Sommario
Il canottaggio è uno sport di resistenza, che richiede conoscenza e padronanza della tecnica. Usa come mezzo specifico un’imbarcazione mossa mediante remi con il solo ausilio della forza muscolare e si può praticare su fiumi, mari e laghi.
Il canottaggio è uno sport ciclico che richiede coordinazione, destrezza e una buona resistenza alla fatica. Per quanto riguarda le qualità aerobiche, si colloca tra la maratona e il pattinaggio su ghiaccio, richiedendo l’intervento massivo del metabolismo aerobico.
Dal 17 febbraio 2013 esiste anche la categoria dei pararowing atleti con disabilità fisiche.
Precedentemente, il canottaggio per diversamente abili era denominato Adaptive Rowing, oggi si chiama pararowing e figura nel programma olimpico dal 2005. Gli atleti sono classificati in categorie denominate da una sigla.
Canottaggio: cos’è
È uno sport praticato su fiumi, laghi, mari. La destrezza è una qualità fondamentale per riuscire a governare l’instabilità dell’imbarcazione dovuta a fattori esterni quali vento, correnti e onde.
Quindi, il canottiere deve avere un ottimo controllo del complesso corpo/imbarcazione. Per ottimizzare la prestazione e non compromettere la velocità dello scafo sono necessari continui aggiustamenti della postura come reazione alle informazioni provenienti dai sistemi:
- visivo
- propriocettivo
- vestibolare.
Oltre a quella aerobica, l’attività sollecita anche altre fonti metaboliche, il metabolismo:
- anaerobico
- lattacido
- alattacido.
È uno sport che richiede un puntuale controllo del gesto tecnico. Infatti, è riconosciuto e consigliato in tal senso come valido correttivo delle posture sbagliate ed indicato come supporto o sostituto della classica ginnastica correttiva.
Canottaggio: cenni storici
Il canottaggio, dal francese canotage, derivato di canot (canotto), in inglese rowing, è la disciplina sportiva propria del gesto tecnico della voga.
Fu probabilmente l’osservazione dei tronchi d’albero galleggianti che suggerì ai nostri più antichi progenitori l’idea di dotarsi di un mezzo di locomozione in grado di trasportarli sull’acqua.
Le prime pitture in cui troviamo rappresentate delle barche sono risalenti alla V dinastia dei Faraoni (2480-2350 a. C.) e mostrano scene di gare di imbarcazioni sul Nilo.
Molti secoli dopo, il poeta latino Virgilio descrive nel V libro dell’Eneide, con l’efficacia di un provetto cronista sportivo, una gara di canottaggio indetta dal principe troiano Enea per onorare la scomparsa del padre Anchise.
Quattro imbarcazioni in gara impegnate in un difficile percorso con giro di boa, il tifo della folla entusiasta e la vittoria di Clonato, capovoga della barca Scilla.
La grande rinascita di questo sport, nella sua accezione attuale, si colloca nel XIX secolo e si deve all’Inghilterra, culla del canottaggio moderno.
Il più antico evento remiero del mondo nel senso proprio del termine è la Doggett Coat and Badge, una regata inaugurata nel 1715, anno della morte del suo fondatore, l’attore irlandese Thomas Doggett.
La gara si svolge ancora oggi il 1° Agosto, sul percorso di circa 4,5 miglia che va da London Bridge a Chelsea.
Oxford Cambridge e Royal Henley Regatta
Ai primi dell’Ottocento furono gli studenti universitari a spingere perché il canottaggio diventasse un vero e proprio sport. Cominciarono così a sorgere in Inghilterra i primi club di canottaggio a Eton, Westminster, Londra, Henley. Si gareggiava su barche a dieci, a otto, a sei vogatori.
In quegli anni, nacquero le due regate più antiche e famose del mondo la sfida Oxford-Cambridge (1829) e la Royal Henley Regatta (1839).
La Boat Race, “la regata per eccellenza” come la chiamano gli inglesi, è la tradizionale sfida annuale tra gli otto delle università di Oxford e Cambridge. E’ uno dei maggiori eventi remieri che appassiona l’Inghilterra ed è atteso e seguito dagli appassionati in tutto il mondo.
Diffusione
L’Italia si affacciò sulla scena remiera solo nella seconda metà del XIX secolo, in ritardo rispetto ad Inghilterra, Germania, Francia, Belgio e Olanda.
Torino fu la città che diffuse in Italia la passione per il canottaggio ma la prima società ad essere fondata fu la Toscana Canottieri Limite (1861).
Nella seconda metà del XIX secolo, la popolarità del canottaggio ebbe un forte incremento. Si moltiplicarono i club e le federazioni nazionali dei vari paesi. Mancava però un organismo internazionale che uniformasse le tante differenze esistenti fra i singoli codici delle regate.
Ogni paese adottava percorsi di gara diversi, non esistevano regole uniformi nella costruzione e nell’armamento delle imbarcazioni. Il 21 luglio 1891, i rappresentanti di Belgio, Francia, Italia, Olanda e Svizzera si incontrarono a Bruxelles per arrivare ad una definizione unica del vogatore.
L’anno dopo, a Torino venne redatto il Codice Internazionale delle regate e nacque la FISA (Fédération internationale des sociétés d’aviron), la prima in ordine cronologico di tutte le Federazioni sportive internazionali.
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Canottaggio: tecnica
Ciclo di voga
Il ciclo di voga è caratterizzato da una sequenza ciclica di movimenti delle gambe, del busto e delle braccia del vogatore. I movimenti sono sequenziali, non si sovrappongono mai, l’uno segue l’altro.
Una palata può essere suddivisa in quattro fasi attacco, passata, finale e ripresa e vengono eseguite in successione dall’atleta.
Dalla posizione del finale, cioè al termine del ciclo di voga con il remo che ha finito la spinta in acqua ed è stato estratto, per andare in attacco, cioè nella posizione in cui il remo è pronto ad entrare in acqua per spostare la barca, si distendono prima le braccia, poi il busto si inclina in avanti di circa 30° portandosi oltre il bacino e successivamente si muovono le gambe.
Arrivati in attacco, una volta entrata la pala in acqua, sono prima le gambe che si distendono, poi il busto si riporta dietro il bacino. Infine, le braccia si piegano portando i pugni al petto nella posizione del finale.
Attacco
L’entrata in acqua o attacco, è la fase di ingresso delle pale in acqua.
Le gambe sono piegate mentre le braccia sono ben distese, con il corpo leggermente proteso in avanti. La barca qui tocca il punto di maggiore instabilità.
I remi entrano in acqua quando le gambe toccano la massima compressione e il petto va a sfiorare le cosce. Questo favorisce la spinta iniziale della barca sfruttando proprio la contrazione muscolare delle gambe, che sono il vero motore.
Passata
La passata è il momento in cui i remi vanno a fare leva in acqua. Le gambe si distendono andando a pressare il puntapiedi, mentre il resto del corpo mantiene ancora la posizione in cui si è presentato in attacco.
Una volta effettuata la spinta di gambe e dunque l’accelerazione della palata, è il busto che torna nella posizione di finale, con la retroversione del bacino, e per ultime si piegano le braccia con i pugni che vanno a sfiorare il petto.
In posizione finale, si ruota l’impugnatura del remo per estrarre la pala dall’acqua abbassando leggermente i pugni e mantenendo il busto all’indietro.
Ripresa
Tutti i movimenti che dal finale conducono all’attacco fanno parte della ripresa: ci si prepara subito per la palata successiva.
Per evitare un calo di velocità, i pugni tornano al petto immediatamente, si allontanano distendendo bene le braccia per far ripartire senza interruzioni e con continuità il colpo successivo.
Invece, il busto viene ruotato in avanti mentre il carrello comincia a muoversi. Contemporaneamente, la pala viene ruotata in posizione ortogonale all’acqua (preparazione della pala).
La ripresa deve essere eseguita regolando la velocità del carrello in funzione della velocità della barca per limitare al massimo le forze negative nel momento in cui l’atleta si muove in senso opposto a quello di direzione della barca.
Tutti questi movimenti, che qui sono stati schematizzati, sono in realtà molto più complessi. Portano il vogatore a muoversi in maniera intermittente in avanti e all’indietro.
Infatti, ogni singolo passaggio deve avvenire in maniera fluida, delicata e attenta, con il controllo massimo di tutte le diverse fasi evitando scatti bruschi e discontinuità.
Ciclo di voga in canottaggio: combinazione di forze positive e negative
Il ciclo di voga è una combinazione di forze positive e forze negative che il vogatore imprime alla barca.
Le forze positive si producono quando il remo entra in acqua e corrispondono quindi alla fase di spinta di velocità e movimento. Invece, le forze negative nascono durante la fase di ripresa, quando il vogatore si muove in senso opposto al movimento dello scafo. Se non ha il massimo controllo di questa fase rischia di rallentare irrimediabilmente la barca.
Affinché l’intero ciclo di voga avvenga in maniera fluida è bene contrastare le forze negative. Possono essere attenuate con una fase di ripresa più lenta rispetto alla passata in acqua. Infatti, è la barca a scorrere sotto il carrello e non il carrello ad accelerare su di essa, ed un’entrata rapida della pala in acqua, subito porta a far diventare il remo la leva su cui appendersi per il ciclo successivo.
Sospensione
La sospensione è la capacità dell’atleta di appendersi letteralmente ai remi pressando in contemporanea con immediatezza il puntapiedi. Permette di andare ad alleggerire la barca ed impiegare il peso del corpo per la massima resa della spinta in acqua.
La capacità dell’atleta di sfruttare al massimo la sospensione togliendo quanti più chili possibili dal carrello, consente di impiegare il peso del corpo in positivo. Viceversa, il restare sempre seduti senza appendersi alla leva che ha formato il remo nell’ingresso in acqua rende più pesante la barca da spostare.
Di conseguenza, il peso del corpo grava in maniera negativa sullo scafo, non consentendo di portare con agilità l’imbarcazione alla massima velocità.
Canottaggio: tecnica di voga
La tecnica di voga è l’interpretazione del ciclo di voga. Esistono varie scuole a riguardo e la tecnica ha svilippato diverse e mutate caratteristiche con il passare degli anni e con l’evolversi dei mezzi tecnici a disposizione degli atleti.
In generale, è una successione di movimenti che deve garantire il buon scorrimento dell’imbarcazione, il massimo sfruttamento delle componenti propulsive, e limitare quanto più possibile il dispendio inutile ed infruttuoso di energie e le componenti che contribuiscono direttamente o indirettamente a frenare la barca.
Tutto quindi, deve essere controllato e convogliato al fine di mantenere una velocità sostenuta e costante dell’imbarcazione.
In sintesi, per eseguire una buona palata o colpo in acqua, si deve entrare rapidamente in attacco senza immergere troppo la pala, facendo un tiro orizzontale allo scafo ed effettuando una passata esplosiva che vada a sfruttare al massimo la distensione delle gambe. E un finale con il via di mani rapido in modo da impostare immediatamente il ciclo di voga successivo.
La Federazione Italiana Canottaggio (FIC), nella persona del direttore tecnico, fornisce delle linee guida sulla tecnica di voga in modo che gli atleti d’interesse nazionale chiamati a formare gli equipaggi nazionali, interpretino il gesto del remare in maniera similare pur provenendo da diverse società.
Canottaggio: tipi di imbarcazione
Le imbarcazioni da canottaggio prevedono per ogni vogatore un banco voga formato da:
- due guide su cui scorre un carrello mobile.
- Un puntapiedi fisso dove vincolare i piedi con sistemi tipo velcro o similari in modo che in caso di ribaltamento il vogatore possa staccare i piedi senza l’aiuto delle mani.
- Una scalmiera in cui assicurare i remi allo scafo mediante un archetto a vite o ad incastro.
Ogni tipo di imbarcazione deve avere caratteristiche di lunghezza, peso, profondità ben precise per poter essere omologata e poter partecipare a gare ufficiali, come descrive puntualmente il Codice delle Regate.
Remi
Anche i remi devono avere caratteristiche ben precise, di lunghezza massima, leva in mano, per essere utilizzati nelle competizioni ufficiali.
I remi si possono pensare come una leva, il cui fulcro è la pala, in cui la forza motrice è applicata all’impugnatura e la forza resistente al manicotto. Possono avere due tipi di pala, classica standard detta “Macon”, o pala moderna di tipo a losanga detta “Mannaia”.
Nel canottaggio, le imbarcazioni possono essere armate con remi di coppia o di punta.
Le imbarcazioni di punta sono tutte quelle in cui il vogatore ha nelle mani un solo remo. Quelle di coppia sono tutte quelle in cui ciascun vogatore impugna due remi uno per ogni mano.
Inoltre, le imbarcazioni di punta possono essere con o senza timoniere, quelle di coppia sono sempre senza timoniere.
Jole da mare e barche di tipo olimpico
All’interno di tale classificazione le imbarcazioni si suddividono ulteriormente in barche di tipo regolamentare (dette anche Jole da mare) e barche di tipo olimpico.
Le imbarcazioni di tipo regolamentare differiscono profondamente dal tipo olimpico in quanto sono molto più larghe e pesanti e soprattutto hanno gli scalmi fissati ai bordi delle imbarcazioni e non sporgenti come nei fuoriscalmo.
Vengono utilizzate in regate che si svolgono sul mare, nell’ambito del calendario agonistico della FIC cioè di uno specifico Campionato Italiano. Possono essere sia di coppia che di punta.
Le prime comprendono il canoe singolo o canoino e il canoe doppio o doppio canoino. Invece, le seconde possono avere:
- 8 vogatori con timoniere
- 4 vogatori con timoniere
- due vogatori con timoniere.
Tra le imbarcazioni olimpiche, si distinguono serie di coppia:
- singolo o skiff
- due di coppia o doppio
- quattro di coppia o quadruplo.
Mentre le serie di punta possono essere:
- due
- quattro e otto con timoniere
- due e quattro senza timoniere.
Canottaggio: categoria di vogatori e specialità
Secondo il Codice delle regate della FIC le categorie sono divise in base all’età, riferita sempre agli anni compiuti al 1° gennaio.
- Allievo, è il vogatore o la vogatrice dai 10 ai 14 anni di età, distinti nelle sottocategorie A, B, C
- ragazzo, è il vogatore o vogatrice dai 15 ai 16 anni
- junior, è il vogatore o vogatrice dai 17 ai 18 anni
- under 23, è il vogatore o vogatrice dai 19 ai 22 anni
- senior A, è il vogatore o vogatrice che ha compiuto 23 anni.
Peso degli atleti
Un altro criterio di classificazione riguarda il peso degli atleti.
- Peso leggero (PL), è il vogatore o vogatrice, junior o senior, che partecipa a regate riservate a questa categoria.
- Per gli uomini il limite di peso individuale è di kg 72,5, mentre per un equipaggio di due o più vogatori il peso medio non può superare i 70 kg escluso il timoniere.
- Invece per le donne il peso individuale è di kg 59,5 e quello medio dell’equipaggio è di 57 kg.
- Veterano o master, è il vogatore che ha compiuto 27 anni e che nel corso dell’anno precedente e di quello corrente non ha partecipato a regate riservate alle categorie seniores A e B su 1500 e 2000 m.
Inoltre, la categoria veterani si divide nelle sottocategorie A, B, C, D, E, stabilite in base all’età media dell’equipaggio.
Timoniere
Il timoniere è soggetto alle varie categorie di vogatori:
- ragazzo o junior, deve pesare al massimo 50 kg,
- senior, 55 kg.
Le timoniere, per ogni categoria sopra descritta, pesano 5 kg in meno dei maschi. A seconda delle classi di imbarcazioni il timoniere può trovarsi a poppa o a prua dell’imbarcazione stessa.
Specialità
Per le categorie maschili sono previste le specialità:
- 4 con (4+)
- doppio (2x)
- 2 senza (2‒)
- singolo (1x)
- 2 con (2+)
- 4 senza (4‒)
- 4 di coppia (4x)
- otto (8+).
Le varie specialità non riguardano tutte le classi d’età.
- Seniores A (SA), svolgono tutte le specialità
- under 23, tutte eccetto il 2 con
- juniores, tutte
- ragazzi, tutte eccetto il 2 con.
I pesi leggeri, tutte eccetto il 4 con e il 2 con; gli allievi, praticano soltanto il doppio, il singolo e il 4 di coppia, e i veterani, unicamente l’8, il 4 con, il doppio e il singolo.
Per le categorie femminili (corrispondenti a quelle maschili, è assente però quella dei veterani) è previsto un numero inferiore di specialità in quanto non sono contemplati, per tutte le classi d’età, il 4 con, il 2 con e l’otto.
Seniores A (SA), under 23, juniores e ragazze praticano le varie specialità a eccezione delle tre suddette. Più ridotto è il campo d’azione dei pesi leggeri, che non partecipano al 4 di coppia, e delle allieve, che non accedono al 2 senza e al 4 senza.
Queste regole si riferiscono solo all’attività remiera fissata dalla FIC. A livello internazionale esistono, infatti, alcune differenze. Nelle categorie seniores e juniores femminili, oltre alle cinque specialità sopra indicate, è prevista anche la gara dell’otto con timoniere.
Gare sulla distanza
Per quanto riguarda la categoria allievi, per la quale non esiste internazionale, oltre al singolo e al doppio è previsto l’uso del miniskiff, barca costruita appositamente per l’attività propedeutica dei giovanissimi vogatori.
Sulla base delle indicazioni della FISA, la FIC ha istituito gare sulla distanza:
- 2000 m per le categorie ragazzi e juniores
- 1500 m per gli allievi C e i cadetti
- 1000 m per gli allievi A e B.
Canottaggio: pararowing
La disciplina del Pararowing prevede una remata di coppia (il vogatore ha due remi, uno per mano) e una di punta (il vogatore impugna un solo remo) ed è praticata da atleti portatori di disabilità.
Con il termine Adaptive Rowing, il canottaggio per disabili è stato introdotto nel 2005 nel programma Paralimpico e ai Giochi Olimpici di Pechino 2008 ha fatto parte per la prima volta del programma ufficiale delle gare e l’Italia ha vinto la medaglia d’oro nel quattro con LTAMix.
Classificazione: regolamento pararowing
Gli atleti del pararowing vengono classificati in categorie a seconda del grado e del tipo di disabilità. Di seguito, le specifiche sulla disabilità prevista per ogni sigla distintiva:
- PR1: l’atleta utilizza solo le braccia e le spalle. Appartengono a questa categoria tutti gli atleti e le atlete che hanno subito lesioni alla colonna vertebrale e compromesso l’uso delle gambe e del tronco.
- PR2: l’atleta utilizza solo il tronco e le braccia. Appartengono a questa categoria gli atleti e le atlete che non hanno l’uso delle gambe o gli amputati a tutti e due gli arti inferiori.
- PR3: l’atleta utilizza tutto il corpo: gambe, tronco e braccia. Appartengono a questa categoria atleti ed atlete non vedenti, amputati ad un arto o con altre minime disabilità fisiche.
- PR3ID4+Mix: nel 2009 sono state istituite regate anche per i disabili intellettivi che hanno come sigla ID (INTELLECTUAL DISABILITY) atleti con disabilità intellettiva e relazionale.
Il programma di gare attualmente prevede cinque classi di barche che fanno parte del programma dei Campionati del mondo, quattro paralimpiche:
- Quattro con PR3 Misto
- Doppio PR2 Misto
- Singolo PR1 femminile
- Singolo PR1 maschile
- una specialità non paralimpica PR3 Misto.
Le gare, dal 2017, si disputano su una distanza di 2000 metri per tutte e cinque le specialità (fino al 2016 la lunghezza del percorso era di 1000 metri).
Equipaggiamento e tecnologia
Lo scafo delle imbarcazioni per gli atleti del pararowing è identico a quello delle imbarcazioni da canottaggio. Le imbarcazioni sono equipaggiate con speciali sedili che variano a seconda della disabilità dell’atleta. Ad oggi, non ci sono altre specifiche prescrizioni riguardanti il sedile ad eccezione delle seguenti.
- La categoria PR3 ha il sedile scorrevole mentre le categorie PR1 e PR2 hanno il sedile fisso.
- Le categorie PR1M 1x maschile e il PR1W 1x femminile sono equipaggiate con un sedile che offre un “appoggio posturale” a quegli atleti che hanno il bilanciamento della seduta non stabile (es. menomazione della spina dorsale, paralisi celebrale).
Questo permette che la parte superiore del corpo abbia un appoggio e sia mantenuta in una posizione fissa. I singoli (PR1W1x e PR1M1x) sono equipaggiati con sistemi di galleggianti chiamati “pontoons”, che agiscono da stabilizzatori e che vengono fissati agli scalmi della barca per garantire un ulteriore bilanciamento laterale.
Il pararowing ai giochi olimpici
Il Movimento Paralimpico ha visto una crescita enorme sin dai suoi primi giorni.
Il numero degli atleti partecipanti ai Giochi Paralimpici Estivi è aumentato dai 400 atleti provenienti da 23 Nazioni che gareggiarono a Roma nel 1960 fino ai 3806 atleti provenienti da 164 nazioni nell’edizione di Londra 2012.
La prima partecipazione del canottaggio alle Paralimpiadi è avvenuta nel 2008 a Pechino, dove l’Italia ha vinto la prima medaglia paralimpica con il quattro con LTA misto, con a bordo:
- Luca Agoletto
- Daniele Signore
- Paola Protopapa
- Graziana Saccocci
- Alessandro Franzetti al timone.
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Canottaggio: muscoli coinvolti e funzioni del corpo potenziate
Il canottaggio è uno sport che impegna praticamente tutti i muscoli del corpo, per questo è definito completo, in maniera particolare vengono coinvolti quelli di busto, gambe e braccia.
Nella fase in cui si richiama il remo vengono coinvolti:
- muscolatura estensoria del dorso, lunga e breve (muscolo lungo del dorso)
- grande gluteo
- quadricipite del femore
- tricipite della sura ( polpaccio).
L’intera posizione assunta dal rematore all’inizio della palata è messa a punto in modo da porre in uno stato di ottimale distensione la muscolatura che entra in azione nel momento successivo, per stimolare la catena muscolare degli estensori a contrarre al massimo tutte le singole componenti.
Biomeccanica
Dal punto di vista biomeccanico, l’azione del canottaggio può essere scomposta in due momenti. La passata in acqua, durante la quale il corpo dell’atleta si muove da poppa a prua (fase propulsiva) dell’imbarcazione, e la ripresa, durante la quale il corpo dell’atleta si muove da prua a poppa (fase inerziale).
Nella prima fase, la muscolatura del busto va inizialmente in contrazione isometrica per trasmettere la forza degli arti inferiori al remo per poi inchinarsi all’indietro di circa 30° senza invertire la lordosi lombare.
Invece, nella seconda fase si verifica un’anteroversione del bacino ed una contrazione degli addominali che riporta il rachide sulla verticale. La colonna vertebrale prosegue la sua corsa in alto ed in avanti allungandosi grazie alla muscolatura posteriore del busto.
L’intera sequenza del ciclo di voga, che utilizza nove gruppi muscolari principali, ripetuta ad una discreta frequenza al minuto, brucia calorie ad una velocità di gran lunga superiore a quella della stessa andatura nel ciclismo.
Metabolismo energetico muscolare
Nel canottaggio si utilizzano tutti e tre i tipi di metabolismo muscolare.
L’anaerobico alattacido ha luogo in assenza di ossigeno senza formazione di acido lattico. Viene utilizzato per sforzi brevissimi, di otto/dieci secondi al massimo. Il carburante utilizzato è lo zucchero.
Anche l’anaerobico lattacido non richiede ossigeno ma produce acido lattico ed è utilizzabile per quaranta, cinquanta secondi solamente, i carburanti sono principalmente lo zucchero e in parte i grassi.
Queste due prime forme di metabolismo vengono utilizzate alla partenza delle gare nei primi quindici, venti colpi per raggiungere la massima velocità della barca e per i primi 300/400 metri.
Successivamente, si scende di colpi e ci si mette sul passo e si utilizza il terzo tipo di metabolismo muscolare, quello aerobico, per poi tornare all’anaerobico nella chiusura finale degli ultimi 250 metri.
Invece, il metabolismo aerobico entra in funzione negli sforzi prolungati dove si bruciano prevalentemente grassi.
In barca si potenzia questo tipo di metabolismo facendo lunghi tragitti mantenendo la frequenza cardiaca tra il 60% e l’80% del proprio massimale.
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Caratteristiche fisiche del canottiere
Un canottiere per essere competitivo deve possedere una serie di caratteristiche:
- resistenza aerobica molto elevata
- resistenza anaerobica abbastanza elevata
- forza muscolare massima abbastanza elevata
- resistenza agli sforzi ripetuti molto elevata
- flessibilità abbastanza elevata
- ottima tecnica
- ottima prestazione psicologica, intesa come la capacità di mantenere la lucidità sotto stimoli psichici molto intensi, sia come la capacità di convivere con altre persone (componenti equipaggio) a lungo (spesso per ore) in spazi stretti (la barca).
Le prime cinque componenti possono essere sviluppate prescindendo dal canottaggio tramite allenamento in palestra, corsa, esercizi di mobilità articolare.
La tecnica deve essere necessariamente addestrata su strumenti idonei. Chiaramente, la soluzione migliore è l’allenamento in barca, sia per quel che riguarda la tecnica individuale che per l’affiatamento dell’equipaggio.
Tuttavia, soprattutto nella stagione invernale, spesso le condizioni atmosferiche e dei corsi d’acqua rendono impossibile uscire con la barca. Di conseguenza, è fondamentale per l’atleta avere a disposizione uno strumento indoor che permetta di riprodurre il ciclo di voga.
Canottaggio: tipi di allenamento
Allenamento outdoor
L’allenamento a livello agonistico è suddiviso in un periodo autunnale e invernale in cui si predilige un lavoro di fondo medio lungo, curando tutti gli aspetti tecnico fisiologici ad un basso numero di frequenza cioè un ridotto numero di colpi in acqua.
Questo tipo di allenamento permette:
- sviluppo della resistenza aerobica
- incremento della forza resistente e massima
- perfezionamento del gesto tecnico
- assimilazione della tecnica di voga.
A primavera, sono organizzate apposite gare di fondo di 4000 metri. Il calendario remiero nazionale prevede anche un circuito di gare di gran fondo, un massimo di sei da disputare dal 1° novembre al 15 marzo, che costituiscono il Campionato Italiano di Gran Fondo, caratterizzato da distanze non inferiori ai 6000 metri.
Man mano che ci si avvicina alle competizioni, il carico di lavoro diminuirà e sarà mirato ad un allenamento specifico sulla distanza di gara, che consenta di raggiungere il massimo della prestazione.
Allenamento indoor
Vasca voga
E’ una piscina al coperto dotata di un piano che emerge dall’acqua su cui vengono disposti i carrelli e i puntapiedi, esattamente uguali a quelli montati in barca.
Anche i remi hanno le stesse dimensioni di quelli usati in barca.
Pertanto l’allenamento in vasca voga permette di simulare molto bene tutti i movimenti che si fanno in barca, l’unica cosa che non riesce a riprodurre sono le oscillazioni e i cambiamenti subiti dallo scafo, essendo una postazione fissa.
Remoergometro
Il remoergometro o vogatore è lo strumento usato dalle federazioni di tutto il mondo per stabilire degli standard di valutazione degli atleti. Quindi, è presente in tutte le società di canottaggio e non solo.
Infatti, ormai questo simulatore di voga è presente in tutte le palestre coinvolgendo un pubblico amatoriale che ha dato vita ad una nuova disciplina, l’Indoor Rowing o canottaggio a secco.
Ci sono circa 200 campionati organizzati in giro per il mondo nei quali si misurano atleti di diverse nazionalità in gare individuali, a squadre e anche a staffetta.
Si comincia a pensare di farne un nuovo sport olimpico proprio grazie al successo ed entusiasmo costantemente in crescita che ha creato questa disciplina.
Benefici del canottaggio su corpo e mente
Il canottaggio, come abbiamo detto, è un sport completo che utilizza praticamente tutti i muscoli del corpo.
Gli studi, fatti misurando l’attivazione muscolare, hanno evidenziato che nel canottaggio vengono attivati molti più muscoli che nella corsa. Erroneamente, chi non conosce il canottaggio pensa che nel ciclo di voga sia coinvolta principalmente la parte superiore del corpo. In realtà, viene utilizzato l’85% della massa muscolare totale del corpo.
Il vero “motore della barca a remi” sono le gambe, la spinta esplosiva in attacco coinvolge i quadricipiti, i polpacci ed i glutei, le ginocchia e i fianchi.
Oltre a coinvolgere e tonificare la maggior parte dei muscoli, il canottaggio, utilizzando sia il sistema aerobico che quello anaerobico, porta giovamento a tutto il sistema cardiocircolatorio, si rafforzano i muscoli intorno al cuore, cresce la capacità polmonare.
Benefici psicologici
Non è da sottovalutare anche il beneficio che porta a livello psicologico questo sport, l’effetto calmante del contatto con l’acqua favorisce il rilassamento e la calma. Il fluire, lo scorrere, il movimento ciclico, portano ad un immediato benessere mentale.
Inoltre, remare insieme su barche lunghe, a quattro o otto posti, costringe alla ricerca di sintonia, attivando sinergie positive e prospettive di incremento delle relazioni sociali, con evidenti vantaggi per la costruzione di un maggior senso di integrazione e di adattamento.
Favorisce il miglioramento della postura e della flessibilità articolare. Il canottaggio è adatto ad ogni età dai 9 anni in su. Può essere praticato per tutta la vita, essendo uno sport che va a gravare molto poco sulle articolazioni, rispetto per esempio alla corsa, può essere praticato anche da chi ha problemi articolari in tutta sicurezza. Porta ad uno sviluppo armonico del fisico con un benessere psicologico.
Fonti
- Federazione Italiana Canottaggio ( FIC).
- FISA (Fédération internationale des sociétés d’aviron).
Scritto in collaborazione con Monica Magini, nata a Roma, laureata in Conservazione dei beni Culturali e Allenatore di II° livello di canottaggio lavora presso il CC3 Ponti.
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