Il grano, o frumento, è un cereale della famiglia delle graminacee e del genere botanico Triticum. Del frumento interessano le cariossidi che, macinate, forniscono la farina. Delle due tipologie più coltivate, il grano tenero è più adatto per la panificazione, essendo ricco di proteine, o glutine. Invece il frumento duro, contenente più amidi, si presta meglio per la trasformazione in pasta.
Le varietà più diffuse sono, al Nord, il Triticum Vulgaris aestivum, o grano tenero, e, al Sud, il Triticum Durum. Il primo, a grani piccoli, leggeri e aranciati, offre una farina fine, ideale per prodotti da forno. Il secondo, con chicchi grossi, pesanti e dorati, fornisce la semola, destinata alle paste alimentari.
Il chicco è paragonabile all’uovo, con l’albume ricco di amido e il tuorlo, o germe, proteico e con grassi insaturi e vitamine.
Con 320 calorie per etto, il frumento è fonte di carboidrati energetici, proteine plastiche, vitamine e oligoelementi. I derivati, specialmente integrali, devono far parte della dieta che richiede il 45-60% di carboidrati complessi.
Sembra che nel prodotto sostanze bioattive, come gli antiossidanti, possano contrastare patologie, tra cui alcuni tumori. Inoltre, la fibra del cereale integrale aiuta le funzioni dell’intestino e riduce il rischio di ipertensione e malattie cardiovascolari.
Tuttavia, se in eccesso, i carboidrati del grano possono instaurare il circolo vizioso della fame e far ingrassare. Inoltre, il frumento e derivati devono essere aboliti da chi soffre di morbo celiaco, con disturbi intestinali ed extra intestinali.
Ad uso gastronomico, le farine in Italia devono provenire unicamente dal grano tenero. La farina raffinata, o doppio 0, andrebbe usata per dolci e paste fini.
I tipi 1 e 2, con una piccola percentuale di fibra, e l’integrale sono idonei per composti rustici.
Frumento: che cos’è
Il frumento è un cereale della categoria Graminacee e appartiene al genere botanico Triticum, da cui il nome “tritico”, o tritato.
Anche il termine “grano” è sinonimo di triturato o scorticato e deriva dal latino, come “frumento” che significa fruire, godere.
Secondo alcuni, la parola “frumento” corrisponderebbe alla pianta, mentre per “grano” si dovrebbe intendere il frutto della stessa, o cariosside. Comunque i due termini sono ormai nell’uso popolare per descrivere in modo indistinto entrambe le parti.
Al tritico, fanno capo alcune specie, suddivise in due gruppi principali, con molte differenze tra loro: grani duri e teneri.
Il cereale è il risultato della fusione di 3 piante in una, due graminacee e una erbacea.
Caratterizzato dalla spiga a lungo stelo, il frumento spunta fitto nei campi, formando le messi dorate, raccolte poi in covoni. La spiga incorpora le cariossidi, ovvero i chicchi, che sono composte da tre parti. All’esterno, è collocato un guscio protettivo e fibroso, il pericarpo a più strati, da cui la crusca, contenente cellulosa e sali minerali. All’interno della cariosside è situato l’endosperma, massa di amidi e proteine e riserva nutritiva del seme. Anche l’embrione del grano, il germe, è collocato dentro il chicco.

Granella secca
Il frumento viene coltivato per ricavarne la granella secca, o grani, adoperata per preparare farine da impastare. La granella è costituita dalle cariossidi, ovvero i frutti con all’interno il seme.
I chicchi hanno un alto potere nutritivo, grazie al contenuto di proteine e carboidrati, in particolare amido.
Glutine
Le proteine semplici del frumento sono gliadina e glutenina che, a contatto con l’acqua, formano un complesso proteico, detto glutine. Perciò dall’impasto dell’endosperma macinato, ovvero dalla farina, si forma il glutine proteico.
Questa sostanza, in proporzione ideale del 10-15 %, è determinante per la lievitazione e costituisce la “forza” della farina.
Infatti, nel miscuglio di farina e lievito, il glutine è in grado di trattenere acqua sino al 200% del suo peso. Durante la cottura, il glutine cede il liquido all’amido che lo rapprende generando la mollica del pane. In pratica nell’impasto, si forma un reticolo che trattiene gli amidi e i gas della lievitazione, rendendo il preparato compatto ed elastico.
Perciò il pane di grano è leggero e soffice, a differenza di quello con farine di altri cereali, poveri di glutine.
Per la panificazione è più indicato il frumento tenero, che abbonda in proteine. Invece quello duro, ricco di amidi, si presta meglio alla trasformazione in pasta.
Le farine attuali sono soprattutto raffinate perché, per renderle più conservabili, dal chicco viene eliminato il germe. In effetti questo nucleo della nuova vita contiene un olio che si irrancidisce con facilità.

Botanica
L’alimento è un rappresentante delle 5.000 specie della famiglia delle Graminacee, gruppo di piante erbacee coltivate. Fra tutte queste, il frumento si è distinto per la sua particolare struttura.
Per il profilo biologico, il frumento è una graminacea antica, con una struttura semplice rispetto ad altre piante apparse più di recente.
Infatti, la costituzione del prodotto non comprende veri e propri fiori, frutti e semi e non prevede la comune impollinazione per il ciclo biologico. La conformazione del frumento comporta uno stelo al cui apice, detta rachide, si forma la spiga negli ultimi mesi di maturazione.
La spiga non è altro che un raggruppamento di chicchi dove avviene il processo di autofecondazione. In seguito, nel grappolo si sviluppano gli embrioni mentre le cariossidi si ingrossano.
La superficie più esterna del grano è costituita dalla crusca, o parte corticale, che ammonta al 14% del chicco.
All’interno dei grani si trova l’endosperma, o albume, che rappresenta l’83% della cariosside. Questa parte è un tessuto di riserva, che contiene amido e proteine, da cui si ottengono la semola e la farina. Nella parte inferiore della cariosside è ospitato l’embrione, o germe, che costituisce il 3% del chicco. E’ da questo elemento del grano che inizia la crescita della nuova pianta, quando viene seminato nel terreno.
La riproduzione del grano può essere osservata mettendo i chicchi in acqua per breve tempo, finché non germogliano.
Il grano germinato rappresenta l’embrione del chicco in cui sono concentrati molti nutrienti.

Storia
Il frumento è un dono universale, fondamentale per l’alimentazione dell’uomo, conosciuto già nella preistoria.
Se vuoi rintracciare l’origine dei chicchi, il tempo non va calcolato in secoli, ma in millenni. Nel corso degli anni, storici e geografi hanno tentato di dare all’alimento una patria e un’età, con scarsi risultati. Probabilmente il cereale ha accompagnato la storia dell’umanità, ancora prima della scoperta del fuoco.
Sembra che molti popoli conoscessero il frumento in epoche primordiali, antecedenti la formazione delle grandi civiltà.
Oggi si è propensi a credere che le due varietà di frumento esistenti abbiano avuto natali distinti.
- “Triticum vulgaris aestivum” (tenero) sarebbe nato in Asia
- “Triticum durum” in Africa Centro-Orientale (Etiopia).
All’inizio, forse i semi del grano furono semplicemente oggetto di raccolta. A Jarmo, in Iraq, in un deposito neolitico risalente a 6700 anni fa, sono stati ritrovati grani di frumento selvatico. Ma l’uomo primitivo si accorse che i chicchi erano più vantaggiosi di altri vegetali, perché nutrienti e conservabili.
Quindi i primi agricoltori si dedicarono presto alla produzione del grano, organizzandosi in comunità.
Nelle regioni bagnate dal fiume Tigri e affluenti, furono costruiti appositi villaggi agricoli in cui iniziò una rudimentale produzione di grano.
Ma la coltivazione del frumento è poi passata, ed è stata messa a punto, in Egitto, nelle terre rese fertili dal Nilo. Nel 3000 a.C. gli egiziani selezionavano già le tipologie di grano e mille anni dopo conoscevano il cereale come è oggi. A questo popolo va il merito di aver inventato le tecniche d’impiego della farina e della panificazione, intorno al I millennio a.C.
Diffusione del frumento
Invece l’uso della farina per la confezione della pasta è più recente e risale all’avvento delle grandi civiltà. Arrivato in Grecia, sulle coste del mar Egeo, il grano si è poi diffuso in Italia, Francia e Spagna, a seguito delle invasioni. Da questi paesi, la coltura del frumento è stata esportata ad Est, nei Balcani, fino ad arrivare in Germania, sempre in epoca a.C.
In passato il frumento fu motivo di aggregazione degli uomini in società, per coltivarlo e per difenderlo dai ladrocini. Lo stesso Impero Romano si mobilitò per garantire alla città il rifornimento di grano, che sfamava anche la plebe.
I Romani non buttavano niente del frumento e obbligavano gli schiavi a torrefare quello integrale e a pestarlo nei mortai.
La mitologia classica ha sempre esaltato l’alimento, che veniva considerato basilare per l’alimentazione e la cultura. Demetra, dea greca della terra e della fertilità, veniva descritta dai poeti con una folta capigliatura fatta di messi bionde.
Alla divinità veniva attribuita l’ideazione di attrezzi e pratiche agricole, come la macina e l’aratura. Nel suo santuario a Delo, alla dea venivano offerti, come doni preziosi, i prodotti del grano, soprattutto pani appena sfornati. Invece per i Latini la dea delle messi era Cerere, dal cui nome è derivato il termine “cereale”.
Il frumento è ormai ben radicato nei cinque Continenti, adatto a tutte le latitudini e le stagioni.
Infatti la pianta mostra resistenza e adattabilità ai diversi ambienti.

Coltivazione
La coltivazione del frumento è semplice e di resa elevata e il chicco si conserva a lungo ed è facilmente trasportabile. La coltura del cereale ormai occupa più della metà dei terreni arabili nel mondo.
In un anno, la produzione di frumento sul Pianeta arriva a quasi 700 milioni di tonnellate.
I 5 produttori principali del cereale sono:
- Stati Uniti
- Russia
- Cina
- India
- Francia.
Tuttavia anche l’Italia, per il suo clima favorevole, è un Paese produttore importante, con 1/3 della superficie agricola dedicata.
Il grano è una pianta annuale che di solito viene seminata nel tardo autunno. Nel terreno arato e concimato, a ottobre-novembre si getta il seme, che ha bisogno di umidità. I chicchi vengono distribuiti in file parallele, alla profondità di 3 cm.
In seguito, a febbraio, si procede con la concimazione a base di azoto e il diserbo chimico. A primavera, la pianta cresce velocemente fino ad un’altezza di circa 70 cm.
A giugno-luglio avviene la mietitura, o raccolta delle spighe che sono mature quando i chicchi risultano duri e ruvidi sotto i denti.
Alcune varietà di frumento, dette marzuole, vengono invece seminate in primavera e hanno un ciclo vegetativo più corto.
In Italia, la coltivazione di grano tenero è più praticata in Val Padana, che però copre solo il 55% del bisogno nazionale.
Il grano duro, che ha una resa inferiore al tenero, cresce meglio al Centro-Sud, in particolare in Puglia, dove il clima è asciutto e assolato.
Tipi di frumento
Anni fa in Russia sono state ottenute varietà di frumento poliennali, denominate erroneamente perenni. Inoltre alle tipologie di grani tradizionali nel ‘900 si sono aggiunte specie ibridizzate, con alte rese per ettaro e resistenti ai parassiti.
Con la tecnica della selezione e degli incroci sono stati ottenuti miglioramenti genetici per piante più produttive. La coltivazione di questi grani ha però aumentato la necessità di elementi nutritivi nel campo, ovvero di concimi e fertilizzanti.
Di recente, sono state ottenute discusse varietà di frumento geneticamente modificate, che però l’Italia non ha approvato.
La tecnica OGM-Organismi Geneticamente Modificati è considerata da molti poco sicura, a causa dell’alterazione dei cromosomi della pianta.
Al contrario, in Italia, nel 1974 una mutazione del grano duro è stata realizzata tramite raggi X e gamma. Il risultato è una varietà nana di Senatore Cappelli, caratterizzata da fusto basso e perciò più resistente alle intemperie.
Questa mutazione non rientra tra gli OGM, sottoposti a ferrea regolamentazione europea. Infatti, il Senatore Cappelli nano è ottenuto tramite mutagenesi e non mediante manipolazione del DNA della pianta, con modifica dei geni.
Alcuni grani a spiga bassa, come il Creso, sono stati creati con selezione e irradiazione negli ultimi decenni, per la produzione veloce dell’industria.
Infatti le farine di questi chicchi sono “forti”, con molto glutine, per cui sono lavorate in breve tempo e ad alte temperature.
Con la ricerca di grani ad alta resa e resistenza, le differenze di sapore e profumo tra le varietà sono scomparse.

Grani antichi
Invece i cosiddetti “grani antichi”, riscoperti da poco, sono esenti da pratiche attuali e risultano identici a quelli del passato.
A dimostrazione, il fatto che la spiga del Senatore Cappelli antico, del Khorasan e di altri simili, è alta. I grani di una volta, che non sopportano bene i processi industriali spinti, sono saporiti, con sentori particolari, come quello di vaniglia.
Secondo alcuni ricercatori, questi prodotti sarebbero più naturali, salutari, digeribili e ricchi di antiossidanti.
Oggi vengono coltivate circa 10 specie di frumento, ma solo 4 hanno importanza commerciale:
- Triticum monococcum
- T. Turgidum
- T. Timopheevi,
- T. Aestivum.
Le varietà più prodotte, con migliaia di tipi, sono il Triticum Vulgare Aestivum, o grano tenero, e il T. Durum, o frumento duro.
Grano duro e tenero
Le due tipologie, le uniche che per legge in Italia rappresentano il frumento, sono specie distinte, per struttura e destinazione alimentare. Le difformità tra i due tipi di grano sono dovute a una composizione diversa del seme, più o meno proteico.
La più importante differenza risiede nella quantità e qualità del glutine che è più abbondante e tenace nel grano duro. Il frumento duro, coltivato più al Sud, è formato da una spiga tozza, con chicchi grossi e pesanti, di colore dorato.
Alla frantumazione, il grano duro diventa vitreo, non farinoso, e dà origine a semola e semolati, con granuli grossi e spigolosi. Questi derivati vengono utilizzati per la produzione di paste alimentari, ma anche del pane di grano duro, come quello pugliese.
Invece, il frumento tenero, concentrato nelle pianure del Settentrione, ha una spiga sottile, con chicchi piccoli e leggeri, di color giallo-arancione.
Con la molitura, il grano tenero assume una consistenza fragile e farinosa da cui deriva la farina, con granuli sottili e tondi.
Le farine, di diversi tipi, sono adatte per la panificazione e i prodotti da forno, tra cui grissini e biscotti.

Frumento: valori nutrizionali
Il chicco è stato paragonato all’uovo per la forma e perché è la riserva energetica della pianta.
Al suo interno si trovano l”albume”, ovvero l’amido, e il “tuorlo”, o germe, ricco di proteine, vitamina E, grassi insaturi e sali minerali.
Frumento e derivati costituiscono una fonte primaria di carboidrati energetici nonché di:
- zinco
- selenio
- potassio
- calcio
- magnesio
- rame.
Inoltre i grani apportano anche cromo, manganese e molibdeno, oligoelementi ritenuti indispensabili per le funzioni fisiologiche.

Vitamine
Sul fronte delle vitamine, quella A si trova in particolare nel germe di grano. Invece la vitamina E e il complesso B sono più presenti nei grani integrali.
Crusca e germe del frumento sono ricchi in particolare di vitamina B1, che partecipa al processo energetico.
In 100 grammi, con 320 calorie, il grano in media apporta: all’incirca 65,2 g di carboidrati, 13 g di proteine, 2,90 g di grassi e 9,8 g di fibre.
Indice glicemico
L’indice glicemico, cioè l’aumento della glicemia dato dall’assunzione di un alimento, nei prodotti raffinati è tra medio e alto: su 50 g, farina 85, pasta 91 e pane bianco 100.
Altri derivati, soprattutto integrali, invece si attestano su valori inferiori:
- tagliatelle di grano tenero 70,
- farina semi-integrale e pane nero 65,
- farina integrale 60,
- maccheroni di grano duro e biscotti 50,
- pane di kamut 45.
Purtroppo gran parte dei micronutrienti e della fibra, utile all’equilibrio dell’intestino, vengono eliminati con la raffinazione. Infatti l’operazione rimuove gli strati più esterni del chicco.
Per ovviare al depauperamento, invece della farina doppio zero, i dietologi consigliano quella integrale.
Con i prodotti allo stato naturale, si evita anche la diminuzione del quantitativo e la qualità delle proteine. Infatti la composizione proteica dell’alimento è già di per sé incompleta.
Aminoacidi essenziali
Nel grano mancano alcuni aminoacidi essenziali, utilizzati per la costruzione e il mantenimento dell’organismo:
- treonina
- isoleucina.
Ma la saggezza popolare, inconsapevolmente, ha messo riparo alla carenza creando piatti come pasta e fagioli. Con l’abbinamento, le proteine di legumi e cereali si integrano a vicenda, diventando simili a quelle della carne.

Proprietà e benefici per la salute
In tempi recenti, il grano e derivati sono stati considerati, a torto, cibo povero e accusati di essere solo ingrassanti.
Al contrario, al cereale va data importanza nutrizionale anche contro le “malattie del benessere”, come:
- sovrappeso
- infarto
- tumori.
Il mondo scientifico approva infatti la “dieta mediterranea”, che vede protagonista il frumento insieme a frutta e verdura.
Importanza del frumento nell’alimentazione
Il grano è importante perché apporta amido, fibra, proteine ma anche vitamine, minerali e sostanze bioattive, salutari.
Il CREA-Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione riferisce che 1/3 (29%) delle proteine della dieta quotidiana degli italiani deriva dai cereali. Infatti, frumento e derivati sono la fonte principale di carboidrati nell’alimentazione nazionale.
Secondo l’EFSA-Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, il 45-60% delle calorie quotidiane deve provenire dai carboidrati, in prevalenza amido.
Questi nutrienti vengono digeriti, assorbiti e utilizzati dall’organismo facilmente e assicurano alle cellule il rifornimento di glucosio. Quindi il grano è un’ottima fonte di carboidrati complessi, che forniscono energia a lungo termine.
Il fabbisogno individuale di carboidrati disponibili varia in funzione di età, sesso, costituzione e attività fisica svolta.
Il consumo di prodotti a base di frumento è raccomandato soprattutto in gravidanza, in chi pratica sport e nei casi di dispendio energetico.
Uno studio triennale italiano ha valutato negli alimenti mediterranei, e quindi nel grano, la presenza di molecole antiossidanti. Questi composti, come le vitamine A ed E e diversi minerali, sono in grado di neutralizzare i radicali liberi. Le sostanze dannose si formano nei normali processi ossidativi dell’organismo e in eccesso non vengono smaltite.
I radicali liberi risultano starter di degenerazioni cellulari, da cui dipendono invecchiamento e malattie.
La pasta e i prodotti di panetteria hanno dimostrato un buon potere antiossidante, per il contenuto di nutrienti salutari.
In particolare, i derivati integrali potrebbero stimolare le difese immunitarie e combattere la formazione di tumori. Da indagini sulla dieta mediterranea, emerge che il cereale fornisce l’8% di calcio, indispensabile per le ossa.
Ma il frumento offre anche il 30% del magnesio giornaliero, importante per regolare l’eccitabilità nervosa in rapporto ai muscoli.

Frumento integrale
Nel prodotto integrale, la fibra può regolare le attività dell’intestino in quanto aumenta il volume e la consistenza del contenuto dell’organo. La crusca del grano, che passa indigerita nel colon, stimola i movimenti di peristalsi, ovvero le contrazioni della muscolatura intestinale.
Le fibre hanno anche un effetto prebiotico perché favoriscono lo sviluppo e la crescita della flora batterica.
Quindi i grani e le farine integrali sono utili in caso di problemi come:
- sindrome del colon irritabile
- stipsi
- diarrea.
Sempre le fibre del grano rallentano l’assorbimento del glucosio a livello dell’intestino, controllando la glicemia. Inoltre, la crusca è in grado di ridurre il colesterolo “cattivo” e aumentare quello “buono”.

Frumento e dieta
Il ridotto assorbimento di grassi nocivi grazie ai prodotti integrali abbassa il rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari e ipertensione.
Anche in caso di sovrappeso, il consumo di derivati dal frumento non raffinato comporta un’azione dimagrante. Infatti questi alimenti offrono un aumento del senso di sazietà e una diminuzione dell’assorbimento di sostanze.
Le fibre modulano gli ormoni intestinali, contro l’appetito, e impediscono picchi glicemici dopo il pasto, implicati nella formazione di massa grassa.
Comunque le farine “bianche” o “raffinate” non sono un “veleno”, come spesso viene affermato, soprattutto nel web.
Tuttavia nelle nuove Linee-Guida per una sana alimentazione, il CREA consiglia di limitarne il consumo a favore di quelle integrali.
I prodotti raffinati hanno un I.G. più alto di quelli integrali, ma ciò non significa che provochino diabete e obesità.
Inoltre la farina bianca non favorisce la formazione del cancro, che è una malattia multifattoriale dipendente da molte cause nutrizionali e non.
Inoltre, CREA sottolinea che gli sbiancanti chimici per la produzione di farine in Europa sono vietati da un regolamento comunitario dal 1998. Pertanto non si possono trovare residui di sbiancanti chimici nei prodotti a base di farina bianca. Lo stesso regolamento diffida dall’utilizzazione sulla confezione dell’indicazione “non sbiancato”. La dicitura non ha senso, visto che tutte le farine devono rispettare la normativa e quindi nessuna ha subito trattamenti sbiancanti.

Frumento: controindicazioni e precauzioni
Nell’organismo, gli amidi digeribili del frumento in eccesso vengono utilizzati per la sintesi dei lipidi di deposito. Di conseguenza, i derivati del grano devono essere assunti secondo il fabbisogno, in dosi corrette, altrimenti fanno ingrassare.
Una dieta troppo ricca di alimenti ad alto I.G. è stata messa in relazione con vari problemi di salute.
Infatti, con i prodotti raffinati la glicemia sale in fretta, con forte risposta insulinica, e si abbassa dopo poco, incrementando la fame. In questo modo, è possibile incorrere in sovrappeso ed invecchiamento precoce, a causa dello stress ossidativo innescato.
Inoltre, a lungo termine, l’eccesso di cereali ad alto I.G. potrebbe favorire la carie dei denti.
Tuttavia, alcuni gruppi di persone non sono geneticamente predisposti a tollerare la proteina del glutine contenuta nel grano. Interessati al fenomeno sono soprattutto gli italiani, forti consumatori di pane e pasta, i finlandesi e gli irlandesi.
In questi Paesi, rispettivamente una persona su 70, una su 85 e una su 122 soffre di morbo celiaco.
Da uno studio del CREA, si stima che circa l’1% della popolazione italiana sia affetto da celiachia.
La patologia può colpire a qualunque età, anche nell’infanzia e in vecchiaia, e di preferenza le donne.
Celiachia e frumento
La celiachia o malattia celiaca è una malattia intestinale infiammatoria permanente, di tipo autoimmune. Si pensa appunto che la patologia sia scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. Altri esperti ritengono che il fattore principale del problema sia rappresentato dall’eccessivo consumo di prodotti del frumento.
In causa, nella genesi della celiachia, sono stati chiamate l’esposizione precoce al glutine e un’infezione da rotavirus dell’intestino nell’infanzia.
Il glutine è il complesso proteico che si origina dall’unione, durante l’impasto con acqua, delle proteine gliadina e glutenina del grano. In persone a rischio, al contatto con la sostanza nociva, il sistema immunitario attacca la mucosa dell’intestino tenue.
Nei pazienti, la reazione immunologica al glutine determina infiammazione cronica dei villi intestinali e conseguente malassorbimento di nutrienti.
Sintomi e diagnosi
Tra i sintomi della malattia, variabili da un soggetto all’altro, i più frequenti sono a livello dell’addome, con:
- gonfiore
- dolore
- diarrea.
La celiachia implica anche sintomi atipici, come:
- stanchezza cronica
- debolezza
- formicolii
- osteoporosi
- anemia
- malnutrizione
- calo di peso.
Una variante riguarda la cute, che, nella “celiachia della pelle”, si manifesta con dermatite erpetiforme a gomiti, ginocchia e glutei.
La diagnosi di celiachia si effettua con un primo esame del sangue per la ricerca e il dosaggio di anticorpi specifici. Alla risposta positiva, può seguire una gastro-duodeno-scopia per procedere a una biopsia della mucosa dell’intestino tenue. Nel materiale, deve essere evidenziata la superficie piatta per la scomparsa delle protuberanze, o villi.
Dieta gluten free
L’unica cura possibile per la celiachia è quella della dieta “gluten-free”, priva cioè dei cibi incriminati.
Eliminando dall’alimentazione il glutine del grano, ma anche dell’orzo e altri cereali che lo contengono, si ha la remissione dei sintomi. Una dieta senza glutine limita le scelte dei celiaci, ma è necessaria per evitare i sintomi e per prevenire le complicanze. Tuttavia il glutine è presente solo in alcuni cereali, tra cui farro, avena e segale, ma non in altri, come riso e mais.
Il celiaco può sostituire grano e simili con pseudo-cereali, quali quinoa, amaranto e grano saraceno, o con tuberi, come le patate.
Gli alimenti trasformati e processati devono essere prodotti con materie prime senza glutine, destinati ai celiaci.
In etichetta, l’indicazione nutrizionale “senza glutine” segnala il contenuto di glutine inferiore a 20 mg per kg di prodotto.

Sensibilità al glutine
Negli ultimi anni, è stata definita la sensibilità al glutine o Gluten Sensitivity non celiaca.
La condizione riguarda persone non celiache, che manifestano reazioni avverse all’ingestione di glutine.
Considerata in passato una “sindrome del colon irritabile”, con sintomi intestinali ed extraintestinali, la sensibilità al glutine è diversa dalla celiachia.
A differenza dell’allergia al grano e della celiachia, malattie a reazione immunologica, la Gluten Sensitivity non comporta l’infiammazione dei villi intestinali.
In seguito all’assunzione di glutine, il paziente può accusare:
- meteorismo
- dolori addominali
- diarrea
- stipsi.
Inoltre si manifestano anche:
- sonnolenza
- scarsa concentrazione
- annebbiamento mentale
- cefalea
- rash cutanei come l’eczema
- depressione
- anemia
- stanchezza cronica.
I sintomi scompaiono del tutto con l’eliminazione del glutine dalla dieta, in modo rapido e nel giro di pochi giorni.
La Gluten Sensitivity, che compare tra l’adolescenza e l’età adulta, non si avvale di test specifici e viene diagnosticata escludendo la celiachia.

Frumento: usi in cucina
Farina di grano
Da secoli i chicchi vengono impiegati in cucina per piatti della tradizione. In particolare nel Sud sopravvive l’usanza di inserire il grano cotto in pasticceria, come nella pastiera napoletana alla ricotta. La “cuccìa siciliana” è un dolce tipico che risale al 1600 quando, per Santa Lucia, una nave carica di grano approdò a Palermo. La popolazione affamata consumò subito il cereale, condito con sale e olio, ma poi lo arricchì con altri ingredienti.
Tuttora per la cuccìa, un etto di grano viene messo a bagno per 3 giorni e poi cotto.
Il prodotto è aggiunto a 500 g di ricotta, 250 g di zucchero, 100 g di pezzetti di zucca candita e 100 g di cioccolato. Il dolce va servito ricoperto di zucca e cioccolato.
Grano al sugo: la ricetta
Una ricetta molto antica arriva dalla Lucania, che oggi ha sostituito il frumento selvatico con quello duro.
Per il “grano al sugo”, o “grane cundite”, dapprima viene realizzato un ragù di maiale e agnello, con aglio, pomodori e peperoncino. Al sugo va aggiunto il grano, prima lasciato a mollo per 12 ore e poi lessato, in acqua salata. Nel piatto, il composto deve essere completato con una spolverata di ricotta salata.
In pratica, i chicchi potrebbero essere considerati i progenitori della pasta, in quanto si prestano alle stesse ricette.
Germi di grano
Anche i germi di grano sono consigliabili per un consumo particolare, perché nutrienti e molto considerati dai dietologi. Infatti, la sostanza, ricca di lipidi e proteine, viene impiegata per realizzare un prodotto nutrizionale, l’olio di germe di grano. L’embrione del frumento è usato per arricchire la farina, specialmente per la pasta detta “gemma” e per i biscotti.
Il germe è anche utilizzato da solo per fare budini e creme, simili a quelle d’avena.
Particolarmente rilevante il fatto che il germe è delicato e si altera velocemente. Perciò l’alimento dietetico deve essere consumato fresco, al massimo entro una settimana dalla molitura.
Farina di frumento
Altro alimento altamente energetico, e anche versatile, è la farina ricavata dal frumento.
Per legge, in Italia, il termine farina va riferito solamente al derivato dalla macinazione del grano tenero.

Farina 0 e 00: le differenze
Per un uso corretto delle diverse qualità, si dovrebbe destinare il “fior di farina”, o doppio zero, a dolci e impasti delicati.
La farina 0 è adatta per croste e paste meno fini e i tipi 1, 2 e integrale vanno bene per impasti rustici.
Invece a casa, per preparare la pasta fresca, si usano la farina 0 o doppio 0 che, intrise con le uova, si manipolano facilmente. All’opposto, l’impasto di farina integrale richiede di essere lavorato a lungo per cui si preferisce mescolarlo con farina bianca.
Per alcune ricette della tradizione, viene adoperata la semola di grano duro, amalgamata solamente con acqua. Però il composto di orecchiette, lasagne e altre paste secche tipiche deve essere lavorato con energia per renderlo ben amalgamato e liscio.
Altri usi della farina
Comunque la farina di grano tenero ha anche altri usi in cucina. In unione con burro, crudo o scaldato, il prodotto addensa sughi e salse.
Allo scopo, la farina deve essere setacciata e sciolta in un cucchiaio del preparato e poi cotta nell’intingolo a sufficienza. Il derivato del grano tenero serve per infarinare alimenti da friggere e per dare colore e sapore alla carne e agli umidi.
La farina tostata, scaldata in padella fino a doratura, è impiegata con la senape in polvere per formare la crosta del roast beef.
Con la stessa sostanza, sciolta nel latte, viene preparata una minestra per bambini.
La farina tostata, però nel burro o nel lardo, è l’ingrediente principale di zuppe di matrice centro-europea. Da noi, nella tradizione altoatesina, il prodotto entra nella “zwiebelsuppe”, o zuppa di cipolle. In questo caso, la farina viene fatta tostare in burro e cipolla a fette e poi portata a cottura nel latte.
Nelle scodelle, la zuppa viene arricchita con uovo e panna sbattuti e crostini di pane imburrato e tostato o polenta fritta.
Con la consulenza di Rosanna Ercole Mellone, divulgatrice della nutrizione.
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