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Cosa succede se si prende il cortisone in gravidanza? È forse una delle domande più frequenti tra le gestanti che per diversi motivi devono ricorrere al cortisone e ai corticosteroidi, quindi farmaci come il Bentelan o il Deltacortene, ma non senza un filo di preoccupazione.
Del resto, l’uso dei farmaci in gravidanza dev’essere limitato ai casi in cui sia davvero necessario, perché molte delle sostanze che li compongono attraversano la placenta e possono causare danni al feto.
Scopri quindi se il cortisone e i prodotti che ne derivano possono essere impiegati durante la gestazione e quando.
Cos’è il cortisone
Il cortisone è un ormone steroideo prodotto naturalmente dalle ghiandole surrenali, che sono piccole ghiandole situate sopra i reni nell’organismo umano. Questo ormone svolge una serie di importanti funzioni fisiologiche nel corpo e fa parte del gruppo di ormoni noti come corticosteroidi.
Alcune delle funzioni principali del cortisone includono:
- Regolazione dell’infiammazione: il cortisone ha proprietà antinfiammatorie ed è spesso utilizzato per trattare condizioni infiammatorie come l’artrite reumatoide, l’asma e altre malattie autoimmuni.
- Regolazione del metabolismo dei carboidrati: influisce sul metabolismo dei carboidrati, contribuendo a regolare i livelli di glucosio nel sangue.
- Risposta allo stress: è coinvolto nella risposta dell’organismo allo stress e può aumentare temporaneamente i livelli di energia e vigilanza in situazioni di emergenza.
- Regolazione del sistema immunitario: il cortisone sopprime la risposta immunitaria dell’organismo, il che può essere utile nel trattamento di malattie autoimmuni e nella prevenzione del rigetto di organi trapiantati.
- Equilibrio dei liquidi: aiuta a mantenere l’equilibrio dei liquidi e degli elettroliti nel corpo.
Nel linguaggio medico, il termine “cortisone” è spesso utilizzato per riferirsi a farmaci corticosteroidi sintetici o ad azione simile al cortisone. Questi farmaci possono essere somministrati per via orale, topica, iniettiva o intravenosa per trattare una serie di condizioni, tra cui infiammazioni, allergie, malattie autoimmuni, asma e altro.
L’uso di cortisone sintetico può comportare però effetti collaterali, pertanto la sua somministrazione deve essere supervisionata dal proprio medico per un uso appropriato e sicuro.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sul cortisone.
Si può prendere il cortisone in gravidanza?
Come per qualsiasi altro medicinale, l’uso del cortisone in gravidanza può generare comprensibili dubbi e preoccupazioni. Soprattutto per quelle donne che seguono trattamenti con cortisonici a medio o lungo termine e stanno pianificando una gravidanza.
Prescrivere farmaci durante la gestazione richiede una valutazione estremamente attenta da parte del medico di famiglia o del ginecologo, poiché è fondamentale verificare la possibile insorgenza di controindicazioni o effetti collaterali che potrebbero rappresentare un rischio per la salute della donna e del feto.
Alcuni medicinali non creano troppe preoccupazioni, come ad esempio il paracetamolo, il principio attivo della tachipirina, uno dei farmaci più comunemente prescritti alle donne in gravidanza.
Altri farmaci, invece, potrebbero essere necessari per la presenza di specifiche patologie e in questo caso è importante scegliere l’opzione che comporta il minor rischio per la donna.
Quindi, la decisione di prescrivere il cortisone durante la gravidanza deve essere presa insieme a un medico specializzato, il quale valuterà attentamente i rischi e i benefici specifici per la salute della madre e del feto e sceglierà l’opzione migliore in base alle circostanze.
Cortisone in gravidanza: a cosa serve?
Prima di assumere il cortisone durante la gestazione è bene fare alcune considerazioni. Non è un farmaco del tutto controindicato, ma deve essere prescritto solo quando è effettivamente necessario e sotto la supervisione di un medico, valutando rischi e benefici per mamma e bambino. Questo perché, ad oggi, le informazioni scientifiche sull’uso del cortisone durante la gravidanza non sono conclusive e a volte contraddittorie, anche per le possibili alterazioni dell’equilibrio ormonale dovute alla sua assunzione. Infatti, non dimentichiamo che il cortisone è un ormone.
I corticosteroidi sono sostanze dalle importanti proprietà antinfiammatorie. Tuttavia, alcuni di essi sono considerati meno problematici di altri. Ad esempio, il betametasone, principio attivo del noto farmaco Bentelan, causerebbe meno effetti collaterali ed è pertanto uno dei corticosteroidi più comunemente prescritti in caso di gravidanza.
In genere si usa per il trattamento di patologie come l’asma bronchiale, gravi allergie, artrite reumatoide, dermatiti infiammatorie e altre.
Quali sono le controindicazioni?
Nonostante l’efficacia del cortisone, il suo utilizzo può portare ad alcuni effetti collaterali che possono includere aumento di peso, gonfiore, ipertensione, alterazione del metabolismo del glucosio, osteoporosi e ritenzione idrica. In gravidanza, l’uso del cortisone può aumentare poi il rischio di diabete gestazionale e preeclampsia.
Inoltre, l’uso prolungato di dosi elevate di cortisone può influenzare la crescita del feto, per questo bisogna usarlo solo sotto la supervisione di un medico evitando assolutamente il “fai-da-te”.
Cortisone e corticosteroidi in caso di parti prematuri
Il cortisone in gravidanza (più precisamente il prednisone, principio attivo del farmaco Deltacortene) è prescritto da alcuni ginecologi, da solo o in associazione ad altri farmaci, soprattutto alle donne con storia di aborto ripetuto spontaneo.
Secondo alcuni studi, infatti, la terapia steroidea prenatale all’inizio della gravidanza può essere utilizzata nelle donne per il trattamento di aborti ricorrenti o anomalie fetali come l’iperplasia surrenalica congenita.
Nella metà-fine della gravidanza, la somministrazione prenatale di corticosteroidi alle future mamme in previsione del parto pretermine rappresenta uno dei progressi più importanti nella medicina perinatale. I corticosteroidi prenatali sono, secondo le ultime ricerche, la cura standard per le gravidanze a rischio di parto prematuro. L’ampia diffusione di questa terapia è dovuta a un insieme convincente di prove che dimostrano un miglioramento degli esiti neonatali in seguito all’esposizione prenatale ai corticosteroidi, in particolare per la maturazione della funzione polmonare fetale favorita dai corticosteroidi.
I bambini prematuri possono, infatti, avere una serie di problemi di salute, che tendono a essere più gravi in base a quanto tempo prima nascono.
La somministrazione di questi farmaci poco prima della nascita, ridurrebbe il rischio di gravi complicazioni, tra cui problemi di respirazione o ritardo dello sviluppo.
Resta comunque importante consultare sempre il medico specialista in questi casi, l’unico che può prescrivere il farmaco e valutare i possibili rischi per il nascituro in relazione ai benefici.
Fonti