test validato, come ad esempio quello predisposto dall’Università di Sheffild, che trovi anche on line. Questo test è in grado fare una stima del rischio di avere una frattura nei 10 anni successivi.
Ci sono anche altri esami in grado di misurare la fragilità ossea come l’ecografia in un punto specifico e la Tac.
La cura dell’osteoporosi
Non esiste una cura specifica per l’osteoporosi, ma un insieme di elementi da valutare e tenere sotto controllo.
Un programma di trattamento completo dell’osteoporosi include infatti:
- dieta equilibrata (e tarata su un’eventuale carenza di calcio e vitamina D)
- attività fisica regolare
- prevenzione delle cadute e delle fratture in genere
- alcuni farmaci che rallentano o impediscono la perdita della densità ossea, oppure che la aumentano.
L’alimentazione corretta
Per curare l’osteoporosi una dieta equilibrata e sana è fondamentale. Infatti, deve essere ricca di frutta e verdura fresca e assicurare il giusto apporto di calcio e vitamina D.
L’importanza del calcio
È forse l’elemento più importante per la prevenzione, ma anche per la cura dell’osteoporosi. Ma il calcio è essenziale anche per il buon funzionamento dell’apparato cardiaco, per la salute di muscoli e nervi e per una corretta coagulazione del sangue. Le esigenze di calcio aumentano durante la menopausa perché la riduzione degli estrogeni accelera la perdita di massa ossea: per questo è bene aumentare la dose quotidiana da 1000 a 1500 mg.
Solitamente si pensa ai latticini come unica fonte di calcio. In realtà trovi buone dosi di calcio anche in
- verdure a foglia larga
- frutta secca (soprattutto nelle mandorle)
- frutta fresca (come le arance)
- legumi come la soia
- pesci come salmone e sarde
- acqua con un contenuto medio di minerali ( controindicata però in caso di storia di calcolosi renale).
Se la dieta non garantisce quantità di calcio sufficienti, può essere necessario integrarla con supplementi (sotto forma di carbonati, fosfati o citrati di calcio).
Attenzione però: gli integratori favoriscono in maniera più massiccia l’insorgere di calcoli renali, quindi usali sempre sotto stretto controllo medico.

La vitamina D
La vitamina D è una vitamina importantissima, che permette l’assorbimento intestinale del calcio. Al contrario di ciò che si è sempre pensato infatti, spesso non è tanto la carenza di calcio a scatenare l’osteoporosi, quanto la mancanza della “chiave per il suo assorbimento” all’interno del nostro corpo.
Viene prodotta prevalentemente dalla pelle dopo l’esposizione alla luce del sole. Diminuisce naturalmente con l’avanzare dell’età, ma anche in soggetti che passano poco tempo al sole possono avere delle carenze.
I cibi ricchi di vitamina D, infatti, non sono molti: si trova soprattutto in pesci, crostacei e molluschi come salmone, sarde e acciughe, olio di fegato di merluzzo, ostriche, gamberi e tonno. Ma anche nelle uova (i tuorli), nei funghi, nel latte di soia e in quello vaccino, nella farina d’avena e in verdure come cicoria, tarassaco, crescione.
È sempre bene assumere la vitamina D attraverso il cibo e l’esposizione al sole.
In ogni caso i soggetti che sono carenti, possono assumere complessi multivitaminici o supplementi di vitamina D attualmente in commercio, sempre su consiglio del medico.
Un ultimo consiglio riguarda quello di eseguire il suo dosaggio serico a partire dai 35 anni, specialmente nelle donne, per diagnosticare preventivamente una carenza ed aggiustare la dose di integratori in base ai livelli fisiologici di ognuno.
Attività fisica
Un’attività fisica adeguata e regolare è, insieme alla dieta, un fattore chiave per curare l’osteoporosi. L’esercizio, infatti, è fondamentale per costruire le ossa e per mantenerle in salute durante tutto l’arco della vita. Quindi, questo fattore oltre che di cura, è anche di prevenzione.
Ma qual è la migliore attività fisica per la cura dell’osteoporosi? Secondo diversi pareri, sono adeguati sia gli esercizi di resistenza che quelli di forza.
Nei soggetti con osteoporosi, gli esercizi possono avere altri importanti benefici: ad esempio possono ridurre il rischio di cadute migliorando l’equilibrio.
Ma è bene ricordare che, per chi è già affetto da osteoporosi, gli esercizi non devono sottoporre le ossa a sforzi eccessivi: è necessario dunque fare una “ginnastica dolce”, che allunghi e rinforzi le ossa.
Il fisioterapista, d’accordo con il medico, può indicare inoltre esercizi specifici per rinforzare la schiena e raccomandare programmi di allenamento mirati, in modo da aiutare a ridurre il rischio di fratture.
Come prevenire l’osteoporosi
Le regole da seguire per la prevenzione dell’osteoporosi sono simili a quelle consigliate per la cura:
- alimentazione equilibrata ricca di calcio e vitamina D
- attività fisica regolare
- esposizione al sole.
La prevenzione di questa patologia è fondamentale, soprattutto nelle donne, e deve avvenire fin dalla più tenera età.
“E’ possibile impedire l’avanzamento dell’osteoporosi – ha spiegato la dottoressa Stefania Giambartolomase – ma è importante attuare una strategia preventiva, soprattutto durante la prima decade di vita.
Infatti è proprio in questo periodo che la massa ossea raggiunge il suo picco. Lo si può fare attraverso un’alimentazione sana, equilibrata e ricca di alimenti che diano un sufficiente apporto di calcio, come i latticini ed i formaggi stagionati.
Inoltre è necessario svolgere regolarmente attività fisica per stimolare e mantenere la massa ossea”. Lo sport migliore da praticare è il nuoto, ma “per i più pigri va bene anche una passeggiata a passo veloce di almeno 30 minuti due o tre volte a settimana”.
Articolo rivisto dalla Dottoressa Diana Catocchia, medico generalista.
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