La carruba fa parte della famiglia delle leguminose, è recentemente stata riscoperta dopo un lungo periodo di tempo in cui è stata abbandonata all’oblio. Difatti, l’albero che produce la carruba evoca un senso di maestosità e di forza della natura che supera le barriere del tempo e delle avversità, donando dolci frutti al sapore di cioccolato. Complice un passato fatto di povertà e di privazioni, quando il frutto costituiva l’unico cibo disponibile a sfamare le popolazioni più indigenti, specialmente durante i periodi di carestie e di guerre. Tuttavia, oggi ci siamo fortunatamente accorti delle numerose qualità della carruba che lo rendono un alimento versatile, prezioso e salutare.
Carruba: che cos’è
La carruba è il frutto della pianta di carrubo, classificata da Lineeo nella famiglia delle Fabaceae con il nome di Ceratonia siliqua L., ispirandosi all’antico nome greco kerátion (diminutivo di corno).
L’attuale nome della pianta di carrubo è di derivazione araba (Kharrub o Charnub).
Il frutto è la carruba, nota anche con il nome di Pane di S. Giovanni, o “St. John’s bread”, come la chiamano in Inghilterra. Difatti, il nome così curioso deriva da un’errata interpretazione della Bibbia, secondo la quale il santo si cibò dei frutti del Locust tree (nome inglese del carrubo) quando rimase nel deserto. In realtà, il santo Giovanni si nutrì di locuste migratorie, ma il termine affibbiato al prodotto rimase tale.
Carruba: botanica
Il carrubo è un albero sempreverde, robusto e longevo, che a maturità raggiunge proporzioni possenti con una folta chioma ombrosa. Inoltre, la forza e la potenza di questa pianta sono date dalla capacità di vivere in terreni aridi e poveri, con condizioni climatiche inospitali.
Il suo apparato radicale molto sviluppato affonda tra le spaccature delle rocce per ricavarne il massimo nutrimento, contribuendo ad evitare la desertificazione delle zone in cui cresce.
La pianta può raggiungere un’altezza di circa 15 metri, ma solitamente non supera la dozzina. Inoltre, il tronco è robusto, con evidenti costolature dovute ai canali interni di circolazione della linfa. In alberi di grosse dimensioni e vecchi, il tronco è particolarmente tortuoso e sinusoidale con allargamenti e noduli alla base. La corteccia, dapprima liscia e grigia, negli anni assume un colore bruno-rossastro. Il legno all’interno è duro, denso ed ha un colore rosa con venature purpuree.
Quindi, il tronco possente si ramifica in una chioma sempre più ampia e rigogliosa che supera spesso i 10 metri di diametro. I suoi rami secondari sono alterni ed eretti nella parte superiore, mentre nella parte periferica tendono ad inclinarsi verso il basso e con il tempo diventano penduli.
Presenta foglie di colore verde intenso dalla consistenza coriacea, paripennate e persistenti, di forma e lunghezza variabili a seconda della varietà. Le dimensioni sono comprese tra i 10 ed i 25 cm, la forma è ovale o tondeggiante. Sono disposte sui rami in coppie di 2/5 foglie, inserite con un corto picciolo di circa 3 cm. Le foglie si rinnovano ogni 15-18 mesi: nascono in primavera per cadere tra il luglio ed il settembre dell’anno successivo.

Carruba: fiori e frutto
I fiori sono molto piccoli, senza corolla, di colore verde rossastro e il profumo non è gradevole all’olfatto. Sono in prevalenza unisessuali, ma raramente anche dioici o poligami. La pianta anziché essere monoica si comporta come dioica e i fiori si distribuiscono secondo una o l’altra direzione sessuale. Si raggruppano in racemi cilindrici eretti, composti da oltre una cinquantina di elementi, quelli maschili con 5 stami, quelli femminili con uno stimma sessile. Sbocciano prima della fogliazione sul tronco e sui rami più vecchi.
Il frutto è la carruba, un legume indeiscente, cioè che non si apre spontaneamente dopo la caduta, che a maturità si presenta come un grosso baccello appiattito o, per meglio dire, una camara di circa 15 cm di lunghezza per 2 cm di larghezza. Il frutto è di colore nerastro, con una scorza (epicarpo) crostosa, una polpa (mesocarpo) carnosa e zuccherina in cui sono contenuti una fila di dieci o quindici piccoli semi scuri lenticolari, molto duri.
Crescita del carrubo
La crescita del carrubo è molto lenta e la sua produttività giunge dopo il decimo anno di età.
A vent’anni la pianta deve ancora raggiungere la sua piena formazione. Dopo il trentesimo anno di vita e fino ai duecento anni, l’albero è considerato giovane e produce fino a trenta quintali di frutti.
Inoltre, con il passare dei secoli, il carrubo non mostra cenni di vecchiaia e a quattrocento anni raggiunge proporzioni gigantesche, maestose, con una ricca chioma sempreverde, mantenendo la possibilità di fruttificare.
Difatti, raggiunti i cinque secoli di età e i quindici metri di altezza, la sua chioma si presenta ancora folta ed i rami superiori sono eretti, ma quelli inferiori più vecchi s’inarcano verso il basso fino a toccare il terreno. Vederne esemplari più vecchi di cinque secoli è uno spettacolo davvero suggestivo!

Carruba: storia
L’origine della pianta non è certa, ma comunemente viene fatta risalire all’Asia Minore e alla Siria. Alcuni studiosi propendono anche per l’area Mediterranea indicando la parte del bacino orientale e l’Egitto, altri ancora la Sicilia.
In effetti, l‘Italia meridionale è stata da epoche remote l’habitat ideale di questo albero, che attecchisce egregiamente anche in territori asciutti e caldi, favorendone la propagazione spontanea a partire dalle grandi isole fino al promontorio toscano dell’Argentario.
Coltivazione
La coltivazione del carrubo era già in uso da parte dei Greci, che probabilmente la praticarono in Magna Grecia. Trova credito anche l’ipotesi che la primissima diffusione del carrubo in Sicilia e in Spagna sia da attribuirsi ai Fenici, che furono i colonizzatori più antichi e provenivano proprio da territori in corrispondenza dell’odierno Libano, dove il carrubo può considerarsi originario. I Romani denominarono il frutto del carrubo come siliqua greca, chiamandola successivamente siliqua edulis.
Nel Mediterraneo
Gli Arabi, dal VII-VIII secolo d.C. svilupparono la coltivazione di carrubo molto più intensamente, tanto che a loro si deve la paternità del nome della pianta (Kharrub o charnub) e del frutto (charrùba). A loro si deve certamente la diffusione del carrubo in tutto il bacino del Mediterraneo, particolarmente in Sicilia, con l’introduzione di varietà commestibili.
Dal periodo medioevale fino ai giorni nostri, il carrubo è stato coltivato in molte aree del Mediterraneo.
L’abate Sestini nella seconda metà del Settecento riferisce che nell’area di maggiore importanza della Sicilia la produzione annua di carrube era stimata di circa 60 mila quintali, di cui due terzi erano avviati all’esportazione.
Il frutto non era solo inserito nelle abitudini alimentari, ma anche utilizzato per altri impieghi. Infatti, costituiva una base fondamentale per l’alimentazione degli animali d’allevamento fin dall’antichità, come riportato nel Vangelo di Luca, nella parabola del figliol prodigo. Era cibo per i maiali.
Carruba: medicina popolare
Veniva utilizzato per la preparazione di prodotti medicinali. Difatti, la medicina popolare riconosceva al frutto numerose proprietà. Ad esempio, il decotto ottenuto dal baccello era utilizzato come lenitivo per attenuare le coliche uterine sofferte dalle donne nel post-partum, oppure come anticatarrale. Se ne conoscevano perfettamente le doti nella cura dei disturbi enterici e come astringente.
Nel 1875, lo studioso di tradizioni popolari Corrado Avolio asseriva che «la carruba è un cibo sanissimo; e ce lo provano tutti i ragazzi del nostro territorio e della vasta Contea di Modica, i quali ne mangian sempre, e sono pingui e vivacissimi; i quali crescono su robusti, di rado scrofolosi e rachitichi, come se ne osservano moltissimi ove non vegeta il Carrubo».

Carruba, in Sicilia
A metà Ottocento, vista l’elevata componente zuccherina dei baccelli, si iniziò a Catania una piccola attività di distillazione di alcool dalle carrube, soppiantata presto dall’introduzione della barbabietola da zucchero, che risultò più economica.
Lo sfruttamento di questa pianta arrivò perfino ad utilizzare la linfa delle carrube verdi. Inoltre, nel siracusano degli Iblei veniva impiegata come adesivo per riparare i piatti di ceramica.
Infine, i semi di carruba, piccoli e lenticolari, venivano utilizzati come unità di misura per calcolare il peso di metalli e pietre preziose, per via della loro dimensione eccezionalmente costante e uniforme pari a 0,2 g.
Questa unità di misura, introdotta dagli Arabi, era chiamata karat o qīrāṭ, che divenne poi l’attuale carato. Quindi, corrisponde alla ventiquattresima parte di un denaro, in greco kerátion, termine con cui veniva indicata proprio la carruba.
Infatti, è dal termine greco kerátion, diminutivo di keras ovvero “corno”, che prende il nome scientifico il genere “Ceratonia”, probabilmente in riferimento alla morfologia e alla consistenza del frutto, a cui si è aggiunto il nome specifico latino “siliqua” che significa baccello.
Sicilia : produzione attuale
Attualmente l’area sud-orientale siciliana, individuata come Val di Noto tra la provincia di Ragusa, di Siracusa e parte delle province di Catania, di Enna e di Caltanissetta, rappresenta circa l’80% delle coltivazioni di carrubo del territorio nazionale. Costituiscono motivo di orgoglio la presenza di alcuni esemplari, secolari e monumentali, che si calcola abbiano raggiunto età eccezionali.
Infatti, nel territorio di Rosolini, c’è il “carrubo di Favarotto” a cui vengono attribuiti duemila anni di vita.
Inoltre, a Modica sono presenti il “carrubo di Caschetto”, con oltre mille anni, e il “carrubo di Iozia”, con i suoi seicento anni suonati.
Per la sua longevità e l’imponenza delle sue chiome, la fantasia popolare ha costruito attorno a questo gigante della natura leggende e credenze che gli conferiscono un fascino unico. Ad esempio, quello chiamato della “truvatura”, secondo il quale sotto questo genere di alberi, si sarebbe potuto rinvenire un tesoro, oppure che potessero servire da abitazione a fate e streghe.

Caruba: produzione
Un aspetto importante è verificare la provenienza del prodotto.
Il primo paese produttore è la Spagna con quasi la metà del prodotto mondiale, seguita nell’ordine dal nostro Paese e dal Marocco, il Portogallo e la Grecia. Tutti insieme questi paesi detengono quasi l’89% della produzione mondiale, anche se negli ultimi venti anni hanno subito una progressiva flessione della produzione. Sono in forte crescita, invece, le produzioni di Tunisia e Algeria.
Dopo un periodo di relativo disinteresse nei confronti del carrubo, in Italia, in Spagna e negli altri paesi del bacino del Mediterraneo, negli ultimi anni si è mostrata una rinnovata attenzione per questa coltura, scaturita anche da nuove utilizzazioni del frutto e del seme.
Il seme in particolare ha assunto un sempre più crescente motivo di interesse nell’industria alimentare, farmaceutica e cosmetica, che hanno inserito i suoi derivati in numerosi prodotti.
Produzione spagnola
Le maggiori aree di produzione di carrube attualmente si trovano lungo le coste del Mediterraneo. Le più rilevanti si trovano in Spagna:
- Catalogna
- Comunità Valenciana
- Murcia
- Andalusia
- Canarie
- Baleari.
Carube in Italia e in Europa
In Italia, la carruba è soprattutto in Sicilia per quasi il 90% del prodotto nazionale. Il restante 10% è coltivato nelle altre regioni e in Basilicata, dove è registrata anche come:
- Carruba di Maratea tra i Prodotti Agroalimentari Tradizionali PAT
- Calabria
- Campania
- Puglia
- Lazio
- Liguria
- Sardegna.
La carrubicoltura italiana è stimata in circa 40.000 tonnellate (pari a quasi 1/6 della produzione mondiale).
Altre aree produttive sono in:
- Portogallo (Algarve)
- Francia (Provenza, Corsica)
- Cipro
- Grecia.
Inoltre, è presente pure lungo le coste dell’Africa del Nord (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto), del Libano, di Israele, della Siria e della Turchia.
Nel mondo
La diffusione del frutto ad opera dell’uomo ha riguardato anche paesi molto lontani come:
- California
- Arizona
- Texas
- Messico
- Cile
- Argentina
- alcune zone dell’Australia
- Sud Africa
- India.

Carruba: valori nutrizionali
La composizione chimica della polpa dipende da:
- cultivar
- origine geografica
- grado di maturazione della carruba.
In media, la parte preponderante è costituita dal 50% circa di carboidrati, principalmente saccarosio (36,4%), glucosio (6,7%) e fruttosio (5,8%). Anche la parte fibrosa risulta importante, composta da cellulosa ed emicellulosa.
Nella parte minerale prevalgono il potassio e il calcio, accompagnati da una rilevante presenza di manganese, ferro e fosforo. Sono altresì presenti piccole quantità di lipidi (0,7%) ma di ottima qualità, dove solo una modesta porzione è composta da acidi grassi saturi (0,10 g) e la porzione più cospicua è rappresentata da acidi grassi insaturi (0,21 g – acido oleico) e polinsaturi (0,23 g – acido linoleico).
Caruba: ricca di vitamina
Tuttavia, le proteine non costituiscono una voce fondamentale per essere un legume, solo 3,3 g. Infine, la carruba è fonte di diverse vitamine. In particolare, le più rilevanti sono quelle del gruppo B, ovvero:
- Vitamina B2 (Riboflavina)
- B6 (Piridossina)
- B3 o Vit. PP (Niacina)
- Vitamina E.
La carruba è un alimento alquanto nutriente, circa 207 kcal ogni 100 g, soprattutto a causa del contenuto zuccherino.
Infine, molto interessante è il contenuto in pectine e tannini.

Carruba: benefici per la salute
Un sostituto al cioccolato che fa bene alla linea e al cuore
La polvere di carruba viene spesso utilizzata come alternativa al cioccolato in molti prodotti dietetici perché possiede un efficace potere saziante derivante dall’abbondanza di fibre, e perché permette di inibire l’azione di alcuni enzimi digestivi ad opera dei tannini.
Ricchezza in fibre
Infatti, la ricchezza in fibre è importante non solo per regolare le funzioni intestinali, ma perché permette all’organismo di regolare l’assorbimento intestinale dei grassi e degli zuccheri esercitando un effetto positivo sul profilo glicemico e lipidico del sangue. Ciò contribuisce a mantenere sotto controllo il livello di colesterolo LDL, quello “cattivo”, ed i trigliceridi, aumentando il colesterolo “buono” HDL ed evitando la formazione di pericolosi depositi sulle pareti dei vasi sanguigni. Queste placche sono la principale causa di squilibri pressori e di importanti patologie cardiache.
Potassio
L’abbondanza nelle carrube di potassio e la ridotta quantità di sodio risultano particolarmente utili per l’equilibrio dei liquidi nell’organismo e, quindi, per il controllo dei livelli pressori del sangue, a beneficio della protezione del sistema cardiovascolare. Anche il magnesio, presente in buona quantità in questo frutto, agisce come co-fattore che aiuta a sostenere il normale tono vascolare e a migliorare la sensibilità all’insulina.
Inoltre, il suo tenore calorico e zuccherino apporta circa 100 kcal in meno ogni 100 g rispetto al cioccolato e non contiene sostanze eccitanti come la teobromina presente nel cacao.
Fonte di antiossidanti antitumorali
La polpa di carruba contiene circa il 20% di sostanze polifenoliche, potenti antiossidanti noti per contrastare i radicali liberi e per ridurre il rischio di malattie degenerative. Infatti, queste sono rappresentate in gran parte da tannini, alcuni dei quali sono impiegati nel trattamento delle patologie provocate da un eccesso di radicali liberi e nella prevenzione di alcune patologie neoplastiche.
Inoltre, una parte dei polifenoli è rappresentata da catechine:
- acido gallico
- epicatechina gallato
- epigallocatechina gallato.
Studi di laboratorio condotti sulle catechine hanno evidenziato su cavie effetti antiproliferativi sul carcinoma epatocellulare. In particolare, è stato dimostrato che estratti di foglie e baccelli di carrubo sono in grado di indurre l’apoptosi nelle linee cellulari tumorali dopo un trattamento di 24 ore.
Se vuoi approfondire, scopri lo studio.

Carruba e disturbi gastrointestinali
Come d’uso nella tradizione popolare, i semi ed i baccelli, ridotti in farina, venivano usati come antidiarroici e come regolatori della motilità intestinale.
Difatti, la carruba è molto utilizzata, ancora oggi, come trattamento per:
- diarree croniche
- disturbi gastrointestinali
- stipsi.
Contrastare la diarrea
Se il consumo di polpa fresca di carruba ha una blanda azione lassativa, consumare la polpa secca o la farina è utile per regolare le funzioni intestinali e per contrastare la diarrea.
Inoltre, la fibra e i tannini presenti aiutano a eliminare le tossine responsabili di attacchi di diarrea acuta perché, a differenza di quello che accade ai tannini della maggior parte delle altre piante, quelli della carruba non si dissolvono in acqua.
Carruba contro le coliche
Difatti, i tannini, grazie al loro potere astringente, possono coadiuvare nella terapia antidiarroica, intervenendo nella prevenzione della crescita batterica dannosa all’intestino e riducendo la formazione dei gas intestinali che provocano il dolore tipico della colica.
Invece, le pectine conferiscono proprietà curative e preventive per forme patologiche a carico dell’apparato digerente, mentre gli zuccheri naturali aiutano ad addensare le feci molli.
La gomma di carruba svolge un’azione benefica nel trattamento del reflusso gastroesofageo e attenua anche i sintomi del colon irritabile.
Contro l’osteoporosi
Le carrube sono ricche di numerosi minerali fra i quali vi sono il calcio e il fosforo.
Entrambi sono importanti per la salute dell’apparato scheletrico. Difatti, il calcio è il minerale fondamentale per la costituzione delle ossa così come il fosforo che contribuisce a prevenire l’osteoporosi.
Raffreddori e influenza
Questi frutti proteggono la salute di gola e corde vocali. Inoltre, le loro proprietà nutrizionali antiossidanti potrebbero renderli un valido aiuto nei casi di:
- tosse
- influenza
- aggressioni virali.
Un prodotto ipoallergenico
Le carrube non creano fenomeni allergici. Sono frutti che non contengono glutine e quindi possono essere tranquillamente consumate anche da chi soffre di celiachia.
Infatti, come sostituto del glutine, la farina di semi di carruba è ideale come addensante e stabilizzante e per questo viene utilizzata nella composizione di molti cibi sia per l’alimentazione umana che per quella animale.
Al naturale o in polvere, sono alimenti che si possono definire naturalmente “biologici” perché le piante che le producono non sono oggetto di trattamenti e non necessitano di particolari interventi fitosanitari.
Quindi, questo fatto contribuisce a rendere il prodotto sicuro e privo di eventuali sostanze che potrebbero generare intolleranze o allergie.
Carruba: controindicazioni ed effetti collaterali
È stato osservato che le carrube aumentano l’effetto delle statine e di altri farmaci per abbassare il colesterolo.
Tuttavia, in caso di diabete potrebbero alterare i livelli di insulina. Questa interazione con i farmaci è da tenere in debita considerazione ed è sempre opportuno dissolvere ogni dubbio consigliandosi con il proprio medico curante.
Inoltre, a causa dell’elevato contenuto in tannino, la polpa dei frutti può avere un lieve effetto irritante nel caso se ne dovesse assumere una grande quantità.

Carruba: come consumarla e conservarla
Comunemente, le carrube possono essere consumate fresche o secche o, in alternativa, passate leggermente al forno.
Baccelli
L’impiego classico è quello al naturale: i baccelli maturi sono come una dolce barretta energetica al gradevole gusto di cioccolato. Però, occorre fare attenzione perché all’interno si trovano i semi durissimi.
A differenza del cioccolato, la carruba è molto più dolce, grazie all’elevato contenuto di zuccheri (quasi il 50%).
La polpa macinata dei baccelli dà una farina ricca di fibre e sali minerali, utilizzata come surrogato del cacao per la preparazione di bevande e dessert.
Farina di carruba
Difatti, la farina ricavata dai baccelli può essere impiegata per la preparazione di tantissimi dolci.
Nel Rinascimento i suoi frutti vennero perfino impiegati in salse salate, ma la loro base molto zuccherina li rende inadatti a piatti che non siano dolci.
Frutti e semi
I semi, durissimi, non sono commestibili al naturale. Tuttavia, possono essere macinati, in modo da ottenere una farina dai molteplici usi, che contiene un’altissima quantità di carrubina, sostanza che ha la capacità di assorbire acqua in quantità pari a 100 volte il suo peso. È molto impiegata infatti per “gelatinizzare” le sostanze liquide.
Inoltre, i frutti si conservano per molto tempo, in luogo fresco e asciutto e costituiscono una riserva di salute ed energia pronta all’uso.
Carruba: varietà eventuali
Il genere Ceratonia, fino a qualche decennio fa, contava solo la specie Ceratonia siliqua L., fino a che in Arabia e Somalia ne fu descritta un’altra, Ceratonia oreothauma (Hillcoat et al., 1980) con due sottospecie oreothauma e somaliensis.
Infatti, queste piante sono considerate spontanee in questi paesi e ne sono state censite numerose piccole popolazioni.

Carruba: guida all’acquisto
La carruba impiega più di un anno per giungere a maturazione. Si sviluppa durante l’autunno, con un accrescimento iniziale molto lento che accelera in primavera, aumentando in maniera visibile dall’estate fino all’inizio dell’inverno, quando raggiunge la sua massima dimensione. Quindi, sulla pianta, si può assistere alla contemporanea presenza di frutti ormai maturi e frutti appena formati che matureranno l’anno successivo. Quelli che possono essere raccolti sono quelli più scuri.
Tuttavia, non è molto frequente vedere la carruba esposta in vendita fresca sui banchi di ortofrutta, tanto nei punti vendita della distribuzione organizzata quanto nei negozi specializzati.
Difatti, è più semplice trovare prodotti lavorati, come farine di baccello e/o di semi. Invece, numerose sono le proposte pubblicate sui principali siti di vendita on line, in ogni forma, dal fresco all’essiccato e al lavorato.
1 – Farina di semi di carrube in polvere
- Idrocolloide ricavato dalla decorticazione e macinazione dei semi del Carrubo (Ceratonia siliqua)
- Polvere sottile di colore bianco, dal sapore dolciastro che ricorda quello del cioccolato. Grazie...
- Ottime proprietà addensanti, stabilizzanti ed emulsionanti, utili a preservare la consistenza di...
2 – Indigo Herbs Polvere di Carruba Biologica
- Una dolce alternativa al cioccolato.
- Provato per aiutare a digerire e aiutare a calmare i problemi dello stomaco.
- Mangiato in Medio Oriente per migliaia di anni.
3 – Farina di Semi di Carrube
- Contenuto della confezione: (2 x 65 g)
- Certificazione biologica: EG-Bio
4 – Neutro per Gelati con Farina di Guar e Semi di Carrube
- Emulsionante per Gelati alla Crema e Frutta
- Addensante per Gelati- Stabilizzante per Gelati
- DOSAGGIO 3-6 GRAMMI SU UN LITRO DI LATTE
5 – Carruba in polvere 1 Kg
Carruba: usi alternativi
Dalla polpa si possono ottenere diversi prodotti, uno di questi è uno sfarinato al 10% di umidità, che è macinato a una granulometria simile alla semola di mais e viene impiegato nella produzione di mangimi composti per l’alimentazione animale.
Farina
Una farina particolare, destinata al consumo umano, è quella che viene denominata commercialmente con il nome di “Carcao”. Trova largo impiego nelle produzioni dolciarie ed è notevolmente apprezzata per il gusto gradevole e l’elevato contenuto di zuccheri.
Le sue caratteristiche di base ne fanno un surrogato della polvere di cacao, con il vantaggio di avere un contenuto di grassi molto basso, un’assenza quasi totale di teobromina e un elevato contenuto in zuccheri invertiti.
Quindi, il carcao è ampiamente impiegato sia nella produzione di alimenti dietetici sia nel settore dei dolciumi; può essere utilizzato da solo o in combinazione con il cacao, in quanto non ne modifica né il gusto né il colore.
La farina di polpa può essere aggiunta anche agli integratori minerali.
Il principale interesse della coltivazione del carrubo oggi è rivolto alla produzione della farina di semi, LBG (Locust Bean Gum), che trova ampia applicazione come additivo tecnologico in diverse preparazioni alimentari, facendo così riscoprire e rivalutare questo frutto spesso dimenticato.
Alimentazione bestiame
L’elevato contenuto in zuccheri di cui è dotata la polpa, è un fattore di notevole importanza per quanto riguarda il possibile impiego nell’alimentazione delle bovine da latte. Infatti, a diverso grado di frantumazione, può essere utilizzata tal quale, come mangime semplice, oppure, se sottoposta ad ulteriore lavorazione (farina micronizzata) trova impiego come appetibilizzante nei concentrati alimentari per bestiame.
Inoltre, diverse ricerche hanno evidenziato il potenziale impiego delle carrube in campo farmaceutico.
Anche il legno di carrubo, duro e pesante, può essere ben utilizzato. Fornisce legna da ardere ed è sfruttato per l’ebanisteria. Infatti, negli anni passati era un materiale importante per la fabbricazione degli utensili agricoli e dei macchinari in legno soggetti a usura.

Carruba: uso in cucina
Le popolazioni della Sicilia, un tempo, preparavano i mustazzoli o mostaccioli, biscotti, pasta, dolci, mostarda, marmellata di polpa macinata.
Questa tradizione sopravvive a livello locale, ma in generale il frutto tal quale è poco utilizzato.
Più facile trovarlo inserito nella preparazione di altri alimenti. Attualmente sono numerosi i prodotti alimentari di larghissima diffusione che contengono farina di semi di carruba, da sola o in combinazione con altri ingredienti.
Con il frutto intero torrefatto, in diversi paesi europei, si ottiene un gustoso surrogato del caffè e del cioccolato. In Turchia, dalla polpa si ricavano liquori e nei Paesi Arabi paste, Tamarindo, sorbetti e sciroppo.
Smoothie con carruba, banana e pera

Calorie a persona: 233
Ingredienti
- banana matura 1
- pera piccola 1
- polvere di carruba 2 cucchiaini
- latte vaccino 150 ml
- lamponi freschi q.b.
Scopri come preparare lo smoothie con carruba, banana e pera.
Link esterni
- Centro di ricerca per alimenti e la nutrizione- CREA.
Ti è piaciuto il nostro articolo? Condividilo su Pinterest.



Scarica l'app di Melarossa!
É gratis e ricca di contenuti:
- Ricette anche video
- News su nutrizione e benessere
- Quiz divertenti e informativi
- Il podcast "Spicchio di Mela"
- I testimonial che hanno ritrovato la forma con Melarossa
- Nuovi workout ogni settimana
Sull'app trovi anche la tua dieta personalizzata, a 2.99 € al mese