La pianta dell’assenzio (Artemisia absinthium) è diventata particolarmente famosa grazie alla bevanda distillata, chiamata assenzio, che lasciò un segno indelebile nella società, nell’arte e nella letteratura a cavallo tra fine Ottocento e inizio Novecento.
La pianta è una piccola erbacea medicinale, conosciuta anche per le sue proprietà digestive, regolarizza il ciclo mestruale e calma gli stati d’ansia.
Per le preparazioni domestiche di decotti, infusi o macerati, se non si dispone delle parti fresche della pianta è possibile reperire foglie, fiori e sommità fiorite già essiccati nelle farmacie e nelle erboristerie più fornite. Le foglie emanano un odore molto forte e hanno un sapore decisamente amaro.
Inoltre, l’olio essenziale di assenzio ha un ottimo potenziale per essere utilizzato in profumeria, per cosmetici e in aromaterapia. Tuttavia, è fortemente sconsigliato in gravidanza e durante l’allattamento.
Assenzio: cos’è
Artemisia absinthium L. è la pianta conosciuta come assenzio maggiore o romano, o più comunemente assenzio. Appartiene alla vasta famiglia delle Asteraceae (ex Compositae).
La pianta di assenzio è una piccola erbacea medicinale, perenne, di aspetto arbustivo che raggiunge dai 40 ai 120 cm di altezza. Sembra sia originaria dell’Europa centro-meridionale o dell’Asia Anteriore. Si può facilmente trovare in crescita spontanea in Italia e in varie parti d’Europa.
Ma anche in Asia e Nord America, dalla pianura alla montagna, ma soprattutto in luoghi caldi, soleggiati, su pendii aridi e incolti, rustici e sassosi anche in prossimità degli abitati e ai bordi delle strade.
Predilige terreni calcarei del tutto privi di ristagni, resiste al freddo ma non alle gelate troppo lunghe e intense.
In coltivazione, si trova in:
- Francia
- Svizzera
- Spagna (Granata)
- Italia (Piemonte)
- U.S.A. (Michigan, Indiana).

Assenzio: botanica
La pianta è decidua in quanto le porzioni erbacee seccano annualmente lasciando in vita solo le parti legnose. Può vivere circa una decina di anni. Presenta un apparato radicale legnoso, duro e ramificato e da questo si sviluppa la parte aerea composta da getti sterili corti con molte foglie basali in rosetta e da fusti fioriferi alti, rotondi, solcati e variamente ramificati, di colore biancastro per la caratteristica presenza di peli fitti e corti.
Le foglie basali e quelle dei fusti, che non fioriscono, sono lungamente picciolate e bi o tri-pennatosette con segmenti lineari. Le foglie dei fusti fiorali diventano sempre più semplici a mano a mano che si sale in alto fino a quelle superiori che sono sessili, semplici e lanceolate. La disposizione delle foglie lungo il fusto è alterna.
Tutte le foglie presentano una peluria che conferisce loro un colore grigio-verde argentato nella pagina superiore mentre quella inferiore è verde cenerina.
Fioritura
Fiorisce da maggio a settembre. I fiori sono piccoli, di colore giallo, glabri o poco pelosi, a forma di capolini globosi riuniti a pannocchia o in grappoli, molto numerosi, sulla parte terminale degli steli. I fiori dei capolini dell’assenzio sono femminili, quelli in posizione periferica, ed ermafroditi o sterili, quelli interni.
Sono proprio i rametti in via di fioritura, corredati dal loro sottile fogliame, i più ricercati. Si raccolgono nel periodo estivo prima che si sviluppino i frutti, costituiti da piccolissimi acheni.
I mazzetti raccolti vengono essiccati all’ombra per essere utilizzati, sia a scopo medicinale sia per ottenerne derivati aromatici ad uso alimentare, soprattutto il distillato, utilizzato per insaporire bevande alcoliche come l’omonimo Assenzio, il Vermuth, il Genipì o altri amari, ma anche nella preparazione di aperitivi dal gusto amaro.
Infatti, dalle foglie della pianta si ricava anche l’olio essenziale.

Composizione chimica e proprietà dell’assenzio
Le parti utilizzate della pianta sono le foglie e le sommità fiorite. Sono ricche di:
- tannini
- fenoli
- flavonoidi
- steroli
- polisaccaridi.
Abbondanti anche la vitamina C (155-352 mg % nelle foglie secche e 41-56 mg % nelle foglie fresche) e la vitamina B6.
Queste parti, se non essiccate, contengono una percentuale di olio essenziale tra lo 0,2 e l’1,5%, in quantità variabili da pianta a pianta e in relazione alla zona di raccolta. L’olio volatile che si ottiene per distillazione a vapore è di colore verde/blu scuro. La sua caratteristica è costituita dalla presenza di grandi quantità di tujone, un monoterpene ossigenato, che può rappresentare in alcuni casi fino al 60% dell’olio.
Questo composto è normalmente presente in due forme isomeriche denominate α- e β-tujone e quest’ultima è più abbondante.
In piante di Artemisia absinthium raccolte in Italia è stato trovato circa lo 0,5% di olio essenziale.
Anche il rendimento di olio essenziale della pianta è risultato essere variabile in relazione ai momenti di raccolta nei diversi stadi di vegetazione.
Infatti, il momento che precede la fioritura è il migliore, con una resa che arriva a circa l’1,3%. Invece, con la fioritura la resa cala allo 0,9% e si riduce fino allo 0,5% dopo la fioritura.
Quindi, la composizione dell’olio è molto varia e variabile, sia nei suoi elementi più caratteristici che in quelli minori.
Composti
Sono stati estratti oltre all’α- e β-tujone, più di 50 composti diversi, tra cui:
- alcaloidi (purine, zeatine, proteo-alcaloidi)
- benzenoidi
- composti eterociclici
- cumarine
- fitosteroidi
- flavonoidi
- idrocarburi (alcani, alcheneini, fenil-propanoidi), terpenoidi (oxy-sesquiterpeni, sesquiterpeni, triterpeni, diterpeni, monoterpeni).
Questi ultimi, i lattoni sesquiterpenici non volatili, sono responsabili del gusto amaro dei suoi estratti. In particolare, la sostanza che conferisce il sapore amaricante è denominata absintina ed è stata recentemente riconosciuta come una miscela di quattro diverse sostanze amare: artamarina, artamarinina, artamaridina ed artamaridinina.

Benefici per la salute dell’assenzio
Le proprietà officinali della pianta sono conosciute ed utilizzate fin dall’antichità.
La medicina popolare ci riporta un tradizionale uso di quest’erba come rimedio:
- antielmintico
- antisettico
- febbrifugo
- antispasmodico
- carminativo
- sedativo
- stimolante gastrico, digestivo e colagogo poiché favorisce la secrezione biliare, promuovendo l’appetito.
Inoltre, la pianta è stata anche utilizzata per migliorare la circolazione sanguigna, come stimolante cardiaco, come analgesico per le donne durante il travaglio e come emmenagogo per favorire e regolare il flusso mestruale.
Infine, un recente studio condotto dalla University Yale School of Medicine ha messo in evidenza l’utilizzo della pianta nel trattamento del morbo di Crohn. Le proprietà benefiche dell’assenzio miscelato con altre erbe aromatiche avrebbero generato un generale miglioramento nei pazienti affetti dalla malattia.
Proprietà antiossidanti
La proprietà antiossidante dell’assenzio ha mostrato nell’estratto acquoso capacità epatoprotettiva in esperimenti di laboratorio e nell’estratto alcolico un’attività neuroprotettiva, inducendo in entrambi i casi un aumento dei livelli di superossido dismutasi e glutatione perossidasi.
Tali funzioni antiossidanti, tra l’altro, suggerite dalla ricerca, indicano l’assenzio anche come agente preventivo contro i tumori. Tuttavia, le evidenze scientifiche non sono ancora sufficienti a comprovare definitivamente tali effetti che restano ancora oggetto di ricerca e di approfondimenti.
L’estratto alcolico di assenzio e l’olio essenziale sono stati segnalati per avere effetti antimicotici e antimicrobici.
In particolare, l’attività antibatterica ed antifungina si esplica attraverso un composto della pianta che sarebbe in grado di ridurre la resistenza di batteri e organismi micotici verso gli antibiotici.

Componente tossica dell’assenzio
Come già detto in precedenza, la pianta dell’assenzio ha rivelato nella sua composizione anche sostanze che potenzialmente possono risultare pericolose per la salute dell’uomo.
La tossicità di Artemisia absinthium è dovuta ad una delle componenti che si trova in rilevante percentuale nell’olio essenziale, ovvero il tujone, nei suoi due isomeri molecolari l’α- e β-tujone.
Questa molecola interagisce con le normali funzioni chimico-fisiche dell’organismo con effetti che si possono manifestare sotto forma di scariche elettriche anomale, con sintomi simil-convulsivanti.
Questi sintomi sono reversibili e sono direttamente proporzionali alla concentrazione di tujone nelle sue isoforme.
In base a queste considerazioni, l’European Medicines Agency (EMA) ha suggerito la dose massima giornaliera assumibile di tujone a 6 mg, che è un quantitativo difficilmente raggiungibile attraverso gli alimenti aromatizzati con l’assenzio, soprattutto se è usato come distillato.
La presunta tossicità decretò la fine repentina della notorietà che la pianta ebbe a partire dal 1800, attraverso il consumo eccezionale del liquore a base di Artemisia absinthium, chiamato “La Fata Verde”, ovvero l’Assenzio.
Nascita del liquore di Assenzio
La pianta di assenzio ebbe un’impennata di utilizzo e di successo alla fine del XVIII secolo quando il medico francese Pierre Ordinaire (1741-1821) fu costretto dai disordini politici causati dalla rivoluzione a lasciare il proprio paese e a stabilirsi a Couvet, in Svizzera.
Il medico ebbe a disposizione una grande varietà di erbe per i suoi medicinali, tra cui l’Artemisia absinthium a cui si interessò nel 1792.
Quindi, per poterne fare uso, pensò di distillarla in modo da evitare la presenza delle sostanze più amare e ottenere un concentrato della componente più volatile ed aromatica.
Ottenne così un preparato di colore verde chiaro-smeraldo dalla forte gradazione alcolica (68% vol) ma dal sapore non proprio gradevole.
Per renderlo più apprezzabile al gusto aromatizzò il distillato con anice, issopo, finocchio, dittamo e melissa per impiegarlo come “tonico”.
Il successo della bevanda
Era nata la bevanda di assenzio. Il successo fu talmente grande che si percepì presto l’opportunità di sfruttarlo per ottenerne lauti guadagni. Nel 1798, in Svizzera nacque la prima distilleria di assenzio, la Dubied Père et Fils e poi, in Francia nel 1805, la Pernod Fils.
In poco tempo si passò da una modesta produzione (16 litri al giorno) ai 400 litri al giorno.
Nel 1850 si raggiunse una produzione di 20.000 litri al giorno e nel 1896 si superò quota 125.000 litri.
La ricetta poteva variare in relazione alla zona di produzione, ma sostanzialmente prevedeva la raccolta e l’essiccazione della pianta, che veniva immersa in alcool etilico.
Era fatta macerare per un paio di giorni insieme ad altre erbe aromatiche come:
- semi di anice verde (raramente anice stellato)
- semi di finocchio
- issopo
- melissa
- artemisia pontica.
Inoltre, ogni distilleria arricchiva la formula con altri aromatizzanti quali:
- radici di angelica
- menta
- bacche di ginepro
- coriandolo
- badiana
- camomilla
- veronica
- scorze di limone o di arancio
- resina mirra
- vaniglia
- cannella
- liquirizia
- salvia,
- lavanda, ecc.
Quindi, il tutto veniva diluito con acqua e sottoposto a distillazione, scartando la “testa” e la “coda” del processo. Si otteneva così un distillato a circa 60° alcolici nel quale il sapore amaro non risultava eccessivo.
Uso medicinale
Ad ingigantire il successo dell’assenzio contribuì la guerra colonialista francese in Africa a metà ‘800.
Infatti, le truppe di stanza in Algeria utilizzavano il distillato come medicinale per fronteggiare stati febbrili e parassiti o come antisettico e antidiarroico.
Al rientro in Francia i legionari portarono con sé la passione per questa bevanda alcolica suggerendola ai tantissimi bar, bistrot e caffetterie che sorsero all’epoca e che erano diventati un punto di riferimento sociale e culturale.
L’assenzio, così come avvenne un secolo prima per il caffè, divenne protagonista assoluto dei locali pubblici ed il distillato perse totalmente la sua originaria veste medicinale, diventando la bevanda alcolica più richiesta.
Superò presto anche il consumo di vino, complice il notevole calo della produzione delle uve generato dalla fillossera, un insetto parassita che fece levitare i prezzi del vino.
Controindicazioni ed effetti collaterali dell’assenzio
L’impiego e l’assunzione di prodotti a base di olio essenziale, estratti e di infusi di Artemisia absinthium vanno sempre effettuati con cautela e senza eccedere nelle quantità consigliate, perché potrebbero portare a importanti disturbi per la salute o effetti indesiderati.
Pertanto, è consigliato sempre un consulto medico preventivo.
Inoltre, si potrebbero verificare anche interazioni con alcuni farmaci, soprattutto nei casi di prodotti indicati per terapie ormonali o neurostimolanti.
Anche se manca una vera e propria letteratura scientifica in proposito, sono state nel tempo documentate alcune reazioni collaterali conseguenti ad assunzioni sia sporadiche ed occasionali che frequenti e reiterate. Sono possibili, pertanto:
- reazioni allergiche
- nausee e vomito
- fastidi all’addome
- episodi diarroici.
Particolare attenzione deve essere osservata in presenza di alcuni stati patologici, per i quali è comunque sconsigliata l’assunzione salvo parere medico, come nei casi di gastrite (acuta o cronica), di ulcera peptica e disturbi epilettici.
Infine, è fortemente sconsigliata l’assunzione in stato di gravidanza poiché potrebbe provocare fenomeni abortivi e durante l’allattamento per evitare conseguenze eventuali al neonato.

Assenzio: usi
Le foglie e i getti fiorali delle piante di Artemisia absinthium vengono utilizzati per ricavarne estratti per aromatizzare e amaricare numerosi liquori, amari e vini aromatici.
La cosmesi, l’industria farmaceutica e l’erboristeria hanno inserito i derivati di Artemisia absinthium in vari prodotti per le loro proprietà terapeutiche.
Anche alcuni prodotti omeopatici ed erboristici contemplano l’utilizzo dei principi attivi riconosciuti al vegetale, per:
- effetti digestivi
- favorire l’appetito
- azione carminativa e antispastica
- trattamento di stati di alterazione nervosa (depressione, irritabilità, ansia, ecc.)
- regolarizzare il ciclo mestruale.
Anche le tinture e gli estratti idroalcolici a base di Artemisia absinthium, si possono acquistare nei negozi specializzati o direttamente da rivenditori on-line oppure presso le più affermate piattaforme e-commerce.
Estratti, decotti, infusi e macerati di assenzio
Se si dispone di un estratto liquido o di tintura madre, diluire alcune gocce (5/10 gocce) in acqua o aggiungere direttamente ad una tisana o altra bevanda. È preferibile non superare le 30 gocce al giorno.
Invece, per il decotto, bollire 3/5 grammi di foglie e fiori freschi in circa 20 cl d’acqua per 15 minuti. Se l’assenzio è essiccato ne vanno utilizzati solo 1 o 2 grammi.
L’infuso o la tisana di assenzio si preparano lasciando in infusione in circa 20 cl d’acqua bollente per circa 10 minuti un cucchiaino raso di foglie o rametti fiorali essiccati.
Dopo i pasti è un ottimo digestivo. Inoltre, in presenza di febbre e influenza aiuta ad alleviare i sintomi infiammatori e svolge una blanda azione antipiretica.
Usi alternativi: repellente naturale
La pianta di Artemisia absinthium è stata anche riconosciuta come un repellente per tarme e insetti. In particolare, ha manifestato un valido effetto larvicida nei confronti di sei specie di zanzare, che sono spesso responsabili della trasmissione di agenti patogeni (ad es. virus Zika) ed agenti eziologici responsabili della febbre Dengue, della febbre del virus del Nilo occidentale, dell’encefalite giapponese e della filariosi.
Il macerato si prepara soprattutto per un utilizzo non alimentare ma per la difesa delle piante.
Lasciare a mollo in un litro d’acqua per circa una settimana circa 30 grammi di foglie e fiori freschi o 10 grammi di pianta essiccata. Dopo aver filtrato il macerato, utilizzare direttamente sulla pianta come insetticida naturale per almeno un paio di volte a distanza di 2 giorni oppure distribuendolo nel terreno.
In questo modo si ostacola l’attività di molti insetti, in particolare:
- carpocapsa
- piralide
- afide nero delle leguminose
- mosca della carota
- tignoletta
- cicaline della vite
- formiche
- acari delle more e delle fragole.

Assenzio: la bevanda dei pittori e scrittori
Rituale de “La Fée Verte”
Il consumo del liquore di assenzio assunse nell’arco di poco più di un secolo i contorni di un fenomeno sociale molto particolare con ripercussioni sui costumi e sulla salute pubblica.
Il distillato si inserì perfettamente nel tessuto fertile del disagio sociale post rivoluzione industriale. Gli operai, strappati dalle campagne con la promessa di un lavoro più sicuro in fabbrica, bevevano per dimenticare i turni di lavoro logoranti, la povertà e gli ambienti malsani in cui vivevano.
Il sottoproletariato schiacciato da una vita poverissima ma anche la società borghese più abbiente indulgeva volentieri nel consumo di una bevanda alcolica come l’assenzio al fine di procurarsi una temporanea ed effimera via di fuga dalla quotidianità di una vita sempre più soffocante.
L’abuso di assenzio dilagò progressivamente nella misura in cui le persone cercavano nell’ebbrezza un sollievo dalla vita miserabile che conducevano. Il consumo dell’assenzio riuscì a superare i confini della Francia di cui era diventato emblema nazionale e divenne la bevanda alcolica alla portata di tutti e di tutte le classi sociali in molti paesi europei, grazie anche alla sua economicità.
Inoltre, fu l’ispirazione del modo di vivere bohèmien, termine con cui si usava descrivere nel XIX secolo lo stile di vita non convenzionale e anticonformista di artisti, scrittori, musicisti e attori spesso squattrinati e relegati ai margini della società. L’assenzio alimentò il genio creativo di pittori come:
- Van Gogh
- Toulouse-Lautrec
- Manet
- Degas
- Picasso.
Ma anche poeti e scrittori quali Verlaine, Rimbaud, Baudelaire, Wilde, Poe, Hemingway.
La popolazione si riuniva nei bar per trascorrere l’ora verde, come venne ribattezzato il momento dell’aperitivo pomeridiano tra le 5 e le 7, facendo riferimento proprio al colore della bevanda.
Rituale di preparazione dell’assenzio
Il consumo di assenzio era accompagnato da un vero e proprio rituale.
Infatti, al distillato veniva dedicato un apposito bicchiere a forma di piccolo calice, in certi casi segnato con una linea di livello per indicare la giusta dose di liquore da versare.
Il modello creato a Pontarlier era formato da una base ad ampolla corrispondente alla quantità del liquore. Il bicchiere era accompagnato da un cucchiaino, anch’esso segnato con le specifiche scanalature di dosaggio, da una zolletta di zucchero per ridurre il sapore amaro e da un bicchiere d’acqua ghiacciata per diluire il distillato, in modo da smorzare l’elevata gradazione alcolica.
La diluzione veniva fatta fino a raggiungere un volume pari a cinque volte quello del liquore mantenendo gli oli essenziali in soluzione fino alla comparsa della lattescenza (effetto louche), prodotta dall’insolubilità in acqua degli oli essenziali.
Il procedimento trasformava l’operazione di una semplice bevanda alcolica in un momento magico, affascinante e misterioso. Quindi, l’assenzio divenne un liquore da “meditazione” e rilassante, che solitamente non andava bevuto “tutto d’un fiato”, ma consumato dopo un rituale abbastanza elaborato.
A questo scopo, venne dato libero sfogo alla fantasia nella creazione degli accessori da utilizzare, dando vita a forme estremamente stravaganti e bizzarre di bicchieri e cucchiaini, che contribuirono a dare al rito dell’ora verde un’atmosfera ricca di fascino.

Assenzio: cenni storici
Artemisia e assenzio
Osservando l’etimologia del nome generico “Artemisia” le fonti ci portano indietro nel tempo, agli inizi delle prime civiltà del bacino del Mediterraneo. In greco, Artemis (Aρτεμις) o Artemide era il nome della dea Diana.
Ma, secondo alcuni studiosi il nome della pianta potrebbe essere derivato da Artemisia II di Caria (Αρτεμισία) sorella e moglie di Mausolo, politico e sovrano greco antico, satrapo di Caria. Alla sua morte (353 a.C.), in suo onore Artemisia fece costruire il Mausoleo di Alicarnasso, che fu considerata una delle sette meraviglie del mondo antico.
Il nome Artemisia veniva associato al genere di pianta già da Plinio e Plutarco (150 a.C.), citandola tra le erbe medicamentose e insetticide.
Ma le proprietà benefiche dell’assenzio erano note da tantissimo tempo prima. Oggi si sa con certezza che la pianta era già conosciuta dagli Egizi per le sue proprietà antielmintiche (vermifughe), curativa di lesioni cutanee e come rimedio alle gravidanze indesiderate. La pianta è menzionata nel famoso papiro di Ebers del 1552 a.C.
Pianta amata dagli egizi e romani
Le piante di Artemisia, nelle specie che compongono il genere, vengono menzionate nell’antica farmacopea tradizionale cinese. In un rotolo manoscritto risalente al 168 a.C. intitolato “Prescrizioni mediche per 52 malattie” rinvenuto nella tomba di Mawangdui Han mu nei pressi di Changsa, capoluogo della provincia di Hunan, l’artemisia annua veniva particolarmente consigliata come antipiretico e antiemorroidale.
Nel 340 d.C. la prescrizione veniva ripresa dall’alchimista Ge Hong nel suo Zhou Hou Bei Ji Fang (“Manuale di prescrizioni per trattamenti di emergenza”) nel quale illustrava le proprietà curative degli estratti e degli infusi di Artemisia annua contro la malaria.
Anche il nome specifico di “absinthium”, usato dai romani, proviene dal greco apsínthion (ἀψίνθιον) e significa “non bevibile” o “privo di dolcezza”.
Il nome lo ritroviamo in citazioni riportate da Ippocrate e nell’Anabasi di Senofonte. I Romani utilizzavano le foglie della pianta per aromatizzare bevande alcoliche, probabilmente anche per mascherare il gusto di vini andati a male. Gli scritti pervenuti fino a noi raccontano anche l’usanza romana di raccoglierne i rametti più teneri lungo i bordi delle strade per metterli nei sandali e alleviare così le sofferenze ai piedi nei lunghi viaggi.
Anche i popoli del Nord Europa avevano conosciuto la pianta di assenzio, catalogandola come una delle nove erbe medicinali sacre offerte al mondo dal dio Odino.
Proprietà curative dell’assenzio
Le proprietà curative ed aromatiche degli estratti dell’Artemisia absinthium nel tempo vennero costantemente utilizzate per arricchire di sostanze bio-attive gli oli essenziali, i prodotti cosmetici e i medicinali soprattutto contro le febbri malariche, o come antielmintici e spasmolitici, vermifughi, nonché gli insetticidi contro l’attacco di insetti alle derrate stoccate.
L’assenzio riscosse un particolare successo tra inizio Ottocento fino al primo conflitto mondiale, ovvero da quando venne creato un liquore, chiamato appunto Assenzio, a base del distillato di Artemisia absinthium e altre erbe aromatiche che entrò prepotentemente nelle abitudini alcoliche europee.
Superato il periodo di propaganda avversa, il liquore di assenzio comparve nuovamente sul mercato di alcuni Paesi europei, con una ricetta diversa da quella originale, dove Artemisia absinthium era spesso sostituita da Artemisia abrotanum.
La vera riabilitazione dell’assenzio si è avuta solo di recente, a fine XX ed inizio del XXI secolo a seguito di accurate ricerche scientifiche che hanno appurato più approfonditamente le sue proprietà benefiche ed il reale potenziale di tossicità. Una rinascita che si accompagna anche all’identità del movimento “New Weird” orientato allo sviluppo di narrativa fantasy ed esoterica, che ha fatto dell’assenzio un elemento nelle sedute di chiaroveggenza.
Infatti, su ispirazione di antiche pratiche di stregoneria e riadattato in chiave moderna dagli esoteristi, l’assenzio ritorna in rituali magici simboleggiando le pene del cuore e i tormenti d’amore e il suo sapore molto amaro ricorda l’amarezza della solitudine.
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