Sommario
La lombosciatalgia, comunemente definita sciatica, è un’infiammazione causata dalla compressione del nervo sciatico associata ad una sindrome dolorosa che può estendersi dalla zona lombare della schiena, al gluteo e alla coscia, fino al piede, ovvero lungo tutto il percorso del nervo.
Si tratta di una forma di mal di schiena piuttosto diffusa, in particolare fra le persone che svolgono lavori faticosi e pesanti. L’esposizione a sforzi fisici, così come la postura scorretta, la sedentarietà e anche eventi fisiologici come la gravidanza possono, con meccanismi diversi, generare una compressione sul nervo sciatico e quindi dolori sciatici. Per questa ragione rappresentano fattori di rischio per la lombosciatalgia.
Le cause di questo disturbo sono legate a fattori compressivi e comprendono le alterazioni dei dischi intervertebrali e altre patologie della colonna.
Generalmente l’attacco di lombosciatalgia si risolve spontaneamente. Ma, a causa dell’intensità del dolore, può richiedere l’assunzione di analgesici.
In alcuni soggetti, la lombosciatalgia acuta può evolvere e cronicizzare. In questi casi, è necessario un monitoraggio periodico del quadro clinico, variabile da paziente a paziente. Lo specialista può ricorrere alla terapia farmacologica, scegliendo fra FANS, cortisonici, oppioidi e antidepressivi per controllare il dolore.
In generale, tuttavia, l’approccio alla lombosciatalgia è multidisciplinare e comprende la fisioterapia, la ginnastica posturale e alcune tipologie di terapia fisica.
Solo quando, attraverso tutti questi strumenti terapeutici conservativi, il paziente non ottiene beneficio e la sua qualità di vita è impattata fortemente dal dolore associato alla malattia, viene proposta la chirurgia. Oggi sono disponibili metodologie di intervento mininvasive, che abbreviano la convalescenza e limitano i rischi.
Cos’è la lombosciatalgia
La lombosciatalgia è un’infiammazione dovuta alla compressione del nervo sciatico, che scatena una sindrome dolorosa localizzata nella regione lombare della schiena e che può estendersi al gluteo e alla coscia, fino al piede.
Nella letteratura inglese viene definita “Low Back Pain” (LBP) per la caratteristica localizzazione del dolore.
“Sciatica” è, invece, il termine impiegato nel linguaggio comune.
La lombosciatalgia è una patologia che, a causa di compressioni o di infiammazioni del nervo sciatico, determina una situazione dolorosa. Il dolore si origina nella parte inferiore della schiena (alla base della colonna vertebrale, dove c’è la radice del nervo sciatico) e poi si irradia, passando per uno dei due glutei, lungo una delle gambe, arrivando fino al relativo piede (dove giunge il nervo dopo aver percorso tutto l’arto inferiore).
La lombosciatalgia è conosciuta anche con i nomi di sciatalgia lombare o, più semplicemente, di sciatica.
Anatomia: cosa sono e a cosa servono i nervi periferici
I nervi periferici nascono dal midollo spinale, in corrispondenza delle radicole nervose, e fuoriescono dagli spazi racchiusi fra le vertebre, per dirigersi verso i tessuti periferici.
Si dividono grossolanamente in due categorie.
La prima raggruppa le fibre nervose motorie (ovvero quelle che ci consentono di muoverci), che trasmettono il segnale nervoso per il movimento dal centro (il midollo spinale) alla periferia (fibre nervose efferenti).
Il secondo gruppo comprende le fibre che trasmettono messaggi di tipo sensitivo. Sono quelle che arrivano dai tessuti e organi periferici fino al midollo (afferenti) e che ci permettono di percepire sensazioni quali la temperatura e la ruvidezza delle superfici, il dolore.
Il nervo sciatico
Il nervo sciatico è il nervo più lungo e di diametro maggiore del corpo umano.
Origina dall’unione delle radicole che emergono dalle ultime due vertebre lombari (la quarta e la quinta, L4 e L5) e dalle prime tre sacrali (S1-S2-S3) e si estende dalla schiena all’arto inferiore (esistono un nervo sciatico destro e un nervo sciatico sinistro) lungo un asse postero-laterale, fino al piede.
A livello del ginocchio si divide in rami più piccoli, che si sfioccano nella gamba e nella parte posteriore e anteriore del piede.
È un nervo misto, ossia comprende fibre di tipo sia motorio che sensitivo.
Scopri di più sul nervo sciatico.
I sintomi della sciatica
Il dolore tipico della lombosciatalgia può avere caratteristiche molto diverse da caso a caso, a seconda della causa che ha scatenato l’infiammazione.
Si possono avvertire dolori brucianti, oppure dolori acuti e penetranti. In altri casi, invece, si avvertono dolori lievi ma che, in alcune condizioni, possono produrre una scossa simile a quella elettrica.
Spesso il dolore sembra acuirsi dopo uno sforzo, un colpo di tosse, uno starnuto o dopo un tempo abbondante trascorso stando seduti.
Anche il formicolio e l’intorpidimento della zona possono essere sintomi di questa patologia.
Dolori sciatici: come avviene il processo infiammatorio
La lombosciatalgia è causata dalla compressione delle fibre che compongono il nervo sciatico lungo un punto del suo decorso.
Lo schiacciamento del nervo provoca il dolore e tutti gli altri sintomi correlati secondo due modalità.
In primis, scatenando un processo infiammatorio che stimola terminazioni nervose specializzate (dette nocicettori, dal latino noxa, che significa danno) situate a livello dei legamenti, delle articolazioni, dei muscoli e dei tendini.
Quindi, l’attivazione dei nocicettori è responsabile della percezione del dolore, per lo più localizzato nella regione lombare della schiena e nella fascia toracica e lombare.
In secondo luogo, la compressione del nervo sciatico genera un dolore di tipo neuropatico, che può rappresentare una componente importante nella lombosciatalgia. Il dolore neuropatico è definito come un dolore che nasce come conseguenza diretta di una lesione o una malattia che interessa le radicole delle fibre sensitive.
Lombosciatalgia acuta e cronica
Il sintomo centrale della lombosciatalgia, quello che determina più frequentemente il ricorso all’assistenza medica, sia in fase diagnostica che a scopo terapeutico, è il dolore.
Il dolore sciatico si manifesta lateralmente a livello della regione lombare della schiena e da lì si irradia verso il gluteo corrispondente, per scendere lungo la parte posteriore della gamba, fino al piede.
Generalmente compare da un solo lato.
Di solito insorge come una fitta lancinante e produce una sensazione di bruciore. Aumenta di intensità in concomitanza con un colpo di tosse o uno starnuto, oppure quando ci si muove dopo essere rimasti a lungo nella stessa posizione.
Nella fase acuta, ossia nei primi 2-3 giorni dalla comparsa, il dolore causa immobilità, che ha anche un effetto protettivo. Infatti, impedendo di camminare e di muoversi, evita ulteriori carichi sul nervo, che potrebbero essere deleteri.
La componente neuropatica del dolore
La lombosciatalgia ha anche una componente neuropatica dovuta alla sofferenza delle fibre nervose sensitive dello sciatico, accanto al dolore possono manifestarsi altri sintomi.
Si può avere:
- intorpidimento generale e una debolezza muscolare dell’arto colpito
- avvertire la sensazione di una scossa che percorre la gamba
- sentire bruciore o scosse elettriche (disestesie dolorose parossistiche) o una sensazione come di anestesia, di perdita o alterazioni della sensibilità.
La sofferenza delle fibre nervose può determinare la comparsa di formicolii (parestesie) o intorpidimento.
I sintomi neuropatici possono assumere andamento variabile, scomparendo a pochi istanti dall’insorgenza o permanendo, assumendo carattere di persistenza oppure di intermittenza.
Lombosciatalgia cronica
Mentre la maggior parte degli attacchi di lombosciatalgia si risolve, in una quota di soggetti il disturbo può evolvere e diventare ricorrente.
La forma cronica viene diagnosticata quando la sintomatologia permane oltre le 12 settimane. Con il trascorrere del tempo, la lombosciatalgia cronica penalizza la capacità di movimento, modificando la postura, rende dolorose anche semplici azioni quotidiane come alzarsi da una sedia.
Chi colpisce
La sciatica rappresenta una delle condizioni dolorose più comuni. Infatti, si stima che colpisca il 70% delle persone che vivono nei Paesi industrializzati almeno una volta nel corso della vita.
I soggetti più esposti al rischio di esserne colpiti sono le persone che praticano professioni fisicamente faticose, pesanti, che sollevano carichi importanti.
Anche la sedentarietà è un fattore che facilita l’insorgenza della sciatica, perché è spesso correlata ad un’altra condizione predisponente (il sovrappeso) e depone per una muscolatura debole, poco allenata, che, non lavorando correttamente, irrita i segmenti scheletrici.
Inoltre, la gravidanza aumenta la possibilità di insorgenza di un attacco di lombosciatalgia, perché il feto può posizionarsi in maniera tale da comprimere il nervo sciatico nel suo tratto pelvico. Il rischio aumenta nelle fasi conclusive, prima del parto, quando il feto raggiunge un peso ragguardevole.
In ultimo, l’età gioca un ruolo non trascurabile. Gli anziani sono soggetti più esposti, a causa delle alterazioni della colonna vertebrale legate all’età.
Da cosa è causata la lombosciatalgia
La sciatica può essere provocata da qualsiasi condizione che generi una compressione lungo il decorso del nervo.
Ernia del disco
La più comune delle cause di sciatica è la discopatia intervertebrale (ossia l’ernia del disco).
Nella colonna, le vertebre sono sovrapposte e separate fra loro da dischi costituiti da un nucleo centrale cosiddetto polposo, molto idratato e dalla consistenza gelatinosa, rivestito da un anello fibroso duro. Questa conformazione permette al disco di agire come un cuscinetto, garantendo agli elementi ossei la possibilità di muoversi l’uno rispetto all’altro senza che si creino attriti dannosi.
Quando il disco va incontro a processi degenerativi, a causa dell’invecchiamento o per patologie specifiche, la sua struttura si disidrata e perde le proprietà biomeccaniche. A questo punto, sollecitazioni anche moderate possono causare la formazione di fessure nel rivestimento, con conseguente fuoriuscita del nucleo gelatinoso. Una condizione che comunemente definiamo ernia del disco.
L’incapacità di costituire un cuscinetto separatore efficace porta le vertebre a contatto fra loro e aumenta la probabilità che le radicole nervose emergenti si schiaccino, causando dolore. Se sono interessati i dischi lombo-sacrali, il rischio di sciatica aumenta.
Sindrome del piriforme
Il piriforme è un piccolo muscolo del bacino di forma piramidale (a pera, come suggerisce il nome) che ha origine dall’osso sacro e dall’osso ischio del bacino (quello, per intenderci, che sentiamo appoggiato quando ci sediamo) e si inserisce sulla testa del femore.
Le sue funzioni sono quelle di stabilizzare l’articolazione dell’anca e permettere alla gamba di ruotare e di muoversi lateralmente allontanandosi dall’asse del corpo (abduzione).
In alcune persone, il 10% circa della popolazione, il nervo sciatico passa attraverso il muscolo piriforme. Questo significa che ogni contrazione di questo muscolo lo sollecita. Quindi, nel tempo, questa condizione porta all’irritazione del nervo e crea una condizione facilitatoria per l’insorgenza della lombosciatalgia.
La sindrome del piriforme è anche detta “falsa sciatica”.
Leggi il nostro approfondimento sulla sindrome del piriforme: cos’è, anatomia, cause, sintomi, cura e prevenzione.
Artrosi vertebrale
L’artrosi è una forma di degenerazione delle cartilagini articolari dovuta prevalentemente all’età. Assottigliandosi le strutture che proteggono le superfici delle ossa che interagiscono fra loro, queste entrano in contatto diretto e, nel movimento, sfregano l’una sull’altra. L’attrito è alla base dell’insorgenza di un processo infiammatorio, che produce dolore e limita la capacità di movimento.
L’infiammazione può alterare la conformazione dell’osso e causare la formazione di sporgenze e speroni (osteofiti).
Se questo si verifica a livello vertebrale, gli osteofiti possono comprimere le radicole.
Stenosi del canale spinale
Il midollo decorre all’interno del canale spinale formato dalle vertebre sovrapposte. Quando, a causa di fenomeni artrosici o altre alterazioni scheletriche, il suo diametro a livello lombare si riduce, il midollo spinale e le radicole hanno meno spazio a disposizione.
La compressione può scatenare il dolore sciatico e provocare la claudicatio neurogena, ovvero una condizione che limita le possibilità di movimento attraverso un indebolimento della muscolatura dell’arto inferiore e a seguito della quale il soggetto inizia a zoppicare dopo avere compiuto pochi passi.
Spondilolistesi
La spondilolistesi è lo spostamento in avanti di una vertebra rispetto a quella sottostante, causata da un difetto nei legamenti intervertebrali, che non riescono a mantenere perfettamente sovrapposte le vertebre.
Questo slittamento può determinare un restringimento di vario grado del canale spinale, aumentare il rischio di erniazione del disco e contribuire a comprimere le radicole, scatenando la sciatica.
Ipertrofia dei legamenti gialli
Le vertebre sono assemblate nella colonna e tenute insieme da una serie di legamenti.
Con l’età ed il conseguente invecchiamento dei tessuti, queste strutture vanno incontro ad un processo di ipertrofia, ossia un aumento di spessore. I legamenti ispessiti occupano più spazio nel canale e riducono il volume a disposizione per il midollo spinale.
Questa conformazione patologica può favorire la compressione delle radicole e la comparsa della lombosciatalgia.
Adesione epidurale
Il cervello e il midollo spinale, che insieme costituiscono il sistema nervoso centrale, sono avvolti nelle meningi. Nell’ordine, dall’esterno verso l’interno, sono la dura madre (una guaina coriacea esterna vicina all’osso), l’aracnoide (che ha struttura a tela di ragno) e la pia madre (che prende contatto con cervello e midollo spinale).
La chirurgia spinale o un’infezione delle meningi (meningite) possono innescare processi infiammatori che portano alla formazione di aderenze nelle meningi. Nel caso della dura madre, queste aderenze (adesioni epidurali) si formano intorno alle radici dei nervi spinali lombari causando irritazione cronica e sciatica.
Lombosciatalgia: fattori di rischio
L’età, con i fenomeni di degenerazione dei tessuti che comporta, è uno dei fattori di rischio principali per la sciatica.
In generale, tutti i fenomeni che potrebbero comprimere il nervo, in un punto del suo decorso, sono potenziali fattori promotori. Fra questi, la sedentarietà, spesso causa di sovrappeso o obesità, condizioni che, a loro volta, aumentano il carico sulle strutture ossee, facilitando la compressione del nervo.
La scarsa propensione all’esercizio fisico è anche alla base dell’indebolimento della muscolatura, in particolare dei gruppi muscolari che hanno funzioni di core stability, ossia di stabilizzazione del busto.
Se i muscoli, specialmente gli addominali, sono poco allenati lavorano male e possono indirettamente irritare le radicole nervose, provocando attacchi di sciatica.
A rischio anche le persone che praticano professioni che comportano il sollevamento di carichi pesanti o l’assunzione di posture scorrette per lunghi intervalli di tempo.
Anche la gravidanza può mettere a rischio il nervo sciatico, soprattutto nel suo periodo finale, quando il peso del feto è relativamente elevato e la sua posizione può determinarne la compressione.
Le complicanze
Le complicanze sono associate prevalentemente alla lombosciatalgia cronica.
La persistenza del dolore, la sua intensità, la comparsa di parestesie e di altre manifestazioni neuropatiche, in particolare nelle forme resistenti ai farmaci, possono determinare l’insorgenza di disturbi depressivi e alterazioni dell’equilibrio del sonno.
Lombosciatalgia: come si diagnostica
Nel percorso diagnostico della sciatica rivestono grande importanza l’esame obiettivo generale e l’esame neurologico completo, i primi passi, con l’ascolto del racconto del paziente, per caratterizzare la sede del dolore e le sue caratteristiche.
La presenza di una forte componente neuropatica, compatibile con l’ernia discale, determina un dolore intenso (superiore a livello del gluteo e dell’arto inferiore rispetto alla schiena) che si accentua quando lo specialista effettua la manovra di Valsalva, un’inspirazione profonda seguita da un’espirazione forzata a glottide chiusa, o fa tossire il paziente.
Un test molto usato al fine di diagnosticare la sciatica è la manovra di Lasègue, che permette di individuare il percorso preciso del dolore. Il paziente è supino e la sua gamba viene gradualmente sollevata passivamente, mantenendola in estensione: lo stiramento delle radicole dei nervi provoca dolore.
Quali esami radiologici per diagnosticare la sciatica
Gli esami radiologici (radiografia, risonanza magnetica, TC) sono molto utilizzati, anche se potrebbero in gran parte essere evitati (come dimostrano gli studi) effettuando un’accurata anamnesi e un’attenta valutazione clinica.
Questo perché possono essere non indicativi. Infatti, spesso non esiste una correlazione precisa fra la sintomatologia espressa dal paziente e le alterazioni visibili alle procedure radiologiche.
L’elettromiografia
L’elettromiografia (EMG) e l’elettroneurografia (ENG) permettono di studiare la conduzione del segnale lungo i nervi, sia per quanto riguarda la componente sensitiva che per quella motoria.
EMG e ENG rappresentano i principali esami neurofisiologici utilizzati nella valutazione dei pazienti con la lombosciatalgia cronica, per escludere altre patologie (malattie dei motoneuroni, sclerosi multipla) e monitorare la severità della sofferenza delle radici nervose.
Come si cura la lombosciatalgia
L’approccio terapeutico alla lombosciatalgia è importante in particolare per la forma cronica, nella quale è necessario intervenire con:
- trattamento farmacologico (finalizzato a gestire il dolore)
- attività fisica
- fisioterapia.
Naturalmente, il protocollo deve essere pianificato sulla base delle esigenze di ogni singolo paziente.
Nel caso in cui non si tragga beneficio da tutte queste misure, viene consigliata la chirurgia, finalizzata alla rimozione del fattore di compressione delle fibre nervose.
Invece, nella forma acuta, generalmente si ha una remissione spontanea della sintomatologia nell’arco di un paio di settimane. Nel frattempo, il soggetto può assumere farmaci che diano sollievo al dolore.
Anche per quanto riguarda l’attacco acuto di sciatica è utile la fisioterapia, con esercizi che:
- correggano la postura
- irrobustiscano la core stability
- migliorino la capacità di movimento.
La fisioterapia può essere intrapresa non appena l’attacco acuto volge verso la risoluzione. Quando il dolore non accenna a risolversi oppure peggiora, sono necessari accertamenti diagnostici di tipo radiologico per individuare la causa dell’infiammazione del nervo sciatico ed escludere specifiche patologie.
Quali farmaci si possono prendere
Gli obiettivi del trattamento farmacologico sono la riduzione del dolore, il mantenimento delle funzioni delle strutture nervose e la prevenzione delle recidive.
La componente infiammatoria del dolore da sciatica è sensibile ai FANS, mentre per il dolore neuropatico (statisticamente quello meno trattato) si impiegano i farmaci antidepressivi e antiepilettici (gabapentin e pregabalin).
Gli oppioidi sono efficaci in entrambi i casi: una molecola molto usata è il tapentadolo, che offre un profilo di sicurezza superiore rispetto al farmaco tradizionale, l’ossicodone.
Fra gli antidepressivi prescritti, i triciclici (amitriptilina), gli SSRI (duloxetina e venlafaxina) sono particolarmente indicati per i soggetti che sviluppano disturbi d’ansia o depressione.
Sono anche disponibili cerotti a base di capsaicina, la sostanza contenuta nel peperoncino piccante, che garantiscono un discreto beneficio.
I farmaci miorilassanti vengono generalmente usati per il trattamento della forma acuta.
Fra le possibili scelte terapeutiche, anche le infiltrazioni epidurali di cortisonici, che in molti casi danno un beneficio duraturo.
Farmaci ad azione neurotropa
Per proteggere l’integrità anatomica e funzionale delle fibre nervose periferiche e favorire il recupero delle radici sofferenti, vengono usati composti ad azione neurotropa.
Si tratta prevalentemente di molecole del complesso vitaminico B (in particolare la vitamina B12, che ha effetto sinergico con i FANS e permette talvolta di ridurne la posologia) e integratori come acido alfa-lipoico e palmitoiletanolamide, che, nei test sperimentali, evidenziano anche un ruolo nel potenziamento degli effetti antidolorifici degli antinfiammatori.
Infatti, le vitamine del gruppo B accelerano l’azione dei cortisonici, promuovendo la loro attività antidolorifica.
Oltre al ruolo già visto per la vitamina B12, anche altre componenti del gruppo giocano un ruolo nei meccanismi di trasmissione del segnale nervoso.
In particolare, la vitamina B6 partecipa alla sintesi della serotonina, un neurotrasmettitore coinvolto nel controllo del dolore. Inoltre, la vitamina B1 favorisce lo spegnimento dello stimolo nervoso che mantiene attivo il dolore.
I farmacologi hanno osservato che gli effetti delle vitamine del gruppo B sono dose-dipendenti. Questa è la ragione per cui, per questa indicazione, è consigliato l’utilizzo per via parenterale.
Fisioterapia ed esercizio fisico
Se non sussistono particolari indicazioni, superata la fase super acuta dell’attacco, durante la quale è consigliato il riposo assoluto, è possibile intraprendere un percorso di fisioterapia. Il trattamento prevede l’esecuzione di esercizi attivi e passivi che hanno l’obiettivo di mobilizzare il nervo sciatico.
Lo spirito non è quello di promuovere la performance sportiva, ma di recuperare l’equilibrio dell’apparato locomotore. Alle persone che si sottopongono alla fisioterapia per trattare la sciatica viene quindi consigliato di concentrarsi sulla corretta esecuzione dei movimenti, sull’allineamento dei segmenti corporei e sulla capacità di riconoscere la fonte del dolore.
Durante l’esecuzione degli esercizi, l’insorgenza di un dolore osteo-articolare deve imporre una limitazione dei movimenti. Al contrario, se si manifesta un indolenzimento muscolare, l’esercizio può continuare ad essere svolto normalmente.
L’esercizio fisico per la sciatica cronica
Alle persone con la forma cronica della lombosciatalgia vengono consigliati esercizi di rieducazione funzionale articolare che permettono di recuperare mobilità e la corretta postura.
I protocolli di ginnastica posturale aiutano durante la fase di cura e recupero, danno sollievo al dolore e contribuiscono a prevenire le recidive e la cronicizzazione della sciatica. Comprendono esercizi di rilassamento, rafforzamento e allungamento dei muscoli ed una rieducazione posturale finalizzata alla stabilizzazione della colonna vertebrale e al recupero della mobilità.
La ginnastica posturale non lavora solo sulla schiena, ma si concentra su tutti i distretti muscolari che partecipano alla core stability, in particolare quelli addominali.
L’ozonoterapia funziona?
L’ozonoterapia, o più correttamente l’ossigeno-ozonoterapia, è uno dei trattamenti indicati in alcuni pazienti con lombosciatalgia (prevalentemente quelli con ernia del disco) e che prevede l’iniezione di una miscela di ossigeno e azoto nei muscoli paravertebrali, dove ha origine il dolore.
L’azione di questa procedura si basa sull’effetto disidratante dell’ozono nella regione erniata del disco. La disidratazione riduce il volume dell’ernia, limitandone l’effetto compressivo sulle radici nervose, responsabile del dolore.
L’ozonoterapia viene effettuata a cicli di 10 iniezioni con cadenza mono o bisettimanale. E’ un trattamento ambulatoriale sicuro, rapido, indolore e non associato ad effetti collaterali importanti.
Il sollievo dal dolore comincia a manifestarsi a 15-30 giorni di distanza dalla prima seduta.
Chirurgia: quando è meglio operare
La chirurgia è indicata quando tutti i trattamenti conservativi non funzionano e l’impatto sulla qualità di vita del paziente diventa grave. L’approccio chirurgico è orientato alla rimozione della causa compressiva sulle fibre nervose.
Nella maggior parte dei casi, la sciatica è causata da un’ernia discale o da una stenosi del canale spinale. In questi casi, al paziente viene proposto l’intervento, che può seguire diverse metodiche, in base alle condizioni e ai sintomi del paziente.
Microdiscectomia
È una tecnica di microchirurgia che ha l’obiettivo di riparare il disco intervertebrale alterato limitando l’invasività (rispetto alla discectomia standard, a quella percutanea e alla chirurgia endoscopica), con tempi di recupero più brevi e minori rischi.
Data la precisione necessaria, viene eseguita in anestesia generale con il supporto di un microscopio operatorio.
A distanza di 12-14 settimane dall’intervento, il paziente deve cominciare un percorso riabilitativo con l’obiettivo di:
- accelerare i tempi di recupero
- modulare il dolore post-operatorio (che può essere intenso)
- prevenire le recidive e le complicanze.
Laminectomia
È un intervento nel quale si pratica una piccola incisione sulla cute lungo le vertebre lombari per rimuovere la lamina, un elemento osseo della vertebra, al fine di ampliare il canale spinale.
Si tratta di un intervento associato ad un pronto recupero. Già al termine della procedura, e terminato l’effetto dell’anestesia, il paziente può alzarsi e camminare, naturalmente senza compiere sforzi o movimenti inconsulti.
La laminectomia può essere abbinata alla microdiscectomia.
Cos’è il discogel?
È una tecnica innovativa che comporta l’iniezione nel disco di una soluzione a base di etilcellulosa (in gel), che disidrata l’ernia, riducendone il volume e l’effetto di compressione.
Questa procedura viene eseguita in ambulatorio in anestesia locale nei casi di protrusioni o ernie di dimensione esigua.
Come si previene la lombosciatalgia
Non sempre è possibile prevenire la comparsa di un attacco di sciatica, ma è possibile agire sui fattori di rischio, limitandone la possibilità.
Non a caso sono le parole chiave alla base di una vita sana. Svolgi regolarmente attività fisica, per mantenere la spina dorsale elastica ed i muscoli allenati.
Inoltre, una dieta equilibrata serve, in questo caso, soprattutto per non aumentare di peso, altrimenti la colonna vertebrale risentirebbe dei chili di troppo e farebbe più fatica a sostenere il peso del corpo.
A questo scopo, è utile mantenere la muscolatura allenata e tonica eseguendo regolare esercizio fisico e una postura corretta durante tutte le attività quotidiane.
Per quanto possibile, evitare gli sforzi fisici e il sollevamento di carichi eccessivi e mantenere il peso forma.
Esercizi per prevenire la sciatica
1 – Allungamento muscoli ischio-crurali
In piedi, gambe incrociate, piegati in avanti arrotolando la schiena. Le ginocchia, nella discesa, devono essere leggermente piegate. Senti i bicipiti femorali e i muscoli della schiena che si allungano. Se sei abbastanza elastico, prova a distendere le gambe. Mantieni la posizione, concentrandoti sulla respirazione e cercando il più possibile il rilassamento.
Importante: non cercare di toccare le caviglie ma di avvicinare la pancia alle cosce. Per aiutarti, puoi afferrare i polpacci con le mani.
Da ripetere 3 volte.
2 – Stretching muscolo piramidale
Disteso sulla schiena, braccia lungo il corpo, gambe piegate con i piedi appoggiati a terra e aperti alla larghezza del bacino.
Poggia la caviglia destra sul ginocchio sinistro, poi afferra sotto il ginocchio la gamba a terra con ambedue le mani. Avvicina al petto la gamba sinistra mantenendo la posizione per 15/30 secondi. Concentrati sulla respirazione.
Da ripetere 3 volte per gamba.
3 – Stretching psoas e quadricipite
Appoggiati ad una sedia o al muro per non perdere l’equilibrio. Piega la gamba destra all’indietro, afferra la caviglia con la mano destra e cerca di portare il tallone il più possibile verso i glutei.
Mantieni la posizione tenendo la schiena dritta e la pancia in dentro. Porta il ginocchio verso l’alto senza muovere il bacino, sempre con la schiena dritta.
Ripeti l’esercizio con la gamba sinistra. Da eseguire 3 volte per gamba.
Importante: usa gli addominali per tenere la posizione in modo da non sollecitare i muscoli della schiena. Tieni le ginocchia parallele.
Fonti
- La componente neuropatica nella lombalgia/lombosciatalgia cronica – Fisiopatologia, clinica e trattamento farmacologico – A. Judice – SIMG
- Neuropathic low back pain in clinical practice – R. Baron et al – European Journal of Pain, 2016 – R. Baron et al
- Surgery versus Conservative Care for Persistent Sciatica Lasting 4 to 12 Months – J. Urquhart et al – NEJM, 2020.
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