Sommario
L’ovaio policistico (PCO) o multifollicolare è una condizione fisiologica dell’ovaio caratterizzata dalla presenza di follicoli (o cisti), a diversi livelli di maturazione, che rimangono “dormienti” in quantità maggiore rispetto alla norma. Non si tratta, dunque, di una malattia ma di una peculiarità con la quale una donna può nascere. Quindi, generalmente è asintomatica e non determina particolari problemi o sintomi.
L’unico modo per identificare un ovaio policistico è sottoporsi a un’ecografia transvaginale o pelvica che evidenzia la presenza delle cisti ovariche. Queste ultime, quindi, sono follicoli che contengono gli ovociti e che, per un disordine ormonale, maturano in maniera disorganizzata. Infatti, è piuttosto frequente nell’adolescenza, subito dopo il menarca.
Tuttavia, quando si parla di ovaio policistico (PCO) è bene distinguerlo dalla sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) poiché non si tratta della stessa patologia, nonostante la somiglianza del nome.
Infatti, la prima è una condizione fisiologica delle ovaie, presente in circa una donna su 4. Invece, la seconda è una patologia endocrina che, secondo le statistiche, colpisce in Italia dal 5 al 10% delle donne a partire dall’adolescenza e le cause non sono ancora del tutto note.

Cos’è l’ovaio policistico (PCO)
Si tratta di una conformazione dell’ovaio caratterizzata dalla presenza di follicoli inattivi (chiamati cisti). È un fenomeno piuttosto frequente. Ma il più delle volte non ha un carattere patologico, poiché collegato al funzionamento delle ovaie.
In questo caso quindi si parla di “cisti funzionali” che molto spesso si riassorbono spontaneamente e non causano una specifica sintomatologia. Infatti, anche se di grandi dimensioni, sono indolori, di natura benigna e solitamente scompaiono con il ciclo mestruale.
Le cause di questa condizione non patologica dell’ovaio sono prevalentemente genetiche, una caratteristica con la quale si nasce e che si accerta tramite l’esame ecografico. Secondo le statistiche, una donna su quattro può avere un ovaio policistico, soprattutto nella fascia di età tra i 20 e i 30 anni, quindi nell’età fertile.
Inoltre, è possibile che l’ovaio policistico possa determinare difficoltà nell’ovulazione o irregolarità nel ciclo, ma solitamente non dà sintomi o disturbi particolari.
In questi casi, quindi, il ginecologo può prescrivere un contraccettivo orale per favorire il riassorbimento o la riduzione delle cisti e per la regolarità mestruale.
Il trattamento chirurgico, cui si ricorre raramente nell’ovaio policistico, si prende in considerazione nei seguenti casi.
- Cisti che aumentano di volume o presentano un cambiamento della loro morfologia, quindi se si sospetta la natura maligna della formazione, come nel caso delle cisti endometriosiche (conseguenza dell’endometriosi) o i cistoadenomi (tumore benigno dell’ovaio).
- Alle cisti si associa dolore pelvico o infertilità.
- La ciste si rompe, causando dolore acuto e sanguinamento nel peritoneo, oppure si infetta, provocando sintomi come febbre, dolore addominale e diarrea.
Ricapitolando, quindi, la maggior parte delle cisti ovariche è benigna ma soprattutto dopo i 40 anni e in menopausa, vanno tenute sotto osservazione con ecografie periodiche.

Che cos’è la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS)
Descritta per la prima volta da Irving Stein e Michael Leventhal nel 1934, la PCOS è il disordine ormonale e metabolico più frequente nelle donne in età riproduttiva.
Chi ne è colpita manifesta sintomi specifici come:
- Eccessiva produzione di ormoni maschili (iperandrogenismo) che determina un aumento della peluria (irsutismo) o la comparsa di acne.
- Riscontro all’esame ecografico dell’ingrossamento delle ovaie e della presenza di cisti ovariche multiple.
- Sovrappeso corporeo e/o insulino-resistenza (una condizione in cui l’insulina non è in grado di svolgere le sue funzioni biologiche e sono quindi necessari livelli più alti di questo ormone).
- Alterazione del ciclo mestruale (oligo-anovularietà).
La conseguenza più rilevante di questa sindrome è la possibile infertilità, dovuta principalmente all’irregolarità del ciclo.
Tuttavia, il ginecologo può prescrivere l’assunzione di una pillola anticoncezionale che contiene estrogeni e progesterone per regolare l’ovulazione e contrastare l’azione degli ormoni androgeni.
Le cause non sono ancora del tutto note ma si ipotizzano basi genetiche.
Quali sono le differenze tra PCO e PCOS?
L’ovaio policistico (PCO) è una condizione fisiologica delle ovaie, riscontrabile con l’ecografia, in cui le ovaie presentano ciascuna più di 20 micro-follicoli e/o un volume ovarico superiore a 10 cm3. Si tratta di una condizione piuttosto normale da cui non scaturiscono sintomi specifici.
Invece, la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una complessa patologia endocrina che si contraddistingue per la presenza di sintomi caratteristici, come vedremo in seguito.
Avere dunque un ovaio policistico, con cicli più o meno regolari e senza altri sintomi, non vuol dire avere necessariamente la sindrome dell’ovaio policistico.
Infatti, fino al 20% delle donne può avere la PCO senza avere la PCOS, soprattutto nelle giovani donne al di sotto dei 20 anni.
Cause della sindrome dell’ovaio policistico
Non sono ancora del tutto note le cause della PCOS. Secondo alcuni studi è l’alterazione funzionale dell’enzima che controlla la produzione di androgeni (ormoni maschili) ad aumentarne il livello nel sangue.
Quindi, le ovaie sono stimolate a produrre più androgeni, soprattutto testosterone (iperandrogenismo), determinando alterazioni nella crescita e nello sviluppo dei follicoli che contengono gli ovociti.
Nella normalità, infatti, il follicolo giunto a maturazione rilascia l’ovocita per la fecondazione. Invece, nella PCOS i follicoli non maturi si raggruppano formando cisti più grandi con una parete più spessa.
Ciò impedisce la rottura del follicolo e il rilascio dell’ovocita. La mancata ovulazione quindi non consente l’arrivo delle mestruazioni, con conseguente infertilità o ridotta fertilità.
Un alterato livello di ormoni maschili aumenta anche il rischio di una disfunzione metabolica, con la possibilità di incorrere in patologie come:
- Diabete (per la resistenza agli effetti dell’insulina)
- Disturbi cardiaci e vascolari
- Ipertensione arteriosa.
Si è visto infine che i sintomi tendono ad avere un andamento familiare, pertanto i ricercatori ipotizzano anche una causa genetica dovuta alla mutazione di uno o più geni.

Sintomi della PCOS
I campanelli di allarme per ipotizzare la presenza di questa sindrome sono diversi. Tra i sintomi più ricorrenti ci sono:
- Irregolarità del ciclo mestruale, con intervalli anche superiori ai 30 giorni. In alcuni casi, si verifica la totale assenza di mestruazioni (amenorrea). Il disturbo più frequente è poi l’anovulazione (cioè la mancata ovulazione) che è correlata direttamente alla sterilità o con una fertilità ridotta. Anche la scarsa qualità degli ovociti, costretti a maturare in un assetto endocrino sfavorevole e non bilanciato, contribuisce a rendere difficile una gravidanza.
- Irsutismo o peluria in eccesso. Si manifesta con un’eccessiva crescita di peli in zone del corpo come volto, schiena, addome, areole mammarie. È un sintomo che può presentarsi in circa il 70% delle donne con PCOS.
- Acne. È causata da un’ipersecrezione di sebo e determinata dall’alterazione del livello di ormoni androgeni nel sangue. Tende ad aggravarsi nei periodi di irregolarità mestruale.
- Alopecia, con perdita di capelli causata dall’eccessiva produzione di testosterone.
- Obesità. L’obesità ha una prevalenza che oscilla dal 30 al 75% delle donne con PCOS. Questo aspetto, in particolare, ha portato i ricercatori a considerare questa sindrome come un disordine non solo riproduttivo ma sistemico, con importanti implicazioni metaboliche. Per questo motivo, come vedremo in seguito, è necessario adottare uno specifico regime alimentare ipocalorico.

Diagnosi
La diagnosi si effettua partendo dalla storia della paziente (anamnesi), dalla valutazione dei sintomi e dai risultati degli esami del sangue e strumentali (ecografia) prescritti dal medico.
Vediamo questi aspetti nel dettaglio.
Anamnesi
Si considera lo sviluppo puberale, l’età delle prime mestruazioni, le caratteristiche del ciclo mestruale, in particolare l’inizio delle irregolarità del ciclo, l’eventuale nascita prematura (poiché secondo alcuni studi sembrerebbe associata all’insorgenza di PCOS), casi di irsutismo in famiglia.
Esame clinico con valutazione dei sintomi
Secondo l’Androgen Excess Society, la diagnosi può essere formulata in presenza di almeno due dei seguenti segni clinici:
- Iperandrogenismo, che si manifesta con eccesso di peluria sul viso e sul corpo (irsutismo), acne, alopecia e altri segni di “virilizzazione” (come l’abbassamento del tono della voce, l’aumento della massa muscolare e del desiderio sessuale, riduzione delle dimensioni dell’utero e dei seni, accrescimento del clitoride).
- Disfunzione ovarica (irregolarità del ciclo e dell’ovulazione).
- Aspetto micropolicistico dell’ovaio all’esame ecografico.
- Esclusione di altre patologie o disordini ormonali.
Si accerta anche la presenza di obesità (con valutazione dell’indice di massa corporea, BMI) e di ipertensione arteriosa.
Esami del sangue
Gli esami di laboratorio sono necessari per misurare i livelli ormonali, come l’ormone follicolo-stimolante e gli ormoni maschili, la prolattina, il TSH, insulina, ecc.
Si prescrive anche un test per le HCG per escludere una possibile gravidanza.
Inoltre, nelle donne affette da questa sindrome, è importante la misurazione della pressione arteriosa e dei livelli ematici di glucosio (zuccheri) e di lipidi (grassi), come il colesterolo, nel sangue per rilevare un’eventuale disfunzione metabolica.
In alcuni casi è opportuno anche verificare l’insulina resistenza, soprattutto in caso di obesità.
Ecografia
Serve per verificare l’aspetto morfologico dell’ovaio, la presenza di cisti ed eventualmente di un tumore ovarico o delle ghiandole surrenali.
Questi tumori, infatti, possono produrre un eccesso di ormoni maschili e pertanto generare gli stessi sintomi della PCOS.
È certamente utile un’ecografia transvaginale per verificare più accuratamente la presenza di anomalie delle ovaie, il volume dell’organo e la dimensione dei follicoli.

Trattamenti
Poiché si tratta di una condizione normale, per la PCO non è necessario alcun tipo di terapia.
Non si può dire lo stesso, invece, per la PCOS, poiché è una sindrome le cui origini non sono ancora del tutto note. Per questo motivo la cura, prettamente farmacologica, può solo alleviare la sintomatologia.
Secondo le linee guida internazionali, è necessario personalizzare il trattamento in base ai segni clinici e agli obiettivi della donna, come il desiderio di avere un figlio. In questo caso, infatti, la terapia avrà come obiettivo principale il concepimento, tralasciando momentaneamente i disturbi legati all’iperandrogenismo.
La terapia è comunque finalizzata a:
- Ridurre il livello di androgeni. I farmaci comunemente utilizzati sono i contraccettivi orali a base di estrogeni, la flutamide o sostanze che sopprimono la produzione di LH da parte dell’ipofisi per bloccare l’attività ovarica.
- Riequilibrare il livello di insulina: si usano farmaci “insulina-sensibilizzanti” come la metformina e i glitazonici che inibiscono l’assorbimento del glucosio a livello intestinale. La metformina in particolare riduce il rischio cardiovascolare e favorisce l’ovulazione.
- Prevenire il carcinoma dell’endometrio: nel corso del tempo si è evidenziata un’associazione tra PCOS e il carcinoma endometriale, dovuta prevalentemente alla mancanza di ovulazione e all’alterazione ormonale che ne consegue.
Sport e dieta: approccio non farmacologico
Il trattamento non farmacologico di prima scelta è la riduzione del peso corporeo mediante una dieta adeguata e un programma di esercizio fisico.
L’attività fisica e il calo di peso hanno un impatto positivo non solo sul versante del metabolismo, ma anche del funzionamento delle ovaie e sulla fertilità.
Infatti, fare sport regolarmente aumenta la sensibilità all’insulina, riduce il peso corporeo, il grasso sottocutaneo e riduce il rischio cardiovascolare.
Basta una passeggiata a passo veloce per 30 minuti al giorno per almeno tre volte a settimana.
Per chi è allenata, invece è ottimo eseguire un’ora al giorno (sempre per tre volte a settimana) attività come nuoto, corsa, bicicletta, ecc.
Pillola e sindrome dell’ovaio policistico
L’approccio terapeutico per chi è affetto da PCOS si basa in particolare sull’uso di contraccettivi orali combinati, soprattutto se la donna non desidera nell’immediato una gravidanza.
La pillola, infatti, permette di ridurre la produzione di androgeni, migliorare la regolarità del ciclo mestruale e tenere sotto controllo il rischio di iperplasia dell’endometrio e garantire la contraccezione.
È tuttavia importante tenere conto di diversi aspetti come:
- Età
- Peso corporeo
- Disfunzioni metaboliche (come il diabete, ad esempio).
L’ACOG, infatti, la principale Società scientifica americana di ostetricia e ginecologia, suggerisce di usare la pillola contraccettiva in caso di diabete solo se la donna non è fumatrice, ha meno di 35 anni e non presenta complicanze dovute al diabete.

Rimanere incinta con la PCOS, è possibile?
Una gravidanza in caso di sindrome dell’ovaio policistico non è facile, ma seguendo le indicazioni mediche è comunque possibile.
Per ottenere la stimolazione follicolare e, quindi l’ovulazione, il farmaco solitamente usato è il clomifene citrato. Tale farmaco è in grado di indurre l’ovulazione nelle donne con anovulazione cronica ma con una funzionalità ipofisaria nella norma.
Agisce a livello dell’ipotalamo (area del cervello) inducendo un aumento di FSH (ormone follicolo-stimolante) e LH (ormone luiteinizzante). Tuttavia, si eseguono più cicli, in caso di insuccesso è necessario cambiare terapia.
Un altro approccio terapeutico prevede l’uso di gonadotropine esogene che necessita comunque di controlli ecografici frequenti.
È di fondamentale importanza poi ripristinare il peso corporeo ideale, anche per evitare il rischio di diabete. Il cambiamento dello stile di vita, infatti, è molto importante nelle donne obese o in sovrappeso che desiderano un bambino.
Sindrome dell’ovaio policistico: complicazioni
L’aspetto più importante nella sindrome dell’ovaio policistico (e non nel solo ovaio policistico – PCO) è la presenza di una “resistenza” di fegato e muscoli all’azione dell’insulina, l’ormone che controlla il livello di zucchero nel sangue.
Questa “insulino-resistenza” è più frequente nelle donne con PCOS in sovrappeso e peggiora l’irregolarità mestruale e l’eccesso di ormoni maschili.
È una condizione che può anche aumentare il rischio di sviluppare il diabete mellito, causato dalla carenza o dall’assenza di insulina.
Altre complicazioni possono, invece, comportare l’insorgenza di malattie cardiovascolari per l’eccesso di colesterolo e trigliceridi nel sangue e iperglicemia.

Come prevenire la sindrome dell’ovaio policistico
A quali donne è consigliato sottoporsi a visita specialistica in un’ottica preventiva? Vediamo i casi più evidenti in cui è consigliabile rivolgersi al ginecologo per capire se si è affette da PCOS.
- Sovrappeso o obesità.
- Età fertile, con cicli irregolari o difficoltà a rimanere incinta.
- Acne che non si risolve.
- Irsutismo (aumento della quantità e dello spessore dei peli su volto, collo, torace, addome, braccia e gambe).
- Casi di PCOS in famiglia.
L’obesità e il sovrappeso sono strettamente associati all’insulino-resistenza. L’insulina circolante, favorisce, infatti, l’accumulo di grassi negli adipociti (cellule del tessuto adiposo) e l’aumento di peso, sviluppando un circolo vizioso che si autoalimenta.
Per questo motivo è necessario adottare alcuni accorgimenti:
- modifiche dello stile di vita
- controlli medici periodici
- terapia farmacologica e/o integrativa.
Alimentazione e stile di vita nella sindrome dell’ovaio policistico: regole da seguire
In chi è affetto da PCOS è stato scientificamente dimostrato che perdere peso, fino a raggiungere il peso ideale, unitamente a una corretta alimentazione e all’attività fisica, migliora il quadro clinico (a livello metabolico e ormonale) e favorisce il ripristino delle condizioni fisiologiche ottimali.
Si tratta di sei semplici regole da seguire:
1. Mantenere un corretto peso corporeo
Cioè monitorare l’introduzione giornaliera di energia. Si può paragonare il nostro organismo a una caldaia: mangiando trasformiamo gli alimenti in energia. Quindi, se mangiamo più del necessario, l’eccesso di energia si trasforma in grasso, determinando così un aumento di peso. Al contrario, introducendo meno energia rispetto al fabbisogno si useranno le riserve corporee di grasso, determinando una diminuzione di peso.
Controllare il peso una volta a settimana, sempre nello stesso momento della giornata, può essere un buon metodo per costatare eventuali variazioni di peso e quindi correggere abitudini alimentari sbagliate.
2. Seguire un’alimentazione sana e bilanciata
- Limitare gli zuccheri semplici e fare attenzione all’indice glicemico (misura la capacità del glucosio di alzare la glicemia dopo il pasto). Gli zuccheri sono una fonte di energia subito fruibile, ma occorre fare attenzione in caso di insulino-resistenza, come nella PCOS. Ogni zucchero, per essere utilizzato dall’organismo, deve essere trasformato in glucosio; l’assunzione di zucchero provoca così in tempi brevi un rapido innalzamento della glicemia (concentrazione del glucosio nel sangue) che ritorna alla normalità grazie all’insulina. Nei soggetti in cui l’azione dell’insulina è alterata, è importante che i “picchi glicemici” non siano mai bruschi, per evitare l’insulina in eccesso. Questo non vuol dire eliminare del tutto gli zuccheri, ma consumarli con attenzione associandoli ad alimenti che ne regolino l’assorbimento e riducano l’indice glicemico.
- Aumentare il consumo di frutta e verdura, cereali integrali, legumi e alimenti naturalmente ricchi di fibra, vitamine e antiossidanti (5-6 porzioni di frutta e verdura al giorno) che proteggono l’organismo da numerose patologie, soprattutto a carico dell’apparato digerente.
- Limitare l’assunzione di grassi. I grassi sono fondamentali per la salute delle membrane cellulari e la loro funzionalità e consentono di assorbire vitamine essenziali liposolubili come la vitamina A, D, E, K. È tuttavia necessario moderare l’introduzione dei grassi con gli alimenti per evitare l’obesità e le patologie correlate come le malattie cardiovascolari, sindrome metabolica e tumori.
È anche importante distinguerli dal punto di vista qualitativo. I grassi costituiti principalmente da acidi grassi saturi (presenti nei formaggi, insaccati e carni grasse, olio di palma, burro, ecc.) o idrogenati (cioè resi saturi chimicamente come la margarina), infatti, sono maggiormente correlati allo sviluppo di patologie croniche.
Invece, gli acidi grassi insaturi hanno effetti benefici su colesterolo e trigliceridi, come quelli monoinsaturi, presenti nell’olio extravergine d’oliva o i polinsaturi come omega 3 e omega 6 contenuti nel pesce.
3. Incrementare l’attività fisica quotidiana
Fare attività fisica non vuol dire passare ore in palestra, ma muoversi il più possibile durante il giorno, ad esempio camminando di più, spostarsi in bicicletta, salire le scale invece di prendere l’ascensore. Infatti, i benefici dell’attività fisica sono molti:
- Consente di contenere lo stress e regolare l’umore con il rilascio di sostanze come le endorfine.
- Aiuta a non accumulare il grasso in eccesso riducendo il rischio di obesità.
- Contrasta l’insulino-resistenza, migliorando la risposta all’insulina e facilitando l’ingresso del glucosio nelle cellule.
- Aiuta a controllare la pressione e riduce il rischio di patologie cardiovascolari e respiratorie migliorando la vascolarizzazione e l’ossigenazione dei tessuti.
Non esiste uno sport ideale per chi soffre di PCOS, ciò che conta è svolgere un’attività motoria con costanza e per almeno tre volte la settimana.
4. Limitare l’uso di alcolici
Le bevande alcoliche contengono etanolo in quantità variabile. Si tratta di una sostanza tossica per l’organismo che deve essere metabolizzata dal fegato. Un eccesso di alcol può causare un accumulo di grasso a livello intracellulare (steatosi epatica) e danneggiare, con il tempo, la funzionalità epatica. È stato poi dimostrato che l’etanolo può favorire l’insulino-resistenza.
Inoltre, le bevande alcoliche sono anche caloriche e possono contribuire all’incremento ponderale. L’alcol è anche uno dei principali fattori di rischio per alcuni tumori (fegato, stomaco, intestino, ecc.), quindi è consigliabile limitare gli alcolici o evitarli del tutto.
5. Evitare di fumare
Il fumo di sigaretta è un miscuglio di composti chimici che aumentano l’infiammazione e lo stress ossidativo cellulare, comportando un invecchiamento precoce e lo sviluppo di patologie cronico-degenerative.
Inoltre, nei fumatori spesso si verifica un aumento del grasso soprattutto a livello addominale e viscerale che aumenta il rischio di sindrome metabolica e diabete.
Infine, il fumo è da evitare se si usa la pillola anticoncezionale poiché aumenta il rischio di trombosi.
6. Seguire i consigli e le terapie prescritte dal medico
È importantissimo affidarsi a uno specialista evitando il fai-da-te, soprattutto per l’aspetto nutrizionale.
Infatti, soltanto il medico può stabilire la frequenza e il tipo di esami da effettuare per controllare l’evoluzione della PCOS e prescrivere una terapia adeguata farmacologica e/o integrativa efficace e sicura.

Le ovaie: cenni di anatomia
L’ovaio svolge nella donna due funzioni basilari:
- la produzione degli ormoni sessuali come estrogeni, androgeni (ormoni maschili) e progesterone, sostanze necessarie per la funzionalità dell’apparato riproduttivo femminile e per la gravidanza
- il rilascio dell’ovocita per la riproduzione.
Tali funzioni, controllate dagli ormoni ipofisari (LH, FSH e prolattina), si esplicano ciclicamente attraverso il processo di maturazione follicolare, ovulazione, formazione del corpo luteo e la sua regressione che, nell’insieme, danno vita al ciclo mestruale o “ciclo ovarico” della donna in età fertile.
È poi un organo formato da due unità e simmetrico, situato nel piccolo bacino e lateralmente al corpo uterino. Nella donna adulta ha una forma ellissoidale (simile a una mandorla), un colorito biancastro e le sue dimensioni variano da 2,5 a 5 cm nella lunghezza, 1,5 – 3 cm nella larghezza, 0,7 1,4 cm nello spessore.
Con la consulenza della Dott.ssa Laura Anelli, Specialista in Ostetricia e Ginecologia, Responsabile UOS – Attività Consultoriali Asl Roma 1.
Fonti
- La sindrome dell’ovaio policistico, G. Tresoldi, Rivista della Società Italiana di Medicina Generale.
- Sindrome dell’ovaio policistico, P. Morghetti, Università di Verona e Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, Giornale italiano di diabetologia e metabolismo.
- Linee guida internazionali per Pazienti con Sindrome dell’Ovaio Policistico, H. Cena, S. Maffoni, Università degli studi di Pisa.
- SIEDP – Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica.
- Policlinico di Milano.
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