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Il fegato ingrossato è una condizione, non una malattia. Da cosa dipende? Nei bambini le cause possono essere malattie genetiche; in generale, disturbi epatici (infezioni, tumori, intossicazioni da farmaci o integratori, fegato grasso, calcoli), cardiovascolari o infettivi (da parassiti, protozoi o virus, come nel caso della mononucleosi). I maggiori fattori di rischio sono obesità, abuso di alcol e fumo.
I sintomi sono diversi: dolore al fianco destro, gonfiore, febbre, macchie sulla pelle, ittero (pelle e occhi gialli), vomito, fiato corto.
Se durante la visita, il medico rileva il fegato ingrossato al tatto, a seconda dei casi prescrive analisi del sangue (fra cui globuli bianchi, piastrine, ferritina, bilirubina, transaminasi) o altri esami. Quando il problema di base è trattabile con successo, si può guarire, anche se i tempi di recupero sono variabili.
Cosa mangiare? Occorre seguire un’alimentazione leggera: fra gli alimenti consigliati nella dieta, frutta e verdura e cereali integrali. Invece, fra gli alimenti da evitare quelli di origine animale, i dolci, le bibite gassate e l’alcol.
Cos’è il fegato ingrossato o epatomegalia
E’ una condizione nella quale le dimensioni del fegato sono maggiori rispetto al normale, tanto da essere considerate patologiche.
Non è una malattia vera e propria, ma è correlata a patologie che interessano il fegato, altri organi (ad esempio il cuore) o interi sistemi (fra questi il sistema immunitario e quello cardiocircolatorio).
Il termine scientifico usato per indicare questa condizione è epatomegalia, un vocabolo che deriva dalla fusione di due termini del greco antico e che significa “fegato grosso”.
Questo organo può aumentare di dimensioni a causa di un’infiammazione, un’infezione (che può dare luogo alla formazione di cisti), per la presenza di una massa tumorale oppure per un’alterazione del sistema immunitario.
L’epatomegalia non deve essere confusa con la steatosi epatica. Infatti, un fegato grosso non significa necessariamente fegato grasso, anche se spesso le due condizioni sono copresenti.
A chi rivolgersi? Lo specialista che ha le competenze per formulare una diagnosi e stabilire eventuali ulteriori esami e una terapia è l’epatologo. Ma, a seconda del tipo di problema che ha causato l’ingrossamento, potrebbe essere opportuno contattare anche un oncologo, un cardiologo, un dietologo o un nutrizionista.
Invece, quando sia fegato che milza sono ingrossati si parla di epatosplenomegalia.
Sintomi del fegato ingrossato
In genere l’aumento delle dimensioni del fegato non dà segni di sé e viene scoperto nel corso di esami effettuati per altre ragioni.
Il fegato grosso fa male? Se l’ingrossamento è stato rapido e importante, può comparire una sensazione di fastidio nell’area addominale superiore destra, sotto le costole, la zona dove è localizzato il fegato. Può essere presente dolore all’altezza del fianco destro, che si manifesta o si acuisce alla palpazione.
Alcune persone con epatomegalia avvertono un vero e proprio peso nella regione del fegato.
Altri sintomi correlati sono:
- Sensazione di debolezza e affaticamento.
- Perdita di peso.
- Gonfiore addominale.
- Difficoltà di digestione.
Se l’epatomegalia è dovuta ad una malattia epatica, si possono associare ittero, perdita dell’appetito, nausea e vomito, urine scure e prurito generalizzato accompagnato dalla comparsa di macchie rosse simili a quelle di un’orticaria.
Fegato ingrossato e fiato corto: cosa può essere? Quando questa condizione è dovuta alla riduzione di efficienza del sistema cardiovascolare (scompenso cardiaco), si manifesta con gonfiore agli arti inferiori e ai piedi, affaticamento e, nei casi più seri, difficoltà respiratorie.
Quando preoccuparsi: quali sono i sintomi da non trascurare? Se ti è stato diagnosticato un ingrossamento del fegato è sempre opportuno che ti rivolga ad un medico per scoprirne la causa.
Ricorda di recarti al Pronto Soccorso se avverti:
- Dolore addominale particolarmente intenso.
- Febbre.
- Ittero.
- Difficoltà a respirare.
L’epatomegalia può manifestarsi a qualunque età, ma è più frequente dai 50 anni in su. Invece, nei bambini è quasi sempre provocata da malattie genetiche ereditarie o obesità.
Cause dell’epatomegalia
L’epatomegalia è spesso il segno che il fegato non sta lavorando come dovrebbe.
Può essere presente alla nascita, e allora si parla di epatomegalia congenita (dovuta prevalentemente a cause ereditarie), o rappresentare la conseguenza di condizioni che impattano direttamente o indirettamente su quest’organo.
Può trattarsi di patologie epatiche, come le epatiti (virali o da intossicazione), la steatosi, la presenza di calcoli biliari, la steatoepatite alcolica, la cirrosi epatica e i tumori, sia benigni (emangioma, adenoma) che maligni (carcinoma epatico).
Inoltre, sono coinvolte alcune patologie genetiche che provocano l’accumulo nell’organo di elementi di vario tipo:
- Rame (malattia di Wilson).
- Ferro (emocromatosi).
- Proteine (amiloidosi).
L’aumento di dimensioni può essere correlato alla formazione di cisti o ascessi conseguenza di infezioni batteriche (brucellosi), da parassita (echinococcosi, malattia di Chagas) o protozoo (toxoplasmosi, malaria, amebiasi).
Ma anche a infezioni virali sistemiche come COVID-19 e la mononucleosi, che comporta febbre, astenia e un ingrossamento generale di tutti i linfonodi.
Possono avere un ruolo nell’aumento di dimensioni del fegato alcune tipologie di tumore extra-epatico:
- Leucemie.
- Linfomi e metastasi di tumori che sono cresciuti in altri organi.
Rientra fra le possibili cause anche lo scompenso cardiaco, che comporta una riduzione della funzionalità del sistema cardiovascolare.
Il fegato ingrossato in gravidanza può essere spiegato con la steatosi, una condizione che rappresenta un fattore di rischio per la salute sia della mamma che del bambino e, pertanto, deve essere seguita scrupolosamente nel corso dei 9 mesi.
È doveroso sottolineare che, malgrado la credenza diffusa, il fegato non si ingrossa se proviamo sentimenti di rabbia e risentimento che non riusciamo a sfogare, né a causa di uno stress emotivo anche intenso.
Diagnosi, esami strumentali e quando rivolgersi al medico
Visto il numero dei disturbi che possono essere alla base del fegato ingrossato, occorre innanzitutto fare chiarezza sulla sua causa.
Se, nel corso di controlli di routine o effettuati per monitorare altri disturbi, ti viene diagnosticata l’epatomegalia, è importante che ti rivolga al medico, anche se non hai sintomi.
Il fegato ingrossato può essere rilevato con la palpazione addominale e la percussione del torace, manovre con cui il medico sente i lati inferiore e superiore dell’organo, rendendosi così conto delle sue dimensioni.
Il fegato di un adulto sano è lungo fra i 24 e i 28 centimetri e pesa circa 1,5 kg: quando ingrossato può superare i 2 kg.
Una volta appurato che il fegato è ingrossato, per studiarne le cause il medico prescriverà esami del sangue che permetteranno di constatare se un’infezione è in corso o pregressa e se il tuo fegato lavora correttamente. Altre procedure utili sono l’ecografia addominale, la radiografia toracica e la TC addominale.
Se l’epatomegalia è provocata da una malattia epatica la diagnosi potrà richiedere esami più invasivi, come la biopsia, una procedura tramite la quale viene prelevato un piccolo frammento di tessuto dal fegato, che viene esaminato al microscopio per individuare specifiche anomalie.
La biopsia permette di approfondire meglio le caratteristiche di malattie come il tumore e la cirrosi e di evidenziare eventuali malattie da accumulo:
- Morbo di Wilson.
- Emocromatosi.
- Amiloidosi.
Quando è presente ittero occorre anche capire se la causa è un’ostruzione delle vie biliari. Un’indagine detta colangio-pancreatografia endoscopica retrograda (ERCP) contribuisce a chiarire quali sono le ragioni della stasi biliare.
I fattori di rischio
I fattori di rischio dell’epatomegalia sono quelli delle condizioni che la causano.
Si tratta di comportamenti che dipendono in larga parte dallo stile di vita e, pertanto, sono eliminabili:
- Eccesso di alcol.
- Fumo.
- Sovrappeso.
- Obesità.
Altri fattori sono rappresentati dalla terapia farmacologica cronica, in particolare con medicinali come le statine, che vengono prescritte per ridurre i livelli di colesterolo, e l’amiodarone, che serve a trattare le aritmie cardiache. L’epatomegalia può essere correlata anche all’assunzione prolungata di altri farmaci o integratori alimentari.
La presenza di infezioni che tendono a generare la formazione di cisti epatiche (echinococcosi, toxoplasmosi, malaria) rientra fra i fattori di rischio.
Per tutte queste ragioni, sono più esposte al rischio le persone che assumono farmaci per il trattamento di malattie croniche, che soffrono di obesità, fumano o assumono alcol in quantità eccessive.
Al di sopra dei 50 anni le possibilità di sviluppare patologie legate all’ingrossamento epatico aumentano.
Cure e rimedi per il fegato ingrossato
Il decorso e la cura dipendono dal disturbo di base.
Quanto dura: il fegato ingrossato può tornare normale? Nel caso sia causato da una malattia che tende a progredire nel tempo, ad esempio un tumore o la cirrosi, la situazione potrebbe non migliorare. Se, invece, la causa è una malattia guaribile è molto probabile che il fegato torni alle dimensioni normali con la sua risoluzione.
Le persone con epatite virale B o C vengono curate con antivirali specifici. Se l’epatite è da intossicazione, bisognerà riconoscere ed eliminare la sostanza nociva.
Può trattarsi di un farmaco assunto cronicamente, ad esempio l’amiodarone per chi soffre di aritmia o una statina per chi ha il colesterolo alto o un composto con cui il soggetto è venuto a contatto per ragioni professionali.
Il trattamento elettivo per i tumori è rappresentato dalla chirurgia; quando il tumore non è ritenuto operabile, può comunque essere trattato con procedure quali la chemioterapia, la terapia con farmaci biologici relativamente nuovi e la radioterapia.
Nel caso in cui la presenza di calcoli ostacoli il deflusso della bile, questi possono essere rimossi con un intervento chirurgico (colecistectomia).
Le patologie che provocano accumulo di ferro, rame, proteine vengono in genere trattate, con alterni successi, con la somministrazione degli enzimi mancanti a causa della mutazione genetica.
Se il fegato è gonfio per un’infezione da parassita o protozoo (toxoplasmosi, echinococcosi) il medico ti prescriverà farmaci appropriati. In caso il soggetto sia invece positivo per la mononucleosi, si deve semplicemente attendere che si risolva spontaneamente.
Invece, il paziente con scompenso cardiaco viene curato con la somministrazione di farmaci che contribuiscono al miglioramento della funzione cardiovascolare e alla riduzione degli edemi.
Rimedi di supporto per il fegato ingrossato
Cosa fare, dunque? Se ti è stato diagnosticato il fegato ingrossato, rivolgiti a un medico, che ti fornirà consigli e raccomandazioni specifiche per gestire al meglio il disturbo anche in base alla causa.
Indipendentemente dalla malattia di base, dovresti osservare una dieta equilibrata e mantenere il tuo peso il più possibile nella norma in base all’età e alla statura.
Inoltre, gli esperti raccomandano la pratica di esercizio fisico regolare, la cessazione del fumo e dell’assunzione di alcolici.
Devi sospendere l’assunzione di medicinali o integratori alimentari che non ti siano strettamente prescritti dal medico, per evitare che il tuo fegato sia sovraccaricato di lavoro e si ingrossi ancora di più.
Se ti sono stati prescritti dei farmaci, attieniti alle dosi e ai tempi di assunzione indicati dal medico e chiedi consiglio a lui o al tuo farmacista in caso di dubbi.
Dieta per il fegato ingrossato
Dopo il riscontro del fegato ingrossato, per stabilire l’alimentazione più opportuna potrebbe essere necessario che tu senta il parere di un gastroenterologo, un nutrizionista o un dietologo, in particolare se sei in sovrappeso o soffri di diabete o malattie del sistema digerente.
Esistono tuttavia alcune raccomandazioni generali, valide per tutte le possibili cause di epatomegalia.
Per non sovraccaricare un organo già messo alla prova da un disturbo, è bene che eviti i cibi pesanti ed elaborati, fritti o acquistati già pronti e che tu preferisca pasti leggeri e composti da pietanze semplici cotte preferibilmente a vapore, alla piastra o in pentola a pressione.
È consigliato un aumento dell’apporto di fibre (provenienti da frutta e verdura e dai cereali integrali) e una riduzione dei cibi ricchi di grassi e di zuccheri. In particolare, la tua scelta dovrebbe ricadere sui grassi polinsaturi (presenti nel pesce, nella frutta a guscio e nei semi) a scapito di quelli saturi (di origine animale, come la carne, il latte e i suoi derivati, le uova).
In base al parere degli esperti, dovresti anche aumentare il numero dei pasti giornalieri, alleggerendoli: in questo modo potrai tenere sotto controllo meglio la fame, prevenendo pasti ipercalorici dopo un digiuno prolungato.
Infine, l’eliminazione dalla dieta di alcol, bevande gassate, dolci e salse alleggerirà il compito del fegato e gli permetterà di affrontare meglio il processo di guarigione.
Complicazioni e possibili conseguenze
Quali sono i rischi? Di per sé, non trattandosi di una malattia come tale, il fegato ingrossato non ha complicanze sue, ma possono venirsi a creare conseguenze meritevoli di particolare attenzione dovute alle malattie responsabili.
Se non diagnosticate tempestivamente e trattate in maniera appropriata, le epatiti possono cronicizzare e degenerare in cirrosi e tumore epatico. La presenza di calcoli o di una massa tumorale può impedire il normale deflusso della bile e provocare ittero, associato a:
- Nausea
- Vomito.
- Febbre.
- Coliche biliari.
- Prurito generalizzato.
- Comparsa di macchie cutanee rosse.
Nel caso in cui la terapia enzimatica sostitutiva che viene di solito prescritta per il trattamento delle patologie da accumulo non abbia successo, la deposizione di ferro, rame, proteine (o altri elementi) si verifica anche in altri organi, come i reni, che possono andare incontro ad insufficienza funzionale.
Le cisti causate da protozoi e parassiti si formano anche in altri distretti, ad esempio nel cervello: in questi casi, si possono avere conseguenze gravi a carico del sistema nervoso centrale.
Lo scompenso cardiaco è una malattia cronica che necessita di una terapia perenne e spesso chi ne soffre è anziano e ha anche altre patologie. Si tratta di una malattia che deve essere gestita con molta attenzione, soprattutto per il rischio di interazione fra i medicinali, potenzialmente letale.
Data l’eterogeneità delle patologie considerate e delle forme con cui possono presentarsi, risulta impossibile definire dei tempi di recupero.
Fonti
- F. Di Todaro. Fegato grasso in gravidanza: più rischi per mamme e bambini. Fondazione Veronesi.
- G. Brisca et al. SARS-CoV-2 Infection May Present as Acute Hepatitis in Children. The Pediatric Infectious Disease Journal. (2021).