Sommario
Le fave sono un alimento base in molte parti del mondo ed è proprio in queste zone che si sviluppa maggiormente il favismo, una grave forma di anemia dovuta all’ingestione di fave, fagioli, piselli o all’assunzione di determinati farmaci.
Si manifesta come fenomeno in pazienti con deficit di G6PD, glucosio-6-fosfato deidrogenasi, l’enzima che si trova principalmente nei globuli rossi e che serve per la sopravvivenza degli stessi.
Si tratta di una malattia ereditaria che colpisce prevalentemente persone di origine mediterranea (spagnoli, italiani, greci, armeni e israeliani) e che in certe circostanze può risultare fatale. Tuttavia oggi risulta facile da tenere sotto controllo.
Secondo dati ufficiali, il favismo è la carenza enzimatica più diffusa al mondo e coinvolge circa 400 milioni di persone tra Africa, Medio Oriente e parte del Mediterraneo. Ma scopriamo di più su questa patologia: cause, sintomi, come trattarla e prevenirla.
Favismo: che cos’è
Noto anche come “malattia delle fave”, è una patologia ereditaria che ha a che fare con una reazione allergica al fagiolo largo o fava (Vicia faba), piselli, verbena o determinati farmaci e sostanze particolari.
Le persone colpite da favismo possono sviluppare una malattia del sangue chiamata anemia emolitica, semplicemente mangiando le fave o anche camminando attraverso un campo dove le piante sono in fiore.
Questa forma di anemia emolitica acuta coinvolge un enzima che di solito si trova nei globuli rossi e ne garantisce la sopravvivenza, ossia glucosio-6-fosfato deidrogenasi, il cui acronimo è G6PD.
La carenza di questo enzima porta alla distruzione dei globuli rossi e quindi alla comparsa di anemia emolitica con ittero.
Cosa provoca il favismo
Il gene G6PD si trova sul cromosoma X e fornisce istruzioni per la produzione di un enzima chiamato glucosio-6-fosfato deidrogenasi.
Questo enzima, che si trova in tutti i tipi di cellule, è coinvolto nella conversione dei carboidrati in una forma più assimilabile e svolge un ruolo fondamentale nei globuli rossi proteggendoli da danni e distruzione prematura.
In questo processo di trasformazione dei carboidrati viene prodotto anche un altro enzima, il glutatione ridotto, ossia un antiossidante molto potente.
Dal momento che gli individui affetti da favismo non hanno abbastanza G6PD, non producono neanche abbastanza glutatione ridotto per proteggere le cellule dallo stress ossidativo, stress che per i globuli rossi risulta mortale.
Quando i globuli rossi sono esposti a stress ossidativo, la membrana cellulare o scoppia o viene danneggiata perché non c’è glutatione ridotto per proteggerli, o non ce n’è abbastanza.
Esistono più di 400 varianti di G6PD e la maggior parte di esse sono rare, mentre quelle più diffuse sono la variante africana o GdA e la variante mediterranea o GdB.
La differenza più importante tra le due è costituita dalla velocità di distruzione dell’enzima, maggiore in quella mediterranea, il che la fa essere la forma più grave e pericolosa.
Classificazione
La malattia può avere diverse varianti genetiche e per questo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le ha classificate sulla base del livello di attività eritrocitaria dell’enzima e sull’importanza delle manifestazioni cliniche:
- Classe I: deficit severo con attività enzimatica dall’1 al 4% e si manifesta con anemia emolitica cronica.
- II: deficit intermedio con attività enzimatica dal 3 al 10% e si manifesta con crisi emolitica intermittente.
- III: deficit moderato con attività enzimatica tra il 10 e il 40%.
- IV e V: nessun deficit e di conseguenza non presentano sintomi.
Le cause
Il favismo è causato da un difetto congenito che viene trasmesso ereditariamente con il cromosoma X.
I maschi colpiti manifestano i sintomi gravi, perché possiedono un solo cromosoma X ereditato dalla madre che se è portatrice sana fa loro sviluppare la malattia.
Mentre le femmine sono solitamente portatrici sane del gene anomalo in quanto possiedono due cromosomi X, ma come appena detto possono trasmetterlo ai bambini o ammalarsi in forma lieve.
L’anemia emolitica che ne sussiste può presentarsi per le seguenti cause:
- Alimentari, tramite l’assunzione di fagioli (da qui il nome favismo), ma anche piselli e altri legumi.
- Farmaci, in particolare antimalarici e chemioterapici o analgesici e antipiretici.
- Infezioni, per esempio polmonite, malaria, chetoacidosi diabetica, epatite virale, infezione da Cytomegalovirus, febbre tifoidea.
Quali sono i sintomi del favismo
In coloro che soffrono di favismo, i sintomi si verificano nelle 12-48 ore dopo l’assunzione di fave fresche o altri alimenti e medicinali che possono innescarli.
Tra i sintomi più comuni ci sono:
- Ittero sulla pelle e sulle mucose.
- Febbre.
- Sangue nelle urine.
- Pelle pallida.
- Unghie deboli.
- Sonnolenza.
- Dispnea.
Inoltre, nei casi più gravi possono manifestarsi:
- Anemia.
- Ipotensione.
- Tachicardia.
- Collasso cardiocircolatorio.
- Oliguria.
Favismo nei bambini
Si manifesta anche nei bambini e nei neonati, i cui sintomi possono diventare davvero molto gravi.
In particolare, negli infanti, la bilirubina prodotta in eccesso, a causa della malattia, può superare la barriera emato-encefalica e depositarsi nel cervello. In questo caso parliamo di kernittero o encefalopatia bilirubinica.
I tipici sintomi sono:
- Ittero grave, trattabile con fototerapia.
- Epatosplenomegalia (fegato e milza ingrossati).
- Danni cerebrali, come paralisi cerebrale coreoatetosica.
- Disabilità intellettiva.
- Letargia.
- Ipotonia (per esempio paresi dello sguardo).
- Spasmi.
Invece, nei bambini un po’ più grandi i sintomi sono molto simili a quelli degli adulti:
- Improvvisa insorgenza di febbre e di ittero della cute e delle mucose.
- Urine ipercolorate giallo-arancione.
- Pallore.
- Debolezza.
- Compromissione delle condizioni generali.
- Iperventilazione e dispnea.
- Tachicardia o polso debole.
Mai come nel bambino, essere informati sulla malattia diventa fondamentale per proteggersi soprattutto fuori dall’ambiente domestico.
Ed è per questo che anche la scuola o gli altri ambienti frequentati dal ragazzo devono essere a conoscenza della patologia.
Ittero
L’ittero, soprattutto neonatale, rappresenta la seconda manifestazione clinica più comune della carenza di G6PD.
Esso è caratterizzato da colorazione gialla della pelle e del bianco degli occhi (sclera), ma anche ingiallimento dei palmi delle mani e/o delle piante dei piedi, emissione di urine giallo-scure e feci di colore molto pallido.
L’ittero si manifesta per eccesso di bilirubina in circolo, ossia una sostanza prodotta dallo smaltimento dei globuli rossi che di solito viene processata dal fegato ed eliminata con le feci. Se l’ittero compare vuol dire che la produzione di bilirubina è troppa rispetto alla capacità del fegato di smaltirla.
In Sardegna, circa il 30% dei neonati maschi carenti di G6PD sviluppa proprio questa manifestazione clinica e per questo richiede l’exanguinotrasfusione o trasfusione sostitutiva. Si tratta di una serie continua di trasfusioni volte a ottenere il ricambio quasi totale del sangue del bambino.
La carenza dell’enzima non porta necessariamente all’ittero patologico, ma sicuramente è un fattore che aggrava la possibilità del neonato di sviluppare iperbilirubinemia.
Scopri il nostro approfondimento sull’ittero.
Diagnosi
Il percorso di diagnosi del favismo inizia con l’anamnesi e l’esame obiettivo che tiene conto dei segni clinici evidenti come la colorazione della pelle e delle mucose e il colore delle urine.
Altri esami sono:
- Prelievo di sangue utile a dosare l’enzima G6PD nei globuli rossi.
- Test delle urine per rivelare l’evidenza di emoglobinuria.
- Ecografia addominale per rilevare calcoli biliari e/o splenomegalia.
- Test di Coombs che deve essere negativo per escludere altre patologie.
- Screening neonatale per G6PD come parte dello screening metabolico già esistente (questo avviene in automatico nelle aree geografiche a maggiore rischio di favismo).
Un altro esame particolare che può essere effettuato è il test di Beutler, anche detto test della macchia fluorescente. In pratica, consiste nell’identificazione, tramite esposizione ai raggi UV, di NADPH.
Si tratta di un enzima prodotto dal G6PD che, se presente, appaiono come delle chiazze. I soggetti portatori di favismo ne producono una piccola quantità.
Favismo: terapia e prevenzione
Per trattare il favismo non esiste una cura. L’unico modo per non rischiare è la diagnosi precoce e la prevenzione.
In caso di comparsa improvvisa di ittero e di anemia bisogna astenersi da qualsiasi iniziativa tipo la somministrazione di farmaci, ricordare tutti gli alimenti o farmaci assunti nelle ultime 48 ore e contattare immediatamente i soccorsi.
Nei casi più gravi potrebbero essere necessari:
- Trasfusione di sangue.
- Fluidi per via endovenosa per ridurre potenziali danni ai reni a seguito di oliguria acuta.
- Dialisi in soggetti con insufficienza renale.
- Integrazione di acido folico.
- Ossigenoterapia.
- Riposo a letto e in alcuni casi trasferimento in terapia intensiva.
- Rimozione della milza.
Per quanto riguarda la prevenzione, chi è affetto da favismo deve seguire delle regole salvavita fondamentali. E’ fondamentale evitare:
- Ingestione di fave e di altri legumi come piselli e fagioli che contengono sostanze in gradi di aumentare lo stress ossidativo.
- Assunzione di analgesici, antipiretici, antimalarici, sulfonamidi (presenti in vini e spumanti), blu di metilene alimentare, FANS e alcuni tipi di antibiotici.
- Contatto con naftalina e henné.
- Vitamina K, l’acido ascorbico artificiale messo in cibi e multivitaminici, l’acqua tonica che contiene chinino (sostanza che provoca emolisi), mentolo (presente per esempio in dentifrici, caramelle, mentine e collutori).
Bisogna effettuare una consulenza genetica e uno screening se ci sono in famiglia casi di deficit di G6PD.
Dieta
Le persone con deficit di G6PD dovrebbero consumare regolarmente cibi ricchi di antiossidanti per ridurre o evitare lo stress ossidativo sui globuli rossi.
I migliori alimenti sono:
- Verdure soprattutto con foglie verdi.
- Cereali.
- Agrumi.
- Altri alimenti ricchi di vitamine che stimolano la produzione di globuli rossi e di enzimi in grado di difenderli.
Epidemiologia
Il deficit di G6PD è l’enzimopatia più comune nell’uomo. Basti pensare che interessa circa 400 milioni di persone in tutto il mondo ed è particolarmente diffusa in paesi quali:
- Grecia.
- Cipro.
- Iran.
- Iraq.
- Libano.
- Algeria.
- Tunisia.
- Spagna.
- Italia.
Nell’Italia continentale l’incidenza media della carenza di G6PD è dello 0,4%, in Sicilia è dell’1%, in Sardegna raggiunge il 14,3% con un picco nella città di Cagliari del 25,8%.
L’elevata incidenza del gene responsabile di questa carenza nelle aree tropicali e sub tropicali, da sempre caratterizzate da endemia malarica, ha fatto supporre che il difetto esercitasse in qualche modo un effetto protettivo dall’infezione malarica.
I pazienti affetti da favismo sono sempre carenti di G6PD, ma non tutti coloro che soffrono di questo deficit sviluppano anemia emolitica quando ingeriscono fave. Solitamente, se questo accade, è perché si tratta di persone con una grave forma di deficit.
Si presenta maggiormente negli uomini e meno nelle donne che, al contrario, generalmente sono portatrici sane del gene anomalo. Poi, le stesse possono trasmetterlo ai loro figli oppure ammalarsi lievemente.
Cenni storici
Il favismo è noto sin dall’antichità e, per quanto riguarda l’Italia, a Crotone ci furono le prime importanti manifestazioni della malattia.
Lo stesso Pitagora, filosofo greco e fondatore di una delle più importanti scuole di pensiero dell’umanità con sede a Crotone, una volta trasferitosi in città mise il divieto di consumare le fave. Questa decisione, si pensa, sia stata presa proprio per contrastare i sintomi del favismo da cui lui era affetto sin da bambino oppure perchè nessun altro ne soffrisse.
Invece, altre ipotesi suggeriscono che il divieto sia stato messo in atto perché le fave erano considerate un alimento impuro da cui i filosofi dovevano tenersi lontano.
Molto più avanti, tramite alcuni test effettuati su volontari prigionieri dell’Illinois State Penitentiary, a partire dalla somministrazione di un farmaco antimalarico si è scoperto che alcuni di loro sviluppavano un’anemia emolitica.
Dopo avere studiato il meccanismo di sviluppo di questa crisi si è capito che essa si manifestava solo in chi aveva un difetto intrinseco degli eritrociti. Infatti, tutti coloro che erano affetti da favismo mostravano G6PD-carenza, ma non tutti quelli che avevano G6PD-carenza mostravano favismo.
Fonti
- Uppa.
- AIEOP: deficit di G6PD.
- Associazione italiana Favismo.
- European Review.