Il colesterolo alto aumenta le probabilità di soffrire di infarto e ictus e i più a rischio sono gli under 45. A confermare il legame tra colesterolo e patologie cardiache è stato uno studio del Centro di Ricerca Cardiovascolare in Germania.
Per la prima volta, grazie ad un’indagine senza precedenti per dimensioni del campione e durata, i ricercatori hanno calcolato il rischio cardiovascolare a lungo termine, ovvero fino a 75 anni (prima le stime non superavano i 10 anni) e individuato i soggetti più esposti, ovvero i giovani adulti sotto i 45 anni di età. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista The Lancet.
Colesterolo alto e rischio cardiovascolare: lo studio
Lo studio ha coinvolto quasi 400.000 persone provenienti da 19 paesi distribuiti tra Europa, Australia e Nord America. Il loro stato di salute è stato monitorato per oltre 40 anni, tra il 1970 e il 2013. Nel corso degli anni di follow up si sono verificati oltre 54 mila casi di infarto e ictus, fatali e non.
Per analizzare il legame tra livelli di colesterolo e rischio cardiovascolare, i ricercatori hanno usato i valori del cosiddetto “colesterolo non-HDL”, che comprende tutte le forme esistenti di colesterolo “cattivo”, e non solo il più noto colesterolo LDL.
E’ emerso che elevate concentrazioni di colesterolo non-HDL nel sangue sono fortemente associate al rischio a lungo termine di malattie cardiovascolari aterosclerotiche.
A rischiare di più di andare incontro a un infarto o un ictus sono gli under 45 con colesterolo alto (+16% di rischio per le donne, +29% per gli uomini), mentre per gli over 60 con colesterolo alto il rischio è del 12% e del 21%, rispettivamente per le donne e per gli uomini.
Il più elevato rischio per le persone più giovani potrebbe dipendere dal fatto che sono più a lungo esposte agli effetti nocivi del colesterolo cattivo nel sangue.
Colesterolo non-HDL: importante controllarlo e mantenerlo basso fin da giovani
Gli autori dello studio hanno stimato, ipoteticamente, che se le persone di età inferiore ai 45 anni dimezzassero i livelli di colesterolo non-HDL ridurrebbero significativamente il rischio di problemi cardiaci, dal 29% al 6% circa per gli uomini e dal 16% al 4% per le donne, pur in presenza di altri fattori di rischio cardiovascolare.
“I punteggi di rischio attualmente utilizzati nella prassi clinica per decidere se una persona debba sottoporsi a un trattamento ipolipemizzante valutano solo il rischio di malattie cardiovascolari entro 10 anni, quindi possono sottostimare i pericoli di più lungo periodo, in particolare nei giovani “. Lo ha detto il professor Stefan Blankenberg, dell’University Heart & Vascular Center di Amburgo.
Questo studio mette invece l’accento sull’importanza, anche per i giovani adulti, di monitorare i loro livelli di colesterolo e, se sono elevati, di mettere in pratica le strategie più adeguate, ovvero uno stile di vita sano, una dieta equilibrata ed eventuali terapie farmacologiche, per farli abbassare e ridurre così il rischio a lungo termine di soffrire di infarto e ictus.
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Fonte: Ansa