La curva glicemica corrisponde ad un test che negli anni ha aumentato molto la sua notorietà a causa dei crescenti problemi di glicemia della popolazione industrializzata.
Difatti, questa indagine mira a mettere in evidenza eventuali alterazioni del normale metabolismo del glucosio. Il test viene consigliato qualora il medico ritenga che alcuni aspetti fisiologici del paziente possano causare questo quadro alterato.
A tal fine, il test viene svolto in ambulatorio/ospedale facendo assumere una soluzione zuccherina concentrata al paziente.
In base ad una serie di prelievi a tempi standard, successivi all’ingestione della soluzione controllo, è possibile evidenziare eventuali alterazioni nel processo di assimilazione del glucosio.
Il controllo della glicemia diventa particolarmente importante anche durante il periodo gestazionale. In tale contesto, si identifica un test specifico noto come curva glicemica in gravidanza, la quale presenta minime variazioni rispetto al test comune. In entrambi i casi, dei valori fuori norma possono essere gestiti anche migliorando lo stile di vita. Dunque, non bisognerebbe mai rinunciare ad un’alimentazione sana e a praticare del movimento con regolarità.
Curva glicemica: che cos’è
La curva da carico orale di glucosio (nota anche con la dicitura curva glicemica) è un test abbastanza comune.
E’ un’indagine nota anche con l’acronimo OGTT (dall’inglese “Oral Glucose Tolerance Test”) in quanto viene comunemente usata per riscontrare alterazioni del metabolismo dei carboidrati. Proprio per questo motivo, risulta essere un test molto attendibile anche per la diagnosi del diabete mellito.
Infatti, in questa condizione patologica, la concentrazione ematica di glucosio tende a salire sopra il range di normalità. Il tutto risulta causato da un deficit nella funzionalità dell’insulina. In alcune specifiche condizioni fisiologiche (per es. in gravidanza), viene utilizzato anche come screening del diabete gestazionale.
Quando è sconsigliato effettuare questo test
Non esistono limiti particolari allo svolgimento di questo tipo di indagine. L’unico vincolo si presenta qualora la glicemia a digiuno del paziente dovesse essere superiore a 126 mg/dl oppure in casi in cui altri valori ematici lascino supporre una condizione di diabete mellito già in atto.
A cosa serve
La curva glicemica è il primo strumento che si utilizza per valutare le alterazioni nel metabolismo dei carboidrati di una persona.
Chiaramente, il quadro glucidico è influenzato direttamente da un pasto, dunque, un requisito fondamentale per questo tipo di test è rappresentato dal fatto che il soggetto dovrebbe presentarsi a digiuno.
Normalmente, questa indagine non rientra nelle analisi di routine. Difatti, in queste ultime viene considerato solamente uno dei valori che la curva glicemica prende in considerazione, ossia la glicemia a digiuno.
Quando il valore di questo parametro o dell’emoglobina glicata dovessero lasciar supporre un alterato metabolismo glucidico, il medico potrà richiedere di effettuare questa indagine aggiuntiva.

Cosa misura la curva glicemica
La curva glicemica misura la concentrazione degli zuccheri nel sangue, prima e dopo la somministrazione orale di una certa quantità di soluzione di acqua e glucosio puro.
Nel momento in cui ingeriamo degli zuccheri semplici, quelli che in modo molto gergale potremmo definire la ‘nostra benzina’, l’organismo risponde cercando di usarli o di metterli da parte.
Infatti, il glucosio è la molecola principe del metabolismo energetico del nostro corpo. Noi non ingeriamo mai glucosio assoluto ma sempre zuccheri di altra natura, in alcuni casi formati anche da glucosio, in altri casi no.
Prendiamo ad esempio il comune zucchero da cucina. Il saccarosio è formato da una molecola di glucosio e da una di fruttosio, legate insieme. Questo zucchero, una volta assunto, viene inviato subito agli organi dove è richiesta maggiore energia oppure al fegato dove viene metabolizzato in una forma di deposito.
Indipendentemente dal percorso preso, l’effetto derivante dall’assunzione dello zucchero (e non solo!) è un aumento della sua concentrazione nel sangue. La curva glicemica prende in considerazione proprio questo aspetto.
Più in dettaglio, valuta come cambia la glicemia ematica nell’intervallo di 120 minuti dall’assunzione di zucchero.

Perché si prescrive la curva glicemica
Il motivo per il quale può rendersi utile effettuare questo tipo di indagine, può essere quello di contribuire a diagnosticare un errato metabolismo glucidico.
Questo, oltre che poter diventare un importante fattore di rischio per lo sviluppo della patologia diabetica, può anche portare ad altre problematiche.
Un esempio su tutti è il fatto che il nostro corpo, per cercare di bilanciare i livelli di zuccheri nel sangue, utilizza in modo antagonistico due tipi di ormoni.
Mi riferisco all’insulina (utilizzata per rimuovere lo zucchero in eccesso) e al glucagone (necessario per una funzione opposta a quella dell’insulina). Quando la glicemia risulta costantemente più alta del dovuto, il nostro organismo ha bisogno di produrre e rilasciare più insulina.
Ciò può portare ad una condizione nota come insulino resistenza, causa di altre problematiche di salute serie al pari del diabete. In aggiunta a ciò, va considerato che in alcune fasi della vita, per esempio la gravidanza, il controllo della glicemia risulta ancora più importante.
Infatti, un eccesso glicemico della madre potrebbe portare a serie problematiche nel feto (prima) e nel bambino (poi). In aggiunta, esiste una diretta linearità tra diabete gestazionale e obesità nel bambino.
Quando si prescrive la curva glicemica
La prescrizione di questa analisi è a discrezione del medico curante. Comunemente, si consiglia di effettuare questo test nei casi in cui il paziente presenti un’alterata glicemia a digiuno.
Allo stesso tempo, è necessario che questo valore non superi comunque un certo intervallo, al di sopra del quale diventerebbe più corretto parlare direttamente di diabete mellito.
Il range considerato di riferimento in questi casi deve prevedere una glicemia basale (a riposo) compresa tra 100 mg/dl e 126 mg/dl.
In aggiunta a ciò, un peso rilevante lo ha anche la familiarità del paziente. Infatti, qualora qualche parente diretto del paziente abbia già sviluppato iperglicemia o diabete, può diventare utile indagare per tempo eventuali disfunzioni metaboliche a carico dei carboidrati.
In alcuni casi, anche senza l’effettuazione della curva glicemica, è possibile ugualmente diagnosticare il diabete mellito. nel caso in cui:
- Per due volte la glicemia a digiuno superi il valore di 126 mg/dl.
- Anche unico, in cui la glicemia a digiuno superi i 200 mg/dl.
- L’emoglobina glicata super il valore di 6.5%.
A chi è consigliata la curva glicemica
Le linee guida raccomandano lo svolgimento di questa indagine in alcuni casi specifici:
- Età uguale o maggiore di 35 anni.
- Macrosomia (cioè bimbo nato in una precedente gravidanza con un peso maggiore di 4 chili).
- Precedente diabete gestazionale (anche senza terapia insulinica).
- Sovrappeso.
- Storia familiare di diabete.

Come prepararsi a fare lacurva glicemica
E’ un test veramente poco invasivo. Le problematiche potenziali (seppur minime) sono solamente due.
In prima istanza, tutti coloro che vivono con apprensione l’idea della puntura con un ago devono considerare che il test prevede l’utilizzo di un ago cannula per tutta la durata dello stesso.
In seconda istanza, la soluzione di acqua e glucosio che è necessario ingerire dopo il primo prelievo ha un gusto veramente molto forte. Difatti, può essere comparata con una melassa.
Tale aspetto può causare episodi di nausea, soprattutto nelle donne in gravidanza.
Preparazione
Il test non prevede alcuna preparazione particolare.
L’unico accorgimento da rispettare, nei 3 giorni precedenti il test, dovrebbe essere quello di assumere almeno 150g di carboidrati al giorno.
In aggiunta, il paziente deve sospendere l’assunzione di farmaci che potrebbero alterare il metabolismo glucidico.
Invece, la mattina del test, il paziente deve recarsi a digiuno da almeno 8 ore presso la struttura sanitaria dove verranno effettuati i prelievi. La struttura stessa si occuperà della preparazione e della somministrazione della bevanda a base di glucosio.
Dopo l’assunzione, il paziente dovrà stare seduto senza mangiare nè fumare. Bisogna anche sottolineare che l’assunzione di acqua nei 120 minuti seguenti l’assunzione della soluzione, deve essere strettamente controllato.
Per la precisione, si dovrebbe evitare di bere nei primi 15 minuti. Successivamente, sono tollerabili delle assunzioni molto moderate di acqua a temperatura ambiente. Qualora il valore della glicemia a digiuno dovesse essere superiore a 126 mg/dl, il test non potrà essere svolto.
Come si svolge
La modalità di svolgimento dell’esame è molto semplice. Prima di tutto, è necessario valutare il dato della glicemia a digiuno.
Dunque, al paziente viene inserita un ago cannula in vena (per evitare di fare più buchi al momento dei prelievi successivi). Il primo prelievo segnerà il valore di partenza del test.
A questo punto, al paziente viene fatta assumere una soluzione di acqua in cui sono stati inseriti 75 g di glucosio in 250-500 ml di acqua.
Per la precisione, l’arco di tempo per assumere questa bevanda dovrebbe essere compreso tra i 30 secondi e i 5 minuti.
A differenza di ciò, nel bambino, o nel paziente di peso inferiore ai 43 kg, la dose di glucosio sarà pari a 1,75 g per Kg di peso.
L’utilizzo di questa soluzione dosata è fondamentale perché il test è dose-risposta. La durata totale del test corrisponde a 2 ore e in questo intervallo di tempo è possibile effettuare fino ad ulteriori 4 raccolte di sangue. Mi riferisco al tempo 30, 60, 90 e 120 minuti.
Nel caso di sospetto diabete gestazionale, può essere utile effettuare un’ulteriore raccolta anche a 180 minuti dall’ingestione della soluzione di glucosio.
Caratteristiche della bevanda a base di glucosio
La bevanda assume una consistenza abbastanza vischiosa. Questo alto dosaggio di zuccheri rende il fluido non eccessivamente gradevole e questo aspetto potrebbe anche causare la comparsa di nausea in chi lo assume.
L’ingestione della stessa non deve seguire regole ferree ad eccezione del tempo massimo entro il quale dovrebbe essere assunta (5 minuti). Dunque, il paziente può decidere di berla in pochi ma ampi sorsi oppure in modo più graduale.

Curva glicemica: valori
In quali casi è possibile affermare di avere una glicemia nella norma, alta oppure bassa? Vediamolo insieme. In condizioni di riposo, la glicemia basale può presentarsi in tre diverse condizioni:
- Glicemia normale: valori compresi tra 70 e 99 mg/dl.
- Alta (non considerabile come diabete): valori compresi tra 100 e 126 mg/dl.
- Glicemia alta (classificabile come diabete mellito): valori superiori a 126 mg/dl.
Prendendo a riferimento l’ultimo intervallo, ovvero quello dei 120 minuti dall’ingestione del glucosio, i range cambiano leggermente:
- Glicemia normale: valori inferiori a 140 mg/dl.
- Alta (non considerabile come diabete ma come ridotta tolleranza ai carboidrati): valori compresi tra 140 e 200 mg/dl.
- Glicemia alta (classificabile come diabete mellito): valori superiori a 200 mg/dl.
Nel caso del diabete gestazionale, i range cambiano ulteriormente. Qui, nel tempo, i parametri dovrebbero essere:
- Glicemia al tempo 0: valori inferiori a 92 mg/dl.
- 60 minuti: valori inferiori a 180 mg/dl.
- 120 minuti: valori inferiori a 155 mg/dl.
- 180 minuti: valori inferiori a 140 mg/dl.
Interpretazione dei risultati
Nei pazienti che non presentano un’alterazione della risposta insulinica, il carico di glucosio viene gestito senza difficoltà. In questo caso, a tutti gli intervalli indagati, i parametri rientreranno nel range di normalità.
Al contrario, quando il glucosio non viene gestito in modo idoneo, la glicemia tende a superare gli intervalli di tolleranza. Normalmente questo innalzamento anomalo non si risolve nell’arco dei 120 minuti di durata del test. Infatti, è abbastanza comune registrare squilibri glicemici fino a 5 ore dall’ingestione dell’acqua e glucosio.
Curva glicemica: interferenze nell’interpretazione dei risultati
Alcune patologie o alterazioni dello stato fisiologico, quali la gravidanza, potrebbero avere delle ricadute nell’interpretazione dei risultati. Tra di esse vi rientrano anche:
- Acromegalia.
- Gastroenteropatie.
- Ipercorticosurrenalismo.
- Ipertiroidismo.
- Sindrome da malassorbimento.

Le cause dei valori alterati
Erroneamente si pensa che l’unica causa di una glicemia alta sia da ricercare nell’alimentazione sbagliata. Purtroppo, esistono moltissime condizioni patologiche in grado di alterare il normale metabolismo glicemico, risultando in una glicemia a digiuno più alta del dovuto.
- Acromegalia (patologia endocrino-metabolica determinata da un’eccessiva produzione da parte dell’ipofisi dell’ormone della crescita, GH).
- Assunzione di farmaci quali i cortisonici.
- Condizioni infettive in corso.
- Dislipidemie (Colesterolo HDL inferiore a 35 mg/dl o trigliceridi superiori a 250 mg/dl).
- Donne con passati episodi di diabete gestazionale.
- Eccessiva assunzione di cibo.
- Età superiore ai 45 anni.
- Familiarità per il diabete mellito di tipo 2 (parenti di primo grado, ossia genitori e/o fratelli).
- Ipercorticosurrenalismo.
- Ipertensione arteriosa.
- Ipertiroidismo.
- Sindrome di Cushing.
- Malattia renale cronica.
- Pancreatite.
- Pazienti sovrappeso o obesi (BMI, indice di massa corporea, superiore a 25 kg/m2).
- Scarso esercizio fisico e vita sedentaria.
- Sindrome da malassorbimento.
- Sindrome metabolica.
- Stress acuto (risposta a un trauma, infarto e ictus).
- Tumore pancreatico.

Curva glicemica in gravidanza
La curva glicemica viene comunemente prescritta anche in gravidanza di fronte a dei valori della glicemia, i quali escano dal normale range.
In questo caso specifico, questa indagine prende il nome di curva glicemica in gravidanza o GCT (dall’inglese Glucose Challenge Test). La modalità di svolgimento del test è molto simile a quella dell’OGTT ma differisce per due aspetti fondamentali.
In primis, non è necessario il digiuno preventivo. In seconda istanza, la soluzione orale di glucosio che la paziente deve assumere non è più di 75 ma di 100 grammi (sempre il 250-500 ml di acqua).
Quando si prescrive l’esame
La curva glicemica in gravidanza viene consigliata dal ginecologo o dal medico di famiglia nel caso in cui si sospetti uno squilibrio glicemico. Ciò poiché tale alterazione potrebbe essere un segnale di rischio di comparsa del diabete gestazionale.
Si consiglia di effettuare questo test tra la 24.a e la 26.a settimana di gestazione. Comunemente, ci sono alcuni fattori di rischio a cui può essere esposta la madre e che potrebbero consigliare al medico, a titolo preventivo, di effettuare questo test:
- Età maggiore o pari a 35 anni.
- Familiarità per diabete in familiari di primo grado.
- Macrosomia fetale (peso del nascituro > 4,5 kg) in gravidanze precedenti.
- Sovrappeso/Obesità (BMI ≥25 kg/m2).
Solamente nel caso di sovrappeso, quadro lipidico non idoneo o pregresso diabete materno, si consiglia di anticipare il controllo tra la 16.a e la 18.a settimana.
Diverso ancora è il caso delle gestanti con diabete pregravidico. In questo caso il monitoraggio glicemico segue un iter del tutto diverso e molto più dettagliato.
Cosa comporta una curva glicemica non idonea in gravidanza
Valori glicemici elevati durante il periodo gestazionale potrebbero causare complicanze serie, tra le quali spiccano:
- Aborto spontaneo.
- Eccessivo sviluppo del feto (macrosomia).
- Ipertensione gravidica (gestosi).
- Malformazioni fetali.
- Morte tardiva del feto (3 trimestre).
- Parto pretermine.
- Presenza di eccessivo liquido amniotico.
Come si svolge il test
La prima fase del test (GCT) viene effettuata con una soluzione da 50 g di glucosio per effettuare uno screening del diabete gestazionale.
Solamente a fronte di un esito positivo (quando il GCT evidenzia a 60 minuti un valore di glicemia maggiore di 140 mg/dl), si passa alla fase successiva.
Quest’ultima prevede l’utilizzo di una soluzione più concentrata di glucosio (100 g) e funge da test di conferma della diagnosi iniziale.

Come contrastare una curva glicemica fuori dalla norma?
Correggendo il proprio stile di vita, circa il 60% dei casi di prediabete ritornano alla condizione normale. A tal riguardo, sarebbe bene cercare di praticare regolarmente dell’attività fisica o, comunque, di prediligere stili di vita attivi. In questo modo, stimolando la muscolatura, si favorisce anche il consumo muscolare di glucosio.
Ovviamente, anche l’alimentazione gioca un ruolo chiave. Sarebbe consigliabile eliminare dolci e alcolici dalla dieta, così come gli alimenti ricchi di zuccheri semplici. In più andrebbe favorito il consumo di frutta e, in particolare di verdura ma anche di alimenti ricchi di omega 3 e omega 6 (olio EVO; pesci grassi, frutta secca e semi oleaginosi su tutti).
Nella scelta del carboidrato, l’integrale andrebbe sempre preferito al cereale raffinato. Infine, non va mai dimenticata l’importanza dell’acqua, arrivando ad assumerne almeno 1,5 litri al giorno.
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