Sommario
Dalla ginecologia alla gastroenterologia, la laparoscopia o videolaparoscopia è ormai considerata la pratica più sicura e meno invasiva per diagnosticare e curare molte gravi patologie come il morbo di Crohn, tumori all’utero e calcoli renali.
Tra i suoi punti di forza, c’è la facilità con cui il chirurgo riesce ad accedere nell’addome per visionare il campo ed eventualmente effettuare un vero e proprio intervento, senza però praticare alcuna grossa incisione. A questo va aggiunto il vantaggio per il paziente di una rapida ripresa post-operatoria.
Tuttavia è possibile che si manifestino sintomi non gravi ma fastidiosi, come il gonfiore di pancia, che può essere trattato seguendo alcuni semplici consigli.
Laparoscopia: che cos’è
Il termine laparoscopia deriva dalla fusione di due parole greche, laparos (addome) e scopeo (guardo).
Indica quel prezioso presidio diagnostico che permette di:
- Esplorare la cavità addominale.
- Effettuare fotografie, biopsie e piccoli interventi.
Quindi, è una procedura chirurgica diagnostica e terapeutica che ha lo scopo di accertare o curare sospette patologie.
Infatti, è una metodica apprezzata perché poco invasiva, in quanto l’accesso all’addome non avviene creando lunghe ferite, come nella chirurgia tradizionale. Bensì tramite una piccola incisione cutanea in prossimità dell’ombelico, al cui interno s’inseriscono una o più cannule dotate di luce, telecamera e strumenti chirurgici.
Lo strumento primario si chiama laparoscopio ed essendo molto piccolo è in grado di raggiungere ogni parte della cavità addominale. Oltre ad esso, si usano altri strumenti ad altissimo contenuto tecnologico.
La tecnica laparoscopica si è dimostrata davvero molto valida nel trattamento delle neoplasie come, per esempio, quella dell’utero o del colon, in quanto si basa su una serie di passaggi che consentono di effettuare in sicurezza l’asportazione delle lesioni tumorali.
Anche dal punto di vista estetico, la laparoscopia non ha eguali. Le piccole cicatrici sono in grado di guarire rapidamente e non lasciare segni evidenti sul corpo.
Il laparoscopio
Si chiama così lo strumento utilizzato dai chirurghi per effettuare la laparoscopia. E’ un apparecchio apparentemente semplice, ma in realtà molto complesso, costituito da cannule a fibre ottica dette trocar dello spessore di 5/10 mm.
In particolare, questi grossi aghi che vengono introdotti all’interno dell’organismo sono dotati di due canali: uno che porta la luce all’interno della cavità addominale e l’altro che trasmette su di un monitor l’immagine degli organi addominali tramite una telecamera ad altissima definizione, HD o SDH (tecnologia 4K).
Inoltre, il laparoscopio dispone di una lente all’estremità distale che può avere diverse inclinazioni per consentire una visione più completa e più grande dell’immagine.
I vantaggi della laparoscopia
La laparoscopia è scelta dai chirurghi perché offre numerosi vantaggi. Uno di questi, il più importante, è che si può intervenire sul paziente senza creare le solite ferite di circa 35 cm come avviene nella chirurgia tradizionale.
I vantaggi però non finiscono qui. I chirurghi, grazie ad essa, possono osservare nei dettagli il campo operatorio, con un ingrandimento che supera le 20 volte e che viene chiamato “magnificazione dell’immagine”.
Inoltre, è possibile fotografare, registrare le immagini ed eseguire piccoli interventi. Anche il paziente ha giovamento da questi vantaggi.
Dal punto di vista chirurgico, la laparoscopia permette di:
- Ridurre il trauma dovuto all’intervento e il dolore post operatorio.
- Avere una ferita chirurgica decisamente più piccola.
- Ridurre la probabilità di laparoceli sulle incisioni chirurgiche.
- Ridurre le perdite ematiche.
- Diminuire il rischio di infezioni sia durante l’intervento che della ferita stessa.
Dal punto di vista del post-operatorio si ha:
- Riduzione dei tempi di degenza.
- Accelerazione della ripresa della normale alimentazione post-operatoria e delle altre quotidiane attività.
Quando si esegue
La laparoscopia, abbiamo detto, si esegue in particolare per due motivi: per diagnosticare e/o per curare.
Laparoscopia diagnostica
Si utilizza in casi estremi, dopo avere effettuato altri esami, come la risonanza magnetica o l’ecografia, e avere ottenuto dei risultati che lasciano ancora dei dubbi.
E’ quindi una procedura utile a confutare o confermare dei sospetti riguardo la presenza di alcune malattie.
Non a caso la laparoscopia diagnostica è molto usata in:
Ginecologia per diagnosticare condizioni che colpiscono il sistema riproduttivo femminile come endometriosi, gravidanza ectopica, cisti ovariche, fibroma uterino, infertilità.
Gastroenterologia per diagnosticare patologie che colpiscono gli organi dell’apparato digerente come appendiciti, diverticoliti, aderenze, malattie da reflusso gastroesofageo, tumori.
Urologia per diagnosticare e trattare condizioni che colpiscono il sistema urinario come calcoli renali o vescicali, ingrossamento della prostata.
La laparoscopia terapeutica
Può essere decisa durante la fase diagnostica oppure a priori e serve al chirurgo per eseguire numerose tipologie di interventi:
- Appendicectomia.
- Colecistectomia.
- Rimozione di sezioni di intestino, per esempio in caso di morbo di Crohn.
- Plastica di ernia inguinale.
- Eliminazione di diverticoli.
- Resezione del colon e del retto.
- Ernia jatale.
- Asportazione di cisti ovariche o fibromi uterini.
- Isterectomia (rimozione dell’utero).
- Asportazione di tumori.
- Per arrestare un’emorragia.
La laparoscopia ginecologica
Questo tipo di laparoscopia è utilizzata, come già accennato, per diagnosticare e trattare patologie dell’apparato riproduttivo femminile.
In particolare viene eseguita in caso di:
- Infertilità e sterilità per documentare lo stato degli organi pelvici, della mucosa e la pervietà delle tube.
- Aderenze pelviche.
- Cisti ovariche e tubariche che possono essere eliminate tramite aspirazione o per intero.
- Endometriosi.
- Gravidanza extrauterina entro l’ottava o nona settimana di gestazione.
- Fibromi uterini per poterli asportare.
- Isterectomia.
- Dolore pelvico cronico.
L’intervento si esegue partendo sempre dall’ombelico attraverso il quale viene introdotto del gas.
Successivamente, il chirurgo esegue altre due piccole incisioni nell’addome da dove farà passare gli strumenti necessari all’intervento – elettrobisturi, aghi, pinze, forbici, aspiratori ecc. – che saranno guidati grazie alle immagini trasmesse dalla potente videocamera.
A volte, può essere necessario introdurre nella vagina un manipolatore, strumento in grado di muovere l’utero a seconda delle necessità di chi opera.
Chi non può essere sottoposto a laparoscopia?
Sebbene si tratti di un intervento mini invasivo la laparoscopia non è adatta a tutti.
Ci sono categorie di persone considerate a rischio che necessitano di una particolare valutazione medica. Si tratta di:
- Pazienti con problemi della coagulazione.
- Affetti da patologie infettive.
- Donne in gravidanza.
- Persone obese.
- Chi si è sottoposto ad altri interventi all’addome.
Come si esegue?
Preparazione all’intervento
Prima di effettuare la laparoscopia, la persona interessata deve seguire una serie di raccomandazioni. La preparazione all’intervento perciò prevede:
- Un esame obiettivo e l’anamnesi da parte del medico.
- La valutazione dei farmaci assunti abitualmente ed eventuale sospensione o riduzione degli stessi, per decisione medica, entro un giorno prima dell’intervento. Di solito vengono sospesi sia gli antiaggreganti come l’aspirina sia gli anticoagulanti e gli antinfiammatori perché riducono la capacità coagulativa.
- L’eventuale esecuzione di analisi del sangue, elettrocardiogramma e radiografia del torace.
- Digiuno da solidi e liquidi dalla sera precedente la laparoscopia.
- Clistere di pulizia intestinale la sera prima.
Tipo di anestesia
L’anestesia per ogni intervento in videolaparoscopia è sempre generale. Si tratta di una procedura che attraverso farmaci induce una perdita di coscienza totale nel paziente che deve sottoporsi all’intervento, preservandolo dal dolore e dal ricordo degli attimi passati sotto i ferri.
Questo tipo di anestesia è utile anche per il chirurgo e l’intera equipe che possono lavorare in modo ottimale con un paziente completamente rilassato. In questo modo inoltre, diventa anche più facile controllare le funzioni vitali della persona.
Intervento: la procedura
L’accesso all’addome avviene attraverso piccole incisioni che vanno dai 3 ai 10 mm di lunghezza, generalmente vicino all’ombelico dove si inserisce un tubicino.
Con esso, il chirurgo insuffla dell’anidride carbonica necessaria a creare una camera d’aria o gas (pneumoperitoneo), tale da distendere sufficientemente la parete addominale e permettere al medico di avere una visione più chiara.
Successivamente, si introduce il laparoscopio e lo si spinge fino alla zona interessata. Qualora la laparoscopia serva anche per operare, allora il chirurgo deve praticare altre piccole incisioni che servono a far passare gli strumenti necessari.
Nel caso ci si trovi di fronte ad un’ascite, è necessario svuotare il liquido, prima di procedere con la laparoscopia.
Quanto dura l’intervento
La durata di un intervento di laparoscopia varia in base alla sua complessità.
Il minimo previsto è di 15 minuti fino ad un massimo di 30 minuti se si tratta di laparoscopia diagnostica. Mentre nel caso di laparoscopia terapeutica l’intervento può durare fino a due ore.
Degenza post-operatorio
Periodo di osservazione
E’ un lasso di tempo più o meno lungo che segue l’intervento e serve per monitorare il risveglio e i parametri del paziente, che sono saturazione, pressione arteriosa, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria e temperatura.
Di solito questa fase dura circa 24 ore, ma i tempi possono variare in base alla complessità dell’operazione. I sintomi più comuni sono il disorientamento e lo stordimento dovuti all’anestesia, seguiti da nausea e vomito.
Il periodo di osservazione si conclude quando il paziente è completamente sveglio ed è in grado di mangiare, bere e urinare.
Prima di lasciare l’ospedale, gli operatori si assicurano che il paziente non guiderà e lascerà la struttura accompagnato da qualcuno che lo porterà fino a casa.
Fase post-operatoria
Un intervento di laparoscopia non causa molto dolore, ecco perchè la sensazione finale è più o meno di benessere generale.
Ad ogni modo, si tratta pur sempre di un intervento quindi è necessario che, soprattutto nelle ore successive alla dimissione, la persona operata non faccia sforzi e riposi a casa. In caso di dolore, è possibile assumere i farmaci prescritti dal medico.
Sintomi del tutto normali sono:
- Gonfiore alla pancia legato all’anidride carbonica.
- Dolore alla spalla destra dovuto alla distensione del diaframma durante l’introduzione del gas e alla conseguente infiammazione dei nervi.
- Stipsi causata dall’anestesia.
Per aiutare il processo di guarigione, è necessario usare cautela, soprattutto per prevenire problemi alle cicatrici.
Per esempio, è importante:
- Evitare di sollevare pesi.
- Evitare di chinarsi.
- Astenersi dalla guida per almeno 48 ore.
- Pulire la ferita.
Laparoscopia è rischiosa?
I rischi legati a questa procedura sono gli stessi che possono presentarsi durante qualsiasi intervento.
Emorragie o lesioni agli organi addominali sono quelli più probabili anche se rari, ma non si escludono complicanze quali:
- Nausea e vomito.
- Dolori addominali.
- Reazioni allergiche all’anestetico.
- Formazione di coaguli.
- Aderenze.
- Morte.
Convalescenza dopo laparoscopia
Per quanto riguarda il periodo di recupero, esso varia da una persona all’altra e dipende sia dalle condizioni fisiche post operatorie sia dal tipo d’intervento.
In genere, se tutto è andato per il verso giusto, si è in grado di riprendere le normali attività entro una settimana, altrimenti si può arrivare anche a due settimane. Ci sono poi casi più complessi, come l’asportazione di un tumore, che richiedono tempi ancora più lunghi e che a volte sfiorano l’anno.
Tornare al lavoro quanto prima è possibile, ma anche in questo caso tutto dipende dalla tipologia di professione svolta. Lavori che prevedono lunghe ore in piedi e sforzi fisici possono provocare dolore nella zona ombelicale, quindi meglio non esagerare e seguire le indicazioni terapeutiche dello specialista.
Come eliminare l’aria dopo laparoscopia
Uno degli svantaggi più comuni della laparoscopia è il gonfiore alla pancia, causato dall’anidride carbonica utilizzata per distendere l’apparato addominale.
Nonostante dopo l’intervento il gas sia fatto uscire del tutto e la pancia ritorni alla sue normali dimensioni, quello del gonfiore è un sintomo duraturo che però scompare dopo alcuni giorni.
Molti credono che il gonfiore e il conseguente dolore siano dovuti alla presenza di gas residuo, invece la colpa è dei muscoli addominali. Il gas provoca una sorta di stretching di questi muscoli che perdono tono e fanno risultare la pancia più voluminosa.
I consigli che favoriscono l’eliminazione del gas sono semplici:
- Camminare.
- Fare esercizi di tonificazione dei muscoli.
- Seguire un’alimentazione priva di cibi e bevande che provocano aria (frutta, fagioli, bevande gasate, verdure crucifere, pasta e pane integrali, latticini).
- Mangiare a piccoli bocconi.
Fonti
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