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Home » Salute » Patologie » Cure e terapie per il diabete

Cure e terapie per il diabete

Flavia Rodriguez di Flavia Rodriguez
13 Ottobre 2020
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Cure e terapie per il diabete
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Il diabete è una malattia che si verifica quando nel nostro sangue abbiamo un livello di glucosio eccessivamente alto (iperglicemia). Questa condizione è causata da un difetto di funzionalità o di produzione, da parte del pancreas, dell’insulina.

L’obiettivo terapeutico per tutte le persone affette da questa patologia metabolica è in primis di riportare i livelli troppo elevati di glucosio ematico entro i valori di glicemia considerati normali.

Perché ciò accada, è innanzitutto fondamentale seguire una dieta sana e bilanciata e praticare sport con costanza e regolarità.

Detto questo, il trattamento del diabete è una tematica piuttosto ampia e articolata, in quanto esistono diverse forme di questa malattia.  Le cure e le terapie si differenzieranno quindi a seconda delle tipologie di diabete da trattare.

Prima di fare una panoramica sulle cure e terapie a disposizione per chi è affetto da diabete, andiamo a riepilogare brevemente le sue diverse forme.

Farmaci e trattamenti per il diabete

I diversi tipi di diabete

Secondo la classificazione messa a punto dall'( OMS) Organizzazione Mondiale della Sanità, il diabete si suddivide nelle seguenti categorie:

  • diabete mellito di tipo 1. Questa forma di diabete – chiamato anche diabete giovanile – tende a svilupparsi nell’infanzia e nell’adolescenza ed è una malattia autoimmune. È infatti il sistema immunitario che, identificando le cellule del pancreas che producono insulina (cellule Beta) come estranee e dannose a seguito  probabilmente di una aggressione virale, produce anticorpi che le distruggono, creando una situazione di eccesso di glucosio nel sangue;
  • diabete mellito di tipo 2. In questo caso, il pancreas produce insulina, ma questa non riesce a funzionare in modo adeguato e, per compensare questa scarsa efficienza, viene addirittura prodotta in eccesso (fenomeno della insulino-resistenza). Con il tempo si può in ogni caso giungere a un deficit di insulina, però non si arriva mai a una carenza assoluta;
  • diabete gestazionale o gravidico. È una forma di diabete che colpisce solo le donne incinte e viene diagnosticato per la prima volta in gravidanza. È dovuto ad alcuni ormoni prodotti dalla placenta che ostacolano l’azione dell’insulina. In alcune donne, il pancreas non riesce a far fronte a questa richiesta di maggior produzione di insulina, determinando una condizione di iperglicemia.
  • Diabete di altro tipo, tra cui rientrano le forme più rare di questa patologia. Tra queste ricordiamo le forme rare geneticamente determinate (MODY, diabete lipoatrofico, diabete neonatale), indotte da farmaci o sostanze chimiche, forme determinate da infezioni, malattie del pancreas e malattie endocrine.
  • Diabete insipido. Si tratta di una forma molto rara, legata a un difetto di produzione dell’ormone ADH prodotto dalla ipofisi posteriore, che causa una diuresi eccessiva (con relativa sete continua), e non ha alcuna correlazione con il glucosio nel sangue.

Cure e terapie per il diabete: indicazioni generali

Come accennato, le terapie per il diabete sono piuttosto articolate e variano molto, a seconda del tipo di diabete diagnosticato, ma anche della situazione individuale.

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In linea generale possiamo dire che:

  • per ogni tipologia di diabete, l’alimentazione e l’attività fisica sono alla base del trattamento terapeutico;
  • nel diabete di tipo 1, l’unica terapia possibile è la somministrazione esogena dell’insulina che il corpo non riesce a produrre. Questo trattamento deve essere accompagnato da un frequente autocontrollo quotidiano della glicemia;
  • nel diabete di tipo 2, solitamente non si prevede la somministrazione di insulina, se non in casi particolari come interventi chirurgici (facilita la guarigione delle ferite) o infezioni anche banali (influenza). La cura base del diabete di tipo 2 consiste nel rispetto di una dieta equilibrata e nella pratica regolare di attività fisica. Se queste non sono sufficienti a riportare la glicemia a valori ottimali, il medico può prescrivere dei farmaci chiamati ipoglicemizzanti orali. Anche nel diabete di tipo 2 è fondamentale l’automonitoraggio della glicemia;
  • nel diabete gestazionale, se il tasso di glicemia non si abbassa con uno stile di vita adeguato, il medico potrebbe richiedere la somministrazione di insulina. Questa può essere fatta senza preoccupazioni, in quanto l’insulina non è un farmaco che fa male al nascituro. Gli ipoglicemizzanti orali non possono essere usati nel caso del diabete gestazionale. Anche in questo caso, l’automonitoraggio glicemico deve essere quotidiano e frequente (da concordare con il proprio medico a seconda delle situazioni);
  • il diabete insipido è una categoria a parte, in quanto il principale obiettivo terapeutico non è la riduzione della glicemia, ma la diminuzione della quantità di urina escreta. Il trattamento farmacologico del diabete insipido centrale prevede di solito una terapia ormonale di sostituzione, mentre nel caso di diabete insipido nefrogenico è essenziale la cura della patologia renale sottostante;
  • nei diabeti di altro tipo, come ad esempio nelle diverse forme del MODY, i trattamenti farmacologici saranno definiti in base alla tipologia.

Cure e terapie per il diabete: i farmaci

Nella maggioranza dei casi, il diabete di tipo 2, a differenza di quello di tipo 1, non prevede la somministrazione di insulina, ma solo il rispetto di una dieta sana e controllata al fine del raggiungimento di una condizione di normopeso, insieme alla pratica di attività fisica regolare.

Con il diabete di tipo 2, è necessario seguire un’alimentazione povera di grassi, ricca di fibre e con un limitato consumo di zuccheri. L’obiettivo terapeutico primario di abbassamento della glicemia e di riduzione del peso corporeo si fonda anche su una pratica sportiva costante, che favorisce il consumo di glucosio da parte dei muscoli.

Seguendo queste indicazioni, le persone affette da diabete di tipo 2 possono ottenere eccellenti risultati in termini di controllo dei valori della glicemia. Le stesse indicazioni valgono per le donne affette da diabete gestazionale.

Molto importante è anche l’automonitoraggio della glicemia: i diabetici dovrebbero controllarla almeno 1 o 2 volte al giorno, ma sempre seguendo l’indicazione dello specialista diabetologo, che valuta l’opportunità della frequenza delle misurazioni nel singolo caso.

In situazioni in cui questi accorgimenti non si rivelino sufficienti a riportare la glicemia a valori normali, per chi soffre di diabete di tipo 2 il medico potrebbe affiancare a dieta e sport anche una terapia farmacologica, a base di ipoglicemizzanti orali.

Cure e terapie per il diabete: gli ipoglicemizzanti

Gli ipoglicemizzanti orali

Si tratta di farmaci che agiscono in modi diversi, favorendo la secrezione dell’insulina, o migliorandone la sua funzionalità, oppure riducendo l’assorbimento dello zucchero.

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Esistono diverse classi di farmaci ipoglicemizzanti, che possono essere assunti da soli o in combinazione tra loro. Sarà il tuo medico di fiducia a differenziare la terapia, personalizzandola in base alle tue specifiche esigenze e alla tua risposta ai farmaci. A volte può servire del tempo prima che si trovi la dose giusta o la combinazione migliore per il caso specifico.

I farmaci ipoglicemizzanti, nel tempo, possono diventare meno efficaci: in questi casi, si rende necessario il passaggio alla terapia insulinica.

Di seguito una breve panoramica sugli ipoglicemizzanti più utilizzati per il trattamento del diabete di tipo 2.

Le biguanidi

A questa classe di farmaci appartiene la metformina, un farmaco che spesso rappresenta la prima scelta del diabetologo.

Migliora la sensibilità all’insulina e riduce la produzione di glucosio da parte del fegato, favorendo al tempo stesso il suo assorbimento da parte dei muscoli. È un farmaco efficace e anche poco costoso.

Non provoca aumento dell’appetito, evitando il rischio di ingrassare, ma può causare nausea, diarrea e dolori addominali. È controindicata nei casi di disfunzioni e patologie epatiche e renali.

Le glinidi

In questa categoria troviamo il repaglinide, un farmaco assunto per via orale, solitamente al momento dei pasti. È in grado di ridurre la glicemia post-prandiale, perché stimola il pancreas a produrre insulina.

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Le sulfaniluree

Tra le sulfaniluree ci sono glibenclamide, gliclazide, glipizide e glimepiride. Anche questi farmaci sono assunti per via orale e aumentano la produzione naturale di insulina da parte del pancreas, riducendo anche la glicemia a digiuno.

Possono causare un aumento dell’appetito e arrossamento e calore del viso quando si beve alcol.

I tiazolidinedioni

Il farmaco principale di questa categoria è il pioglitazone. È spesso prescritto dal medico quando non si riesce a controllare la glicemia con la metmorfina o le sulfaniluree: si prende via bocca ed agisce sull’insulino-resistenza.

Tra gli effetti collaterali più comuni, ci sono aumento di peso e ritenzione idrica.

L’acarbosio

Questo farmaco agisce in maniera differente dagli altri, in quanto è attivo a livello intestinale e interviene nella digestione dei carboidrati. Infatti, ha un’azione di rallentamento del glucosio assunto con il cibo. Proprio per questa modalità di azione, l’acarbosio è spesso prescritto ai pazienti che hanno difficoltà a seguire una dieta equilibrata o che presentano problemi di sovrappeso.

Tra gli effetti collaterali dell’acarbosio, ci sono meteorismo, flatulenza e diarrea, provocati dalla fermentazione microbica intestinale del glucosio indigerito.

Le incretine

Includono gli agonisti del GLP-1, che vengono somministrati per via sottocutanea, sotto la pelle dell’addome, e gli inibitori della DPP-4, disponibili in formulazioni orali.

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Possono far comparire una leggera nausea, che comunque tende a scomparire nel tempo.

L’insulina

Come già detto, nel diabete di tipo 2, almeno all’inizio, si può tenere sotto controllo la malattia con una dieta corretta e un programma di attività fisica.

Invece, nel diabete di tipo 1, la carenza di insulina è talmente grave che non è possibile vivere senza la sua somministrazione. Quindi, la terapia insulinica rimane la principale forma di trattamento del diabete di tipo 1 e va considerata come un vero e proprio salva-vita: il malato non deve sospenderla per nessun motivo.

Talvolta, l’insulina si rende necessaria anche nel diabete di tipo 2: per eventi come traumi, operazioni chirurgiche, malattie concomitanti o quando i farmaci orali sono controindicati o non tollerati.

L’insulina deve essere assunta attraverso iniezioni, in quanto se assunta per bocca diventa inattiva. Non ha controindicazioni, è quasi sempre ben tollerata e raramente si riscontrano casi di allergia. È molto importante non somministrarla se si pensa di non assumere cibo, perché può dare origine a crisi ipoglicemiche che possono essere molto gravi.

L’insulina viene assorbita in modo diverso da una somministrazione all’altra e anche a seconda della sede di iniezione: più lentamente se iniettata su braccio e coscia, più rapidamente sull’addome. Ecco perché spesso si verificano sbalzi della glicemia da un giorno all’altro e nello stesso orario: anche se la dose somministrata è identica, si tratta di una stima del fabbisogno non certa.

Ciò in parte spiega anche il perché delle ipoglicemie, frequenti soprattutto quando si sta cercando di ottenere livelli glicemici vicini a quelli normali.

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Cure e terapie per il diabete: l'insulina

I diversi tipi di insulina

Grazie all’insulina, il diabete di tipo 1 oggi non è più una malattia mortale. Sin dalla sua introduzione negli anni ’20, si è cercato di realizzare forme sempre migliori di questo ormone, che evitassero sensibilizzazioni o reazioni allergiche.

Grazie a tecniche farmaceutiche sempre più avanzate, oggi i diabetici possono contare su insuline di vario tipo. Solitamente, le insuline sono classificate in base a:

  1. tempo di latenza – quello tra la somministrazione e l’inizio dell’effetto ipoglicemizzante;
  2. tempo di picco – quello tra la somministrazione e il picco di effetto;
  3. durata di azione – tempo tra la somministrazione e la scomparsa degli effetti ipoglicemizzanti.

Su questa base, l’insulina è distinta in:

  • rapidissima. Agisce circa 10-15 minuti dopo l’iniezione, raggiunge il massimo effetto in 30-60 minuti, durando circa 4 ore. Va iniettata nell’addome;
  • rapida. Si attiva in circa mezz’ora, raggiungendo il picco entro le due e le quattro ore e mantenendo l’effetto dalle 4 alle otto ore. Va iniettata nell’addome;
  • intermedia. Agisce dopo circa una o due ore, arrivando al massimo effetto entro le due / cinque ore e durando circa 8-12 ore. Va iniettata nei glutei, cosce e braccia;
  • lenta. Grazie alla protamina, l’azione dell’insulina è rallentata, così che si attivi dopo circa due-quattro ore, giunga al picco in sei-otto ore e mantenenga la durata per 12-15 ore. Due iniezioni al giorno di insulina lenta, su glutei, cosce e braccia, permettono solitamente un buon controllo della glicemia.

Informazioni utili sull’uso di insulina

Se segui una terapia insulinica, puoi trovare di seguito alcune informazioni utili.

  • Conservazione dell’insulina in uso. Il farmaco o la penna pre-riempita non devono essere conservati in frigorifero, ma a temperatura ambiente, protetti da luce e da sbalzi di temperatura. Si possono usare per circa un mese dal primo utilizzo;
  • conservazione dell’insulina non in uso. Va tenuta in frigorifero (non in congelatore) a una temperatura di circa 2-8°. Occorre tirarla fuori dal frigo circa 30 minuti prima dell’iniezione e portarla a temperatura ambiente riscaldandola con la mano;
  • penne e siringhe. Ricordati di tenere sempre almeno una penna o una siringa di scorta. L’ago della penna va cambiato, se non ad ogni iniezione, almeno una volta al giorno. Una volta fatta l’iniezione con la penna, non levare subito l’ago, ma aspettare almeno 10 secondi, perché l’insulina esce lentamente dagli iniettori a penna;
  • sede di iniezione. La somministrazione di insulina deve essere sottocutanea: l’iniezione non deve essere fatta nel muscolo o nel derma. È importante ruotare le sedi di iniezioni, per evitare gonfiori, arrossamenti o ematomi.

L’amilina

L’amilina è un polipeptide, ovvero una proteina formata da 37 aminoacidi. È prodotta dalle cellule Beta del pancreas, le stesse che producono l’insulina e, come quest’ormone, viene secreta in risposta ai pasti e all’innalzamento della glicemia nel sangue.

Essendo molto attiva sul metabolismo del glucosio, è stato sintetizzato un suo analogo, il pramlintide, per il trattamento del diabete, sia di tipo 1 sia di tipo 2, in sinergia con l’insulina.

Questo analogo iniettabile dell’amilina è stato approvato dall’FDA (Food and Drug Administration) nel 2005 e viene venduto negli Stati Uniti con il nome commerciale di Symlin.

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Non è un farmaco disponibile in Italia.

Fonte

OMS– Organizzazione Mondiale della Salute

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Giornalista dal 1995, sono Life Coach Umanista e lavoro con persone che vogliono allenarsi per raggiungere obiettivi in linea con la loro natura. Per la redazione di Melarossa, scrivo articoli e approfondimenti curando in particolare le sezioni dieta, nutrizione e psicologia.

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