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Home » Salute » Patologie » Anemia: cos’è, tipi, cause, sintomi e cura e cosa mangiare nell’ottica della prevenzione

Anemia: cos’è, tipi, cause, sintomi e cura e cosa mangiare nell’ottica della prevenzione

Monica Torriani by Monica Torriani
28 Giugno 2020
in Patologie
anemia:cos'è, tipi, cause, sintomi e cure
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Sommario

  • Che cos’è l’anemia
  • Epidemiologia: diffusione dell’anemia nel mondo
  • Cause dell’anemia
  • Anemia: qualche richiamo sulla fisiologia dei globuli rossi
  • Anemia e alterazione dell emocromo
  • Assorbimento del ferro
  • Che tipi di anemia ci sono
  • L’anemia in gravidanza
  • Come si cura l’anemia
  • Trattamenti medico-chirurgici
  • Anemia e alimentazione: cosa mangiare nell’ottica della prevenzione

L’anemia è una condizione nella quale il numero dei globuli rossi e la concentrazione di emoglobina nel sangue non sono sufficienti a trasportare ossigeno in quantità sufficiente a soddisfare i bisogni di tutti i tessuti del corpo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i livelli di emoglobina al di sotto dei quali si può effettuare la diagnosi di anemia sono 13,4 g/dL per gli uomini e 12 g/dL per le donne.

Non si tratta di una malattia tout court, ma del sintomo di una patologia sottostante. Quindi, a seconda della causa che l’ha generata, esistono diverse forme di anemia, ognuna con diversi livelli di gravità.

Tuttavia, la riduzione della concentrazione di emoglobina può essere un problema temporaneo, legato a eventi particolari (come un intervento chirurgico o un trauma) o cronico.

In generale, il numero totale dei globuli rossi può essere inferiore al normale a causa di una ridotta produzione (come nel caso dell’anemia aplastica) o di un’aumentata degradazione (è il caso delle anemie emolitiche) oppure per una perdita di sangue o per difetti genetici che ne pregiudicano la qualità (anemia falciforme e talassemie).

Inoltre, la carenza di vitamine (in particolare di vitamina B12, vitamina C o acido folico), di minerali (come il ferro), alcuni disturbi intestinali (inclusa la celiachia) e condizioni quali flussi mestruali abbondanti o malattie croniche espongono maggiormente al rischio di anemia. Anche, durante la gravidanza è più facile andare incontro a un’anemia da carenza di ferro.

Ma, dal punto di vista delle manifestazioni, l’anemia può essere inizialmente asintomatica, anche se il perdurare della condizione e l’aggravarsi del problema porta alla comparsa di sintomi generici quali stanchezza, pallore, tachicardia, aumento della frequenza respiratoria, vertigini e cefalea.

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L’anemia può essere diagnosticata tramite un esame del sangue. Il trattamento varia a seconda delle cause sottostanti.

Che cos’è l’anemia

L’anemia è una condizione in cui il numero dei globuli rossi ed i livelli di ematocrito e di emoglobina nel sangue non sono sufficienti a garantire l’ossigenazione dei tessuti periferici.

Secondo i criteri diagnostici attualmente in uso, negli uomini è considerata anemia la condizione nella quale i globuli rossi sono inferiori a 4,5 milioni/μl (per le donne 4 milioni/μl), l’ematocrito è al di sotto del 42% (37% nelle donne) e l’emoglobina è inferiore a 13,4 g/dL (12 g/dL per le donne).

Per ematocrito si intende la percentuale del volume unitario di sangue occupata dai globuli rossi.

Ma, prima di considerare l’anemia ed i suoi possibili trattamenti, occorre individuare la causa che l’ha generata. Infatti, in assenza di specifiche informazioni sugli aspetti eziologici del disturbo, è possibile solo ripristinare temporaneamente un equilibrio nella capacità di ossigenazione dei tessuti.

anemia sintomi

Sintomi

Inizialmente l’anemia può essere asintomatica, ma con il trascorrere del tempo ed il perdurare della condizione di scarsa ossigenazione delle cellule si manifestano sintomi sfumati e poco specifici quali:

  • stanchezza: la scarsa disponibilità di ossigeno sottrae comburente alle cellule, che incontrano in questo modo difficoltà nell’effettuare le comuni reazioni metaboliche.
  • Pallore: la scarsa ossigenazione della cute e del tessuto sottocutaneo determina il pallore di cute e mucose, inclusa quella congiuntivale; soprattutto quest’ultimo segno è stato usato come criterio diagnostico in passato
  • Alterazione del ritmo cardiaco: per fornire la medesima quantità di ossigeno ai tessuti in condizioni di ridotta concentrazione è richiesto un aumento del numero di battiti del cuore nell’unità di tempo (tachicardia); il polso è debole e rapido.
  • Aumento della frequenza respiratoria: l’organismo entra in condizioni di affanno respiratorio (tachipnea) nel tentativo di compensare la scarsa ossigenazione del sangue; nelle forme gravi di anemia il paziente può avere vere e proprie difficoltà respiratorie (dispnea).
  • Vertigini, svenimenti e disturbi cognitivi: questi sintomi sono causati da una ridotta ossigenazione del cervello; nei soggetti anziani i disturbi cognitivi si manifestano più frequentemente rispetto alla popolazione giovane e talvolta vengono confusi con la demenza.
  • Estremità fredde.
  • Sudorazione accentuata.
  • Crampi agli arti inferiori: compaiono nei casi di anemia grave.
  • Cefalea.

Inoltre, esistono sintomi che possono rivestire un ruolo indicativo della causa dell’anemia, come:

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  • presenza di sangue nelle urine o nelle feci (che può essere spia di un sanguinamento renale, delle vie urinarie o del tratto gastroenterico).
  • Ittero (condizione nella quale la cute e le mucose si colorano di giallo, indicativa di un aumento nella distruzione dei globuli rossi);
  • Parestesie (il formicolio può essere un segnale della carenza di vitamina B12).
anemia: epidemiologia

Epidemiologia: diffusione dell’anemia nel mondo

L’anemia è il disturbo del sangue più comune, che colpisce almeno un quarto della popolazione mondiale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima in un miliardo e 600 milioni le persone globalmente interessate da questa condizione.

Chi è più a rischio

Le persone più esposte al rischio di anemia sono i soggetti:

  • affetti da carenze vitaminiche: le vitamine B12 e B9 (anche conosciuta come acido folico) sono indispensabili per lo sviluppo dei globuli rossi; la carenza di queste sostanze provoca la produzione di globuli rossi più grandi del normale, inadeguati alla corretta effettuazione degli scambi gassosi a livello polmonare e dei tessuti periferici e, pertanto, sono causa di anemia; la carenza di vitamina C determina una ridotta capacità di assorbimento del ferro a livello intestinale e può dunque contribuire all’insorgenza di anemia.
  • Affetti da carenze di ferro: l’ossigeno viene trasportato nel sangue legato ad atomi di ferro all’interno della molecola dell’emoglobina; se i livelli di questo elemento non sono sufficienti si riduce automaticamente la quantità di ossigeno che l’emoglobina può veicolare.
  • Disturbi intestinali: le malattie intestinali che causano alterazioni della mucosa possono determinare una riduzione della capacità di assorbimento del ferro e delle vitamine indispensabili a garantire, in ultima analisi, una corretta ossigenazione del sangue; fra queste patologie, anche le malattie croniche infiammatorie (MICI, che comprendono il Morbo di Crohn e la colite ulcerosa), la diverticolosi, il tumore del colon o dello stomaco e la celiachia.
  • Mestruazioni molto abbondanti: tutte le cause di sanguinamento possono rappresentare fattori di rischio dell’anemia.
  • Interventi chirurgici: in questi casi, però, si tratta di forme transitorie di anemia.
  • Malattie croniche: patologie croniche come l’insufficienza epatica o renale possono, nel lungo periodo, condurre ad anemia.
  • Famigliari anemici: alcune forme di anemia riconoscono una trasmissibilità ereditaria.
  • Gravidanza: essendo una condizione nella quale la richiesta di ferro da parte dei tessuti è aumentata, la gestazione aumenta il rischio di anemia da carenza di ferro.

Diffusione

Nel mondo, l’anemia è un problema di salute critico per i bambini: si stima, infatti, che più del 40% dei piccoli al di sotto dei 4 anni ne soffra.

L’Africa è il continente che produce i numeri maggiori: la percentuale di anemici nella popolazione generale oscilla fra il 47,5 ed il 67,7%. Invece, in Asia, il numero assoluto più elevato di pazienti anemici (315 milioni).

Le ragioni della diffusione sono prevalentemente legate alla denutrizione: prova ne è che le forme più diffuse di anemia sono quelle da carenza vitaminica o di ferro.

In particolare, l’anemia sideropenica colpisce tutte le fasce di età, in prevalenza i bambini, gli adolescenti, le donne in età fertile, in gravidanza e durante l’allattamento. Colpisce il 9% della popolazione mondiale e prevale nelle donne rispetto agli uomini.

Invece, l’anemia mediterranea è una forma di anemia ereditaria concentrata principalmente nel bacino del Mediterraneo.

Le anemie da carenza vitaminica sono più frequenti nei Paesi nordici e più comuni negli anziani, con un rapporto di 1:8000 rispetto alla popolazione generale. In particolare l’anemia perniciosa, una tipologia di anemia da carenza di vitamina B12, interessa lo 0,1% della popolazione complessiva e l‘1,9% dei soggetti oltre i 60 anni di età, rappresentando il 20-50% dei casi di deficit di vitamina B12 nell’adulto, in particolare nella fascia di età compresa fra i 40 ed i 70 anni.

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Anemia: cause

Cause dell’anemia

L’anemia può, in generale, essere dovuta ad un sanguinamento cospicuo, ad una insufficiente produzione di globuli rossi oppure ad una loro eccessiva distruzione. Quindi, l’osservazione microscopica di un campione di sangue può aiutare a risalire alla causa dell’anemia sulla base della valutazione numerica e morfologica dei globuli rossi.

La perdita di sangue rappresenta un’evenienza che può verificarsi improvvisamente, come nel caso di traumi o nel corso di un intervento chirurgico (emorragia acuta) oppure in maniera continuativa, graduale e ripetitiva (emorragia cronica).

Perciò, il sanguinamento cronico è causato principalmente da anomalie del tratto digerente o delle vie urinarie oppure da cicli mestruali abbondanti.

Produzione di globuli rossi

Il numero inadeguato di globuli rossi può trovare spiegazione nella ridotta eritropoiesi, ossia la produzione dei globuli rossi, un processo che si verifica soprattutto a livello del midollo osseo.

Perché l’eritropoiesi possa verificarsi in maniera soddisfacente, sono necessari elementi fondamentali come:

  • vitamina B12 e la B9 (acido folico)
  • Rame (in tracce: il rame è infatti classificato come oligoelemento).
  • Fattori ormonali quali l’eritropoietina, una proteina che stimola la produzione di queste cellule.

La diminuzione dell’eritropoiesi può essere ascrivibile a malattie croniche, tumori del midollo osseo (leucemie e linfomi oppure metastasi di tumori che si sono sviluppati primariamente in altre sedi).

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Reticolocitopenia

Invece, le anemie da scarsa eritropoiesi sono caratterizzate da reticolocitopenia, ossia bassi livelli di reticolociti, cellule intermedie nel processo di maturazione dei globuli rossi, il cui numero rappresenta un buon indicatore della capacità del midollo osseo di produrre queste cellule.

Quando l’eritropoiesi è insufficiente ma non ancora tale da determinare una riduzione significativa del numero di eritrociti prodotti, provoca comunque un’alterazione nella loro dimensione e forma.

Emolisi

L’emolisi (distruzione dei globuli rossi) eccessiva è riconducibile ad un accorciamento della loro vita media, che corrisponde fisiologicamente a circa 120 giorni.

Perciò, le specifiche cellule fagocitiche presenti nel midollo osseo, nella milza e nel fegato riconoscono i globuli rossi ormai giunti al termine del loro ciclo vitale e li distruggono. Se i globuli rossi vengono distrutti prematuramente (emolisi), il midollo osseo si attiva nel tentativo di compensare le perdite producendo rapidamente nuove cellule.

Quando la distruzione è più veloce della produzione, si manifesta un’anemia emolitica.

Tuttavia, si tratta di un’evenienza patologica relativamente rara, che può essere causata da anomalie intrinseche degli eritrociti o da fattori estrinseci, come la presenza sulla loro superficie di molecole che attivano precocemente l’attività distruttrice dei fagociti.

Inoltre, condizioni quali la splenomegalia (aumento di volume della milza) possono implicare il sequestro e la distruzione di più globuli rossi nell’unità di tempo rispetto al normale.

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anemia e globuli rossi

Anemia: qualche richiamo sulla fisiologia dei globuli rossi

I globuli rossi sono cellule prive di nucleo prodotte nel midollo osseo attraverso un processo definito eritropoiesi, controllato dall’ormone eritropoietina. L’eritropoiesi richiede la presenza di sostanze quali la vitamina B9 (acido folico), la vitamina B12, il ferro e il rame.

L’eritropoietina viene secreta dalle cellule dei glomeruli renali in base a due stimoli. Il primo è rappresentato dalla saturazione di ossigeno nel sangue, che le cellule glomerulari registrano agendo da sensori. Invece, il secondo dall’aumento dei livelli di ormoni androgeni (testosterone) prodotti.

Ossigeno nel sangue

Ad esempio, nel caso dell’anemia, le cellule glomerulari leggono una diminuzione nella concentrazione di ossigeno nel sangue e stimolano la secrezione di eritropoietina, che promuove la produzione di globuli rossi al fine di ristabilire un equilibrio nella saturazione di ossigeno nel sangue.

La quasi totalità dell’ossigeno trasportato nel sangue è legata (con interazioni reversibili) all’emoglobina, una proteina che lega un gruppo chimico definito eme. In particolare, l’ossigeno si combina con lo ione Fe²⁺ contenuto nell’eme.

I tessuti periferici utilizzano l’ossigeno come comburente per effettuare le reazioni metaboliche, producendo anidride carbonica come scarto. Questo gas si diffonde nei capillari, dove si lega all’emoglobina, sostituendo l’ossigeno, che a sua volta viene ceduto alle cellule locali.

Negli alveoli polmonari, l’anidride carbonica viene ceduta, emessa con l’aria espirata e sostituita dall’ossigeno introdotto con l’aria inspirata.

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Quindi, le mutazioni genetiche responsabili di difetti quantitativi delle catene emoglobiniche sono associate alla talassemia.

Alterazione della forma dei globuli rossi

I globuli rossi hanno una forma a disco biconcavo, che attribuisce loro caratteristiche di elasticità e deformabilità che permettono loro di scivolare anche nei vasi di calibro minore.

Ma, le alterazioni nella forma dei globuli rossi ne penalizzano la possibilità di accedere ai capillari.

È il caso dell’anemia falciforme, causata da una mutazione genetica che fa assumere agli eritrociti la caratteristica forma a falce (da cui il nome della malattia).

Itero

I globuli rossi hanno una vita media di circa 120 giorni, trascorsi i quali vengono degradati dai fagociti presenti nelle cellule della milza, del fegato e del midollo osseo.

La degradazione dell’emoglobina nel fegato conduce alla formazione di un intermedio potenzialmente tossico, la bilirubina, un pigmento giallo che viene eliminata attraverso la bile nelle feci.

Le condizioni patologiche che implicano una riduzione della funzionalità epatica possono determinare un rallentamento nella coniugazione della bilirubina, che quindi rimane nell’organismo, depositandosi nella cute e nelle mucose, che così assumono un caratteristico colore giallognolo. Questa condizione è definita ittero.

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anemia e alterazioni dell'emocromo

Anemia e alterazione dell emocromo

L’emocromo è la procedura di laboratorio che consiste nello studio degli elementi cellulari (conta di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine) e molecolari (concentrazione di emoglobina) del sangue.

I livelli normali previsti per i parametri dell’emocromo sono:

  • globuli bianchi (4.000-10.000/mm³): comprendono linfociti (1.500-5.000/mm³), monociti (100-900/mm³), neutrofili (2.000-8.000/mm³), eosinofili (20-600/mm³), basofili (2-150/mm³);
  • globuli rossi (4,5-6 milioni/mm³ negli uomini; 4-5,5 nelle donne): al di sotto dei 4,5 milioni/mm³ per gli uomini e 4 milioni per le donne si può ipotizzare una diagnosi di anemia;
  • emoglobina (13,5-18 g/dL negli uomini; 12-16 nelle donne): condizioni nelle quali la concentrazione di emoglobina è inferiore a 13,4 per gli uomini ed a 12 per le donne rientrano nella definizione di anemia;
  • ematocrito (37-47%): è la percentuale del sangue composta da cellule (la restante parte è costituita dalla componente liquida del sangue, il siero); quadri di ematocrito inferiore al 42% per gli uomini e al 37% per le donne possono riferirsi a forme di anemia;
  • volume corpuscolare medio (MCV 80-95 femtolitri): è il diametro dei globuli rossi; nelle anemie megaloblastiche questo valore può arrivare ad essere compreso fra 100 e 150 femtolitri; il volume corpuscolare medio è invece inferiore alla norma nel caso di anemia sideropenica;
  • emoglobina corpuscolare media (MCH 26-32 picogrammi): è la quantità di emoglobina presente in ogni globulo rosso;
  • concentrazione media emoglobina corpuscolare (MCHC 32-36%): concentrazione media di emoglobina in un volume unitario di globuli rossi;
  • ampiezza dispersione globuli rossi (11,5-14,5%): ampiezza della distribuzione del volume dei globuli rossi attorno al valore medio;
  • piastrine (150.000-450.000/μL);
  • proteine totali (6,4-8,3g/dL).
anemia e assorbimento del ferro

Assorbimento del ferro

I meccanismi di assorbimento del ferro dagli alimenti ingeriti sono strategici nella determinazione della quantità di questo elemento a disposizione dei tessuti. Infatti, non esistono meccanismi efficienti di eliminazione del ferro.

Questo elemento viene assorbito dagli alimenti nel primo tratto dell’intestino tenue, ma non tutto il ferro presente nei cibi è assorbibile con la stessa efficienza.

In primo luogo, il passaggio del ferro dal lume intestinale alla circolazione sanguigna si realizza in misura proporzionale al numero delle calorie associate agli alimenti introdotti. In seconda battuta, il ferro meglio assorbibile (20-40%) è quello legato ad un gruppo eme, ossia quello presente nella carne.

L’assorbimento da cereali e verdure è inferiore al 5%, anche se può aumentare in funzione della presenza di carne o acidi organici (tipici quelli degli agrumi) nel pasto. Inoltre, alcune delle sostanze più comunemente contenute nei vegetali, come i tannini ed i polifenoli, inibiscono l’assorbimento di ferro.

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Quindi, tutte le condizioni nelle quali la mucosa intestinale è danneggiata (come le malattie infiammatorie croniche, la celiachia, il tumore del colon) mettono a rischio il passaggio di ferro nel sangue capillare.

Inoltre, la quantità di ferro che realmente passa nel sangue non è pari a quella che entra nelle cellule intestinali. Infatti, una quota di questa, rimane intrappolata sottoforma di ferritina, una sostanza che rappresenta una sorta di deposito di ferro per l’organismo.

Scopri gli alimenti ricchi di ferro.

anemia: tipi

Che tipi di anemia ci sono

Esistono diverse forme di anemia, ciascuna causata da fattori diversi. Queste tipologie si differenziano anche per le caratteristiche di cronicità più o meno presenti e per le caratteristiche della malattia.

Di seguito una classificazione basata sulla causa sottostante.

1 – Anemia mediterranea

L’anemia mediterranea è causata da una mutazione dei geni che codificano per la produzione di una delle due proteine che costituiscono l’emoglobina, il mezzo di trasporto dell’ossigeno nel sangue.

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La beta-talassemia, nello specifico, è provocata dall’alterazione della composizione delle catene beta dell’emoglobina.

L’anemia mediterranea è una patologia ereditaria diffusa soprattutto nelle aree che si affacciano sul bacino del Mediterraneo. In Italia, l’incidenza maggiore si riscontra in Sardegna.

Esistono due forme di talassemia: una meno grave (talassemia minor), nella quale il paziente è asintomatico o paucisintomatico, ed una più grave (talassemia major o Anemia di Cooley) nella quale i sintomi sono più impattanti e si manifestano fin dal periodo neonatale.

La prima è legata ad una mutazione che colpisce solo uno dei due alleli che codificano per la catena beta, mentre la seconda entrambi. In quest’ultimo caso, i globuli rossi vanno incontro a distruzione accelerata.

Il neonato può soffrire di ittero (per l’accumulo di bilirubina) e scarso accrescimento e, dopo i primi due anni di vita, manifesta i segni di un’anemia severa:

  • debolezza
  • Pallore.
  • Deformità delle ossa del viso (a causa del coinvolgimento del midollo osseo).
  • Ritardo nella crescita.
  • Gonfiore addominale.
  • Ingrossamento della milza (splenomegalia).

La forma major richiede l’esecuzione di trasfusioni di sangue.

L’anemia mediterranea è una forma di anemia microcitica, nella quale i globuli rossi non riescono a svilupparsi per raggiungere la dimensione fisiologica.

2 – Anemia falciforme

L’anemia falciforme (detta anche anemia drepanocitica o anemia a cellule falciformi) è una patologia causata dalla mutazione di un gene che controlla la produzione di emoglobina.

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Si tratta di una malattia genetica ed ereditaria del sangue autosomica recessiva. Quindi è necessario (anche se non sufficiente) che entrambi i genitori siano portatori della malattia per trasmettere al figlio il difetto.

A causa della caratteristica forma a falce assunta dai globuli rossi, queste cellule non riescono a passare nei vasi sanguigni di calibro minore, si irrigidiscono e la loro tendenza all’aggregazione aumenta.

La conseguenza principale è rappresentata dalle ischemie diffuse dovute all’insufficiente irrorazione sanguigna che si manifestano nei tessuti periferici allorché i globuli rossi anomali vi si accumulano senza scorrere.

Quando lo stato di ischemia si protrae, nelle cellule colpite subentra la necrosi, che ne decreta la morte.

Sintomi dell’anemia falciforme

I sintomi dell’anemia falciforme si manifestano in genere dopo i quattro mesi di vita e includono:

  • Anemia: la maggiore fragilità dei globuli rossi difettosi ne riduce la vita media drasticamente, portandola da fisiologici 120 giorni a 10-20 giorni; il paziente anemico manifesta affaticamento, debolezza, mancanza di fiato, pallore, cefalea e difficoltà visive.
  • Crisi dolorose: il paziente viene colpito da crisi di dolore localizzato al torace, all’addome e alle articolazioni, che insorgono improvvisamente ed hanno durata variabile dovuta alle occlusioni dei vasi sanguigni. Il dolore può essere avvertito a livello del torace, dell’addome, delle articolazioni.
  • Sindrome mani-piedi: si tratta di uno dei primi segni dell’anemia nei bambini piccoli ed è caratterizzata dal gonfiore che colpisce le mani ed i piedi.
  • Infezioni frequenti: la milza, danneggiata dall’accumulo di globuli rossi anomali, non è più in grado di sostenere la sua funzione immunitaria.
  • Ritardo della crescita: i difetti di irrorazione dei tessuti implicano un ritardo di accrescimento.
  • Ittero: i globuli rossi difettosi vanno incontro a distruzione accelerata, che può causare accumulo della bilirubina, che deriva dalla degradazione dell’emoglobina, nella pelle e nelle mucose, che assumono il caratteristico colore giallognolo.

Inoltre, esiste una correlazione fra anemia falciforme e malaria: la particolare forma del globulo rosso protegge questa cellula dall’infezione da parte del plasmodio. Per questa ragione gli abitanti delle zone nelle quali questa malattia è diffusa appaiono immuni al contagio malarico.

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anemia e vitamina B12: sintomi carenza

3 – Anemia da carenze vitaminica

L’anemia da carenza vitaminica è una ridotta produzione di globuli rossi provocata da una deficienza vitaminica. Le vitamine coinvolte sono la vitamina B12, l’acido folico (vitamina B9) e la vitamina C (acido ascorbico).

I globuli rossi maturi sono più grandi del normale (si tratta di un’anemia megaloblastica) e poco numerosi, perché la maggior parte viene distrutta subito dopo la produzione nel midollo emopoietico.

Vitamina B12

L’anemia da carenza di vitamina B12 (anche nota come anemia perniciosa) è legata ad uno scarso assorbimento di questa vitamina dall’alimentazione.

Ma, nella maggior parte dei casi è dovuta alla mancanza del fattore intrinseco, una proteina prodotta dalla mucosa gastrica che permette l’assorbimento della vitamina dal cibo durante la digestione. Inoltre, nel 90% dei casi l’assenza del fattore intrinseco è provocata da una reazione autoimmune, nell’ambito di una patologia definita gastrite atrofica autoimmune o di tipo A.

Una delle manifestazioni caratteristiche dell’anemia da carenza di B12 è rappresentata dalla glossite: la lingua appare liscia e arrossata lungo i bordi e in corrispondenza della punta e la percezione dei sapori risulta alterata.

Acido folico

L’anemia da carenza di acido folico è generalmente associata ad un’alimentazione povera di questa vitamina. Le persone sottoposte a dialisi e le donne in gravidanza o che allattano hanno un aumento della domanda di acido folico, che deve essere assunto mediante integratori alimentari. La carenza di folati durante la gravidanza può influenzare lo sviluppo e la crescita del feto ed essere causa di malformazioni del tubo neurale (spina bifida).

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L’abuso di alcol e l’assunzione di farmaci inibitori della pompa protonica (tipicamente impiegati nel trattamento dell’ulcera e del reflusso gastroesofageo) possono interferire con l’assorbimento dell’acido folico.

Malattie intestinali

Anche le malattie intestinali croniche (come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn) e la celiachia, patologie che comportano alterazioni della capacità di assorbimento da parte dei villi intestinali, possono essere alla base di questa forma di anemia, così come gli interventi chirurgici di bypass intestinale.

I sintomi dell’anemia da carenza di folati sono a grandi linee simili a quelli generali dell’anemia: astenia, pallore, cefalea, insonnia, aumento della frequenza respiratoria, dispnea, capogiri, aritmie, confusione mentale.

4 – Anemia sideropenica

L’anemia sideropenica (detta anche anemia ferropriva o anemia marziale)è dovuta alla carenza di ferro ed è il tipo più comune di anemia. Generalmente è secondaria ad una perdita di sangue, occulta e cronica (come nel caso di un tumore o un’ulcera) oppure acuta, dovuta ad un trauma o un intervento chirurgico.

Ma, altre cause possono essere rappresentate da uno scarso apporto con l’alimentazione (si verifica frequentemente contestualmente a diete molto drastiche oppure associata a disturbi del comportamento alimentare) e problemi nell’assorbimento del ferro (per malattie intestinali o interventi chirurgici di bypass intestinale).

La mancanza di adeguati livelli di ferro penalizza il trasporto dell’ossigeno nel sangue provocando stanchezza, aumento della frequenza respiratoria e pallore.

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Chi colpisce

L’anemia sideropenica può colpire individui di tutte le fasce di età. Tuttavia, è più diffusa in:

  • bambini
  • adolescenti
  • donne in età fertile (per via delle perdite di sangue associate al ciclo mestruale),
  • gravidanza e durante l’allattamento (a causa dell’aumentato consumo di ferro).

Sintomi e prevenzione

Inizialmente i sintomi sono lievi e molto sfumati, perché l’organismo si approvvigiona dai depositi di ferro presenti sotto forma di ferritina. Quando la carenza continua, i sintomi si intensificano e si possono manifestare astenia, pallore, cefalea, aumento della frequenza respiratoria, confusione mentale e capogiri, fragilità ungueale, alopecia, tachicardia.

La prevenzione passa attraverso un’alimentazione varia, che includa alimenti ricchi di ferro come la carne rossa, la verdura a foglia verde, la frutta secca, il pollo, i frutti di mare, i legumi. Inoltre, è importante che nella dieta sia presente un’adeguata quantità di cibi che abbiano alto contenuto di vitamina C. Proprio l’acidità prodotta da questa vitamina (che, lo ricordiamo, chimicamente è un acido, l’acido ascorbico), come approfondito nei paragrafi precedenti, migliora l’assorbimento del ferro.

L’anemia sideropenica è una forma di anemia microcitica, nella quale cioè gli eritrociti non riescono a svilupparsi per raggiungere le loro dimensioni fisiologiche.

5 – Anemia emolitica autoimmune

L’anemia emolitica autoimmune comprende un gruppo di malattie caratterizzate da un’alterazione nella funzione del sistema immunitario, con produzione di anticorpi diretti contro i globuli rossi, che ne vengono attaccati e distrutti per errore.

Questa forma di anemia può comparire ad ogni età ed è più diffusa nella popolazione femminile.

Se la malattia insorge in forma leggera, il soggetto colpito può anche essere asintomatico. Le persone con la forma intermedia manifestano sintomi quali stanchezza, respiro affannoso e pallore. Inoltre, la forma grave comprende ittero (dovuto all’accumulo del metabolita dell’emoglobina, la bilirubina, nella cute e nelle mucose) ed il gonfiore addominale, causato dalla splenomegalia (la milza diventa ipertrofica perché deve fare fronte ad un’attività aumentata di eliminazione degli eritrociti).

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La diagnosi può essere posta sulla base dei risultati degli esami del sangue.

Il trattamento dell’anemia emolitica autoimmune prevede l’impiego di cortisonici o altri farmaci che sopprimono il sistema immunitario. Nei casi più seri, è possibile intervenire rimuovendo chirurgicamente la milza (splenectomia).

6 – Anemia aplastica

La displasia midollare è una condizione nella quale il tessuto midollare osseo deputato alla produzione delle cellule del sangue (midollo rosso emopoietico) è danneggiato (ipoplasia) o distrutto (aplasia) e a cui consegue una riduzione della produzione di globuli rossi, ma anche dei globuli bianchi e delle piastrine. Il più delle volte, è la distruzione continua e prolungata delle cellule del sangue a sottoporre il midollo emopoietico ad una sollecitazione straordinaria, mirata alla loro sostituzione. Questo sforzo, prolungato nel tempo, esaurisce la funzione midollare di eritropoiesi (insufficienza midollare).

L’anemia aplastica è la condizione nella quale nel midollo la produzione delle cellule del sangue è completamente soppressa. I casi nei quali ad essere soppressa è solo la produzione di globuli rossi vengono definiti di aplasia eritrocitaria pura.

L’anemia aplastica è più diffusa nei giovani.

Talvolta, è possibile identificare la causa, che può essere rappresentata da infezioni virali (da Parvovirus, da virus di Epstein Barr, da citomegalovirus), dall’esposizione a radiazioni ionizzanti, contatto con tossine (come alcuni solventi organici), farmaci (come il cloramfenicolo), da condizioni fisiologiche come la gravidanza o patologiche come l’epatite.

Decorso e diagnosi

L’anemia aplastica si sviluppa nel corso degli anni e si evidenzia con sintomi generici e comuni a tutte le forme di anemia (come il pallore, la debolezza, lo stato di affaticamento) e con la riduzione del numero delle cellule del sangue, ossia leucopenia (il basso numero di globuli bianchi comporta un aumento del rischio di infezione), trombocitopenia (la diminuzione della conta piastrinica provoca formazione di ematomi, petecchie e aumenta la facilità di sanguinamento).

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La diagnosi prevede l’esecuzione di un esame del sangue (con emocromo e conta dei reticolociti, i precursori dei globuli rossi) ed un esame del midollo osseo (la biopsia midollare, con osservazione al microscopio della riduzione del numero di cellule del sangue).

Trapianto del midollo osseo

Nei pazienti giovani, può trovare indicazione il trapianto di cellule staminali ematopoietiche (quello che comunemente viene definito trapianto di midollo osseo), che guarisce in maniera definitiva la malattia. Quando il trapianto non è realizzabile, si ricorre alla somministrazione di globulina antitimocitaria equina e ciclosporina, allo scopo di inibire la reazione autoimmune e consentire al midollo osseo di rigenerarsi. La risposta al trattamento si verifica nel 60-80% dei casi.

Le trasfusioni di globuli rossi, piastrine e fattori di crescita vengono somministrate solo quando strettamente necessarie.

Nel 50% dei casi, l’anemia aplastica è definita idiopatica (ossia senza causa riconosciuta): la spiegazione più attendibile di queste forme mette la patologia in relazione a risposte di autoimmunità.

Spesso uno dei fattori che si manifestano contestualmente all’anemia aplastica è l’ematopoiesi clonale, ossia la produzione di singoli cloni di cellule del sangue, una condizione che aumenta il rischio di evoluzione dell’anemia aplastica verso il mieloma.

L’anemia aplastica è una forma di anemia normocitica, ossia accompagnata da globuli rossi di dimensioni fisiologiche, e indici normocromici, ossia con concentrazioni di emoglobina comprese nei range di normalità.

7 – Anemia di Fanconi

L’anemia di Fanconi è legata a mutazioni genetiche che provocano alterazioni nei meccanismi di riparazione del DNA e di stabilizzazione del codice genetico.

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Le manifestazioni dell’anemia di Fanconi sono:

  • pancitopenia progressiva, ossia riduzione del numero di tutte le cellule del sangue;
  • insufficienza del midollo osseo, i cui effetti possono comparire in stadi diversi della vita;
  • malformazioni congenite che possono interessare la cute, lo scheletro e diversi apparati, difetti nell’accrescimento, microcefalia e microftalmia;
  • predisposizione allo sviluppo di tumori;
  • compromissione della fertilità.

Si tratta di una patologia ereditaria trasmessa come carattere autosomico recessivo, che può essere diagnosticata tramite un test genetico.

L’anemia di Fanconi viene trattata con l’esecuzione di trasfusioni di globuli rossi o piastrine, ma può essere guarita definitivamente solo con il trapianto di midollo osseo. Una delle possibili conseguenze di questo trattamento, tuttavia, è rappresentato da un rischio aumentato di sviluppo di tumori.

Possono anche essere somministrati fattori di crescita ematopoietica e ormoni androgeni, che stimolano la produzione e lo sviluppo dei globuli rossi.

anemia in gravidanza

L’anemia in gravidanza

Essendo una condizione nella quale la richiesta di ferro da parte dei tessuti è aumentata, la gravidanza aumenta il rischio di anemia da carenza di ferro.

Un fenomeno che si protrae anche per tutto il periodo dell’allattamento.

L’azione degli ormoni secreti durante questo periodo (specialmente gli estrogeni) stimola la produzione di nuovi globuli rossi (iperplasia eritroide del midollo osseo emopoietico). Ma l’aumento contestuale del volume di sangue circolante comporta comunque una diluizione dei suoi componenti. Un fenomeno che produce un emocromo alterato rispetto alla fisiologia femminile, con ematocrito (normalmente compreso fra 37 e 47%) che scende anche fino al 30% e l’emoglobina (normalmente fra 12 e 16) al di sotto dei 10 g/dL

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Questo quadro aumenta la possibilità che si manifesti un’anemia da carenza di ferro e folati, in particolare nel terzo trimestre di gravidanza. I sintomi sono quelli generici di tutte le forme di anemia: stanchezza, debolezza, capogiri, formicolio alle estremità, pallore.

Rischi per la mamma e il feto

Quando compare in forma seria e non viene trattata con l’integrazione di ferro e folati, può aumentare il rischio di parto prematuro e di infezioni materne nel periodo immediatamente successivo al parto. Le trasfusioni si eseguono solo nei casi gravi, valutate non sulla base del valore dell’ematocrito ma piuttosto in funzione della sintomatologia della donna.

Le carenze di folati in gravidanza devono essere prevenute con la somministrazione di supplementi (acido folico) perché aumentano l’incidenza dei difetti di chiusura del tubo neurale, condizioni che possono portare a gravissime malformazioni del sistema nervoso centrale, come la spina bifida.

L’anemia falciforme, quando compatibile con la gravidanza, comunque comporta un aumento dell’esposizione alle infezioni della mamma e del rischio di insorgenza di ipertensione gravidica, insufficienza cardiaca e altri disturbi cardiovascolari, ritardi di crescita fetale, parto prematuro e basso peso alla nascita. Quindi, la gravidanza impone maggiore attenzione nella somministrazione dei farmaci impiegati per la gestione della sintomatologia, in particolare quella dolorosa.

Anemia falciforme ed anemia mediterranea sono patologie ereditarie, che possono essere trasmesse al feto. Quindi, le persone che hanno casi in famiglia oppure che sono state diagnosticate per una di queste patologie (anche nelle forme minori, come la talassemia minor) possono chiedere un consulto genetico al fine di valutare l’opportunità di una gravidanza.

anemia: cure

Come si cura l’anemia

La diagnosi di anemia viene eseguita a valle di un esame del sangue (con valutazione dell’emocromo) e attraverso l’osservazione di un campione di sangue al microscopio.

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L’approccio terapeutico alle anemie dipende dalla forma che è stata diagnosticata e dalla sua gravità. Nelle anemie legate a carenze vitaminiche o di ferro, l’approccio di correzione della dieta è quello che esercita maggiore impatto sulla sintomatologia.

In altri casi, deve essere istituita una terapia farmacologica oppure un trattamento medico (trasfusione) o ancora chirurgico (trapianto di midollo osseo).

Trattamenti medico-chirurgici

Le trasfusioni di globuli rossi vengono effettuate quando l’emoglobina scende a livelli pericolosamente bassi, variabili nei diversi soggetti, anche in funzione della sintomatologia generale e dell’eventuale presenza di altre malattie.

In generale, le trasfusioni di eritrociti devono essere riservate ai pazienti con patologie cardiovascolari o polmonari (come la broncopneumopatia cronica progressiva), colpiti da emorragia difficile da controllare o ischemia d’organo, ad esempio dovuta ad interruzione del flusso sanguigno.

Il trapianto di cellule staminali emopoietiche (trapianto di midollo osseo) può essere eseguito nelle anemie dovute a insufficienza midollare o a cellule falciformi. Tuttavia, si tratta di un trattamento che viene riservato generalmente ai pazienti più giovani.

È in corso di sperimentazione anche la terapia genica per la cura dell’anemia falciforme e mediterranea. Si tratta di un approccio che permette la correzione del gene mutato e quindi la soluzione della malattia alla base. Una prospettiva molto promettente, ma finora impiegata per la cura di patologie che colpiscono nicchie di pazienti. Se i risultati nei pazienti sembrano spingere verso l’ottimismo, occorre gestire gli aspetti di sostenibilità economica.

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Anemia e cibi ricchi di ferro

Anemia e alimentazione: cosa mangiare nell’ottica della prevenzione

Se molti tipi di anemia non sono prevenibili con lo stile di vita, in alcuni casi è possibile intervenire sulla malattia o prevenirla con un’alimentazione ricca di vitamine (B12, B9 e C) e di ferro.  

Scopri la top ten degli alimenti ricchi di ferro.

Infatti, l’anemia da carenza di acido folico necessita di una maggiore presenza sulla tavola di vegetali (agrumi, banane, verdure a foglia verde scuro, legumi), cereali, latticini (latte e yogurt), carni rosse e bianche e crostacei.

In gravidanza e durante l’allattamento, la carenza di folati è prevenibile, sentito il parere del ginecologo, mediante l’assunzione di integratori.

Le carenze di vitamina B12 possono essere corrette aumentando la componente di carne, uova, latticini e cereali nella dieta.

Scopri tutto sulla vitamina B12: proprietà, benefici e cibi che la contengono.

Inoltre, fondamentale, soprattutto nell’anemia sideropenica, l’assunzione di vitamina C dall’alimentazione, che aumenta la quota di ferro assorbito e si trova negli agrumi, nella frutta e nella verdura di colore acceso (peperoni, pomodori, kiwi), nei frutti di bosco, nei broccoli.

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Il ferro viene assunto mangiando carne (alimento da cui l’assorbimento è maggiore perché il ferro si trova in forma eme, come approfondito nel paragrafo dedicato all’assorbimento del ferro), legumi, cereali, vegetali a foglia verde scura, frutta a guscio.

Inoltre, alle persone affette da anemia carenziale viene consigliato di evitare il fumo e l’abuso d’alcol, elementi che peggiorano il quadro clinico nel senso di un’ulteriore riduzione dell’ossigenazione del sangue.

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Monica Torriani

Monica Torriani

Farmacista e consulente scientifico, mi occupo di comunicazione su salute e benessere per il web e la carta stampata. Per Melarossa scrivo di patologie, di come impattano sulla vita dei pazienti e delle terapie oggi disponibili per la loro cura.

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