Le foglie di salvia fritta pastellate, gonfie e invitanti, non possono mancare durante un goloso buffet o un apericena con gli amici; diventano anche un ottimo antipasto oppure un ricco contorno di verdure fritte in pastella per tutta la famiglia.
Il gusto inconfondibile della salvia spicca al nostro palato con piacevolezza, fragranza e croccantezza. Provala con la ricetta di Melarossa!
Quando cucinare la salvia fritta (e come)
Abbinate a carciofi, cipolla, zucchine, melanzane, biete, finocchi e ad altre verdure di tua scelta, le foglie di salvia fritte sono un gran contorno. Un piatto unico che si apprezza anche da solo: come è tipico nelle trattorie dell’isola di Sant’Erasmo a Venezia, considerata “l’orto esclusivo” della città lagunare; o come nella tradizione gastronomica romana dove alla vigilia di Natale non può mancare il fritto misto di verdure.
Nella degustazione culinaria, la salvia fritta viene spesso servita con altre verdure unitamente alla frittura mista di pesce, creando un gradevolissimo mix di gusti in cui ciascun ingrediente mantiene le proprie caratteristiche gustative.
Anche visivamente le foglie di salvia fritte sono molto invitanti, un bocconcino dorato con il picciolo racchiude la delicatezza e tutte le benefiche proprietà della salvia. E poi non è da sottovalutare che la salvia fritta è un piatto molto semplice da preparare e a costo irrisorio.
Ricetta salvia fritta
Salvia fritta
Ingredienti
- 20 foglie di salvia
- 80 g farina 00
- acqua frizzante molto fredda q.b.
- sale fino q.b.
- olio di arachidi q.b. (per friggere)
Istruzioni
- Procurati delle foglie di salvia freschissima, possibilmente grandi e carnose, non togliere il picciolo. Lavale accuratamente sotto l'acqua corrente, sono vellutate e possono incamerare sporco.
- Ponile distese su carta assorbente da cucina ed asciugale bene con delicatezza, senza fargli perdere consistenza.
- Ora prepara la pastella: in una ciotola di medie dimensioni versa la farina 00 setacciata, un pizzico di sale e gradatamente l'acqua minerale frizzante molto fredda (ghiacciata) da frigo. Se preferisci puoi usare anche la birra, ma tieni presente che quest'ultima, contenendo lieviti, farà gonfiare maggiormente la pastella durante la cottura, conferendole però più sapore.
- Mescola la pastella: dapprima con la forchetta, poi usa la frusta e miscela velocemente fino a che non sarà perfettamente amalgamata, liscia e senza grumi. Non deve risultare né troppo liquida - altrimenti scivolerebbe sulle foglie di salvia - né troppo densa - per non far prevalere il gusto di farina.
- In una pentola di medie dimensioni, alta con i bordi stretti, versa dell'olio di arachide quanto basta per coprire le foglie di salvia: sebbene sia un olio di semi, è il migliore tra questi, perché mantiene meglio la temperatura durante la frittura e ha un punto di fumo che non sviluppa sostanze nocive al nostro organismo. Scaldalo a fiamma vivace e portalo attorno ai 160°; puoi controllare con un apposito termometro oppure con lo stuzzicadenti, che quando l'olio è in temperatura forma tutto intorno delle bollicine.
- Ora immergi le foglioline di salvia nella pastella, girale bene sotto e sopra, prendile per il picciolo e lasciale scolare dell'eccesso di pastella. Poi tuffale una ad una nell'olio, in piccole quantità.
- Fai friggere per pochi minuti finché sono dorate, toglile con una schiumarola, adagiale su carta assorbente (girale una volta, per far perdere tutto l'olio da entrambi i lati) e servile caldissime.
Note
- Anche se la ricetta classica non lo prevede, nella pastella si può aggiungere all'inizio, dell'olio extravergine di oliva che rende il gusto più ricco.
Proprietà e usi in diete e menù
Le foglie di salvia, elemento base di questa ricetta sono un alimento benefico e ricchissimo di proprietà. L’apporto calorico deriva principalmente dalla panatura: una porzione di 5 foglie apporta meno di 120 kcal. Trattandosi di un piatto fritto, comunque è bene non esagerare, soprattutto per chi soffre di reflusso gastroesofageo e colesterolo alto.
La salvia contiene principi amari, acidi fenolici, flavonoidi ed olio essenziale, che le conferiscono proprietà antisettiche, antinfiammatorie, diuretiche, ipoglicemizzanti ed antiossidanti. I preparati a base di salvia sono ottimi adiuvanti nel curare raffreddore, tosse, mal di gola, catarro e febbre, ma anche affezioni a carico dell’apparato gastrointestinale.
La salvia esercita anche un’azione antispasmolitica efficace nell’intestino irritabile e nei dolori mestruali; inoltre contribuisce ad alleviare i disturbi della menopausa, come le vampate di calore. Un aiuto lo apporta anche nel combattere la ritenzione idrica, i reumatismi e il mal di testa. Non da ultimo, la salvia è un’alleata della bellezza di denti e capelli, un vero toccasana racchiuso in morbide foglioline.
- Pratico strumento per preparare e cucinare i tuoi piatti preferiti
- Dimensioni: 32 x 32 x 10 cm
- Composizione principale: ferro
La salvia e la frittura: due componenti uniche in cucina
Salvia, tra sapore e benefici
La salvia officinalis è una pianta perenne caratteristica delle zone temperate. In Europa meridionale e in Italia cresce spontanea al centro-sud e nelle isole; viene coltivata in pianura e nelle zone montane fino a 750 metri di altitudine. La sua grande diffusione e consumo sono legati al piacevole aroma che emana, conferendo gusto ai cibi e benessere al corpo, grazie alle molteplici proprietà curative che possiede. Tanto che, non a caso, la parola salvia deriva dal latino “salvere“, che significa appunto salvare.
La salvia officinalis trova impiego fin dall’antichità per le sue proprietà medicinali. I popoli galli credevano potesse guarire tutte le malattie, far da barriera a tosse e febbre e persino resuscitare i morti. Presso gli antichi Romani era pianta sacra che pochi prescelti potevano raccogliere seguendo dei rituali. Durante il Medioevo, invece, la salvia veniva molto usata nella medicina popolare per cicatrizzare ferite e piaghe. I Cinesi, dalla notte dei tempi a tutt’oggi, usano le foglie di salvia per curare depressione, insonnia, disturbi gastrointestinali, mestruali, e persino alcune malattie mentali ed affermano che aiuta la longevità.
Nella medicina ayurvedica è consigliata anche per uso esterno. Questa generosa pianta è sempre stata consumata in cucina grazie al suo delicato aroma e profumo che ben si abbina alla cottura di carni e pesci.
Fritto? Sì, ma con moderazione e sapienza
Anche la storia del friggere, secondo gli studiosi Flandrin e Montanari, vanta ipotesi molto antiche. Da alcuni geroglifici sembra siano stati gli Egiziani a scoprirla; altre fonti invece la attribuiscono agli Ebrei in fuga dall’Egitto nel XIII secolo a.C.. Forse l’ipotesi più accreditata rimanda la vera origine della frittura alla Cina del XV secolo a.C. quando fu inventata la pentola in ghisa chiamata “wok” e si sapevano già ricavare alcuni oli di semi.
La storia del fritto passa anche per gli antichi Romani che la apprendono dai Greci, abili produttori di padelle in ceramica per friggere che venivano vendute lungo tutte le coste del Mediterraneo. Tra il 1600-1700 più trattati di arte culinaria descrivono ricette di vari fritti, ma è solo nel 1927 che il cuoco maceratese Cesare Tirabasso codifica varie ricette di fritture. Il resto è storia.
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