La sesta malattia è così chiamata per essere stata la numero 6 tra le infezioni esantematiche classificate. La cosiddetta “roseola infantum” o “pseudorosolia” è un’infezione causata dall’Human Herpes Virus 6/HHV-6.
La patologia è detta “febbre dei 3 giorni” per la durata dell’ipertermia, che supera i 40° C. La febbre è preceduta da un’incubazione di 9 giorni e seguita dall’esantema.
L’infezione colpisce i bambini dai 6 ai 24 mesi di vita, in quanto i lattanti sono protetti dagli anticorpi materni. Più del 70 % degli adulti risulta immune, perché ha incontrato il virus anche senza ammalarsi. Il contagio avviene per via aerea, attraverso le goccioline infette emesse dal malato con tosse, starnuti e parlando.
Ma, chi non è immunizzato o ha deficit immunitari contrae questo “esantema critico o subitum” in forma più grave. Dopo la scomparsa della febbre, si manifesta l’eruzione cutanea con piccole e fini macchie rosate, poco rilevate.
L’esantema, presente soprattutto sul tronco, non prude e scompare in breve tempo, senza segni. Altri sintomi possono essere raffreddore, mal di gola e dolori, ma in alcuni bambini si verificano convulsioni, non pericolose.
Le complicanze riguardano i soggetti immunodepressi o defedati, che possono subire encefalite, polmonite e sospensione del midollo osseo. Inoltre, il virus rimane latente nell’organismo, dopo l’infezione, e può risvegliarsi dopo anni, causando disturbi nelle persone debilitate.
Per la diagnosi della roseola, bastano i segni clinici e, per la sua cura, servono solo farmaci di supporto, come gli antipiretici. La sesta malattia guarisce spontaneamente e, solo in casi estremi, bisogna rivolgersi al 118 o al pronto soccorso.
Sesta malattia: cos’è
Denominata anche “roseola infantum”, è un’infezione contagiosa d’origine virale dei bambini molto piccoli. Soltanto raramente la sesta malattia, detta “febbre dei 3 giorni”, colpisce quelli sopra i 2 anni di età e gli adulti.
La causa della sesta malattia è abitualmente l’Human Herpes Virus 6- HHV6, tra i tanti della famiglia Herpesviridae.
La malattia, per le sue caratteristiche, è chiamata anche “esantema critico” e “esantema subitum”. Altro suo sinonimo è “pseudorosolia”, per le affinità che si possono riscontrare tra le 2 infezioni esantematiche.
Nei piccoli, la patologia si annuncia con febbre alta, seguita da una particolare eruzione cutanea che la contraddistingue. Dopo alcuni giorni dal contagio, iniziano i disturbi, con appunto una temperatura fino a oltre 40° C.
Il rialzo febbrile dura circa 3 giorni e, dopo poche ore dalla sua riduzione, al massimo 1 giorno, si presenta l’eritema. In questa malattia, l’eruzione è rossa e piatta, ma può avere aree in rilievo, soprattutto su torace e addome.
L’esantema si sviluppa meno estesamente su volto, braccia e gambe e non è fonte di prurito.
La roseola è una malattia più comune in primavera e in autunno e, a volte, può produrre piccole epidemie locali. Una volta visitato dal medico, al bambino possono essere prescritti gli antipiretici allo scopo di far diminuire la febbre. In alcuni soggetti, la malattia è talmente lieve da passare inosservata, mentre in altri può essere scambiata per morbillo o varicella.

Epidemiologia
La sesta malattia riguarda quasi esclusivamente i bambini d’età tra i 6 e i 18 mesi e più di rado quelli fino ai 2 anni.
Restano esclusi dall’infezione i neonati allattati al seno, fino ai 6 mesi, perché ricevono protezione dagli anticorpi materni. I giovani d’età superiore ai 2 anni e gli adulti difficilmente contraggono la roseola, in quanto immunizzati inconsapevoli.
Infatti, la maggioranza delle persone incontra, durante la vita, il virus responsabile della malattia ma rimane asintomatica.
Adulti
Al contrario, gli adulti, non immunizzati in precedenza, possono soffrire di roseola in forma più grave. A volte può anche capitare che un soggetto si infetti una seconda volta, dopo aver già superato la malattia in passato. In tale circostanza, frequentemente l’interessato risulta privo di sintomi a meno che non sia immunocompromesso.
Soggetti a rischio
In particolare, chi soffre di Aids o ha subito un trapianto d’organo o ha deficit immunitari può incorrere nella riattivazione della roseola. Il virus è ubiquitario e presente per l’intero anno, anche se è più virulento nelle stagioni primaverile e autunnale.
La sesta malattia colpisce in tutto il mondo ma genera solo limitate epidemie minori e d’ordine locale.
Bambini
Secondo studi recenti, l’HHV-6 è riscontrabile nella saliva del 40% dei piccoli di 1 anno e nel 70% di quelli di 2 anni.
Il picco di età del contagio sarebbe tra i 9 e i 21 mesi, con una maggiore probabilità ad infettarsi delle femmine.
Anche chi ha fratelli maggiori è più predisposto a contrarre l’HHV-6, a causa del contatto protratto con un familiare infetto. Sono soprattutto le bambine a correre più rischi di infezione, se hanno sorelle o fratelli più grandi.
La frequentazione di asilo nido e scuola materna è un altro fattore che favorisce il contagio da HHV-6.
Il 93% dei contagiati manifesta solo qualche sintomo, mentre il 50% mostra l’esantema tipico. Di tutti i bambini malati solo una piccola percentuale, circa il 38%, viene visitata e seguita dal medico.
Oggi, rispetto al passato, avere la roseola, come altre malattie esantematiche, è considerato un fatto eccezionale.
Inoltre, essendo di debole entità, l’infezione non preoccupa per cui non è richiesto l’isolamento dei pazienti.

Le cause della sesta malattia
La sesta malattia ha origine dall’infezione virale da parte dell’Human Herpes Virus 6. L’agente patogeno appartiene alla grande famiglia degli Herpesviridae (la stessa del Simplex-labiale e dello Zoster-varicella).
Dell’Human Herpes Virus 6 esistono 2 varietà, A e B, ma solo la seconda è implicata nell’eritema critico.
In effetti, il sottotipo A non sembra generare disturbi particolari, anche se, come il B, è diffuso in tutto il mondo. Un’eccezione è rappresentata dal Giappone dove è il virus A a provocare un’infezione più precoce.
L’HHV-6B è stato riconosciuto nel 1986 in pazienti affetti da AIDS, con ingrossamento dei linfonodi.
Si stima che quasi tutta la popolazione mondiale, oltre il 70%, sia venuta in contatto con il virus, anche senza sintomi.
Herpes 6 e 7
Oltre che dall’HHV-6B, meno frequentemente la roseola può essere provocata dall’Herpes 7, presente nella saliva. Questo tipo di virus, scoperto nel 1990, infetta il 95% dei bambini, soprattutto tra i 2 e i 5 anni di età.
L’Herpes 7 può non produrre disturbi oppure dare una lieve sintomatologia, simile all’influenza o alla stessa roseola. Comunque entrambi, il 6 e il 7, sono tra i virus più grandi e con una organizzazione genetica molto complessa.
Come indica il nome, dal greco “herpein”, strisciare o essere furtivo, gli Herpes si disseminano sulla cute.
Come agisce l’HHV-6
Dopo l’ingresso nel corpo contagiato, l’HHV-6 si replica nella cellula ospite e da qui si diffonde. Nello specifico, questo particolare herpes virus attacca i globuli bianchi e le cellule salivari.
Innanzitutto, il virus aggredisce i tessuti circostanti il suo ingresso, cioè in prossimità di:
- ghiandole salivari
- linfonodi locali e mucose.
In seguito, il microrganismo arriva presso il reticolo istocitario, determinando la risposta immunitaria. Inoltre, tra le cellule più attaccate dal virus, oltre a quelle salivari, ci sono i linfociti e gli elementi del sistema nervoso.
Caratteristica comune della famiglia è che questi microrganismi non vengono eliminati dopo il superamento dell’infezione.
Infatti, gli Herpes rimangono latenti all’interno dell’organismo umano, per cui si possono riattivare anche dopo anni. Quindi anche l’HHV-6 non lascia l’organismo, ma rimane nei linfociti T e nelle ghiandole salivari.
La presenza permanente di questo virus può essere confermata con il riscontro del suo DNA nel sangue. Normalmente, l’HHV-6 convive con l’ospite in modo pacifico e può essere trasmesso da un portatore sano.
Comunque, rispetto agli altri Herpes virus, l’agente infettante della roseola è meno pericoloso, ma comporta reinfezione e risveglio.
La recidiva del virus è scatenata da stimoli vari, come:
- esposizione al sole
- stress
- malattie (influenza, raffreddore, etc.).
In generale, la riattivazione dell’HHV-6 viene agevolata quando il sistema di difesa, o immunitario, si indebolisce.
Virus HHV-6B e Alzheimer
Una recente ricerca ha individuato un alto tenore di HHV-6B anche nel tessuto cerebrale dei malati di Alzheimer. La scoperta fa ipotizzare che questa presenza del virus potrebbe essere connessa allo sviluppo della grave patologia.
Inoltre, sembra che il virus possa infettare le cellule, o oligodendrociti, che sono coinvolte nella SM-sclerosi multipla.
Poiché questi elementi partecipano all’insorgenza della grave malattia, si pensa che l’HHV-B6 possa peggiorare il decorso della SM.

Sesta malattia: trasmissione e contagio
Come nel banale raffreddore, il virus si trasmette attraverso naso e bocca, ovvero la via naso-faringea. Il passaggio dell’HHV-6 è possibile tramite il contatto diretto con il muco o la saliva di un paziente infetto.
Oppure l’infezione si propaga con le goccioline respiratorie espulse dal malato con:
- tosse
- starnuti
- risate
- parlando.
In questo caso, è sufficiente che un soggetto sano inali le gocce emesse da chi è infetto e gli sta vicino. Le secrezioni del paziente possono contaminare superfici ed oggetti, come:
- maniglie
- posate
- suppellettili.
Se una persona sana manipola o tocca queste cose infette, può a sua volta ammalarsi.
Infatti, se l’interessato si porta la mano contagiata a occhi, naso e bocca, prima di lavarla, il virus facilmente entra nell’organismo. Comunque, l’HHV-6 penetra in particolare attraverso le mucose delle vie respiratorie superiori.
Inoltre, circostanze che facilitano il diffondersi del contagio sono i rapporti ravvicinati tra bambini nelle scuole materne. E anche, facilmente la mamma, o il papà, che bacia e ribacia il figlio può passargli il virus in modo inconsapevole.
Adulti
Invece, negli adulti il contagio può essere agevolato dal contatto con bambini per ragioni professionali. La durata della contagiosità di un malato di roseola non è ancora del tutto ben chiarita.
Tuttavia, si ritiene che il paziente possa rimanere infetto per quasi tutto il corso della sesta malattia.
Sesta malattia e gravidanza
Invece, la roseola di solito non viene trasferita dalla madre al bambino per via placentare o durante il parto. Perciò l’aborto spontaneo o eventuali danni al feto dovuti all’Human Herpes Virus 6 risultano poco probabili.
Se è possibile la trasmissione perinatale, invece non può avvenire quella per mezzo del latte materno. Del resto, la sesta malattia non si trasmette con facilità e solo raramente genera limitati focolai di infezione.
Quando avviene il contagio
Quindi il contagio può avvenire anche nel periodo pre-esantematico, quando l’eruzione cutanea non si è ancora formata. Infatti, la massima trasmissibilità dell’HHV-6 sembra avvenire soprattutto nella fase di incubazione, prima dei sintomi.
Un altro momento di probabile contagio si verifica durante la fase di febbre alta, con cui inizia la malattia.
All’opposto, un malato non viene più ritenuto fonte di infezione quando si manifesta l’esantema.
Il rialzo febbrile dato dal virus spesso non è accompagnato da altri segni, per cui la malattia può restare misconosciuta. Tuttavia, i bambini infettati, che non sviluppano esantema o sono del tutto asintomatici, sono ugualmente contagiosi.
Più di rado, il paziente può presentare il rash cutaneo senza provare febbre o altri disturbi. Particolarmente rilevante il fatto che la sesta malattia può essere trasmessa da portatori sani del virus.
Periodo di incubazione
In media, una volta acquisito il contagio, i primi sintomi appaiono dopo un intervallo di 9 giorni.
Tuttavia l’incubazione della malattia può avvenire in un lasso di tempo variabile tra i 5 e i 15 giorni. Durante questo stadio, l’interessato si sente bene e non accusa disturbi che possano predire l’infezione.
Successivamente vengono riconosciuti 2 periodi distinti della roseola:
- pre-esantematico
- esantematico.
La prima manifestazione, che segnala la fase acuta dell’infezione, è l’ipertermia, della durata di 3-5 giorni. Infatti, il termine dell’incubazione e l’esordio della malattia sono contraddistinti da una puntata febbrile intorno ai 40° C.
In questo periodo, il paziente può non avvertire altri sintomi o segni particolari, che possano indicare la roseola. Scomparsa la febbre, il paziente entra nella seconda fase, quella eruttiva, con la comparsa di macchie sulla pelle.
Solo in questo momento è confermata l’insorgenza della sesta malattia e individuato il tempo trascorso tra contagio e incubazione. L’eruzione cutanea, quando appare, ha una durata breve perché può permanere per poche ore e al massimo 2 giorni.
L’esantema viene ritenuto una reazione antigene-anticorpale sistemica, che è associata alla fine della viremia.
Nel morbillo, questa risposta risulta protratta e accompagnata da febbre, perché il virus è duro da combattere. Invece nella roseola, l’esantema reattivo è fugace e lieve, in quanto l’HHV-6 è più facile da debellare.

Sintomi della sesta malattia
La sesta malattia, a parte l’incubazione, si compone di 2 fasi, con sintomi diversi l’una dall’altra.
Un quadro generale dei disturbi causati dal virus comprende, sia nei bambini che negli adulti:
- febbre
- malessere
- cefalea
- mal di gola
- naso che cola
- tosse
- diarrea blanda
- inappetenza
- stanchezza
- dolori
- linfonodi del collo ingrossati
- occhi gonfi
- esantema.
Nello specifico, in fase prodromica, ovvero pre-esantematica, detta enantema, la roseola esordisce bruscamente. Senza preavviso e segni premonitori, il paziente avverte febbre alta, che può sfiorare i 41° C. Quando ci sono, di solito i disturbi risultano aspecifici, ovvero si rivelano sintomi simil-influenzali.
Durante 3-5 giorni, il bambino può risultare nervoso e irritabile, con scarso appetito e gonfiore alle ghiandole del collo.
Oltre all’agitazione, il piccolo potrebbe manifestare:
- pianto
- congiuntivite
- gola infiammata
- raffreddore.
Meno frequentemente, il malato può incorrere in disturbi gastroenterici, come nausea, vomito e diarrea. Invece, spesso sopravviene una linfoadenopatia diffusa, che comporta l’ingrossamento dei linfonodi di collo, ascelle e inguine. Del resto, nonostante la febbre elevata, molti piccoli rimangono vigili e vivaci, continuando nei loro giochi.
Dopo 3 o 4 giorni, come è arrivata, così la febbre scompare improvvisamente, mentre inizia a formarsi il rash.
Fase esantematica: eruzione cutanea
In questa fase esantematica, l’eruzione si presenta di color rosso-rosato e può essere piatta o poco sollevata. Le piccole e fini macule e papule, ben sparse, hanno la dimensione di 2-3 mm e in genere non sono confluenti.
Dapprima, l’esantema si dirama sul tronco, ovvero petto, addome e schiena, per poi propagarsi a volte su viso e collo. Di rado l’eritema, in modo tipico, si diffonde alla radice degli arti, cioè a gambe e braccia.
In alcuni pazienti, contemporaneamente può formarsi un’analoga eruzione sul cavo orale, dal palato molle fino all’ugola.
Come si riconosce l’esantema della sesta malattia
Se si pratica pressione con un dito sulle macchie, queste sbiadiscono, diventando bianche.
Invece i singoli puntini, a capocchia di spillo, quando vengono pressati, formano un alone sbiadito intorno a loro. Questi sono i segni di riconoscimento della sesta malattia e la differenziano da altre malattie esantematiche.
Inoltre, in un terzo dei casi, il rash cutaneo è abbinato a un marcato rigonfiamento dei linfonodi dietro al collo. Ma, nella maggioranza dei pazienti, l’eritema della roseola non procura prurito e ha la tendenza a scomparire velocemente.
In effetti, le macchie spariscono di regola nel giro di 48 ore, senza lasciare squame o cicatrici. Addirittura nei casi più lievi, l’esantema può passare inosservato, grazie alla fugace apparizione.
Anche in questo periodo, alcuni malati possono continuare a soffrire dei disturbi iniziali. Negli ultimi giorni della sesta malattia, altri pazienti possono provare fastidiosi dolori articolari e muscolari.
Sintomi negli adulti
Tutti i sintomi presenti nei bambini colpiscono in modo più accentuato gli adulti, che però si ammalano difficilmente.
L’infezione nelle persone più grandi può essere primaria o secondaria, cioè dovuta a riattivazione del virus. A volte, nell’adulto, la sesta malattia può esprimersi come una sindrome simil-mononucleosica.
In tal caso, nel sangue del soggetto si rintracciano grandi cellule mononucleate azzurrofile, i linfociti T. Il riscontro anomalo è in relazione a sintomi quali:
- astenia
- febbre
- faringite
- linfoadenopatia.
In modo sporadico, milza e fegato possono essere ingrossati, ma il quadro sintomatologico si risolve in 1 o 2 settimane. Invece, nei soggetti immunodepressi, la roseola provoca febbre molto aggressiva e disturbi più intensi e a carico di vari organi.

Complicanze della sesta malattia
Alcune volte, durante la malattia, nei più piccoli può manifestarsi la meningite, che però non è preoccupante. Spesso la patologia include la tensione delle fontanelle, situazione che predispone alle convulsioni febbrili.
Infatti, nel 15% dei bambini, la roseola può scatenare crisi convulsive, conseguenti all’ipertermia.
Questi attacchi arrivano specialmente quando la temperatura si alza in un attimo e aumenta rapidamente. Lo stato convulsivo è contraddistinto da:
- tensione dei muscoli
- irrigidimento degli arti
- movimenti a scatto.
Inoltre, il piccolo può subire contrazioni di viso, gambe e braccia, che durano pochi minuti. Al limite, il paziente può perdere conoscenza e quindi non avere più il controllo degli sfinteri.
Ma anche se allarmano i genitori, le convulsioni nella roseola non sono pericolose e non evolvono in epilessia.
Più seria, ma anche meno diffusa, è l’epatite che sopraggiunge a seguito della sesta malattia, interessando piccoli e grandi. Il processo infiammatorio del fegato determina alcuni sintomi, tra cui:
- anoressia
- dolori addominali
- ittero
- nausea.
Encefalite ed epatite sono più probabili negli immunodepressi in cui l’HHV-6 può attaccare anche il sistema nervoso centrale. Inoltre, in questi soggetti, se il virus si riattiva, possono subentrare:
- ipertermia
- eruzione cutanea
- polmonite.
Gli adulti immunodepressi possono incorrere nella soppressione del midollo osseo cronica e nell’epatite fulminante. Questi pazienti possono essere colpiti da encefalite focale e dalla sindrome di stanchezza cronica post-virale.

Diagnosi della sesta malattia
L’osservazione dei segni distintivi della sesta malattia è sufficiente per diagnosticarla nella maggioranza dei casi. I sintomi, soprattutto la febbre e l’esantema, possono indirizzare il medico a supporre la malattia. All’infezione, sono associati 3 giorni di febbre alta, la scomparsa dell’ipertermia e l’apparizione del rash cutaneo.
Rash cutaneo: come distinguerlo dalla rosolia e morbillo
Le tipiche eruzioni hanno l’aspetto e la dimensione delle capocchie di spillo e un colore rosato tenue. Simili a quelle della rosolia, queste formazioni sono poco rilevate e non provocano fastidi e grattamenti. La distribuzione delle macchie nella roseola è particolare, in quanto interessa soprattutto il tronco e la radice del collo.
L’eruzione di solito risparmia mani e piedi e, talvolta, anche il volto e, se toccata, cambia colore, impallidendo.
Inoltre, è caratteristico anche l’alone biancastro che può apparire intorno alle macchie, specie se pressate. Ma, a differenza del morbillo, l’esantema della sesta malattia regredisce rapidamente e non è pruriginoso.
Quindi, il piccolo malato di roseola è meno sofferente e debilitato rispetto a chi contrae il morbillo. Al contrario della quarta malattia, l’esantema della roseola svanisce completamente e velocemente, senza dare desquamazione.
Tra l’altro, nella sesta malattia, l’esantema si forma al momento della defervescenza, o calo della febbre.
Quindi, importante, per il riconoscimento della malattia, è l’intervallo di tempo intercorso tra la scomparsa della febbre e l’esantema.
Fase acuta e tampone faringeo
La certezza è fornita dal tampone faringeo nella fase acuta, ma quasi mai si ricorre all’isolamento del virus nel sangue. In caso di roseola, l’esame ematico rileva leucocitosi nella fase iniziale e in seguito leucopenia e linfocitosi.
Nelle forme dubbie, occorre la diagnosi differenziale con:
- rosolia
- morbillo
- infezioni da enterovirus e adenovirus
- malattia di Kawasaki.
La ricerca degli anticorpi diretti contro il virus o del DNA virale è riservata agli immunocompromessi o a chi ha complicanze. In questo modo, la diagnosi certa di infezione da HHV-B rende possibile una terapia precisa.
Test molecolari
Sofisticati test molecolari sono disponibili e validi, ma vengono usati soprattutto in caso di riattivazione del virus. Comunque, la sesta malattia non è semplice da identificare perché i sintomi d’esordio sono assenti o scarsi e aspecifici.
All’opposto, quando i disturbi della roseola sono intensi, possono essere scambiati con quelli di altre malattie esantematiche.
Difficoltà nel riconoscere la malattia
L’infezione, se non presenta rash, viene diagnosticata come otite febbrile, nella metà dei soggetti. In un terzo di questi pazienti senza esantema, la roseola è scambiata per una malattia febbrile indifferenziata.
Nei rimanenti casi, la sesta malattia viene indicata come:
- gastroenterite
- patologia respiratoria
- convulsioni febbrili.

Come curare la sesta malattia
La sesta malattia è senz’altro benigna e leggera per cui il paziente può essere controllato a casa fino alla guarigione spontanea. Non essendoci terapie e vaccino specifici, gli unici rimedi sono di supporto, rivolti a lenire i disturbi della roseola.
Innanzitutto il bambino, se ha sintomi, dovrebbe stare a riposo, ma non va forzato a rimanere a letto.
Importanza dell’idratazione
Il malato non va obbligato a mangiare, se non ha appetito, ma al contrario deve essere invogliato a bere spesso. Il piccolo ha bisogno di essere idratato, per cui gli vanno somministrati liquidi frequentemente, come camomilla e succhi.
Infatti, quando sussiste febbre elevata, l’organismo aumenta la richiesta di liquidi da introdurre.
Perciò bisogna evitare nel bambino una dannosa disidratazione, con bevute a piccoli sorsi e a intervalli regolari. Durante l’ipertermia, l’interessato non va coperto troppo, bensì deve avere indumenti e lenzuola leggeri.
Infatti, solo in questo modo è possibile aiutarlo a disperdere il calore in eccesso e far diminuire la temperatura eccessiva.
Farmaci per abbassare la febbre
Gli antipiretici da banco non vanno somministrati al paziente finché la temperatura corporea non raggiunge i 38° C.
Allo stesso modo, gli analgesici non devono essere assunti se i sintomi non sono effettivamente fastidiosi. Inoltre, ai piccoli, non va data l’aspirina, ma si può ricorrere al paracetamolo e, al di sopra dei 3 mesi d’età, all’ibuprofene.
Solo il pediatra può prescrivere questi farmaci e decidere dosi e tempi della loro somministrazione.
Particolarmente rilevante il fatto che gli antipiretici non devono essere combinati tra loro oppure presi alternati. Anche gli antibiotici richiedono la prescrizione del medico e vanno usati solo contro eventuali sovrainfezioni batteriche.
Convulsioni: quando preoccuparsi
In presenza di convulsioni, il bambino va sdraiato di fianco per evitare che soffochi a causa della lingua in gola.
Al termine della crisi, il piccolo paziente va trattato con antipiretici, per abbassare la febbre alta. Risulta fondamentale, per far tornare alla normalità il bambino, anche idratarlo con liquidi, dopo l’attacco convulsivo.
Invece, è assolutamente necessario chiamare il numero di emergenza, 112 o 118, o andare al pronto soccorso in alcune situazioni.
In questo senso, bisogna allertarsi quando il bambino ha un attacco convulsivo per la prima volta. Occorre essere tempestivi se le convulsioni durano più di 5 minuti o il bambino sembra confuso, sonnolento o disorientato.
L’intervento specialistico d’urgenza s’impone nel caso in cui il soggetto perda conoscenza.
I farmaci anticonvulsivanti, come il diazepam, devono essere dati al bambino solo in caso di necessità, dietro indicazione medica.
Antivirali sperimentali, come ganciclovir e foscarnet, sono stati impiegati in immunodepressi gravi, ma gli studi sono ancora in corso.

Sesta malattia: prognosi e decorso
Nella maggior parte dei pazienti, la sesta malattia ha un decorso innocuo e guarisce in 1 settimana, senza farmaci.
In genere, non occorre l’intervento medico, anche perché la roseola può non dare disturbi oppure essere poco fastidiosa.
Bambini e adulti in buona salute possono venir contagiati e non avvertire alcun disagio, risultando asintomatici. Invece, se un piccolo paziente si mostra sofferente o si trova in condizioni particolari, è preferibile chiamare il pediatra.
Lo specialista può essere interpellato qualora i genitori siano in ansia per la forte sintomatologia del figlio. Un aiuto è da richiedere quando non si è sicuri della causa dei disturbi, che potrebbero essere attribuibili a diverse malattie.
Lo stesso comportamento prudente va attuato se il piccolo ha meno di 3 mesi d’età e la febbre a 38° C o più.
Sesta malattia: quando chiamare il pediatra
Il pediatra è senz’altro indispensabile quando in un bambino con un’età tra i 3 e i 6 mesi la temperatura supera i 39° C. L’assistenza medica va richiesta se le macchie sulla pelle non si attenuano dopo 3 giorni dalla loro comparsa.
Se i sintomi si aggravano, bisogna telefonare al numero di emergenza o portare il paziente in pronto soccorso. Essendo la sesta malattia un’infezione modesta, non sono stati prodotti né un vaccino né un farmaco mirati.
Quindi per non ammalarsi, sarebbe utile evitare il contagio con buone pratiche igieniche.

Regole per prevenire e evitare il contagio
I soggetti non immunizzati dovrebbero limitare la frequentazione di luoghi a rischio di contagio, come asili e comunità.
Tutti, a prescindere, dovrebbero lavarsi scrupolosamente le mani, prima di avvicinarle al viso, per non veicolare il virus.
In mensa o altri spazi collettivi, non bisognerebbe scambiarsi:
- stoviglie
- biancheria
- altri oggetti personali.
Chi ha un deficit immunitario dovrebbe rivolgersi al medico dopo essere entrato in contatto con un malato. Secondo il Vademecum dell’Istituto Superiore di Sanità, un bambino malato dovrebbe seguire alcune regole per non infettare gli altri.
Il piccolo va invitato a lavarsi spesso mani e viso e a non condividere piatti, posate e giochi con altre persone. Inoltre, chi lo cura deve assicurarsi che tossisca o starnutisca nei fazzoletti di carta, da gettare via dopo l’uso.
Con la consulenza di Manrico Cimoli, specialista in pediatria a Massa Carrara, e di Rosanna Ercole Mellone, divulgatrice della nutrizione e del benessere.
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