Sommario
Il PAP test è utilizzato nello screening per la prevenzione del tumore della cervice uterina provocato dal papilloma virus umano. È anche chiamato striscio cervicale e si esegue durante la visita ginecologica. In particolare, con questo esame si analizzano le cellule che rivestono il collo dell’utero per identificare eventuali anomalie.
Il nome pap test deriva dal medico Georges Papanicolaou che, a metà del 1900, ne propose l’utilizzo per la diagnosi del tumore della cervice uterina.
Per questo motivo, negli anni ’70 del Novecento, in molti paesi è iniziato lo screening utilizzando proprio questo esame. In effetti, il pap test ha contribuito a ridurre significativamente il numero di casi di cancro alla cervice.
Infatti, si stima che i programmi di screening abbiano ridotto il numero di decessi per questo tipo di cancro di oltre il 60%.
PAP test: a cosa serve
È usato tanto nello screening quanto nella diagnosi, attualmente insieme ad un altro esame, l’HPV DNA-test .
Infatti, viene raccomandato nella prevenzione secondaria dell’infezione da papilloma virus umano, noto anche con la sigla HPV (Human Papilloma Virus). Questa infezione, che si trasmette soprattutto attraverso i rapporti sessuali, nella maggior parte dei casi è transitoria. Solo in alcuni rari casi può provocare l’evoluzione in lesioni precancerose o tumorali, come il cancro alla cervice uterina.
Dato che non esistono farmaci per curare questa infezione, bisogna prevenirla. In questo modo si riduce il rischio sia di cancro al collo dell’utero sia di altri tipi di cancro correlati all’HPV.
Per la prevenzione primaria oggi abbiamo a disposizione il vaccino, che è efficace nel prevenire oltre il 90% di tutti i tumori provocati dall’HPV.
Invece, il PAP test e l’HPV DNA-test sono impiegati per la prevenzione secondaria, ossia per individuare in modo precoce eventuali lesioni precancerose.
Riassumendo, il PAP test non serve a prevenire l’infezione da HPV (per questo c’è il vaccino), ma a individuare eventuali lesioni provocate da questa infezione.
Pap test per prevenire il cancro della cervice uterina
È un tumore che colpisce quella parte dell’utero che sporge in vagina, chiamata anche collo dell’utero, motivo per cui questo tipo di tumore si chiama anche “del collo dell’utero”. A provocarlo è lo sviluppo incontrollato di alcune cellule costitutive dell’utero stesso.
Si tratta della prima forma di tumore riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come totalmente riconducibile a un’infezione. È infatti provocato nella quasi totalità dei casi da un’infezione genitale da HPV.
Tuttavia, se individuato e trattato precocemente, può essere curato con successo. Altrimenti, se non si interviene con una terapia, il tumore può diffondersi in altre parti del corpo e può portare anche al decesso.
Pap test: come si esegue
Si esegue con la visita ginecologica, durante la quale il medico introdurrà nella vagina lo speculum. Questo strumento dilata leggermente l’apertura vaginale in modo da favorire il prelievo. Dopodiché, il ginecologo preleva un campione di cellule dal collo dell’utero e dal canale cervicale, introducendo nella vagina una piccola spatola, una spazzolina di plastica o un bastoncino cotonato.
Successivamente, questo campione viene esaminato al microscopio, presso un laboratorio, per rilevare eventuali segni di anomalie delle cellule.
L’esame è veloce (dura al massimo 4-5 minuti) e indolore. Tuttavia, alcune donne possono avvertire un leggero fastidio o disagio provocato più dalla visita ginecologica che dal prelievo in sé.
Inoltre, è bene, nei due giorni che precedono l’esame, evitare l’uso di:
- spermicidi
- lavande
- gel
- ovuli
- creme vaginali
- qualsiasi altro prodotto che possa alterare il risultato del test.
Da evitare anche, sempre nei due giorni precedenti, i rapporti sessuali.
Infine, alcune donne, dopo l’esame, possono avere delle piccole perdite di sangue. Se persistono, rivolgiti al tuo medico.
Pap test: quando farlo
Alle donne è raccomandato di eseguire l’esame con una cadenza regolare di 3-5 anni, salvo indicazioni diverse del medico.
Nel programma di screening per la prevenzione del tumore del collo dell’utero, il pap test è considerato il test primario per le donne sotto i 30 anni. Invece, è utilizzato come test di completamento nello screening con HPV DNA-test primario, che si rivolge alle donne sopra i 30 anni di età.
In pratica, in quest’ultimo caso, il pap test è utilizzato per selezionare, tra le donne risultate positive all’HPV DNA-test, quelle che dovranno fare esami di approfondimento immediato: quelle donne cioè che hanno avuto il risultato positivo sia dell’HPV DNA-test sia del PAP test.
Mentre chi ha avuto un HPV DNA-test positivo ma un PAP test negativo, dovrà effettuare un controllo a distanza di 1 anno.
Risultati pap test: come leggerli
Dopo aver effettuato l’esame, in pochi giorni ti verrà comunicato il risultato, che potrà essere:
• negativo: non sono state trovate cellule anomale. Anche in caso di risultato negativo, possono però essere riscontrati microrganismi o modificazioni cellulari di natura benigna, per esempio associati a infiammazione, radioterapia, dispositivi intrauterini (come la spirale) o atrofia. Ad ogni modo, anche la presenza di microrganismi non indica infezione e questa andrà accertata con altri esami di rilevazione microbiologica.
• positivo: in questo caso sono state trovate delle cellule anomale. Ma un risultato positivo non vuol dire che hai il cancro della cervice. Però bisogna effettuare degli altri esami (per esempio la colposcopia o la biopsia) per capire il tipo di alterazione delle cellule.
Pap test: come interpretare un test positivo
Per maggiore chiarezza, riportiamo qui di seguito quali sono i principali termini utilizzati in caso di risultato positivo del Pap test e cosa indicano.
Questi termini fanno riferimento alla classificazione internazionale chiamata Bethesde e sono stati ripresi da questo documento del GISCI–Gruppo Italiano Screening del Cervicocarcinoma. Inoltre, in questo pdf puoi trovare anche le sigle dei vari risultati e il loro significato più nel dettaglio.
- Cellule squamose atipiche di significato indeterminato: le cellule squamose sono quelle che rivestono il collo dell’utero e sono così chiamate perché nella parte più superficiale sono appiattite e disposte l’una sull’altra come fossero squame di pesce. In genere queste alterazioni sono raramente riconducibili a lesioni importanti del collo dell’utero, ma necessitano comunque altri esami di approfondimento.
- Lesione squamosa intraepiteliale di basso o alto grado: le cellule analizzate possono essere precancerose. Se le lesioni sono di basso grado (in genere le più frequenti modificazioni cellulari che si riscontrano) vuol dire che la dimensione, la forma e altre caratteristiche delle cellule suggeriscono la presenza di una lesione precancerosa, ma che potrebbero passare anni prima che diventi un tumore. Al contrario, se le alterazioni sono di alto grado, c’è un’elevata possibilità che le lesioni diventino un tumore più velocemente e in questo caso è necessario eseguire ulteriori esami.
- Cellule ghiandolari atipiche: in questo gruppo rientrano tutte le modificazioni delle cellule ghiandolari (endocervicali, endometriali o di cui non è possibile individuare la sede). Le cellule ghiandolari sono quelle che rivestono la parte più interna dell’utero e producono muco. Se si presentano in modo atipico non è chiaro se possono essere cancerose, per cui sono necessari ulteriori accertamenti.
- Carcinoma a cellule squamose o adenocarcinoma: in questo caso le modificazioni delle squamose o delle cellule ghiandolari (nel caso di adenocarcinoma) indicano la possibile presenza di un tumore. Sono necessari altri esami diagnostici di approfondimento.
Pap test: quando farlo e quando no
• Flusso mestruale: l’esame va eseguito almeno 3 giorni dopo il termine delle mestruazioni e preferibilmente una settimana prima di quando inizierà il prossimo ciclo.
• Vaginite: se hai il dubbio di avere una vaginite, il consiglio è di non fare l’esame perché diventa più difficile interpretarlo. Quindi, è bene curarla prima e rimandare il pap test a guarigione avvenuta.
• Contraccettivi: sia l’uso di contraccettivi orali che della spirale intrauterina non rappresentano un ostacolo all’esecuzione del pap test.
• Gravidanza: secondo le linee guida nazionali e internazionali, tutte le gestanti, in assenza di un esame citologico recente, devono essere sottoposte ad un pap test di screening durante la prima visita. Quindi non ci sono controindicazioni all’esecuzione del test. Invece, è raccomandato se non c’è un esame precedente di screening.
• Donne vergini: se necessario, possono sottoporsi all’esame. In questo caso il medico utilizzerà uno strumento speciale per dilatare l’apertura della vagina. Ad ogni modo non sempre – dipende dalle caratteristiche anatomiche della donna – si riesce a prelevare un campione dal collo dell’utero, per cui il risultato dell’esame potrebbe non essere completamente affidabile. Comunque il rischio di cancro al collo dell’utero è molto basso in una donna vergine perché l’infezione si prende soprattutto attraverso i rapporti sessuali. Tuttavia, l’infezione può essere trasmessa anche con rapporti incompleti. Inoltre, esistono rare forme di tumore al collo dell’utero che si sviluppano indipendentemente dall’infezione HPV.
HPV DNA-test: un altro esame per lo screening
È un ulteriore esame utilizzato nello screening per la ricerca del papilloma virus umano (HPV).
Anche questo esame viene eseguito durante la visita ginecologica ed è simile al PAP test. Infatti, si analizza un campione di cellule prelevate dal collo dell’utero, con un prelievo simile a quello che si fa per il PAP test.
Tuttavia, questo test ha il vantaggio, rispetto al PAP test, di rilevare con grande anticipo eventuali anomalie cellulari, perché individua la presenza del papilloma virus umano, che è la causa conclamata del tumore del collo dell’utero.
Se vuoi saperne di più su questo esame, leggi il nostro articolo sul papilloma virus.
Screening: come si esegue
Lo screening prevede l’utilizzo sia del PAP test sia dell’HPV DNA-test, spesso a completamento l’uno dell’altro.
Se fare prima l’uno o l’altro dipende principalmente dall’età della donna. Infatti, l’HPV DNA-test è raccomandato per le donne sopra i 30 anni.
Per lo screening si procede in questo modo:
• Risultato dell’HPV DNA-test negativo: il test va ripetuto dopo 5 anni.
• Se il risultato è positivo, ovvero il test ha individuato i ceppi ad alto rischio, non è indice di malattia, ma rappresenta un fattore di rischio di potenziale sviluppo di lesioni precancerose. Quindi, in caso di positività dell’HPV DNA-test, la donna eseguirà anche il PAP test. Spesso non è necessario ripetere il prelievo delle cellule: infatti, se il prelievo è stato eseguito tramite la tecnica denominata “in fase liquida”, si possono utilizzare le stesse cellule prelevate con l’HPV DNA-test.
• Il PAP test mostra delle alterazioni (quindi è positivo): si procede con la colposcopia. Si tratta di un esame anche questo da effettuare durante la visita ginecologica. Il medico, attraverso uno strumento chiamato colposcopio, visualizza i tessuti in maniera ingrandita, così da poter individuare eventuali alterazioni della cervice uterina. Ad ogni modo, anche la colposcopia non è dolorosa.
• Se invece il risultato è negativo, la donna risulta a rischio, ma non ha sviluppato nessuna lesione. In questo caso è necessario ripetere il PAP test dopo 1 anno, invece che dopo 3, per verificare ancora una volta che non ci siano lesioni.
Al contrario, sempre nell’ambito dello screening, il PAP test è raccomandato per le donne sotto i 30 anni, perché in queste donne più giovani la possibilità di avere un HPV DNA-test positivo è elevata, ma altrettanto alta è la possibilità che l’infezione da HPV si risolva in maniera spontanea.
Screening e pap test
Gli studi hanno dimostrato che ci sono fasce di età in cui lo screening per il tumore della cervice uterina eseguito con il PAP test non serve.
Nello specifico, le donne sotto i 21 anni non dovrebbero essere sottoposte allo screening con questo esame, indipendentemente dall’inizio dell’attività sessuale o da altri fattori di rischio. Si è visto infatti che non si riduce l’incidenza del cancro cervicale rispetto ad uno screening iniziato a 21 anni.
Ugualmente, le donne sopra i 65 anni che hanno già effettuato almeno 3 PAP test consecutivi negativi e non hanno avuto nessuna lesione precancerosa negli ultimi 20 anni non devono essere sottoposte alla prevenzione per il tumore della cervice né con il PAP test né con l’HPV DNA-test.
Sono vaccinata contro l’HPV: devo fare lo stesso il pap test?
Sì, vaccino, PAP test e HPV DNA-test non si escludono l’un altro, anzi sono utilizzati insieme nella prevenzione del cancro della cervice uterina.
Questo perché il vaccino protegge da due ceppi oncogeni dell’HPV (il 16 e il 18), responsabili di circa il 70% di tutti i casi di cancro alla cervice. Ma per proteggersi dal restante 30% di ceppi non coperti dal vaccino, l’unico strumento è lo screening con il PAP test e l’HPV DNA-test.
Inoltre, c’è da considerare che il vaccino è disponibile da pochi anni. In particolare, in Italia è stato introdotto solo nel 2008 (non è obbligatorio, ma offerto comunque gratuitamente a ragazze e ragazzi al compimento dei 12 anni). Quindi, ci sono ancora molte le donne che non sono state vaccinate, per cui per loro lo screening è tuttora l’unico modo efficace per la prevenzione del tumore.
Link esterni
- Ministero della Salute, screening.
- Gruppo Italiano Screening del cervicocarcinoma – GISCi.
- Organizzazione Mondiale della Sanità- OMS.
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