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Home » Nutrizione » Mangiar sano » Vitamina K: che cos’è, a cosa serve e gli alimenti che la contengono

Vitamina K: che cos’è, a cosa serve e gli alimenti che la contengono

Sylvie Pariset di Sylvie Pariset
10 Novembre 2020
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vitamina k: a cosa serve e gli alimenti che la contengono
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Sommario

  • Vitamina K: che cos’è?
  • Vitamina K: benefici per la salute
  • Valori nutrizionali: dove trovare la vitamina K
  • Il fabbisogno di vitamina K
  • Carenza di vitamina K:  cause e sintomi
  • Vitamina K: quando è il caso di integrare
  • Effetti collaterali

La vitamina K (dal tedesco “Koagulation”) è una vitamina liposolubile presente in molti alimenti: attualmente è al centro di interessanti studi nonostante pochi la conoscano.  Sembra certo però che questa vitamina svolga funzioni importanti oltre ad agire, come già noto, nel processo di coagulazione del sangue.

Vitamina K: che cos’è?

La vitamina K è fondamentale per la sintesi a livello epatico della protrombina e dei fattori VII, IX e X, tutte proteine che una volta attivate danno vita al processo di coagulazione.

Rispetto alle altre vitamine liposolubili non è presente in grande quantità nell’organismo. Infatti l’assunzione avviene soprattutto con la dieta dato che la sintesi ad opera del microbiota intestinale è limitata. Precedentemente, si pensava che il fegato fosse l’unico organo di deposito della vitamina, tuttavia ora sappiamo che la possiamo trovare anche in cervello, pancreas e reni.

L’assorbimento della vitamina K è aiutato dalla contemporanea presenza di grassi, mentre tutte le condizioni che possono determinare malassorbimento generale o dei grassi stessi si riflettono in un’alterata e insufficiente assunzione di vitamina K:

  • malattia celiaca
  • malattie intestinali croniche
  • malattie epatiche, ecc.

Vitamine K1 e K2: 2 vitamine importanti

Per vitamina K, si intendono una serie di composti che si dividono in fillochinone (K1) e menachinone (K2).

La vitamina K1 è di origine vegetale, mentre la K2 è di origine batterica poiché sintetizzata per lo più dalla microflora del colon distale.

LA K1 rappresenta il 90% dell’apporto della vitamina mentre la K2 solo il 10%. Esiste anche la vitamina K3 e prende il nome di menadione, ma il suo utilizzo è ristretto al campo farmacologico.

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Studi sulla vitamina K e sulla sua funzione nei processi di coagulazione del sangue valsero il premio Nobel per la Medicina nel 1943 a Henrik Dam e Edward Doisy.

vitamina K: benefici per la salute

Vitamina K: benefici per la salute

La vitamina K, oltre a dar vita alla cascata coagulativa, entra in gioco in diversi metabolismi.

La vitamina K per la salute delle ossa

É fondamentale per il metabolismo del calcio, infatti modula i processi di calcificazione ossea permettendo l’attivazione dell’osteocalcina. Al contempo permette il riassorbimento del calcio a livello renale grazie all’azione della nefrocalcina.

La vitamina k è in grado di “costruire” la fibre dell’osso e al contempo impedirne la disgregazione! L’osso viene immaginato come qualcosa di “fisso” invece le sue cellule sono in continua proliferazione e distruzione. Se l’equilibrio si sposta da una parte o dall’altra avremo un osso in crescita o un osso che tende a disgregarsi: è un equilibro dinamico.

La K per prevenire le malattie del cuore

Recenti studi dimostrano benefici anche a livello cardiovascolare, ovvero attraverso un’azione inibitoria sulla calcificazione delle arterie oltre che favorendo il turnover delle cellule muscolari dei vasi.

Assunzioni di vitamina K2 maggiori di 33 mcg/die riducono il rischio di calcificazione dell’aorta, mentre un aumento di 10 mcg /die potrebbe essere sufficiente per ridurre il rischio di infarto del 9%.

Diabete e vitamina K

Recentemente è stato anche dimostrato un ruolo della vitamina K nella prevenzione del diabete.

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Una supplementazione con 500 mcg/die di fillochinone può, infatti, rallentare l’insulino-resistenza.

Valori nutrizionali: dove trovare la vitamina K

Un’alterata coagulazione a seguito di deficit di vitamina K rimane comunque un fenomeno piuttosto raro data la sua presenza in molti alimenti di largo consumo.

Fonti principali di K1

  • ortaggi a foglia verde come prezzemolo, bieta, spinaci, broccoli, lattuga (102-483 mcg /100g);
  • quantità variabili anche negli oli vegetali, dai 7 mcg/100g dell’olio di girasole, fino ai 100 mcg/100g dell’olio di semi di soia;
  • quantità minori nella carne, nei formaggi e nei cereali (2 mcg-22 mcg/100g).

Fonti principali di K2

La vitamina K2 viene in parte assunta con la dieta e in parte prodotta dai batteri del colon. Si trova principalmente in:

  • uova
  • carne (specialmente nel fegato di bovino e suino)
  • formaggi fermentati
  • prodotti fermentati a base di soia.

Gli alimenti più ricchi di vitamina K

Un corretto apporto di vitamina K avviene attraverso un’alimentazione sana ed equilibrata. Via libera dunque ai vegetali a foglia verde, che ne sono ricchissimi, in particolare gli spinaci, ma è soprattutto con la bieta che puoi farne il pieno.

Gli alimenti più ricchi di vitamina K

Il fabbisogno di vitamina K

In condizioni fisiologiche, la dieta è capace di far fronte alle normali esigenze di vitamina K.

Un’assunzione di 0,3-1,0 mcg per Kg di peso corporeo è sufficiente a mantenere il tempo di protrombina nei range di normalità (11-13,5 secondi, oppure un INR tra 0,9 e 1,2).

  • Per i lattanti sono raccomandati 10 mcg/die;
  • bambini: valori che vanno dai 50 mcg/die (1 anno) fino a 90 mcg/die (10 anni);
  • Per adolescenti ed adulti sono consigliati 140 mcg/die;
  • 140 mcg per donne incinte e durante allattamento;
  • 170 mcg /die dopo i 60 anni (donne e uomini).

L’integrazione è fortemente consigliata in caso di deficit anche perché il fillochinone libero (assunto come supplemento) presenta una biodisponibilità cinque volte più elevata rispetto alla controparte vegetale. La spiegazione è data dal gran numero di antinutrienti presenti in molte verdure a foglia verde (es: spinaci) che “schermano” la vitamina e ne impediscono l’assorbimento.

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La vitamina E è un antagonista della vitamina K, infatti insieme agli acidi grassi polinsaturi ne preclude l’assorbimento. La vitamina E e gli acidi grassi polinsaturi sono sostanze che anche loro (come gli antinutrienti negli alimenti) possono sminuire l’assorbimento della K.

Esempio: più vitamina E e/o acidi grassi polinsaturi si mangiano (insieme alla vitamina K) e meno la vitamina K sarà assorbita. 

vitamina K: benefici per la salute

Carenza di vitamina K:  cause e sintomi

Bassi livelli ematici di vitamina K sono associati ad una minore densità ossea. Questo espone a possibili fratture spontanee in età avanzata. Per questo stati carenziali possono essere la concausa di osteopenia ed osteoporosi per un’alterata calcificazione e uno scarso riassorbimento di calcio a livello renale. La carenza di questa vitamina si può verificare in seguito alla somministrazione di farmaci che interferiscono con l’azione dei batteri intestinali (antibiotici, sulfamidici), oppure in situazioni di inadeguato assorbimento intestinale (ad esempio per mancanza di bile).

Soggetti a rischio deficit

  • chi fa uso di anticoagulanti orali;
  • chi prende antibiotici perché interferiscono con la flora batterica;
  • i neonati perché la vitamina K non attraversa la placenta e l’intestino del neonato non ha ancora una flora microbica ben formata.

La carenza di vitamina K può dar luogo ad una coagulazione anormale che può manifestarsi con epistassi (sangue dal naso) ed ematuria (presenza di sangue nelle urine).

vitamina K: come integrare

Vitamina K: quando è il caso di integrare

L’integrazione con vitamina K è un trattamento nei casi di ipoprotrombinemia o emorragie per sovradosaggio di anticoagulanti orali.

Per tale motivo, il rapporto tra anticoagulanti e vitamina K va finemente regolato nella dieta.

Un eccesso di fonti di questa vitamina potrebbe impedire l’effetto terapeutico degli anticoagulanti cumarinici (warfarin).

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In caso di deficit di protrombina, l’integrazione con vitamina K (ma anche di coenzima Q10) può aiutare a ristabilire un’ottimale processo di enocoagulazione, mentre al contrario la vitamina E tende a diminuirlo.

Per evidenziare un’eventuale deficit di vitamina K, si può fare :

  • il dosaggio della protrombina plasmatica (80-120 mcg/mL)
  • dell’ostecalcina
  • il tempo di protrombina, ovvero il tempo necessario alla formazione del coagulo di fibrina.

Effetti collaterali

Non sono stati registrati casi di tossicità per la vitamina K1 e K2, ma solo per la loro forma sintetica (K3). Ne sono particolarmente suscettibili i neonati prematuri che possono manifestare effetti collaterali come :

  • emorragie cerebrali
  • tossicità epatica
  • anemia
  • ittero.
vitamina K: cibi

La vitamina K a tavola: alcuni esempi

La vitamina K è liposolubile, quindi la cottura tende a non modificarne la biodisponibilità negli alimenti. Per un completo assorbimento si rende necessaria la compresenza dei grassi.

Tuttavia fanno eccezione gli acidi grassi polinsaturi a catena lunga, i quali diminuendone la biodisponibilità svolgono l’effetto opposto. Gli acidi grassi polinsaturi (PUFA) sono gli omega3 e gli omega 6 che vengono definiti a catena lunga proprio perché hanno una struttura più grande rispetto ad altri acidi grassi (contengono più atomi di carbonio e quindi sono più lunghi). Sono particolarmente presenti in olio di oliva, semi, frutta oleosa (mandorle, noci, ecc.) e pesci grassi come salmone e sgombro.

Buon esempio di piatto ricco di vitamina K può essere un’insalata di spinaci crudi i quali possono essere conditi con dell’olio d’oliva (ricco di acidi grassi monoinsaturi, 75g/100ml).

Soluzione ancora migliore potrebbe essere sbollentare gli spinaci e condirli con del burro e del parmigiano.  In questo caso, avremo meno vitamina E e meno grassi polinsaturi (rispetto l’olio di oliva) i quali sono tra i principali inibitori dell’assorbimento della vitamina K.

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Questo piatto può fare da accompagnamento a un secondo a base di carne (meglio ancora se fegato di bovino o suino) la quale, se pur in quantità minore, può comunque contribuire al fabbisogno giornaliero di vitamina K.

Con la collaborazione della biologa nutrizionista Maria Cassano.

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La vitamina K (dal tedesco “Koagulation”) è una vitamina liposolubile presente in molti alimenti: attualmente è al centro di interessanti studi nonostante pochi la conoscano. Sembra certo però che questa vitamina svolga funzioni importanti oltre ad agire, come già noto, nel processo di coagulazione del sangue. Melarossa.it #dietamelarossa

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Sylvie Pariset

Francese di origini, ma italiana d’adozione, sono stata insegnante di sport e attrice per 10 anni. Appassionata di salute e benessere, collaboro per Melarossa da 5 anni scrivendo soprattutto di fitness, lifestyle e alimentazione sana.

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