Sommario
I trigger point sono dei punti localizzati nel muscolo la cui palpazione evoca un dolore pungente e fastidioso. Si presentano come dei “nodi” di tessuto muscolare e fasciale.
Il corpo umano è formato da 400/600 muscoli (dipende dagli autori). Ogni muscolo ha un’origine e un’inserzione tranne la lingua. La contrazione muscolare permette ai due capi di avvicinarsi, questo comporta il movimento dell’articolazione o segmento corporeo del quale il muscolo fa parte. Ad esempio, la contrazione del bicipite permette all’avambraccio di avvicinarsi alla spalla.
I muscoli sono avvolti dalla fascia (così come molte altre strutture del corpo), che sostanzialmente è un tessuto connettivo di sostegno.
Per rendere l’idea, immagina di indossare una tuta molto aderente che ricopra interamente il corpo, quella è la fascia. Quindi, se tiri un angolo della tuta (trigger point, problema miofasciale), ti sbilancerai con il peso verso la direzione della trazione.
Questo perché la fascia fa parte del nostro sistema di autosostegno chiamato “sistema di tensegrità”, ovvero in grado di autoregolarsi e modificare la struttura con l’obiettivo di mantenere l’equilibrio. Però, d’altra parte, cercando di mantenere l’equilibrio, si potrebbero creare delle tensioni in zone lontane dalla zona di tensione (trigger point). Parliamo in questo caso di dolori riferiti.
Quindi, trattare i trigger point è diventato importante per migliorare l’efficacia del sistema muscolo scheletrico e del corpo nel suo insieme. Questo perché, oltre a essere in alcuni casi dolorosi, possono portare ad accusare dolore in altre parti del corpo.
Trigger point: cosa sono
Il termine viene dall’inglese e letteralmente significa: ‘trigger’ (grilletto, detonatore) e ‘point’ (punto). Quindi, in senso figurato, punto da cui parte un colpo, un dolore, in questo caso, e da cui si propaga.
I trigger indicano una condizione clinica che consiste nella contrazione continua di alcune fibre muscolari, parliamo di attività su scala miscroscopica.
Una lesione del reticolo sarcoplasmatico, un sistema di membrane all’interno delle fibre muscolari, può compromettere l’equilibrio degli ioni calcio con un conseguente rilascio eccessivo. Un rilascio eccessivo e prolungato di ioni calcio porta le fibre muscolari a una contrazione prolungata.
Le conseguenze di questa situazione si ripercuotono negativamente sul microcircolo, andando a comprimere i vasi che vascolarizzano il muscolo stesso e quindi limitano il corretto rifornimento di ossigeno e di conseguenza l’apporto di sangue. Quindi le sostanze nutritive ostacolano la guarigione ed è così che il muscolo, con il tempo, può diventare dolente.
Caratteristiche
Il trigger si può definire come un punto dolente nel tessuto muscolare non causato da traumi, infiammazioni o eventuali patologie.
Un’anamnesi differenziale è importante per escludere eventuali problemi di natura neurologica.
Il trigger point risulta dolente alla palpazione e riproduce la sensazione di dolore che il paziente lamenta. Attenzione, perché il dolore può essere riferito e non solamente limitato alla zona di palpazione.
Inoltre, il dolore può essere riferito a un nodulo puntiforme oppure a tutta la fascia contratta.
Alla palpazione si può apprezzare un vero e proprio “nodo”, ovvero una piccola zona definita dove la densità del tessuto aumenta.
Mappa dei trigger point
Tipi di trigger point
I trigger point possono essere attivi o latenti.
Il punto latente non è sintomatico e non provoca dolore riferito. Però, il dolore può essere evocato dal terapista durante la pressione del trigger.
Se dal punto di vista della percezione del dolore, il trigger point latente può essere visto come un problema meno invalidante sul breve periodo, da quello della terapia può invece diventare un problema perché la totale asintomatologia ritarderebbe la consultazione del terapista.
Invece, quello attivo può generare un dolore riferito senza essere stimolato. Ad esempio, “ho mal di testa vicino all’occhio e quando mi massaggio il trapezio, sento anche un dolore molto localizzato”. Quindi, Il dolore riferito, nel trigger point attivo, non necessita di stimolazione, mentre il trigger point risulterà doloroso solo alla palpazione.
Trigger point: cause del dolore
Un sovraccarico muscolare rimane tra le cause più probabili del trigger point. Come visto nei capitoli precedenti, la compromissione del microcircolo non permette al muscolo di guarire e la contrattura muscolare viene protratta nel tempo.
La limitazione dei nutrienti, di ossigeno e di energia porta a quella che viene definita “crisi energetica” .
Quindi, attività fisiche intense e posture protratte nel tempo possono portare allo sviluppo di trigger point, così come i traumi diretti.
Il dolore, inizialmente acuto, tende a cronicizzare nei soggetti con abitudini quotidiane errate come:
- Ore di sonno insufficienti.
- Elevato stress psicofisico, ecc.
Inoltre, la cronicizzazione del dolore dà il via a un circuito autoalimentato che sarà tanto più difficile da risolvere quanto più l’intervento curativo sarà ritardato.
Quindi, il trigger point si può definire risolto dal momento in cui viene “disattivato”, ovvero non è doloroso alla palpazione, e non solo quando la sintomatologia scompare.
Sintomi
Il sintomo principale lamentato dal paziente in caso di un trigger point attivo è quello di un dolore puntiforme “tipo coltellata”, profondo e che può peggiorare con determinati movimenti. Mentre uno latente, asintomatico localmente, potrebbe portare a dolori circoscritti in diverse zone del corpo (dolore riferito).
Altri sintomi associati possono essere debolezza muscolare e alterazione della funzione della zona interessata.
Il dolore del trigger cambia molto in base alla sua posizione. Ad esempio un trigger in zona cervicale può portare a una sintomatologia più importante a livello sistemico come emicrania e vertigini.
Quindi, non è possibile generalizzare sul tipo di dolore e la sintomatologia causati dai trigger point.
Trattamento dei trigger point: come curare il dolore
Il trattamento dei trigger point si rivela utile sia in ambito di benessere sia in ambito di performance.
Tendenzialmente, è importante esaminarli e trattarli quando si presentano problematiche muscolo-scheletriche come:
- Mal di schiena.
- Traumi muscolari.
- Sovraccarico articolare.
Ma il trattamento non si ferma solamente ai problemi muscolo-scheletrici. Infatti, può rivelarsi molto utile “disattivarli” anche in casi come:
- Mal di testa.
- Posture errate.
- Spossatezza.
- Percezione di mancanza di forza, ad esempio ‘sento il braccio pesante’.
Inoltre, alcuni punti possono influenzare il funzionamento del sistema nervoso autonomo, deputato a regolare le funzioni vitali di base.
Ed è per questo che un trigger point potrebbe alterare, per esempio, la digestione.
Quindi, è importante sottolineare come il trattamento dei trigger point deve essere eseguito solamente da terapisti che programmano, dopo un’accurata anamnesi, il percorso terapeutico ideale per la risoluzione del problema.
Dal punto di vista pratico, il trattamento si pone l’obiettivo di favorire l’afflusso di sangue e nutrienti alla zona colpita.
Compressione ischemica
Il terapista individua il trigger point e effettua una pressione sul punto creando un’ischemia (mancanza di ossigeno) temporanea e poi rilasciando in modo da aumentare l’afflusso di sangue (e quindi ossigeno) nella zona.
La tecnica si ripete fino a quando la percezione del dolore non cala a valori soddisfacenti.
Tecniche a energia muscolare
Il muscolo colpito dal trigger point viene portato in allungamento e fatto contrarre mentre il terapista oppone resistenza. Al termine della contrazione il terapista sfrutta il momento refrattario del muscolo per andare ad aumentare l’allungamento.
Ripetendo più volte, la tecnica punta a rilasciare il tessuto muscolare contratto.
Dry needling
È una tecnica simile all’agopuntura. Prevede l’inserimento di un ago nella zona muscolare contratta con lo scopo di creare un’infiammazione del tessuto con un conseguente aumento del flusso sanguigno.
Altri metodi
Altri metodi da utilizzare in autonomia sono il recupero attivo, ovvero un’attività aerobica a ritmo blando per migliorare l’ossigenazione dei muscoli e eliminare le scorie.
Inoltre, sono consigliati il foam roller e altri attrezzi per l’automassaggio. Infatti, questi semplici attrezzi permettono al paziente di lavorare in modo autonomo sulla zona dolente e trattare il trigger point.