Sommario
L’alimentazione sana è importante a tutte le età ma lo è ancora di più per i bambini. Mangiare in modo equilibrato, con un adeguato apporto di calorie e nutrienti e una loro corretta distribuzione nell’arco della giornata, negli anni della crescita assicura un ottimale sviluppo fisico e cognitivo.
Inoltre, contribuisce a mantenere il peso nella norma, scongiurando il rischio di obesità, patologia sempre più diffusa tra i più piccoli.
Ma, soprattutto, permette di acquisire sane abitudini che il bambino si porterà dietro anche nell’età adulta e che condizioneranno in positivo la sua salute, anche da grande.
Scopri, con i consigli del nutrizionista, quali sono i principi di una dieta sana e le corrette abitudini a tavola che i bambini dai 2 ai 10 anni devono adottare.
Nel nostro approfondimento, troverai anche le dritte e le strategie migliori per educarli, in famiglia e a scuola, a mangiare in modo vario, completo e genuino per crescere forti e in salute.
Educazione alimentare: perché è importante fin da piccoli
L’educazione alimentare precoce, che inizia cioè fin da piccolissimi, è importante perché le abitudini alimentari acquisite da bambini vengono di solito mantenute nel tempo: è quindi essenziale insegnare prima possibile le regole della sana alimentazione.
In Italia, bambini e ragazzi in età scolare hanno purtroppo, in molti casi, abitudini alimentari scorrette che, insieme alla sedentarietà, sono responsabili di un eccesso di peso molto diffuso.
I pericoli dell’obesità infantile
Il sovrappeso in età infantile è un problema mondiale: si stimano oltre 40 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni in sovrappeso o persino obesi e questo dato è in costante aumento.
L‘Italia purtroppo non fa eccezione: il rapporto Istat sugli stili di vita di bambini e ragazzi dai 3 ai 17 anni, relativo al periodo tra il 2017 e il 2018, colloca il nostro paese ai primi posti della classifica europea dell’obesità tra i bambini di 7-8 anni (18%), secondo solo a Cipro.
Un trend confermato anche dall’Obesity Barometer Report, realizzato dall’Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation in collaborazione con l’istat. Dall’indagine risulta che un giovane su 4, nella fascia di età tra i 6 e i 17 anni, combatte con l’eccesso di peso.
Una problematica che rappresenta un pericolo per la salute non solo da giovani, ma anche da grandi.
I bambini in sovrappeso o obesi rischiano di sviluppare in modo precoce malattie cronico-degenerative, come il diabete e le patologie cardiovascolari, di solito rare in questa fascia di età, ma hanno anche un rischio elevato di diventare adulti obesi.
L’Italia ha un triste primato: una percentuale di bambini in età scolare in sovrappeso tra le più alte d’Europa. La colpa è del poco sport che i bambini praticano ma soprattutto di una dieta poco equilibrata.
Ma quali sono le principali cattive abitudini alimentari dei bambini?
Le cattive abitudini a tavola più comuni tra i bambini
Tra le cattive abitudini a tavola più comuni tra i bambini, sottolinea il CREA, ci sono soprattutto:
- consumo quotidiano di verdura molto basso e limitato solo ad alcune tipologie: la conseguenza è un ridotto apporto di fibre.
- Scarso consumo di alimenti come latte, legumi e pesce.
- Eccesso di grassi, soprattutto saturi, e di zuccheri, a discapito dei carboidrati complessi.
- Tendenza a saltare la prima colazione o a fare una colazione troppo povera dal punto di vista nutrizionale.
- Merenda di metà mattina troppo abbondante.
- Consumo eccessivo di bevande zuccherate o gassate.
Vediamo, allora, come dovrebbero essere modificate queste abitudini e quali sono le basi di una corretta alimentazione nei bambini, in grado di coprire il loro fabbisogno di energia e nutrienti, favorire una crescita sana e scongiurare il rischio di sovrappeso e obesità.
Guarda il video di Lorenzo Traversetti, biologo nutrizionista, e scopri i consigli di sana alimentazione e le dritte per educare i più piccoli a mangiare sano.
Educazione alimentare: il fabbisogno di calorie e nutrienti
Fin da piccoli, i bambini devono seguire una dieta varia e completa, per assicurarsi le giuste quantità di energia e nutrienti.
Sul fronte delle calorie, dai 2 ai 10 anni il fabbisogno cresce dalle 800 alle 1300 al giorno.
Per quanto riguarda i nutrienti, ecco quali sono particolarmente importanti per lo sviluppo e la crescita.
Proteine
Le proteine svolgono una funzione di tipo plastico, cioè entrano in gioco nella formazione degli organi e dei tessuti, quindi sono cruciali durante la crescita e lo sviluppo.
I bambini tra i 2 e i 10 anni dovrebbero consumarle ogni giorno: il loro fabbisogno quotidiano secondo i LARN (Livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana) è di circa 1,2 g di proteine per chilo di peso corporeo.
Le principali fonti di proteine per i bambini sono carne, pesce, uova, latte e formaggi, per quanto riguarda le proteine animali, i legumi per quanto riguarda quelle vegetali.
Entrambe dovrebbero essere presenti nella dieta del bambino, in ugual misura. Le prime sono caratterizzate da un elevato valore biologico, perché sono ricche di tutti gli aminoacidi essenziali di cui l’organismo ha bisogno per funzionare correttamente, le seconde hanno il vantaggio di essere contenute in cibi privi di grassi saturi e poveri di colesterolo.
Carboidrati
I carboidrati sono fondamentali nell’alimentazione dei bambini. Sono essenziali per nutrire i tessuti, dal cervello ai globuli rossi che vivono quasi esclusivamente di glucosio, ma anche per un sano metabolismo energetico.
E’ importante privilegiare i carboidrati di tipo complesso, presenti in particolare nei cereali, e limitare gli zuccheri semplici, che non devono essere aboliti ma, secondo le raccomandazioni dei LARN, non dovrebbero superare il 10% del totale delle calorie quotidiane.
Questi zuccheri possono essere sfruttati come gratificazione, sotto forma di merendina o di dolce di fine pasto, ma non devono rappresentare la base dell’alimentazione del bambino.
Sali minerali
Tra i sali minerali più importanti per i bambini ci sono:
- calcio, fondamentale per lo sviluppo delle ossa.
- Zinco, utile per lo sviluppo neurocognitivo e per le difese immunitarie.
- Ferro, essenziale per il corretto sviluppo del sistema nervoso.
Il calcio è presente in abbondanza soprattutto nel latte e nei suoi derivati, lo zinco si trova soprattutto nel latte, nel pesce e nella frutta secca.
I cibi più ricchi di ferro sono:
- carne
- Pesce
- Uova (soprattutto il tuorlo)
- Frutta secca
- Legumi
- Cereali
- Verdure a foglia verde.
L’importanza dello iodio
Dalla nascita e entro i 3 anni di età è importante anche assicurare al bambino il giusto apporto di iodio, essenziale per la corretta funzionalità degli ormoni tiroidei, responsabili di alcune funzioni metaboliche, prima fra tutte l’accrescimento corporeo.
Inoltre, la carenza di iodio durante l’infanzia, in particolare entro i 3 anni, rappresenta un ostacolo allo sviluppo cerebrale dei bambini. L’assunzione di iodio raccomandata per i bambini è 100 microgrammi al giorno.
Gli alimenti che ne sono più ricchi sono il pesce di mare e i crostacei. Anche le uova, il latte e la carne ne contengono quantità importanti. Quantità minori sono presenti nei vegetali e nella frutta.
Dagli studi è comunque emerso che la quantità di iodio assunta con la dieta non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno quotidiano. Il modo migliore per aumentare la quantità di iodio che introduciamo ogni giorno è quello di utilizzare, nell’ambito di una dieta variata e bilanciata, il sale iodato: una raccomandazione utile fin da bambini.
Vitamine
Le vitamine essenziali nell’età della crescita sono soprattutto:
- vitamina C, che rinforza le difese immunitarie, favorisce l’assorbimento del ferro, contribuisce alla salute di pelle, ossa e tessuti.
- D, che aiuta a fissare il calcio nelle ossa.
- Vitamine del complesso B, importanti per lo sviluppo del sistema immunitario. Inoltre l’acido folico (B9) gioca un ruolo chiave nello sviluppo del sistema neuromuscolare.
La vitamina C è presente soprattutto in frutta e verdura. Mentre la D si trova principalmente nei cibi di origine animale (pesce, uova, fegato), oltre che in alcuni vegetali come i funghi, e il suo assorbimento viene favorito dall’esposizione al sole, che ne stimola la sintesi da parte della pelle.
Infine, le vitamine B sono presenti in moltissimi cibi, in particolare:
- carne
- Vegetali di colore verde
- Uova
- Latte e nei suoi derivati
- Legumi
- Cereali
- Frutta secca.
I gruppi alimentari da portare in tavola
La dieta dei bambini deve essere completa di tutti i gruppi alimentari per coprire il loro fabbisogno di energia e nutrienti, con particolare attenzione a:
- frutta e verdura: è importante che i bambini le consumino tutti i giorni ad ogni pasto principale, privilegiando il più possibile prodotti di stagione. Le quantità raccomandate sono almeno 2-3 porzioni di frutta e 2 di verdura ogni giorno.
- Legumi: i bambini dovrebbero mangiarli fino a 4 volte alla settimana, anche abbinati a cereali come la pasta o il riso.
- Pesce: dovrebbe essere consumato almeno 3 volte alla settimana, preferendo il pesce azzurro (alici, sarde, sgombro), particolarmente ricco di omega 3.
- Latte, yogurt e formaggi sono importanti fonti di calcio che devono essere regolarmente presenti nell’alimentazione dei bambini: latte e yogurt 2 volte al giorno, i formaggi 2-3 volte alla settimana.
E’ invece importante che i bambini non eccedano nel consumo di carne e alimenti ricchi di grassi saturi, di zuccheri, di bevande gassate e sale.
La giornata alimentare del bambino: la corretta distribuzione di energia e nutrienti
E’ importante frazionare la giornata alimentare del bambino in 5 pasti. Oltre a colazione, pranzo e cena, devono essere previste due merende, a metà mattina e a metà pomeriggio.
Le corretta distribuzione dei pasti durante la giornata permette di:
- assicurare al bambino il giusto bilanciamento energetico nell’arco delle 24 ore.
- Far fronte alle particolare esigenze di calorie e nutrienti tipiche di questa fascia di età.
- Ridurre il carico digestivo.
- Ottenere un migliore controllo della glicemia.
La colazione: perché è importante non saltarla, consigli ed esempi
La colazione è un pasto chiave, per i bambini come per gli adulti, perché dopo il digiuno notturno l’organismo ha bisogno di essere nutrito e idratato.
Iniziare la giornata con una colazione che assicuri al bambino il giusto apporto di calorie e nutrienti è importante per migliorare il suo stato di nutrizione e per prevenire l’obesità.
Infatti, saltare la colazione porta a fare pranzi e cene più calorici, che hanno come conseguenza una maggiore probabilità di sviluppare sia il sovrappeso che l’obesità negli anni successivi.
Lo ha ha evidenziato uno studio dell’Università di Porto, in Portogallo. La ricerca ha osservato che iniziare la giornata a stomaco vuoto, per bambini tra i 3 e i 7 anni, comportava un rischio di ben il 17% più elevato di essere in sovrappeso o obesi 3 anni dopo.
Molti studi hanno dimostrato che fare colazione è una sana abitudine che ha un impatto positivo anche sulle performance cognitive e scolastiche e sull’apprendimento.
La colazione ideale deve rappresentare il 15% dell’apporto calorico totale della giornata e coprire il fabbisogno di 3 nutrienti essenziali: carboidrati, proteine e grassi.
Può essere composta da latte o yogurt, accompagnati da pane o biscotti o fette biscottate, anche integrali, oppure da altri prodotti da forno o cereali da colazione. Importante aggiungere alla colazione una porzione di frutta, oppure una spremuta o un frullato se i bambini li preferiscono, occasionalmente un succo di frutta.
La merenda: benefici ed esempi
La merenda, a metà mattina e a metà pomeriggio, permette di evitare che il bambino arrivi ai pasti principali troppo affamato, rischiando di mangiare più del dovuto. Una piccola merenda a metà mattina è importante anche per mantenere costante l’attenzione a scuola.
La merenda dovrebbe fornire tra il 5 e il 10% dell’apporto calorico della giornata.
Una merenda troppo ricca, specie al mattino, non è consigliabile. Risulterebbe infatti impegnativa da digerire e rischierebbe di compromettere l’attenzione e l’apprendimento. In più, dopo una merenda molto abbondante, il bambino avrebbe scarso appetito al pasto successivo e sarebbe quindi portato a mangiare di meno: questo altererebbe il giusto ritmo della sua giornata alimentare.
Naturalmente, è anche importante che la merenda sia adattata allo stile di vita del bambino, più attivo o più sedentario. E’ utile prevedere merende diverse nelle giornate in cui il bambino si dedica solo allo studio e in quelle in cui invece pratica anche sport.
Una buona merenda può essere rappresentata da un pezzetto di parmigiano o uno yogurt con della frutta fresca, oppure da un panino integrale con dell’affettato. Ma può prevedere anche delle piccole gratificazioni, come un dolce o un gelato, saltuariamente e senza eccedere con le porzioni.
E’ importante evitare un consumo eccessivo di prodotti in scatola o conservati e di succhi di frutta, che non sono equivalenti a un frutto: contengono, in genere, una maggiore quantità di zuccheri.
Il pranzo
Il pranzo dovrebbe coprire circa il 35-40% del fabbisogno calorico del bambino, ripartito tra carboidrati, proteine, grassi e fibre.
Più della metà degli studenti della scuola dell’infanzia e della primaria pranzano a mensa.
I menù scolastici, predisposti da professionisti della nutrizione, sono elaborati sulla base dei fabbisogni energetici e nutrizionali (LARN) dei bambini in età prescolare e scolare e seguono le Linee Guida per una sana alimentazione italiana.
Sono quindi equilibrati e costruiti per coprire il 35-40% del fabbisogno di energia giornaliera del bambino. Oltre alla completezza nutrizionale, i menù sono pensati per assicurare la varietà dei cibi proposti.
Per questo, in genere prevedono una rotazione di almeno 4-5 settimane e sono diversificati tra autunno-inverno e primavera-estate.
Le linee guida per l’alimentazione sana a mensa
Il Ministero della Salute ha stilato un documento che contiene una serie di linee di indirizzo nazionale che devono essere rispettate nell’elaborazione dei menù delle mense scolastiche. Ecco i punti fondamentali:
- è importante garantire gli apporti consigliati dai LARN per le diverse fasce di età. Il pranzo deve apportare circa il 35% del fabbisogno di energia giornaliera e il menù deve essere strutturato in modo da fornire circa il 15% di proteine, il 30% di grassi e il 55% di carboidrati.
- I menù devono essere caratterizzati da varietà, stagionalità, qualità nutrizionale ed essere elaborati su almeno 4/5 settimane, per evitare ripetizioni e monotonia.
- I primi piatti devono essere costituiti da cereali (pasta, riso, orzo, mais, ecc.), preparati con ricette diverse e spesso associati a verdure, ortaggi e legumi.
- I secondi piatti devono essere composti da carni bianche e rosse, pesce, salumi, uova, formaggi.
- Ciascun pasto deve prevedere anche un contorno di verdure, pane non addizionato con grassi e a ridotto contenuto di sale, frutta di stagione di almeno tre tipi diversi nell’arco della settimana.
- Come condimento deve essere privilegiato l’olio extravergine di oliva, sia a crudo che in cottura.
- Devono essere previste diete speciali per bambini con intolleranze, allergie, patologie e sostituzioni di alimenti legate a ragioni etico-religiose e culturali.
La cena
Dopo un pranzo completo a scuola, la cena a casa dovrà essere altrettanto completa, coprendo come il pranzo circa il 30% del fabbisogno calorico del bambino.
Nella scelta degli alimenti, è importante tenere conto di quello che il bambino ha mangiato a scuola, per assicurargli un’alimentazione completa e mai monotona.
“Il consiglio per i genitori – suggerisce Lorenzo Traversetti, biologo nutrizionista – è di prevedere una porzione di carboidrati, accompagnandoli con proteine e verdure diverse da quelle che i bambini hanno mangiato a pranzo.
Ogni scuola fornisce i menù per un mese, divisi in 4 settimane, quindi è utile “studiare” il menù di ogni settimana per fare in modo che, a cena, i bambini trovino cibi differenti rispetto a quelli del pranzo”.
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L’alimentazione dei bambini sportivi
Lo sport per i bambini è importantissimo, perché favorisce una crescita e uno sviluppo armonici, non solo dal punto di vista fisico ma anche dal punto di vista psicologico. Aumenta l’agilità e la forza, ma migliora anche l’autostima e il senso di benessere perché favorisce la socializzazione, aiuta a controllare l’ansia, abitua al rispetto delle regole.
Come per le buone abitudini alimentari acquisite da piccoli, che vengono conservate anche da grandi, anche nel caso dello sport un bambino attivo diventerà, molto probabilmente, un adulto attivo. Sarà quindi meno a rischio di sviluppare malattie come ipertensione, ipercolesterolemia, obesità, patologie cardiache, diabete.
Per questo le raccomandazioni internazionali prevedono per bambini e ragazzi almeno 60 minuti al giorno di attività fisica moderata-vigorosa (come camminata veloce, corsa lenta, bicicletta), a cui abbinare, almeno tre volte alla settimana, un’attività fisica vigorosa (come corsa o pedalata veloce) che rinforzi muscoli e scheletro.
Come organizzare la giornata alimentare del bambino sportivo
Nei giorni in cui il bambino fa sport, la sua alimentazione dovrà tenerne conto ed essere riorganizzata nella distribuzione dei nutrienti, soprattutto in relazione alla fascia oraria in cui l’attività sportiva viene praticata, come ci spiega il nutrizionista.
“Se il bambino fa attività fisica nel primo pomeriggio – consiglia Traversetti -, a pranzo dovrà mangiare un quantitativo più alto di carboidrati e più basso di proteine: dopo lo sport, potrà recuperare la quota proteica mangiando, per esempio, un panino con dell’affettato magro come la bresaola o il tacchino.
Se invece il bambino fa sport nella seconda parte del pomeriggio, il pranzo dovrà essere bilanciato, con la giusta quota di carboidrati, proteine e grassi. Prima dell’allenamento potrà essere previsto uno spuntino energetico con una porzione di frutta. Anche la cena dopo lo sport dovrà essere completa di tutti i nutrienti”.
I consigli per educare i bambini al mangiare sano: il ruolo della famiglia
L’ambiente familiare gioca un ruolo essenziale nella costruzione di abitudini alimentari sane. Il bambino osserva i genitori e, istintivamente, imita il loro comportamento, anche a tavola. Allo stesso modo, le “regole” della casa in materia di alimentazione modellano il suo rapporto con il cibo.
Ecco perché è fondamentale che nell’ambiente domestico vengano adottati stili alimentari corretti, in grado di insegnare al bambino l’importanza della sana alimentazione e di invogliarlo a mangiare in modo equilibrato con i giusti stimoli.
Neofobia e selettività: quando il bambino rifiuta il cibo
La neofobia alimentare è il rifiuto di assaggiare e mangiare nuovi cibi e nuovi sapori.
Nel caso dei bambini, questa avversione si manifesta soprattutto nei confronti di frutta e verdura ma anche di carne e pesce e può compromettere la varietà e la qualità della loro alimentazione.
La neofobia alimentare interessa il 20-30% dei bambini: di solito insorge durante lo svezzamento, quando si cominciano a introdurre nuovi alimenti nella dieta, raggiunge un picco tra i 2 e i 6 anni e diminuisce progressivamente negli anni successivi, anche se può accadere che persista anche tra i bambini più grandi o in età adulta, “cronicizzando” una preferenza per i cibi e i piatti noti e il rifiuto di tutte le novità a tavola.
La selettività consiste nella scelta mirata di alcuni alimenti e nel rifiuto di altri.
Anche questo atteggiamento è comune durante l’infanzia ma può persistere anche da adulti. Entrambi questi comportamenti possono condizionare fortemente l’alimentazione, rendendola poco equilibrata e varia e portando anche a gravi disturbi alimentari. Come affrontare queste problematiche?
Mai forzare il bambino
Mai forzare il bambino a mangiare un cibo che ha rifiutato. Davanti a un “no,” è sbagliato insistere o, peggio, costringere: il rischio è quello di ottenere l’effetto opposto, rendendo quell’alimento ancora meno gradito.
L’insistenza, così come il tentativo di distrarre il bambino a tavola per indurlo a mangiare qualcosa che non gli piace, sono comportamenti scorretti e non educativi, correlati con la comparsa di obesità a lungo termine.
Sì a gioco e fantasia in cucina
Meglio riproporre quel cibo in un’altra occasione, magari cucinandolo in modo diverso per provare a renderlo più accattivante: i legumi possono risultare molto più appetibili se presentati sotto forma di polpette invece che in una zuppa. Allo stesso modo, il bambino mangerà più volentieri le verdure abbinate alla pasta, magari camuffate nel sugo, piuttosto che da sole, come contorno.
Un’altra strategia utile è giocare con forme e colori: un’idea è posizionare i cibi nel piatto in modo da dar loro una forma simpatica, come un animaletto, una macchinina o qualsiasi altro oggetto piaccia al bambino. In questo modo li troverà più familiari e “amici” e, di sicuro, li mangerà più volentieri.
“Per abituare il nostro bambino a non rifiutare il cibo – conferma il nutrizionista, Lorenzo Traversetti – la parola chiave è: assaggiare.
Sproniamolo ad assaggiare un singolo alimento e ripetiamo l’assaggio nel tempo: in questo modo, le sue papille gustative si abitueranno a quel sapore e, senza rendersene conto, inizierà a mangiare un cibo che prima rifiutava.
Se questa soluzione non dovesse funzionare, un espediente efficace può essere quello di inserire quell’alimento all’interno di un piatto che il bambino ama, come delle polpette o degli hamburger, o di invitare a pranzo un amichetto che abitualmente lo mangia: la forza dell’esempio lo aiuterà a superare le sue resistenze”.
La porzioni: meglio piccole
E’ importante non servire al bambino porzioni troppo grandi, per non farlo “spaventare” davanti a un piatto abbondante.
Meglio iniziare con una porzione piccola, che apparirà più alla sua portata, e aggiungerne poi una seconda.
Allo stesso modo, è bene non pretendere che il bambino finisca tutto quello che ha nel piatto, sgridandolo o forzandolo quando si mostra sazio. Soprattutto tra i 2 e i 5 anni il piccolo è in una fase di esplorazione di nuovi cibi e nuovi sapori, quindi è importante lasciargli il tempo di adattarsi alla nuova alimentazione.
L’importanza del buon esempio
Il bambino, a casa, impara ad accettare gli alimenti osservando il comportamento dei genitori: dare il buon esempio a tavola è quindi importantissimo per insegnargli a mangiare in modo equilibrato. E’ impossibile, per esempio, pretendere che mangi la verdura se mamma e papà sono i primi a non mangiarla mai.
Altrettanto importante, soprattutto nel caso dei bambini più grandi, è esprimere un giudizio, positivo o negativo, ma sempre motivato, sul loro comportamento a tavola: questo li aiuterà a comprendere cosa è giusto e cosa è sbagliato e contribuirà ad orientarli verso abitudini corrette, disincentivando quelle meno salutari.
No alla monotonia a tavola
Un’alimentazione varia e completa in famiglia abitua il bambino a familiarizzare con i diversi cibi e sapori e lo aiuta a superare le sue resistenze, specie nei confronti di alcuni alimenti, come frutta e verdura, che in questa fascia di età non sono particolarmente amate. Anche cucinare i piatti in modo vario favorisce l’apertura al nuovo e la disponibilità del bambino a sperimentare.
Se invece i genitori, magari per mancanza di tempo o per abitudine, hanno un’alimentazione monotona, basata su una rosa ristretta di cibi e di ricette, il bambino avrà pochi stimoli alimentari e sarà quindi meno disponibile a provare nuovi sapori, alimenti e preparazioni, sia a casa che al di fuori del contesto familiare.
No al “cibo-ricompensa”
Mai usare il cibo come ricompensa, né tanto meno come castigo.
Il cibo è nutrimento, piacere, convivialità, scoperta, ma non deve diventare né il premio per un comportamento corretto, né la punizione per uno sbagliato.
Frasi come “se obbedisci ti do una merendina” trasmettono al bambino un messaggio scorretto, quello che il cibo sia una merce di scambio, non un alleato per stare bene e crescere forti e in salute: questo può condizionare in negativo le sue scelte alimentari. Se la merendina è il premio che riceve quando “fa il bravo”, come potrà accettare un “no” all’ennesima merendina, anche se “ha fatto il bravo”? E se mangiare le verdure è la punizione che riceve quando disobbedisce, potrà mai amarle?
No a divieti rigidi
Anche regole troppo rigide e divieti molto severi rischiano di sortire l’effetto contrario: un cibo “proibito” risulta ancora più appetibile.
Un eccesso di cibi ricchi di zuccheri e grassi non fa bene al bambino, ma continui “no” possono essere controproducenti e aumentare la sua voglia di mangiarli.
Meglio concederli con misura, magari limitandoli ad occasioni speciali, e sensibilizzare il bambino sulle ragioni per cui è bene che non li mangi troppo spesso.
Dalla spesa alla cucina, l’importanza di coinvolgere i più piccoli
Per insegnare ai bambini il corretto stile di vita a tavola, è importante non solo dare il buon esempio ma anche coinvolgerli, nella spesa e nella preparazione dei pasti, magari assaggiando con loro i cibi o i piatti nuovi che proponiamo.
Scrivere insieme la lista delle cose da comprare, preparare con loro il menù della settimana, cercare nuove ricette da provare, assegnare loro il ruolo di piccoli aiuto-chef quando cuciniamo sono tutte piccole strategie per farli sentire più partecipi, e quindi responsabili, delle loro scelte alimentari.
Il nutrizionista Lorenzo Traversetti conferma: “E’ utile cucinare insieme a loro, così potranno osservare e capire come abbinare i diversi ingredienti, ma anche portarli con noi a fare la spesa, così impareranno a scegliere gli alimenti”.
No ai fuori pasto
Il bambino non dovrebbe mangiare al di fuori dei pasti, cioè colazione, pranzo, cena e due spuntini. Ogni concessione al cibo in orari non canonici altera l’equilibrio e il ritmo alimentare della giornata e può tradursi in calorie, grassi e zuccheri in eccesso, soprattutto se il fuori pasto è a base di merendine e snack. Oppure può far sì che il bambino arrivi ai pasti principali con scarso appetito.
E’ importante comprendere le ragioni della richiesta di cibo in orari o momenti diversi dai pasti principali, per correggere gli eventuali comportamenti sbagliati che la scatenano.
Perché il bambino vuole mangiare fuori dai pasti e come intervenire
Spesso, la ricerca di fuori pasto può essere semplicemente la conseguenza di una scarsa alimentazione durante i pasti abituali, dovuta a vari fattori:
- il cibo non piace al bambino: in questo caso è importante educarlo ad assaggiare tutti i sapori.
- Il cibo è cucinato male o servito a temperature sbagliate, troppo fredde o troppo calde: modificare questi fattori lo renderà più appetibile.
- Il bambino è distratto dalla televisione a tavola o è solo, quindi mangia poco per andare subito a giocare. In questo caso, una soluzione è stabilire una regola, che tutti in famiglia dovranno rispettare: niente tv durante i pasti, che rappresentano un momento di condivisione in cui è bello chiacchierare, scambiarsi pensieri e raccontarsi le rispettive giornate. Naturalmente, è anche fondamentale che il bambino impari che, se vuole alzarsi e andare a giocare, prima deve finire di mangiare.
Adottare questi correttivi è importante, perché se il bambino non mangia abbastanza a pranzo o a cena avrà sicuramente fame e chiederà cibo poco dopo, quindi è fondamentale intervenire per far sì che mangi a sufficienza ai pasti principali, prevedendo gli spuntini di metà mattina e metà pomeriggio, ma senza altre eccezioni.
Tv, pc, smartphone e tablet con misura
Televisione, computer, smartphone e tablet sono ormai dei compagni di vita quotidiana dei bambini: sono utili per molti aspetti, ma vanno poco d’accordo con la sana alimentazione.
Passare troppo tempo davanti a tv, pc o cellulare è direttamente correlato ad un consumo eccessivo di cibo, all’obesità e alle patologie metaboliche e cardiovascolari.
Ecco perché, in un’ottica di sana alimentazione, è bene porre dei limiti al tempo trascorso a guardare la televisione o a giocare ai videogiochi e invogliare il bambino a dedicarsi anche ad altre attività più dinamiche e allo sport, magari all’aria aperta.
Alimentazione sana: il ruolo educativo delle mense scolastiche
La mensa rappresenta un’importante opportunità di educazione alimentare per i bambini. Il pasto a scuola, infatti, dà loro la possibilità di conoscere nuovi alimenti e nuovi piatti, stimolando la loro curiosità nei confronti del cibo.
Per rendere i pasti a scuola il più possibile appetibili per i bambini e vincere le loro resistenze nei confronti di cibi sconosciuti o che sono poco abituati a mangiare a casa, il Comitato Tecnico del Ministero della Salute, nelle sue linee guida sulla composizione dei pasti a scuola, ha indicato alcuni principi da seguire:
- caratteristiche sensoriali: i colori, la forma e la composizione di un piatto influiscono positivamente sul suo aspetto e rappresentano per il bambino un incentivo importante a provare cibi nuovi.
- Formulazione del pasto: l’abbinamento di un alimento poco utilizzato con un alimento noto stimola la curiosità e la voglia di sperimentare un nuovo sapore. Ad esempio: un piatto unico composto da verdure, legumi e cereali integrali.
- Coinvolgimento degli alunni nelle proposte alimentari: favorire la partecipazione dei bambini nella costruzione dei menù, con iniziative e metodologie adatte a ogni fascia di età, è un modo per coinvolgerli e per stimolare, così, un atteggiamento propositivo e di apertura verso cibi sconosciuti e novità.
Come invogliare il bambino a mangiare a mensa
Per beneficiare al massimo del ruolo educativo che la mensa svolge, è essenziale anche il contributo della famiglia. E’ importante che i genitori incoraggino il bambino a mangiare a scuola, evitando di avere atteggiamenti critici o denigratori nei confronti dei piatti che vengono proposti oppure di fargli portare il pasto da casa.
Questa chiusura, oltre a rischiare di favorire l’isolamento del bambino rispetto ai compagni, ha come effetto quello di non spronarlo a mangiare cibi e pietanze diverse, perpetuando scelte alimentari selettive e rifiuti.
E’ essenziale che il bambino sia preso per mano e aiutato a vincere la convinzione, che spesso ha, che il cibo della mensa “non è buono come quello di casa”: questo lo aiuterà nella gestione dei pasti a scuola, ma anche in tutti gli altri contesti di vita in cui si troverà a mangiare fuori casa e dovrà inevitabilmente assaggiare cucine e piatti diversi da quelli a cui è abituato.
Educazione al mangiare sano: il ruolo degli insegnanti
Gli insegnanti giocano un ruolo chiave nell’educazione alimentare dei bambini. A scuola sono sempre più diffusi progetti di educazione al mangiare sano che coinvolgono allievi e docenti, adeguatamente formati e con il supporto di personale esperto in materia di nutrizione.
Anche rispetto al pranzo a mensa, gli insegnanti sono alleati importantissimi per aiutare il bambino a superare la sua diffidenza, o il vero e proprio rifiuto, verso cibi e piatti a lui sconosciuti e per invogliarlo a provare ad assaggiarli. Un processo che passa attraverso tanti strumenti:
- valorizzare l’importanza del pasto alla mensa all’interno dei progetti di educazione alimentare avviati a scuola;
- condividere con il bambino il momento del pasto alla mensa, in modo da stimolare, attraverso l’esempio, un atteggiamento positivo verso il cibo consumato a scuola;
- partecipare ad incontri e seminari di educazione alimentare con i genitori, sempre con l’ausilio di personale esperto, per sensibilizzarli sull’importanza del pasto alla mensa e per aiutarli a bilanciare correttamente gli altri pasti della giornata.
L’educazione alimentare come strumento di incontro con le altre culture: la Piramide Alimentare Transculturale
L’educazione alimentare può rappresentare anche un importante strumento di conoscenza e integrazione tra le diverse culture. E’ nata così la Piramide Alimentare Transculturale, uno strumento di educazione alimentare, ideato dalla Società Italiana di Pediatria, con l’obiettivo di far incontrare i principi della dieta mediterranea con i cibi e i piatti delle altre popolazioni che vivono in Italia. Un’iniziativa importante in un contesto scolastico sempre più multiculturale come quello italiano e, anche, un’opportunità per rendere più varia e completa l’alimentazione dei bambini attingendo alle tradizioni culinarie di paesi diversi.
Ecco che allora, oltre a pasta e riso, a tavola possono fare la loro comparsa cereali di origine africana, come teff e sorgo, asiatica, come miglio e grano saraceno, o del Sud America, come quinoa e amaranto. E ancora, verdura e frutta come mango e frutto della passione dall’Africa e germogli di bambù e alghe dall’Asia. Un strumento importantissimo per gli operatori della salute, come i pediatri, ma anche per scuole, insegnanti e famiglie.
Del resto, il cibo è nutrimento ma è anche occasione di convivialità, socialità e conoscenza. Ecco perché un percorso di educazione alimentare per i bambini deve insegnare non solo il valore nutritivo degli alimenti ma anche l’importanza del cibo che unisce.
Fonti:
- CREA (Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), Linee guida per una sana alimentazione 2018.
- SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana), tabelle LARN 2014.
- Ministero della Salute, Iodio e Salute.
- Ministero della Salute, Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica.
- SIP (Società Italiana di Pediatria): la Piramide Alimentare Transculturale.
- Istat, Stili di vita di bambini e ragazzi: report 2019.
- IBDO (Italian Barometer Diabetes Observatory), Obesity Barometer.
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