La meditazione occidentale, o Mindfulness, deriva dalla pratica buddhista e dallo yoga. In qualunque forma, il praticante deve rimanere isolato, seduto e a occhi chiusi, per potersi concentrare. In genere, la meditazione fa focalizzare sugli atti del respiro, per liberare la mente da pensieri negativi.
Infatti, ruminare le stesse idee ostili, in continuazione e in modo meccanico, e giudicare queste e sé stessi procura sofferenza. La Mindfulness viene proposta per eliminare le abitudini di pensiero e le emozioni connesse che impediscono una visione serena.
Con la meditazione, viene disinstallato il prepotente “pilota automatico”, che domina la mente, e si raggiunge la consapevolezza. Riconoscendo sé stessi e la realtà del presente, la sofferenza se ne va, sostituita da tranquillità e gioia.
I 7 pilastri su cui si basa questa disciplina occidentale sono: astensione dal giudizio, pazienza, mente fanciulla o del principiante, fiducia, non pretendere risultati, accettazione e lasciare andare.
Comunque la meditazione occidentale è utile in caso di nevrosi, disturbi alimentari, postumi di traumi scioccanti e per migliorarsi. A volte la pratica viene sopravvalutata e i suoi esiti esagerati, mentre per alcuni è controproducente in quanto iperattivi mentalmente.
Mindfulness: che cos’è
E’ la versione occidentale e attualizzata di pratiche meditative orientali, soprattutto del Buddhismo e dello Yoga.
Nella pratica formale, il soggetto medita a casa, appartato e in silenzio, seduto per terra a gambe incrociate o su una sedia. Mentre, nella pratica informale, si può meditare in qualsiasi luogo, per esempio sui mezzi pubblici.
Fatta con regolarità e impegno, può essere un supporto per le terapie psichiatriche e non. Infatti, la meditazione, secondo alcuni, può servire nelle malattie cardiovascolari, nell’asma, nell’artrite e nella cefalea.
La Mindfulness è stata formalizzata nel 1979 dal biologo Jon Kabat-Zinn dell’Università del Massachussets. Tuttavia, la meditazione occidentale non è una religione né una filosofia e nemmeno un metodo di ipnosi. Inoltre, la mindfulness può migliorare l’umore e l’impostazione di vita di tutti, anche dei bambini.
Chi è John Kabat-Zinn
In Occidente, il primo ad occuparsi di meditazione, mutuata da quella buddhista, fu il biologo Jon Kabat-Zinn dell’Università del Massachussets.
A partire dal 1979, il ricercatore ha messo a punto la pratica meditativa, rivolta a casi clinici.
Secondo Kabat-Zinn, la metodica poteva essere un’alternativa per rimediare a stress e altri problemi psicologici. Per la terapia mente-corpo, il biologo ha dovuto modificare la tecnica buddhista per renderla adatta e ben accetta alla cultura occidentale.
Perciò, fin dagli inizi, ha perso valori spirituali e morali per trasformarsi in pratica di consapevolezza, verso l’attenzione del presente.
Come funziona
Come in Oriente, la meditazione occidentale richiede l’esercizio quotidiano e costante. Il praticante deve isolarsi, in un ambiente tranquillo, e concentrarsi su qualcosa, un gesto o il respiro.
Lo scopo è il distacco dai pensieri negativi che affollano la mente e che provocano disagi, come lo stress. Infatti, l’ossessiva riflessione sulle stesse idee ostili sarebbe la causa di problemi psicologici, in particolare di depressione e ansia.
Le emozioni sgradevoli sono collegate anche all’autocritica e alla valutazione interiore dei pensieri, che devono essere abbandonate.
Nei sofferenti, la mente rumina in continuazione i pensieri, che nascono senza volontà del soggetto, ma in modo meccanico.
L’attenzione dell’individuo è rivolta a passato e futuro, perché il presente non è ritenuto accettabile. In un circolo vizioso, gli sforzi per evitare le sofferenze ne procurano altre e la persona finisce per identificarsi nei suoi pensieri.

Mindfulness: che cosa non è
Quindi la pratica occidentale non può intendersi come un ritiro dei sensi, al contrario di Pratyahara, uno dei principi comportamentali yoga. Priva di connotati spirituali e filosofici, a differenza del Buddhismo, la Mindfulness non è una religione o una scuola di pensiero. Le pratiche di meditazione orientali sono nate all’interno di un contesto religioso.
Buddhismo e simili avevano come scopo una forma di crescita spirituale, di esperienza trascendentale o di trasformazione personale.
Invece, la Mindfulness risulta efficace indipendentemente dal credo religioso o dalla cultura del paziente.
La meditazione occidentale non è uno stato mentale bensì è un modo di essere, pensare e agire. Infatti chi pratica riesce a cambiare il suo modo di affrontare e vivere la realtà quotidiana. Non è una tecnica di rilassamento profondo, in quanto tra le sue sensazioni piacevoli, non c’è la distensione totale.
All’opposto, se durante l’esercizio prevalesse il relax, l’interessato potrebbe peggiorare la sua condizione. La Mindfulness non è nemmeno un sistema di autoipnosi che fa andare in trance.
La Mindfulness non viene inclusa tra le psicoterapie, ma è considerata un rinforzo ad esse.

A cosa serve la mindfulness: tutti i benefici
La pratica può contribuire a ridurre ansia, depressione e stati psicologici anomali. Anche le persone non affette da disturbi della psiche possono usufruire della meditazione per migliorare l’approccio con la vita.
Altro vantaggio offerto dalla Mindfulness è la riduzione dello stress perché induce alla calma e al distacco dalle emozioni negative.
Meditazione per curare i disturbi alimentari
L’esercizio costante si rivela uno strumento efficace nei disturbi alimentari dato che induce a saper mangiare con consapevolezza.
Riuscendo a capire quando la fame è reale, si impara a consumare cibo solo al bisogno e non per ansia o voracità. In genere la distrazione, collegata alla ridda di pensieri che occupano la mente, fa assumere alimenti senza un’effettiva esigenza.
Anche la tentazione di riempire i vuoti affettivi e di reggere le emozioni con il cibo viene meno con la Mindfulness. Dunque la meditazione può intervenire nei disturbi alimentari, riequilibrando il rapporto con il cibo e la promessa di felicità.
I protocolli sviluppati in campo medico sono numerosi e diversi, a seconda del trattamento psicologico implicato.
L’intervento tramite la meditazione può servire negli attacchi di panico e nei disturbi lievi di personalità.
Resilienza psicologica
Può aumentare la cosiddetta resilienza psicologica nei confronti dei fatti della vita. Infatti, i giovani con comportamenti atipici e le persone provate da eventi scioccanti possono migliorare con la pratica meditativa.
Migliorare l’autostima
La scarsa stima di sé, l’autoaccusa e il biasimo verso sé stessi sono meccanismi presenti in molte patologie psichiatriche. Il continuo perpetuarsi di condizioni avverse contro il proprio essere espone alla caduta dell’umore, con apatia e depressione. Invece la meditazione, con la comparsa della consapevolezza, educa all’attenzione verso questi meccanismi.
Così il soggetto può difendersi da essi, perché depone queste armi e diventa amico di sé stesso, ritrovando il buonumore. La conoscenza di sé e l’accoglimento del presente, ottenuti con la Mindfulness, sono utili a tutti per vivere con pienezza e serenità.
Anche distaccarsi da fattori effimeri e da idee preconcette è un aiuto contro sbalzi d’umore ed episodi di tristezza.
Consapevolezza
La meditazione fa raggiungere la consapevolezza, ovvero l’attenzione al “qui e ora”, e la curiosità sul momento contingente. Durante la pratica, la persona si accorge delle proprie percezioni fisse e limitanti, causa di apprensione.
La Mindfulness libera dai vecchi automatismi di routine che non fanno sentire, pensare e agire in prima persona.
All’interno della mente, le abitudini di pensiero non consapevoli sono disfunzionali al benessere. Ad esempio, il fatto di dare sempre la precedenza alle cose urgenti risulta stressante.
Con la meditazione, la mente diventa lucida e calma e sono ristrutturate le modalità di:
- Percezione.
- Pensiero.
- Emozione.
- Reazione.
Così, nel caso citato, la priorità verrà data finalmente alle cose importanti, senza affanni.
Benessere psicologico
Con la disciplina occidentale, viene annullato il giudizio sui pensieri negativi e la concentrazione è portata sul presente.
Disattiva il nostro “pilota automatico”, fatto di schemi automatizzati con cui si affronta la realtà. In balìa di questo “conduttore”, la mente vaga senza posa e le reazioni alle situazioni della vita non sono consapevoli ma mediate. Con il meccanismo automatico, le decisioni di una persona dipendono dai suoi schemi mentali.
Invece meditando, ci si svincola dal pilota automatico e si arriva al controllo del proprio stato mentale.
Osservando con calma la mente, anche l’attenzione diventa equanime, non giudicante né reattiva. Le emozioni vengono accettate e il presente e i pensieri negativi accolti, come esperienze proprie dell’esistenza.
Il risultato è il passaggio da uno stato di sofferenza a uno di benessere, attraverso la conoscenza dei processi della mente.
Riduzione dello stress
Il protocollo mindfulness è stato formalizzato da Kabat-Zinn soprattutto per ridurre lo stress.
In seguito, la tecnica è stata adattata ad altre condizioni di malessere, come quella per i disturbi alimentari, tra cui il sovrappeso. Nel consumo compulsivo di cibo è bene diventare consapevoli dell’atto di mangiare in continuazione, tanto, in fretta, senza fame e senza piacere.
In alcune patologie psicologiche, come la nevrosi, la Mindfulness si è dimostrata importante per la qualità di vita dei pazienti. Anche in caso di eventi traumatici, quali un lutto, la post-gravidanza o incidenti, la pratica può aiutare a superare il periodo negativo.
Questa meditazione può avere risvolti positivi anche per chi non manifesta particolari problemi psicologici ma vuole migliorarsi.
Mindfulness e produttività
In ambito del lavoro, della società e della scuola, la meditazione può avere una funzione educativa e comportamentale. Alcuni corsi di formazione aziendale e scolastica, come quelli di Assomensana, inseriscono la meditazione nel programma.
Infatti, la pratica può agire favorevolmente sull’umore, sui rapporti interpersonali e sulle prestazioni intellettuali.
Benefici per i bambini
In particolare, i bambini con l’apposita Mindfulness, più breve e facile, diventano consapevoli di sé stessi e di ciò che li circonda.
I futuri adulti, meditando, imparano a dominare lo stress, a socializzare con gli altri piccoli e ad essere più ottimisti.
Particolarmente rilevante il fatto che la meditazione riesce a ridurre gli atteggiamenti anomali dei bambini iperattivi, affetti da DDAI (disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività)

Come funziona la Mindfulness: tecnica meditativa
Come la meditazione orientale si basa su principi, però di stampo religioso, anche quella occidentale ne presenta 7 pratici.
I pilastri su cui poggia la Mindfulness servono al praticante anche per impostare la vita, con una visione serena e un orizzonte più ampio.
I 7 pilastri possono dare benefici di tipo fisiologico.
1 – Non giudizio
Per aprirsi a un atteggiamento non giudicante è fondamentale rendersi conto come, costantemente, la nostra mente sia portata a giudicare ogni nostra esperienza.
Il non-giudizio, invece, ci permette di osservare la realtà per quella che è, senza il bisogno di etichettarla con espressioni come “mi piace o non mi piace”, “giusto o sbagliato”, “buono o cattivo”.
Le nostre idee e convinzioni, in questo modo, lasciano spazio all’osservazione di ciò che accade in modo immediato, nella loro essenza e non per come le immaginiamo o le desideriamo.
“Spegnere” per un po’ la tendenza a giudicare ci permette di vivere il momento presente con maggiore equilibrio e serenità.
2 – Pazienza
Nella meditazione, così come nella vita, una delle maggiori difficoltà che ci troviamo ad affrontare è la mancanza di tempo.
L’attesa non è facile da gestire e spesso ci porta ad agitarci e pretendere di accelerare il corso degli eventi. La pazienza, invece, è una forma di saggezza che nasce dall’accettazione del corso naturale della vita, con la consapevolezza che ogni cosa ha un suo tempo, una maturazione da raggiungere.
È importante quindi prendersi cura di tale consapevolezza affinché possa crescere e dare i suoi frutti. Tutto parte da un piccolo seme che, grazie alla cura, al coraggio, all’amore e alla pazienza, arriva a maturazione.
3 – Mente del principiante
È il modo per restare recettivi e aperti a nuove esperienze, evitando di farci influenzare da aspettative e pregiudizi.
La mente del principiante è quella del bambino, capace di aprirsi al mondo e agli altri con curiosità. Nessun momento della vita, infatti, è uguale all’altro, quindi è da cogliere in tutta la sua unicità, osservando ogni cosa e ogni momento della vita come se fosse la prima volta.
4 – Fiducia
Avere fiducia vuol dire riconoscere l’importanza della propria esperienza e delle proprie sensazioni. Spesso è più facile cercare aiuto all’esterno invece di fidarsi della propria intuizione e giudizio.
In questo modo, però, non diamo il giusto valore e non ascoltiamo ciò che sentiamo. La fiducia è anche non rinunciare alla condivisione con gli altri, è saper cogliere l’opportunità di esplorare ogni cambiamento che la vita ci pone davanti, imparando ad ascoltare sia noi stessi, sia gli altri.
5 – Non cercare risultati
In genere siamo abituati a eseguire un’attività per raggiungere uno scopo preciso. La pratica meditativa, invece, ci insegna il “non fare”.
È la possibilità di attivare un nuovo modo di rapportarsi a sé stessi e alla realtà, in cui l’obiettivo non è più cercare un risultato a ogni costo, ma semplicemente essere.
Il consiglio quindi è non fare nulla, ma restare consapevoli su ciò che viviamo momento dopo momento.
6 – Accettazione
Vuol dire imparare a prendere le cose per come sono nel presente. Invece, ciò che siamo portati a fare è disperdere le nostre energie per tentare di negare, cambiare il corso degli eventi o aspetti di noi stessi.
In questo modo si alimenta un circolo vizioso che ci fa vedere soltanto la parte vuota del bicchiere. Un atteggiamento non giudicante ci consente, invece, di vivere la compresenza di elementi sia positivi, sia negativi, accettandoli come parte dell’esperienza.
7 – Lasciare andare
L’attaccamento rispetto a ciò che ci accade o a ciò che desideriamo spesso ha su di noi l’effetto opposto. Aggrapparsi a pensieri ed emozioni apre la porta della sofferenza a causa delle nostre fissazioni e fragilità.
Osservando il flusso della mente, infatti, è possibile accorgersi di avere, da una parte, emozioni e pensieri che vorremmo trattenere, e dall’altra, che vorremmo evitare.
Abbandonare l’illusione di poter controllare ogni cosa, rimuginando e tormentandoci, ci permette, invece, di osservare e vivere l’esperienza per quella che è.
Come si pratica la mindfulness
Pratica formale
Questa pratica, detta “formale”, può essere eseguita a casa, una volta imparato il procedimento da personale qualificato.
L’allenamento di meditazione deve essere fatto con costanza, ogni giorno, preferibilmente di mattina.
All’inizio il principiante può dedicare alla pratica 10 minuti, ma poi gradualmente deve protrarla per almeno 20 minuti. In luogo appartato, in penombra e silenzioso, il praticante si isola e si dispone a occhi chiusi, per aprire la mente.
L’interessato può sedersi per terra a gambe incrociate, sopra un cuscino, oppure su una sedia, a busto eretto. In questa posizione, il praticante deve prendere atto solo della respirazione, concentrandosi sui movimenti dell’addome. Seguendo inspirazione ed espirazione, l’interessato raggiunge la consapevolezza del suo respiro.
Da qui, chi medita passa ad essere consapevole di sé, delle proprie emozioni, dei propri pensieri e della realtà.
Pratica informale
Invece per la pratica “informale”, il soggetto può meditare ovunque e in ogni momento della giornata: al lavoro, sui mezzi pubblici, ai giardini, ecc.
Anche l’oggetto su cui concentrarsi è libero e quindi può essere una scelta individuale.
Spesso si ricorre a una parola, o “mantra”, che evoca la calma, da ripetere ogni volta che si espira. Alcuni puntano l’attenzione su un quadro, altri su un particolare di un paesaggio e altri ancora sul cibo o sulla musica.
In questi casi, si fanno confluire le sensazioni di più sensi, sempre al fine di diventare consapevoli dell’attimo in corso. Chi è focalizzato, momento per momento, evita l’accumulo dei pensieri ed elimina la carica di stress.
Sapendo cosa si sta facendo nell’istante presente, viene spento il “pilota automatico” che è prepotente e prende spazio mentale.
Così invece di convogliare l’attenzione sui pensieri “pilotati”, si riesce a concentrarsi su quelli più importanti e reali. Al termine della seduta, il soggetto deve aprire gli occhi lentamente e alzarsi senza fretta.
Esercizi di Mindfulness
Per sperimentare i benefici della consapevolezza è necessario sperimentare questa pratica per almeno 15 minuti al giorno, 5 giorni alla settimana per circa 4 settimane. Di seguito alcuni semplici esercizi.
Respirazione consapevole: sedersi rilassati con la schiena dritta, chiudere gli occhi e concentrarsi sul respiro. Osservare come si inspira ed espira focalizzandosi sul respiro, come l’aria entra dalle narici, espande la pancia per poi uscire dalla bocca. Sono respiri lenti e profondi.
Esercizio sulla gratitudine: dopo aver conquistato uno stato di benessere e rilassamento con la respirazione, dire a se stessi “per questo … io sono grato”; ricordare le persone care ed esprimere gratitudine. Ringraziare per tutto ciò che fa parte della nostra vita.
Io allo specchio: respirando lentamente guardarsi allo specchio ed osservare attentamente il proprio viso e l’espressione. Poi pensare a una persona amata e osservare come cambia il volto. Conservare l’emozione appena vissuta e ripensare all’amore che si ha ogni volta che si devono affrontare situazioni difficili.

Le applicazioni della Mindfulness
La Mindfulness è, come abbiamo visto, una pratica basata sulla meditazione. È un allenamento vero e proprio basato su esercizi che riguardano il corpo e l’attenzione. L’obiettivo finale è coltivare l’abitudine alla consapevolezza per raggiungere uno stato mentale più predisposto alla serenità.
È certamente utile nella vita quotidiana, soprattutto se si soffre di particolari condizioni psicologiche o malattie e disturbi che influiscono negativamente sul benessere emotivo.
La pratica della Mindfulness, quindi, è l’ideale per ridurre il livello di stress e tenere sotto controllo le emozioni negative.
Tra le diverse applicazioni, accanto a quella originaria per il controllo dello stress (Mindfulness Based Stress Reduction) si è poi sviluppato un orizzonte più ampio di ciò che è chiamato Mindfulness Based Interventions (MBIs).
Ci sono caratteristiche comuni a questi interventi: la pratica meditativa, il gruppo, la responsabilità individuale, l’impegno richiesto e l’orientamento indirizzato non soltanto al conseguimento di un risultato.
Mindfulness Based Cognitive Therapy
Tra quelli più diffusi c’è la Mindfulness Based Cognitive Therapy, validato anche scientificamente. Altri tipi sono:
- Mindfulness-Based Relapse Prevention per le dipendenze.
- Based Eating Awarness Training.
- Based Childbirth and Parenting.
- Based Elder Care.
- Programma Mindfulness-Based Relationship Enhancement.
Nello specifico, la Mindfulness Based Cognitive Therapy è un approccio adatto in particolare per gli stati depressivi.
Infatti, una persona che ha sofferto di depressione corre il rischio di un nuovo episodio depressivo perché, quando l’umore diventa particolarmente negativo, tende a riattivare automaticamente pensieri, emozioni e sensazioni che caratterizzavano il periodo di sofferenza.
Quindi lo scopo della Based Cognitive Therapy è aiutare a realizzare un cambiamento profondo nella relazione con i pensieri, emozioni e sensazioni fisiche che possono comportare possibili ricadute.
Lavora sull’attenzione e la consapevolezza, focalizzandosi sui processi di pensiero invece che sul contenuto. Lo scopo non è escludere dalla mente le sensazioni negative, ma evitare che si stabilizzino quando si presentano.
Mindfulness in gravidanza
La gravidanza è un momento molto delicato nella vita di una donna che affronta cambiamenti sia fisici che mentali. Il corpo, infatti, si trasforma di mese in mese per accogliere e far crescere il proprio bambino, mentre non sono poche le paure e incertezze sul futuro. L’ansia è una fidata compagna di questo periodo ed è normale, ma non bisogna farsi sopraffare.
Può essere un ottimo strumento per affrontare con maggiore consapevolezza e serenità la gestazione e arrivare più preparate al parto. Aiuta ad avere la consapevolezza di ciò che sta accadendo nel presente, nel qui e ora.
Sono quindi diversi i benefici della Mindfulness in gravidanza:
- Abbassa il livello di stress, migliorando anche l’umore e il sonno.
- Riduce il dolore pelvico.
- Aiuta ad accettare il cambiamento e a concentrarsi sul momento presente.
- Può prevenire la depressione post partum.
- Insegna a respirare. La respirazione diventa consapevole e profonda e aiuterà a restare calme durante il parto.
- Favorisce la relazione con il bambino. Vivere la gravidanza con maggiore serenità e consapevolezza è già un modo per prendersi cura del nascituro in modo positivo.
È indicata a tutte le future mamme ed è un percorso efficace per favorire una maggiore consapevolezza delle sensazioni, emozioni e dei pensieri che possono sorgere in questi mesi.
Attraverso la consapevolezza e l’accettazione sarà possibile trovare il giusto approccio per gestire con positività i cambiamenti e i timori che la gravidanza comporta.
Il tempo ideale da dedicare alla Mindfulness sarebbero 20 minuti, ma possono bastare anche 5 minuti tutti i giorni. La regolarità è molto importante per beneficiare degli effetti di questa pratica.

Mindfulness in età evolutiva
E’ indicata anche in età evolutiva. In questa fascia di età, è meglio iniziare con esercizi semplici che servono ad aumentare la consapevolezza del corpo e dei movimenti, concentrandosi sul respiro, sulle sensazioni del passaggio dell’aria nelle narici o nel ventre, ma per un tempo non troppo lungo.
Gli studi dimostrano che ha effetti significativi su diversi disturbi dell’età evolutiva come ansia, depressione, disturbi dell’attenzione e del comportamento, anche alimentare.
Nel corso dell’adolescenza, le nuove esperienze relazionali e il cambiamento del corpo e della psiche possono generare confusione e stress. Quindi la Mindfulness può favorire la consapevolezza del proprio vissuto e sviluppare un atteggiamento di accettazione, privo di giudizio. Il ragazzo sperimenta cioè un contatto diverso con le proprie emozioni e con quelle dell’altro, sviluppando pertanto l’empatia e imparando a gestire stress ed emozioni negative.
Praticare Mindfulness in questa età può dunque migliorare la qualità di vita e la salute mentale in bambini e in ragazzi in fase di sviluppo e aiuta a considerare il momento presente come un’occasione da vivere pienamente, accettando il vissuto e le esperienze del qui e ora senza giudicarle ed etichettarle se risultano spiacevoli e imparando a rilassarsi anziché controllarle, ascoltandole invece di respingerle.
Mindfulness: limiti
Un certo marketing esagerato può spingere la pratica per diffonderla il più possibile, suggestionando il pubblico. Infatti, l’efficacia della meditazione può risultare enfatizzata mentre in alcuni casi si attesta al 30%.
Mindfulness, yoga, meditazione buddhista o training autogeno possono non implicare grandi differenze nei risultati.
Soprattutto se la meditazione occidentale viene effettuata solo per un’ora a settimana, e non con regolare assiduità, gli effetti sono irrisori. Inoltre, la meditazione occidentale non fa per tutti. A dimostrazione di questo, nei corsi di Assomensana, il 60% dei soggetti aderisce alla pratica, ma il 40% la rifiuta.
Le persone che si autoselezionano e non seguono il corso sono quelle più attivate e accelerate dal punto di vista cerebrale. Quindi la Mindfulness è controindicata in questi casi non ben predisposti ad essa.
Controversa è poi la connotazione della Mindfulness come terza generazione della Terapia Cognitiva.
Alla pratica viene contestato di aver preso spunto da antiche discipline meditative, ma in modo limitato e senza aderire ad esse.
Per alcuni specialisti, detti incorporazionisti, la meditazione dovrebbe essere inclusa in un trattamento psicologico più completo. Tuttavia, questa scuola di pensiero critico si oppone all’altra degli psicoterapeuti radicali che ritengono invece la Mindfulness innovativa e autosufficiente.
Filosofia e storia della Mindfulness
Punti di contatto con la filosofia orientale
La derivazione della Mindfulness dalle pratiche dell’Oriente è evidente già dal termine inglese che traduce la parola in sanscrito “sati”. Il significato allargato è “memoria del presente” e “consapevolezza mentale”, come indicano i precetti orientali.
In effetti, la tradizione buddhista ritiene che “sati” sia la facoltà da allenare per ridurre i dolori esistenziali.
Secondo i buddhisti, l’uomo soffre perché ha la falsa concezione di un io individuale, sempre presente e causa di tormento.
Per rimediare agli sbagli della mente, il soggetto deve modificare non la realtà ma sé stesso, a livello psicologico. L’equilibrio delle emozioni e il benessere si raggiungono abbandonando l’illusione dell’io individuale, grazie agli insegnamenti di Buddha o Dharma.
Nella disciplina, seguita dai monaci tibetani, vengono indicati i fattori mentali che permettono di capire l’essenza di ogni esperienza di vita:
- Fiducia.
- Aspirazione.
- Discriminazione.
- Consapevolezza.
Testi di filosofia buddhista arrivati fino a noi, come la Vishuddimagga, spiegano l’antica disciplina da cui ha preso il via la Mindfulness. Oltre che in India, la consapevolezza veniva considerata importante anche in altri territori, dalla Cina alla Grecia, circa 2600 anni fa. Ad essa, si sono ispirati probabilmente il monoteismo di Zarathustra, in Persia, e il Confucianesimo e il Taoismo, in Cina.
Anche i profeti ebraici in Palestina e i filosofi in Grecia hanno perseguito la lucidità mentale, libera da condizionamenti automatici. Lo stesso yoga ha tra le sue pratiche anche la meditazione che, con la contemplazione, fa allontanare dal tunnel dei pensieri costrittivi. L’antica disciplina indiana, codificata nel 600 a.C., prevede il controllo di passioni e desideri, grazie a quello del respiro e a determinate posizioni.
Con la consulenza di Rosanna Ercole Mellone, divulgatrice della nutrizione e Giuseppe Alfredo Iannoccari, neuropsicologo, presidente di Assomensana no profit e docente all’Università Statale di Milano.
Fonte


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