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Coronavirus: l’emergenza è sotto controllo, ma il Covid-19 non è sconfitto. Per questo abbiamo voluto provare a immaginare gli scenari futuri di questa pandemia, fare il punto sulle terapie che si stanno rivelando efficaci contro questa infezione e sulle prospettive offerte dal vaccino.
Ne abbiamo parlato con il dottor Luigi Temperilli, specialista in ematologia e pneumologia, a cui abbiamo rivolto le domande dei lettori di Melarossa. Quali sono le possibili cure contro il Covid-19? Quale approccio terapeutico è più efficace tra terapia con plasma, antivirali e farmaci per l’artrite reumatoide? Come funzionerà il vaccino attualmente in fase di sperimentazione? Infine, quali potranno essere le evoluzioni di questo virus? Muterà come quello dell’influenza? Guarda il video con l’intervista allo specialista.
Terapia con il plasma: in cosa consiste e per quali pazienti è indicata
I pazienti che hanno avuto la malattia da Covid-19 e sono guariti hanno un alto titolo, cioè un’alta quantità, di anticorpi nel sangue. Si tratta di immunoglobuline IgG e IgM altamente specifiche contro il virus.
La terapia con il plasma consiste nel trasferimento di plasma dal paziente guarito al paziente malato. Se, infatti, il plasma ha aiutato il donatore a guarire, probabilmente aiuterà anche il paziente che lo riceve. In termini medici, questa terapia si chiama immunoterapia passiva perché gli anticorpi sfruttati a scopo terapeutico vengono formati dal donatore, malato e guarito, non dal ricevente, a cui vengono trasferiti passivamente.
Per eseguirla viene impiegata una tecnica, la plasmaferesi, che consiste nel separare il plasma dai globuli rossi, che vengono subito reimmessi nel sangue del donatore, e trasferirlo, dopo una serie di controlli che ne certificano la sicurezza, al ricevente. Questa procedura contro il Coronavirus è attualmente in fase avanzata di test all’ospedale di Mantova e all’Università di Pavia. Le sperimentazioni hanno coinvolto una cinquantina di pazienti con esiti positivi: un dato che ci dà informazioni importanti da tenere presenti.
Quando si rivela efficace la terapia con il plasma? L’immunoterapia passiva non funziona nei pazienti ad uno stadio troppo avanzato della malattia, perché contrastare l’infezione con il plasma non ne blocca la progressione. Allo stesso tempo, è inutile nel paziente che guarirà probabilmente da solo, come accade nell’80% dei casi. E’ invece indicata nei pazienti che presentano tosse, polmonite, riduzione dell’ossigeno, che fanno ossigenoterapia ma non sono intubati, perché aiuta a non farli peggiorare ulteriormente e a non arrivare alla rianimazione e all’intubazione.
Farmaci per l’artrite reumatoide: come agiscono contro il Covid-19
L’idrossiclorochina, che fa parte, tra gli altri, dei protocolli terapeutici della regione Lombardia e della Regione Lazio contro il Coronavirus, è un farmaco normalmente utilizzato nelle collagenopatie, ovvero nelle malattie autoimmuni del tessuto connettivo, tra cui l’artrite reumatoide. Noi conosciamo gli effetti dei farmaci in pazienti con certe patologie, ma un farmaco svolge anche tante altre azioni, che magari non servono per la malattia per cui viene comunemente usato, ma si rivelano utili per altre.
Non sappiamo perché l’idrossiclorochina funzioni nei pazienti con Coronavirus. Un’ipotesi è che aumenti l’acidità di alcune vescicole che si trovano all’interno delle cellule umane e che sono responsabili dell’ingresso del virus in queste cellule. Modificando alcune caratteristiche di queste vescicole, il virus entrerà con maggiore difficoltà. Le posizioni su questa terapia sono diverse: alcun studi ne hanno dimostrato una qualche attività, altri studi un’attività minore, quindi il suo utilizzo non è facile. L’associazione tra idrossiclorochina e alcuni farmaci antivirali è abbastanza utile nel trattamento delle fasi iniziali, e quindi meno gravi, della malattia da Covid-19.
Farmaci antivirali: quali effetti hanno
Lopinavir/ritonavir è un’associazione farmacologica che si è dimostrata utile nei pazienti con HIV perché impedisce la replicazione del genoma virale. Nel caso dei pazienti con Covid-19 abbiamo avuto qualche osservazione positiva sulla sua capacità di bloccare l’RNA virale. Tuttavia uno studio cinese su 199 pazienti ha mostrato che nei pazienti con malattia molto avanzata l’utilizzo di questo farmaco antivirale non ha avuto effetto. Nei pazienti meno gravi, invece, probabilmente l’associazione tra idrossiclorochina e Lopinavir/ritonavir è efficace. Lo stesso effetto benefico, sempre nelle fasi iniziali della malattia, si ottiene associando idrossiclorochina e Rendesevir, un altro farmaco antivirale che blocca la replicazione del genoma del Covid-19.
Vaccino contro il Coronavirus: come agirà per proteggerci
In generale, un vaccino induce un’immunoterapia attiva e lo fa trasferendo dei piccoli frammenti di virus nel soggetto che viene vaccinato. Il sistema immunitario, come risposta all’ingresso di questo estraneo, produce anticorpi di difesa che fanno sì che, se l’organismo entra in contatto con il virus completo, sia già preparato a combatterlo. Un’azienda italiana, l’Irbm di Pomezia, insieme al Jenner Institute di Oxford, sta testando un sistema per trasferire gli antigeni, cioè piccoli frammenti del Coronavirus, nell’organismo dell’uomo per immunizzarlo.
Come si è arrivati a questo vaccino? I ricercatori hanno estratto un pezzettino del genoma del Covid-19, quello che codifica la proteina, detta “proteina di picco”, che permette al Coronavirus di entrare nell’organismo, e lo hanno inserito nel codice genetico di un Adenovirus, che è un virus responsabile del semplice raffreddore. Il nostro organismo, quando entra in contatto con questo virus modificato geneticamente, comincia a produrre anticorpi contro questo estraneo, ma soprattutto contro la proteina di picco, immunizzandosi. Questo meccanismo rende il sistema immunitario pronto a reagire nel caso in cui venga in contatto, nei mesi successiv alla vaccinazione, con il Coronavirus. I test di questo vaccino sull’uomo sono già in corso e, realisticamente, tra sperimentazione, produzione e distribuzione, possiamo immaginare che sarà disponibile dall’inizio del 2021.
Il Coronavirus muterà come muta il virus influenzale?
Non abbiamo ancora certezze sulla velocità di mutazione del Coronavirus, che sembra comunque mutare non molto velocemente, a differenza del virus dell’influenza che invece può mutare anche nell’arco di un mese. E’ questo il motivo per cui siamo invitati a ripetere la vaccinazione ogni anno. Quando il virus è stabile, con la vaccinazione l’immunità persiste per tutta la vita. Come si comporterà il Covid-19 nei prossimi mesi? Da una serie di ricerche condotte in questi mesi, sembrerebbe essere piuttosto stabile. Tuttavia, così come l’infezione tra la popolazione si sta riducendo grazie alle misure di profilassi messe in campo, anche il numero di malati gravi sta diminuendo molto: questo fa pensare che il virus stia cambiando, ma ancora non possiamo sapere se e quanto potrà cambiare in futuro. Speriamo che cambi poco, in modo che le vaccinazioni contro la malattia siano efficaci.
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