Esistono diverse forme di diabete mellito, ognuna delle quali ha delle caratteristiche specifiche e ben distinte. Questa malattia metabolica cronica, caratterizzata da un’eccessiva quantità di glucosio nel sangue (iperglicemia), è infatti una patologia molto complessa.
Ecco perché la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato le varie forme di diabete, stabilendo (in collaborazione con le principali associazioni diabetologiche internazionali) regole e principi da osservare per la cura di questa malattia.
Le diverse forme di diabete, pur essendo accomunate dalla presenza di iperglicemia, differiscono molto tra loro, sia per tipologia di trattamenti, sia per età di insorgenza o livello di rischio e complicanze.
Diversa anche l’incidenza. Si stima infatti che la maggior parte dei diabetici (circa l’80-90%) sia affetta dal diabete mellito di tipo 2, mentre circa il 10% da quello di tipo 1. Inoltre, esiste una piccola percentuale di persone colpita dalle forme intermedie e da quelle più rare.
Andiamo a vedere nel dettaglio quali sono le differenze tra le varie tipologie di diabete.
Piccola premessa: cos’è il diabete?
Il diabete mellito (ovvero dolce) è una malattia metabolica cronica, caratterizzata da un aumento degli zuccheri nel sangue. Questa condizione è causata da un difetto di funzionalità o di produzione, da parte del pancreas, dell’insulina.
L’insulina è un ormone, prodotto dalle cellule Beta del pancreas, che svolge un ruolo fondamentale nel metabolismo degli zuccheri. Il suo compito è di regolare il livello di glucosio nell’organismo. Quando il pancreas non riesce a produrla nel modo corretto, si verifica l’iperglicemia, ovvero un eccesso di glucosio nel sangue.

Le diverse forme di diabete
Attualmente, secondo la classificazione dell’OMS, si distinguono due differenti tipologie principali di diabete:
- il diabete mellito di tipo 1;
- il diabete mellito di tipo 2.
Queste due forme di diabete sono di gran lunga le più frequenti e riguardano la maggior parte dei diabetici. Accanto a queste, ne esistono tuttavia altri tipi:
- il diabete gestazionale o gravidico;
- il diabete monogenico (MODY);
- il LADA;
- il diabete secondario;
- il diabete insipido.
Cerchiamo di capire quali siano le differenze tra queste diverse forme.
Forme di diabete: il tipo 1
Questo tipo di diabete rappresenta circa il 5-10% della casistica nel mondo occidentale.
Il diabete di tipo 1, o diabete insulino-dipendente, è spesso anche chiamato diabete giovanile, per la sua predisposizione a svilupparsi durante gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Tende infatti solitamente a manifestarsi prima dei 30 anni.
In questa forma di diabete, la produzione di insulina da parte del pancreas è soppressa, o fortemente ridotta. La causa è la distruzione delle cellule Beta da parte del sistema immunitario. Ecco perché rientra nella categoria delle malattie autoimmuni. Il sistema immunitario, identificando le cellule Beta come estranee e dannose, produce anticorpi che le attaccano e le distruggono. Di conseguenza, si riduce la produzione di insulina e si verifica una situazione di eccesso di glucosio nel sangue.
Si tratta purtroppo di una situazione irreversibile. La persona malata di diabete di tipo 1 deve assumere dosi di insulina ogni giorno in forma di iniezioni sottocutanee. Un trattamento che dura per tutta la vita, perché il danno delle betacellule non si può correggere e la produzione di insulina è compromessa definitivamente.
Tra i sintomi più frequenti del diabete di tipo 1, prima della diagnosi o quando è scompensato, ci sono:
- urine abbondanti e frequenti (poliuria);
- sete (e talvolta fame) eccessiva;
- dimagrimento improvviso e immotivato.
L’azione autodistruttiva del sistema immunitario contro le cellule Beta (probabilmente scatenato da una infezione virale), può in alcuni casi attivarsi anche contro altri organi. Si è notato, infatti, in una percentuale di casi, che i pazienti con diabete di tipo 1 possono soffrire anche di celiachia o tiroidite autoimmune.
Le cause del diabete di tipo 1 sono ancora sconosciute, anche se si ritiene che alla base ci sia un insieme di fattori genetici e ambientali.

Forme di diabete: il tipo 2
Rappresenta la forma più comune di diabete che interessa circa il 90% dei casi: in Italia si stima ne siano affetti circa 3 milioni e mezzo di persone.
Solitamente si sviluppa dai 40 anni in su e tende a colpire principalmente soggetti sovrappeso oppure obesi.
Si verifica quando il pancreas, pur producendo insulina, non riesce a tenere sotto controllo i valori di glicemia, perché la sua azione risulta inefficace. Questo è dovuto alla comparsa di una condizione chiamata insulino-resistenza, dovuta a vari fattori. Per compensare questa scarsa efficacia funzionale, il pancreas può addirittura produrre insulina in eccesso, determinando la comparsa dell’iperinsulinismo.
Con il passare degli anni, il pancreas può arrivare ad un suo esaurimento funzionale e comincia ad osservarsi un deficit di insulina, che può obbligare il paziente a fare uso di insulina esogena, come nel diabete tipo 1. Però, il primo trattamento del diabete tipo 2 è rappresentato da una dieta corretta, abbinata a esercizio fisico regolare, eventualmente integrati con farmaci ipoglicemizzanti orali.
Il diabete di tipo 2 è spesso asintomatico. A volte si possono riscontrare sintomi quali:
- frequente bisogno di urinare anche nelle ore notturne;
- sensazione di stanchezza;
- sete inusuale;
- perdita di peso;
- visione offuscata;
- lenta guarigione delle ferite.
Anche le cause alla base dell’insorgenza del diabete di tipo 2 vanno ricercate in fattori ereditari e ambientali, come vita sedentaria, stress e alcune malattie, prima fra tutte l’obesità.
Diabete gestazionale o gravidico
Questo tipo di diabete viene diagnosticato per la prima volta durante la gravidanza e colpisce solo le donne incinte.
I cambiamenti ormonali legati alla gravidanza fanno sì che alcuni ormoni, prodotti dalla placenta, ostacolino l’azione dell’insulina. Per questo motivo, in gravidanza può capitare che si verifichi un piccolo innalzamento del glucosio nel sangue dopo i pasti.
A causa dell’azione di questi ormoni anti-insulina, nelle donne geneticamente predisposte al diabete tipo 2 si può assistere durante la gravidanza a una iperproduzione compensatoria di insulina. Questo meccanismo, però, non sempre è in grado di tenere sotto controllo la glicemia, che può raggiungere valori patologici e dare origine al diabete gestazionale.
Se non correttamente controllato, il diabete gestazionale può causare complicazioni per la madre e il feto.
Il diabete mellito gestazionale è legato esclusivamente alla gravidanza e tende a regredire dopo il parto. In ogni caso, le donne colpite da diabete gestazionale sono comunque già predisposte a sviluppare nel tempo il diabete di tipo 2. Devono quindi fare particolare attenzione a una corretta alimentazione e a praticare regolare attività fisica.
Si manifesta con sintomi poco evidenti, motivo per cui frequentemente le donne non si rendono conto dello svilupparsi della patologia.
La cura del diabete gestazionale avviene soprattutto attraverso una dieta controllata e la pratica di attività fisica. La terapia con insulina si rende necessaria solo quando l’alimentazione prescritta e l’esercizio fisico non risultino sufficienti ad abbassare i livelli di glicemia.

Diabete MODY
La sigla MODY sta per Maturity-Onset Diabetes of the Young. Definisce una forma di diabete non autoimmune, caratterizzato da una iperglicemia familiare con un’eredità autosomica dominante. Ha un esordio tardivo, ma solitamente si manifesta prima dei 25 anni di età.n
È una forma di diabete monogenico, cioè legato a mutazioni di geni chiave nella regolazione del metabolismo glucidico. In altre parole, avviene una mutazione di un solo gene, che colpisce la funzione e lo sviluppo delle cellule Beta. Solitamente si trasmette da una generazione all’altra, così che la malattia viene riscontrata in nonni, genitori e figli.
Si manifesta in maniera analoga al diabete di tipo 2 ed è possibile che possa rimanere in forma silente fino all’età adulta senza essere scoperto.
Nella maggior parte dei casi, il controllo glicemico è ottenibile con la sola dieta e le complicanze sono piuttosto rare. Nei casi in cui i livelli di glicemia tendono a essere più elevati, si utilizza la terapia con insulina per ottenere il controllo metabolico.
Diabete LADA
LADA è l’acronimo di Latent Autoimmune Diabetes of Adult , ovvero un diabete autoimmune a lenta evoluzione verso l’insulino-dipendenza.
È identico al diabete di tipo 1 come origine, ma ha una comparsa più tardiva e un decorso meno complesso, tanto da poter essere tenuto sotto controllo anche senza terapia insulinica.
Secondo alcuni studi, il LADA rappresenta in realtà il diabete tipo 1 dell’adulto (denominato da alcuni diabete tipo 1.5, a sottolinearne la posizione intermedia).
Il suo inizio è molto blando e, come il diabete di tipo 2, spesso asintomatico: ecco perché spesso viene scoperto per caso.
Il trattamento del diabete LADA ha come obiettivo, oltre al controllo dell’iperglicemia e alla prevenzione di eventuali complicanze, la protezione della funzionalità delle cellule Beta. Come terapia, oltre all’insulina, è spesso usata anche metformina e alcuni ipoglicemizzanti orali.

Diabete secondario
Il diabete secondario è quella tipologia di diabete che deriva da malattie che contrastano la secrezione o l’azione dell’insulina.
È quindi quel diabete che insorge a causa di altre patologie, come obesità, pancreatite cronica, cirrosi epatica o Sindrome di Cushing. Può anche essere causato da interventi chirurgici al pancreas o dall’uso prolungato di alcuni farmaci.
Nella maggior parte dei casi, nella fase iniziale non dà alcun disturbo, nè sintomi evidenti.
A differenza delle classiche forme di diabete, quello secondario si può curare se è possible risolvere la malattia primaria che lo ha determinato. La terapia sintomatica comprende, secondo i casi, l’impiego degli ipoglicemizzanti orali o dell’insulina.
Diabete insipido
Altra forma di diabete è quello insipido, caratterizzato da cause e sintomi molto diversi da quelli del diabete mellito.
Si tratta di una malattia rara che si manifesta con sete insaziabile e diuresi eccessiva. A differenza del diabete mellito, però, l’eccessiva quantità di urina non è la conseguenza di valori troppo elevati di zucchero nel sangue (e quindi nelle urine), dovuti alla mancanza di insulina o alla sua scarsa funzionalità.
In questo caso, si tratta di un’alterazione della produzione, secrezione o dei meccanismi di funzionamento dell’ormone vasopressina, anche dettoormone antidiuretico (ADH).
La vasopressina a livello renale stimola il riassorbimento dell’acqua e bilancia il funzionamento della diuresi: quando i reni divengono poco sensibili alla sua azione, si verifica la poliuria. Ecco perché il sintomo principale del diabete insipido è la produzione di grandi quantità di urine diluite, associate a sete intensa.
Nel caso di mancata produzione di questo ormone si parla di diabete insipido centrale, ADH-sensibile o neurogenico. Nel caso di malfunzionamento, si parla di diabete insipido nefrogenico o ADH-insensibile (non si può correggere con la somministrazione di vasopressina).
Il diabete insipido può essere completo o parziale, permanente o temporaneo. La terapia è impostata a seconda della forma che assume la malattia. Nei casi di diabete nefrogenico, vista l’insensibilità del rene all’ADH, i farmaci utilizzati devono avere l’effetto di modificare la diuresi.
Nel diabete insipido centrale, si somministra invece l’ormone naturale vasopressina o un suo derivato potenziato.
Ti è piaciuto il nostro articolo? Condividilo su Pinterest.
