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Home » Nutrizione » Alimenti dalla A alla Z » Fichi d’India: cosa sono, benefici, valori nutrizionali e ricette

Fichi d’India: cosa sono, benefici, valori nutrizionali e ricette

Sofia Russo by Sofia Russo
25 Agosto 2020
in Alimenti dalla A alla Z
ricetta con fichi d'India: marmellata
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Sommario

  • Fichi d’India: cosa sono
  • Fichi d’India: proprietà nutrizionali
  • Fichi d’India: benefici per la salute
  • Controindicazioni
  • Fichi d’India: come sbucciarli e conservarli
  • Fichi d’India: varietà
  • Fichi d’India: guida all’acquisto
  • Usi alternativi
  • Fichi d’India : maschere di bellezza
  • Fichi d’ India: usi in cucina
  • Fichi d’India: botanica
  • Fichi d’India: storia dell’alimento

I fichi d’India, nonostante le spine, sono un frutto incredibilmente dolce e prezioso per la tua salute. Ricchi di fibre, vitamine, sali minerali e antiossidanti, sono un concentrato di benessere, una specie di elisir di lunga vita.

In primo luogo, verrebbe da definirlo, il frutto delle contraddizioni: In effetti si chiamano fichi d’ India ma non hanno nulla a che fare con l’India. Certamente, il frutto è spinoso all’esterno ma tenero e dolce all’interno, fruttifica d’estate ma i frutti migliori si gustano d’inverno, è esotico ma “nostrano”. In breve, i fichi d’India sono ancora poco conosciuti ma sono oggetti di molti studi scientifici che hanno svelato il mistero di tante loro buone proprietà nutraceutiche.

Oltre a farti molto bene, i fichi d’India, possono essere consumati in diversi modi.

Puoi mangiare i fichi d’India come spuntino a metà mattina o a merenda, oppure farne un succo. Ma puoi anche sperimentare nuove ricette a base di fichi d’India: dai dolci light alle insalate, non ci sono limiti!

Fichi d’India: cosa sono

La pianta e il relativo frutto di questa Cactacea si possono indifferentemente chiamare Fico d’India o Ficodindia, nomi che al plurale diventano Fichi d’India e Fichidindia.

La pianta (Opuntia ficus-indica L.) è originaria dell’America centrale, segnatamente in corrispondenza dell’attuale Messico. È carnosa e ricca di acqua come tutte le piante grasse che si sono adattate a climi molto aridi. Pertanto ha favorito lo sviluppo nel fusto di strutture adatte ad immagazzinare riserve di acqua da utilizzare gradualmente nei periodi di siccità. Il fusto si articola in grossi cladodi verdi di forma ovoidale, le cosiddette “pale”.

Infatti, in ambienti favorevoli può presentarsi anche con una struttura arborescente raggiungendo anche i 5 metri di altezza. Infine, le radici sono superficiali, molto ramificate ed espanse.

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fichi d'India stagionalità

Fichi d’India: proprietà nutrizionali

La presenza di una quantità non eccessiva di zuccheri nel frutto (in particolare fruttosio) conferisce al fico d’India un apporto calorico abbastanza moderato.

Certamente, la componente fibrosa della polpa e la notevole quantità di semi indigeribili aumentano il senso di sazietà e riducono l’assorbimento degli zuccheri, rendendo questo frutto un valido aiuto per chi desidera seguire una dieta ipocalorica.

Inoltre, Il fico d’India ha la caratteristica di essere un frutto dissetante.

Infatti, ha una buona riserva di acqua, di cui è composto per oltre l’80% del suo peso, e possiede un buon assortimento di sali minerali, che reintegrano quelli dispersi attraverso la sudorazione nei mesi di fine estate, soprattutto potassio e magnesio.

Le vitamine ben rappresentate sono la vitamina C e quelle del gruppo B, in particolare la vitamina B5 e B6, oltre ai folati.

Infine, i fichi d’ India contengono pigmenti naturali che ne colorano la polpa: le betalaine.

Le betalaine si dividono in due categorie:

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  • betacianine, portatrici del colore rosso
  • betaxantine che danno, invece, un colore giallo-arancio

Certamente, le betalaine si sono rivelate sostanze antiossidanti e antinfiammatorie molto efficaci.

fichi d'India: valori nutrizionali

Fichi d’India: benefici per la salute

Sono molti gli effetti benefici dei fichi d’India sul tuo organismo.

Attività antiossidante, antinfiammatoria e antitumorale

Sono stati condotti molti studi sulla composizione e sugli effetti dei componenti dei fichi d’India (Opuntia ficus-indica). Hanno evidenziato un’importante presenza di antiossidanti.

In particolare, le analisi hanno riguardato:

  • acido ascorbico
  • biotioli
  • betalaina
  • taurina
  • carotenoidi
  • flavonoli
  • tocoferoli
  • composti fenolici

Uno studio condotto dal Dipartimento di Scienze dell’Università di Messina ha evidenziato i fichi d’ India come fonte di betalaine con proprietà antiossidanti, citoprotettive e anti-angiogeniche. Con un effetto variabile a seconda del colore del frutto.

Proprietà antinfiammatorie

Nel fico d’India è stato isolato anche un glicoside denominato isoramnetina che sarebbe in grado di indurre la morte (apoptosi) delle cellule tumorali del colon umano attraverso danni mitocondriali.

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Le proprietà antinfiammatorie e antiossidanti del frutto sono state sperimentate dall’Università di Beni Suef in Egitto come effetto profilattico contro lesioni al colon (colite) indotte da irradiazione nei ratti. Tanto da concludere che il fico d’India può essere considerato un potente agente nel limitare le conseguenze di tali lesioni.

Particolari proprietà antinfiammatorie sono state assegnate ai cladodi della pianta (le pale) utili in caso di:

  • edema
  • artrosi
  • pertosse
  • prevenire l’infezione di ferite

Proprietà antitumorali

Un altro studio condotto dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche dell’Università di Palermo ha interessato un composto chiamato indicaxantina.

Si tratta di un antiossidante del gruppo di pigmenti come la belataina presenti nel fico d’ India, i cui effetti vanno da quelli antinfiammatori a quelli di neuro-modulatori e antitumorali. Si è osservato che la indicaxantina sarebbe in grado di esercitare significativi effetti vascolari protettivi in vitro, a concentrazioni nutrizionali di rilievo.

In particolare, sembrerebbe inibire la disfunzione delle cellule endoteliali umane indotta dall’ossidazione delle lipoproteine a bassa densità (LDL) comunemente conosciute come “colesterolo cattivo”.

Le LDL ossidate sono responsabili di eventi infiammatori che portano alla disfunzione endoteliale e alla senescenza, malattia nota con il nome di aterosclerosi.

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Inoltre, l’indicaxantina di questo frutto contrasterebbe la proliferazione, l’invasività e la progressione tumorale delle cellule di melanoma.

Azione neuroprotettiva

Secondo recenti studi compiuti dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Malta, i flavonoidi contenuti nei fichi d ‘India sono utili anche per proteggere il cervello e rinforzare la memoria.

Si stanno ancora studiando i loro effetti su importanti patologie degenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.

Tuttavia, i composti naturali del fico d’India sono stati identificati come una fonte utile di molecole bioattive con promettenti capacità neuroprotettive.

fichi d'India come consumarli

Trattamento della sindrome metabolica

Particolare attenzione è stata data negli ultimi decenni all’uso del fico d’India per il trattamento della sindrome metabolica (MetS), che è principalmente una situazione clinica correlata allo sviluppo del diabete mellito e dell’apparato circolatorio.

È stato osservato che i composti nutraceutici presenti nel frutto sarebbero in grado di interagire nel trattamento delle malattie correlate alla sindrome metabolica, confermando, tra l’altro, le indicazioni sui suoi potenziali effetti sulla salute umana descritti fin dall’antichità, principalmente attraverso la medicina tradizionale.

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Questa spiccata attività anti-iperglicemica e proprietà anti-diabetica, secondo un recente studio, risulterebbe più marcata nei costituenti dei Cladodi (pale) piuttosto che nei frutti.

Proprietà cicatrizzanti

Ancor oggi, nella cultura contadina isolana, l’applicazione diretta della “polpa” delle pale su ferite e piaghe costituisce un ottimo rimedio antiflogistico, ricostruttivo dell’epitelio e cicatrizzante.

Il potenziale antimicrobico e di guarigione delle ferite del ficodindia è stato oggetto di studio anche sull’olio che si ricava dai semi del frutto.

L’olio di semi di fico d’India è usato nella farmacopea della medicina tradizionale per la sua ricchezza in composti bioattivi naturali. Si è dimostrato efficace nel miglioramento e nella guarigione delle ustioni cutanee indotte.

Inoltre, l’olio ha mostrato di prevenire le infezioni cutanee, riducendo i tempi di riformazione della parte epiteliale.

In particolare, ha mostrato interessanti effetti antimicrobici su Enterobacter cloacae, anti-lievito contro la parapsilosi di Candida e antifungine contro tre muffe cutanee opportunistiche (Penicillium, Aspergillus e Fusarium).

Fichi d’India e osteoporosi

La presenza di minerali come il calcio e il manganese rende questo frutto un ottimo coadiuvante per la cura dell’osteoporosi.

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Esperimenti di laboratorio hanno messo in luce l’effetto del consumo, a diverse fasi di maturità, come unica fonte di calcio sul metabolismo minerale osseo nei ratti in crescita. Inoltre, si è osservato che l’assorbimento di Ca è stato aumentato con l’età della cavia.

Il consumo di fico d’India ha aumentato i livelli di osteocalcina durante la fase adolescenziale.

Inoltre, su questa base, il fico d’India, nella fase di maturità avanzata, ha contribuito alla formazione ossea.

Fico d’India, alimento da inserire nella dieta

Il ridotto apporto calorico e di carboidrati, da un lato, e la buona presenza di fibra alimentare e di acqua, dall’altro, rendono i fichi d’India particolarmente indicati a chi segue una dieta ipocalorica.

Il consumo di fichi d’India crea un efficace senso di sazietà.

Grazie alla fibra e ai semi, è lassativo e aiuta la peristalsi intestinale, mantenendo sotto controllo i livelli di colesterolo.

Il contenuto di acqua favorisce l’idratazione e la diuresi, prevenendo il rischio di formazione di calcoli renali e, in alcuni casi, favorendo l’eliminazione di quelli già presenti. Infine, poiché agisce sulla ritenzione idrica, costituisce un efficace anticellulite naturale.

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Altre proprietà terapeutiche

Se non bastassero le qualità già indicate, pensa che i fichi d’india sono anche:

  • diuretici indicati in caso di coliche renali o cistiti
  • emollienti e antinfiammatori in caso di ustioni e infiammazioni di vario genere
  • astringenti e indicati per contrastare la diarrea
  • gastroprotettivi e ipoglicemizzanti; in quanto le fibre in esso contenute proteggono la mucosa gastrica e regolano la glicemia

Controindicazioni

Come tanti frutti, è consigliato non esagerarne il consumo. L’assunzione di un eccessivo quantitativo di questi frutti potrebbe provocare disturbi gastrointestinali, come costipazione e addirittura blocco intestinale a causa dei numerosi semi. Per questa ragione è sconsigliato alle persone affette da diverticolosi.

Si registrano anche casi di ipersensibilità, soprattutto sotto forma di dermatiti, che si manifestano con gonfiore di labbra, lingua e gola, oppure prurito o rossore cutanei.

Molto raramente sono stati registrati casi di congiuntivite causati dal contatto con le spine.

Meglio chiedere consiglio al tuo medico curante, se sei in terapia con farmaci ipoglicemizzanti, perché i fichi d’India potrebbero generare un potenziamento dell’effetto farmacologico:

  • metformina
  • gliburide
  • rosiglitazone
  • acarbosio

Stessa raccomandazione per chi è sotto trattamento con diuretici come la furosemide e l’idroclorotiazide, perché il fico d’India potrebbe aumentare la diuresi. Riguardo a queste interazioni, tuttavia, sono ancora in corso prove documentate.

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fichi d'india: come sbucciarli

Fichi d’India: come sbucciarli e conservarli

Normalmente, i fichi d’ india in commercio sono stati spazzolati e non presentano spine, ma, talvolta, qualche piccola spinetta residua è possibile incontrarla.

Per privare il frutto della scorza, senza dover maneggiare il frutto, è utile conoscere questa facile e pratica tecnica.

Con una forchetta, infilzi la superficie del frutto e, appoggiandolo su un tagliere, elimini le estremità con un coltello.

Poi esegui un taglio in senso longitudinale sulla buccia, evitando di scendere in profondità, senza intaccare la polpa. Quindi con l’aiuto della forchetta e del coltello, separi la parte della polpa del fico facendola “rotolare” sulla sua stessa buccia, svolgendola interamente dal punto in cui hai effettuato il taglio longitudinale.

Infine, al termine dello srotolamento, la buccia resta sul tagliere e il frutto può essere riposto su un piatto pulito, senza che sia entrato in contatto con eventuali spinette residue.

I fichi d’ India, opportunamente sbucciati, oltre che per il consumo fresco, possono essere utilizzati anche per la preparazione di dolci e gelati. Si possono elaborare in confetture o anche per la preparazione di un liquore.

Come conservare i fichi d’India? Puoi conservarli a lungo in frigorifero, anche per diverse settimane, purché non vengano tenuti chiusi in contenitori o sacchetti di plastica che agevolano la formazione di marciumi.

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Fichi d’India: varietà

Le principali cultivar prodotte in Italia sono:

  • gialla (o Sulfarina o Nostrale), che rappresenta l’86% degli esemplari e proviene da piante di notevole vigore e con cladodi molto grandi
  • rossa (o Sanguigna) che rappresenta circa il 10% degli esemplari, con piante mediamente vigorose e resistenti anche a climi più rigidi
  • bianca (o Muscaredda o Sciannarina) che rappresenta il restante 4% degli impianti specializzati e riguarda piante molto produttive
fichi d'India: come sceglierli

Fichi d’India: guida all’acquisto

I fichi d’ India in commercio vengono generalmente sottoposti ad un trattamento di spazzolatura con macchinari specifici per rimuovere la quasi totalità delle spine.

Questa cura è particolarmente importante per evitare che il consumatore rischi di ferirsi con le fastidiose spinette dei frutti. 

Il frutto non presenta un’omogeneità di forma, colore e dimensioni. Questa mancanza di uniformità si osserva non solo tra varietà differenti, ma anche all’interno della stessa cultivar.

Quindi, al momento dell’acquisto, puoi trovare frutti dalla scorza di colore differente, di forma più o meno allungata o di grandezza variabile.

Quando il fico è acerbo, la buccia ha lo stesso colore verde delle pale, mentre a maturazione completa vira al rosso o al giallo secondo il colore specifico della cultivar. La varietà di colore più chiaro mantiene la buccia di colore verde.

I momenti di commercializzazione seguono quelli della raccolta, per cui si hanno due fasi di vendita:

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  • la prima a fine estate, quando viene raccolta la qualità agostana, anche detta Primo Fiore poiché nasce dopo la prima fioritura della pianta. Questa prima raccolta presenta frutti di pezzatura più piccola, con più semi e con un gusto più concentrato e deciso
  • La seconda ad ottobre, quando si raccoglie la qualità tardiva, ovvero quella successiva al procedimento della scozzolatura, che presenta frutti più grandi e pregiati

I fichi d’ India della varietà tardiva sono chiamati Scozzolati o Bastardoni.

Fichi d’India, qualità D.O.P.

I frutti vengono raccolti a mano. Gli addetti specializzati, accuratamente protetti dalle spine, raccolgono uno ad uno i frutti avendo cura di separarli dalle pale senza danneggiarle.
Il fico d’India non conosce parassiti ed è assolutamente naturale in quanto ancora oggi la coltivazione avviene a basso impatto ambientale, senza impiego di trattamenti chimici, ma semplicemente con interventi colturali migliorativi quali:

  • concimazione
  • irrigazione
  • diradamento

Trattandosi di una pianta spontanea molto rustica e diffusamente coltivata nelle regioni più meridionali (soprattutto Sicilia e Calabria), non è particolarmente difficile trovare in commercio sul territorio nazionale i frutti del fico d’India.

Quindi, puoi approfittare per assaggiare le eccellenze registrate quali Denominazione d’Origine Protetta a livello europeo, ovvero :

  • Fico d’ India dell’Etna D.O.P.
  • Fico d’India di San Cono D.O.P.

Ma si può ricercare anche la particolarità e la bontà di qualche cultivar locale di fico d’India e scoprire quelli iscritti a livello Nazionale tra i Prodotti Agroalimentari Tradizionali (P.A.T.), che tra questi annoverano:

  • Calabria, i “Fichi d’india di Calabria”
  • Sicilia, i “Fichidindia siciliani”
  • Bastarduna di Calatafimi

Usi alternativi

Con i fiori dei fichi d’India è possibile realizzare infusi dalle ottime proprietà diuretiche e contro i bruciori di stomaco.

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Anche se la sua destinazione è mirata soprattutto alla produzione di frutti e dei suoi derivati, non è da trascurare il suo impiego “alternativo” come alimento integrativo per le diete dei ruminanti nelle piccole aziende, in quanto bovini ed ovini gradiscono molto i cladodi più giovani, sia per la tenerezza, sia perché presentano spine meno dure.

fichi d'India: maschera di bellezza

Fichi d’India : maschere di bellezza

Maschera idratante con polpa di fico d’India

Questa maschera favorisce l’idratazione e l’elasticità della pelle. Inoltre è ricca di minerali, vitamine e aminoacidi.

Ingredienti

  • 1 cucchiaio di yogurt intero (preferibilmente bio)
  • 1 cucchiaino di panna (preferibilmente bio)
  • 2 acini di uva verde
  • 1 fico d’India
  • fecola di tapioca q.b.

Preparazione

Pela il fico d’India e frullalo con gli acini d’uva. Amalgama il composto con lo yogurt e la panna, poi aggiungi a mano a mano la tapioca fino ad ottenere un consistenza densa.

Come si applica

Lava e asciuga la pelle del viso. Applica la maschera lasciandola agire per una quindicina di minuti, poi risciacqua abbondantemente con acqua tiepida.

fichi d'India: ricette

Fichi d’ India: usi in cucina

Per conoscere gli usi più comuni del fico d’ India in cucina è sufficiente rifarsi alla cucina tradizionale siciliana come macedonie, marmellate, liquori, granite e mostarde.

Il frutto viene generalmente consumato allo stato fresco, opportunamente sbucciato. La polpa è succosa ma contiene numerosissimi semi legnosi che rappresentano un ostacolo per molte elaborazioni.

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È possibile ricavare dal fico d’India un “estratto”, consistente in un liquido sciropposo, da cui prendono origine i “mostaccioli”.

Questi vengono preparati aggiungendo farina di semola e aromi al succo ristretto per ebollizione.  Anche la “mostarda” è preparata in modo analogo ma addizionata di succo d’uva a cui viene aggiunta frutta candita.

Oltre che granita e liquore, può essere utilizzato anche come alimento per alcuni piatti da portata, come il risotto con i fichi d’India.

È il caso di alcuni suggerimenti di un noto ristorante siciliano (“Al Fogher”, nei pressi della Villa del Casale di Piazza Armerina), dove lo chef prepara primi e secondi con i fichi d’India.

Ad esempio i trucioli di riso con polpa di ficodindia e vitello, serviti su un fondo di fico d’India e sfilacci di vitello, o i gamberi alla crema di fico d’India con granita di “scozzolati”

In Sicilia si produce tradizionalmente uno sciroppo attraverso la concentrazione della polpa privata dei semi, che ha consistenza e gusto simile allo sciroppo d’acero, e che viene utilizzato per preparare dolci rustici e come infuso per un liquore digestivo.

fichi d'India: storia

Fichi d’India: botanica

Stagionalità

I fichi d’India fioriscono da maggio fino a metà giugno. I fiori sono ermafroditi, cioè muniti sia organi di maschili (stami) che di organi femminili (pistilli) e presentano un’appariscente corolla a coppa che, a seconda della varietà, è di colore rosso o giallo o arancione o verdognolo.

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Anche se il fiore resta aperto per circa 2 settimane, il periodo di fecondità non va oltre i 2 giorni. L’impollinazione è spesso autogama, ovvero il pistillo riceve il polline dal medesimo fiore, ma può essere anche effettuata da insetti pronubi che ne favoriscono l’eterogamia.

I frutti che nascono sono bacche (Fichi d’India o Fichidindia), ombelicate all’estremità, esternamente ricoperte da una buccia spessa e spinosa. Inoltre, hanno una parte interna costituita da una polpa dolce, succosa e più o meno croccante in cui sono disseminati numerosissimi semi (da 100 a oltre 400 per frutto).

I semi dei fichi d’India sono resistenti all’azione dei succhi gastrici. Protetti da una dura scorza, non vengono digeriti ma espulsi integri dagli animali che se ne nutrono, rappresentando un efficace mezzo di spargimento del seme e, quindi, della diffusione della specie. La moltiplicazione attraverso il seme (“gamica”) normalmente non produce piante perfettamente uguali.

Tuttavia, i fichi d’India si possono anche moltiplicare per via “agamica”, ovvero direttamente dalla pala tagliata e interrata. In questo caso si ottiene una pianta gemella a quella che ha fornito il materiale di sviluppo. Questo genere di moltiplicazione è la più praticata nelle coltivazioni.

Raccolta

La raccolta dei fichi d’ India, secondo il normale ciclo biologico della pianta, avviene nei mesi di agosto e settembre. Tuttavia, le caratteristiche qualitative dei frutti estivi non sono eccelse, a causa della presenza di un’elevata quantità di semi e per la scarsa bontà.

Pertanto, in coltivazione, nel periodo della fioritura, vengono recisi manualmente i primi fiori formati dal fico d’India. Questa tecnica è chiamata “scozzolatura” perché stimola lo sviluppo di una nuova fioritura, più tardiva, che consente di raccogliere i frutti, detti bastardoni, tra ottobre e dicembre.

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I fichi d’ India bastardoni sono di qualità decisamente superiore perché:

  • sono più grandi
  • hanno la polpa più succulenta
  • presentano un minor numero di semi nella polpa.

Per questa ragione i fichi d’India migliori sono quelli che si gustano in inverno.

fichi d'India: valori nutrizionali

Fichi d’India: storia dell’alimento

I fichi d’India sono originari dell’America centrale. Le popolazioni autoctone centro-americane ne facevano largo consumo prima ancora dell’arrivo dei colonizzatori europei.

Gli Aztechi lo chiamavano “nopalli” e lo scelsero come elemento dell’emblema della loro città più importante, Tenochtitlán, fondata nel 1325.

La leggenda narra che la scelta dell’insediamento Azteco sia stato profetizzata dalla visione di un’aquila posata su un cactus. La stessa immagine ha ispirato l’aquila sulla pianta di fico d’India intenta a divorare un serpente (simboleggiante il male), raffigurata al centro dell’attuale bandiera tricolore messicana.

Durante i viaggi di Cristoforo Colombo, che inizialmente pensava di aver raggiunto le Indie, il frutto venne battezzato con il nome Fico d’India.

Solo successivamente, ci si rese conto che l’impresa di Colombo aveva aperto ben altre frontiere, quelle di un Nuovo Mondo. Però, Il frutto non ha cambiato nome e così il fico d’India giunse in Europa con le prime spedizioni navali degli spagnoli.

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Nonostante sia una pianta che predilige zone desertiche, terreni rocciosi e ambienti aridi, la sua grande adattabilità ne ha permesso la diffusione con facilità e spontaneamente, in vaste aree oltre che dell’America centrale e meridionale, anche della California, del Sud-Africa e del Mediterraneo.

Fichi d’India in Italia

Oggi, i fichi d’India sono oggetto di coltura specializzata e sono concentrati per quasi il 90% in Sicilia, soprattutto:

  • zona collinare di San Cono
  • versante sud-orientale delle pendici dell’Etna
  • Valle del Belice

Il restante 10% è prodotto in:

  • Basilicata
  • Calabria
  • Puglia
  • Sardegna
fichi d'India bastardoni

Fichi d’India siciliani

Nell’area mediterranea, i fichi d’India hanno trovato un clima ideale. La Sicilia e parte della Calabria rappresentarono le zone in assoluto più favorevoli, tanto da rendere il fico d’India un elemento caratteristico del paesaggio, nonché un vero simbolo dell’identità siciliana.

Secondo lo storico Denis Mack Smith, nella sua “History of Sicily”, i fichi d’India furono introdotti in Sicilia alla fine del sedicesimo secolo dagli Spagnoli, grazie anche ai frequenti scambi commerciali via mare. Inoltre, i marinai facevano consumo dei frutti delle piante che trasportavano sulle navi come efficace rimedio per lo scorbuto.

Lo sviluppo della coltivazione in Sicilia si deve a diversi fattori non solo climatici. Le piante di fichi d’India venivano utilizzate come espediente agronomico per dissodare il terreno lavico e arido della zona coltivata dell’Etna, perché capaci di sopportare lunghi periodi di siccità e di propagarsi facilmente nelle fenditure della roccia.

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Inoltre, la pianta costituiva un ideale sistema per marcare il perimetro degli appezzamenti tenendo a distanza visitatori non graditi o, semplicemente, facendo da barriera naturale frangivento.

I Fichi d’India rappresentavano una risorsa alimentare non solo per l’uomo, ma anche e soprattutto per gli animali. Le pale più tenere costituiscono tuttora delle ottime foraggere per bovini, ovini ecc.

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Fichi d' India: valori nutrizionali, benefici e usi in cucina

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Sofia Russo

Sofia Russo

Dottoressa in Biologia e socia volontaria della Onlus Nutrizionisti Senza Frontiere, ho approfondito la mia formazione attraverso un Master in nutrizione umana presso la Unitelma Sapienza. Ho svolto tirocini formativi in laboratori di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Università degli Studi Roma Tre. Per Melarossa mi occupo di scrivere approfondimenti sugli alimenti.

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