Sommario
Il DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) dell’American Psychiatric Association definisce l’alcolismo un “disturbo da uso di alcol”. Si intende con questa definizione l’insieme dei disturbi provocati dall’alcol e che portano alla dipendenza dalla sostanza (alcolismo). L’alcolismo dunque è l’insieme dei comportamenti legati all’abuso di alcol, che comportano gravi difficoltà nella sfera relazionale, sociale e personale dell’individuo.
La dipendenza da alcol è una malattia cronica, che dura nel tempo, con un andamento recidivante, e contraddistinta dal desiderio irrefrenabile di bere (detto craving). Per sviluppare una malattia alcolica occorrono almeno 5 anni di bevute eccessive e regolari nel tempo.
Alcolismo: che cos’è
La parola “alcolismo” risale al 1849, quando il medico svedese Magnus Huss definisce per la prima volta la dipendenza da alcol come una malattia.
Nel 1979 l’Organizzazione Mondiale della Sanità propone invece l’espressione “sindrome da dipendenza da alcool” come vera a propria categoria diagnostica. Nel Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) l’alcolismo è invece definito come “uso problematico di alcol”: una vera e propria malattia cronica che può anche condurre al decesso.
L’alcolismo si caratterizza per l’incapacità di astenersi dal bere bevande alcoliche. Infatti, chi ne soffre perde il controllo sulla sua abitudine al bere, sviluppando una forte dipendenza. Poi, nel tempo manifesta alcuni sintomi fisici e psicologici anche gravi. Gli organi più colpiti sono fegato e cervello, ma anche gli altri apparati subiscono danni più o meno severi.
Invece, a livello psicologico, i sintomi da alcolismo si rivelano solitamente con aumento dell’aggressività e alterazione della personalità.
Si può poi evidenziare anche un deterioramento delle capacità cognitive come memoria, attenzione, capacità di concentrazione, problem solving, ecc. che ha un impatto negativo nella vita di relazione, in famiglia e sul lavoro.
Infine, in gravidanza, l’abuso di alcol può danneggiare seriamente lo sviluppo del feto (Sindrome alcolico fetale).
L’alcol è quindi uno dei principali fattori di rischio per la salute ed è la terza causa di mortalità precoce e di malattia in Europa (la prima negli uomini tra i 15 e i 29 anni).
Che cos’è l’alcol?
È una sostanza tossica per l’organismo e potenzialmente cancerogena. Induce una dipendenza superiore rispetto alle sostanze di abuso più note. Per i ragazzi con meno di 16 anni, gli anziani e le donne, l’alcol ha effetti più pesanti sull’organismo per una ridotta capacità di metabolizzazione.
L’alcol apporta circa 7 calorie per grammo, ma non è una sostanza nutritiva. Anzi, il suo consumo non solo non è utile al corpo ma crea danni diretti alle cellule, soprattutto nel fegato e nel cervello.
Alcohol prevention day
In Italia l’Osservatorio nazionale alcol (ONA) realizza varie iniziative di informazione e promozione della salute e di contrasto all’alcolismo.
Infatti, l’Alcohol Prevention Day è organizzato ogni anno ad aprile, per favorire il dibattito scientifico, fornire nuovi strumenti e materiali informativi, supportare una cultura della prevenzione da consolidare a livello sociale e istituzionale.
Come agisce l’alcol nell’organismo
L’alcol agisce soprattutto sul sistema nervoso centrale, provocando euforia (a basse dosi) e depressione (a dosi più elevate). È assorbito rapidamente dallo stomaco (70%) e dalla prima parte dell’intestino (20%), mentre solo il 5% arriva al colon.
La velocità di assorbimento dipende dalla quantità e dalla presenza di cibi grassi nello stomaco (che ne rallentano l’assorbimento). A digiuno, infatti, occorre circa un’ora, mentre a stomaco pieno ci vogliono dalle due alle sei ore.
Una parte delle molecole di alcol è degradata già dalla mucosa gastrica, il resto, invece, raggiunge fegato e cervello.
Il fegato impiega un’ora per degradare 7 g di alcol e utilizza due enzimi: l’alcol deidrogenasi (che trasforma l’alcol in acetaldeide) e l’acetaldeide deidrogenasi (che trasforma l’acetaldeide in anidride carbonica e acqua). L’acetaldeide è una sostanza tossica per l’organismo, quindi deve essere trasformata velocemente.
L’alcol non “digerito” dal fegato, attraverso il sangue, circola nel resto del corpo e, arrivando al cervello, agisce sul sistema nervoso, causando quindi disordine nel pensiero e nel coordinamento motorio.
In particolare, interferisce nell’azione delle cellule nervose, soprattutto a livello dei neurotrasmettitori (le sostanze fondamentali per il passaggio degli impulsi nervosi).
Se assunto a basse dosi, l’alcol rafforza l’azione dei neurotrasmettitori provocando euforia. Invece, a dosi più alte, si ha un effetto inibitorio e quindi uno stato depressivo.
Una parte dell’alcol (tra il 5 e il 10%) è invece eliminata con:
- sudore
- urine
- espirazione.
L’alcol espirato è proporzionale alla sua concentrazione nel sangue ed è su questo parametro che si basa l’etilometro, usato dalle forze dell’ordine per riscontrare lo stato di ebbrezza di un automobilista.
È noto che le donne sopportano meno l’alcol, infatti la loro capacità di degradare l’alcol a livello dello stomaco e del fegato è ridotta rispetto all’uomo.
Alcolismo: alcuni dati statistici
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2019 in Italia il 13,4% degli uomini e il 6,2% delle donne con un’età maggiore degli 11 anni (più di 3 milioni di persone) ha esagerato quotidianamente nel consumo di bevande alcoliche.
Tra le abitudini più dannose c’è il consumo di alcol a stomaco vuoto, effettuato dal 40,8% degli uomini e dal 21% delle donne. In tutto sono circa 17 milioni di persone, con un’età compresa tra i 18 e i 44 anni (dato in aumento).
Un’altra pratica sempre più diffusa, soprattutto tra i giovani, è il binge drinking, cioè l’assunzione occasionale di grandi quantità di alcol (più di 6 bicchieri di bibite alcoliche), lontano dai pasti, fino all’ubriachezza.
Sempre nel 2019, il 10,8% degli uomini e il 3,5% delle donne, con più di 11 anni, hanno praticato il binge drinking. Le percentuali aumentano nell’adolescenza e raggiungono i valori massimi tra i 18-24enni (20,6% dei maschi e 11% delle femmine), per poi diminuire con l’anzianità.
Infine, tra gli incidenti stradali, nell’8,7% dei casi il conducente era in stato di ebbrezza. Secondo i dati del 2019 della Polizia stradale e Carabinieri, in totale sono stati 5.117 gli incidenti stradali in cui uno degli automobilisti era in stato di ebbrezza, su un totale di 58.872 incidenti.
Invece, nel mondo, secondo l’OMS il consumo medio giornaliero di alcolici è di 33 grammi di alcol al giorno, equivalenti circa a 2 bicchieri (da 150 ml) di vino, una bottiglia di birra grande (750 ml) o due bicchierini (da 40 ml) di super alcolici. Più di un quarto (27%) dei giovani tra i 15 e i 19 anni consuma alcolici.
Nel 2016, inoltre, il consumo eccessivo di alcol ha causato più di 3 milioni di morti (il 5,3% di tutti i decessi), in prevalenza uomini.
Infine, in Europa ogni anno i costi sociali associati alla mortalità da alcol (195 mila decessi) ammontano a circa 125 miliardi di euro (l’1,3 % del Pil europeo).
Come misurare il consumo di alcol
Per indicare il consumo di alcol e i limiti da non oltrepassare, si può usare come parametro il “bicchiere standard”.
Generalmente un bicchiere standard corrisponde a circa 10-12 grammi di alcol che corrispondono a:
- un bicchiere standard di vino (12°, 125 ml)
- una lattina di birra (4,5°, 330 ml)
- un aperitivo (18°, 80 ml)
- un bicchierino di superalcolico (36°, 40 ml).
Si può considerare:
- Consumo moderato o a basso rischio: se il consumo di alcol giornaliero è di circa 24 g per gli uomini e 12 g per le donne.
- Consumo ad alto rischio e dannoso: secondo l’OMS, un consumo quotidiano di più di 20 g di alcol per le donne e più 40 g per gli uomini può diventare rischioso per la salute. Diventa invece dannoso se l’alcol causa all’organismo dei danni fisici o psichici e si assumono più di 40 g di alcol per le donne e più di 60 g per gli uomini.
- Dipendenza da alcol: sono tutte quelle manifestazioni fisiologiche, comportamentali e cognitive che denotano quanto bere alcolici diventa prioritario rispetto ad altro.
Alcolismo: cause e fattori di rischio
Nonostante i numerosi studi, non è semplice individuare le cause dell’alcolismo. Alcune ricerche hanno evidenziato che il rischio di alcolismo è più alto in persone con un genitore alcolista. Tuttavia la predisposizione genetica all’alcolismo è ancora da dimostrare con evidenze scientifiche validate. Si può, invece, affermare che può esserci una familiarità nell’abuso di alcol.
Anche le ricerche su quali personalità sono particolarmente a rischio di alcolismo, non hanno ottenuto risultati definiti. Infatti, perché è l’alcol che modifica la personalità dell’alcolista ed è quindi difficile verificare un collegamento con la persona che era prima. In altre parole, non è possibile stabilire se una persona con certe caratteristiche sia più o meno predisposta di un’altra a diventare alcolista.
Le persone che bevono troppo poi sono molto diverse tra loro. Infatti, cambia:
- tipo di bevanda alcolica
- aspetto psicologico
- caratteristiche fisiche
- storia personale
- relazioni sociali.
Ciò che hanno in comune è la tendenza a negare a se stessi e agli altri la dipendenza da alcol e la convinzione di poter smettere in ogni momento.
Quindi, non esiste una singola causa che determina l’alcolismo. Contano certamente fattori sociali, come una storia familiare di alcolismo, aspetti personali (stress o difficoltà ad affrontare le situazioni faticose o problematiche della vita) e l’influenza dell’ambiente e delle amicizie o del partner.
Principali fattori di rischio
Sono diverse le condizioni che possono favorire l’alcolismo, tra queste:
- Sesso: gli uomini sono colpiti molto più delle donne.
- Età: chi inizia a bere da adolescente è più a rischio di diventare alcolista e di sviluppare malattie alcol-correlate.
- Storia familiare: chi ha uno o entrambi i genitori alcolisti (o un partner o amici con problemi di alcol) è più a rischio di alcolismo.
- Presenza di malattie psichiatriche: la depressione in particolare, è molto comune negli alcolisti.
- Stile di vita molto stressante.
- Bassa autostima.
Danni da alcolismo: effetti sul cervello e sul fisico
Gli effetti dell’alcolismo causano conseguenze gravi su tutto l’organismo, sia a livello fisico, sia psicologico e nella sfera sociale e relazionale. Ricordiamo, infatti, che l’alcol è una sostanza tossica per il corpo.
Secondo i dati dell’OMS, l’alcol è il terzo fattore di rischio per la salute nel mondo, dopo il fumo e l’ipertensione arteriosa. I danni fisici causati dall’abuso di alcol, infatti, comprendono non poche patologie, acute o croniche, dette alcol-correlate. Malattie cardiovascolari o patologie croniche, come la cirrosi epatica o tumori del fegato, sono ai primi posti come cause di morte o di disabilità.
Danni fisici da alcolismo
È certamente il fegato, l’organo che più di tutti metabolizza l’alcol, a subire i danni più gravi.
Ma anche altri organi o strutture anatomiche sono danneggiati dall’alcol, che può causare patologie come:
- gastriti e ulcere gastriche (stomaco)
- ulcera duodenale (intestino)
- cirrosi epatica e neoplasie (fegato)
- pancreatite (pancreas)
- diabete
- ipertensione e cardiopatie (apparato cardiovascolare)
- disturbi del sistema nervoso (con sintomi motori come dolore a braccia e gambe, mancanza di coordinazione e deficit cognitivi)
- disturbi psicologici (depressione, alterazione del pensiero e dell’autocontrollo)
- problemi sessuali
- malattie muscolari
- cancro all’esofago o alla bocca
- malnutrizione (l’alcol riduce il senso di fame causando deficit nutrizionali e carenze vitaminiche).
I decessi per alcolismo sono più di 30.000 in Italia, non solo per le patologie alcol-correlate come la cirrosi epatica, ma anche per gli incidenti stradali e il suicidio.
Poi, chi abusa di alcol è soggetto a infortuni, conflitti familiari (che possono sfociare anche in violenza domestica) e perdita del lavoro. Inoltre, l’aspettativa media di vita si riduce di almeno 12 anni rispetto alla popolazione generale.
È bene ricordare anche gli effetti negativi in gravidanza, con aumento del rischio di aborto, parto prematuro e basso peso alla nascita.
Effetti dell’alcol sul cervello e sulla psiche
Gli effetti dell’alcol sul cervello possono essere sia di attivazione che di inibizione dei circuiti neuronali.
Se ingerito a basse dosi, può attivare le aree del cervello deputate al piacere. Ma aumentando la quantità, l’effetto è depressogeno, cioè causa depressione con effetti analoghi ai farmaci sedativi. In altre parole, l’alcol inibisce l’attività dei neurotrasmettitori, rallentando l’attività cerebrale.
In particolare, l’alcol ha effetti sui recettori per il GABA (acido gamma-aminobutirrico) e quelli per il glutammato.
Sono due neurotrasmettitori deputati all’attività cerebrale inibitoria (GABA) ed eccitatoria (glutammato). L’aumento quindi dell’attività del GABA provoca l’effetto sedativo tipico dell’alcol, mentre l’alterazione dell’attività del glutammato può avere ripercussioni sulle funzioni cognitive.
Quindi, le conseguenze dirette sono:
- deficit di apprendimento
- alterata capacità di giudizio
- riduzione dell’autocontrollo.
I danni cerebrali si manifestano nel medio-lungo periodo a carico dei processi cerebrali legati all’attenzione e alla concentrazione, a breve termine, alla memoria e alla capacità di problem solving.
Si tratta tuttavia di effetti (evidenziabili con le tecniche di neuroimaging) in parte reversibili se si smette di bere, anche se alcuni danni organici sono permanenti in caso di alcolismo cronico.
Perfino la carenza vitaminica, tipica dell’alcolismo, può avere serie conseguenze sul cervello. Infatti, un deficit di vitamina B1 può causare la sindrome di Wernicke-Korsakoff. È una patologia costituita da due sindromi diverse:
- Encefalopatia di Wernicke, con sintomi come confusione mentale, paralisi dei nervi oculomotori, alterazione della coordinazione muscolare e della deambulazione.
- Psicosi di Korsakoff, caratterizzata da deficit anche gravi di apprendimento e di memoria.
Le conseguenze dell’alcolismo sono rilevanti anche a livello della psiche, poiché si verifica una progressiva perdita della capacità di giudizio e l’alterazione della personalità. L’alcolista, infatti, inizia a isolarsi e a scansare ogni responsabilità, a trascurare la cura di se stesso, entrando in un circolo di autodistruzione.
Sintomi e diagnosi di alcolismo
L’alcolismo è definito dal DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders dell’American Psychiatric Association) un “disturbo del comportamento in cui può sfociare una modalità patologica di consumo di bevande alcoliche che compromette le attività sociali, professionali del soggetto”.
Per eseguire una diagnosi di alcolismo è necessaria la presenza di almeno 3 dei seguenti sintomi per circa un anno.
- Bisogno di aumentare il consumo di alcolici per sentirsi bene.
- Sintomi di astinenza (tremore alle mani o alle palpebre, sudorazione, nausea o vomito, astenia, stati di ansia, depressione o irritabilità, allucinazioni momentanee, cefalea, insonnia, convulsioni, ecc.) e assunzione di alcol per ridurre i sintomi.
- Bere alcol per periodi prolungati o in quantità maggiori rispetto al previsto.
- Desiderio di smettere o di ridurre il consumo alcolico senza successo (dipendenza).
- Spendere molto tempo per procurarsi l’alcol, bere e riprendersi dagli effetti dell’ubriachezza.
- Eliminare o ridurre le attività sociali o lavorative a causa dell’uso di alcol.
- Uso continuativo di bevande alcoliche, nonostante la consapevolezza di avere un problema, fisico e psicologico, causato dall’abuso di alcol.
In altre parole, l’alcolista:
- Perde il controllo sul bere, non è più capace di fermarsi quando inizia.
- Ha un desiderio intenso e incontrollabile di bere quando è a disagio, triste o in preda all’ansia.
- Prova un senso di vergogna, colpa e disgusto per sé stesso, soprattutto dopo una sbornia, ma poco dopo torna a bere.
- Ha bisogno di bere per fare qualsiasi cosa: lavorare, uscire di casa, affrontare la vita quotidiana.
- I rapporti con il partner, i familiari e i colleghi di lavoro sono compromessi.
- Trova ogni scusa per giustificare il bere (“ho avuto una giornata difficile”, “controllo bene l’alcol e bevo solo in compagnia”, ecc.).
Strumenti per la diagnosi di alcolismo
L’iter diagnostico, soprattutto per identificare le patologie alcol-correlate, per l’alcolismo prevede:
- accurata anamnesi anche familiare
- uso di questionari e test specifici
- esami del sangue e strumentali.
Sono aspetti che vanno valutati complessivamente, poiché nessuno dei singoli elementi è sufficiente per porre una diagnosi di alcolismo.
Test diagnostici per l’alcolismo
Esistono dei questionari che aiutano il medico a capire se un soggetto è affetto da alcolismo. I più usati sono:
- MAST (Michigan Alcoholism Screening Test)
- CAGE (Cut-down, Annoyed, Guilty, Eye-opener)
- TACE (Take, Annoyed, Cut-down, Eye-opener).
Il test CAGE è uno dei più utilizzati e consiste in quattro semplici domande da usare durante il colloquio con l’alcolista o i suoi familiari.
- Ha mai sentito la necessità di ridurre (C = cut down) il bere?
- E’ mai stato infastidito (A = annoyed) da critiche sul suo modo di bere?
- Ha mai provato disagio o senso di colpa (G = guilty) per il suo modo di bere?
- Ha mai bevuto alcolici appena alzato (E = eye opener)?
Una sola risposta positiva al test può indurre a un sospetto di alcolismo negli adolescenti, ma non negli adulti. Invece, due risposte positive segnalano un’alta probabilità di alcolismo. Tre risposte positive bastano per una diagnosi di alcolismo.
Esami del sangue e markers di alcolismo
Servono principalmente per verificare la presenza di danni al fegato. Si tratta di esami del sangue e sono, nello specifico:
- Gamma-GT: è un valore che aumenta in caso di consumo recente di bevande alcoliche e si normalizza dopo 4-5 settimane di astensione. Serve anche a verificare la funzionalità epatica.
- MCV (volume globulare medio): serve a verificare l’aumento di volume dei globuli rossi, tipico in circa il 90% degli alcolisti. Nell’alcolismo, infatti, c’è una diretta conseguenza dell’azione tossica dell’acetaldeide e dell’interferenza dell’alcol sull’assorbimento intestinale di acido folico e vitamina B12.
- GOT (AST) e GPT (ALT): sono transaminasi i cui livelli sono alti negli alcolisti e servono per determinare la presenza di un danno al fegato.
- CDT (transferrina carente di carboidrati), evidenzia un abuso cronico di alcol. Aumenta, infatti, in caso di consumo quotidiano di alcol superiore ai 60 g.
- Alcolemia: serve per misurare la quantità di alcol nel sangue.
Alcolismo cronico e dipendenza da alcol
I quadri clinici più gravi sono quelli che presentano una vera e propria dipendenza fisica, che si manifesta con sintomi d’astinenza riducendo o eliminando il consumo di alcol.
I segni tipici dell’astinenza alcolica come abbiamo visto sono: iperattività del sistema nervoso autonomo (con sudorazione e aumento della frequenza cardiaca e respiratoria), tremore delle mani, nausea e vomito, insonnia, allucinazioni, ansia e agitazione psicomotoria.
Solitamente la sintomatologia da astinenza si presenta dopo 4-12 ore dalla riduzione o eliminazione del consumo di alcol, raggiunge un picco il secondo giorno di astinenza, per poi migliorare con il passare dei giorni.
L’unica condizione pericolosa è il delirium tremens, con un tasso di mortalità di circa il 20%.
Il consumo di alcol e quello di tabacco sono strettamente legati tra loro. Chi assume alcol solitamente sviluppa anche l’abitudine di fumare e viceversa. Per questo motivo esiste una relazione evidente tra abuso di alcol e tumore ai polmoni.
Come riconoscere la dipendenza da alcol
Come riconoscere un alcolista e poi convincerlo a smettere? Sono le domande che si pongono i familiari di un alcolista quando iniziano ad avere i primi sospetti. Riconoscere un problema di alcolismo non è facile, i sintomi possono essere diversi tra le persone. Tuttavia ci sono alcuni comportamenti indicativi di alcolismo.
Per prima cosa l’alcolista tende a minimizzare il problema e dichiara con sicurezza che può smettere quando vuole, quindi non è conscio della sua dipendenza.
Infatti, molti abusatori di alcol hanno scoperto di avere un problema a causa dei contraccolpi fisici dovuti alle patologie alcol-correlate.
Se un familiare o un amico riconosce alcuni dei sintomi tipici (alterazioni dell’umore, difficoltà di concentrazione, inaffidabilità e distrazione, malessere, ecc.), la prima cosa che può fare, magari avvalendosi di un consiglio specialistico, è tentare di far prendere coscienza del problema all’amico o familiare.
Successivamente, è importante dare ascolto, attenzione e appoggio, per arrivare a convincerlo a contattare un centro specializzato nella cura della dipendenza da alcol.
Astinenza da alcol e delirium tremens
L’astinenza da alcol o Sindrome da astinenza alcolica solitamente è composta da 4 fasi: tremori, convulsioni, allucinazioni e delirium tremens.
- Prima fase: tremori delle gambe e delle mani, ansia e agitazione.
- Seconda fase: convulsioni che coinvolgono tutto il corpo e perdita di conoscenza.
- Terza fase: compaiono allucinazioni visive, tattili o uditive (l’alcolista vede piccoli insetti e vermi che camminano sulle pareti della stanza e sulla sua pelle).
- Quarta fase: delirium tremens. È la reazione del corpo alla privazione di alcol. Si manifesta fino al 25% degli alcolisti in astinenza, dai 3 ai 10 giorni dopo aver smesso di assumere alcol. Il soggetto è vigile ma confuso, in preda all’agitazione, suda molto e presenta allucinazioni, tachicardia e ipertensione. È necessario intervenire prontamente poiché per un soggetto su tre il delirium tremens porta al decesso.
Un altro quadro sintomatologico da astinenza da alcol è la chetoacidosi alcolica. Si manifesta dai 2 ai 4 giorni dopo aver smesso di bere e di mangiare (solitamente per la gastrite o la pancreatite). Il soggetto presenta nausea, vomito, dolori addominali, è disidratato e ha un alito particolare (odore di mele marce).
Accade soprattutto quando l’alcolista ha consumato le sue scorte di carboidrati, è disidratato ed è costretto a bruciare grassi e proteine, per recuperare le energie vitali, che producono i corpi chetonici.
Complicanze e malattie alcol-correlate
Le patologie correlate all’alcolismo sono davvero tante: più di 200, tra cui 14 tipi di tumori, soprattutto dell’apparato digerente.
Gli organi maggiormente colpiti e le relative malattie sono:
- Fegato: steatosi (fegato grasso), epatite alcolica (infiammazione cronica del fegato); cirrosi (malattia irreversibile che consiste nella formazione di cicatrici fibrose che rendono difficile il fluire del sangue all’interno del fegato), cancro del fegato.
- Apparato digerente: gastrite (infiammazione dello stomaco) e ulcere gastriche; esofagite (infiammazione dell’esofago); pancreatite (infiammazione del pancreas) e pancreatite cronica (con alterata sintesi di enzimi digestivi e di ormoni prodotti dal pancreas), cancro dell’esofago e dello stomaco.
- Cuore: cardiomiopatia alcolica (con scompenso cardiaco e aritmie); ipertensione arteriosa e rischio di ictus.
- Apparato genitale: disfunzione erettile e, nelle donne, alterazioni del ciclo mestruale; maggiore rischio di cancro del seno. Con la riduzione dei freni inibitori poi può provocare promiscuità sessuale e aumento del rischio di contrarre infezioni sessualmente trasmesse.
- Occhi: nistagmo (movimenti rapidi e incontrollati degli occhi) e paralisi dei muscoli oculari (da deficit di vitamina B1).
- Sistema nervoso: neuropatia periferica (riduzione della sensibilità e comparsa di formicolii a carico degli arti), perdita della memoria, atrofia cerebellare, encefalopatia di Korsakoff (una forma di demenza da alcolismo), allucinazioni, stato confusionale, convulsioni.
- Sistema immunitario: riduzione delle difese immunitarie con maggiore vulnerabilità alle infezioni.
- Morte violenta: per incidenti stradali, annegamento e suicidio.
- Gravidanza: sindrome feto-alcolica (dimorfismi facciali, basso peso alla nascita, parti prematuri, ritardo nell’accrescimento, anomalie nello sviluppo del sistema nervoso centrale).
Principali malattie alcol-correlate
Epatopatia alcolica
A causa dell’inibizione dei processi metabolici di ossidazione lipidica, causata dall’etanolo presente nell’alcol, si verifica un accumulo di grasso nel fegato. Se si abusa di alcol, l’alterazione è irreversibile e può evolvere in epatiti e cirrosi. I livelli di alcol assunto e la durata del consumo di bevande alcoliche sono i principali fattori di rischio.
Per gli uomini la soglia “di non ritorno” è di 60-80 g di alcol al giorno per almeno 10 anni (con una mortalità tra i 35 e i 69 anni); per le donne 20-40 grammi.
Malattie cardiovascolari
Secondo alcuni studi, un consumo regolare di basse dosi di alcol (un bicchiere al giorno) durante i pasti riduce il rischio di patologie cardiovascolari e di ictus ischemico (morte di una parte del tessuto cerebrale dovuta a un insufficiente apporto di sangue e ossigeno al cervello causato dal blocco di un’arteria).
Tuttavia il rischio di ictus aumenta nei bevitori moderati. Con più di due bicchieri al giorno (o con l’assunzione irregolare di alte dosi di alcol) cresce anche il rischio di:
- cardiopatia
- aritmie
- ipertensione.
In particolare, il consumo eccessivo ma occasionale di alcol è un importante fattore di rischio per l’ictus nei giovani e negli adolescenti (circa 1-5 ictus in soggetti con età inferiore a 40 anni sono alcol-correlati).
Tumori
A livello internazionale, l’alcol è considerato una sostanza cancerogena a tutti gli effetti. La cirrosi epatica alcolica è, infatti, la porta di ingresso del cancro al fegato.
Inoltre, sia negli uomini, sia nelle donne, l’abuso di alcol aumenta anche il rischio di cancro del cavo orale, della faringe, dello stomaco e dell’intestino.
Disturbi neuropsichiatrici
Questi disturbi associati all’uso eccessivo di bevande alcoliche (che oltre alla dipendenza comportano depressione, ansia, psicosi, abuso di altre droghe e danno cerebrale) difficilmente causano la morte, ma certamente determinano disabilità con deficit cognitivi, perdita di memoria, scarso orientamento visuo-spaziale, disturbi dell’umore, depressione e suicidio.
Infatti, l’alcolismo è uno dei più importanti fattori di rischio per il suicidio.
Alcolismo giovanile
Secondo i dati Istat, l’assunzione di alcol è notevolmente aumentata tra i giovani. Sarebbero circa 300mila i maschi e più di 160mila le femmine (di età compresa tra i 14 e i 17 anni) a rischio alcolismo, sia perché bevitori abituali di bevande ad alta gradazione alcolica, sia perché più vulnerabili agli effetti fisici e psichici dell’alcol.
In Italia, l’età del primo approccio con l’alcol si sta abbassando, passando dai 15 anni ai 12. Si tratta di un dato preoccupante poiché l’organismo di un giovane di 11-15 anni non è ancora in grado di metabolizzare l’alcol (accade dai 20 anni in su), quindi i rischi di sviluppare patologie alcol-correlate sono altissimi.
L’etanolo poi è una sostanza altamente tossica per l’organismo, specie per quello di un giovane. In altre parole, se l’alcol non è metabolizzato, circola per un tempo più lungo nel corpo e in maggiore quantità rispetto a un adulto.
Ciò provoca effetti negativi sull’organismo e sui vari organi (tra cui il cervello, il cui sviluppo si conclude verso i 21 anni), ostacolando il loro sviluppo funzionale.
Ad esempio, assumendo alte quantità di alcol si distruggono irreversibilmente nel nostro cervello circa 100.000 neuroni.
Il consumo di alcol fra i giovani è dunque un fenomeno sempre più preoccupante e in espansione, in Italia e all’estero.
Poi, la modalità di bere è sempre più orientata verso il binge-drinking, cioè assumere alte dosi di alcol in singole occasioni, il più delle volte fuori pasto.
Il binge drinking non somiglia alla classica “sbronza” del sabato sera, ma è più simile alla bulimia: si beve alcol in breve tempo fino allo sfinimento.
“Far parte del gruppo”
Il più delle volte è in famiglia che il giovane inizia a bere, con un consumo minimo e considerato sicuro, cioè un po’ di vino durante i pasti.
Ma nei tanti locali per giovani l’offerta di alcol sotto forma di cocktail, birre e superalcolici è molto vasta e stimola la curiosità del ragazzo e la sua voglia di trasgressione, soprattutto insieme agli altri della sua età.
Quindi, bere diventa una specie di rito di iniziazione per sentirsi e sembrare grandi agli occhi del gruppo.
Giovani e adolescenti bevono soprattutto il weekend per rilassarsi e raggiungere uno stato di eccitazione, soprattutto nelle feste, per divertirsi. Bere quindi per “sballarsi” vuol dire cercare nell’alcol uno stato di euforia, benessere e disinibizione da mostrare al gruppo.
Ciò che conta non è cosa si beve, ma la gradazione alcolica che permette di raggiungere in poco tempo l’effetto desiderato. Tra l’altro l’alcol è una droga (poiché genera dipendenza) socialmente accettata e di facile reperibilità, basta andare in un supermercato.
Recentemente poi nei centri per le dipendenze giovanili, si è registrato un aumento di “poli-tossicomania” in cui il consumo di alcol si associa all’uso di altre droghe.
Alcolismo in gravidanza e sindrome alcolica fetale
La sindrome alcolico fetale è la più grave delle patologie del feto causate dal consumo di alcol in gravidanza. Può determinare aborto spontaneo, parto prematuro e basso peso alla nascita. In Occidente la prevalenza è di 0,5-3 casi per 1.000 nati vivi.
I fattori di rischio correlati ai danni prenatali sono:
- quantità di alcol consumato durante la gravidanza
- consumo cronico o occasionale
- interazione con altre sostanze (tabacco, droghe, medicinali)
- predisposizione genetica
- condizioni sociali della madre.
Se una donna incinta assume regolarmente alcol, l’acetaldeide (prodotto della metabolizzazione dell’alcol) arriva direttamente nel sangue del feto attraverso la placenta. Il feto non è in grado di metabolizzare l’alcol, quindi è totalmente esposto ai suoi effetti dannosi. Perciò, le conseguenze dell’abuso di alcol per il neonato possono essere molto gravi.
- Deficit della crescita pre e/o postnatale.
- Anomalie cranio-facciali.
- Disfunzioni del sistema nervoso centrale, con disturbi neurologici e cognitivo-comportamentali (iperattività, deficit di attenzione, difficoltà di apprendimento, ritardo mentale).
È necessario informare correttamente le donne in gravidanza e i loro partner sui rischi dell’alcol per il bambino. Anzi sarebbe opportuno rinunciare del tutto all’alcol durante la gestazione.
È anche raccomandabile l’uso di un contraccettivo efficace per le donne sessualmente attive che abusano di bibite alcoliche. Infatti, potrebbero restare incinte e non accorgersene per diverse settimane.
Con un consumo di più di 7 bibite alcoliche a settimana (o almeno 80 g di alcol al giorno), la donna rischia di far nascere un bambino con gravi deficit intellettivi. Ma il pericolo è presente anche in caso di assunzioni sporadiche di alte dosi di alcol.
Alcolismo e sessualità
È credenza comune che l’alcool sia afrodisiaco. Questo perché ci sono molti falsi miti da sfatare e perché non si conosce l’effetto inibitorio dell’alcol sul cervello. Un effetto che aumenta proporzionatamente alla quantità di alcol nel sangue.
È vero che a basse dosi l’alcool inibisce i centri del cervello che regolano la paura, riducendo lo stato di ansia e aumentando temporaneamente la libido, soprattutto nelle persone più timide.
Tuttavia, con l’aumento del livello di alcol nel sangue l’effetto inibitorio modifica il comportamento del soggetto, compresa la reazione sessuale. Quindi, se l’alcol fino a un certo punto facilita il desiderio, nello stesso tempo interferisce con la risposta sessuale, che si esprime con una temporanea impotenza negli uomini.
Questo per quanto riguarda però un consumo occasionale e a basse-medie dosi di alcol. Un abuso di alcol regolare, invece, compromette l’intera sfera della sessualità, provocando anche danni irreversibili.
Nella cultura occidentale alcool e sesso sono spesso associati e la capacità di “reggerne” alti quantitativi è spesso sinonimo di virilità.
Nella realtà, invece, gli uomini che abusano di alcol possono andare incontro a problemi di:
- sterilità
- impotenza
- perdita dei caratteri sessuali maschili secondari (peli, tessuto muscolare).
Nelle donne, invece, possono verificarsi sterilità e alterazione del ciclo mestruale.
Prognosi e decorso
Tutto dipende dalla volontà del soggetto di uscire dalla dipendenza da alcol e dalla consapevolezza di quanto l’abuso di alcol sia nocivo alla sua vita sotto ogni aspetto (familiare, sociale, professionale, relazionale).
È anche dimostrato scientificamente che i danni associati all’alcolismo possono essere in gran parte reversibili. Quindi, ridurre il consumo di alcol produce benefici sicuri sulla salute.
Anche nelle patologie croniche come la cirrosi epatica, nonostante il rischio causato da assunzione prolungata di alcol, smettere di bere consente un rapido miglioramento delle condizioni fisiche e una notevole riduzione dei decessi.
Poi, i giovani che diminuiscono drasticamente il consumo di alcol abbassano di molto il rischio di sviluppare malattie alcol-correlate.
La causa più comune di morte negli alcolisti è comunque associata alle conseguenze delle patologie alcol-correlate, in particolare le complicazioni cardiovascolari, ma è molto alto anche il tasso di suicidi negli alcolisti cronici.
Anche tra i giovani che abusano di alcol il suicidio è molto comune (circa il 25% dei casi).
Trattamenti: come uscire dall’alcolismo?
L’obiettivo del trattamento, che sia farmacologico o psicologico, è portare l’alcolista a smettere di bere.
Solitamente il trattamento è gestito dai Servizi di alcologia delle ASL di riferimento, in cui opera un’equipe multidisciplinare (medici, psicologi, assistenti sociali, educatori, infermieri) che prende in carico il soggetto alcol dipendente, coinvolgendo anche specialisti in caso di patologie correlate (gastroenterologi, psichiatri ecc.).
Nei casi più gravi, può essere necessario il ricovero in ospedale per la disintossicazione e per gestire l’astinenza alcolica o la chetoacidosi.
Il soggetto è idratato per via endovenosa e assume benzodiazepine fino alla scomparsa dei sintomi di astinenza.
Si somministrano anche vitamine del gruppo B, la cui carenza può provocare gravi complicanze neurologiche, folati ed elettroliti (magnesio, potassio, calcio).
Successivamente, l’alcolista è invitato a seguire dei programmi di riabilitazione presso centri specializzati per la cura da dipendenza da alcol. Il supporto di una psicoterapia individuale o di gruppo è, infatti, fondamentale.
Per contrastare il pericolo di recidive, molto alto nell’alcolismo, si utilizza anche un approccio farmacologico che prevede l’uso di farmaci come:
- Disulfiram (che interferisce con il metabolismo dell’alcol, provocando nausea e malessere se si assume alcol oltre il farmaco)
- Naltrexone
- Metadoxina
- Alcuni tipi di antidepressivi.
Come prevenire le “ricadute”
Dopo aver seguito un programma riabilitativo, l’alcolista può sentire il bisogno di tornare a bere. Per questo motivo è importante:
- Non tenere in casa bevande alcoliche.
- Evitare le situazioni sociali in cui si consuma alcol (ad esempio andare in birreria con gli amici).
- Frequentare un gruppo di auto-aiuto come gli Alcolisti Anonimi.
- Assumere i farmaci prescritti e sottoporsi con regolarità al follow up con lo psicologo/psichiatra (il tasso di recidive in assenza di un supporto medico si aggira sul 50-60%)
- Condurre uno stile di vita salutare, fare esercizio fisico e seguire una sana alimentazione.
Psicoterapia
È molto importante per l’alcolista seguire un percorso psicoterapeutico per uscire dalla dipendenza da alcol. Ma è solo dopo un certo periodo di astinenza che si aiuta il soggetto a capire quanto è importante smettere di bere e il ruolo che l’alcol ha avuto nella sua vita.
Evitare l’uso di alcolici è un momento molto difficile per l’alcolista, perché l’alcol è sempre stato l’elemento gratificante della sua vita. Sarà compito dello psicoterapeuta contenere i momenti di ansia e depressione, rafforzando l’autostima e l’equilibrio psichico del soggetto. L’obiettivo è restare sobri e sviluppare nuove strategie per affrontare le difficoltà della vita.
Terapia di gruppo
È la forma più usata per affrontare l’alcolismo. In questo tipo di trattamento occorre rispettare alcuni principi.
- Il gruppo deve essere composto soltanto da alcolisti.
- Bisogna affrontare il problema da ogni angolazione.
- Il sostegno reciproco tra i membri del gruppo e le relazioni interpersonali che si stabiliscono sono un grande aiuto per l’alcolista e facilitano la crescita individuale.
Gli Alcolisti Anonimi
Alcolisti Anonimi è un’associazione di auto-aiuto, presente in più di 160 Paesi, che aiuta chiunque abbia problemi di dipendenza da alcol. Nasce negli Stati Uniti nel 1935 da due alcolisti, un agente di borsa di Wall Street e un medico chirurgo dell’Ohio, che condividendo le loro esperienze e aiutandosi a vicenda riuscivano a tenersi lontani dall’alcol.
In quest’associazione, un ex alcolista, per restare sobrio ed evitare le ricadute, aiuta un altro alcolista ad uscire dalla dipendenza, partendo dalla sua esperienza.
Grazie alle riunioni periodiche, le difficoltà si affrontano in gruppo, si parla delle proprie esperienze e si segue il programma di recupero chiamato “metodo dei 12 passi”.
Solitamente chi si rivolge ad Alcolisti Anonimi fa fatica a considerarsi un alcolista. Tende più che altro a valutarsi un forte bevitore, ma è cosciente di avere un problema con l’alcol.
Frequentando le riunioni e ascoltando i racconti degli altri, inizia a sentirsi meno solo, a fidarsi e a essere più consapevole della propria condizione. Comprende che quello che considerava un vizio, in realtà è una malattia che può migliorare smettendo di bere. Ma l’idea di non bere più è angosciante, c’è la paura di rinunciare a ciò che lo ha aiutato e sostenuto finora ad affrontare la vita.
Per fronteggiare la sua paura, il gruppo lo aiuta a porsi piccoli obiettivi, come per esempio non bere per 24 ore, poi per altre 24, ecc. È importante evitare il “primo bicchiere”, quello che innesca il comportamento compulsivo e la perdita di controllo. Grazie al sostegno delle persone del gruppo, l’alcolista inizia a pensare di potercela fare, a conquistare sicurezza, come i suoi nuovi compagni che non bevono più e nonostante questo riescono a vivere serenamente.
Fonti
- Dossier alcol: guadagnare salute, Ministero della Salute.
- Alcolismo info.
- Istituto Europeo Dipendenza.
- Alcolismo e dintorni, A. Longo
- Guida utile all’identificazione e alla diagnosi dei problemi alcol-correlati, Ministero della Salute.
- Alcolisti anonimi Italia.
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